La libera parola. (Philadelphia, Pa.) 1918-1969, June 12, 1921, Image 4

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TERESA RAQUIN
-11 giovane aveva profittato larga-'
mente dell'ospitalità'. Prima di tor
nare a casa. all'uscire dall'ufficio,
egli passeggiava un po eon Camil- j
lo lungo il fiume: che' arabidue tro
vavano il loro conto in quella inti
mità'; si annoiavano meno e giron
zavano chiacchierando. Poi si deci
devano di andare a mangiare la mi
nestra da mamma Raquin. Ixirenzo
apriva da padrone la bottega ; aiede*
va a cavalcioni sulle sedie fumando,
come se foe-e casa propria.
L» presenza di Teresa non lo im
pacciava per nulla. Egli trattava la
giovane donna con scioltezza amiche
vole, scherzava con lei , le rivolgeva
triviali galanterie, senza che una an
ta ruga del suo viso si movesse. Camil
lo rideva, e siccome sua moglie non
rispondeva all'amico che con monosil- .
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! labi, era fermo nel credere si ti «testas
sero cordialmente. Anzi un giorno
fece dei rimproveri a Teresa a prc
| posito di ciò' ch'egli chiamava fred
dezza per Lorenzo.
Lorenzo aveva indovinato: egli era
diventato l'amante della moglie, t'a
mico del marito, il figlio viziato del
la madre. Egli non aveva mai via
auto in un simile soddiafacimento dei
»uoi appetiti. Egli si addormentava
in fondo agli infiniti godimenti ac
cordatigli dalla famiglia Raquin. E
la »ua posizione in quella famiglia
•embravapli naturalisaima; a Camil
lo dava del tu senza collera e senza
rimorso; non invigilava neppure i pro
pri pesti e le proprie parole; tanto egli
era certo di mantenersi prudente •
calmo; l'egoismo col quale assapora
va la sua felicita', lo proteggeva con-
tro ogni errore. In bottega, la tua 1
amante diventava una donna ugual* ]
ad un'altra, che non bisognava ab- <
bracciare, che non esisteva per lui (
D'altra parte »e non la baciava di- •
■anzi a tutti e' perche' temeva di i
non poter ritornare. Questa unica coi
gfgruen&a lo fermava. Altrimenti a*
vrebbe riso di gusto del dolora Al
Camillo e di quello di sua madre.
Egli non aveva coscienza di ciò* a
1 cui la sua parte di quell'infedeltà* j
avrebbe potuto dar occasione : ere
deva di operare semplicemente come
chiunque si fosse, da uomo povero ed
nffsißHto. Donde la sua beata tran
quillità, la sua audacia prudente, la
sua aria disinteressata e beffarda.
Terasa, più' nervosa, più' furente
di lui. era costretta a recitare una
parte, e essa la recitava alla perfezio
ne. merce' la fine ipocrisia acquistata
nella sua educazione. Per 15 anni
, ella aveva mentito, soffocando le feb
bri, mettendo una implacabile volon
i ta' nel parere chiusa e addormentata.
■ Poco le costava di porsi sul viso la
i maschera da morta, che formava un
i viso di ghiaccio. Quando Lorenzo en
. trava. la trovava grave, ammusonita,
- col viso più' lun;roi le labbra più' sottili.
LA LIBERA PAIOLA
Era brutU, bisbetici, inawicinabile.
E ••egli le pari»va, ella rispondeva
con tono asciutto. Del resto essa non
esagerava i suo» affetti, rappresenta
va il suo antico personaggio, senza
svegliare l'attenzione con iscarbo mag
| giore. Quando a lei trovava un'acre
voluta' nell'ing-annare Camillo e la j
signora Raquin; non era, come Lo
renzo, affondata nel bosso soddisfa -
cimento dei suoi desideri, inconsciente
idei dovere, ella sapeva di fare il male !
e la pigliavano voglie feroci di alzarsi
da tavola e di baciare Lorenzo sulla
bocca, per mostrare al marito ed alla
zia che ella non era stupida e che ave
va un amante.
\ quando a quando l'accoglievano im
peti di gioia, e allora, per quanto fosse
, buona commediante, non poteva trat
tenersi dal cantare, quando 1 amante
i era uscito ed essa più' non temeva di
i; tradirsi. Cotali allegrie subitaneo
. andavano a versi della signora Ra
• quin, che accusava la nipote di trop
pa gravita'. La giovane donna compe
i ro' dei vasi di fiori e ne adorno' la
i;finestra della sua camera: poi fece
. ! tappezzare quella stanza di carta nuo
,l va, poi volle un tappeto, cortine, mobili
. di palissandro. Tanto lusso era per
i Lorenzo.
La natura e le circostanze pareva ,
avessero fatta quella donna per quel- ì )
' l'uomo e li avesse spinti l'uno verso . i
l'altra. Tra tutti e due, la donna ner- :
vosa e l'uomo ipocrita, l'uomo sanqui-
gno, vivendo da bruti, coetituivano
una eoppia legata saldamente. Si orni- ,
pietà vano, si proteggevano scambie
-1 volmente. Di sera a tavola, nei palli
ai bagliori della lucerna, sentivasi la j
i forza dela loro unione, nel vedere il j
1 faccione ridente di Lorenzo di contro j
alla maschera muta ed impenetrabile ,
di Teresa. j
Erano dolci e tranquille serate. Nel j
silenzio, nell'ombra trasparente e intie-,
. pidita, dicevansi parole amichevolLTut
, ti si stringevano intorno alla tavola,
. dopo la frutta e chiacchieravano de'
. mille casi del di', dei ricordi del gior
i no innanzi e delle speranze della do
> mane. Camillo amava Lorenzo, quanto
egli poteva amare, da egoista soddi
-! sfatto, e pareva che Lorenzo gli ri
cambiasse pari affezione; e infatti c'e
i ra tra essi uno scambio di frasi ami
t \ che, di gesti scherzevoli, di sguardi
-'premurosi. La signora Kaquin, dal
i ; placido viso, metteva tuta la sua pace
r intorno ai figli, nell'aria tranquilla da
[questi respirata. Sembrava, insomma,
di vecchi amici che si conoscessero fili
! nell'intimo del cuore e si addormentas
sero sulla fede della loro amicizia.
' E Teresa, immobile e tranquilla, co
-Ime gli altri, guardava quelle gioie
1 comuni, quelle pieghevolezze sorriden- j
I ti. Dentro di lei erano risa selvagge, ;
'tutto l'essere suo beffeggiava, men
! il viso conservava una fredda rigidea- !
za. Ella diceva tra se', con raffinatez
: za di voluttà', che alcune ore addietro
; ell'era nella camera attigua, seminu- .
! da, scapigliata, sul petto di Lorenzo; ,
! ella si ricordava ogni particolare di
! quel pomeriggio di passione insensata,
1 si spingeva nella sua memoria, ed op
ì poneva quella scena ardente alla sce
,|na morta che aveva sott'occhio. Oh:
' come la ingannava quella buona gen
■ te, e come era felice d'ingannarla con
una prudenza si' trionfale! Era a due
> passi dietro quel sottile tavolato che
-lella riceveva un uomo: cola' si avvol
■ tolava nelle acredini dell'adulterio. E
■ il suo amante a quell'ora diventava
. p er lei uno sconosciuto, un collega del
i marito, una specie d'imbecille e d'in
-1 truso, del quale essa non doveva cu
ccarsi. Quell'atroce commedia, quegli
» inganni della vita, quel confronto tra
i baci ardenti del giorno e la indiffe
renza vinta della sera, infondevano
nuovi ardori nel sangue della giovane
donna.
Quando la signora Raquin e Camil
lo scendevano, per caso, Teresa spicca
va un salto, con brutale energia ap-
I piccicava silenvàosamehte le proprie
labbra sulle labbra dell'amante, ne'
| si moveva, anelante, soffocando, fin
che' non udiva scricchiolare il legno
! dei gradini della scala. Allora, con
moto pronto, ella ripigliava il suo po
sto e ritornava la sua smorfia ammun
sonita. Lorenzo con voce calma, con
tinuava con Camillo le chiacchiere in
! terrottc. Era un lampo di passione,
rapido, fulmineo, in un cielo morto.
Al giovedi', la sera era un po' più'
■ animata. Lorenzo, che in quel giorno
i si annoiava a morte, ascrivevasi tutta
-1 via a dovere di non mancare neppure
: ad una sola della riunioni : per iscopo
■ di prudenza voleva esesre conosciuto e
' stimato da tutti gli amici di Camillo.
' ; Doveva star ad udire le ciarle di Gw-
I vet e del vecchio Michaud; Miehaud
- narrava sempre le solite storie di uc
- 1 cisioni e di furti; Grivet parlava nel
ì !
a (Continua)