La libera parola. (Philadelphia, Pa.) 1918-1969, January 28, 1922, Page 6, Image 6

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TRADUZIONE ITALIANA DEL DISCORSO PRONUNZIATO DALL'ON. GIUSEPPE GENTILE, AL CITY
CLUB DI WASHINGTON, D. C., IL 20 DICEMBRE 1921.
Ho accettato con molto piacere, o
signori, il vostro gentile invito a ve
nire a parlare in una delle vostre
riunioni settimanali, poiché' conosco
la grande influenza che il vostro
Club esercita sull'opinione pubblica
americana e comprendo che tale in
fluenza potrebbe servire al nobile sco
po di promuovere una maggiore co
noscenza ed una nsig'iore compren
done dell'ltalia, da parte del popolo
degli Stati Uniti.
Purtroppo, non si può' dire che ta
le conoscenza e comprensione siano
molto diffuse tra il vostro popolo,
nonostante il fatto che da vari decen
ni una grande corrente migratoria
italiana si riversi in questa vostra
terra ospitale, e nonostante che le
due nazioni abbiano di recente com
battuto la grande guerra mondiale
l'una a fianco dell'altra, ispirate
dallo «tesso ideale e col medesime
fine: salvare ia democrazia e la li
t>erta' del mondo. Fu perciò' molto
opportuna l'osservazione fatta dal
Generale Diaz, quando egli disse
che era tempo che g'i americani
scoprissero l'ltalia, dal momento che
il loro paese era stato scoperto, ol
tre quattro secoli or sono, da un i
taliano.
Ed io sono sicuro che se gli ame
ricani cercassero veramente di cono
scere e di comprendere l'ltalia con
temporanea, troverebbero, con nor
poca loro sorpresa, che il popolo dei
mio paese si avvicina, da molti pun
ti di vista, al loro.
Non entrarono forse entrambi
popoli nella guerra mondiale senza
alcuna necessita' immediata, prefe
rendo tremendi sacrifizii di uomin:
e denari ai guadagni materiali che
avrebbero potuto allettarli a rima
nere neutrali, con tutti i vantaggi
di chi egoisticamente se ne sta da
parte* Basta ciò' a provare l'esisten
za di un'intima somiglianza nella
natura dei due popoli, i quali pos
sono entrambi, in determinati mo
menti, sentire l'impulso del più
grande degli ideali, l'umanita', ed
essere da esso spinti ad agire.
Se noi trovassimo il modo di av
vicnare due popoli si' fatti, compi
remmo certamente un'opera di non
lieve importanza. Cerchiamo di tro
varla tale via; trattasi di un'opera
veramente degna!
Voi, o signori, ne avete già' mo
strato la buona volontà', col chieder
mi di venire oggi qui, per parlarvi
dell'opera di ricostruzione economica
che l'ltalia e' andata compiendo dal
la guerra in qua'. Ben volentieri io
•faro' del mio meglio per soddisfare
la vostra 1 iohiesta, per quanto me lo
possano permettere i limiti di un
breve discorso e la condizione in cui
10 mi trovo di parlarvi in base a
semplici reminiscenze.
Per darvi un'idea chiara circa l'o
pera che l'ltalia \a compiendo, credo
sia utile dire qualche cosa delle gran
di perdite e della distruzione di ric
chezze subita dai mio paese a causa
della guerra. Tosi' soltanto può' es
sere apprezzato al suo giusto valori
11 grande lavoro iniziato dall'ltali!
per il suo riassetto finanziario, eco
nomico e sociale, e ch'essa confida d;
portare a compimento.
Per l'osservatore colto ed impar
ziale, 1 Italia e' stata sempre un'og
getto di mera\iglia. Nessun paese
nel corso dei secoli, ha attraversate
tanti tumulti, miserie e calamita'
nessun paese,-quant'essa, ha sofferte
tante discordi*- interne t-d invasion
straniere; eppure, nessun paese ha
dato, quant'essa, sprazzi luminosi d
grandezza, proprio mentre più' for
temente essa era afflitta da calami
ta'.
Guardate per eserrrMo, quel mera
viglioso periodo chiamato il Rinasci
mento italiano.
Spagnuoli e francesi, imperatori i
re, captani di ventura e despoti prin
cipotti, tutti scorazzavano sul suole
italiano, assetati di conquista ed avi
di di spoliazione. Pure l'ltalia, nien
tr'era messa a sacco e fatta schiava
dette al mondo la grande luce del
pensiero, il genio e l'audacia dei suo;
grandi esploratori che si chiamava
no Colombo, Caboto e Vespucci, i ca
polavori di artisti come Leonardc
da Vinci, Michelangelo e Raffaello,
gli dette tutta la meravigliosa produ
zione intellettuale di una schiera in
numercvole di poeti, storici, uomin
di Stato, filosofi, eruditi ed educa
tori.
Venne dipoi un periodo sfortunato
in cui l'ltalia passo' ad altre nazio
ni la fiaccola di chi guida il monde
nel cammino della civiltà'. Ma il sa
ero fuoco intellettuale ch'era in es
sa, non si estinse mai completamen
te- dette di tanto in tanto fiamme
vivide ed illuminanti, anche attra
verso le ceneri di cui la dominazio
ne e l'oppressione straniera aveva
coperta l'ltalia.
Venne finalmente tempo in cui
questa potè' ricuperare la sua anti
ca vitalità' e raggiungere, attraver
so insurrezioni e guerre sanguinose
la sua indipender.za ed unite' nazio
nale. Questa rinnovazione dell'ltalia
comincio' soltanto verso la meta' de!
secolo scorso," cosicché' l'ltalia, in
certo qual modo, nonostante la sua
lunga storia, può' essere considera
ta, dal punto di vista politico, la
più' giovane delle grandi nazioni
d'Europa.
1 Compiuta l'unita', s'inizio' un fe
nomeno che ha dello straordinario. Il
lungo sforzo per il raggiungimento
della liborta' politica aveva cosi* in
teramente assorbito il popolo italia
no, ch'esso non ebbe il tempo di cu
rare il suo sviluppo economico,
quando altri paesi, come l'lnghilter
ra, la Francia «d il vostro, ebbero la
maggiore opportunità' di raggiunge
re un alto grado nella loro vita eco
nomica. Ma, liberatasi dalla preoc
cupazione politica, l'ltalia si mise
seriamente al lavoro.
Le difficolta" furono non lievi al
principio: il riassetto di una nazio
ne affacciatasi appena alla vita po
litica, aggravata dalle conseguenze
del grande sforzo compiuto, offriva un
compito molto grave. Le finanze, i
taliane erano stremate a causa del
le guerre combattute, molte cose e
rano in uno state primitivo: l'agri
coltura era tutt'altro che fiorente,
l'industria si può' dire non esistesse,
il commercio languiva.
Pure, un o.uarto di secolo nor. era
ancora passato dal compimento del
l'unita', che il mondo comincio' a
guardare con sorpresa il progresso
Jatto dall'ltalia, ultima venuta nel
la famiglia delle nazioni. K tratta
vasi, invero, di un progresso degno
di meraviglia, perche' compiuto nel
le condizioni più' difficili, e superan
do i più' gravi ostacoli posti dalla
stessa natura.
Io sono stato sempre un grande
ammiratore dell'America e del suu
popolo: mi ha fatto sempre una
grande impressione la vostra attivi
tà' ed il vostro spirito intraprenden
te: i risultati da voi ottenuti nel da
re- al vostro paese ricchezza, abbon
danza e tutti gli agi della vita, sono
superiori ad ogni elogio. Ma suppo
nete per un momento che non fosse
ro state a vostra disposizione le
immense risorse di una nazione che
'ha l'estensione di un continente, sen
za barriere doganali, con una posi
zione geografica ed un clima che vi
danno ogni sorta di prodotti agrico
li, dal grano al cotone, dallo zucche
ro ad ogni specie di frutta: con un
suolo ricco di risorse naturali in
quantità' illimitate, dal carbone al
ferro, dal petrolio al rame ed ai mi
nerali della più' grande varietà';
supponete rhe voi non aveste avuto
tuto ciò', e ditemi se l'America, qua
li che siano l'energia e lo spinto in
traprendente del suo popolo, avrebbe
raggiunto l'alto urado di sviluppo e
conomico di cui ossa gode attualmen
te.
Ebbene, l'ltalia del periodo ante
riore alla guerra, era un paese ila
suscitare vera meraviglia, col pro
gresso da essa fatto in breve tem
po, nelle circostanze più' difficili.
Immaginate per un momento un pae
se piccolo d'estensione, eccessivamen
te popolato, con un territorio in
gran parte montagnoso e impoverito
dal lavoro di molte generazioni. Im
maginate che il suolo di questo pae
se non contenga ne' carbone, ne'
ferro, ne' petrolio, ne' alcuno dei mi
nerali essenziali per le industrie mo
derne, almeno in quantità' degna di
considerazione. Supponete, per di
più', che la parte meridionale di que
sto paese sia stata impoverita all'e
stremo grado di negligenza secolare;
supponete ancora che le nazioni vici
ne si siano circondate di alte tarif
fe doganali e che il paese di cui par
liamo sia appena uscito da una gran
de lotta politica. Credereste voi alla
possibilità' per un tale paese di vi
vere e di prosperare? Eppure, o si
gnori, tale paese e' l'ltalia, che non
solo vive, ma trovava») incammina
ta, prima della guerra, verso la pro
sperita'!
Quand'essa ebbe vita come unita'
politica, mancava di un sistema ban
cario moderno; ben presto lo acqui
sto'. Il bilancio dello Stato presenta
va un grande deficit; essa riuscì' ad
appianarlo, raggiungendo, in tempo
relativamente breve, il pareggio tra
le entrate e le spese. Il cambio della
sua moneta con quella estera, le era
molto sfavorevole; ma essa riusci'
ben presto a rimetterlo alla pari.
Con grandi lavori pubblici, con ra
zionale distribuzione di acque e con
progrediti sistemi agricoli, riusci' in
pochi decenni a trasformare le sue
Provincie nordiche in una delle regio
ni più' produttive d'Europa. Se le
sue Provincie meridonali ed insulari
rimanevano ancora, dal punto di
vista agricolo ed insulare, in condi
zioni arretrate, l'ltalia era già' pron
ta a provvederle di mezzi efficaci di
progresso economico, pensando a
grandi spese da dedicarsi a lavori
pubblici già' progettati. Al nord, la
Lombardia, il Piemonte, la Liguria e
parte del Veneto, erano già' diventa
te una delle zone industriali più'
progredite d'Europa, con centro di
attività' economica moderna quali
Milano, Torino ed altri minori, in
gran numero. Quanto al commercio,
il progresso fatto dall'ltalia era ta
le, che nessun'altra nazione al mondo,
con l'eccezione forse degli Stati U
niti, aveva avuto un cosi' rapido in
cremento nelle sue esportazioni qua
le l'ltalia aveva conseguito nei venti
anni anteriori alla guerra, proporzio
nalmente, s'intende, al volume del
commercio delle diverse nazioni. 11
porto di Genova contava già' tra i
più' fiorenti del mondo, e rivaleggia
la con quello di Marsiglia per il pri-
jmato nel Mediterraneo. La marina
[mercantile italiana era, senza dub
bio, molto inferiore alla britannica
ed alla tedesca, ma l'ltalia pensava
fiduciosa ad un programma di note
vole aumento del suo naviglio, inco
raggiata non solo dal considerevole
incremento del suo commercio d'e
sportazione, ma anche dal gran nu
, mero dei suoi emigranti, al cui tra
sporto verso lidi lontani sperava di
poter provvedere interamente coi
propri legni.
Se la scarsezza in materie prime
dell'ltalia e la sua necessita' d'im
portare carbone, ferro, cotone, lana
e prodotti rendevano ad essa sfavo
revole la bilancia commerciale, l'lta
lia trovava un compenso, sufficiente
a ristabilire l'equilibrio, in due spe
ciali fonti d'introito annuale: i ri
sparmi che i suoi figli emigrati
COMM. GIUSEPPE GENTILE
Del. alla Conferenza di Washington
mandavano in patria, e le spese che i
turisti facevano, attratti in Italia da]
clima e dalla bellezza del paese, dal
l'interesse della sua storia, dai suoi
monumenti e dai suoi tesori artistici.
Dopo tutto, le vere grandi risorse
economiche d'ltalia consistevano nel
l'intelligenza del suo popolo e nella
sua grande abbondanza di mano d'o
pera.
Tale era il quadro che l'ltalia pre
sentava nel periodo immediatamente
ant«.'ri<>r»> alla guerra.
Ma venne la guerra, e con essa
molti cambiamenti si verificarono.
L'ltalia, come voi ben sapete, aveva
un'alleanza con la Germania e con
l'Austria. Era un'alleanza difensiva,
intesa a conservare la pace in Euro
pa. La mossa degl'lmperi Centrali, i
quali ruppero la pace per bramosia
di conquista e di dominazione, non
era soltanto contraria alla lettera del
trattato della triplice alleanza, ma
urtava violentemente contro lo spiri
to del popolo italiano, la cui libera
zione dal dominio straniero, alcuni
decenni prima, era stata compita in
nome del principio di nazionalità' e
degli ideali della democrazia. Fu
perciò' che l'ltalia si dichiaro' neu
trale, rendendo possibile alla Fran
cia di concentrare il suo esercito con
tro la Germania e di vincere la bat
taglia della Marna.
La neutralità' presentava la lusin
ghiera prospettiva di grandi guada
gni materiali, cosa che avrebbe po
tuto esercitare influenza sulla deci
sione finale di un popolo meno idea
lista dell'ltaliano. Ma l'ltalia non e
ra nazione da trarre vantaggio dalla
sua posizione geografica ' per com
merciare, conservando la neutralità',
con tutti e di'» i gruppi di nazioni
belligeranti, vendendo loro i suoi pro
dotti al massimo profitto.
L'intima natura del suo popolo,
impediva ad esso di rendersi schiavo
di sorditi appetiti. L'ltalia rimase
cosi' neutrale per soli nove mesi, il
minimo tempo necessario per prepa
rarsi ad una guerra venuta all'im
provviso ed assolutamente inaspetta
ta. Essa comprese che la vittoria te
desca avrebbe non solo portato la di
struzione della Francia, ma avrebbe
costituito un pericolo permanente per
la parte che sarebbe rimasta della
civiltà' latina; sarebbe stata una
terribile minaccia per i principi del
la democrazia, che le stavano tanto
a cuore; avrebbe importato per essa
la perdita dell'ultima speranza di
liberare le sue Provincie irredente.
Che valore potevano avere i guada
gni materiali in confronto di cose
che tanto fascino hanno per un po
polo come l'ltaliano, la cui natura
impulsiva può' raggiungere la mas
sima intensità' soto la spinta di mo
tivi intellettuali ed idealistici?
Cosi', adunque, noi entrammo in
guerra, non appena ci parve che i
nostri preparativi fossero sufficien
ti: e vi entrammo in un momento in
cui gli alleati correvano pericolo di
catastrofe, quando gli eserciti russi
avevano subito una grave sconfitta in
Galizia. Entrammo in guerra, cono
scendo i tremendi sacrifici ch'essa a
vrebbe richiesti.
Della parte presa dall'ltalia nel
conflitto mondiale, considerata dal
punto di vista militare, io non vi par
lerò'. Vi ricorderò' soltanto che per
tre anni e mezzo le nostre armato
combatterono valorosamente nel più'
difficile fronte della guerra, immobi
lizzando cola' milioni di soldati au
striaci che, se utilizzati in altri fron
ti, avrebbe potuto rendere piuttosto
LA LIBERA PAROLA
facile una vittoria tedesca. I.'esercì
to italiano senti' un giorno il peso del
fato avverso; alcuni dell» nostre più
fertili Provincie furono Invasa e sac
cheggiate dal nemico; ma alla firn
il valore dei nostri soldati fu coro
nato dalla più' completa delle vitto
rie conseguite nella guerra: la vit
toria che sgomino' il nostro nemicc
sul campo di battaglia e ridusse ne
nulla un impero più' volte secolare
l'austro-ur.garico.
Ma quali sacrifici non costo' le
guerra all'ltalia! Cinquecento mils
morti, più' di un milione di feriti
mutilati ed inabilitati, alcune delle più
belle Provincie da mantenere, milion
di famiglie da aiutare con pension
di guerra, il debito pubblico nazio
naie aumentato da 14 miliardi di li
re a più' di cento miliardi, senza con
tare i prestiti di guerra ricevuti dal
le nazioni alleate, ammontanti appros
simativamente a venti miliardi di li
re in oro. E di più', il meccanismi
della produzione nazionale e della di
stribuzione economica, completamen
te rivoluzionato! Lo Stato dovett<
assumersi direttamente l'importazio
ne e la distribuzione dei generi ali
mentari; il cambio monetario con l'è
stero sali' enormemente, e tutti i ge
neri importati si dovettero perciò
pagare ad altissimi prezzi.
Pure, la guerra non ammetteva ri
tardi; carbone e ferro dovevano es
sere importati continuamente: cosi
soltanto la gran macchina di guerre
poteva lavorare ad alta pressione. I
commercio d'esportazione cesso' qua
si completamente per la necessita' d
conservare all'interno molti prodott
necessari all'aumentato consumo. La
cruerra pose fine al movimento turi
isti, con una perdita annua di parec
chie centinaia di miloni di lire, men
tre le rimesse degli emgranti dimi
nuirono notevolmente in confronto del
le cifre anteriori alla guerra.
Ma, alla fine, la guerra fu vinta;
la pace apparve all'orizzonte, e cor
essa grandi speranze sorsero nell'a
nimo degli italiani. Senonche', venne
ro subito dopo i negoziati di Parigi
ed il Trattato di Versailles, e con es
si quali delusioni' L'odio e le gelo
sie internazionali prevalsero cola', c
l'ltalia, la nazione che aveva vinto ir
guerra la più' completa vittoria, che
in proporzione delle sue risorse, a
veva fatti i maggiori sacrifici, piut
tosto che come una vittoriosa alleata,
fu quasi trattata come una vinta ne
mica! E che! Essa fu persino accu
sata d'imperialismo per il solo fat
to di aver chiesto Fiume, una picco
la citta' di circa quarantamila abi
tanti, per la maggior parte italiani,
e ciò' proprio quando tutto l'impero
coloniale tedesco veniva assegnato al
la Gran Bretagna e ai suoi domini,
iiuando uno dei più' ricchi distretti
tedeschi, la Sarre, veniva dato alla
Francia quasi senza obbiezioni, quan
do milioni di gente di altre nazionali
tà' venivano liberamente date alla Po
lonia, alla Czeco-Slovacchia e alla
Jugo-slavia! Ciò' che e' ancora più'
grave, e' il fatto che veniva rotta l'u
nita' economica dell'Europa, cosic
ché' dopo la guerra noi assistiamo
ad un ritorno ad un regime di re
strizioni commerciali e di barriere
doganali, che ci porta indietro al si
stema mercantilistico del diciassette
simo e del diciottesimo secolo.
Una forte indennità' fu imposta
alla Germania, indennità' che mol
tissimi credono che essa non potrà'
mai pagare, e sulla quale solo una
piccola percentuale fu assegnata al-
I Italia, nonostante : suoi immensi
sacrifizi, cioè' il sette per cento, di
poi elevato, con grande difficolta', al
dieci per cento.
La guerra e le conseguenti diffi
colta' avevano pesato gravemente sul
popolo italiano; ma il patriottismo di
questo, mentr'essa duro', potè' con
trobilanciare ogni causa di malumo
re. Senonche', dopo l'armistizio e la
terribile disillusione del Trattato di
Versailles, il malcontento si manife
sto' in differenti modi. Gli orrori
della guerra, la vista delle fortune
accumulatesi nelle mani della classe
dei nuovi ricchi, esasperavano le clas
si lavoratrici, le quali, già' forte
mente organizzate, cominciarono a
prestare benevolo orecchio alla pro
paganda di alcuni capi socialisti,
che additavano loro l'esempio della
rivoluzione russa. Fu quello il tem
po in cui jl mondo udi' con certa
ansietà' notizie d'invasioni di fabbri
che avvenute in Italia, con l'inten
zione, da parte degli operai, di assu
mere !a direzione ed il controllo del
la produzione industriale. Invasioni
di latifondi ebbero luogo contempo
raneamente nell'ltalia meridionale,
con scopi meno rivoluzionari da par
te di contadini invasori, i quali ten
devano ad una migliore distribuzio
ne della proprietà* terriera e una più'
larga partecipazione della classe la
voratrice nella produzione agricola.
II governo penso' che il miglior mo
do per far fronte alla situazione, e
ra quello di non opporsi con la iorza
armata al movimento delle classi la
voratrici, onde dare a queste l'oppor
tunità' di convincersi della futilità'
dei loro sforzi. Infatti, l'esperienza
potè' subito dimostrare a tali classi
che non e' possibile di cambiare d'un
tratto il processo economico, e che l'a
bilita' tecnica per assumere la dire
zione della produzione economica, non
e' cosa che si possa improvvisare. Il
governo dette permesso, nello stesso
tempo, ai capi socialisti di recarsi in
Russia e vedere con i propri occhi la
situazione di quel paese sotto il regi
me bolscevico. Essi vi andarono, e
ritornarono completamente delusi, do
po aver visto le caotiche condizioni
in cui la Russia si trovava.
Al momento attuale, le cose, in I
talia, sono cambiate. Le classi lavo
ratrici hanno incominciato a com-
prendere ch'e' necessario aumentare
a produzione, prima di lottare per
la distribuzione; esse quindi vanno
sciupandosi meno di politica e più'
l'economia. Del resto, le loro condi
zioni generali sono grandemente mi
gliorate dalla guerra in qua': rice
vono salari maggiori, >1 loro lavoro
giornaliero si e' ridotto a otto ore,
il loro tenor di vita e' molto supe
riore a quello d'un tempc. Circa la
struttura generale della produzione e
della distribuzione, diro' che lo Stato
ha grandemente ridotto l'ingerenza
ch'esso vi esercitava in grande sca
la durante e dopo la guerra, ed il
giorno e' ormai vicino in cui l'ini
ziativa e l'opera privata potranno
svolgersi senza alcun ostacolo, come
nei tempi normali.
La grande difficolta' per l'ltalià,
al momento presente, e' i! fatto che
il suo commercio con l'estero soffre
di una grande sproporzione tra espor
tazioni ed importazioni, queste ulti
me eccedendo di gran lunga le pri
me. Potete di leggieri comprendere
quale ripercussione ciò' abbia nei
cambi monetari, resi più' sfavorevo
li all'ltalia dallo stato d'incertezza
nelle condizioni generali del resto del
mondo, e dalla speculazione. Ma noi
facciamo del nostro meglio onde far
fronte alla situazione, e non e' po
co quello che abbiamo già' compiu
to.
Era per noi di massima importan
za il riassetto de! bilancio dello Sta
to, che alla fine della guerra, e nei
due anni seguenti, presento' un im
menso deficit, specialmente a causa
delle spese che della guerra erano
diretto risultata. Tale deficit, am
monto' a più' di jtto miliardi di lire
nell'anno fiscale 1919-1920. Il Mini
stro del Tesoro di quel tempo pre
ventivo' ch'esso avrebbe raggiunto i
quattordici miliardi per l'anno finan
ziario 1920-1921, previsione che per
fortuna non si avvero' specialmente
merce' gli aumentati introiti otte
nuti con maggiori tasse. 11 deficit
effettivo per l'anno teste' decorso am
monto' cosi' a poco più' di dieci mi
liardi di lire. Il Ministro del Tesoro
ha recentemente dichiarato alla Ca
mera dei Deputati italiana, che egli
fducia che per l'anno finanzia
rio 1921-1922 il deficit possa essere
ridotto a cinque miliardi di lire e
per l'anno seguente, 1922-1923 a soli
tre miliardi. Contemporaneamente,
noi abbiamo incominciato a ridurre
la nostra carta moneta, la quale, per
ragioni ovvie, aveva avuto sinora u
na emissione piuttosto eccessiva.
Il grande deficit del bilancio ita
liano, ancora esistente malgrado le
riduzioni potute, effettuare special
mente con l'imposizione di gravi tas
se ai contribuenti, e' in parte dovu
to al fatto che il nostro Governo ha
considerato suo dovere il piovvedere
£.lla ricostruzione economica delle
Provincie devastate ed alle pensioni
per le innumerevoli famiglie i cui
membri furono uccisi, inabilitati e
mutilati in guerra. Ciò' e' stato fat
to senza aspettare il pagamento del
le riparazioni da parte dei nostri ne
mici di ieii, ed io sono orgoglioso di
poter dire the oggi le condizioni delle
Provincie venete invase durante la
guerra, sono forse migliori di quan
to non fossero anteriormente alla
guerra stessa, mentre il servizio del
le pensioni procede soddisfacente
mente.
Come vedete, noi rbbiamo fatto de!
nostro meglio per migliorare le no
stre condizioni e riparare ai gravi
danni della guerra. Abiamo fiducia
nel nostro avvenire, poiché' conoscia
mo la vitalità' della nazione italiana,
la quale e' stata sempre capace di
superare le più' gravi difficolta'.
Ciò', pero', non significa che noi non 1
ci rendiamo conto dei tremendi osta
coli che al momento attuale ci si pa
rano d'innanzi.
Non solo la bilancia del commer
cio coll'estero, come ho già' accenna
to, e' a nostro sfavore, ma ìe due
fonti speciali di annuo introito che
l'ltalia aveva prima della guerra, i
risparmi dei suoi emigranti e le spe
se dei turisti, sono grandemente di
minuite. Le condizioni incerte d'Eu
ropa consigliano ancora molta gen
te dal viaggiare, mentre le nuove di
sposizioni americane tendenti a ri
durre l'immigrazione contribuiscono,
assieme alla grande disoccupazione
che travaglia al momento attuale
questo paese, a rendere impossibile
per gli emigranti l'inviare in patria
i loro risparmi nella quantità' usua
le.
Dobbiamo anche tener presente il
fatto che dopo la guerra ogni na
zione ha cercato di rendersi economi
camente indipendente, merce' divieti
commerciali, restrizioni e tariffe do
ganali che ergono forti barriere con
tro il commercio estero degli altri
paesi.
Anpare cosi' evidente che, da mol
ti punti di vista, il riassetto econo
mico dell Italia dipende dalle sue
relazioni col resto del mondo. Ciò',
del resto, non e' cosa particolare
dell'ltalia, ma risponde alle condizio
ni in cui trovansi tutte le nazioni
d'Europa e possiamo dire del mondo
intero. La necessita' di un riassetto
economico generale e' sentita oggi do
vunque. L'Europa non può' andare
avanti col sistema mercantilistico
che attualmente ivi predomina e che
la riporta economicamente ad un'era
da lungo tempo superata. Il cambio
internazionale dev'essere regolato,
perche' gli scambi commerciali ii
larga scala possano riaprirsi tra una
nazione e l'altra. E' assurdo, d'al
tra parte, pensare che gli Stati Uni
ti possano vivere in uno stato d'iso
lamento, proclamando, con una specie
di dottrina di Monroe economica, di
non volersi ingerire negli affari eu
ropei. Il progresso mondiale e' arri-
j vato al punto che nessuna nazione, 1
; per quanto grande e ricca <;ssa sia,
ruo' vivere senza rapporti con gli
altri paesi. Impossibile stabilire bar
liere negli oceani e pensare che per
|la produzione economica degli Stati
Uniti il mercato del Sud-America
possa facilmente prendere il posto di
quello dell'Europa. I paesi Sud-Ame
ricani sono, senza dubbio, destinati
ad avere tmnde importanza nell'e
spansione economica di questa na
zione. ma per il presente, e forse per
| molto tempo ancora, l'Europa conti
nuerà' ad essere il maggior mercato
per i prodotti americani. Guardate,
infatti, pile conseguenze che qui ar
rota )u difficolta' per molti paesi di
Europa ui comvirare i vo3tri prodotti,
a causa dell'alto cambio monetario:
mentre molte fabbriche sono chiuse,
• 1" altre sono state obbligate a dimi
nuire grandemente la loro produzio
ne, determinando la disoccupazione di
milioni d'operai.
Giornalmente, piasi in ogni angolo
del mondo, si sente esprimere i' vivo
desiderio di una Conferenza delle
N'azioni per considerare i problemi e
conomici. Quando la Conferenza per
la Riduzione degli Armamenti fu
convocata dal Presidente Harding, la
ragione principale da lui data per il
suo invito, fu non soltanto In con
venienza di allontanare cause di
guerre, ma anche la necessita' di di
minuire i pesi dei contribuenti. Ciò'
era soltanto un lato, e non certamen
te il principale, della grande questio
ne economica mondiale. In alte sfere
e già' stato fatto cenno all'oppor
tunità' di frequenti conferenze inter
r.szionah che- possano dar vita ad una
I 3K4NORI ... .
Repetto Brothers
DI CHESTER, PA
CON DEPOSITI DI CONFETTURE E FABBRICANTI
DI "ICE CREAM"
SI CONGRATULANO CON L'ORDINE FIGLI D'ITALIA
PER L'ISTITUZIONE DELL'ORFANOTROFIO
ED AUGURANO AD ESSO MAGGIORI TRIONFI
j Clarence Wilson Brazer
DI CHESTER, PA.
j L'ARCHITETTO CHE HA DISEGNATO E DIRETTO I LAVORI |
DI ALTERAZIONE DELL'ORFANOTROFIO DI
CONCORDVILLE, PA.
| AL (.1 RA ALL'ORDINE FIGLI D'ITALIA DI RENDERSI MAO !
GIORMENTE DEGNO DELLA STIMA DEL POPOLO
E DELLE AUTORITÀ' AMERICANE
The Colonial Trust Kris I
KRINGLE CLUBS I
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|| li
||NON LASCIATEVI CONQUIDERE DAL PENSIERO CHE L.JÌ
MANCANZA DI MONETA POSSA FAR FARE li
UN CATTIVO NATALE A VOI, ALLA |f
VOSTRA FAMIGLIA, AI
Sffl ' TO
SS VOSTRI AMICI, S
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ENTRATE A FAR PARTE DI UNO DEI NOSTRI ||
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|j&V l E UN CLUB CAPACE DI SODDISFARE TUTTE LE PER-|j|
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La Compagnia Wiswasser Daily
CHE DISTRIBUISCE UTIE PERFETTAMENTE PURO
cori latteria al ISIo. 513 So. 14th St. '
READING, PA.
E TUTTI I SUOI IMPIEGATI
SI CONGRATULANO CON L'ORDINE DEI FIGLI D'ITALIA DI
PENNSYLVANIA PER LA SPLENDIDA ED .UMANI
TARIA OPERA PORTATA A COMPIMENTO
QUAL'E' L'ORFANOTROFIO DI CONCORDVILLE, PA.
associazione delle nazieni. Io spe n
sinceramente che ciò' che oggi si
senta come una visione a contorni in
definiti, possa presto diventare oùl
realta', ed auguro di cuore che a |.
l'attuale Confernza sulla Limitazio
ne degli Armamenti possa seguii
una maggiore, che esamini la questio
ne del riassetto economico dell'E a
ropa e del mondo.
Concludo, pertanto, coll'esprime;,
la mia ferma credenza nella rnasgj
ma che molto tempo fa venne
clamata da un grande statista e fi],
sofo italiano: "l'associazione e' il
lo mezzo per compire il progres»
non solamente perche' essa moltipj
ca l'azione delle forze produttive, 15
anche perche' ravvicina tutte le d
verse manifestazioni dell'anima unii
na e rende possibile l'armonia tra ]
libere nazioni ed i liberi popoli, co
grandi risultati nell'interesse dell'i
manita'.
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Nicola Matarazzo
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