6 IM I* * * J >*, * ,« n * f •* * s * n, « n, * " ?' f * w y JJ b , , [J * v» ~1 y Uv.v Si U v w* J w TRADUZIONE ITALIANA DEL DISCORSO PRONUNZIATO DALL'ON. GIUSEPPE GENTILE, AL CITY CLUB DI WASHINGTON, D. C., IL 20 DICEMBRE 1921. Ho accettato con molto piacere, o signori, il vostro gentile invito a ve nire a parlare in una delle vostre riunioni settimanali, poiché' conosco la grande influenza che il vostro Club esercita sull'opinione pubblica americana e comprendo che tale in fluenza potrebbe servire al nobile sco po di promuovere una maggiore co noscenza ed una nsig'iore compren done dell'ltalia, da parte del popolo degli Stati Uniti. Purtroppo, non si può' dire che ta le conoscenza e comprensione siano molto diffuse tra il vostro popolo, nonostante il fatto che da vari decen ni una grande corrente migratoria italiana si riversi in questa vostra terra ospitale, e nonostante che le due nazioni abbiano di recente com battuto la grande guerra mondiale l'una a fianco dell'altra, ispirate dallo «tesso ideale e col medesime fine: salvare ia democrazia e la li t>erta' del mondo. Fu perciò' molto opportuna l'osservazione fatta dal Generale Diaz, quando egli disse che era tempo che g'i americani scoprissero l'ltalia, dal momento che il loro paese era stato scoperto, ol tre quattro secoli or sono, da un i taliano. Ed io sono sicuro che se gli ame ricani cercassero veramente di cono scere e di comprendere l'ltalia con temporanea, troverebbero, con nor poca loro sorpresa, che il popolo dei mio paese si avvicina, da molti pun ti di vista, al loro. Non entrarono forse entrambi popoli nella guerra mondiale senza alcuna necessita' immediata, prefe rendo tremendi sacrifizii di uomin: e denari ai guadagni materiali che avrebbero potuto allettarli a rima nere neutrali, con tutti i vantaggi di chi egoisticamente se ne sta da parte* Basta ciò' a provare l'esisten za di un'intima somiglianza nella natura dei due popoli, i quali pos sono entrambi, in determinati mo menti, sentire l'impulso del più grande degli ideali, l'umanita', ed essere da esso spinti ad agire. Se noi trovassimo il modo di av vicnare due popoli si' fatti, compi remmo certamente un'opera di non lieve importanza. Cerchiamo di tro varla tale via; trattasi di un'opera veramente degna! Voi, o signori, ne avete già' mo strato la buona volontà', col chieder mi di venire oggi qui, per parlarvi dell'opera di ricostruzione economica che l'ltalia e' andata compiendo dal la guerra in qua'. Ben volentieri io •faro' del mio meglio per soddisfare la vostra 1 iohiesta, per quanto me lo possano permettere i limiti di un breve discorso e la condizione in cui 10 mi trovo di parlarvi in base a semplici reminiscenze. Per darvi un'idea chiara circa l'o pera che l'ltalia \a compiendo, credo sia utile dire qualche cosa delle gran di perdite e della distruzione di ric chezze subita dai mio paese a causa della guerra. Tosi' soltanto può' es sere apprezzato al suo giusto valori 11 grande lavoro iniziato dall'ltali! per il suo riassetto finanziario, eco nomico e sociale, e ch'essa confida d; portare a compimento. Per l'osservatore colto ed impar ziale, 1 Italia e' stata sempre un'og getto di mera\iglia. Nessun paese nel corso dei secoli, ha attraversate tanti tumulti, miserie e calamita' nessun paese,-quant'essa, ha sofferte tante discordi*- interne t-d invasion straniere; eppure, nessun paese ha dato, quant'essa, sprazzi luminosi d grandezza, proprio mentre più' for temente essa era afflitta da calami ta'. Guardate per eserrrMo, quel mera viglioso periodo chiamato il Rinasci mento italiano. Spagnuoli e francesi, imperatori i re, captani di ventura e despoti prin cipotti, tutti scorazzavano sul suole italiano, assetati di conquista ed avi di di spoliazione. Pure l'ltalia, nien tr'era messa a sacco e fatta schiava dette al mondo la grande luce del pensiero, il genio e l'audacia dei suo; grandi esploratori che si chiamava no Colombo, Caboto e Vespucci, i ca polavori di artisti come Leonardc da Vinci, Michelangelo e Raffaello, gli dette tutta la meravigliosa produ zione intellettuale di una schiera in numercvole di poeti, storici, uomin di Stato, filosofi, eruditi ed educa tori. Venne dipoi un periodo sfortunato in cui l'ltalia passo' ad altre nazio ni la fiaccola di chi guida il monde nel cammino della civiltà'. Ma il sa ero fuoco intellettuale ch'era in es sa, non si estinse mai completamen te- dette di tanto in tanto fiamme vivide ed illuminanti, anche attra verso le ceneri di cui la dominazio ne e l'oppressione straniera aveva coperta l'ltalia. Venne finalmente tempo in cui questa potè' ricuperare la sua anti ca vitalità' e raggiungere, attraver so insurrezioni e guerre sanguinose la sua indipender.za ed unite' nazio nale. Questa rinnovazione dell'ltalia comincio' soltanto verso la meta' de! secolo scorso," cosicché' l'ltalia, in certo qual modo, nonostante la sua lunga storia, può' essere considera ta, dal punto di vista politico, la più' giovane delle grandi nazioni d'Europa. 1 Compiuta l'unita', s'inizio' un fe nomeno che ha dello straordinario. Il lungo sforzo per il raggiungimento della liborta' politica aveva cosi* in teramente assorbito il popolo italia no, ch'esso non ebbe il tempo di cu rare il suo sviluppo economico, quando altri paesi, come l'lnghilter ra, la Francia «d il vostro, ebbero la maggiore opportunità' di raggiunge re un alto grado nella loro vita eco nomica. Ma, liberatasi dalla preoc cupazione politica, l'ltalia si mise seriamente al lavoro. Le difficolta" furono non lievi al principio: il riassetto di una nazio ne affacciatasi appena alla vita po litica, aggravata dalle conseguenze del grande sforzo compiuto, offriva un compito molto grave. Le finanze, i taliane erano stremate a causa del le guerre combattute, molte cose e rano in uno state primitivo: l'agri coltura era tutt'altro che fiorente, l'industria si può' dire non esistesse, il commercio languiva. Pure, un o.uarto di secolo nor. era ancora passato dal compimento del l'unita', che il mondo comincio' a guardare con sorpresa il progresso Jatto dall'ltalia, ultima venuta nel la famiglia delle nazioni. K tratta vasi, invero, di un progresso degno di meraviglia, perche' compiuto nel le condizioni più' difficili, e superan do i più' gravi ostacoli posti dalla stessa natura. Io sono stato sempre un grande ammiratore dell'America e del suu popolo: mi ha fatto sempre una grande impressione la vostra attivi tà' ed il vostro spirito intraprenden te: i risultati da voi ottenuti nel da re- al vostro paese ricchezza, abbon danza e tutti gli agi della vita, sono superiori ad ogni elogio. Ma suppo nete per un momento che non fosse ro state a vostra disposizione le immense risorse di una nazione che 'ha l'estensione di un continente, sen za barriere doganali, con una posi zione geografica ed un clima che vi danno ogni sorta di prodotti agrico li, dal grano al cotone, dallo zucche ro ad ogni specie di frutta: con un suolo ricco di risorse naturali in quantità' illimitate, dal carbone al ferro, dal petrolio al rame ed ai mi nerali della più' grande varietà'; supponete rhe voi non aveste avuto tuto ciò', e ditemi se l'America, qua li che siano l'energia e lo spinto in traprendente del suo popolo, avrebbe raggiunto l'alto urado di sviluppo e conomico di cui ossa gode attualmen te. Ebbene, l'ltalia del periodo ante riore alla guerra, era un paese ila suscitare vera meraviglia, col pro gresso da essa fatto in breve tem po, nelle circostanze più' difficili. Immaginate per un momento un pae se piccolo d'estensione, eccessivamen te popolato, con un territorio in gran parte montagnoso e impoverito dal lavoro di molte generazioni. Im maginate che il suolo di questo pae se non contenga ne' carbone, ne' ferro, ne' petrolio, ne' alcuno dei mi nerali essenziali per le industrie mo derne, almeno in quantità' degna di considerazione. Supponete, per di più', che la parte meridionale di que sto paese sia stata impoverita all'e stremo grado di negligenza secolare; supponete ancora che le nazioni vici ne si siano circondate di alte tarif fe doganali e che il paese di cui par liamo sia appena uscito da una gran de lotta politica. Credereste voi alla possibilità' per un tale paese di vi vere e di prosperare? Eppure, o si gnori, tale paese e' l'ltalia, che non solo vive, ma trovava») incammina ta, prima della guerra, verso la pro sperita'! Quand'essa ebbe vita come unita' politica, mancava di un sistema ban cario moderno; ben presto lo acqui sto'. Il bilancio dello Stato presenta va un grande deficit; essa riuscì' ad appianarlo, raggiungendo, in tempo relativamente breve, il pareggio tra le entrate e le spese. Il cambio della sua moneta con quella estera, le era molto sfavorevole; ma essa riusci' ben presto a rimetterlo alla pari. Con grandi lavori pubblici, con ra zionale distribuzione di acque e con progrediti sistemi agricoli, riusci' in pochi decenni a trasformare le sue Provincie nordiche in una delle regio ni più' produttive d'Europa. Se le sue Provincie meridonali ed insulari rimanevano ancora, dal punto di vista agricolo ed insulare, in condi zioni arretrate, l'ltalia era già' pron ta a provvederle di mezzi efficaci di progresso economico, pensando a grandi spese da dedicarsi a lavori pubblici già' progettati. Al nord, la Lombardia, il Piemonte, la Liguria e parte del Veneto, erano già' diventa te una delle zone industriali più' progredite d'Europa, con centro di attività' economica moderna quali Milano, Torino ed altri minori, in gran numero. Quanto al commercio, il progresso fatto dall'ltalia era ta le, che nessun'altra nazione al mondo, con l'eccezione forse degli Stati U niti, aveva avuto un cosi' rapido in cremento nelle sue esportazioni qua le l'ltalia aveva conseguito nei venti anni anteriori alla guerra, proporzio nalmente, s'intende, al volume del commercio delle diverse nazioni. 11 porto di Genova contava già' tra i più' fiorenti del mondo, e rivaleggia la con quello di Marsiglia per il pri- jmato nel Mediterraneo. La marina [mercantile italiana era, senza dub bio, molto inferiore alla britannica ed alla tedesca, ma l'ltalia pensava fiduciosa ad un programma di note vole aumento del suo naviglio, inco raggiata non solo dal considerevole incremento del suo commercio d'e sportazione, ma anche dal gran nu , mero dei suoi emigranti, al cui tra sporto verso lidi lontani sperava di poter provvedere interamente coi propri legni. Se la scarsezza in materie prime dell'ltalia e la sua necessita' d'im portare carbone, ferro, cotone, lana e prodotti rendevano ad essa sfavo revole la bilancia commerciale, l'lta lia trovava un compenso, sufficiente a ristabilire l'equilibrio, in due spe ciali fonti d'introito annuale: i ri sparmi che i suoi figli emigrati COMM. GIUSEPPE GENTILE Del. alla Conferenza di Washington mandavano in patria, e le spese che i turisti facevano, attratti in Italia da] clima e dalla bellezza del paese, dal l'interesse della sua storia, dai suoi monumenti e dai suoi tesori artistici. Dopo tutto, le vere grandi risorse economiche d'ltalia consistevano nel l'intelligenza del suo popolo e nella sua grande abbondanza di mano d'o pera. Tale era il quadro che l'ltalia pre sentava nel periodo immediatamente ant«.'ri<>r»> alla guerra. Ma venne la guerra, e con essa molti cambiamenti si verificarono. L'ltalia, come voi ben sapete, aveva un'alleanza con la Germania e con l'Austria. Era un'alleanza difensiva, intesa a conservare la pace in Euro pa. La mossa degl'lmperi Centrali, i quali ruppero la pace per bramosia di conquista e di dominazione, non era soltanto contraria alla lettera del trattato della triplice alleanza, ma urtava violentemente contro lo spiri to del popolo italiano, la cui libera zione dal dominio straniero, alcuni decenni prima, era stata compita in nome del principio di nazionalità' e degli ideali della democrazia. Fu perciò' che l'ltalia si dichiaro' neu trale, rendendo possibile alla Fran cia di concentrare il suo esercito con tro la Germania e di vincere la bat taglia della Marna. La neutralità' presentava la lusin ghiera prospettiva di grandi guada gni materiali, cosa che avrebbe po tuto esercitare influenza sulla deci sione finale di un popolo meno idea lista dell'ltaliano. Ma l'ltalia non e ra nazione da trarre vantaggio dalla sua posizione geografica ' per com merciare, conservando la neutralità', con tutti e di'» i gruppi di nazioni belligeranti, vendendo loro i suoi pro dotti al massimo profitto. L'intima natura del suo popolo, impediva ad esso di rendersi schiavo di sorditi appetiti. L'ltalia rimase cosi' neutrale per soli nove mesi, il minimo tempo necessario per prepa rarsi ad una guerra venuta all'im provviso ed assolutamente inaspetta ta. Essa comprese che la vittoria te desca avrebbe non solo portato la di struzione della Francia, ma avrebbe costituito un pericolo permanente per la parte che sarebbe rimasta della civiltà' latina; sarebbe stata una terribile minaccia per i principi del la democrazia, che le stavano tanto a cuore; avrebbe importato per essa la perdita dell'ultima speranza di liberare le sue Provincie irredente. Che valore potevano avere i guada gni materiali in confronto di cose che tanto fascino hanno per un po polo come l'ltaliano, la cui natura impulsiva può' raggiungere la mas sima intensità' soto la spinta di mo tivi intellettuali ed idealistici? Cosi', adunque, noi entrammo in guerra, non appena ci parve che i nostri preparativi fossero sufficien ti: e vi entrammo in un momento in cui gli alleati correvano pericolo di catastrofe, quando gli eserciti russi avevano subito una grave sconfitta in Galizia. Entrammo in guerra, cono scendo i tremendi sacrifici ch'essa a vrebbe richiesti. Della parte presa dall'ltalia nel conflitto mondiale, considerata dal punto di vista militare, io non vi par lerò'. Vi ricorderò' soltanto che per tre anni e mezzo le nostre armato combatterono valorosamente nel più' difficile fronte della guerra, immobi lizzando cola' milioni di soldati au striaci che, se utilizzati in altri fron ti, avrebbe potuto rendere piuttosto LA LIBERA PAROLA facile una vittoria tedesca. I.'esercì to italiano senti' un giorno il peso del fato avverso; alcuni dell» nostre più fertili Provincie furono Invasa e sac cheggiate dal nemico; ma alla firn il valore dei nostri soldati fu coro nato dalla più' completa delle vitto rie conseguite nella guerra: la vit toria che sgomino' il nostro nemicc sul campo di battaglia e ridusse ne nulla un impero più' volte secolare l'austro-ur.garico. Ma quali sacrifici non costo' le guerra all'ltalia! Cinquecento mils morti, più' di un milione di feriti mutilati ed inabilitati, alcune delle più belle Provincie da mantenere, milion di famiglie da aiutare con pension di guerra, il debito pubblico nazio naie aumentato da 14 miliardi di li re a più' di cento miliardi, senza con tare i prestiti di guerra ricevuti dal le nazioni alleate, ammontanti appros simativamente a venti miliardi di li re in oro. E di più', il meccanismi della produzione nazionale e della di stribuzione economica, completamen te rivoluzionato! Lo Stato dovett< assumersi direttamente l'importazio ne e la distribuzione dei generi ali mentari; il cambio monetario con l'è stero sali' enormemente, e tutti i ge neri importati si dovettero perciò pagare ad altissimi prezzi. Pure, la guerra non ammetteva ri tardi; carbone e ferro dovevano es sere importati continuamente: cosi soltanto la gran macchina di guerre poteva lavorare ad alta pressione. I commercio d'esportazione cesso' qua si completamente per la necessita' d conservare all'interno molti prodott necessari all'aumentato consumo. La cruerra pose fine al movimento turi isti, con una perdita annua di parec chie centinaia di miloni di lire, men tre le rimesse degli emgranti dimi nuirono notevolmente in confronto del le cifre anteriori alla guerra. Ma, alla fine, la guerra fu vinta; la pace apparve all'orizzonte, e cor essa grandi speranze sorsero nell'a nimo degli italiani. Senonche', venne ro subito dopo i negoziati di Parigi ed il Trattato di Versailles, e con es si quali delusioni' L'odio e le gelo sie internazionali prevalsero cola', c l'ltalia, la nazione che aveva vinto ir guerra la più' completa vittoria, che in proporzione delle sue risorse, a veva fatti i maggiori sacrifici, piut tosto che come una vittoriosa alleata, fu quasi trattata come una vinta ne mica! E che! Essa fu persino accu sata d'imperialismo per il solo fat to di aver chiesto Fiume, una picco la citta' di circa quarantamila abi tanti, per la maggior parte italiani, e ciò' proprio quando tutto l'impero coloniale tedesco veniva assegnato al la Gran Bretagna e ai suoi domini, iiuando uno dei più' ricchi distretti tedeschi, la Sarre, veniva dato alla Francia quasi senza obbiezioni, quan do milioni di gente di altre nazionali tà' venivano liberamente date alla Po lonia, alla Czeco-Slovacchia e alla Jugo-slavia! Ciò' che e' ancora più' grave, e' il fatto che veniva rotta l'u nita' economica dell'Europa, cosic ché' dopo la guerra noi assistiamo ad un ritorno ad un regime di re strizioni commerciali e di barriere doganali, che ci porta indietro al si stema mercantilistico del diciassette simo e del diciottesimo secolo. Una forte indennità' fu imposta alla Germania, indennità' che mol tissimi credono che essa non potrà' mai pagare, e sulla quale solo una piccola percentuale fu assegnata al- I Italia, nonostante : suoi immensi sacrifizi, cioè' il sette per cento, di poi elevato, con grande difficolta', al dieci per cento. La guerra e le conseguenti diffi colta' avevano pesato gravemente sul popolo italiano; ma il patriottismo di questo, mentr'essa duro', potè' con trobilanciare ogni causa di malumo re. Senonche', dopo l'armistizio e la terribile disillusione del Trattato di Versailles, il malcontento si manife sto' in differenti modi. Gli orrori della guerra, la vista delle fortune accumulatesi nelle mani della classe dei nuovi ricchi, esasperavano le clas si lavoratrici, le quali, già' forte mente organizzate, cominciarono a prestare benevolo orecchio alla pro paganda di alcuni capi socialisti, che additavano loro l'esempio della rivoluzione russa. Fu quello il tem po in cui jl mondo udi' con certa ansietà' notizie d'invasioni di fabbri che avvenute in Italia, con l'inten zione, da parte degli operai, di assu mere !a direzione ed il controllo del la produzione industriale. Invasioni di latifondi ebbero luogo contempo raneamente nell'ltalia meridionale, con scopi meno rivoluzionari da par te di contadini invasori, i quali ten devano ad una migliore distribuzio ne della proprietà* terriera e una più' larga partecipazione della classe la voratrice nella produzione agricola. II governo penso' che il miglior mo do per far fronte alla situazione, e ra quello di non opporsi con la iorza armata al movimento delle classi la voratrici, onde dare a queste l'oppor tunità' di convincersi della futilità' dei loro sforzi. Infatti, l'esperienza potè' subito dimostrare a tali classi che non e' possibile di cambiare d'un tratto il processo economico, e che l'a bilita' tecnica per assumere la dire zione della produzione economica, non e' cosa che si possa improvvisare. Il governo dette permesso, nello stesso tempo, ai capi socialisti di recarsi in Russia e vedere con i propri occhi la situazione di quel paese sotto il regi me bolscevico. Essi vi andarono, e ritornarono completamente delusi, do po aver visto le caotiche condizioni in cui la Russia si trovava. Al momento attuale, le cose, in I talia, sono cambiate. Le classi lavo ratrici hanno incominciato a com- prendere ch'e' necessario aumentare a produzione, prima di lottare per la distribuzione; esse quindi vanno sciupandosi meno di politica e più' l'economia. Del resto, le loro condi zioni generali sono grandemente mi gliorate dalla guerra in qua': rice vono salari maggiori, >1 loro lavoro giornaliero si e' ridotto a otto ore, il loro tenor di vita e' molto supe riore a quello d'un tempc. Circa la struttura generale della produzione e della distribuzione, diro' che lo Stato ha grandemente ridotto l'ingerenza ch'esso vi esercitava in grande sca la durante e dopo la guerra, ed il giorno e' ormai vicino in cui l'ini ziativa e l'opera privata potranno svolgersi senza alcun ostacolo, come nei tempi normali. La grande difficolta' per l'ltalià, al momento presente, e' i! fatto che il suo commercio con l'estero soffre di una grande sproporzione tra espor tazioni ed importazioni, queste ulti me eccedendo di gran lunga le pri me. Potete di leggieri comprendere quale ripercussione ciò' abbia nei cambi monetari, resi più' sfavorevo li all'ltalia dallo stato d'incertezza nelle condizioni generali del resto del mondo, e dalla speculazione. Ma noi facciamo del nostro meglio onde far fronte alla situazione, e non e' po co quello che abbiamo già' compiu to. Era per noi di massima importan za il riassetto de! bilancio dello Sta to, che alla fine della guerra, e nei due anni seguenti, presento' un im menso deficit, specialmente a causa delle spese che della guerra erano diretto risultata. Tale deficit, am monto' a più' di jtto miliardi di lire nell'anno fiscale 1919-1920. Il Mini stro del Tesoro di quel tempo pre ventivo' ch'esso avrebbe raggiunto i quattordici miliardi per l'anno finan ziario 1920-1921, previsione che per fortuna non si avvero' specialmente merce' gli aumentati introiti otte nuti con maggiori tasse. 11 deficit effettivo per l'anno teste' decorso am monto' cosi' a poco più' di dieci mi liardi di lire. Il Ministro del Tesoro ha recentemente dichiarato alla Ca mera dei Deputati italiana, che egli fducia che per l'anno finanzia rio 1921-1922 il deficit possa essere ridotto a cinque miliardi di lire e per l'anno seguente, 1922-1923 a soli tre miliardi. Contemporaneamente, noi abbiamo incominciato a ridurre la nostra carta moneta, la quale, per ragioni ovvie, aveva avuto sinora u na emissione piuttosto eccessiva. Il grande deficit del bilancio ita liano, ancora esistente malgrado le riduzioni potute, effettuare special mente con l'imposizione di gravi tas se ai contribuenti, e' in parte dovu to al fatto che il nostro Governo ha considerato suo dovere il piovvedere £.lla ricostruzione economica delle Provincie devastate ed alle pensioni per le innumerevoli famiglie i cui membri furono uccisi, inabilitati e mutilati in guerra. Ciò' e' stato fat to senza aspettare il pagamento del le riparazioni da parte dei nostri ne mici di ieii, ed io sono orgoglioso di poter dire the oggi le condizioni delle Provincie venete invase durante la guerra, sono forse migliori di quan to non fossero anteriormente alla guerra stessa, mentre il servizio del le pensioni procede soddisfacente mente. Come vedete, noi rbbiamo fatto de! nostro meglio per migliorare le no stre condizioni e riparare ai gravi danni della guerra. Abiamo fiducia nel nostro avvenire, poiché' conoscia mo la vitalità' della nazione italiana, la quale e' stata sempre capace di superare le più' gravi difficolta'. Ciò', pero', non significa che noi non 1 ci rendiamo conto dei tremendi osta coli che al momento attuale ci si pa rano d'innanzi. Non solo la bilancia del commer cio coll'estero, come ho già' accenna to, e' a nostro sfavore, ma ìe due fonti speciali di annuo introito che l'ltalia aveva prima della guerra, i risparmi dei suoi emigranti e le spe se dei turisti, sono grandemente di minuite. Le condizioni incerte d'Eu ropa consigliano ancora molta gen te dal viaggiare, mentre le nuove di sposizioni americane tendenti a ri durre l'immigrazione contribuiscono, assieme alla grande disoccupazione che travaglia al momento attuale questo paese, a rendere impossibile per gli emigranti l'inviare in patria i loro risparmi nella quantità' usua le. Dobbiamo anche tener presente il fatto che dopo la guerra ogni na zione ha cercato di rendersi economi camente indipendente, merce' divieti commerciali, restrizioni e tariffe do ganali che ergono forti barriere con tro il commercio estero degli altri paesi. Anpare cosi' evidente che, da mol ti punti di vista, il riassetto econo mico dell Italia dipende dalle sue relazioni col resto del mondo. Ciò', del resto, non e' cosa particolare dell'ltalia, ma risponde alle condizio ni in cui trovansi tutte le nazioni d'Europa e possiamo dire del mondo intero. La necessita' di un riassetto economico generale e' sentita oggi do vunque. L'Europa non può' andare avanti col sistema mercantilistico che attualmente ivi predomina e che la riporta economicamente ad un'era da lungo tempo superata. Il cambio internazionale dev'essere regolato, perche' gli scambi commerciali ii larga scala possano riaprirsi tra una nazione e l'altra. E' assurdo, d'al tra parte, pensare che gli Stati Uni ti possano vivere in uno stato d'iso lamento, proclamando, con una specie di dottrina di Monroe economica, di non volersi ingerire negli affari eu ropei. Il progresso mondiale e' arri- j vato al punto che nessuna nazione, 1 ; per quanto grande e ricca <;ssa sia, ruo' vivere senza rapporti con gli altri paesi. Impossibile stabilire bar liere negli oceani e pensare che per |la produzione economica degli Stati Uniti il mercato del Sud-America possa facilmente prendere il posto di quello dell'Europa. I paesi Sud-Ame ricani sono, senza dubbio, destinati ad avere tmnde importanza nell'e spansione economica di questa na zione. ma per il presente, e forse per | molto tempo ancora, l'Europa conti nuerà' ad essere il maggior mercato per i prodotti americani. Guardate, infatti, pile conseguenze che qui ar rota )u difficolta' per molti paesi di Europa ui comvirare i vo3tri prodotti, a causa dell'alto cambio monetario: mentre molte fabbriche sono chiuse, • 1" altre sono state obbligate a dimi nuire grandemente la loro produzio ne, determinando la disoccupazione di milioni d'operai. Giornalmente, piasi in ogni angolo del mondo, si sente esprimere i' vivo desiderio di una Conferenza delle N'azioni per considerare i problemi e conomici. Quando la Conferenza per la Riduzione degli Armamenti fu convocata dal Presidente Harding, la ragione principale da lui data per il suo invito, fu non soltanto In con venienza di allontanare cause di guerre, ma anche la necessita' di di minuire i pesi dei contribuenti. Ciò' era soltanto un lato, e non certamen te il principale, della grande questio ne economica mondiale. In alte sfere e già' stato fatto cenno all'oppor tunità' di frequenti conferenze inter r.szionah che- possano dar vita ad una I 3K4NORI ... . Repetto Brothers DI CHESTER, PA CON DEPOSITI DI CONFETTURE E FABBRICANTI DI "ICE CREAM" SI CONGRATULANO CON L'ORDINE FIGLI D'ITALIA PER L'ISTITUZIONE DELL'ORFANOTROFIO ED AUGURANO AD ESSO MAGGIORI TRIONFI j Clarence Wilson Brazer DI CHESTER, PA. j L'ARCHITETTO CHE HA DISEGNATO E DIRETTO I LAVORI | DI ALTERAZIONE DELL'ORFANOTROFIO DI CONCORDVILLE, PA. | AL (.1 RA ALL'ORDINE FIGLI D'ITALIA DI RENDERSI MAO ! GIORMENTE DEGNO DELLA STIMA DEL POPOLO E DELLE AUTORITÀ' AMERICANE The Colonial Trust Kris I KRINGLE CLUBS I |g || li ||NON LASCIATEVI CONQUIDERE DAL PENSIERO CHE L.JÌ MANCANZA DI MONETA POSSA FAR FARE li UN CATTIVO NATALE A VOI, ALLA |f VOSTRA FAMIGLIA, AI Sffl ' TO SS VOSTRI AMICI, S SQJ 5j ENTRATE A FAR PARTE DI UNO DEI NOSTRI || CLUB, ORA |j&V l E UN CLUB CAPACE DI SODDISFARE TUTTE LE PER-|j| || SONE E TUTTE LE BORSE i| Colonial Trust Compamy 1 È I Reading, Pa. * 11 La Compagnia Wiswasser Daily CHE DISTRIBUISCE UTIE PERFETTAMENTE PURO cori latteria al ISIo. 513 So. 14th St. ' READING, PA. E TUTTI I SUOI IMPIEGATI SI CONGRATULANO CON L'ORDINE DEI FIGLI D'ITALIA DI PENNSYLVANIA PER LA SPLENDIDA ED .UMANI TARIA OPERA PORTATA A COMPIMENTO QUAL'E' L'ORFANOTROFIO DI CONCORDVILLE, PA. associazione delle nazieni. Io spe n sinceramente che ciò' che oggi si senta come una visione a contorni in definiti, possa presto diventare oùl realta', ed auguro di cuore che a |. l'attuale Confernza sulla Limitazio ne degli Armamenti possa seguii una maggiore, che esamini la questio ne del riassetto economico dell'E a ropa e del mondo. Concludo, pertanto, coll'esprime;, la mia ferma credenza nella rnasgj ma che molto tempo fa venne clamata da un grande statista e fi], sofo italiano: "l'associazione e' il lo mezzo per compire il progres» non solamente perche' essa moltipj ca l'azione delle forze produttive, 15 anche perche' ravvicina tutte le d verse manifestazioni dell'anima unii na e rende possibile l'armonia tra ] libere nazioni ed i liberi popoli, co grandi risultati nell'interesse dell'i manita'. Beli: Wftlnut 7430 Kejstone: Miln Nicola Matarazzo CAFFÉ' E PASTICCERIA ROMA Dolci assortiti per Banchetti, Sposalizi e 3aj 833 Christian St.. Phila.. 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