La libera parola. (Philadelphia, Pa.) 1918-1969, December 25, 1920, Numero Speciale di Natale, Image 5

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    I GIOVANNI VERGA & I
thsssasas^^iii^^assiißmaiisßSSSiis^ssassÈii
Non v'e' italiano, che non conosca
o non abbia sentito parlare di quel
gioiello d'arte musicale italiana mo
derna: "La Cavalleria Rusticana",
quel dramma musicale che formo'
luna sorgente di fortuna per il Ma
scagni. l'autore, e per la Casa Edi
trice Musicale Sonzogno, di Mila
no.
La musica eccellente della Caval
leria Rusticana, ove e' trasfusa tut
ta un'onda di melanconia, la genia
lità' e la drammaticita' della frase,
rese simpatico di un subito l'autore
al pubblico, che riconobbe nel Ma
scagni un genio musicale; perche',
nelle note suggestive del suo primo
lavoro, la musica scende all'animo
e vi conquide il cuore.
La Cavalleria Rusticana rese ce
lebre il Mascagni tutto d'un tratto,
perche' si dovette constatare trovar
si di fronte, non più' al maestro sco
nosciuto di Cerignola, ma ad un in
gegno, ad un genio musicale non co
mune.
Pochi conoscono che il libretto
della Cavalleria Rusticana fu inspi
rato dalla potenza delle scene nelle
Novelle Rusticane di Giovanni Ver
ga, che non hanno chi le pareggi nel
la rappresentazione dalla vita cam
pestre siciliana.
Verga nacque a Catania nel 1840,
il suo nome e' ormai gloria vera d'l
talia, e forma un vanto della Sicilia
letteraria d'oggigiorno.
Quest'anno tutta l'ltalia lettera
ria ha commemorato l'ottantesimo
genetliaco di Giovanni Verga, ed i
primari letterati, in uno stupendo al
bo, ne hanno esaltato l'ingegno e la
sua eletta opera artistica. Fu nomi
nato Senatore, nomina tardiva, per
che' in Italia havvi la tradizione
d'onorare l'ingegno, in tarda età',
oppure quando si e' morti.
♦ * *
Senza sussiego, nel numero uni
co de "La Libera Parola", senza dar
mi l'aria di fare della critica let
teraria, perche' non posseggo i re
quisiti ne'*la cultura necessaria, vo
glio gettare giù' alla buona schizzi
a punta di penna, che mi rammenta
no "li temiti mialiddi" della mia
giovinezza vissuti nell'lsola del So
le, quando io, studente, con i miei
amici compagni il Prof. Alfonso
Sansone, insegnante di Storia nel
l'Università' di Palermo, Prof. Giu
seppe Dalu', Prof. Vincenzo Ger
vasi, Prof. Marcantonio Di Giovan
ni, discorrevamo entusiasti dell'ope
ra artistica dello scrittore catane
se.
E nui mi sorgono a migliaia lo
reminiscenze, e nelle tristezze della
vita immigrata, alla lettura delle stu
pende opere d'arte del Verga, ram
mentando il sommo scrittore veri
sta, rivivo. Nell'opera del roman
ziere siciliano c'è' la naturalezza, la
semplicità' dello stile, la vividissima
dipintura dei fatti, le descrizioni ve
re, la profonda conoscenza dell'ani
ma popolare siciliana, tutte magnifi
che qualità' che ben di rado si trova
no negli altri autori cosi' armonio
samente fuse come in Giovanni
Verga.
* * *
Nel 1870, la Sicilia vantava un
gran poeta, Mario llapisardi, inge
gno poderoso, inspirato dalla gran
dezza armonica del verso, come dal
la venusta' di forma e di concezio
ni ardite.
Anche Aurelio Costanzo, con i
suoi versi, lodati tanto dal Settem
brini, s'era mostrato uno squisito
poeta. I suoi Eroi della soffitta, u
na delle composizioni poetiche pri
marie italiane di carattere sociale,
castigata di forma e di supremi in
tenti d'arte, con uno scopo di mis
sione sociale.
Come prosatori, ve n'erano non
pochi ; Uno stimato, l'lsidoro La Lu
mia, che scrisse diversi saggi di Sto
ria Siciliana di forbitissima forma,
d'efficaee concezione e d'acuta criti
ca storica.
Pero' l'isola, niente affatto posse
deva, come l'aveva già' Napoli col
Mastriani e la Calabria col Misasi,
uno scrittore che eccellesse nella let
teratura piacevole novellistica e del
romanzo. Si conoscevano le novelle
ed i racconti del Cinares e del Na
varro, i racconti educativi della poe
tessa Rosina Muzio Salvo; circolaro
no dei romanzi storici, la maggior
parte gretta imitazione, salvo qual
cheduno di qualche pregio, come i
romanzi di Giuseppe Patiri : "Majo
ne e Pletruccio Cloni", ed il "Beppi
no da Montemaggiore", romanzo
del Salvatore Aguglia, padre del Se
natore Aguglia e parente della cele
bre artista Mimi' Auguglia.
•* * »
Tale lacuna fu riempita tra il 1870
ed il 1880 da due scrittori isolani,
il Giovanni Verga ed il Luigi Ca
puana; che con le loro concezioni
novellistiche si mostrarono originali,
non solo, mal valenti psicologhi e co
noscitori profondi d'un'arte schiet
ta e vera che d'un subito conquisto'
la benevolenza di lettori e letterati.
11 Capuana mori' professore di lek
tere italiane anni or sono a Catania,
dettando lezioni in quell'Università'.
Il suo libro di fiabe: "C'era una
volta ha percorso trionfalmente
tutti i paesi civili, tradotto più' vol
te nelle varie lingue d'Europa, come
la traduzione di altri suoi libri fu
i assunta in Francia «la Riboux ed il
I Germania dal Kameling.
* « »
; Giovanni Verga vive a Catania
e brache' ottantenne, la lettera tu ri
contemporanea aspetta dall'arte sui
magnifica, qualche altro capolavo
r».
* * *
Oggi in Sicilia, lo scrivo non pei
orgoglio di regione, ma come sodili
sfazione d'isolano, la vasta produ
1 zione della letteratura dei siciliani
onora lo sviluppo intellettuale dellf
Nazione, e molti scrittori isolani so
no cari a tutta l'ltalia.
Luigi Pieandello, il novelliere u
moristico della buona, bella, sana, o
nesta e serena giocondità' nostrana
Ragusa Moleti, il cesellatore fine, si
gnorile, scomparso teste' dalla scena
del mondo; Nuccio Giuseppe, il
poeta novelliere dell'infanzia. De Ro
berto Federico, l'autore dei "Viceré' "
e dell'"lllusione", due poderosi ro
manzi. i Rosso San Secondo e Lui
gi Notolli, valenti anch'essi e tanti
altri, suggellano presentemente nei
loro lavori le energie intellettive dei
figli della Sicilia,
Il primo lavoro pubblicato dal
Verga fu un voluminoso romanzo' "1
Carbonari delia Montagna", sentiva
l'influenza della letteratura romanti
ca. Si affaccio' in seguito con la
"Peccatrice" che non eccedette pei
originalità d'arte e di forma, era
uno studio di documento umano, clic
passo' inosservato; mentre la "Gia
cinta" del Capuana aveva suscitati
un interesse maggiore e sollevate po
lemiche vivissime nella critica lette
raria italiana di quei tempi.
* * *
Verga, dopo i primi lavori pubbli
co', nell'/ /lustrazione Popolare, una
delle buone riviste a buon mercato,
che usciva a Milano, edita dai Fra
telli Tre 'es "La Storia d'una Capi
nera" un romanzo in forma di let
tere.
Il Direttore dell'lllustrazione,
Raffaele Barbiere, riconobbe il va
lore significativo del lavoro e Io pre
sento' ai lettori del giornale benevol
mente, benché' l'autore fosse alle
prime armi nelle produzioni di tal
fatta.
Il lavoro ebbe un successo, apri
la via all'autore, tutti i giornali Ict
terarii di quel tempo avevano ad o
nore pubblicare le produzioni novel
listiche dello scrittore siciliano, ed
i principali editori di Milano offri
rono condizioni lusinghiere anche da'
lato finanziario, per avere nelle lor<
case un romanzo del Verga e lan
ciarlo alla lettura dell'intellettuali
ta' italiana che ben a ragione nei la
\ori del romanziere siciliano, aveva
una conferma, che costituivano o
perc di buona arte e di studii psico
logici.
Numerosa e' la produzione roman
tica, novellistica e drammatica del
Verga. "I>a Storia di una Capinera'
e stata tradotta in diverse lingue,
ed in Francia, dove desto' vivissi
ma impressione, il lavoro e' state
tradotto varie volte da letterati e
scrittori come Landel e Rovanne.
Il romanzo ha il fine di dipinge
re i ricordi d'una influenza chie
sastica che, anche dopo il 1860, ha
dominato la Sicilia. E' l'istoria di
una giovanotta, ardente di vero amo
re e di passione, che la matrigna
inganna per seppellirla in un conven
to, onde soppiantarla con la figlia
proprio nel matrimonio del giovane
amante della povera capinera. Sof
fre le pene più' inenarrabili la gio
vinetta, e scrive lettere all'amica,
che affascinano per lo sviluppo del
la vita psichica della monaca di
sgraziata e per la verità' dei costu
mi d'ambiente.
Si stenta a credere che nella Si
cilia di oggi si rinnovi l'istoria del
la Monaca di Monza, scrive lo scrit
tore francese Charles Dejob, e che
una famiglia dabbene forzi una gio
vanetta a prendere i voti monastici
usando moine e sottefurgi. Tanto ef
ficace e' la lettura del romanzo! Ver
ga fa scrivere alla protagonista let
tere passionali, strazianti, che de
scrivono la vita del convento in miv
niera vera e magistrale.
Verga, senza prendere in ridicolo
la fede cristiana, flagella le mano
vre delle monache e degli ecclesia
stici eh usarono mezzi illeciti, bu
giardi, per manomettere la liberta'
d'una giovinetta inesperta, che face
vano morire in maniera cosi' stra
ziante. Il romanzo desto' viva im
pressione, per la semplicità' della
forma e nello stesso tempo, come
dicemmo sopra, per la verità' dei
costumi.
Il Verga porta con i suoi roman
zi, con le sue novelle, un notevole
contributo d'osservazioni e di inda
gini, della vita dell'ambiente sici
liano, con pensiero d'artista, e cor
pensiero inspirato da un supremo i
deale, il rinnovamento sociale del
la sua Sicilia.
A proposito delle Novelle Rusti
cane del Verga, Napoleone Colajan
ni, nel suo pregevole libro: Gli av
venimenti di Sicilia e le loro causi
cosi' ne giudica il valore.
"Quest'odio di classe che, pei
quanto giustificato, parla del veri
odio di classe in Sicilia preesistcnU
agli ultimi moti dei fasci, in me prò
dusse sempre un senso di sgomenti
per le sue possibili esplosioni, in
spiro' ad uno scrittore conservatori
uno dei bozzetti suoi più' indovi
i nati, elle ritraggono In vita e le pas
sioni del popolo siciliano. U. V'erga
infatti, tra le sue Novelle rusticane
ne ha una intitolata Liberta', ch<
i tutta intera dovrebbe essere riprodot
t ta a dimostrazione completa del co'
me senza i Fauci e senza il sociali
smo, nell'isola potessero verificare:
fatti identici nella natura e più' gra
vi negli episodi di quelli del 1893 <
J 8?) t, ma basterà' ai lettori l'esordii
eloquente".
Il Verga aveva pubblicato questi
novella nella Domenica I.etterarii
' del Martini, nel Marzo 1882. Fu ri
prodotta nelle Novelle Rusticane e
dite del Casanova di Torino ne
1883.
L'esordio della novella Liberta'
denunzia in un modo mirabile, l'o
dio contro i cappeddi, i ricchi, ac
canto alia esistenza del latifondo.
Lo trascrivo per giudicarne il va
lore. «
"Sciorinarono dal campanile ui
fazzoletto a tre colori, suonarono li
campane a stormo e cominciarono i
gridare in piazza : Vira la Liberta'
"Come il mare in tempesta, la fol
la spumeggiava e ondeggiava davan
ti al casino dei galantuomini, davan
li al Municipio, sugli scalini «lella
chiesa: un mare di berrette bian
che, le scuri e le falci che luccicava
no. Poi irruppe in una stradicciuola
"A te prima barone! che hai fat
lo nerbare hi gente dai tuoi cnmpie
ri !
"Innanzi a tutti gli altri una stre
ira, coi vecchi capelli irti sul cupo
armata soltanto dalle unghie A te
prete del diavolo! clic ci hai sue
••biuta l'anima! A te, sbirro! eh<
hai fatto la giustizia solo per chi nor
aveva niente ! A te, guardaboschi
che hai venduto la tua ctfrne e la
carne del prossimo per due tari' a]
giorno !
"Ed il sangue che fumava ed uh
briaeava. Le falci, le mani, i cenci, i
sassi, tutto rosso di sangue Ai
i/alantuomi Ai cappeddi! Am
mazza ! ammazza. Addosso ai capped
di."
E replica il Colajanni : "L'arte
non poteva meglio riassumere gli
odii generati da secolari ingiustizk
quando al grido di l'ira la Liberta
gli oppressi credevano che fosse ar
rivata l'ora della vendetta e della ri
pa razione".
110 voluto trascrivere il giudizio
del Colajanni ed in parte il Iwzzet
fo Liberta', per mostrare, come il
Verga IHI ritratto nei suoi lavori la
vita siciliana. Gli avvenimenti at
tuali della Sicilia corroborano evi
dentemente i giudizi dettati artisti
camente trent'anni or sono. Nell'i
sola si Ita sete ili giustizia, e non e'
sentimento bolscevico l'attuale imi
tazione.
110 abusato a lungo della pazien
za del lettore, ma non voglio finire,
-enza che io non m'intrattenga a par
lare del Capolavoro del Verga, i
Malavoglia.
l'l' un romanzo vero nel senso lar
go della parola, senza scimmiottare
quelli della letteratura francese ve
rista, non e' ne" pessimista, ne' tam
poco ottimista, ma ci da' l'impres
sione della realta presa al vivo in
maniera ammirabile. In tutte le sco
rie del romanzo, essenziale, dramma
tiche della commovente istoria, il
lettore gusta con piacere ascoltare la
ingenua parola dei personaggi, una
famiglia dei pescatori.
Nessun personaggio d'nna condi
zione d'un rilievo, d'una cultura su
periore, non e' mischiato ai poveri
pescatori e contadini ili Asci-'lVczza
che egli mette in iscena. Il Verga,
col romanzo i "Malavoglia", ha sotto
scritto a piene mani il principio na
turalistico che la sventura elegge il
suo domicilio presso gli operai e vi
installa, presto o tarili, il vizio. Un
vecchio pescatore, sotto il suo povero
tetto, a furia di lavoro stentato, por
ta un po' di prosperila', invia suo
figlio Bastiano in un porto vicino
con un carico di lupini : una tempe
sta gli inghiotte, uno dei suoi nipoti,
Lucio e' ucciso negli equipaggi della
flotta a Li ssa : un usuraio espropria
la casa al vecchio pescatore, c un ma
trimonio vantaggioso che egli aveva
preparato eolla nipote, Mena, cade
d'un colpo. La I/onga, la sua nuora,
timore di (olerà; un alilo dji suoi
nipoti va lungi in cerca di fortuna,
ritorna ceneiieo, prende l'abitudine
dell'iibbriachezza, si da' in braccio
d'una taverniera, s'affili* con i con
trabbandieri e finisce condannato
dalla Corte d'Assise per un colpo di
coltello dato ad un doganiere, Lisa,
una delle sue sorelle diventa di cat
tivi costumi ed il povero nonno, il
pescatare accasciato dalle sventure,
muore all'ospedale.
Il Verga ha dimostrato, in buona
misura, nel romanzo i Malavoglia,
che la vita della povera gente e' ne
cessariamente fatta d'atroci dolori.
A coloro che amano la dipintura dei
caratteri, offre, il romanziere sicilia
no, un mendicante ipocrita, un usu
raio, una lingua di vipera.
110 accennato a sommi capi i per
sonaggi del romanzo, ma la figura
del vecchio pescatore e' tratteggiata
con verità' ammirabile, artistica.
In verità', se si compiange, lo BÌ
rispetta, si ammira e qualche volta
lo si invidia. Quei suoi costumi pa
triarcali, il povero pescatore li sa
sempre mantenere con tutto che la]
sventura ha penetrato nel suo foco-
LA LIBERA PAROLA
lare. Delle mancanze di due suoi ni
poti egli si duole dippiu'.
Mai s'era visto e conosciuto un üb
briaco nei Malavoglia, é fino alla vi
gilia del giorno di tale onta dentro
la sua famiglia, il nipoti» aveva di
mostrato la sua energia nei pericoli
del mare, e non aveva voluto Ba
sarsi senza il permesso del nonno.
La Mena, che figura graziosa!
quanta prudenza, semplicità', riser
va negli addii all'onesto vetturale che
avrebbe preferito al Iksl partito so
gnato e che deve lasciare il paese in
cerca d'onesto lavoro.
E con quanta tenerezza di ma
dre essa prova di trattenere la ci
vetteria della sorella Lisa !
La nuora del vecchio pescatore,
la Longa, mostra non solamente la
fortezza nel lavoro, il coraggio nelle
sventure, ma anche quella della de
licatezza. Quando la speculazione
tentata dal vecchio pescatore lo ha
rovinato, essa rinunzia alla sua ipo
teca legale sopra il tetto domestico,
rinunzia spontaneamente dicendo:
"Tutti noi abbiamo comperato i
luppini".
Il vecchio pescatore onesto si com
muove del sacrificio volontario della
N RI Irnnmnnr 7A I
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|ln *•'■ < * J.J * . J I Jyijo!
g§ DEI FRATELLI SETTANNI gì
|| SITUATA ALLE 13 STRADE IN DICKINSON p
g3 Por le feste Natalizie essa si trova in Brado di servire SI
Sg alla estesissima clientela tutte le qualità' di latticini, gj
3jjj freschi e stagionati, a pre**i più' rhe modici. . :
|P A mezzo nostro ringrazia gli amici che hanno appoggiato per 1» |[
s| passato il negozio ed augura loro felicissime le Feste NATALIZIE ||
ED UN BUON PRINCIPIO D'ANNO
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] Loggia Enrico Dunant j
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b DELL'ORDINE FIGLI D'ITALIA
fi IN AMERICA
WILMERDING, PA. j
Beli Phone, Dick 1 uso n
»HILA BA
IN OCCASIONE DELLE FESTE NATALIZIE
IL SIGNOR BELLINO AUGURA AI SUOI CLENTI
FELICITA' IMPERITURA
nuora, e non sogna pm un momen
to per pagare i suoi debiti, profitta
re degli artifizii che suggerisce il suo
avvocato. 'Quanta onesta' nell'animo
del vecchio pescatore e della nuora.
E la famiglia, con tutte le travet
sie, a forza di coraggio e d'offezio
ne reciprova, vive in una viti» tolle
rabile, anzi relativamente felice, af
fine di riacquistare il bene perdu
to, la casetta.
Il libro e' rimarchevole per lo
svolgimento. Non vi s'incontrano
scene lubriche, e tratti d'osservazio
ne v'abbondano.
Lo stile della lingua sobrio, e'
dei siciliani clic parlano, in uno
stile che esplica il loro pensiero. For
se taluni gliene hanno fatto un tor
to, mentre la maggioranza dei cri
tici l'ha lodato.
Il libro del Verga e' un capolavo
ro d'arte, ed 'e' un felice sintomo
per l'ltalia »he un siciliano abbia da
to alla letteratura simile gioiello,
non calunniando certa classe della
società' dell'isola, ma dipingendo con
simpatia tanto comunativa, la vita
delle sue classi lavoratrici.
IHlca, Dicembre. 1920.
Antonino Mercurio Cornelia
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