POBLÌSHED AND DISTRIBUTED UNDER PPBVIIT M MIT N -° 500 AUTHORI7.ED BY THE ACT OF OCTOBER 6, 1917, ON FILE AT THE POST-OFFICE OF PHILADELPHIA. PA.; BY ORDER OF THE PRESIDENT, A. S. BiiRL.ES ON POSTM OEN LA LIBERA PAROLA I forti caratteri sono gli Dei Supremi della Storia Nazionale. GIUSEPPE DI SILVESTRO, Diretv— -1626 So. Broad Street ANNO IV. - Numero 26 Un grande abruzzese che scompare Circa un mese fa ci pervenne dal l'ltalia, sulle ali del telegrafo, una notizia che ci riempi' l'animo di pro fondo cordoglio: Il Marchese Raffaele Cappelli si era spento in Roma a 73 anni, dopo breve malattia ! I giornali italiani di New York, ed in ispecial modo il Progresso-Ita lo- americano, tesserono a suo tempo, dell'illustre Estinto, una biografia ab bastanza dettagliata. Sembrerebbe pertanto inutile ritor nare oggi sul doloroso argomento; ma a noi incombe il dovere di tributare il nostro omaggio sincero e devoto al Grande conterraneo che non solo il na tio Abruzzo ma tutta l'ltalia onoro' con la sua vita nobilmente e serena mente operosa. Raffaele Cappelli era il secondoge nito della famiglia e quindi il titolo di Marchese, dal padre si era trasmesso al fratello maggiore Senatore Anto nio, morto parecchi anni fa: purtut tavia l'On. Cappelli era stato creato Marchese dal defunto re Umberto, esempio forse unico nella storia del l'ltalia moderna, in riconoscimento dei suoi alti-meriti e dei segnalati servizi resi alla patrfa. Esordi' la sua carriera nella di plomazia e, giovanissimo ancora, con quisto' posti elevatissimi nelle Amba scerie di Boriino e di Vienna; ma, ap pena raggiunto l'età' voluta dalla leg ge, il collegio di S. Demetrio in Vesti ni, suo paese di origine, lo volle a suo rappresentante nel parlamento Na zionale e gli mantenne la fiducia, sem pre salda ed incrollabile, per oltre 40 | nnjii, fino al 1919, allorché' venne ele vato agli onori del laticlavio. Durante questo periodo molte vol te, da divesi Presidenti del Consiglio gli vennero offerte ambascerie di pri maria importanza; ma egli si era or mai votato alla politica e rimase sor do al canto incannatore di tutte 'e si rene. A soli trentacinque anni fu Sotto segretario di Stato agli Esteri e ri mase alla Consulta per due anni con secutivi, durante i quali, per la prima volta,- venne stipulata la triplice al- ! leanza con gli Imperi centrali. Avvenne perciò' che coerente a se' stesso anche questa volta come in tutte le manifestazioni della sua vita, nella guerra mondiale fu ostinatamen te neutralista; ma neutralista per o nesto convincimento, poiché' egli so leva ripetere che una grande Germa nia e' indispensabile allo sviluppo d'ltalia. II tempo ha luminosamente prova to che l'On. Cappelli aveva ragione!.'... Più' tardi, sotto l'ultimo Ministero j Di Rudini' egli assunse il portafoglio Estero Fu poscia, per lungo tempo, • Primo Vice-Presidente della Camera; Presidente della Società' Geografici; Presidente dell'lstituto Internazionale di Agricoltura; Presidente del Comi tato dei Cinque nel processo contri l'On Nunzio Nasi... ecc... Cosicché', una volta, in Parlamento, Ferdinando Martini lo chiamo' scher il Presidente delle Presi denze. "Io non sono Presidente delle Presi-1 denze —» gli rispose col medesimo to no l'On. Cappelli:" ma il mio illu stre collega può' essere sicuro che quante volte c'e' da fare un po' di bene sul mio paese, senza alcuna ricompen sa, io son sempre pronto a prestare la modesta opera mia... Deputato Sottosegretario di Sta to Ministro Vice Presidente del la Camera, in tutte insomma le man «ioni della sua vita politica, Raffaele Cappelli non si mostro' mai tenero ver go la Francia Anche quando Ca vallotti, Bovio, Imbriani, Luzzati, fe cero scorrere fiumi di eloquènza a pr< della sorella latina, egli a quei campio ni della francofilia ammirava l'elo quenza eccelsa ■ e fiorita, ma non ne divideva le idee. Chi scrive queste poche righe ricor da che, all'epoca dello sbarco dei fran cesi a Tunisi, in una lettera opusco lo che egli indirizzo' ai fedeli elettori, del collegio di S. Demetrio, stigmatiz zava ccn parole amare la condotta del la Francia eternamente fedifraga. No! egli scriveva rifiutammo di occupare e Tuhisi che -i era stata offerta, per riguardo alla I rancia : mentre più' tardi la Francia la occu po' ed attualmente la detiene senza alcun riguardo pei noi Il banchetto dei leoni non e' ancora terminati! . 0 ombra pensosa ed austera di Rn! - faele Cappelli, il banchetto dei leori' non e' terminato neppure oggi e so no trascorsi, da quell'epoca, quasi Partenze da Philadelphia Vine Street Pier Direttamente da Napoli c Genova sen za toccare New V ork DUCA D'AOSTA 13 Lu^lio ITALIAN WIÌEKLY NEWS PAPER "Entered as second-cla.ss matter Aprii 19, 1918. at the post office at Philadelphia, Pa., under the Act of March 3. 1879". quaranta anni Anche adesso, come nei tempi della tua giovinezza optrosa e gagliarda e' la Francia che aguzza i denti e gli artigli, per defraudarci ilei premio della nostra vittoria Tu non potrai più', colla tua pafola auto revole, fustigare i corsari d'oltr'Alp»; ma noi conserveremo eternamente il culto della tua memoria e la patria ri conoscente spàrgerà' fiori sulla tua tomba. Un Emigrante I Mei Mi PERCHE' T. di Tarascone s'e' imposto un si lenzio che nessuno sa spiegarsi. Ha detto che ripigliera' la penna, quando i festeggiamenti por onorare S. E. Rolandi-Ricci saranno compiuti... E perche'? Crede egli che giusti commen ti possano turbare i lavori che il so lerte e battagliero Comitato Colonia le sta cercando di portare a fine?. . . . Pensa egli che e' troppo presto denun ziare alla pubblica indignazione l'e goistico e riprovevole armeggio di un sinistro uomo, che per forza vuol far mostra della propria ignoranza e del ridicolo baroccume che ha in mente? Suppone egli che il tacere metterà' forse il buon senso nelle azioni dei due o tre puntelli dell'esautorato lin guacciuto, favoloso nella testardaggi ne, nella proclamazione della propria onesta' e nella disonesta' di chi nel passato lo coadiuvo', e che non poche volte lo ha onorato con la propria pre senza, col nome immacolato e con con tribuzioni finaziarie, in feste fatte semplicemente per appagare la vanita' e lo spaccio della bestia trionfante? Tarascone fa male! A taluni indi ! vidui che giurano il falso, per scopi ' reconditi, che tradiscono gli operai dei quali si dicono campioni e protettori, che scherniscono la patria, e poi chie dono cariche in feste dove s'afferma l'italianita' d'una colonia non bi sogna dar quartiere. Il galantomismo e la bontà' da tale gente vengono in terpetrati come viltà'. A coloro che qui vogliono scimiotta re il non mai abbastanza laudato ! Commendatore Becchino senza a ! verne i mezzi finanziarli ed il giornale bisogni» mantener la frusta addos so. Questi onest'uomini dall'unghia" spaccata non sanno fare il bene perche' non ne comprendono il signi ficato sono corrivi al male, perche' ■nati cosi; non sanno rassegnarsi al po sto che lori spetta, perche' la loro ignoranza ed il galoppinismo elettora le li fa pensare ad una indispensa bilita' che non esiste di conseguen za sono sempre pronti a seminar di scordia, maldicenza, a creare dissidii— II cattivo genio della colonia, l'oscu rantista resti col suo chiercuto consi gliere che vuol perpetuare il borbo nismo in Pittsburgh rientri nella sua orbita caso contrario potrebbe esser costretto, ancora una volta, a passare sotto le forche caudine della pubblica opinione.... Questo il mio monito. A Tarascone il compito di rompere il silenzio, con tinuare nella campagna che non face va più' dormire sonni tranquilli ai di- | sonesti, ai biscazzieri, ai baratori del pubblico. » • » OSSESSIONATI Il Pestifero, a! secolo Pitonesso con le sue squin ternate teorie ha fatto breccia nell'a nimo di quattro o cinque vecchietti esempii lampanti di retrogradismo se nile al punto da farli scattare, quando si parla di Ordine F. d'ltalia in America. Ad una certi» riunione fucinata dal l'Orco di Bloomfield, dal Baccante di Hoii.ewood e dallo Sberleffo di Brad dock uno dei senili in linguaggio "colonico-bertucciano" lancio' gli strali della propria dialettica contro l'Ordi ne, riscuotendo l'approvazione degli ecaudati seguaci del Pestifero. I consigli dei buoni non valsero n chetare il povero malato di fegato, fi gli ricordo' di essere stato un cattive spazzino e volle ugaj-e il linguaggio di raecogli-letame... L'Ordine e' la spada di Damele, e' l'ombra di Banco per taluni, che non sanno rassegnarsi all'evoluzione dei tempi, che non si vedono seguiti, nel j perpetuare i "fasti" di "tatillo" e le ! ),diacciate del Pestifero. » Ricordino quei vecchietti che il Pestifero e' agli sgoccioli e potrebbe buttare tutti a mare da un momento all'altro e che e' infecondo bacchia re i ceci con le pertiche! Ì* * ♦ RESPIRIAMO! Con vera gioia do' i mirallegri ai seguenti giovani i talinni, che hanno conseguito lauree WITH THE LARGEST CIRCUL.ATION AVAINITI SEMPRE, CON l_A FIACCOLA IN PUGNO dell'Università' di Pittsburgh: Maria no Tirana (Baccelliere in Arte); Frank Conte, Teresa Maria Gatti, A merico .1. Ignelzi, Ugo Magnani, Frank Passalacqua. Giuseppe Mario Sgarlata e Leo Squitieri (Farmacisti). Il banchetto al Ven. Supremo deli o. F. d'l. Ragioni indipendenti dalla nostra ■olonta' ci fanno prendere la parola per gli ultimi sul banchetto di dome nica sera, 12 corrente mese, datosi, al Pennsylvania Hotel di New York, per festeggiare la nqmina a Cavaliere del la Corona d'ltalia dell'avv. Stefano Miele, Venerabile Supremo dell'Or dine dei Figli d'ltalia in America Esso fu offerto sotto gli auspici del AVV. STEFANO MIELE, Venerabile Supremo dell'Ordine dei Figli d'ltalia (.rande Concilio dello Stato di New York, che ne aveva presa 1 l'iniziativa, con il concorso di Conci ni di altri Stati. Quello di Penn sylvania era al completo e vi inter vennero anche" oltre a due supremi uf - ficiali nostri, avv. Giovanni Di Sil vestro ed Oreste Giglio, il Presiden te della Commissone Cassa di Pre ! videnza, Cav. Nicola Dr. Albanese e i signori Antonino Bijdanza. per la Loggia Santo Stefano di Camastra No. 29, di Reading; Nicolo' Todaro e Gerolamo Boscia per la Alessandro Volta No. 30, di Easton, Pa., e An tonio Libonati per la Regina Elena No. 586 di Sharpsburg. Avevano a derito circa 700 soci dell'Ordine. Noi non abbiamo la pretesa di vo lerne tessere una storia esatta ed esauriente, specialmente dopo che al tri giornali, quotidiani e settimanali, ne hanno parlato diffusamente. Ci piace soltanto rilevare, come lo han ni fatto tutti i nostri confratelli quivi invitati, e come ebbero a dirlo gli stessi oratori della serata, che il banchetto offerto al Cav. Avv. Ste fano Miele, esula dalla cerchia di quelli che si danno usualmente, per che' esso segno' l'apoteosi dell'Ordine dei Figli d'ltalia in America, che va sempre più' affermandosi in tutti gli Stati, nelle sue molteplici attività' sociali ed umanitarie. Rileviamo al tresì' che oramai il Governo d'ltalia ha incominciato a realizzare la for za numerica, la. potenza sociale o morale ed il patriottismo della Italia nissima Istituzione, che ha sempre dato aita Patria e nulla mai ha chiesto. Rileviamo, infine, perciò', che, con la onorificenza ai Cav. Avv. Stefa no Miele, la nostra Italia Ufficiale ha voluto riconoscere e premiare, seb bene un po' tardi, perche' altri bene meriti sono stati fino ad oggi ignora ti, l'Orbine che, in America, nei lieti ' e nei eattivi eventi, ha saputo man tenere sempre accesa la fiaccola del più' puro fattivo e non parolaio, ed alti la dignità' della no stra Patria d'origine ed il prestigio doll'ltalia errante qui residente. L'intervento di autorità' Statali e cittadine; l'adesione telegrafica di ol tre duecento logge dei vari Stati quello di Pennsylvania in maggio ranza la partecipazione del Comm. Temistocle Filippo Bernardi, Regio Console Generalo d'ltalia a New York, conferirono al simposio tale un'autenticità', che e' vano riscon trare in altre simili manifestazioni. Trascurando tuti gli altri dettagli del banchetto, vogliamo tentare di riferire sul chiatto, incisivo, efficace discorso che l'illustre Regio Console pronunzio' in omaggio all'Ordine ed alle sue benemerenze. Chi ricorda nell'avvocato Bernardi PHILADELPHIA, PA., 26 GIUGNO 1921 * » * BRAVI! Siate professionisti o nesti e coscienti. Ne .madagnera' il decoro e l'onore della vostra famiglia e del nome Italiano ir America. * * * il giovanetto colto ed intelligente (lel le classi liceali in Aquila degli A bruzzi e lo rivide sebbene un po' incanutito, ma sempre giovane ed energico, la sera del banchetto, non potè' fare a meno di riconoscere che egli conserva sempre la chiarezza di parola, la facondia e la signorilità' nel porgere, qualità' .queste che insie me alle altre, 1«» rendono simpati gissimo a chi l'avvicina, a colui che l'ascolta, all'italiano che oggi ha biso •no dei suoi consigli, della sua opera. E simpatia il Comm. Bernardi ha' saputo ispirare alla complessa e dif ficilissima colonia di New York, co me ebbe a rilevare il Comm. Senato re Cotillo, che in quella sera funzio nava da Maestro di Cerimonie, di stinguendosi, come nessunissimo lo a- j veva fatto prima di Lui, nella di-1 lezione dell'alto e delicato ufficio, che conduce con rara imparzialita'. Presi dalla f' ga del dire sulle virtù' del nostro conterraneo, avevamo di- j menticato che parlavamo del banchet to al Cav. avv. Stefano Miele; ci ri- ; mettiamo, perciò', subito in carreggia ta. Prima che il festeggiato parlasse, in inglese ed in italiano, per ringra ziare dell'onore conferitogli dal no stro Governo e per l'attestato di sti ma e simpatica dimostrategli dai con fratelli dell'Ordine, il Regio Console, dicevamo, pronunzio' un eloquente di scorso del quale cerchiamo di' dare una pallidissima idea nel seguente [ sunto: "Non e' mia intenzione di fare un j discorso, dopo i molti che abbiamo u diti; tanto più' che le parole fos sero pur quelle del Rappresentante del Regio Governo poco o nulla potran no aggiungere all'evidente significa to della cordiale manifestatone di | stima e di simpatia che i connazio nali, quivi convenuti cosi' numerosi, hanno fatta in onore dell'avv. Mie le. "Dalle sue personali benemerenze i come privato cittadino hanno già' di stesamente detto i precedenti oratori, ed io non vi insisterò' più' oltre, per non mettere di nuovo a troppo duro cimento la sua modestia. i "Ma poiché' voi, tutti -o quasi tutti, appartenete all'Ordipe dei Figli d'l talia ; fate parte» cioè' di quella va sta e salda Associazione di cui l'Avv. Miele e' da alcuni anni supremo ed alla quale ha dedicato il meglio del la sua intelligente attività', stimo op portuno porre in rilievo che appunto l'opera di lui, spiegata a favore del l'Ordine, e' stata una delle principali ragioni che hanno determinato il Re gio Governo ad insignirlo di una de corazione; ond'e' che la onorifica di stinzione si riflette necessariamente, quasi, direttamente, sull'Ordi ne che egli dirige. Ed io sono lieto (li farne oggi pubblica attestazione. "Ed il semplice fatto dell'esistenza di unn cosi' ampia e poderosa orga j niz''4»zione, qual'e' quella dei Figli d'l talia, costituisce di per se stessa un i titolo di onore per gli Italiani in A : merica. Lo spirito di organizzazione, I il senso di disciplina, che tanto con- P. S. Col calore son sorte le idee di un monumento a Colombo e di un... libro... d'oro. Tarascone, in lizza ! , DIOGENE feriscono alla riuscita delle attività collettive, non sono sventuratamente qualità' molto comuni tra le genti di stirpe latina. Noi che tanto potrem mo per vigoria di ingegno, per genia lita' ed ardimento di intrapresi, per capacita' di lavoro, per austera virtù' di risparmio, per la fnr'a che ci deri va naturalmente e quasi inconsape volmente dalle tradizioni gloriose di un'antichissima civiltà', ci troviamo invece qui, tra gente nuova, divisi e quasi indeboliti dagli eccessi dell'in dividuali» mo disgregatore. "Ma l'Ordine costituisce una felice eccezione; esso e' il prodotto diretto dello spirilo di organizzazione, in quanto a disciplina ed infrena le ener gie individuali, per farle convergere ad un alto fine comune; favorisce e sostiene l'interesse dei singoli, in quanto può' servire all'interesse di tutti. Ma cosi' si spiegano i rapidissi-. mi progressi fntti dall'Ordine ed i grandi rsultati che esso ha in breve tempo conseguiti, non soltanto ne! campo del benessere materiale degli associati, della mutualità' e dell'assi stenza, ma anche in quello della loro elevazione morale ed intellettuale, <• della loro spirituale unita'. "Non staro' qui a ripetere tutte le benemerenze dell'Ordine, perche' voi le conoscete meglio di me e /ter d: più' ai'clc iitili presente alla mente In Mintevi chiara c vigorosa che in un suo repente forbito discorso ne ha fatta a Filadelfia il Car. Giuseppe IH Sii l'est) o, che godo di vedere tra noi ed al tnit/lr un,mio un cordiale iaiuto; ma questo mi preme afferma re, che l'azione dell'Ordine, comun que diretta, e' stata sempre informa ta ad un alto senso di dignità' nazio nale, ad un profondo fervore ili pa triottismo. E l'onorificenza non e' soltanto unn dovuta ricompensa, ma anche un incitamento; incitamento a perseverare nella via saviamente in trapresa e già' per lungo tratto nobil mente percorsa; incitamento a stu diare la possibilità' di fare qualcosa di più', specialmente nel campo cultu rale col promuovere la fondazione di scuole italiane e la diffusione della lingua nazionale. "Non posso dissimularmi le grandi, enormi difficolta' che l'Ordine ha da fronteggiare in quel campo come an che conosco perfettamente i vari osta coli che si sono frapposti alla sua attività' nei molteplici tentativi da esso fatti in quel senso; ma questi o stacoli, per quanto gravi e numerosi, non possono essere insormontabili ed io formulo l'augurio che l'Ordine, che già' tante prove ha date di te nacia, di fermezza, di energia e di il luminata carità' di patria sapra' ad ogni modo superarli e riportare cosi', la sua bella vittoria. Con quest'augu rio mi felicito con l'Avv. Miele per la distinzione conferitagli e son lieto di fregiarlo personalmente dell'onori ficenza insigne". R.Consoiatod'ltaìia IN PHILADELPHIA 11 R. Consolato d'ltalia in Phila delphia, Pa., prega la Direzione del Giornale di volere cortesemente por tare a conoscenza dei pubblico che il 18 corrente e' entrato in vigore con R. Decreto, emesso il 10 Giugno, in forza del quale il commercio dei cam bi con l'estero e' libero. * 4 * I connazionali sotto indicati sono in vitati a presentarsi al Regio Conso lato d'ltalia per comunicazioni che li riguardano: Alfonso Gennamo da Napoli. Messene;- !• rancesco David Castellano Tartaglia Salvatore da Cassano Giuntozzi Pietro Federici Giuseppe Elicio Vincenza Di Giuseppe Enrico Cicala Maria Nizzardi Adelco Romantini Giuseppe Notaro Francesco. Philadelphia, Pa., li 21 Giugno 1921. II Regio Console ' v - Sillitti .Milli BRIO D. C. La Divina Commedia di Dante ed i viaggi all'altro mondo XX. , Può' mai Scipione sperare che la sua fama, attraversando il Caucaso, ■riunirà fino al Gange? 11 mondo di la' di queste barriere non udrà' mai il suo nome, ed anche fra quelli che lo (onoscono quanto durerà' esso? Non potrà' durare nel tempo e tanto me no nell'eternità'. La durata della fama non solo c' impossibile ad aversi ma e' anche po co desiderabile. A che prò' aver il suo nome sulla bocca dei posteri, se non sani' mai sulla bocca dei grandi trapassati? Rivolga perciò' i suoi oc chi al cielo, all'eterna dimora e non ' riponga la sua fiducia nelle umane ricompense. La virtù' sola dovrà' spin gerlo alla \era gloria con la sua pro pria bellezza ! "Considera", continua poco appresso il padre, "che tu non sei mortale ma solo il tuo conio; tu non sei quello che le forme esteriori manifestano, ma la mente e' ciò' che costituisce l'uomo. Sappi dunque che jtu sei un Dio, giacche' se Dio e' ciò' che ha vita, sentimenti, memoria o previggenza e ciò' che regola e go vorila il corpo, impartendogli il mo to come Dio fa all'universo, tale e' il tuo spirito immortale in confronto del corpo mortale. Giacche' ciò' che sempre si muove e' eterno, ma ciò' che da' moto a qualche cosa, ed e' a sua volta mosso da un altro, quan do e' alla fine del moto deve neces sariamente finire di vivere." 11 Sogno di Scipione non e' pro priamente una visione dell'altro mon do. Suo scopo e' l'abbassamento del la ambizione personale e la glorifi cazione di chi spende la vita in prò della patria. Ben poco vi e' da spi golare circa le idee escatologiche dei romani, che non differivano da quel lo dei greci. Degna di nota intanto e' la teoria espressa nel paragrafo XXVI che le anime buono morendo volano dirot tamento alla beatitudine, mentre quel le cattive che servirono agli istinti del corpo, quando da esso sono se parate, fluttuano continuamente intor no alla terra ove vissero, e non tor . nano alla regione celeste fino a che non siano purificato dopo molti se coli. Da questo si arguisce che ai lempi di Cicerone, mezzo secolo prima .li Cristo, i romani come i greci non j credevano ad un inferno eterno di pe- I ne. | Nelle Tuseolane Cicerone discorre , a lungo circa la natura e l'immorta lita' dell'anima umana e riferisoe le |.arie opinioni dei filosofi sul riguar do. Quivi dimostra che In morte non e' affatto da temersi ma si dove ri guardare come il principio della vera vita. L'argomento principale della immortalità' dell'anima e' desunto (ialla credenza universale di tutti i popoli dell'antichità', che usavano riti funebri e annoveravano tra gli Dei i granili uomini. Un altro argomento e' tratto dall'ansia di tutti gli uomini circa lo stato della vita futura, e dal sacrifizio che moltissimi fanno della \ loro vita per la patria. Rifiuta la cre denza di un luogo sotterraneo ove vi vono le anime dei morti con la loro im magine corporale, secondo Omero ed altri poeti dell'antichità', parimenti : rigetta l'idea che le anime dei tra passati cadano noll'Averno attraverso l'Acheronte, ma dimostra che osse vanno nelle regioni celesti per la lo ro natura spirituale come il fuoco, che tende all'alto. Risponde poi ad alcune obbiezioni mosso dai filosofi materialisti circa l'immortalità' dell'anima, e ripete l'ar romento dal moto insito all'anima, che non lo viene da nessuna causa e storiore, con questo sillogismo: "Ciò' ' che si muove da se' e' eterno, l'anima si muove da se', dunque e' im -1 mortalo." Parla quindi doll'origipe e della divinità' dell'anima umana, de sumondo quest'idea dalle suo facoltà' di pensare, intendere, volere, ricorda re ecc. e dall'assenza di ogni compo sizione materiale deduco la sua origi ne da Dio. Danto nel medesimo soggetto si ser j ve dello stosso argomento, sia perche' l'anima e' la forma sostanziale dol corpo < Purgatorio XVIIL 49 ) sia perche' e' creata direttamente da j Dio e non e' soggetta alle cause se conde : Ciò * che da lei senza mezzo distilla Non ha poi fine, perche' non si muove La sua impronta quand'ella sigilla. Par. VII. 102. Quantunque l'anima non si veda, ne sappiamo dove propriamente risieda, ne' la sua forma e natura, noi pos siamo argomentare tutto ciò' dalle sue facoltà', dal suo vigore, dalla suu sagacita', dal suo moto, dalla sua ve locita', dalle sue invenzioni come dal la bellezza dei cieli, dal moto degl astri, dalle meraviglie del creato « Fa quel che devi, avvenga che può'. Abbonamento Annuo $ 2.0€ UNA COPIA 3 SOLDI ; lai nostro globo terracqueo argomea liamo la potenza di Dio. Questo argomento di Cicerone in i erto modo e' adombrato da Dante, quando, parlando dell'anima come for ma sostanziale, dice che non si potreb be mai conoscere se non fosse per i diversi effetti del suo operare. Come noi, dal verde delle foglie conoscia mo che l'albero e' in vita, cosi' dalle operazioni dell'anima conosciamo la sua natura. Ogni forma sostanziai che setta. E' da materia ed c' ccn lei unita Specifica virtute ha in se' co/tetta, [M qual senz'operar non e' sentita le' si dimostra, ma che per effetti, Come per verdi fronde in pianta rito. Purg. XVIII, 49. Cicerone, tra le varie teorie dei fi losofi greci, in quanto alla sede del l'anima, esprime la sua opinione che risieda nel capo. Rigetta la triplice divisione di Platone, che metteva l'a nima intellettiva nel cervello come in una torre, la sensitiva nel petto e la volitiva nei precordi. Anche Dante ri fiuta ouesta triplice divisione dell'a nima, (filando per dilettanza orrer per duglie Che alcuna virtù' nostra comprenda, L'anima bene ad essa si raccoglie; l'are che a nulla potenzia più' intenda, E questo e' contro qnell'error che crede Che un'anima sovra altre in noi s'ac (cenda. Purgat. IV, 1. In quanto alla sede dell'anima, con tro l'opinione degli Stoici che la ri ponevano nel cuore, contro Epicuro che In metteva nel petto, contro Ci cerone che la credeva nella test*, Dante segue l'opinione di quelli che la riponevano nel sangue conforme a quel che si legge nel Levitico XVII, 2. "Quia anima camis in sanguine est". Fa dire ad lacopo del Cassero, ucciso dai sicari di Azzone d'Este: Ma li profondi fori Ond'usei' il sangue, in sul qual io se (dea Fatti ini furo in grembo agli Antenori, Purgat. V. 73. E questa medesima opinione e' e spressa nel Convito 11, 2, 111, 9; Ha la sua sede nel sangue, ciò' nondime no fa del cervello come un tesoro do ve deporre le immagini, che vuol rite nere, e la faccia li' dove ama mani festarsi al ili fuori". Ritornando al Sogno di Scipione bi sogna notare che Cicerone parla sem pre di un solo Dio, autore dell'univer so, che fornisce l'uomo di un'anima immortale. Pone nella giustizia e nel la religione verso i defunti e verso la patria il massimo dovere dell'uomo e lo ritiene l'unica via per andare al cielo. Degna di nota e' la descrizione che fa dell'Universo. Dopo d'aver det to che le anime dei buoni vanno alle regioni celesti, dice che queste regio ni formano la Via Lattea, distinta dalle altre costellazioni. Scipione, dando uno sguardo all'universo da quel luogo ove risiedono i suoi ante nati, vede tutte le stelle che sono in visibili sulla terra, le quali appaiono di unn grandezza straordinaria. La più' piccola di tutte le stelle e più' ( lontana dal cielo, ma pia' vicina alla terra, e' la,luna, che splende di lu ce non propria. La grandezza delle stelle sorpassa di gran lunga quella della nostra terra, la quale, veduta ! di lassù' appare cosi' piccolissima che ; Scipione ne rimane sbalordito, consi derando che tutto l'impero romano non < ra più' grande di un punto. Il grand'avo vedendolo inteso ad osservare la terra, lo rimprovera "E fino a quando i tuoi pensieri sono rivolti su quell'oggetto? perche' non guardi piuttosto la magnificenza dei templi ove sei arrivato? Dr. F. Cubicciotti Spostato La', ne le bolge di sotterranea miniera, o dove i treni corrono [ veloci per l'arsa pianura, entro gli antri, in pensili dirupi; O tra li ordegni di nera fabbrica, fra gru e pulegge, ne l'opra assidua, I del periglio ignaro l'ovriere | a repentaglio motte la vita. Lonlan migrato dal suolo patrio, tosto baratta la zappi e il fertile |n re Ini per in ncopa urbana, ia carriola, il piccone, la pialla. Ah! preferisce, stolto! la polvere de la citta' ne l'aria mefitica, ove s'annida lo scorbuto c il bacillo edace de la tisi, a le serene brezze e le tiepide aure dei colli, dei campi salubri Oh! quelle sne robuste membra vorrei, atte ai rustici lavori! AUSONIO CAMPANO