La ragione. (Philadelphia, Pa.) 1917-????, June 09, 1917, Page 3, Image 3

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    Le metamorfosi del sicario
Il pubblico conosce molto da vicino il sicario che, per una mangiata di fave, aggredisce il galantuomo che gli fu prodigo di aiuti
e di consigli ed elogia il banchista candidato al fallimento di cui ieri cantò vita e miracoli. Ciò nondimeno, non crediamo superfluo sot
toporre all'attenzione dei connazionali certi documenti che essi avranno potuto dimenticare per stigmatizzare ancora una volta le cri
minali gesta dell'animale più pervèrso, più immondo che abbia fino ad oggi infestate le colonie italiane di America.
Qui appresso riproduciamo due documenti denotanti la indipendenza di carattere e la correttezza di coscienza del sicario: il
primo, uno scritto diffamatorio pubblicato sull'Opinione del Popolo del 19 Settembre 1914, contro il Cav. C. C. A. Baldi; il secondo,
un articolo di elogio apparso nella Cloaca del .1 Maggio 1917 per la Federazione delle Società Italiane della quale è presidente il Cav. C.
C. A. Baldi e per la Società per gl'lmmigranti in compenso, forse, quest'ultimo, dei 50 dollari che Padre Terlizzi ha contribuito per da
re alla Colonia di l'hiladelphia un foglio perverso.
Quando, tre anni fa, il sicario si accingeva, per la 5.a o 6.a volta, a dar vita, con il denaro dei banchisti e della dote della se
conda moglie, ad un giornale ricatto, si recò dal Cav. C. C. A. Baldi per ottenere la reclame della sua ditta. Costui, rifiutandoci di ac
cedere alla richiesta e conoscendone l'animo pravo, lo pregò di lasciare da parte il giornale e di dedicarsi ad un lavoro più consono al
la sua capacità. A tanto rifiuto ed a così saggio consiglio chiunque altro avrebbe ringraziato il Cav. C. C. A. Baldi, ma il sicario, che
al lavoro ha sempre preferito la vita parassitaria e ricattatrice, non piacque il suggerimento ed incominciò ad attaccarlo. Lo scritto
che riproduciamo è uno della serie.
Intanto, dopo un paio di anni, il sicario, dimenticando di aver chiamato il Cav. C. C. A. Boldi TJN GALEOTTO CHE MERITE
REBBE UN NUMERO AL BERRETTO A RIGHE E LA CATENA AL PIEDE; ignorando di averlo delinito UN AFFARISTA IL
LUSTRE, L'UOMO DALL'ANIMA TENEBROSA, il connazionale LOSCO ED APPROPRIATORE incomincia un tirocinio per riav
vicinarlo. Corre alla Banca di costui a fare proteste di stima al figlio V'ito; prega connazionali perchè chiedano per lui un posticino
all'Opinione e contemporaneamente va alla festa dei MACCHERONI e ne scrive bene; parla della Federazione e dice che a capo di es
sa vi sono SPICCATE PERSONALITÀ'. Ah, sicario maledetto: ladro di francobolli! Sono DESSI LE SPICCATE PERSONALITÀ', I
GALEOTTI CON IL BERRETTO A RIGHE E CON LA CATENA AI PIEDI?
Il Cav. C. C. A. Baldi, però, è volpe vecchia; si mostra cerimonioso col sicario e lo fa sperare. Ma dopo avergli fatto compiere l'at
to umiliante gli fa sapere che l'Opinione non ha bisogno di ricattatori, pardon, di articolisti e perciò era costretto rifiutare l'opera
mercenaria del diffamatore che di punto in bianco si trasforma da lil>ellista in cantore di apoteosi! Ed il Signor Vito, al quale qualcuno
ricordava gli attacchi del sicario al padre, rispondeva: E' COSI' CHE SI CONDANNA UN PERVERSO: LO SI UMILIA E POI GLI
SI DA' IL CALCIO.
Ma non è tutto. Nello scritto del 19 settembre 1914 il sicario chiama Giovanni A. Donato, ex redattore de La Voce del Popolo ed
in quel momento alla Direzione dell'Opinione, DIRETTORE TRAVET; oggi, invece, cioè nell'ultimo numero della cloaca, riportando
una risposta polemica contro Giuseppe Di Silvestro (senza però stampare quello che costui scriveva di Donato) lo definisce UNA E
ftlMIA EI) ONESTA FIGURA DI GIORNALISTA.
Dunque, sicario, era un DIRETTORE TRAVET Giovanni Donato o UNA ESIMIA ED ONESTA FIGURA DI GIORNALISTA?
Dicci, degenerato, eri tu un farabutto quando insultavi Donato o oggi che lo difendi?
Noi ti diamo un consiglio, sicario: mettiti su un vapore mercantile, legati al collo un grosso macigno e poi dall'alto mare get
tati a capofitto nell'Oceano. Se ti gettassi nel Delaware il fetore della tua carogna potrebbe appestarci. Ecco, intanto, i due documenti:
L'Opinione del Popolo del 19 Settembre 1914 Cloaca del ."» Maggio 1917.
Cicale, Grilli e Zagzare
Il Prof. Raffaele De Luca, già capitano di Stato Maggiore ed
insegnante nella Scuola Militare di Modena, ebbe la disgrazia, cin
que anni fa, di entrare nella redazione del loc»le quotidiano "L'Opi
nione", un giornale, sorto con i quattrini di tanti buoni e bravi
connazionali, che è finito poi, per virtù di un puro e semplice giuo
ihetto di bussolotti, di diventare di assoluta, indiscutibile, inappel
labile proprietà DI UN AFFARISTA ILLUSTRE che il patrio go
verno non volle e nè seppe risparmiare all'insulto atroce di un» ono
rificenza, nmbita e sollecitata ad opera di un bill pagato »l Bellevue
Strafford Hotel, in occasione dell» venuta a Filadelfia di una semi
Eccellenza avente a quell'epoca grande prestigio su tutte le sfere
facienti e regnanti per lungo e per largo i v»sti corridoi di Monte
citorio.
Il Prof. De Luca, persona coltissima e di mente equilibrai» sot
to ogni rapporto, trovandosi in America per i soliti deplorevoli
-cherzi che monna Fortuna sa furfantescamente preparare a tutti
quelli cui dovrebb'essere riservato un avvenire migliore, fu co
stretto, per necessità di vita, entrare nella redazione de "L'Opi
nione" e. sebben alla sua penna rimanessero, per condizione "sine
qua non" impost» d»l cavaliere proprietario, continuamente attac
cati il morso ed il bavaglio perchè egli avesse potuto dire tutto
ed interamente della efficienza e del valore della su» capacità di
scrittore serio e di giornalista equilibrato ed efficace, non tardò
però » rivelarsi tutto quello che realmente era: una coscienza ben
formata, una mente nutrita di forti studi e di vaste cognizioni.
Egli è rimasto per cinque anni consecutivi alla redazione de
'L'Opinione", pagato a s»lario di fame; per moltissimo tempo, per
chè, solo »11» redazione, fu costretto »d un lavoro improbo; amma
latosi seriamente, sentì il bisogno, per avere le cure dovute, ricove
tarsi in un ospedale della città: nessuno del personale dirigente de
"L'Opinione" pensò mai di chieder conto della sua salute; appen»
convalescente, ritornò al suo posto di lavoro; durante il tempo del
ti malattia (oltre due mesi) non gli venne pagato salario, nè elar
gito un sussidio qualsiasi. Seguitò a dare l'opera sua cosi come ave
va fatto sempre; il coraggioso Cav. C. C. A. Baldi. QUEGLI CHE
IN COLONIA MENA CONTINUO VANTO DI ESSERE L'AMICO
DEI BISOGNOSI. IL SALVATORE DEI SOFFERENTI, IL BE
NEFATTORE DEI SUOI CONNAZIONALI, lo fece licenziare
la settimana scorsa dal suo DIRETTORE "TRAVET" del giornale,
nell'istessa maniera come si possa licenziare un cane randagio cui
-i dette solamente l'incarico di consumare pochi ossi sfuggiti alla
rapacità del divoratore della carne, senza nemmeno il complimento
farisaico di quel tale avviso preventivo di un» o due settimane che
possano bastare ad un individuo per procacciarsi un'altra occupa
zione.
Se noi non conoscessimo CARMINE BALDI e non avessimo a
vuto, in tanti rincontri, l'occasione di SCANDAGLIARE L'ABIS
SO DELL'ANIMA SUA TENEBROSA, avremmo potuto in certo
modo meravigliarci del tiro birbone fatto al Prof. Raffaele De Luca
the non aveva proprio commesso alcun torto per meritarlo. DI
QUESTO E DI ALTRO ANCORA NOI FACCIAMO CAPACE
CARMINE BALDI, e se abbiamo sentito il bisogno di interessarci
di quest'altra azione brutta di cui solamente lui può essere sciente
mente capace, lo abbi»mo sentito più per gli altri che per noi, per
tutti quelli cioè che, per un» ragione o per l'altra o magari per par
tito determinatamente preso nell'interesse di cricche e di camerille
locali, non riescono ancora » persuadersi ed a trarre opportuno pro
fitto da CERTE VERITÀ' CHE NOI EI) ALTRI ANDIAMO PRO
CLAMANDO E ILLUSTRANDO DA QUALCHE TEMPO A QUE
STA PARTE ED AL SOLO, esclusivo scopo di additare alla nostra
collettività il punto precisi», l'ubicazione matematica di certe maga
gne, di certe piaghe cioè, che, producenti sempre m»i dolori atroci,
noi sentiamo il bisogno impellente di curare » dovere fino » rimuo
verle completamente.
II Prof. R»ff»ele De Luca, quegli che per ben cinque »nni. ma
lamente pagato e per nulla ben considerato, seppe rimanere I»
macchina mentalmente motrice del quotidiano "L'Opinione", non
meritava assolutamente di essere licenziato da "L'Opinione" per
un semplice o, forse LOSCO E INTRIGATO CALCOLO DELL'IN
DEBITO APPROPRIATORE DEL GIORNALE; egli era merite
vole di ben altri riguardi edi ben diverse considerazioni. Ad un
uomo dei precedenti e della cultura del Prof. De Lue», ad un gior
nalista del suo v»lore non va mai dato un licenziamento ingiustifi
cato ed intempestivo. Il Professor De Luca non è affatto giovane
perchè possa egli trovare oggi, dopo cinque anni di lavoro eccessivo
e mal retribuito prestato ne "L'Opinione", facilmente occupazione.
H» egli per giunt» un» famiglia d» sostenere, ed all'amarezza di la
sciarlo senza un soldo di stipendio o di sussidio durante la sua lun
ga malattia non si sarebbe mai dovuta aggiungere l'altra di un ina
spettato licenziamento.
Tutto questo ci sentiamo in dovere di dire per un collega che
può esserci anche maestro in tante e tante cose, e lo facciamo al so
lo intento di servire »d uno scatto legittimo e ad un atto di ribel
lione giustificatissiino dell'animo nostro.
L'impudente affarismo e la grande faccia tosta di certo nostro
elemento coloniale che. più che stare alla testa di negozi e aziende
per esrcitarvi la più incontrollabile delle egemonie, MERITEREB
BE UN NUMERO AL BERRETTO A RIGHE E LA CATENA
AL PIEDE, LA 'DOVE LA GIUSTIZIA DEGLI UOMINI SUOLE,
QUALCHE VOLTA. PER RIEMPIRE I VUOTI, MANDARE
SPESSE VOLTE I BUONI E (ÌLI INNOCENTI.
DON PROCOPIO.
Il peccato originale
Non c'è discorso che possa farsi in mezzo a noi, nei pubblici e
nei privati ritrovi, sia che potessimo avere occasione di parlare per
una festa o per un infausti» avvenimento, che non si abbia sempre
motivo o ragione di rispondere con le solite parole: "ma in Co
lonia non si è mai fatto nulla di buono, in Colonia non faremo mai
nulla, non conchiuderemo mai nulla." E se ne dicono ,e se ne e
spongono in mille guise, in mille forine, in tanti modi le ragioni, j
mentre non mancano di coloro che si abbandonano a dare consigli
e suggerimenti, atteggiandoci a medici pratici, a sanitari periti per
la cura dei mali e delle piaghe che si ha ragione di lamentare non so
lo, ma deplorare anche. Tutto finisce però col finire della festa, col ;
chiudersi della conversazione, col prendere commiato dal simposio
0 dal convegno, perchè, appena il giorno appresso e coincidendo l'oc
casione propizia nella quale si potrebbe fare qualche cosa di serio, j
1 primi a disinteressarsene completamente, i primi a volgere
bruscamente le spalle alla buona occasione sono appunto quelli che
l'avrebbero voluta per approfittarne nell'interesse della comunità.
Non crediamo vi possano essere, tra i nostri lettori, di quelli che
partano da un principio tutto o meno che differente dal nostro cir
ca il modo di così riferire intorno ad un vecchio vizio di ambiente
che a noi piace oggi di definire il "peccato originale" dei nostri)
maggiori coloni.
* * *
Troppe chiacchiere s'e abituati a fare; fatti però sempre pochi
o niente addirittura. Si manca spesso di iniziativa e si soffre la ma-1
latti» di peccare abitualmente nei tempii serenissimi di de» Coneor- i
di» e di santo Affiatamento. Non parliamo poi del vizio inveterato J
in noi di scoraggiarci o avvilirci reciprocamente in qualunque huo- ]
na proposta si potesse avere occasione di fare; e ciò avviene perchè j
ognuno vorrebbe la priorità per la propria; nessuno s'è mai sentito
chiamato in mezzo a noi ad esprimere un encomio, un incoraggia
mento, un plauso per 1» buon» opera dell'altro.
Errori più madornali di questi non crediamo si possano com
mettere a danno della nostr» comunità, giacché, a guisa di bacilli
insidiosissimi nel corpo di un ammalato, ne rodono l'esistenza della
compagine e ne impediscono lo sviluppo di ogni interesse collettivo.
Nè c'è chi possa cullarsi nella speranza che tanto terribile male
potesse rimaner combattuto, curato e vinto entro un periodo di tenir
po più o meno breve, perchè I» cura non ne è stata ancora intrapre
sa. Determinare il tempo, si» anche approssimativamente, in cui
una data cosa potrebbe accadere, in cui un dato avvenimento po
trebbe verificarsi, significherebbe affermare l'assurdo e non vor
rebbe dire che pretesa di poter sollevare un macigno senza un punto
d'appoggio per 1» leva necessaria per sollevarlo.
Oh quante volte abbiamo scritto intorno a tanti» male; oh quan
te volte ci siamo accorti, mentre scrivevamo, che non avremmo se
non fatto opera vana chissà pei- quanti anni ancora!
Torniamo a scriverne di nuovo, ma questa volto meno sfidu
ciati, meno pessimisti d'un tempo. Non si creda e ritenga peraltro
che la fiducia che abbiamo che si vada presto a conchiudere qual
che cos<a sia grande o molta. Ve n'è appen» un po', e dio facci» che j
ci si conservi per molto tempo, giacché noi conosciamo come sono j
furiosi ed improvvisi i venti che sogliono spirare nelle zone imper
vie di una colonia; potremmo anche perderla da un momento al
l'altra, senza però riportarne stupore o meravigli» alcun». Sof- j
friamo il vizio dell'abitudine noi
Torniamo a scrivere meno sfiduciati d'un» volta, diciamo, per- j
chè c'è d»to not»re come, non ostante mille cose in contrario, qual
che buona istituzione coloniale compie da tempo 1» missione sposa
tasi nell'interesse della Coloni».
V'è, per esempio, la Federazione Italiana, e vi sono pure la So
cietà per gl'lmmigranti ele scuole italiano-inglesi; LA PRIMA
CON A CAPO DELLE SPICCATE PERSONALITÀ' COLONIALI,
LE SECONDE SOTTO LA DIREZIONE DIRETTA DEI PADRI
AGOSTINIANI DELLA CHIESA DEL BUON CONSIGLIO.
Quanti e qu»li benefici i nostri coloni ritraggono d» queste tre
grandi istituzioni non c'è bisogno ricordarlo ora; lo si è detto in
mille riscontri. Quello che alla Colonia non cesseremo mai di racco
mandare è che le »ppoggi, con i fatti e non con le parole, ogni
qual volta l'occasione si presenti propizia per poterlo fare. L'azione
rimarrà sempre meritoria, anche se con povero contributo, ed i be
nefici ne saranno immensi a beneficio della nostra massa in gene
rale.
Chi può fare e non si muove, chi può dare e non dà non h» di
ritto al nome di buon italiano. non avrebbe alcun» ragione di entra
re e venire in mezzo a noi se non in poche circostanze, in determi
nate circostanze e solo per sentirsi dire sul muso: »nd»te al dia
volo!
LE FIGÌJRE PAPAVERICHE NON CI SERVONO, DEGLI
EGOISTI E DEGLI IPOCRITI NE ABBIAMO PIENE LE TA
SCHE; IN COLONIA SI HA BISOGNO DI UOMINI, SOLO DI
UOMINI, DI VERI UOMINI.
LA RASSEGNA.
LA RAGIONE
Voci di protesta per i sicarii
E D! SOLIDARIETÀ" PER I GALANTUOMINI
La Loggia "Italia No. 77" del
l'Ordine Figli d'ltalia, nella sua
seduta ordinaria del 15 maggio,
associandosi alle altre Consorelle
|di Philadelphia, e dintorni, deli
-1 tel ava una vibrata protesta con
tro un foglio mercenario, asser
vito ad una cricca di candidati al
fallimento e di strozzini, il
liliale, in una lettera aperta al
Supremo Concilio dell'Ordine Fi
gli d'ltalia .tentava intaccare l'o
nesta del Grande Venerabile del
lìi Pennsylvania. Solennemente
dichiariamo che Giuseppe Di Sil
vestro è degno in tutto della ca
rica che riveste e la sua figura è
sacra e cara a tutti gli affiliati
dell'Ordine, i quali ebbero mille
prove della sua onestà e della sua
energia spesa in ogni tempo al- !
l'incremento della Grande Fami
glia.
Plaudiva infine al dignitoso j
comunicato del Concilio Supre-1
mo. riaffermante pubblicamente
al Di Silvestro tutta la sua stima
e fiducia, con l'incoraggiamento
di sempre più perseverare nfclja
sua apprezzata opera di bene a
vantaggio della Istituzione.
Il Segretario Archivista
M. Leone
♦ *
Phila., Pa., 23 Magg. 1917
Egregio Direttore de
"La Ragione"
Nella seduta del 22 coir. l'As
semblea della Società Italiana di
M. S. l'lndipendente Americo
Vespucci votava un voto di fidu
cia e simpatia ai Fratelli Giusep- !
pe e Giovanni Di Silvestro, stig
matizzando le volgari e false ac
cuse mosse contro di essi da un
giornale locale, che nella risorta
vita, ha mostrato sempre di più j
la sua malvagia indole, e il suo ;
abbietto sistema, di falsificare '
fatti e di denigrare uomini e co
se.
Nel pregarvi a dare corso nel |
vostro giornale alla presente co- \
municazione, abbiatevi i ringra
ziamenti miei e della Società che
rappresento.
Il Presidente
Benedetto Oro
❖ * *
Loggia "Altavilla Ir pina" N. 215)
Phila., Lo Giugno 1917'
In seduta ordinaria del 27 :
Maggio u. s., l'assemblea deliberò |
un voto di fiducia per il nostro
Grande Venerabile ed un voto di
disprezzo per i suoi nemici, che
lo insultano ingiustamente.
Abbiamo alta stima per il
Grande Venerabile, come persona
privata e come Ufficiale dell'Or
dine.
S. lannuntuoni
Segr. Archivista
* * *
Loggia I'asq. Kalinardi N. 166
Phila., 21 Maggio 1917
Mi pregio notificarle che la
Loggia Pasquale Salinardi N.
166, nella sua ultima seduta or
dinaria ad unanimità protestava
energicamente, contro quel gior
nale "ossia quel foglio di carta
inservibile" chiamato la Cloaca,
mantenuto da persone indegne di
chiamarsi italiani- (essendo essi
austriaci e germanesi) per es
sersi permesso di pubblicare del
le calunnie contro i capi dell'Or
dine Figli d'ltalia e l'intero Or
dine.
Noi della Salinardi, come tut
ti gli altri fratelli delle Consorel
le, non crediamo alle chiacchiere
della Cloaca, e, al Grande Vene
rabile diamo tutto il nostro ap
poggio e siamo anche pronti a
gridare sul viso alle persone che
vogliono insultarlo : Quel che sie
te stati, che siete e che sarete
voi, chiamate gli altri !
Per il Venerabile
Giuseppe Stabile, Segr. Arch.
2902 Reed Street
* * *
Loggia Santo Stefano di Ca
inastra, No. 29
Reading, Pa., 4 Giugno 1917
Mi pregio comunicarle con pre
ghiera di trasmettere la presente
per essere pubblicata nel Bollet
tino ufficiale dell'Ordine:
Nell'ultima riunione di mag
gio, tenuta da questa Loggia,
l'Assemblea deliberava ad unani
mità, che in conseguenza di una
campagna deplorevolissima, ini
ziata contro il nostro Grande Ve
nerabile Giuseppe Di Silvestro,
di affermare che questi è assai
a noi caro, perchè ha saputo ac
quistarsi il diritto alla nostra l ieo
noscenza, per la sua rettitudine
insuperabile, per avere dato tut
te le sue forze, energie e sè stesso
a prò' del nostro benemerito Or
dine. Siamo orgogliosi del nostro
Grande Venerabile Giuseppe Di
Silvestro. Per tanto questa Log
gia Santo Stefano di Camastra
No. 29, ad istanza del fratello
Antonino Zaffiro, a cui fece eco
Matteo Alberti, ha deliberato ad
unanimità un voto di fiducia al
| nostro Grande Venerabile, pro
testando energicamente contro
coloro che hanno osato e osano
indegnamente fare tali attacchi
contro il nostro Glande Venera
bile Giuseppe Di Silvestro. Que
sti, per la sua dignità e correttez
za ha ben saputo fare, sa fare,
saprà fare ed avrà sempre fron
te alta su tutto quanto gli corf
i cerne, da vero e degno figlio d'l
talia, ciò che non può dirsi di ta
luni altri. Noi non possiamo sta
re impassibili contro gli attac
chi dei codardi.
Il nostro Grande Venerabile
merita il rispetto e la fiducia di
| tutti quanti lo conoscono e che
J sanno il suo operato. I nostri cuo
ì ri frementi sono rivolti verso il
| nostro Rispettabile Grande Ve
' nerabile Giuseppe Di Silvestro e
i accusiamo di tracotanza i suoi
j nemici.
I Paolo Alberti, Ven.
613 Laurei Street
Salv. Ciof;iio, Segr. Arch.
278 S. 9th St.
* * «
La Loggia Amordi Patria,
1 No. 577 nella sua seduta del 27
dello scorso maggio deliberava,
(e il deliberato ci veniva comuni
cato dal Segretario Camiiio Ca
ruso) una energica protesta ai
, l'indirizzo, egli dice, di quella
[ gente che tiene le mani insozza
! te delle truffe in danno dei no
! stri immigranti, alludendo ai
j banchisti, ed ora vorrebbe la
! varsele con gli attacchi al nostro
| Grande Venerabile che è il vero
| Cavaliere della umanità.
* « *
Reading, Pa., June 4th 1917.
Affano Viglione,
Non ho risposto alla tua car
! tolina perchè credevo poter fare
!da un giorno all'altro una scap
: patina costì ; e per farti una sor
presa non volevo tenerti avvisa
! to.
Intanto siccome per ora gli af
; fari non me lo consentono, mi
decido a scriverti e nel contem
po provvisoriamente ti unisco
Due Dollari che sarai cortese in
comodarti di versare all'ammini
strazione del giornale "La Ra
gione.
Pregoti farti interprete, pres
i so tutti i collaboratori dell'enco
j miabile settimanale, della mia
simpatia e solidarietà con loro
| che sanno così bene e con fran
chezza mettere alla gogna quei
rinnegati che cercano di offusca-
I re la nostra santa istituzione che
I è quella dell'Ordine Figli d'lta
lia in America, e che per questo
son divenuti pari alle spie, ai fi-
I gli di nessuno, ai diffamatori si
! stematici, e altro non fanno che
! latrare come cani famelici che
mordono alle calcagna.
Saluti fraterni,
Antonio Zaffiro.
| Uniontown ,Pa., 4 giugno 1917
Carissimo amico,
Unito alla presente vi rimetto
i un check di $15.60 per il giorna
i letto "La Ragione". Benché mi
j sera la suddetta somma, spero
| vorrete accettarla con piacere.
; Essa va così ripartita: SB.IO li
raccolsi fra i fratelli nella seduta
| e gli altri $7.60 furono versati
■ dai sottoscritti fratelli, i quali
desiderano il giornaletto ai sot
tonotati indirizzi: V. D'Auria, U
niontovvn $1; G. Bar barisi, 14 E.
Main St. Uniontown $1 ; P.
D'Auria Uniontown $1 ; M. lan
niello 4 Dulnap St. Uniontown
50; G. Capone 88 S. Gallatili A
i venue Uniontown 50; C. D'Urso
Grand St. Uniontown 50; C.
i Francescone, Box 86 Lock N. 4
50; Giuseppe Inpiccini, Box 41
j New Salem, Pa. 50; Silvio Can
! talamessa 148 N. Gallatin Ave.
Uniontown 50; M. Golderisi,
' Black Stone Bldg. Uniontown
' 50; Donato Papa, Box 52 Union
town 50 ; M. Papa, Box 52 Union
town 50; Totale $15.60.
Veramente avrei dovuto fare
I di più, ma la mancanza di tempo,
!melo ha impedito. Mi auguro
! che questo nuovo giornaletto sia
un vero successo per la difesa
dell'Ordine, come pure sia di di
fesa per i nostri grandi Ufficiali,
| e specialmente per il nostro caro
\ Grande Venerabile che nulla tra
i scura per il benessere dell'Ordi
ne.
Non è giusto quindi lasciarlo
II in pasto alla critica degli spioni
austriaci.
1 1 Avanti sempre "Ragione" per
!la difesa di onesti lavoratori e
per la dispersione della canaglia.
Avanti, sempre avanti, ed augu
rii di splendido trionfo.
Termino col salutare tutti i
componenti dell'amministrazione
e da parte mia dò a voi un caro e
i sincero saluto emi dico vostro
• dev.mo D'Auria Vincenzino.
' P. S. Ho ricevuto tutti i nu-
I meri della Ragione che mi avete
I spedito. Saluti.
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