Il grandioso assalto sul CARSO Zona di guerra, 24 maggio La battaglia è arrivata al ma- TJ Repentinamente il Carso si è gettato nella lotta. Non vi è nel mondo un campo di battaglia, come il nostro* di cui ogni posizione abbia una fi sionomia così sua, un aspetto, un carattere, direi quasi un'indole, cosi speciali. Le vette, le selle, le gole, le creste, le colline, sulle quali da sette giorni si combatte, si presentano alla nostra imma ginazione come delle individuali tà mostruose, amiche o nemiche, varie, personali, che hanno ognu na le loro tattiche, i loro sistemi di battersi, i loro istinti di guer ra. Contro ciascuna dobbiamo svolgere un diverso modo di at tacco. Vi sono cime che si difen dono, avvallature che assaltano, dorsi che si arrendono. ,11 Kuk feroce e poderoso ha lottato da gigante brutale che si getta tut to in uno sforzo e che sopraffat to non ha più risorse; il massic cio del Vodice è l'atleta che con le spalle a terra sussulta ancora, vuol riprendersi, e si scuote sot so all'avversario, e morde, e graffia; vi sono posizioni violen te e posizioni insidiose. Noi le sentiamo così viventi che ci vien fatto di pensare alle loro inten zioni, alle loro volontà, come se tutta l'ostilità fosse in questi torvi profili della terra e gli au striaci la servissero. I più pos senti ostacoli è infatti la terra che ce li offre. Durante la batta glia, davanti allo schieramento formidabile e tempestoso delle pendici combattenti, più volte il nostro sguardo si spingeva verso il sud. ad interrogare il Carso, che rimaneva in disparte, imma ne, misterioso, truce. Aspettava che scoccasse la sua ora. All'inizio dell'offensiva, l'a zione si era propagata ai suoi declivi settentrionali. Dalla vetta del Faiti alla valle del Vippacco le nostre fanterie avevano deli- ' neato una fiera minaccia sotto a tremende concentrazioni di arti glieria emica. Ma non era stata che una minaccia} accompagnata da un bombardamento delle li nee austriache, ora più intenso, Ora più lento, che si era andato e gtinguendo poi su vasti settori. Forse si profittava della batta glia per regolare i tiri e dare al loro inquadramento un caratte re dimostrativo. Al giorno dicias sette non si vedevano già più sul Carso che rari pennacchi di fu mo. Mentre scendevano per le gole dell'lsonzo terribili ondate di fragore, laggiù era la quiete, una calma torva, sinistra, spa ventosa quasi, piena di un senso imponente di attesa. Il più formidabile massiccio Il Carso, il più munito, il più possente, il più formidabile dei massicci guerrieri, prolungava la sua vigilia d'armi, si apprestava alla battaglia, taciturno e vigi lante. Il nemico aveva palra del suo silenzio quanto degli attacchi che espugnavano corone di vette a nord di Gorizia. Non si fidava di questa inerzia pesante. Non o sava distogliere uomini e canno ni dall'impassibile fronte carsica per soccorrere i punti più mar tellati dall'assalto. Affrettava i' richiamo di grandi riserve, sguerniva altre fronti lontane per avere nuove masse, e si raf forzaza frettolosamente per tut to senza spostare batterie e divi sioni dalle linee ancora tranquil le del Carso. Anzi, su quel pun to, negli ultimi giorni, chiamava soccorsi. E con i massimi calibri, con i cannoni da dreadnought ap postati lontano, frugava la pia na dell'lsonzo, cercava alla cieca i nostri centri vitali, tentava delle interdizioni, e sullo sfondo Pallido, azzurrastro, luminoso della pianura, che somiglia al mare e lo preannunzia, si leva vano le nubi smisurate dei colpi come il fumo un un grande in cendio, ora in un punto, ora in un altro. Le difese più forti, le schiere 1 più tolte, le artiglierie più nume rose, erano predisposte dal nemi ico su ' Carso, che è già pei - sè stesso tutta una bieca favolosa } fortezza. Ogni dolina con la sua caverna è un rifugio quasi invul nerabile e una ridotta che sem bra inespugnabile. Un esercito può celarsi al sicuro nelle viscere i fantastiche della montagna e oalzar fuori intatto al momento • lella battaglia. La vera, la gran de regione delle grotte naturali comincia precisamente dalla fron te attuale. Le foibe si fanno sem pre più numerose e più cave ver so l'oriente, e scavando nel fondo di ognuna di esse si arriva alle cavità sotterranee, scintillanti di stalattiti. Da un anno il nemico ha lavorato indefessamente ad organizzare fortificazioni, comu nicazioni, rifugi. Ha tagliato in finiti camminamenti protetti nel la roccia, ha aperto molteplici ac cessi alle caverne. ha sistemato a lifesa i bordi circolari dello doli ne, ha costruito sistemi compli cati di baluardi e di trincee, ha ncltiplicato appostamenti di mi tragliatrici invisibili, introvabili, mascherati con sterpi e con sas si, ha ancorato ranghi di cavalli di Frisia per ogni verso. Non è più soltanto su delle linee che la difesa si è sistemata, applicando tutta l'esperienza della lunga guerra, ma su delle zone profon de; ha fatto di vaste estensioni di terreno tutto un labirinto im mane di ostacoli e di tranelli. Le sole lincee, che una volta formavano un serpeggiamento frontale, ora disegnano sull'inte ro territorio qualche cosa come la rete stradale di un paese ric co di comunicazioni. Esse si ta gliano, si diramano, si annodano per ogni verso, formao fantasti» ci rabeschi, offrono su qualun que punto, in qualsiasi direzione, | una successione inestricabile di ! barriere. Sono fatte in modo che, , sfondata una linea, se ne trovino 'subito altre di fianco e di faccia. Sorpassata una prima barriera, gli assalitori si trovano presi in meandri di trincee. Difficoltà favolose La nostra fronte che, nel suo orientamento generale, guarda al levante, fa un saliente avanti a Castagnavizza, si svolge ad ango lo retto, rientra guardando l'Her mada che è al sud, si contorce intorno al fortilizio poderoso di Boscomalo, il quale sporge mi naccioso nel nostro fianco, arriva alla Quota 208 sud, pilastro me ridionale del Vallone, da dove ri prende, per la Quota 144 giù giù fino alle paludi del Lisert, fino alla sponda del mare, il suo anda mento di fronte a levante. In quel tratto che sulle carte appare quasi orizzontale, fra le vicinan ze di Castagnevizza e la Quota 208, gli austriaci hanno non sol tanto costruito intrecci doppi e triplici di fortissimi bastioni, ap poggiati a cardini di ridotte, ma hanno scavato trinceramenti successivi che si dipartono da questa fronte come le barbe di una penna e scendono al sud, in modo che, rotte le linee frontali, ogni irruzione che avesse tenta to di avanzare verso il levante, si sarebbe trovaat chiusa come in una paratia stagna. Su cinque chilometri di profondità il terre no è così disposto. Più di duecen to doline e un centinaio di caver ne fanno di questa zona un im menso alveare di difese seconda rie. Abbiamo voluto descrivere sommarhimente questa terribile sistemazione nemica per dare u n'idea della favolosa difficoltà dell'assalto. E l'assalto è passato. Ha preso direzioni che il nemico non aveva previsto. E' corso, per dir così, fra le barbe della penna. Ma nar riamo con ordine, con tutto 1 or dine che ci sarà possibile di met tere nel tumulto delle nostre im pressioni e delle nostre emozioni. Trinceramenti leggendari Non vi era settore della fron te nemica che non presentasse u- . LA RASSEGNA PHILADELPHIA, PA., SABATO. 21 LUGLIO 1917 I na complicazione paurosa di sbar j l'amenti. Quel disegno sinuoso e intricato di trincee, che era una volta la caratteristica dei capisal di, che era come il grafico dell'i nespugnabile, si era aperto sul -1 intera linea. Le estreme pendici | orientali delle alture di Monfal icone, la Quota 77, la Quota 57, al di là degii stagni di Pietra I kossa, la Quota 92, tutte quelle minuscole collinette, pietrose co j ce cumuli di ghiaia, che sembra rlo poca cosa vicino alla mole del Carso e deii'Hermada, erano tra- J sformate in insuperabili bastioni messi a primo sbarramento della ( via di Trieste. II nostro possesso ideila 208 appariva come legato i dai lacci molteplici delle scava zioni nepiiche; pareva che lo an nodassero, tutti quei solchi, che lo tenessero avvinto, prigioniero. 1 trinceramenti di Bos coma- Io erano diventati leggendari. Fi no dallo scorso anno Boscomalo era imprendibile. Eravamo riu sciti a penetrare una volta, nel -1 offensiva di novembre, fra le l'Ovine dei villaggio, ma non ave vamo potuto resistervi. I ruderi pullulavano di mitragliatrici, o gni passaggio era un agguato, i contrattacchi arrivavano irresi stibili per vie misteriose. Il lavo ro austriaco, in questi mesi, ha tatto del saliente di Boscomalo un pauroso prodigio. Quattro or dini di trincee lo proteggevano. Così oltre al Dosso Faiti, giù per i declivi della montagna, e avan ti e indietro di Castagnevizza. e più giù al sud, fino sull'Herma da, si sono andate svolgendo le molteplici trame della difesa. L'Hermada, tutta scavata, bu cata, tagliata da solchi profondi, è diventata il grande bastione delle artiglierie nemiche. Una delle maggiori concentrazioni di cannoni austriaci trova rifugio nei rovesci e nelle caverne del monte, la cui vetta offre osser vatori dominanti. Tante volte alla notte, in piena pianura friu lana, ci siamo trovati immersi in bizzarri chiarori siderei, lan ciati da una vivida meteora che splendeva all'orizzonte lontano; era l'occhio deii'Hermada, un proiettore gigante che arrivava a mettere pallidi crepuscoli fino sul cielo di Udine. Altre impo- I nenti concentrazioni di cannoni nemici soo andate formadosi ; egli ultimi tempi si constatava u naumento costante dello schie ramento delle artiglierie avver sarie. Arrivavano sempre nuove L'Ambulatorio Medico Chirurgico di cui fa parte il Dott. 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