Le metamorfosi del sicario Il pubblico conosce molto da vicino il sicario che, per una mangiata di fave, aggredisce il galantuomo che gli fu prodigo di aiuti e di consigli ed elogia il banchista candidato al fallimento di cui ieri cantò vita e miracoli. Ciò nondimeno, non crediamo superfluo sot toporre all'attenzione dei connazionali certi documenti che essi avranno potuto dimenticare per stigmatizzare ancora una volta le cri minali gesta dell'animale più pervèrso, più immondo che abbia fino ad oggi infestate le colonie italiane di America. Qui appresso riproduciamo due documenti denotanti la indipendenza di carattere e la correttezza di coscienza del sicario: il primo, uno scritto diffamatorio pubblicato sull'Opinione del Popolo del 19 Settembre 1914, contro il Cav. C. C. A. Baldi; il secondo, un articolo di elogio apparso nella Cloaca del .1 Maggio 1917 per la Federazione delle Società Italiane della quale è presidente il Cav. C. C. A. Baldi e per la Società per gl'lmmigranti in compenso, forse, quest'ultimo, dei 50 dollari che Padre Terlizzi ha contribuito per da re alla Colonia di l'hiladelphia un foglio perverso. Quando, tre anni fa, il sicario si accingeva, per la 5.a o 6.a volta, a dar vita, con il denaro dei banchisti e della dote della se conda moglie, ad un giornale ricatto, si recò dal Cav. C. C. A. Baldi per ottenere la reclame della sua ditta. Costui, rifiutandoci di ac cedere alla richiesta e conoscendone l'animo pravo, lo pregò di lasciare da parte il giornale e di dedicarsi ad un lavoro più consono al la sua capacità. A tanto rifiuto ed a così saggio consiglio chiunque altro avrebbe ringraziato il Cav. C. C. A. Baldi, ma il sicario, che al lavoro ha sempre preferito la vita parassitaria e ricattatrice, non piacque il suggerimento ed incominciò ad attaccarlo. Lo scritto che riproduciamo è uno della serie. Intanto, dopo un paio di anni, il sicario, dimenticando di aver chiamato il Cav. C. C. A. Boldi TJN GALEOTTO CHE MERITE REBBE UN NUMERO AL BERRETTO A RIGHE E LA CATENA AL PIEDE; ignorando di averlo delinito UN AFFARISTA IL LUSTRE, L'UOMO DALL'ANIMA TENEBROSA, il connazionale LOSCO ED APPROPRIATORE incomincia un tirocinio per riav vicinarlo. Corre alla Banca di costui a fare proteste di stima al figlio V'ito; prega connazionali perchè chiedano per lui un posticino all'Opinione e contemporaneamente va alla festa dei MACCHERONI e ne scrive bene; parla della Federazione e dice che a capo di es sa vi sono SPICCATE PERSONALITÀ'. Ah, sicario maledetto: ladro di francobolli! Sono DESSI LE SPICCATE PERSONALITÀ', I GALEOTTI CON IL BERRETTO A RIGHE E CON LA CATENA AI PIEDI? Il Cav. C. C. A. Baldi, però, è volpe vecchia; si mostra cerimonioso col sicario e lo fa sperare. Ma dopo avergli fatto compiere l'at to umiliante gli fa sapere che l'Opinione non ha bisogno di ricattatori, pardon, di articolisti e perciò era costretto rifiutare l'opera mercenaria del diffamatore che di punto in bianco si trasforma da lil>ellista in cantore di apoteosi! Ed il Signor Vito, al quale qualcuno ricordava gli attacchi del sicario al padre, rispondeva: E' COSI' CHE SI CONDANNA UN PERVERSO: LO SI UMILIA E POI GLI SI DA' IL CALCIO. Ma non è tutto. Nello scritto del 19 settembre 1914 il sicario chiama Giovanni A. Donato, ex redattore de La Voce del Popolo ed in quel momento alla Direzione dell'Opinione, DIRETTORE TRAVET; oggi, invece, cioè nell'ultimo numero della cloaca, riportando una risposta polemica contro Giuseppe Di Silvestro (senza però stampare quello che costui scriveva di Donato) lo definisce UNA E ftlMIA EI) ONESTA FIGURA DI GIORNALISTA. Dunque, sicario, era un DIRETTORE TRAVET Giovanni Donato o UNA ESIMIA ED ONESTA FIGURA DI GIORNALISTA? Dicci, degenerato, eri tu un farabutto quando insultavi Donato o oggi che lo difendi? Noi ti diamo un consiglio, sicario: mettiti su un vapore mercantile, legati al collo un grosso macigno e poi dall'alto mare get tati a capofitto nell'Oceano. Se ti gettassi nel Delaware il fetore della tua carogna potrebbe appestarci. Ecco, intanto, i due documenti: L'Opinione del Popolo del 19 Settembre 1914 Cloaca del ."» Maggio 1917. Cicale, Grilli e Zagzare Il Prof. Raffaele De Luca, già capitano di Stato Maggiore ed insegnante nella Scuola Militare di Modena, ebbe la disgrazia, cin que anni fa, di entrare nella redazione del loc»le quotidiano "L'Opi nione", un giornale, sorto con i quattrini di tanti buoni e bravi connazionali, che è finito poi, per virtù di un puro e semplice giuo ihetto di bussolotti, di diventare di assoluta, indiscutibile, inappel labile proprietà DI UN AFFARISTA ILLUSTRE che il patrio go verno non volle e nè seppe risparmiare all'insulto atroce di un» ono rificenza, nmbita e sollecitata ad opera di un bill pagato »l Bellevue Strafford Hotel, in occasione dell» venuta a Filadelfia di una semi Eccellenza avente a quell'epoca grande prestigio su tutte le sfere facienti e regnanti per lungo e per largo i v»sti corridoi di Monte citorio. Il Prof. De Luca, persona coltissima e di mente equilibrai» sot to ogni rapporto, trovandosi in America per i soliti deplorevoli -cherzi che monna Fortuna sa furfantescamente preparare a tutti quelli cui dovrebb'essere riservato un avvenire migliore, fu co stretto, per necessità di vita, entrare nella redazione de "L'Opi nione" e. sebben alla sua penna rimanessero, per condizione "sine qua non" impost» d»l cavaliere proprietario, continuamente attac cati il morso ed il bavaglio perchè egli avesse potuto dire tutto ed interamente della efficienza e del valore della su» capacità di scrittore serio e di giornalista equilibrato ed efficace, non tardò però » rivelarsi tutto quello che realmente era: una coscienza ben formata, una mente nutrita di forti studi e di vaste cognizioni. Egli è rimasto per cinque anni consecutivi alla redazione de 'L'Opinione", pagato a s»lario di fame; per moltissimo tempo, per chè, solo »11» redazione, fu costretto »d un lavoro improbo; amma latosi seriamente, sentì il bisogno, per avere le cure dovute, ricove tarsi in un ospedale della città: nessuno del personale dirigente de "L'Opinione" pensò mai di chieder conto della sua salute; appen» convalescente, ritornò al suo posto di lavoro; durante il tempo del ti malattia (oltre due mesi) non gli venne pagato salario, nè elar gito un sussidio qualsiasi. Seguitò a dare l'opera sua cosi come ave va fatto sempre; il coraggioso Cav. C. C. A. Baldi. QUEGLI CHE IN COLONIA MENA CONTINUO VANTO DI ESSERE L'AMICO DEI BISOGNOSI. IL SALVATORE DEI SOFFERENTI, IL BE NEFATTORE DEI SUOI CONNAZIONALI, lo fece licenziare la settimana scorsa dal suo DIRETTORE "TRAVET" del giornale, nell'istessa maniera come si possa licenziare un cane randagio cui -i dette solamente l'incarico di consumare pochi ossi sfuggiti alla rapacità del divoratore della carne, senza nemmeno il complimento farisaico di quel tale avviso preventivo di un» o due settimane che possano bastare ad un individuo per procacciarsi un'altra occupa zione. Se noi non conoscessimo CARMINE BALDI e non avessimo a vuto, in tanti rincontri, l'occasione di SCANDAGLIARE L'ABIS SO DELL'ANIMA SUA TENEBROSA, avremmo potuto in certo modo meravigliarci del tiro birbone fatto al Prof. Raffaele De Luca the non aveva proprio commesso alcun torto per meritarlo. DI QUESTO E DI ALTRO ANCORA NOI FACCIAMO CAPACE CARMINE BALDI, e se abbiamo sentito il bisogno di interessarci di quest'altra azione brutta di cui solamente lui può essere sciente mente capace, lo abbi»mo sentito più per gli altri che per noi, per tutti quelli cioè che, per un» ragione o per l'altra o magari per par tito determinatamente preso nell'interesse di cricche e di camerille locali, non riescono ancora » persuadersi ed a trarre opportuno pro fitto da CERTE VERITÀ' CHE NOI EI) ALTRI ANDIAMO PRO CLAMANDO E ILLUSTRANDO DA QUALCHE TEMPO A QUE STA PARTE ED AL SOLO, esclusivo scopo di additare alla nostra collettività il punto precisi», l'ubicazione matematica di certe maga gne, di certe piaghe cioè, che, producenti sempre m»i dolori atroci, noi sentiamo il bisogno impellente di curare » dovere fino » rimuo verle completamente. II Prof. R»ff»ele De Luca, quegli che per ben cinque »nni. ma lamente pagato e per nulla ben considerato, seppe rimanere I» macchina mentalmente motrice del quotidiano "L'Opinione", non meritava assolutamente di essere licenziato da "L'Opinione" per un semplice o, forse LOSCO E INTRIGATO CALCOLO DELL'IN DEBITO APPROPRIATORE DEL GIORNALE; egli era merite vole di ben altri riguardi edi ben diverse considerazioni. Ad un uomo dei precedenti e della cultura del Prof. De Lue», ad un gior nalista del suo v»lore non va mai dato un licenziamento ingiustifi cato ed intempestivo. Il Professor De Luca non è affatto giovane perchè possa egli trovare oggi, dopo cinque anni di lavoro eccessivo e mal retribuito prestato ne "L'Opinione", facilmente occupazione. H» egli per giunt» un» famiglia d» sostenere, ed all'amarezza di la sciarlo senza un soldo di stipendio o di sussidio durante la sua lun ga malattia non si sarebbe mai dovuta aggiungere l'altra di un ina spettato licenziamento. Tutto questo ci sentiamo in dovere di dire per un collega che può esserci anche maestro in tante e tante cose, e lo facciamo al so lo intento di servire »d uno scatto legittimo e ad un atto di ribel lione giustificatissiino dell'animo nostro. L'impudente affarismo e la grande faccia tosta di certo nostro elemento coloniale che. più che stare alla testa di negozi e aziende per esrcitarvi la più incontrollabile delle egemonie, MERITEREB BE UN NUMERO AL BERRETTO A RIGHE E LA CATENA AL PIEDE, LA 'DOVE LA GIUSTIZIA DEGLI UOMINI SUOLE, QUALCHE VOLTA. PER RIEMPIRE I VUOTI, MANDARE SPESSE VOLTE I BUONI E (ÌLI INNOCENTI. DON PROCOPIO. Il peccato originale Non c'è discorso che possa farsi in mezzo a noi, nei pubblici e nei privati ritrovi, sia che potessimo avere occasione di parlare per una festa o per un infausti» avvenimento, che non si abbia sempre motivo o ragione di rispondere con le solite parole: "ma in Co lonia non si è mai fatto nulla di buono, in Colonia non faremo mai nulla, non conchiuderemo mai nulla." E se ne dicono ,e se ne e spongono in mille guise, in mille forine, in tanti modi le ragioni, j mentre non mancano di coloro che si abbandonano a dare consigli e suggerimenti, atteggiandoci a medici pratici, a sanitari periti per la cura dei mali e delle piaghe che si ha ragione di lamentare non so lo, ma deplorare anche. Tutto finisce però col finire della festa, col ; chiudersi della conversazione, col prendere commiato dal simposio 0 dal convegno, perchè, appena il giorno appresso e coincidendo l'oc casione propizia nella quale si potrebbe fare qualche cosa di serio, j 1 primi a disinteressarsene completamente, i primi a volgere bruscamente le spalle alla buona occasione sono appunto quelli che l'avrebbero voluta per approfittarne nell'interesse della comunità. Non crediamo vi possano essere, tra i nostri lettori, di quelli che partano da un principio tutto o meno che differente dal nostro cir ca il modo di così riferire intorno ad un vecchio vizio di ambiente che a noi piace oggi di definire il "peccato originale" dei nostri) maggiori coloni. * * * Troppe chiacchiere s'e abituati a fare; fatti però sempre pochi o niente addirittura. Si manca spesso di iniziativa e si soffre la ma-1 latti» di peccare abitualmente nei tempii serenissimi di de» Coneor- i di» e di santo Affiatamento. Non parliamo poi del vizio inveterato J in noi di scoraggiarci o avvilirci reciprocamente in qualunque huo- ] na proposta si potesse avere occasione di fare; e ciò avviene perchè j ognuno vorrebbe la priorità per la propria; nessuno s'è mai sentito chiamato in mezzo a noi ad esprimere un encomio, un incoraggia mento, un plauso per 1» buon» opera dell'altro. Errori più madornali di questi non crediamo si possano com mettere a danno della nostr» comunità, giacché, a guisa di bacilli insidiosissimi nel corpo di un ammalato, ne rodono l'esistenza della compagine e ne impediscono lo sviluppo di ogni interesse collettivo. Nè c'è chi possa cullarsi nella speranza che tanto terribile male potesse rimaner combattuto, curato e vinto entro un periodo di tenir po più o meno breve, perchè I» cura non ne è stata ancora intrapre sa. Determinare il tempo, si» anche approssimativamente, in cui una data cosa potrebbe accadere, in cui un dato avvenimento po trebbe verificarsi, significherebbe affermare l'assurdo e non vor rebbe dire che pretesa di poter sollevare un macigno senza un punto d'appoggio per 1» leva necessaria per sollevarlo. Oh quante volte abbiamo scritto intorno a tanti» male; oh quan te volte ci siamo accorti, mentre scrivevamo, che non avremmo se non fatto opera vana chissà pei- quanti anni ancora! Torniamo a scriverne di nuovo, ma questa volto meno sfidu ciati, meno pessimisti d'un tempo. Non si creda e ritenga peraltro che la fiducia che abbiamo che si vada presto a conchiudere qual che cos<a sia grande o molta. Ve n'è appen» un po', e dio facci» che j ci si conservi per molto tempo, giacché noi conosciamo come sono j furiosi ed improvvisi i venti che sogliono spirare nelle zone imper vie di una colonia; potremmo anche perderla da un momento al l'altra, senza però riportarne stupore o meravigli» alcun». Sof- j friamo il vizio dell'abitudine noi Torniamo a scrivere meno sfiduciati d'un» volta, diciamo, per- j chè c'è d»to not»re come, non ostante mille cose in contrario, qual che buona istituzione coloniale compie da tempo 1» missione sposa tasi nell'interesse della Coloni». V'è, per esempio, la Federazione Italiana, e vi sono pure la So cietà per gl'lmmigranti ele scuole italiano-inglesi; LA PRIMA CON A CAPO DELLE SPICCATE PERSONALITÀ' COLONIALI, LE SECONDE SOTTO LA DIREZIONE DIRETTA DEI PADRI AGOSTINIANI DELLA CHIESA DEL BUON CONSIGLIO. Quanti e qu»li benefici i nostri coloni ritraggono d» queste tre grandi istituzioni non c'è bisogno ricordarlo ora; lo si è detto in mille riscontri. Quello che alla Colonia non cesseremo mai di racco mandare è che le »ppoggi, con i fatti e non con le parole, ogni qual volta l'occasione si presenti propizia per poterlo fare. L'azione rimarrà sempre meritoria, anche se con povero contributo, ed i be nefici ne saranno immensi a beneficio della nostra massa in gene rale. Chi può fare e non si muove, chi può dare e non dà non h» di ritto al nome di buon italiano. non avrebbe alcun» ragione di entra re e venire in mezzo a noi se non in poche circostanze, in determi nate circostanze e solo per sentirsi dire sul muso: »nd»te al dia volo! LE FIGÌJRE PAPAVERICHE NON CI SERVONO, DEGLI EGOISTI E DEGLI IPOCRITI NE ABBIAMO PIENE LE TA SCHE; IN COLONIA SI HA BISOGNO DI UOMINI, SOLO DI UOMINI, DI VERI UOMINI. LA RASSEGNA. LA RAGIONE Voci di protesta per i sicarii E D! SOLIDARIETÀ" PER I GALANTUOMINI La Loggia "Italia No. 77" del l'Ordine Figli d'ltalia, nella sua seduta ordinaria del 15 maggio, associandosi alle altre Consorelle |di Philadelphia, e dintorni, deli -1 tel ava una vibrata protesta con tro un foglio mercenario, asser vito ad una cricca di candidati al fallimento e di strozzini, il liliale, in una lettera aperta al Supremo Concilio dell'Ordine Fi gli d'ltalia .tentava intaccare l'o nesta del Grande Venerabile del lìi Pennsylvania. Solennemente dichiariamo che Giuseppe Di Sil vestro è degno in tutto della ca rica che riveste e la sua figura è sacra e cara a tutti gli affiliati dell'Ordine, i quali ebbero mille prove della sua onestà e della sua energia spesa in ogni tempo al- ! l'incremento della Grande Fami glia. Plaudiva infine al dignitoso j comunicato del Concilio Supre-1 mo. riaffermante pubblicamente al Di Silvestro tutta la sua stima e fiducia, con l'incoraggiamento di sempre più perseverare nfclja sua apprezzata opera di bene a vantaggio della Istituzione. Il Segretario Archivista M. Leone ♦ * Phila., Pa., 23 Magg. 1917 Egregio Direttore de "La Ragione" Nella seduta del 22 coir. l'As semblea della Società Italiana di M. S. l'lndipendente Americo Vespucci votava un voto di fidu cia e simpatia ai Fratelli Giusep- ! pe e Giovanni Di Silvestro, stig matizzando le volgari e false ac cuse mosse contro di essi da un giornale locale, che nella risorta vita, ha mostrato sempre di più j la sua malvagia indole, e il suo ; abbietto sistema, di falsificare ' fatti e di denigrare uomini e co se. Nel pregarvi a dare corso nel | vostro giornale alla presente co- \ municazione, abbiatevi i ringra ziamenti miei e della Società che rappresento. Il Presidente Benedetto Oro ❖ * * Loggia "Altavilla Ir pina" N. 215) Phila., Lo Giugno 1917' In seduta ordinaria del 27 : Maggio u. s., l'assemblea deliberò | un voto di fiducia per il nostro Grande Venerabile ed un voto di disprezzo per i suoi nemici, che lo insultano ingiustamente. Abbiamo alta stima per il Grande Venerabile, come persona privata e come Ufficiale dell'Or dine. S. lannuntuoni Segr. Archivista * * * Loggia I'asq. Kalinardi N. 166 Phila., 21 Maggio 1917 Mi pregio notificarle che la Loggia Pasquale Salinardi N. 166, nella sua ultima seduta or dinaria ad unanimità protestava energicamente, contro quel gior nale "ossia quel foglio di carta inservibile" chiamato la Cloaca, mantenuto da persone indegne di chiamarsi italiani- (essendo essi austriaci e germanesi) per es sersi permesso di pubblicare del le calunnie contro i capi dell'Or dine Figli d'ltalia e l'intero Or dine. Noi della Salinardi, come tut ti gli altri fratelli delle Consorel le, non crediamo alle chiacchiere della Cloaca, e, al Grande Vene rabile diamo tutto il nostro ap poggio e siamo anche pronti a gridare sul viso alle persone che vogliono insultarlo : Quel che sie te stati, che siete e che sarete voi, chiamate gli altri ! Per il Venerabile Giuseppe Stabile, Segr. Arch. 2902 Reed Street * * * Loggia Santo Stefano di Ca inastra, No. 29 Reading, Pa., 4 Giugno 1917 Mi pregio comunicarle con pre ghiera di trasmettere la presente per essere pubblicata nel Bollet tino ufficiale dell'Ordine: Nell'ultima riunione di mag gio, tenuta da questa Loggia, l'Assemblea deliberava ad unani mità, che in conseguenza di una campagna deplorevolissima, ini ziata contro il nostro Grande Ve nerabile Giuseppe Di Silvestro, di affermare che questi è assai a noi caro, perchè ha saputo ac quistarsi il diritto alla nostra l ieo noscenza, per la sua rettitudine insuperabile, per avere dato tut te le sue forze, energie e sè stesso a prò' del nostro benemerito Or dine. Siamo orgogliosi del nostro Grande Venerabile Giuseppe Di Silvestro. Per tanto questa Log gia Santo Stefano di Camastra No. 29, ad istanza del fratello Antonino Zaffiro, a cui fece eco Matteo Alberti, ha deliberato ad unanimità un voto di fiducia al | nostro Grande Venerabile, pro testando energicamente contro coloro che hanno osato e osano indegnamente fare tali attacchi contro il nostro Glande Venera bile Giuseppe Di Silvestro. Que sti, per la sua dignità e correttez za ha ben saputo fare, sa fare, saprà fare ed avrà sempre fron te alta su tutto quanto gli corf i cerne, da vero e degno figlio d'l talia, ciò che non può dirsi di ta luni altri. Noi non possiamo sta re impassibili contro gli attac chi dei codardi. Il nostro Grande Venerabile merita il rispetto e la fiducia di | tutti quanti lo conoscono e che J sanno il suo operato. I nostri cuo ì ri frementi sono rivolti verso il | nostro Rispettabile Grande Ve ' nerabile Giuseppe Di Silvestro e i accusiamo di tracotanza i suoi j nemici. I Paolo Alberti, Ven. 613 Laurei Street Salv. Ciof;iio, Segr. Arch. 278 S. 9th St. * * « La Loggia Amordi Patria, 1 No. 577 nella sua seduta del 27 dello scorso maggio deliberava, (e il deliberato ci veniva comuni cato dal Segretario Camiiio Ca ruso) una energica protesta ai , l'indirizzo, egli dice, di quella [ gente che tiene le mani insozza ! te delle truffe in danno dei no ! stri immigranti, alludendo ai j banchisti, ed ora vorrebbe la ! varsele con gli attacchi al nostro | Grande Venerabile che è il vero | Cavaliere della umanità. * « * Reading, Pa., June 4th 1917. Affano Viglione, Non ho risposto alla tua car ! tolina perchè credevo poter fare !da un giorno all'altro una scap : patina costì ; e per farti una sor presa non volevo tenerti avvisa ! to. Intanto siccome per ora gli af ; fari non me lo consentono, mi decido a scriverti e nel contem po provvisoriamente ti unisco Due Dollari che sarai cortese in comodarti di versare all'ammini strazione del giornale "La Ra gione. Pregoti farti interprete, pres i so tutti i collaboratori dell'enco j miabile settimanale, della mia simpatia e solidarietà con loro | che sanno così bene e con fran chezza mettere alla gogna quei rinnegati che cercano di offusca- I re la nostra santa istituzione che I è quella dell'Ordine Figli d'lta lia in America, e che per questo son divenuti pari alle spie, ai fi- I gli di nessuno, ai diffamatori si ! stematici, e altro non fanno che ! latrare come cani famelici che mordono alle calcagna. Saluti fraterni, Antonio Zaffiro. | Uniontown ,Pa., 4 giugno 1917 Carissimo amico, Unito alla presente vi rimetto i un check di $15.60 per il giorna i letto "La Ragione". Benché mi j sera la suddetta somma, spero | vorrete accettarla con piacere. ; Essa va così ripartita: SB.IO li raccolsi fra i fratelli nella seduta | e gli altri $7.60 furono versati ■ dai sottoscritti fratelli, i quali desiderano il giornaletto ai sot tonotati indirizzi: V. D'Auria, U niontovvn $1; G. Bar barisi, 14 E. Main St. Uniontown $1 ; P. D'Auria Uniontown $1 ; M. lan niello 4 Dulnap St. Uniontown 50; G. Capone 88 S. Gallatili A i venue Uniontown 50; C. D'Urso Grand St. Uniontown 50; C. i Francescone, Box 86 Lock N. 4 50; Giuseppe Inpiccini, Box 41 j New Salem, Pa. 50; Silvio Can ! talamessa 148 N. Gallatin Ave. Uniontown 50; M. Golderisi, ' Black Stone Bldg. Uniontown ' 50; Donato Papa, Box 52 Union town 50 ; M. Papa, Box 52 Union town 50; Totale $15.60. Veramente avrei dovuto fare I di più, ma la mancanza di tempo, !melo ha impedito. Mi auguro ! che questo nuovo giornaletto sia un vero successo per la difesa dell'Ordine, come pure sia di di fesa per i nostri grandi Ufficiali, | e specialmente per il nostro caro \ Grande Venerabile che nulla tra i scura per il benessere dell'Ordi ne. Non è giusto quindi lasciarlo II in pasto alla critica degli spioni austriaci. 1 1 Avanti sempre "Ragione" per !la difesa di onesti lavoratori e per la dispersione della canaglia. Avanti, sempre avanti, ed augu rii di splendido trionfo. Termino col salutare tutti i componenti dell'amministrazione e da parte mia dò a voi un caro e i sincero saluto emi dico vostro • dev.mo D'Auria Vincenzino. ' P. S. Ho ricevuto tutti i nu- I meri della Ragione che mi avete I spedito. Saluti. 3
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