The patriot. (Indiana, Pa.) 1914-1955, December 01, 1917, Image 5

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« «
La Musica sui Campi di
BATTAGLIA
Le bande militari dagli Egizi a
Napoleone.
In tutti i tempi si é cercato di
esaltare con la musica l'ebbrezza
guerriera degli eserciti che anda
vano a battersi, (ili Egiziani pos
sedevano gin delle vere musiche
militari che comprendevano parec
chie centinaia di esecutori. Ap
punto (Itigli Egiziani, Ebrei a
vevano appreso l'uso delle trom
be, dei tamburi, dei sistri e dei
cimbali. Gli squilli di tromba e
rano molto in uso nella Giudea, e
il loro numero indicava la chiama
ta dei capi, hi radunata intorno al
tabernacolo, la levata del campo,
ecc. Queste trombe erano di due
tipi: diritte e curve.
I popoli dell Indostan usavano
0 .• • i
in guerra dei timbali e <lei tambu
ri forniti di campanelli e di fer
raglie, immaginando di gettare
pili facilmente il panico nelle file
nemiche con l'aiuto di quei mezzi
rumorosi.
Il tranello di Annibale
I Greci si servivano della trom
ba. ma il loro istrumento preferi
to era il flauto. Appunto al suono
del flauto combattevano gli spar
tani, "perché—dice Tucidide —
marciando con un passo uguale co
lue in cadenza, fossero meno espo
sti a rompere le file.'' La lira,
poi, fu in grande onore nell'Elia
de, e un vero guerriero doveva es
se) e capace "di portare in una
mano la spada e nell'altra la lira."
Presso i Romani, popolo milita
re per eccellenza, la tromba ebbe
i! posto principale fra gli strumen
ti destinati ad esaltare i soldati.
"In tempo di guerra—dice Poli
bio—é lo squillo delle trombe che
sveglia le truppe all'alba. All'ora
dekla cena, essa suona ancora pres
so la tenda del capo, perché é l'ora
in cui si distribuiscono tutte le
guardie."
Basta un esempio a dimostrare
tino a che punto fosse precisato il
linguaggio delle trombe. Tito Li
vi») racconta che Annibale essendo
giunto di sorpresa presso la città
di Taranto, volle far prigioniera
la guarnigione romana prima che
questa potesse trincerarsi nella
rocca. E fece suonare dalle trom
be il segnale che ordinava ai Ro
mani di raccogliersi nel circo. Ma
i soldati della guarnigione rico
nobbero dal timbro degli squilli e
dalle particolarità del segnale che
questo non era dato dai Romani, e
invece di recarsi al luogo di adu
nata, corsero a rifugiarsi nella roc
ca, facendo fallire cosi i piani dell'
astuto cartaginese.
Le trombe erano di diversi tipi :
alcune, con una canna diritta e
lunghissima che si curvava solo
verso la campana, erano conosciu
te col nome di "trombe tirrene."
Altre, pili semplici ancora, erano
completamente diritte con una
campana molto aperta. Vi era in
fine il "corno romano" che era li
na tromba curva con una traversa
che permetteva di tenere lo stru
mento sopra una spalla.
Sonorità... spaventevole
Diodoro di Sicilia e Gregorio di
Tours assicurano che i Celti colti
vavano l'arte della musica più di
duemila anni prima dell'era cristi
ana, e che Bardo, loro quinto re,
aveva istituito delle scuole di mu
sica, i cui capi sarebbero stati
chiamati Bardi, dal nome del loro
fondatore. Anche se questa leg
genda non é competamente esat
ta, é certo tuttavia che i Bardi e
nmo sempre in mezzo ai guerri
ori e cantavano, accompagnandosi
sulla .lira, per animare i combat
tenti. I Calli, secondo Polibio,
avevano delle trombe chiamate
"karynx'' che. a dire degli autori
latini, erano di una sonorità "spa
ventevole''. 1 Celti vinti adotta
rono gli strumenti romani che fu
rono pure adoperati dai conquista
tori Franchi. La tromba fu la so
le a rimanere in uso per parécchi
secoli. Si hanno pochi documenti
in questo campo, sul confuso Me
dio Evo, ma sembra che nei com
battimenti i cavalieri sr servissero
ordinariamente per raccogliere i
loro uomini di una specie di cor
no detto anche olifante. Appunto
soffiando con violenza in uno di
questi strumenti, Orlando si rup
pe le vene del collo e mori, a Ron
eisvalle.
Man mano che la civiltà ritorna,
la musica riprende a perfezionarsi
Seguendo l'esempio degli antichi
lìardi, i menestrelli seguono gli
eserciti nei combattimenti. Si ado
perano strumenti sempre più nu
merosi che tutti discendono dalla
tromba antica e che vengono chia
mati: tube, trombe, corni, buccine,
cornette, ecc. Nei tornei le trom
be annunziano con una fantara l'-
entrata di ciascun cavaliere nella
lizza e poi squillano ancora ad o
gni colpo notevole di lancia o di
spada. Infine il nome del vincito
re é proclamato con ripetuti squil
li di tromba.
I violini alla guerra. vW
Poi la musica militare doveva,
ad un tratto, arrichirsi di nume
rosi istrumenti quando i Crociati
portarono dall 'Oriente i tamburel
li, i timpani e, infine, il tamburo
che, come la tromba, doveva di l
ventare rsfrumento di guerra per
eccellenza. I primi a servirsene
furono gli Italiani e gli Svizzeri
per accompagnare i pifferi, mentre
in Francia furono adoperati la pri
ma volta all'entrata di PMoardo
VII in Calais. Pifferi e tamburi
furono gli strumenti preferiti de
gli eserciti di Francesco I, tanto
che un'ordinanza reale obbligava
il comandante dei corpi a procu
rarsi almeno un tamburo per ogni
mille uomini. Un particolare cu
rioso é che circa in quell'epoca 1111
certo Maurice diede alla tromba la
forma che ha conservato fino ad
ora.
A. cominciare dal diciassettesi
mo secolo le musiche militari co
minciarono a organizzarsi in modo
definitivo. Luigi XIII, che pre
tendeva di essere compositore, se
ne occupo con cura particolare
Luigi XIV poi, volle avere addi
rittura delle marcie speciali per
ogni batteria e delle fanfare de
gne dei suoi eserciti, e le fece scri
vere dai suoi musicisti favoriti:
Philidor e Lulli. Vi é chi sostiene
che in quell 'epoca vi fossero an
che delle bande di violini. La
questione non é ancora risolta, ma
é certo che i violinisti figurarono
con onore sotto le armi. Il princi
pe di Conde in guerra si faceva se
guire da ventiquattro suonatori di
violino. Si cita anche l'esempio
del Maresciallo di Brissac che, es
sediato in Saint-Ya dal duca d'Al
ba, fece venire dietro un bastione
la sua banda di violini e ordinò lo
ro di suonare durante un furioso
attacco.
Ma le preferenze di quell'epoca
erano tutte per il "fagotto", tan
to che non vi era reggimento che
non ne avesse un certo numero.
Tuttavia Luigi XIV riservava tilt-
Sabato, 1 Decembre 1917
te le sue cure per le sue musiche
di cavalleria, di cui i timpani era
no l'ornamento più invidiato. Si
collocavano sul davanti della sella
: ed erano adorni di uno specie di
tappeto ricchissimo, frangiato d'-
oro e recante gli stemmi ricamati
</»•! principe o del colonnello cui
appartenevano. 11 costume del
!
suonatore era pure ricchissimo
ogni reggimento teneva as
sai ad avere un suonatore di tim
pani vestito più riccamente di
(pelli degli altri reggimenti.
I primi concerti pubblici
I timpani erano collocati sulla
stessa fila degli stendardi e delle
bandiere e contavano fra i trofei
di guerra. Non bisogna, quindi,
meravigliarsi nel notare che gli
scrittori di allora esortavano il
suonatore di timpani a mostrarsi
coraggioso e a morire piuttosto
che farsi strappare i suoi istru
. menti.
!1 miglioramento della musiche
militari continuò sotto Luigi XV,
'quando il clarinetto e il corno in
......
glese furono aggiunti agli antichi
strumenti. Nel 17(i-i gli strumen
ti di ottone, a pistone o a chiavi,
furono ammessi in alcuni reggi
menti scelti, c delle ordinanze pre
scrivevano alle musiche di suonare
quando si issava la bandiera, alle
messe militari, alle riviste, alle
sfilate, ecc. Fu proprio verso
quell'epoca che le musiche milita
ri diedero i primi concerti sulle
pubbliche piazze. La musica tur
ca era allora in gran voga e da
essa le musiche militari europee
appresero l'uso della grancassa e
dei cimbali.
j Saltando a Bonaparte, questi
• clie aveva scarsa simpatia per la
musica, soppresse subito le musi
lehe di cavalleria, ma poi si affret
tò a ristabilirle. Sotto l'lmpero,
una fanfara di cavalleria si com
poneva, generalmente, di sedici
trombe, sei corni e tre tromboni.
; Quanto alle musiche di fanteria,
jesse ebbero allora un periodo di
considerevole prosperità.
!
lliMi li
Lasciando da parte le intime re
lazioni che in ogni tempo corsero
tra Venere e Marte, intendo pre
sentare ai miei lettori soltanto al
cune considerazioni che mi vengo
no suggerite da un curioso brano
d'una lettera che il povero Tor
quato Tasso scriveva a Luca Sca
labrino. "Io voglio, scriveva il
| grande e in felice Torquato, io vo
glio difender contro tutto il mon
do che l'amore é materia altrettan
to eroica quanto la guerra : e '1 di
tenderó. con ragione, con l'autori
tà di Aristatile, con luoghi di Pla
tone che parlano chiaro, chiaro,
chiaro, chiarissimamente chiaro."
Materia eroica veramente. L'-
amore, infatti, é uno stato di guer
ra continuo; tanto é vero che le
parole che gli si riferiscono sono
prese dal linguaggio militare : a
more vincitore, amore vinto, amo
re invincibile, catena amorosa, cu
ore indomito, conquista di cuori.
soggiogare un cuore, ecc. Ein a
.
more, come in iruerra. per conven
.
zione universalmente ammessa, le
leggi della morale sono sospese. E
sempi. In tempo di pace a nessu
no verrebbe in mente di fermare
un portalettere per via e di -pren
dergli la corrispondenza che ha
l'incarico di distribuire; i# tempo
di guerra ciò può diventare un do
' vere... Lo stesso in amore.
Richelieu e Bellegarde
II far la corte a una signora vie
ne immancabilmente paragonato
l ali* assedio posto a una città, ed
anche un assedio di quel genere
può finire con una resa condiziona
ta o con una resa a discrezione.
Tanto una donna quanto una for
tezza possono altresì essere prese
con identici stratagemmi. I tur
chi presero la città di Candia, ca
pitale dell'isola omonima, median
| te una galleria scavata sotto le sue
' n'rara e rimasta nascosta ai difen
jsori. 11 maresciallo di Richelieu
non riuscendo a far capitolare la
j contessa De Iti Popeliniere. troppo
strenuamente difesa e custodita da
un gelosissimo marito che non la
j lasciava mai uscire sola, comperò
: sotto ini nome fìitizio una casa at
tigua al palazzo ove quella signo
ra abitava e fece praticare un pas
saggio segreto in corrispondenza a
un caminetto che trovavasi nel
gabinetto da toilette della contes
sa. Il nemico per quella via pe
netrò nella piazza forte all'instpu
ta di tutti, e se lo stesso Richelieu
nelle sue Memorie, non avesse nar
rato con ogni particolare (pici suo
obsidionale stratagemma, essa sa
rebbe rimasto eternamente igno
rato.
Riccardo e la
"Corte dei Conti"
I
Noveila di Arturo Alcaro
—Tuo padre, dico, tuo padre ce
na con un'insalata e un tantino di
formaggio, annaffiati con acqua di
fonte.
| —Perché non gli andrebbe altro
per cena, caro zio. *
—Eh I 110, caro. Invece non dis
degnerebbe una mezza pollastra o
una bistecca eoi suo bravo con
torno di spinaci o di fughi e una
gioconda bottiglia ili vino paesa
no.
—Leccumi da far venire l'acido
urico in capo a una settimana.
—Ah! si? Sono leccumi? Ma
é roba di prima necessità e da cui
tuo padre si astiene o quasi per
voi, signor tenente che non sape
te vivere con le centocinquanta li
re del vostro stipendio, dico "cen
tocinquanta/'
—La ripeta ancora, zio. E' ve
ramente una cifra sbalorditola. E
la stupore cresce se si pon mente
che con essa non si fronteggiano
tre sole elementari esigenze : casa,
vitto e... ordinanza.
—Eli, già, hai bisogno anche del
servo. Che te ne fai ? Ma caccia
lo via.
—E il regolamento, zio, il rego
lamento militare lo modifica lei.
—Io, io, se fosse in me, stabili
rei che l'ordinanza sarebbe obbli
gatoria dal colonnello in su. Degli
ufficiali subalterni chi vuole le di
vise fiammanti e le sciabole lacen
ti. se le lustri da sé, perdincibac
co. Si capisce che non ti bastano
i quattrini. Devi permetterti an
che quello che non potresti. Sai
che io vissi da giovinotto a Mila
no con novantasei lire al mese, lor
de di ricchezza mobile.
—Altri tempi, zio Anselmo.
—Altfi uomini, caro signor ni
pote. Si veniva su col santo timor
di Dio, non si coltivavano vizi e
non si bussava a denari ogni me
se. come usano certi ufficialetti.
Un sigaro si fumava quando si po
teva. Il tappeto verde non si sa
peva che fosse. Veglioni, teatri
e... altri svaghi (e tu m'intendi)...
1 come non esistessero.
—Tu vero supplizio di Tantalo.
—E invece allegri come pasque
e si metteva pure qualche eoserel
la di lato.
—Cambiali, m'immagino, o po-,
lizze di pegno.
—Risparmi, caro nipote, rispar- 1
Si parla sempre delle ferite pro
dotte dall'amore, e in amore, co
rno in guerra, si può auehe incon
trare la morte. L'amore, anzi, o
pera continuamente le sue stragi
senza che mai vi sia per esso tre
gua e tanto meno pace. Pur trop
po si tratta talvolta di vera stra
ge, e nessuno ignora che l'amore
disgraziato é una «ielle più fre
quenti cause di suicidio; ma for
tunatamente il più delle volte si
tratta di morti metaforiche delle
quali i librettisti di melodrammi
hanno sempre saputo trarre molto
profitto. I na curiosa morte di la
te genere fu quella mediante la
(piale il duca ili Bellegarde riusci
a fare alla regina Anna d'Austria
una dichiarazione che non aveva
mai avuto il coraggio «li farle. A
vendole un giorno domandato ro
me avrebbe trattato un uomo, il
quali l avesse osato parlarle d'amo
re, la regina gli rispose:
—Lo ucciderei !
—Ah! sono morto! —esclamò
Bellegarde.
Americo Scarlatti.
mi.
—Anche...
—Sicuro, quando s'ha cervello.
Ora io ti domando; era proprio ne
cessario che tu facessi il tenentino
ìdi cavalleria?
—Non ho scelto l'Arma.
—Hai pero frequentato il corso
di allievo-ufficiale. Eri di leva?
i
Avevi codesta sventura?
—Oh!... 01i!... Lo chiami onore,
fu ogni modo quello di servire la
| Patria fu sempre un nobile sacri
ficio
... specie quande venne condi
viso dai portafogli riuniti di tuo
padre e di tuo zio. Dunque io di
co : eri di leva? E si fa il soldato.
E ti garantisco che il rancio é otti
mo.
—Lei l'ha mai assaggiato, zio?
—Io no. Io non feci mai il mi
litare; ma lo so e... basta. E sia
pure tenente; ma perché a Vero
na, mentre tuo padre sta laggiù a
Siracusa e io qui a Napoli? L'Ar
ma non l'hai scelta tu. La residen
!
za si, però.
—Zio, lei lo sa. Fu sempre mio
desiderio vivere un po' nel nord.
—Perché io e tuo padre stava
mo nel sud.
—Le assicuro...
—Sta zitto. Sono sempre stato
un po' la tua "Corte dei Conti" e.
si sa, é meglio distanziarsi dai...
magistrati di controllo...
—Che dice mai?
... ma t'avverto che, d'ora in
nanzi. non registeró più i tuoi de
creti. Tu fai le buche etu colma
le coi tuoi mezzi...
... che sono scarsi, zio Ansel
mo.
—Alle corte. Cinquanta lire?
Xo? Non va bene?
—Non si allarmi. E'... stato per
la promozione del mio colonnello.
Sa come succede... Banchetto...
... e poi... giochetto e poi e
poi... Senti, Riccardo, queste si
chiamano cento lire e che la sia fi-.
nita.
—Lo... giuro. A gennaio ritor-,
no borghese.
—Te Dfum, laudarmi
—E... grazie.
—Sta zitto e... cambiamo regi
stro, giovinotto. Tu vai dunque a
Siracusa adesso?
—Si zio. 110 la licenza di un
mese. Ci rivedremo al mio ritorno.
—Bravo, si. Fa buon viaggio e
salutami tuo padre e tutti di casa-
E... giudizio, eh! Giudizio.
I 'u mese dopo.
—Ma sai die ti sei ingrassato?
—Stìdo! Lontano dalle fatichi*
militari. Quando mi vide lei, un
mese fa. era reduce dalle grandi
manovre.
—Si. si proprio 1e... grandi ma
novre. Me ne accorsi subito. Ho
vissuto più di te. sai.
—Lo so, zio.
—Come io sai ?
Ne ho la prova scritta.
-Che prova ? Che prova ?
Non mi sorprende, zio. A ven
ti anni e cosi, dev'esser cosi.
E che sai tu.' Che puoi dire a
tuo zio?
Posso dirgli che il 1 gennaio
del IS(>2 scriveva al nonuò 'a Mi
lano una letterina come questa ..
-l)n qua, ila qua. Dove l'hai
pescata? Scarabocchi di gioventù
-( he importa sapere dove l'ho
pescata] Lei la scrisse e, quando ,
uno zio. scrive, può avvenire che
un nipote, frugando tra le carte vii
famiglia, trovi qualcosa einquant*
anni dopo. Scripta inanelli.''
—Da qua, ti dico. Non essere
osi imito.
—Ora gliela leggo, zio...
—-Riccardo, Riccardo, certi
scherzi non mi vanno.
-—Zitto, caro tu quoque. Debiti
di caccia, eccetera, eccetera, ceco
leni... e il tutto con novantasei li
re al mese e a Milano. Capisco
che ci erano i risparmi... Ma do
veva essere duro il nonno, se lei,
per impietosirlo, minacciava ad
dirli ti ra un suicidio. Ma et pensa
lei? Lo-zio Anselmo che si butta,
per d'sscsti finanziari, nel Navi
g.io Kh ! si, quello éil suicidio
più economico. E ora eccole la
U'ilera. Sono generoso sii.
I na birba, un buffone, un ma
landrino ecco quello che sei.
—Sono il nipote dello zio. E ora
é... tempo mio.
—E vorresti forse aggiungere:
mi dia altri quattrini per c> ut inti
pre
—Grazie. Non mi occorrono.
—llo capito. Avrai munto le
tasche e quel poveraccio di tuo pa
dre.
a 1... verde. Cena con l'insalata so
lamente. Si fa quel che si può, zio;
via... allegramente e non si minac
ciano suicidi e si ha la soddisfazi
one, una volta tanto, di muovere
un'osservazione alla "Corte dei
Conti" che fu sempre avvezza a
farne e mai a riceverne.
ARTURO ALCARO.
-
PER RIDERE
II proprietario d'una cartoleria
fa le prime raccomandazioni al nu
ovo commesso:
—Anzitutto quando si presenta
un avventore a chiedere un ogget
to che non abbiamo, non bisogna
mai rispondere secco secco "non
ce n é" ma bisogna convincerlo a
comprarne un altro che possa ser-
J
vire lo stesso, adducendo che sia
mo in tempo di guerra e non é fa
cile avere l'assortimento come sa
rebbe nostro desiderio, o che l'ab
biamo viaggiante; o che le Case
non ne fabbricano più. o una scu
sante logica qualsiasi in modo da
non perdere l'affare.
Il commesso dà segni d'avere
ben compreso e va al banco.
Un avventore:
—Scusi, hanno carta igienica?
Il commesso:
—Ci dispiace; sa, attualmente é
vietata la fabbricazione; potremo
servirle della carta vetrata.