fHHUUHUUUUHHHU%U% V r %%%^'V%/V%'VVV%'VVV%<'VVVVV%.'VVV%/VVVV» Mi ATfi 0T A Letteratura j * (the patriot) ©oiexiza,Umorismo j « « La Musica sui Campi di BATTAGLIA Le bande militari dagli Egizi a Napoleone. In tutti i tempi si é cercato di esaltare con la musica l'ebbrezza guerriera degli eserciti che anda vano a battersi, (ili Egiziani pos sedevano gin delle vere musiche militari che comprendevano parec chie centinaia di esecutori. Ap punto (Itigli Egiziani, Ebrei a vevano appreso l'uso delle trom be, dei tamburi, dei sistri e dei cimbali. Gli squilli di tromba e rano molto in uso nella Giudea, e il loro numero indicava la chiama ta dei capi, hi radunata intorno al tabernacolo, la levata del campo, ecc. Queste trombe erano di due tipi: diritte e curve. I popoli dell Indostan usavano 0 .• • i in guerra dei timbali e <lei tambu ri forniti di campanelli e di fer raglie, immaginando di gettare pili facilmente il panico nelle file nemiche con l'aiuto di quei mezzi rumorosi. Il tranello di Annibale I Greci si servivano della trom ba. ma il loro istrumento preferi to era il flauto. Appunto al suono del flauto combattevano gli spar tani, "perché—dice Tucidide — marciando con un passo uguale co lue in cadenza, fossero meno espo sti a rompere le file.'' La lira, poi, fu in grande onore nell'Elia de, e un vero guerriero doveva es se) e capace "di portare in una mano la spada e nell'altra la lira." Presso i Romani, popolo milita re per eccellenza, la tromba ebbe i! posto principale fra gli strumen ti destinati ad esaltare i soldati. "In tempo di guerra—dice Poli bio—é lo squillo delle trombe che sveglia le truppe all'alba. All'ora dekla cena, essa suona ancora pres so la tenda del capo, perché é l'ora in cui si distribuiscono tutte le guardie." Basta un esempio a dimostrare tino a che punto fosse precisato il linguaggio delle trombe. Tito Li vi») racconta che Annibale essendo giunto di sorpresa presso la città di Taranto, volle far prigioniera la guarnigione romana prima che questa potesse trincerarsi nella rocca. E fece suonare dalle trom be il segnale che ordinava ai Ro mani di raccogliersi nel circo. Ma i soldati della guarnigione rico nobbero dal timbro degli squilli e dalle particolarità del segnale che questo non era dato dai Romani, e invece di recarsi al luogo di adu nata, corsero a rifugiarsi nella roc ca, facendo fallire cosi i piani dell' astuto cartaginese. Le trombe erano di diversi tipi : alcune, con una canna diritta e lunghissima che si curvava solo verso la campana, erano conosciu te col nome di "trombe tirrene." Altre, pili semplici ancora, erano completamente diritte con una campana molto aperta. Vi era in fine il "corno romano" che era li na tromba curva con una traversa che permetteva di tenere lo stru mento sopra una spalla. Sonorità... spaventevole Diodoro di Sicilia e Gregorio di Tours assicurano che i Celti colti vavano l'arte della musica più di duemila anni prima dell'era cristi ana, e che Bardo, loro quinto re, aveva istituito delle scuole di mu sica, i cui capi sarebbero stati chiamati Bardi, dal nome del loro fondatore. Anche se questa leg genda non é competamente esat ta, é certo tuttavia che i Bardi e nmo sempre in mezzo ai guerri ori e cantavano, accompagnandosi sulla .lira, per animare i combat tenti. I Calli, secondo Polibio, avevano delle trombe chiamate "karynx'' che. a dire degli autori latini, erano di una sonorità "spa ventevole''. 1 Celti vinti adotta rono gli strumenti romani che fu rono pure adoperati dai conquista tori Franchi. La tromba fu la so le a rimanere in uso per parécchi secoli. Si hanno pochi documenti in questo campo, sul confuso Me dio Evo, ma sembra che nei com battimenti i cavalieri sr servissero ordinariamente per raccogliere i loro uomini di una specie di cor no detto anche olifante. Appunto soffiando con violenza in uno di questi strumenti, Orlando si rup pe le vene del collo e mori, a Ron eisvalle. Man mano che la civiltà ritorna, la musica riprende a perfezionarsi Seguendo l'esempio degli antichi lìardi, i menestrelli seguono gli eserciti nei combattimenti. Si ado perano strumenti sempre più nu merosi che tutti discendono dalla tromba antica e che vengono chia mati: tube, trombe, corni, buccine, cornette, ecc. Nei tornei le trom be annunziano con una fantara l'- entrata di ciascun cavaliere nella lizza e poi squillano ancora ad o gni colpo notevole di lancia o di spada. Infine il nome del vincito re é proclamato con ripetuti squil li di tromba. I violini alla guerra. vW Poi la musica militare doveva, ad un tratto, arrichirsi di nume rosi istrumenti quando i Crociati portarono dall 'Oriente i tamburel li, i timpani e, infine, il tamburo che, come la tromba, doveva di l ventare rsfrumento di guerra per eccellenza. I primi a servirsene furono gli Italiani e gli Svizzeri per accompagnare i pifferi, mentre in Francia furono adoperati la pri ma volta all'entrata di PMoardo VII in Calais. Pifferi e tamburi furono gli strumenti preferiti de gli eserciti di Francesco I, tanto che un'ordinanza reale obbligava il comandante dei corpi a procu rarsi almeno un tamburo per ogni mille uomini. Un particolare cu rioso é che circa in quell'epoca 1111 certo Maurice diede alla tromba la forma che ha conservato fino ad ora. A. cominciare dal diciassettesi mo secolo le musiche militari co minciarono a organizzarsi in modo definitivo. Luigi XIII, che pre tendeva di essere compositore, se ne occupo con cura particolare Luigi XIV poi, volle avere addi rittura delle marcie speciali per ogni batteria e delle fanfare de gne dei suoi eserciti, e le fece scri vere dai suoi musicisti favoriti: Philidor e Lulli. Vi é chi sostiene che in quell 'epoca vi fossero an che delle bande di violini. La questione non é ancora risolta, ma é certo che i violinisti figurarono con onore sotto le armi. Il princi pe di Conde in guerra si faceva se guire da ventiquattro suonatori di violino. Si cita anche l'esempio del Maresciallo di Brissac che, es sediato in Saint-Ya dal duca d'Al ba, fece venire dietro un bastione la sua banda di violini e ordinò lo ro di suonare durante un furioso attacco. Ma le preferenze di quell'epoca erano tutte per il "fagotto", tan to che non vi era reggimento che non ne avesse un certo numero. Tuttavia Luigi XIV riservava tilt- Sabato, 1 Decembre 1917 te le sue cure per le sue musiche di cavalleria, di cui i timpani era no l'ornamento più invidiato. Si collocavano sul davanti della sella : ed erano adorni di uno specie di tappeto ricchissimo, frangiato d'- oro e recante gli stemmi ricamati </»•! principe o del colonnello cui appartenevano. 11 costume del ! suonatore era pure ricchissimo ogni reggimento teneva as sai ad avere un suonatore di tim pani vestito più riccamente di (pelli degli altri reggimenti. I primi concerti pubblici I timpani erano collocati sulla stessa fila degli stendardi e delle bandiere e contavano fra i trofei di guerra. Non bisogna, quindi, meravigliarsi nel notare che gli scrittori di allora esortavano il suonatore di timpani a mostrarsi coraggioso e a morire piuttosto che farsi strappare i suoi istru . menti. !1 miglioramento della musiche militari continuò sotto Luigi XV, 'quando il clarinetto e il corno in ...... glese furono aggiunti agli antichi strumenti. Nel 17(i-i gli strumen ti di ottone, a pistone o a chiavi, furono ammessi in alcuni reggi menti scelti, c delle ordinanze pre scrivevano alle musiche di suonare quando si issava la bandiera, alle messe militari, alle riviste, alle sfilate, ecc. Fu proprio verso quell'epoca che le musiche milita ri diedero i primi concerti sulle pubbliche piazze. La musica tur ca era allora in gran voga e da essa le musiche militari europee appresero l'uso della grancassa e dei cimbali. j Saltando a Bonaparte, questi • clie aveva scarsa simpatia per la musica, soppresse subito le musi lehe di cavalleria, ma poi si affret tò a ristabilirle. Sotto l'lmpero, una fanfara di cavalleria si com poneva, generalmente, di sedici trombe, sei corni e tre tromboni. ; Quanto alle musiche di fanteria, jesse ebbero allora un periodo di considerevole prosperità. ! lliMi li Lasciando da parte le intime re lazioni che in ogni tempo corsero tra Venere e Marte, intendo pre sentare ai miei lettori soltanto al cune considerazioni che mi vengo no suggerite da un curioso brano d'una lettera che il povero Tor quato Tasso scriveva a Luca Sca labrino. "Io voglio, scriveva il | grande e in felice Torquato, io vo glio difender contro tutto il mon do che l'amore é materia altrettan to eroica quanto la guerra : e '1 di tenderó. con ragione, con l'autori tà di Aristatile, con luoghi di Pla tone che parlano chiaro, chiaro, chiaro, chiarissimamente chiaro." Materia eroica veramente. L'- amore, infatti, é uno stato di guer ra continuo; tanto é vero che le parole che gli si riferiscono sono prese dal linguaggio militare : a more vincitore, amore vinto, amo re invincibile, catena amorosa, cu ore indomito, conquista di cuori. soggiogare un cuore, ecc. Ein a . more, come in iruerra. per conven . zione universalmente ammessa, le leggi della morale sono sospese. E sempi. In tempo di pace a nessu no verrebbe in mente di fermare un portalettere per via e di -pren dergli la corrispondenza che ha l'incarico di distribuire; i# tempo di guerra ciò può diventare un do ' vere... Lo stesso in amore. Richelieu e Bellegarde II far la corte a una signora vie ne immancabilmente paragonato l ali* assedio posto a una città, ed anche un assedio di quel genere può finire con una resa condiziona ta o con una resa a discrezione. Tanto una donna quanto una for tezza possono altresì essere prese con identici stratagemmi. I tur chi presero la città di Candia, ca pitale dell'isola omonima, median | te una galleria scavata sotto le sue ' n'rara e rimasta nascosta ai difen jsori. 11 maresciallo di Richelieu non riuscendo a far capitolare la j contessa De Iti Popeliniere. troppo strenuamente difesa e custodita da un gelosissimo marito che non la j lasciava mai uscire sola, comperò : sotto ini nome fìitizio una casa at tigua al palazzo ove quella signo ra abitava e fece praticare un pas saggio segreto in corrispondenza a un caminetto che trovavasi nel gabinetto da toilette della contes sa. Il nemico per quella via pe netrò nella piazza forte all'instpu ta di tutti, e se lo stesso Richelieu nelle sue Memorie, non avesse nar rato con ogni particolare (pici suo obsidionale stratagemma, essa sa rebbe rimasto eternamente igno rato. Riccardo e la "Corte dei Conti" I Noveila di Arturo Alcaro —Tuo padre, dico, tuo padre ce na con un'insalata e un tantino di formaggio, annaffiati con acqua di fonte. | —Perché non gli andrebbe altro per cena, caro zio. * —Eh I 110, caro. Invece non dis degnerebbe una mezza pollastra o una bistecca eoi suo bravo con torno di spinaci o di fughi e una gioconda bottiglia ili vino paesa no. —Leccumi da far venire l'acido urico in capo a una settimana. —Ah! si? Sono leccumi? Ma é roba di prima necessità e da cui tuo padre si astiene o quasi per voi, signor tenente che non sape te vivere con le centocinquanta li re del vostro stipendio, dico "cen tocinquanta/' —La ripeta ancora, zio. E' ve ramente una cifra sbalorditola. E la stupore cresce se si pon mente che con essa non si fronteggiano tre sole elementari esigenze : casa, vitto e... ordinanza. —Eli, già, hai bisogno anche del servo. Che te ne fai ? Ma caccia lo via. —E il regolamento, zio, il rego lamento militare lo modifica lei. —Io, io, se fosse in me, stabili rei che l'ordinanza sarebbe obbli gatoria dal colonnello in su. Degli ufficiali subalterni chi vuole le di vise fiammanti e le sciabole lacen ti. se le lustri da sé, perdincibac co. Si capisce che non ti bastano i quattrini. Devi permetterti an che quello che non potresti. Sai che io vissi da giovinotto a Mila no con novantasei lire al mese, lor de di ricchezza mobile. —Altri tempi, zio Anselmo. —Altfi uomini, caro signor ni pote. Si veniva su col santo timor di Dio, non si coltivavano vizi e non si bussava a denari ogni me se. come usano certi ufficialetti. Un sigaro si fumava quando si po teva. Il tappeto verde non si sa peva che fosse. Veglioni, teatri e... altri svaghi (e tu m'intendi)... 1 come non esistessero. —Tu vero supplizio di Tantalo. —E invece allegri come pasque e si metteva pure qualche eoserel la di lato. —Cambiali, m'immagino, o po-, lizze di pegno. —Risparmi, caro nipote, rispar- 1 Si parla sempre delle ferite pro dotte dall'amore, e in amore, co rno in guerra, si può auehe incon trare la morte. L'amore, anzi, o pera continuamente le sue stragi senza che mai vi sia per esso tre gua e tanto meno pace. Pur trop po si tratta talvolta di vera stra ge, e nessuno ignora che l'amore disgraziato é una «ielle più fre quenti cause di suicidio; ma for tunatamente il più delle volte si tratta di morti metaforiche delle quali i librettisti di melodrammi hanno sempre saputo trarre molto profitto. I na curiosa morte di la te genere fu quella mediante la (piale il duca ili Bellegarde riusci a fare alla regina Anna d'Austria una dichiarazione che non aveva mai avuto il coraggio «li farle. A vendole un giorno domandato ro me avrebbe trattato un uomo, il quali l avesse osato parlarle d'amo re, la regina gli rispose: —Lo ucciderei ! —Ah! sono morto! —esclamò Bellegarde. Americo Scarlatti. mi. —Anche... —Sicuro, quando s'ha cervello. Ora io ti domando; era proprio ne cessario che tu facessi il tenentino ìdi cavalleria? —Non ho scelto l'Arma. —Hai pero frequentato il corso di allievo-ufficiale. Eri di leva? i Avevi codesta sventura? —Oh!... 01i!... Lo chiami onore, fu ogni modo quello di servire la | Patria fu sempre un nobile sacri ficio ... specie quande venne condi viso dai portafogli riuniti di tuo padre e di tuo zio. Dunque io di co : eri di leva? E si fa il soldato. E ti garantisco che il rancio é otti mo. —Lei l'ha mai assaggiato, zio? —Io no. Io non feci mai il mi litare; ma lo so e... basta. E sia pure tenente; ma perché a Vero na, mentre tuo padre sta laggiù a Siracusa e io qui a Napoli? L'Ar ma non l'hai scelta tu. La residen ! za si, però. —Zio, lei lo sa. Fu sempre mio desiderio vivere un po' nel nord. —Perché io e tuo padre stava mo nel sud. —Le assicuro... —Sta zitto. Sono sempre stato un po' la tua "Corte dei Conti" e. si sa, é meglio distanziarsi dai... magistrati di controllo... —Che dice mai? ... ma t'avverto che, d'ora in nanzi. non registeró più i tuoi de creti. Tu fai le buche etu colma le coi tuoi mezzi... ... che sono scarsi, zio Ansel mo. —Alle corte. Cinquanta lire? Xo? Non va bene? —Non si allarmi. E'... stato per la promozione del mio colonnello. Sa come succede... Banchetto... ... e poi... giochetto e poi e poi... Senti, Riccardo, queste si chiamano cento lire e che la sia fi-. nita. —Lo... giuro. A gennaio ritor-, no borghese. —Te Dfum, laudarmi —E... grazie. —Sta zitto e... cambiamo regi stro, giovinotto. Tu vai dunque a Siracusa adesso? —Si zio. 110 la licenza di un mese. Ci rivedremo al mio ritorno. —Bravo, si. Fa buon viaggio e salutami tuo padre e tutti di casa- E... giudizio, eh! Giudizio. I 'u mese dopo. —Ma sai die ti sei ingrassato? —Stìdo! Lontano dalle fatichi* militari. Quando mi vide lei, un mese fa. era reduce dalle grandi manovre. —Si. si proprio 1e... grandi ma novre. Me ne accorsi subito. Ho vissuto più di te. sai. —Lo so, zio. —Come io sai ? Ne ho la prova scritta. -Che prova ? Che prova ? Non mi sorprende, zio. A ven ti anni e cosi, dev'esser cosi. E che sai tu.' Che puoi dire a tuo zio? Posso dirgli che il 1 gennaio del IS(>2 scriveva al nonuò 'a Mi lano una letterina come questa .. -l)n qua, ila qua. Dove l'hai pescata? Scarabocchi di gioventù -( he importa sapere dove l'ho pescata] Lei la scrisse e, quando , uno zio. scrive, può avvenire che un nipote, frugando tra le carte vii famiglia, trovi qualcosa einquant* anni dopo. Scripta inanelli.'' —Da qua, ti dico. Non essere osi imito. —Ora gliela leggo, zio... —-Riccardo, Riccardo, certi scherzi non mi vanno. -—Zitto, caro tu quoque. Debiti di caccia, eccetera, eccetera, ceco leni... e il tutto con novantasei li re al mese e a Milano. Capisco che ci erano i risparmi... Ma do veva essere duro il nonno, se lei, per impietosirlo, minacciava ad dirli ti ra un suicidio. Ma et pensa lei? Lo-zio Anselmo che si butta, per d'sscsti finanziari, nel Navi g.io Kh ! si, quello éil suicidio più economico. E ora eccole la U'ilera. Sono generoso sii. I na birba, un buffone, un ma landrino ecco quello che sei. —Sono il nipote dello zio. E ora é... tempo mio. —E vorresti forse aggiungere: mi dia altri quattrini per c> ut inti pre —Grazie. Non mi occorrono. —llo capito. Avrai munto le tasche e quel poveraccio di tuo pa dre. a 1... verde. Cena con l'insalata so lamente. Si fa quel che si può, zio; via... allegramente e non si minac ciano suicidi e si ha la soddisfazi one, una volta tanto, di muovere un'osservazione alla "Corte dei Conti" che fu sempre avvezza a farne e mai a riceverne. ARTURO ALCARO. - PER RIDERE II proprietario d'una cartoleria fa le prime raccomandazioni al nu ovo commesso: —Anzitutto quando si presenta un avventore a chiedere un ogget to che non abbiamo, non bisogna mai rispondere secco secco "non ce n é" ma bisogna convincerlo a comprarne un altro che possa ser- J vire lo stesso, adducendo che sia mo in tempo di guerra e non é fa cile avere l'assortimento come sa rebbe nostro desiderio, o che l'ab biamo viaggiante; o che le Case non ne fabbricano più. o una scu sante logica qualsiasi in modo da non perdere l'affare. Il commesso dà segni d'avere ben compreso e va al banco. Un avventore: —Scusi, hanno carta igienica? Il commesso: —Ci dispiace; sa, attualmente é vietata la fabbricazione; potremo servirle della carta vetrata.
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