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MOTOR CO. 554 Water St., Indiana, Pa. Abbonatevi al Patriota < Lo chiamavamo Papà, il vecchio custode del manicomio di Trofarello, perché, da vent'anni che custodiva la casa de! dolore, egli saputo ser bare una dolcezza ridente, tanto che ognuno lo übbidiva e otteneva da que gli infelici quanto voleva. Il suo compito consisteva special mente nel separare gli uomini dalle donne. Ed egli aveva l'ordine di no lasciar allontanare i pazzi dai loro i ispettivi padiglioni. Sapeva catti varsi la simpatia di quei disgraziati, appagando i loro capricci infantili. Dava loro marenghi di cartone, lu ne dipinte, bambole, lettini. Presso quei lettini la madri impazzite vive vano nell'illusione di aver ritrova to il bimbo perduto. L'Amministrazione chiudeva un oc chio sapendo che cosi si poteva evi tare ai dementi certe crisi. Quella notte, una deliziosa notte primaverile, che pareva esalare in profumo tutto l'incanto della vita, il direttore fece chiamare Papà e gli disse: —Andiamo male, oggi, vecchio mio Forse é il tempo che influisce sui lo ro nervi ammalati... Senti? Il con certo mi pare di un'intensità incon sueta. Occorre stanotte raddoppiare : la sorveglianza. Di Gigi, l'altro guar diano, c'é poco da fidarsi. Oggi, poi, é addirittura in cimbalù.. tanto che stenderò un rapporto. Fa tu la ronda stanotte. —*Ai suoi ordini, signor direttore, ! la notte é bella e starò alzato volon- tieri. Grida, canti, nenie, tutta una gam ! ma di suoni dolci o stridenti, risa. : singhiozzi, echeggiavano nell'aria tie | pida. ' —E' nel secondo padiglione: quel lo delle donne. Bisogna 3orvegliar !le come tante bambine. Certe hanno |la mania dei fiori. Son capaci di tut- I to pur di ottenerne o poterne racco gliere. In gamba, Papà. —Non dubiti, signor direttore. 11. Come gli era stato prescritto, Papà si collocò dinanzi alla finestra aperta. Qualche ora passò e, mezzo assonna i to, lasciò inoltrarsi la notte serena. Bruscamente un leggero fischiettio echeggiò nell'aria fragrante, come un ! canto d'usignuolo. Subito un altro , fischiettio più leggero rispose e, len tamente, da un lat'o del muro, si pro i filò l'ombra di un uomo, agile e gio , vane: il quale si lasciò calaiq piano, | piano nel giardino delle pazze, accan , tp ad un boschetto. ! Subito un'altra ombra femminile ' raggiunse la prima. Papà potè dal suo osservatorio ren i dersi conto di quanto accadeva ed as sistere, testimonio invisibile, a quel 1 Convegno notturno fra quel pazzo e ! quella pazza, in quell'incantevole not te lunare. ! Senza far rumore, il vecchio custo -Ide usci dal suo casotto, nasconden dosi; si avvicinò e riconobbe subito 1 audace: un pazzo di guerra. Lei, una giovane donna, di cui una bomba d'aeroplano aveva ucciso il bimbo e la ragione. Per quale mistero, per quale affini tà quei due esseri. avevano potuto avvicinarsi e riunirsi? Si erano seduti uno accanto all'al tra, fra i rami di lilla. Il pazzo si chinò sulla pazza, e con grande dolcezza: —Siamo soli, signora Zitta. E' se ra. . —No, é ancora giorno. Non vede te com'è chiaro? —Volete che si rida insieme? —Si. Ridere, si. Ma ridere non 50... Egli le prese la mano. —Sentite? \ fiori cantano. Poi, bruscamente: —Vedete quei pipistrello, lassù? Chissà, si reca forse al ballo. Dissero altre parole senza seguito, ; ma parole semplici e calme. —Perché sono venuta? Non so. Non so più. —Perché ho fischiato? Vi avevo già visto molte volte, arrampicando mi sul muro. —Anch'io. —1 nostri occhi si erano promesso ! di venire. i —Ah, promettere! La mia picco la farfalla pure s'era promesso di vi vere. Poi un'orribile cosa di fuoco l'ha schiantata. Non sentite lo scop pio, là, dietro a quel boschetto? —Sf sento. E si chinarono in ascolto. —Per molti giorni l'ho cercata la mia farfalla. Non ditelo a nessuna. ! E' forse in qualche angolo, sotto qual che fiore, con le sue belle aline rin chiuse. s£ si fischiasse per chiamar la? —Perché no? a non bisogna che il cannone rombi, non sentirebbe. Come siete buona! 11 pazzo sparse del fiori al piedi i della pazza. —Venite vicino anime, si conte ranno le stelle. —Sono troppe! —Ed allora posate le vostro mani sulle mie. Non qui, sulla fronte.... Com'è dolce una mano fredda! Pa re che qualche cosa si riapra in me e ricominci. PAPA' NOVELLA —Sembra che il mio pensiero sia meno freddo e che la luce torni. E si passarono le mani sugli occhi, degli occhi che non erano più gli stessi, degli occhi tornati calmi e do lorosi, non più sbarrati, come prima. A lungo tacquero. Ad un tratto il pazzo riprese: —Tutto torna, anche il dolore! Strano! La battaglia, l'orizzente in fuoco. Il compagno che cade e quel cannone! Taci, cannone! —Si, tutto torna! Il mio piccolo ucciso da quella boimba—dall'alto. Giocava nel giardino, il mio piccino, dai riccioli biondi. Rivedo tutto, an che due ciottoli pieni di sangue. —Ma dove siamo qui? Questo ! muro? Questi alberi? —E' una prigione. —Lo credete? —o:\, Dio! Mi ricordo: i pazzi! —Stringetemi la mano forte forte, i Non lasciatemi. Avvicinatevi. Bi sogna fuggire insieme. —Si, fuggire, per vivere lontano da queste mura! —Ah vivere! Ad un tratto, nella notte calma, vi fu come un grido di speranza. Tenen dosi per mano, si avviarono verso | l'uscita, lentamente, come del bimbi che esitano ancora a tentare i primi passi. Diedero in. un urlo di gioia, che s 1 ricacciarono in gola quando si videro di fronte Papà, burbero diffidente. —-Non facciamo ragazzate, figliuo li! —Vogliamo andare verso un po' di ' 501 e... dì bene. Non siamo più pazzi. Papà aprici. Regolamente, direttore, dovere: tante parole che attraversarono la mente del fedele guardiano, turbato ed esitante. Ma i due pazzi, piano, piano, lo spinsero verso il gran por- j tone di ferro e lui quasi incosciente | pbbidi. Cacciò la gran chiave entro la serratura della cancellata che stri sciò sui cardini. —Con tutta la loro scienza, i dot tori non sanno nulla. Non capiscono nulla —borbottò —Se vi giova, per ché non vsaprirei la gabbia? Su, pre sto, andate. Un grido di gioia repr ed una corsa pazza nella notte a, sotto lo sguardo complice >uon Papà, che, fiero del suo gesto, ristette un momento a contemplare la fuga di quel due dolori. Paolo Teglio. sii di una lineo ferroviaria, a scar tamento ridotto. 11 capotreno sta per dare la parten za quando dalla coda del convoglio si sente gridare a gran voce: momento! Un momento! Dallo sportello aperto di un vagone di terza classe s'affaccia un amoccio ■ ne, abbondantemente panciuto: dal l'aspetto di un possidente di campa gna, il quale tiene in mano una pic cola cesta. —Ebbene, signore—lo esorta un frenatore—si spicci a discendere!... —Ah, nun posso—balbetta il gros so viaggiatole —nun ce passo più pe lo sportello! 1 ... Infatti smisurato ventre dell'in felice, per quanti sforzi sovrumani e glì faccia, rimane incastrato e non si sposta d'un millmetro. L'impierato ferroviario, allora sale sui montato- I io ed afferrata una mano del pove raccio, comincia a tirare e sé, con tutta la sua forza. Ma, ohimè, inu tilmente!... Ed il freno deve pur par. tire! Accorre il capostazione e visto di che si tratta, si riolge allo sventura to possessore di si incomoda epa e: —Ma, insomma, per bacco —gli grida—come va questa (accenda? Se ci siete entrato, nel vagone, mi par bene che dovreste anche uscirne!... —E' vero, é vero—soffia enalan- 1 te, il mechino —ma l'affare è, che ho magnato... durante er viaggio!... REGOLI: I>l BUONA SALUTE Se volete mantenervi sani e vivere a lungo ventilate ogni stanza che occupate. Portate abiti leggeri, porosi, con formi alla stagione, al tempo ed alla vostra occupazione. Se dovete lavorare in casa, abbiato cura di prendere le vostre ricreazioni all'aria aperta. Che l'aria della vostra camera da letto sia sempe pura; dormite all'a-, perto se possibile. Tenete un fazzolette davanti al na so ed alla bocca quando tossite e starnutate, ed insistete perché altri I i lo faccia. Lavatevi sempre le mani prima di mangiare. Non mangiate troppi cibi azotati, la varietà nell'alimentazione é una delle condizioni di salute. Mangiate lentamente —masticate con cura. Ogni giorno bevete acqua in quan tità sufficiente. Badate che l'evacuazione si faccia regolarmente. Tenetevi diritti quando camminate e quando state in piedi e seduti. Tenete la bocca ed i denti puliti. •Siate moderati nel lavoro, nel di* vertimento e nel riposo. V A JOE E. CAMPKLL. Presidente S. C. STKKLK. Cassierr FRANK FINSTHWAIT, Vice-Presidente GEO. L. DOUGLASS, Ass. Cassiere THE HOMER CITY NATIONAL BANK Homer City, Pennsylvania S<JU ■«U> DIPARTIMENTO ESTERO SI FITTANO SALVA DENARI PER $1.50 L'ANNO • GEO. D. LEYDIC j Direttore di Pompe Funebri Mercanzia musicale Pongisti PATI IH' 630 Phila. St. Dischi Indiana, Pa. I TEATRO STRANO v* A •*" V , Il più' grande Cinematografo in Indiana . * ( SX ' V/ » L'unico posto per passare | un'ora allegra I Locale igienico Musica ottima Capacita 1 400 Sedie I DIRETTORIO DI PROFESSIONISTI E COMMERCIANTI DI INDIANA E DINTORNI CHE IL GIORNALE RACCOMANDA $ , | CHARLES J. MARGIOTTI v Avvocato Italiano i .• * Cor. Mahoning & Jefferson St. Punxsutawney, Pa. fvitt ATÌfTvfßf ST I PROTECTION ? 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