La libera parola. (Philadelphia, Pa.) 1918-1969, October 03, 1920, Image 4

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    'Appendice de "La Libera Parola" M'MKltO 11
CREPUSCOLI
DI LIBERTA
Vuole ascoltarmi.. benignamen
te, con indulgènza? Io ho certo sba
gliato gettandomi in un'avventura
che deve darle tuia cattiva opinione
di me. Non protesti!... i- giusto.
Ma io non disponevo di altri mozzi
per avvicinarla, oppure questo mi
parve il più' rapido, il più* sicuro.
Sono straniera, le h<> detto. Conosco
qualcuno, ma non ho amici. I n oilio
feroce mi perseguita da parte di co
lui che la legge mi diede per protet
tore e die e" divenuto il mio carnefi
ce. Riuscì' a sposarmi a furia di rag
giri perche' ero orfana, sola, spiglia
ta de' miei beni da un tutore senza
scrupoli... Ma a che le sto raccon
tando le mie sventure? Non ultima
e profondamente amara e' quella di
essere nata nel più* disgraziato dei
paesi, in quella Polouia vostra so
ORDÌ SE FIGLI D'ITALIA rn AMERICA
Nel Maryland
Bella, magnifica, indimentica
bile riuscì" la cerimonia della Inizia
zione della l»ggia Abruzzi e Molise
N. 1051, avvenuta il 12 corrente.
La Sala del Moose,
te decorata, premontava un aspetto
stupendo, festoni e bandiere Italia
ne ed Americane facevano spici -o. in
somma. un colpo d'occhio magnifi
co.
Alle ore 3 p. ni. la sala si empiva
di fratelli e sorelle. La Loggia Fem
minile Regina Elena No. 561, che
per l'occasione funzionava da Madri
na, prese posto ed incomincio' la
funzione di rito.
La cerimonia della iniziazione riu
sci' oltre ogni dire stupenda : funzio
nava da Araldo la sorella Chiara
M ere-aldo. la quale tanto bene espli
co' le mansioni ritualistiche.
L'entrata dei centocinquanta e
più' nuovi iniziandi venne salutata
-«lai suono dell'lnno Figli d'ltalia, e
seguito al piano dal Prof. Camillo
Kaueia, accompagnato col Molino dal
signor Vincenzo I>i Maggio.
Terminata questa funzione faceva
ingresso neTla Siila l'intero Grande
Concilio con a ca|x> ìl Grande \ esc
rabile fratello Placido Millo; la sa
la era gremita e tutti salutarono l'en
trata del Grande Concilio.
Il Grande Venerabile P. Milio.
coadiuvato dal Grande Segretario
Archivista fratello Francesco Della
Noce in qualità' di Araldo, proeedet
te alla istallazion-- degli Ufficiali
della nuova Loggia. Finita questa
cerimonia, il Grande Venerabile in
vitava i Venerabili di tutte le Log
ge innanzi all'Altare, copreso il
nuovo venerabile della Abruzzi e Mo
lise e con ispirate parole raccoman
dava loro che le otto Logge di que
sta citta', merce' il loro interessa
mento, quali capi di • <«■. debbono
lavorare in armonia ed in cornane ac
cordo ; disse che ogni Loggia dovrà'
essere una scuola di mutua lienefi
i-enza edi Amore. Raccomando' di
tenere bene in moni* la giustizia im-'
parziale per tutti, conseguenza della
lienevolenza universale e di mantene
re alti i pritjcipii sacrosanti del no
stro Ordino, imprimendo nella men
te di ogni affiliato che la nostra sto- '
]•;?, ha un passato glorioso, perciò è"
dov'eroso per noi onorare la no-tra
patria di origine, 1 Italia, e quel!a
di adozione, l'America.
Presentava con adorne parole il
nuovo Venerabile fratello Salvatore
Bossi, dandogli il benvenuto in mez
zo a noi. Que«ta si senti' talmente en
tusiasta dell'Ordine che salutava
questa data del 12 Settembre, come
novella era per la I/iggia Abruzzi e
Molise e faceva nel mentre 'coprire,
un grande emblema del Leone, ac
comodato per l'occasione alla testa
della Sala e nel quale si leggeva a
grandi caratteri: (Lunga \ ita al
l'Ordine Figli d'ltalia). Intrecciava
il suo discorso con un inno .al A ate
guerriero G. D'Annunzio, che con un
pugno di arditi un anno oggi pren
deva, a nome d'ltalia. po>-ess<> della
Citta' olocausta, l'eroica Fiume. Ac
cennava pure ad una piccola lotta
sorta in seno a quella Società' prima
ili passare all'Ordine. Ora ocni lot
ta e' finita e tutti di un sol pen
siero i fratelli dell'Abruzzi e Molise
fanno corona qui in quest'Aula, con
tenti, persua-i ci entusiasti di unir
si sotto l'Emblema del Leone, col
proposito di lavorare per il benesse
re nostro e della nostra Organizza
zione. Regalava quindi un mazzo di
fiori alla Venerabile della Regina E
lena sorella Antonietta Apictlla. Il
suo discorso fu salutato da lunghi
applausi.
Con parole ispirate a grande pa
triottismo il fratello Armando l'a
lumbo della Loggia Felice C'avallot
ti No. 71 di Washington, D. C., te
se' un magnifico discorso accolto fre
neticamente.
Invitato dal Grande Venerabile,
prendeva la parola il Grande Orato
re fratello Raffaele Del Giudice.
Questi ringraziava e si congratulava
col fratello Bossi delle belle parole
pronunciate, dicendo che si aspetta
da lui ancora altro lavoro, quello di
portare in un tempo non lontano,
un'altra Associazione nelle nostre fi
le, iuui con la eua parola fiamman
te di vero patriottismo, ricordava ro
me up'altra volta la bella nostra Ita
lia e' stata colpita dall'immane scia
gura del terremoto, che ajtre mi-.
j rella di servaggio, la Polonia eh» o
dìa come voi italiani odiate l'austria
i-o. Mio marito invece, il marito che
mi hanno dato, e* un Unitale tede
sco. .. Sono abbastanza da compian
gere ?
: La voce, l'accento, il fremito dolo
i roso del bel corpo commovevano
, sempre più' l'Arrighi muto e per
;>le--o. Sentivano entrambi che il
momento era culminante: un secon-
MÌO di più* avrebbe rotto quel filo
' misterioso che li avvolgeva in un ma
gico incanto. L'ala del destino passa
va rapida su di loro. Piegandosi ver
-o il giovane l'ignota sollevo' il velo
nero che la copriva rigettandolo
intorno al capo che emerse iinprov
\ iso come astro d'oro cinto da una
nuvola. E mormoro" con uno schian
to appassionato:
jgliaia di nostri fratelli hanno trovato
I la morte, migliaia ancora aspettano
idi essere soccorsi, perciò' aspettano
la nostra generosità", ed e' nastro sa
crosanto dovere asciugare una lagri
ma, lenire un affanno. Invitava I u
ditorio a rivolgere per un minuto il
pensiero ai nostri disgraziati Fratelli
in segno di lutto; ciò' fatto propo
neva al Grande Venerabile di auto
rizzare la raccolta, tra i presenti, ili
qualche obolo. L'incarico delicato
venne affidato a diverse sorelle della
Loggia Regina Elena Xo. 561, che
raccolsero *".'13.23, somma conse
gnata alla Sorella Antonietta Apicel
la, quale Tesoriera provvisoria ; il
Grande Venerabile rivolgeva calda
preghiera a tutti i venerabili di in
tervenire mercoledì' sera prossimo ad
una riunione che avra' luogo alle
ore 8 p. m. nell'ufficio del Grandj?
Concilio per studiare di accordo co
me venire in aiuto dei colpiti del ter
remoto e per risolvere altri affari di
versi riguardo l'Ordine in questa
citta".
La parola indi ai Venerabili e
rappresentanti delle Logge locali.
L'avv. Giovanni E. Buccini, per la
Loggia lì. Mazzini Xo. 300 regalava
quattro Maglietti; il fratello Alberto
De Luca, per la Loggia M. Buona
roti No. 3-17, offriva un mazzo di fi"-
TÌ. La Marconi No. 183 regalava
■ uno standard ino per l'altare e la -Ma
drina Regina Elma tutto l'occorren ;
te per l'Altare. Per la loggia Arti
stica Operaia il fratello Giuseppe
Salnit ri, venerabile regalava la lascia
di Grande Deputato; il fratelli SalT.
Cavallaro per la Cefaludcse S.
Spinuzza dava una grande cesta di
Fiori.
Infine l'ex Grande Venerabile
Fratello Domenico Mu.-aechio con
belle parole augurava vita bella e
prosperosa alla nuova loggia. *
Il fratello Gr. Curatore Ignazio
Papania. accompagnato al piano,
cantava con la sua magnifica voce
diverse partiture di opere applaudi
to. Furono serviti paste e rinfreschi
a profusione.
Una lode meritata e sincera va a- j
gli amati fratelli del comitato com-j
; posto:
Presidente, Sebastiano Gargare-I
--li; Segr. Luigi Di Pietro: Tesoriere,
Luigi Quartapelle, Alessandro Ric
ciuti. Antonio Di Filippo, Luigi Lol-j
ìj. Geremia Casciere, Giuseppe Ser-;
'ra, Donato Michetti.
. Gli Ufficiali della nuova loggia i
sono i seguenti :
Venerabile, Salvatore Bossi; Ass.
Ven., Gaetano Di Marcantonio; Ex
Ven. Ales-andro Ricciuti ; Oratore,
I Tito Zappacosta ; Segr. Arch. Gae
tano Napoleone; Segr. Fin. Camillo
Frane-ioni : Tesoriere. Amedeo D'Ap
ollonio, Curatore, Ercole Di Ruscio,
' Luigi Lolli. Giuseppe Speranzella,
' Eugenio Di Nisio, Francesco Santil
-1 li.
ATTI I FFJC'IAIJ del GRANDE
COSLJLIO DEL MARYLAND
Mereoledì', 15 Settembre, il Gran
i de Concilio riunivasi con la presenza
! di tutti i Venerabili delle Logge lo
i cali, il grande Venerabile faceva lo
ro conoscere lo scopo della riunione,
quindi di accordo si veni\ a alle deli
berazioni seguenti :
1. Che l'Ordine prenda parte
alla celebrazione del 12 Ottobre, Co
lumbus Day, in corpo, unendosi al
'comitato generale. L'anno venturo
i| tale festa dovrà' cadere sotto le redi
! ni dell'Ordine.
2. <'Jie ogni Loggia con un Co
mitato di Cinque, compreso il Ve
nerabile con l'insegna dell'Ordine, si
rechino in Annapolis la mattina del
Vi ottobre accettando l'invito del
i Comitato Generale Jo«flle. jier pren
dere parte l'inaugurazione del qua
dro del Grande Genovese C. Colom
bo, che ivi sara' scoperto.
3. Che il Grande Concilo pren
da parte in corpo a tale invito.
4. Che le Logge si facessero ini
ziatrici di raccogliere fondi tra i fra
telli e connazionali prò' danneggiati
del terremoto ogni somma spedita
per il tramite di questo Grande Con
cilio.
5. Che i Venerabili, gli Uffi
ciali ed infine i sirisroli Fratelli aiu
tassero questo Grande Concilio al
l'espletamento del programma che
sara' portato in Grande Convenzio
ne. Dare speciale appoggio all'inizia
tiva del Fondo Unico Mortuario, es
sa essenzialissima, che al più' presto
possibile dovrà' funzionare nlla '-'fi
sa Sociale, ossia il Tempio dell'lta
lianità', il posto ove ogni fratello
dovrà' trovare conforto su tutto ciò ,
Eccole ora il mio tolto nudo]
come 1* mia animi).
Arrighi non >i mosse, non parlo'. l
Tutta la sua vita era raccolta negli !
occhi.
Il tempio si era fatto deserto.:
Nessuna lui* esterna penetrava più'
attraverso i vetri istoriali: i punti
gialli delle lampade oscillavano a
guisa di fuochi fatui nel grigione
delle navate silenziose. Dove era e
gli '* lu quale plaga. in qual cie10?.... '
Ella sorse in piedi riabbassando il !
velo lentamente. Scomparvero prima
i fiordalisi degli occhi, poi i gigli
delle guaneie, ultima la Inxva, pari
ad una rosa che si chiude. Disse: —'
Lasciamoci innanzi che lo scaccino,
venga ad ingiungerci di partire.
I>o si sentiva già' in lontananza a
gitare il mazzo delle chiavi. Arri-i
ghi potè' appena mormorai* con vo
ce soffocata :
Quando?
Una morbida limilo si poso' sulla
tua. la voce della sirena gli soffio
all'orecchio :
Presto avra' mie nuove.
Sicuro?
Giuro.
11 giovine si chino' su quella mano
the riguarda la vita sodale, el<e ilo
vra' fare onort al nome italiano in
queste contrade.
l'irta il nostro Bollettini, il «ir.
Venerabile racconiaiulava a tutti i
Venerabili la massima propaganda
nelle Loggt', accioti-he' ridia vita
settimanale al giornale di cui tanto'
bisogno abbiamo.
Baltimore, Md., 18 Sett> IND.
F. Della Noce
(Ir. Seqr. Ire li.
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11 medesimo divieto del veglione.
Fila scomparve rapidamente nella
selva delle colonne, ma prima di spa
rire si volse pulendo 1 indice sulle
labbra con un gesto di grazia e di
promessa efie sconvolse il giovane fin
nel midollo delle ossa.
VI.
Mattino d'aprile un po freddo,
un JHV grigio, con molta acqua so
spesa tra cielo e terra come se l'aria
ne fosse pregna diffondendo la sen
sazione di malessere delle cose incer
ti Strade vuote, finestre chi si apri
vano di mala voglia, portinai sul
marciapiede ch<- guardavano in alto,
iscrutando il mistero delle nuvole
colle mani in tasca : qualche carretto
di verdura, qualche spazzacamino
nero e grave co' suoi ordigni di fer
ro fulle spalle, il petto nudo e vil
lino, seguito Ua un fanciullo ugual
mente nero,, col piccolo petto nudo
anch'esso e i grandi occhi cinti di
fuliggine e la luminosità' dei denti
che apparivano anche più" bianchi in
mezzo a tutto quel nero. La voce del-
Bell Phone, Dick : n non 6783
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ramino, l'na pattuglia di croati ji
stretti nella loro divisa color tabac
co coi calzoni celesti misurava il !
passo pesante sul selciato: Ein,
Z urei....
Dal portone del palazzo Possenti
lo due signore uscirono quasi furti
ve, in abito dimesso, colla euffictta
del mattino di prammatica sotto il
velo per andare a confessarsi. I >ietro
a loro un domestico portava i libri
di preghiera tenendo la regolare di
stanza che doveva significare nel
medesimo tempo protezione e rispet
to. In quel giorno d'aprile le signore
di casa l'ostenti non mancavano mai
di recarsi alla loro chiesa prediletta
di S. Pietro in Gessate per il sacra
mento e per la messa, in memoria
dei genitori di Xina che erano morti j
! tutti e due in quel giorno, sposi gio-,
vani e felici, travolti dalla butera ;
nel lago Maggiore.
In chiesa erano già' state prtpa-1
vate ai-canto al confessionale le due
eedie coperte di cuoio coll'inginoc- j
chiatoio, il cuscinetto per appoggia-'
re le braccia e lo stemma della!
| {amiglia Possenti inciso sullo schie
nale.
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velluto nero orlata di martora. Il do- <
mestico, posati davanti alle due si
gnore i rispettivi messali, si ritiro'
modestamente in una delle cappelle:!
ili fianco aspettando gli ordini, e il
confessore, avvertito in tempo (lella I
presenta degli illustri penitenti, en
tro' subito in carica.
Prima ad inginocchiarsi dietro
la grata fu Nina. La semplice fan
ciulla andava volentieri a deporre il
SUO fa idei letto di peccati nell'orec
ehio indulgente di don Carlo, ma la
difficolta' consisteva nel radunare
peccati abbastanza grossi o abliastan
za numerosi da poter ragionevol
mente meritarsi i cinque pater ave
| gloria che il buon prete soleva in
, l'l ingerì e per penitenza e non sempre
li trovava. Gola? Invidia? Avarizia?
' Maldicenza ? Superbia ? Disobbe
jdienza ai superiori? Mancanza di
i-arita"' Bugie? Nina avrebbe voluto
! scoprirsi rea ili qualcuna di queste
; colpe, ma per quanto si rispecchiasse
nella sua piccola limpida coscienza
questa al pari di un cristallo d'acqua
' pura non le rimandava che l'azzurro
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" -1 - --
del ciclo.
Forse una o due nuvolette; un
di distrazione assistendo agli u ffj
divini, la preghiera della sera ulvn?
ta soppressa dalla prepotenza H.i
sonno, un atto di impazienza Un ,
| scherzo birichino... proprio aiont!
altro.
; Quel giorno Don Curio l e c ! U(ac .
K pensieri eattivi non no hai
inai ?
Pensieri «attivi? Che .nt, ndcVß
dire? hi la si esamino' di nuovo ra.
pidamente e non riuscendo a sbn
garsi da sola, con la faeeina beni>
accostata alla grata, un lieve l<attit,i
di cuore sotti) il corsetto, mormoro'
pianissimo :
Quali pensieri?
Don Carlo conosceva da molti an
ni la famiglia Possenti: era amii»
del marchese Annibale, aveva olisti,
to a nascite e a morti, aveva bene
dette le giovani salme dei genitori di
Mina e per questa fanciulla nutriva
quasi paterno.
I
(Continua)