La libera parola. (Philadelphia, Pa.) 1918-1969, June 26, 1921, Image 1

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    POBLÌSHED AND DISTRIBUTED UNDER PPBVIIT M
MIT N -° 500 AUTHORI7.ED BY THE ACT OF OCTOBER 6, 1917, ON FILE AT THE POST-OFFICE OF PHILADELPHIA. PA.; BY ORDER OF THE PRESIDENT, A. S. BiiRL.ES ON POSTM OEN
LA LIBERA PAROLA
I forti caratteri sono gli Dei
Supremi della Storia Nazionale.
GIUSEPPE DI SILVESTRO, Diretv—
-1626 So. Broad Street
ANNO IV. - Numero 26
Un grande abruzzese che scompare
Circa un mese fa ci pervenne dal
l'ltalia, sulle ali del telegrafo, una
notizia che ci riempi' l'animo di pro
fondo cordoglio: Il Marchese Raffaele
Cappelli si era spento in Roma a 73
anni, dopo breve malattia !
I giornali italiani di New York, ed
in ispecial modo il Progresso-Ita
lo- americano, tesserono a suo tempo,
dell'illustre Estinto, una biografia ab
bastanza dettagliata.
Sembrerebbe pertanto inutile ritor
nare oggi sul doloroso argomento; ma
a noi incombe il dovere di tributare
il nostro omaggio sincero e devoto al
Grande conterraneo che non solo il na
tio Abruzzo ma tutta l'ltalia onoro'
con la sua vita nobilmente e serena
mente operosa.
Raffaele Cappelli era il secondoge
nito della famiglia e quindi il titolo di
Marchese, dal padre si era trasmesso
al fratello maggiore Senatore Anto
nio, morto parecchi anni fa: purtut
tavia l'On. Cappelli era stato creato
Marchese dal defunto re Umberto,
esempio forse unico nella storia del
l'ltalia moderna, in riconoscimento dei
suoi alti-meriti e dei segnalati servizi
resi alla patrfa.
Esordi' la sua carriera nella di
plomazia e, giovanissimo ancora, con
quisto' posti elevatissimi nelle Amba
scerie di Boriino e di Vienna; ma, ap
pena raggiunto l'età' voluta dalla leg
ge, il collegio di S. Demetrio in Vesti
ni, suo paese di origine, lo volle a suo
rappresentante nel parlamento Na
zionale e gli mantenne la fiducia, sem
pre salda ed incrollabile, per oltre 40 |
nnjii, fino al 1919, allorché' venne ele
vato agli onori del laticlavio.
Durante questo periodo molte vol
te, da divesi Presidenti del Consiglio
gli vennero offerte ambascerie di pri
maria importanza; ma egli si era or
mai votato alla politica e rimase sor
do al canto incannatore di tutte 'e si
rene.
A soli trentacinque anni fu Sotto
segretario di Stato agli Esteri e ri
mase alla Consulta per due anni con
secutivi, durante i quali, per la prima
volta,- venne stipulata la triplice al- !
leanza con gli Imperi centrali.
Avvenne perciò' che coerente a se'
stesso anche questa volta come in
tutte le manifestazioni della sua vita,
nella guerra mondiale fu ostinatamen
te neutralista; ma neutralista per o
nesto convincimento, poiché' egli so
leva ripetere che una grande Germa
nia e' indispensabile allo sviluppo
d'ltalia.
II tempo ha luminosamente prova
to che l'On. Cappelli aveva ragione!.'...
Più' tardi, sotto l'ultimo Ministero j
Di Rudini' egli assunse il portafoglio
Estero Fu poscia, per lungo tempo, •
Primo Vice-Presidente della Camera;
Presidente della Società' Geografici;
Presidente dell'lstituto Internazionale
di Agricoltura; Presidente del Comi
tato dei Cinque nel processo contri
l'On Nunzio Nasi... ecc...
Cosicché', una volta, in Parlamento,
Ferdinando Martini lo chiamo' scher
il Presidente delle Presi
denze.
"Io non sono Presidente delle Presi-1
denze —» gli rispose col medesimo to
no l'On. Cappelli:" ma il mio illu
stre collega può' essere sicuro che
quante volte c'e' da fare un po' di bene
sul mio paese, senza alcuna ricompen
sa, io son sempre pronto a prestare
la modesta opera mia...
Deputato Sottosegretario di Sta
to Ministro Vice Presidente del
la Camera, in tutte insomma le man
«ioni della sua vita politica, Raffaele
Cappelli non si mostro' mai tenero ver
go la Francia Anche quando Ca
vallotti, Bovio, Imbriani, Luzzati, fe
cero scorrere fiumi di eloquènza a pr<
della sorella latina, egli a quei campio
ni della francofilia ammirava l'elo
quenza eccelsa ■ e fiorita, ma non ne
divideva le idee.
Chi scrive queste poche righe ricor
da che, all'epoca dello sbarco dei fran
cesi a Tunisi, in una lettera opusco
lo che egli indirizzo' ai fedeli elettori,
del collegio di S. Demetrio, stigmatiz
zava ccn parole amare la condotta del
la Francia eternamente fedifraga.
No! egli scriveva rifiutammo
di occupare e Tuhisi che -i era stata
offerta, per riguardo alla I rancia :
mentre più' tardi la Francia la occu
po' ed attualmente la detiene senza
alcun riguardo pei noi Il banchetto
dei leoni non e' ancora terminati! .
0 ombra pensosa ed austera di Rn! -
faele Cappelli, il banchetto dei leori'
non e' terminato neppure oggi e so
no trascorsi, da quell'epoca, quasi
Partenze da Philadelphia
Vine Street Pier
Direttamente da Napoli c Genova sen
za toccare New V ork
DUCA D'AOSTA 13 Lu^lio
ITALIAN WIÌEKLY NEWS PAPER
"Entered as second-cla.ss matter Aprii 19, 1918. at the post office at Philadelphia, Pa., under the Act of March 3. 1879".
quaranta anni Anche adesso, come
nei tempi della tua giovinezza optrosa
e gagliarda e' la Francia che aguzza
i denti e gli artigli, per defraudarci
ilei premio della nostra vittoria Tu
non potrai più', colla tua pafola auto
revole, fustigare i corsari d'oltr'Alp»;
ma noi conserveremo eternamente il
culto della tua memoria e la patria ri
conoscente spàrgerà' fiori sulla tua
tomba.
Un Emigrante
I Mei Mi
PERCHE'
T. di Tarascone s'e' imposto un si
lenzio che nessuno sa spiegarsi. Ha
detto che ripigliera' la penna, quando
i festeggiamenti por onorare S. E.
Rolandi-Ricci saranno compiuti... E
perche'? Crede egli che giusti commen
ti possano turbare i lavori che il so
lerte e battagliero Comitato Colonia
le sta cercando di portare a fine?. . . .
Pensa egli che e' troppo presto denun
ziare alla pubblica indignazione l'e
goistico e riprovevole armeggio di un
sinistro uomo, che per forza vuol far
mostra della propria ignoranza e del
ridicolo baroccume che ha in mente?
Suppone egli che il tacere metterà'
forse il buon senso nelle azioni dei
due o tre puntelli dell'esautorato lin
guacciuto, favoloso nella testardaggi
ne, nella proclamazione della propria
onesta' e nella disonesta' di chi nel
passato lo coadiuvo', e che non poche
volte lo ha onorato con la propria pre
senza, col nome immacolato e con con
tribuzioni finaziarie, in feste fatte
semplicemente per appagare la vanita'
e lo spaccio della bestia trionfante?
Tarascone fa male! A taluni indi
! vidui che giurano il falso, per scopi
' reconditi, che tradiscono gli operai dei
quali si dicono campioni e protettori,
che scherniscono la patria, e poi chie
dono cariche in feste dove s'afferma
l'italianita' d'una colonia non bi
sogna dar quartiere. Il galantomismo
e la bontà' da tale gente vengono in
terpetrati come viltà'.
A coloro che qui vogliono scimiotta
re il non mai abbastanza laudato
! Commendatore Becchino senza a
! verne i mezzi finanziarli ed il giornale
bisogni» mantener la frusta addos
so.
Questi onest'uomini dall'unghia"
spaccata non sanno fare il bene
perche' non ne comprendono il signi
ficato sono corrivi al male, perche'
■nati cosi; non sanno rassegnarsi al po
sto che lori spetta, perche' la loro
ignoranza ed il galoppinismo elettora
le li fa pensare ad una indispensa
bilita' che non esiste di conseguen
za sono sempre pronti a seminar di
scordia, maldicenza, a creare dissidii—
II cattivo genio della colonia, l'oscu
rantista resti col suo chiercuto consi
gliere che vuol perpetuare il borbo
nismo in Pittsburgh rientri nella
sua orbita caso contrario potrebbe
esser costretto, ancora una volta, a
passare sotto le forche caudine della
pubblica opinione....
Questo il mio monito. A Tarascone
il compito di rompere il silenzio, con
tinuare nella campagna che non face
va più' dormire sonni tranquilli ai di- |
sonesti, ai biscazzieri, ai baratori del
pubblico.
» • »
OSSESSIONATI Il Pestifero, a!
secolo Pitonesso con le sue squin
ternate teorie ha fatto breccia nell'a
nimo di quattro o cinque vecchietti
esempii lampanti di retrogradismo se
nile al punto da farli scattare,
quando si parla di Ordine F. d'ltalia
in America.
Ad una certi» riunione fucinata dal
l'Orco di Bloomfield, dal Baccante di
Hoii.ewood e dallo Sberleffo di Brad
dock uno dei senili in linguaggio
"colonico-bertucciano" lancio' gli strali
della propria dialettica contro l'Ordi
ne, riscuotendo l'approvazione degli
ecaudati seguaci del Pestifero.
I consigli dei buoni non valsero n
chetare il povero malato di fegato, fi
gli ricordo' di essere stato un cattive
spazzino e volle ugaj-e il linguaggio
di raecogli-letame...
L'Ordine e' la spada di Damele, e'
l'ombra di Banco per taluni, che non
sanno rassegnarsi all'evoluzione dei
tempi, che non si vedono seguiti, nel
j perpetuare i "fasti" di "tatillo" e le
! ),diacciate del Pestifero. »
Ricordino quei vecchietti che il
Pestifero e' agli sgoccioli e potrebbe
buttare tutti a mare da un momento
all'altro e che e' infecondo bacchia
re i ceci con le pertiche!
Ì* * ♦
RESPIRIAMO! Con vera gioia
do' i mirallegri ai seguenti giovani i
talinni, che hanno conseguito lauree
WITH THE LARGEST CIRCUL.ATION
AVAINITI SEMPRE, CON l_A FIACCOLA IN PUGNO
dell'Università' di Pittsburgh: Maria
no Tirana (Baccelliere in Arte);
Frank Conte, Teresa Maria Gatti, A
merico .1. Ignelzi, Ugo Magnani,
Frank Passalacqua. Giuseppe Mario
Sgarlata e Leo Squitieri (Farmacisti).
Il banchetto al Ven. Supremo deli o. F. d'l.
Ragioni indipendenti dalla nostra
■olonta' ci fanno prendere la parola
per gli ultimi sul banchetto di dome
nica sera, 12 corrente mese, datosi, al
Pennsylvania Hotel di New York, per
festeggiare la nqmina a Cavaliere del
la Corona d'ltalia dell'avv. Stefano
Miele, Venerabile Supremo dell'Or
dine dei Figli d'ltalia in America
Esso fu offerto sotto gli auspici del
AVV. STEFANO MIELE, Venerabile Supremo dell'Ordine dei Figli d'ltalia
(.rande Concilio dello Stato di New
York, che ne aveva presa 1
l'iniziativa, con il concorso di Conci
ni di altri Stati. Quello di Penn
sylvania era al completo e vi inter
vennero anche" oltre a due supremi uf -
ficiali nostri, avv. Giovanni Di Sil
vestro ed Oreste Giglio, il Presiden
te della Commissone Cassa di Pre
! videnza, Cav. Nicola Dr. Albanese e
i signori Antonino Bijdanza. per la
Loggia Santo Stefano di Camastra
No. 29, di Reading; Nicolo' Todaro
e Gerolamo Boscia per la Alessandro
Volta No. 30, di Easton, Pa., e An
tonio Libonati per la Regina Elena
No. 586 di Sharpsburg. Avevano a
derito circa 700 soci dell'Ordine.
Noi non abbiamo la pretesa di vo
lerne tessere una storia esatta ed
esauriente, specialmente dopo che al
tri giornali, quotidiani e settimanali,
ne hanno parlato diffusamente. Ci
piace soltanto rilevare, come lo han
ni fatto tutti i nostri confratelli
quivi invitati, e come ebbero a dirlo
gli stessi oratori della serata, che il
banchetto offerto al Cav. Avv. Ste
fano Miele, esula dalla cerchia di
quelli che si danno usualmente, per
che' esso segno' l'apoteosi dell'Ordine
dei Figli d'ltalia in America, che va
sempre più' affermandosi in tutti gli
Stati, nelle sue molteplici attività'
sociali ed umanitarie. Rileviamo al
tresì' che oramai il Governo d'ltalia
ha incominciato a realizzare la for
za numerica, la. potenza sociale o
morale ed il patriottismo della Italia
nissima Istituzione, che ha sempre
dato aita Patria e nulla mai ha chiesto.
Rileviamo, infine, perciò', che, con
la onorificenza ai Cav. Avv. Stefa
no Miele, la nostra Italia Ufficiale
ha voluto riconoscere e premiare, seb
bene un po' tardi, perche' altri bene
meriti sono stati fino ad oggi ignora
ti, l'Orbine che, in America, nei lieti '
e nei eattivi eventi, ha saputo man
tenere sempre accesa la fiaccola del
più' puro fattivo e non
parolaio, ed alti la dignità' della no
stra Patria d'origine ed il prestigio
doll'ltalia errante qui residente.
L'intervento di autorità' Statali e
cittadine; l'adesione telegrafica di ol
tre duecento logge dei vari Stati
quello di Pennsylvania in maggio
ranza la partecipazione del Comm.
Temistocle Filippo Bernardi, Regio
Console Generalo d'ltalia a New
York, conferirono al simposio tale
un'autenticità', che e' vano riscon
trare in altre simili manifestazioni.
Trascurando tuti gli altri dettagli
del banchetto, vogliamo tentare di
riferire sul chiatto, incisivo, efficace
discorso che l'illustre Regio Console
pronunzio' in omaggio all'Ordine ed
alle sue benemerenze.
Chi ricorda nell'avvocato Bernardi
PHILADELPHIA, PA., 26 GIUGNO 1921
* » *
BRAVI! Siate professionisti o
nesti e coscienti. Ne .madagnera' il
decoro e l'onore della vostra famiglia
e del nome Italiano ir America.
* * *
il giovanetto colto ed intelligente (lel
le classi liceali in Aquila degli A
bruzzi e lo rivide sebbene un po'
incanutito, ma sempre giovane ed
energico, la sera del banchetto, non
potè' fare a meno di riconoscere che
egli conserva sempre la chiarezza di
parola, la facondia e la signorilità'
nel porgere, qualità' .queste che insie
me alle altre, 1«» rendono simpati
gissimo a chi l'avvicina, a colui che
l'ascolta, all'italiano che oggi ha biso
•no dei suoi consigli, della sua opera.
E simpatia il Comm. Bernardi ha'
saputo ispirare alla complessa e dif
ficilissima colonia di New York, co
me ebbe a rilevare il Comm. Senato
re Cotillo, che in quella sera funzio
nava da Maestro di Cerimonie, di
stinguendosi, come nessunissimo lo a- j
veva fatto prima di Lui, nella di-1
lezione dell'alto e delicato ufficio,
che conduce con rara imparzialita'.
Presi dalla f' ga del dire sulle virtù'
del nostro conterraneo, avevamo di- j
menticato che parlavamo del banchet
to al Cav. avv. Stefano Miele; ci ri- ;
mettiamo, perciò', subito in carreggia
ta.
Prima che il festeggiato parlasse,
in inglese ed in italiano, per ringra
ziare dell'onore conferitogli dal no
stro Governo e per l'attestato di sti
ma e simpatica dimostrategli dai con
fratelli dell'Ordine, il Regio Console,
dicevamo, pronunzio' un eloquente di
scorso del quale cerchiamo di' dare
una pallidissima idea nel seguente [
sunto:
"Non e' mia intenzione di fare un j
discorso, dopo i molti che abbiamo u
diti; tanto più' che le parole fos
sero pur quelle del Rappresentante del
Regio Governo poco o nulla potran
no aggiungere all'evidente significa
to della cordiale manifestatone di |
stima e di simpatia che i connazio
nali, quivi convenuti cosi' numerosi,
hanno fatta in onore dell'avv. Mie
le.
"Dalle sue personali benemerenze i
come privato cittadino hanno già' di
stesamente detto i precedenti oratori,
ed io non vi insisterò' più' oltre, per
non mettere di nuovo a troppo duro
cimento la sua modestia. i
"Ma poiché' voi, tutti -o quasi tutti,
appartenete all'Ordipe dei Figli d'l
talia ; fate parte» cioè' di quella va
sta e salda Associazione di cui l'Avv.
Miele e' da alcuni anni supremo
ed alla quale ha dedicato il meglio del
la sua intelligente attività', stimo op
portuno porre in rilievo che appunto
l'opera di lui, spiegata a favore del
l'Ordine, e' stata una delle principali
ragioni che hanno determinato il Re
gio Governo ad insignirlo di una de
corazione; ond'e' che la onorifica di
stinzione si riflette necessariamente,
quasi, direttamente, sull'Ordi
ne che egli dirige. Ed io sono lieto
(li farne oggi pubblica attestazione.
"Ed il semplice fatto dell'esistenza
di unn cosi' ampia e poderosa orga
j niz''4»zione, qual'e' quella dei Figli d'l
talia, costituisce di per se stessa un
i titolo di onore per gli Italiani in A
: merica. Lo spirito di organizzazione,
I il senso di disciplina, che tanto con-
P. S. Col calore son sorte le idee
di un monumento a Colombo e di
un... libro... d'oro. Tarascone, in
lizza !
, DIOGENE
feriscono alla riuscita delle attività
collettive, non sono sventuratamente
qualità' molto comuni tra le genti di
stirpe latina. Noi che tanto potrem
mo per vigoria di ingegno, per genia
lita' ed ardimento di intrapresi, per
capacita' di lavoro, per austera virtù'
di risparmio, per la fnr'a che ci deri
va naturalmente e quasi inconsape
volmente dalle tradizioni gloriose di
un'antichissima civiltà', ci troviamo
invece qui, tra gente nuova, divisi e
quasi indeboliti dagli eccessi dell'in
dividuali» mo disgregatore.
"Ma l'Ordine costituisce una felice
eccezione; esso e' il prodotto diretto
dello spirilo di organizzazione, in
quanto a disciplina ed infrena le ener
gie individuali, per farle convergere
ad un alto fine comune; favorisce e
sostiene l'interesse dei singoli, in
quanto può' servire all'interesse di
tutti. Ma cosi' si spiegano i rapidissi-.
mi progressi fntti dall'Ordine ed i
grandi rsultati che esso ha in breve
tempo conseguiti, non soltanto ne!
campo del benessere materiale degli
associati, della mutualità' e dell'assi
stenza, ma anche in quello della loro
elevazione morale ed intellettuale, <•
della loro spirituale unita'.
"Non staro' qui a ripetere tutte le
benemerenze dell'Ordine, perche' voi
le conoscete meglio di me e /ter d:
più' ai'clc iitili presente alla mente
In Mintevi chiara c vigorosa che in un
suo repente forbito discorso ne ha
fatta a Filadelfia il Car. Giuseppe
IH Sii l'est) o, che godo di vedere tra
noi ed al tnit/lr un,mio un cordiale
iaiuto; ma questo mi preme afferma
re, che l'azione dell'Ordine, comun
que diretta, e' stata sempre informa
ta ad un alto senso di dignità' nazio
nale, ad un profondo fervore ili pa
triottismo. E l'onorificenza non e'
soltanto unn dovuta ricompensa, ma
anche un incitamento; incitamento a
perseverare nella via saviamente in
trapresa e già' per lungo tratto nobil
mente percorsa; incitamento a stu
diare la possibilità' di fare qualcosa
di più', specialmente nel campo cultu
rale col promuovere la fondazione di
scuole italiane e la diffusione della
lingua nazionale.
"Non posso dissimularmi le grandi,
enormi difficolta' che l'Ordine ha da
fronteggiare in quel campo come an
che conosco perfettamente i vari osta
coli che si sono frapposti alla sua
attività' nei molteplici tentativi da
esso fatti in quel senso; ma questi o
stacoli, per quanto gravi e numerosi,
non possono essere insormontabili ed
io formulo l'augurio che l'Ordine,
che già' tante prove ha date di te
nacia, di fermezza, di energia e di il
luminata carità' di patria sapra' ad
ogni modo superarli e riportare cosi',
la sua bella vittoria. Con quest'augu
rio mi felicito con l'Avv. Miele per
la distinzione conferitagli e son lieto
di fregiarlo personalmente dell'onori
ficenza insigne".
R.Consoiatod'ltaìia
IN PHILADELPHIA
11 R. Consolato d'ltalia in Phila
delphia, Pa., prega la Direzione del
Giornale di volere cortesemente por
tare a conoscenza dei pubblico che il
18 corrente e' entrato in vigore con
R. Decreto, emesso il 10 Giugno, in
forza del quale il commercio dei cam
bi con l'estero e' libero.
* 4 *
I connazionali sotto indicati sono in
vitati a presentarsi al Regio Conso
lato d'ltalia per comunicazioni che li
riguardano:
Alfonso Gennamo da Napoli.
Messene;- !• rancesco
David Castellano
Tartaglia Salvatore da Cassano
Giuntozzi Pietro
Federici Giuseppe
Elicio Vincenza
Di Giuseppe Enrico
Cicala Maria
Nizzardi Adelco
Romantini Giuseppe
Notaro Francesco.
Philadelphia, Pa., li 21 Giugno 1921.
II Regio Console
' v - Sillitti
.Milli BRIO
D. C.
La Divina Commedia di Dante
ed i viaggi all'altro mondo
XX. ,
Può' mai Scipione sperare che la
sua fama, attraversando il Caucaso,
■riunirà fino al Gange? 11 mondo di
la' di queste barriere non udrà' mai il
suo nome, ed anche fra quelli che lo
(onoscono quanto durerà' esso? Non
potrà' durare nel tempo e tanto me
no nell'eternità'.
La durata della fama non solo c'
impossibile ad aversi ma e' anche po
co desiderabile. A che prò' aver il
suo nome sulla bocca dei posteri, se
non sani' mai sulla bocca dei grandi
trapassati? Rivolga perciò' i suoi oc
chi al cielo, all'eterna dimora e non
' riponga la sua fiducia nelle umane
ricompense. La virtù' sola dovrà' spin
gerlo alla \era gloria con la sua pro
pria bellezza ! "Considera", continua
poco appresso il padre, "che tu non
sei mortale ma solo il tuo conio; tu
non sei quello che le forme esteriori
manifestano, ma la mente e' ciò' che
costituisce l'uomo. Sappi dunque che
jtu sei un Dio, giacche' se Dio e' ciò'
che ha vita, sentimenti, memoria o
previggenza e ciò' che regola e go
vorila il corpo, impartendogli il mo
to come Dio fa all'universo, tale e'
il tuo spirito immortale in confronto
del corpo mortale. Giacche' ciò' che
sempre si muove e' eterno, ma ciò'
che da' moto a qualche cosa, ed e'
a sua volta mosso da un altro, quan
do e' alla fine del moto deve neces
sariamente finire di vivere."
11 Sogno di Scipione non e' pro
priamente una visione dell'altro mon
do. Suo scopo e' l'abbassamento del
la ambizione personale e la glorifi
cazione di chi spende la vita in prò
della patria. Ben poco vi e' da spi
golare circa le idee escatologiche dei
romani, che non differivano da quel
lo dei greci.
Degna di nota intanto e' la teoria
espressa nel paragrafo XXVI che le
anime buono morendo volano dirot
tamento alla beatitudine, mentre quel
le cattive che servirono agli istinti
del corpo, quando da esso sono se
parate, fluttuano continuamente intor
no alla terra ove vissero, e non tor
. nano alla regione celeste fino a che
non siano purificato dopo molti se
coli. Da questo si arguisce che ai
lempi di Cicerone, mezzo secolo prima
.li Cristo, i romani come i greci non
j credevano ad un inferno eterno di pe-
I ne.
| Nelle Tuseolane Cicerone discorre
, a lungo circa la natura e l'immorta
lita' dell'anima umana e riferisoe le
|.arie opinioni dei filosofi sul riguar
do. Quivi dimostra che In morte non
e' affatto da temersi ma si dove ri
guardare come il principio della vera
vita. L'argomento principale della
immortalità' dell'anima e' desunto
(ialla credenza universale di tutti i
popoli dell'antichità', che usavano riti
funebri e annoveravano tra gli Dei
i granili uomini. Un altro argomento
e' tratto dall'ansia di tutti gli uomini
circa lo stato della vita futura, e dal
sacrifizio che moltissimi fanno della
\ loro vita per la patria. Rifiuta la cre
denza di un luogo sotterraneo ove vi
vono le anime dei morti con la loro im
magine corporale, secondo Omero ed
altri poeti dell'antichità', parimenti
: rigetta l'idea che le anime dei tra
passati cadano noll'Averno attraverso
l'Acheronte, ma dimostra che osse
vanno nelle regioni celesti per la lo
ro natura spirituale come il fuoco,
che tende all'alto.
Risponde poi ad alcune obbiezioni
mosso dai filosofi materialisti circa
l'immortalità' dell'anima, e ripete l'ar
romento dal moto insito all'anima,
che non lo viene da nessuna causa e
storiore, con questo sillogismo: "Ciò'
' che si muove da se' e' eterno,
l'anima si muove da se', dunque e' im
-1 mortalo." Parla quindi doll'origipe e
della divinità' dell'anima umana, de
sumondo quest'idea dalle suo facoltà'
di pensare, intendere, volere, ricorda
re ecc. e dall'assenza di ogni compo
sizione materiale deduco la sua origi
ne da Dio.
Danto nel medesimo soggetto si ser
j ve dello stosso argomento, sia perche'
l'anima e' la forma sostanziale dol
corpo < Purgatorio XVIIL 49 )
sia perche' e' creata direttamente da
j Dio e non e' soggetta alle cause se
conde :
Ciò * che da lei senza mezzo distilla
Non ha poi fine, perche' non si muove
La sua impronta quand'ella sigilla.
Par. VII. 102.
Quantunque l'anima non si veda, ne
sappiamo dove propriamente risieda,
ne' la sua forma e natura, noi pos
siamo argomentare tutto ciò' dalle
sue facoltà', dal suo vigore, dalla suu
sagacita', dal suo moto, dalla sua ve
locita', dalle sue invenzioni come dal
la bellezza dei cieli, dal moto degl
astri, dalle meraviglie del creato «
Fa quel che devi, avvenga
che può'.
Abbonamento Annuo $ 2.0€
UNA COPIA 3 SOLDI
; lai nostro globo terracqueo argomea
liamo la potenza di Dio.
Questo argomento di Cicerone in
i erto modo e' adombrato da Dante,
quando, parlando dell'anima come for
ma sostanziale, dice che non si potreb
be mai conoscere se non fosse per i
diversi effetti del suo operare. Come
noi, dal verde delle foglie conoscia
mo che l'albero e' in vita, cosi' dalle
operazioni dell'anima conosciamo la
sua natura.
Ogni forma sostanziai che setta.
E' da materia ed c' ccn lei unita
Specifica virtute ha in se' co/tetta,
[M qual senz'operar non e' sentita
le' si dimostra, ma che per effetti,
Come per verdi fronde in pianta rito.
Purg. XVIII, 49.
Cicerone, tra le varie teorie dei fi
losofi greci, in quanto alla sede del
l'anima, esprime la sua opinione che
risieda nel capo. Rigetta la triplice
divisione di Platone, che metteva l'a
nima intellettiva nel cervello come in
una torre, la sensitiva nel petto e la
volitiva nei precordi. Anche Dante ri
fiuta ouesta triplice divisione dell'a
nima,
(filando per dilettanza orrer per duglie
Che alcuna virtù' nostra comprenda,
L'anima bene ad essa si raccoglie;
l'are che a nulla potenzia più' intenda,
E questo e' contro qnell'error che crede
Che un'anima sovra altre in noi s'ac
(cenda.
Purgat. IV, 1.
In quanto alla sede dell'anima, con
tro l'opinione degli Stoici che la ri
ponevano nel cuore, contro Epicuro
che In metteva nel petto, contro Ci
cerone che la credeva nella test*,
Dante segue l'opinione di quelli che
la riponevano nel sangue conforme a
quel che si legge nel Levitico XVII,
2. "Quia anima camis in sanguine
est". Fa dire ad lacopo del Cassero,
ucciso dai sicari di Azzone d'Este:
Ma li profondi fori
Ond'usei' il sangue, in sul qual io se
(dea
Fatti ini furo in grembo agli Antenori,
Purgat. V. 73.
E questa medesima opinione e' e
spressa nel Convito 11, 2, 111, 9; Ha
la sua sede nel sangue, ciò' nondime
no fa del cervello come un tesoro do
ve deporre le immagini, che vuol rite
nere, e la faccia li' dove ama mani
festarsi al ili fuori".
Ritornando al Sogno di Scipione bi
sogna notare che Cicerone parla sem
pre di un solo Dio, autore dell'univer
so, che fornisce l'uomo di un'anima
immortale. Pone nella giustizia e nel
la religione verso i defunti e verso la
patria il massimo dovere dell'uomo e
lo ritiene l'unica via per andare al
cielo. Degna di nota e' la descrizione
che fa dell'Universo. Dopo d'aver det
to che le anime dei buoni vanno alle
regioni celesti, dice che queste regio
ni formano la Via Lattea, distinta
dalle altre costellazioni. Scipione,
dando uno sguardo all'universo da
quel luogo ove risiedono i suoi ante
nati, vede tutte le stelle che sono in
visibili sulla terra, le quali appaiono
di unn grandezza straordinaria. La
più' piccola di tutte le stelle e più'
( lontana dal cielo, ma pia' vicina alla
terra, e' la,luna, che splende di lu
ce non propria. La grandezza delle
stelle sorpassa di gran lunga quella
della nostra terra, la quale, veduta
! di lassù' appare cosi' piccolissima che
; Scipione ne rimane sbalordito, consi
derando che tutto l'impero romano non
< ra più' grande di un punto.
Il grand'avo vedendolo inteso ad
osservare la terra, lo rimprovera
"E fino a quando i tuoi pensieri sono
rivolti su quell'oggetto? perche' non
guardi piuttosto la magnificenza dei
templi ove sei arrivato?
Dr. F. Cubicciotti
Spostato
La', ne le bolge di sotterranea
miniera, o dove i treni corrono
[ veloci per l'arsa pianura,
entro gli antri, in pensili dirupi;
O tra li ordegni di nera fabbrica,
fra gru e pulegge, ne l'opra assidua,
I del periglio ignaro l'ovriere
| a repentaglio motte la vita.
Lonlan migrato dal suolo patrio,
tosto baratta la zappi e il fertile
|n re Ini per in ncopa urbana,
ia carriola, il piccone, la pialla.
Ah! preferisce, stolto! la polvere
de la citta' ne l'aria mefitica,
ove s'annida lo scorbuto
c il bacillo edace de la tisi,
a le serene brezze e le tiepide
aure dei colli, dei campi salubri
Oh! quelle sne robuste membra
vorrei, atte ai rustici lavori!
AUSONIO CAMPANO