The patriot. (Indiana, Pa.) 1914-1955, May 01, 1920, Image 3

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Lo chiamavamo Papà, il vecchio
custode del manicomio di Trofarello,
perché, da vent'anni che custodiva la
casa de! dolore, egli saputo ser
bare una dolcezza ridente, tanto che
ognuno lo übbidiva e otteneva da que
gli infelici quanto voleva.
Il suo compito consisteva special
mente nel separare gli uomini dalle
donne. Ed egli aveva l'ordine di
no lasciar allontanare i pazzi dai loro
i ispettivi padiglioni. Sapeva catti
varsi la simpatia di quei disgraziati,
appagando i loro capricci infantili.
Dava loro marenghi di cartone, lu
ne dipinte, bambole, lettini. Presso
quei lettini la madri impazzite vive
vano nell'illusione di aver ritrova
to il bimbo perduto.
L'Amministrazione chiudeva un oc
chio sapendo che cosi si poteva evi
tare ai dementi certe crisi.
Quella notte, una deliziosa notte
primaverile, che pareva esalare in
profumo tutto l'incanto della vita, il
direttore fece chiamare Papà e gli
disse:
—Andiamo male, oggi, vecchio mio
Forse é il tempo che influisce sui lo
ro nervi ammalati... Senti? Il con
certo mi pare di un'intensità incon
sueta. Occorre stanotte raddoppiare
: la sorveglianza. Di Gigi, l'altro guar
diano, c'é poco da fidarsi. Oggi, poi,
é addirittura in cimbalù.. tanto che
stenderò un rapporto. Fa tu la ronda
stanotte.
—*Ai suoi ordini, signor direttore,
! la notte é bella e starò alzato volon-
tieri.
Grida, canti, nenie, tutta una gam
! ma di suoni dolci o stridenti, risa.
: singhiozzi, echeggiavano nell'aria tie
| pida. '
—E' nel secondo padiglione: quel
lo delle donne. Bisogna 3orvegliar
!le come tante bambine. Certe hanno
|la mania dei fiori. Son capaci di tut-
I to pur di ottenerne o poterne racco
gliere. In gamba, Papà.
—Non dubiti, signor direttore.
11.
Come gli era stato prescritto, Papà
si collocò dinanzi alla finestra aperta.
Qualche ora passò e, mezzo assonna
i to, lasciò inoltrarsi la notte serena.
Bruscamente un leggero fischiettio
echeggiò nell'aria fragrante, come un
! canto d'usignuolo. Subito un altro
, fischiettio più leggero rispose e, len
tamente, da un lat'o del muro, si pro
i filò l'ombra di un uomo, agile e gio
, vane: il quale si lasciò calaiq piano,
| piano nel giardino delle pazze, accan
, tp ad un boschetto.
! Subito un'altra ombra femminile
' raggiunse la prima.
Papà potè dal suo osservatorio ren
i dersi conto di quanto accadeva ed as
sistere, testimonio invisibile, a quel
1 Convegno notturno fra quel pazzo e
! quella pazza, in quell'incantevole not
te lunare.
! Senza far rumore, il vecchio custo
-Ide usci dal suo casotto, nasconden
dosi; si avvicinò e riconobbe subito
1 audace: un pazzo di guerra. Lei,
una giovane donna, di cui una bomba
d'aeroplano aveva ucciso il bimbo e
la ragione.
Per quale mistero, per quale affini
tà quei due esseri. avevano potuto
avvicinarsi e riunirsi?
Si erano seduti uno accanto all'al
tra, fra i rami di lilla.
Il pazzo si chinò sulla pazza, e con
grande dolcezza:
—Siamo soli, signora Zitta. E' se
ra. .
—No, é ancora giorno. Non vede
te com'è chiaro?
—Volete che si rida insieme?
—Si. Ridere, si. Ma ridere non
50... Egli le prese la mano.
—Sentite? \ fiori cantano.
Poi, bruscamente:
—Vedete quei pipistrello, lassù?
Chissà, si reca forse al ballo.
Dissero altre parole senza seguito,
; ma parole semplici e calme.
—Perché sono venuta? Non so.
Non so più.
—Perché ho fischiato? Vi avevo
già visto molte volte, arrampicando
mi sul muro.
—Anch'io.
—1 nostri occhi si erano promesso
! di venire.
i —Ah, promettere! La mia picco
la farfalla pure s'era promesso di vi
vere. Poi un'orribile cosa di fuoco
l'ha schiantata. Non sentite lo scop
pio, là, dietro a quel boschetto?
—Sf sento.
E si chinarono in ascolto.
—Per molti giorni l'ho cercata la
mia farfalla. Non ditelo a nessuna. !
E' forse in qualche angolo, sotto qual
che fiore, con le sue belle aline rin
chiuse. s£ si fischiasse per chiamar
la?
—Perché no? a non bisogna che
il cannone rombi, non sentirebbe.
Come siete buona!
11 pazzo sparse del fiori al piedi
i della pazza.
—Venite vicino anime, si conte
ranno le stelle.
—Sono troppe!
—Ed allora posate le vostro mani
sulle mie. Non qui, sulla fronte....
Com'è dolce una mano fredda! Pa
re che qualche cosa si riapra in me e
ricominci.
PAPA'
NOVELLA
—Sembra che il mio pensiero sia
meno freddo e che la luce torni.
E si passarono le mani sugli occhi,
degli occhi che non erano più gli
stessi, degli occhi tornati calmi e do
lorosi, non più sbarrati, come prima.
A lungo tacquero. Ad un tratto il
pazzo riprese:
—Tutto torna, anche il dolore!
Strano! La battaglia, l'orizzente in
fuoco. Il compagno che cade e quel
cannone! Taci, cannone!
—Si, tutto torna! Il mio piccolo
ucciso da quella boimba—dall'alto.
Giocava nel giardino, il mio piccino,
dai riccioli biondi. Rivedo tutto, an
che due ciottoli pieni di sangue.
—Ma dove siamo qui? Questo !
muro? Questi alberi?
—E' una prigione.
—Lo credete?
—o:\, Dio! Mi ricordo: i pazzi!
—Stringetemi la mano forte forte, i
Non lasciatemi. Avvicinatevi. Bi
sogna fuggire insieme.
—Si, fuggire, per vivere lontano
da queste mura!
—Ah vivere!
Ad un tratto, nella notte calma, vi
fu come un grido di speranza. Tenen
dosi per mano, si avviarono verso |
l'uscita, lentamente, come del bimbi
che esitano ancora a tentare i primi
passi.
Diedero in. un urlo di gioia, che s 1
ricacciarono in gola quando si videro
di fronte Papà, burbero diffidente.
—-Non facciamo ragazzate, figliuo
li!
—Vogliamo andare verso un po' di '
501 e... dì bene. Non siamo più pazzi.
Papà aprici.
Regolamente, direttore, dovere:
tante parole che attraversarono la
mente del fedele guardiano, turbato
ed esitante. Ma i due pazzi, piano,
piano, lo spinsero verso il gran por- j
tone di ferro e lui quasi incosciente |
pbbidi. Cacciò la gran chiave entro
la serratura della cancellata che stri
sciò sui cardini.
—Con tutta la loro scienza, i dot
tori non sanno nulla. Non capiscono
nulla —borbottò —Se vi giova, per
ché non vsaprirei la gabbia? Su, pre
sto, andate.
Un grido di gioia repr ed una
corsa pazza nella notte a, sotto
lo sguardo complice >uon Papà,
che, fiero del suo gesto, ristette un
momento a contemplare la fuga di
quel due dolori. Paolo Teglio.
sii di una lineo ferroviaria, a scar
tamento ridotto.
11 capotreno sta per dare la parten
za quando dalla coda del convoglio
si sente gridare a gran voce:
momento! Un momento!
Dallo sportello aperto di un vagone
di terza classe s'affaccia un amoccio
■ ne, abbondantemente panciuto: dal
l'aspetto di un possidente di campa
gna, il quale tiene in mano una pic
cola cesta.
—Ebbene, signore—lo esorta un
frenatore—si spicci a discendere!...
—Ah, nun posso—balbetta il gros
so viaggiatole —nun ce passo più pe
lo sportello! 1 ...
Infatti smisurato ventre dell'in
felice, per quanti sforzi sovrumani e
glì faccia, rimane incastrato e non si
sposta d'un millmetro. L'impierato
ferroviario, allora sale sui montato-
I
io ed afferrata una mano del pove
raccio, comincia a tirare e sé, con
tutta la sua forza. Ma, ohimè, inu
tilmente!... Ed il freno deve pur par.
tire!
Accorre il capostazione e visto di
che si tratta, si riolge allo sventura
to possessore di si incomoda epa e:
—Ma, insomma, per bacco —gli
grida—come va questa (accenda? Se
ci siete entrato, nel vagone, mi par
bene che dovreste anche uscirne!...
—E' vero, é vero—soffia enalan- 1
te, il mechino —ma l'affare è, che ho
magnato... durante er viaggio!...
REGOLI: I>l BUONA SALUTE
Se volete mantenervi sani e vivere
a lungo ventilate ogni stanza che
occupate.
Portate abiti leggeri, porosi, con
formi alla stagione, al tempo ed alla
vostra occupazione.
Se dovete lavorare in casa, abbiato
cura di prendere le vostre ricreazioni
all'aria aperta.
Che l'aria della vostra camera da
letto sia sempe pura; dormite all'a-,
perto se possibile.
Tenete un fazzolette davanti al na
so ed alla bocca quando tossite e
starnutate, ed insistete perché altri I
i
lo faccia.
Lavatevi sempre le mani prima di
mangiare.
Non mangiate troppi cibi azotati,
la varietà nell'alimentazione é una
delle condizioni di salute.
Mangiate lentamente —masticate
con cura.
Ogni giorno bevete acqua in quan
tità sufficiente.
Badate che l'evacuazione si faccia
regolarmente.
Tenetevi diritti quando camminate
e quando state in piedi e seduti.
Tenete la bocca ed i denti puliti.
•Siate moderati nel lavoro, nel di*
vertimento e nel riposo.
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