PUBLISHED AND DISTRIBUTED UNDER PERMIT No. 500 AUTHORIZED BY THE ACT OF OCTOBER 6. 1917, ON FILE AT THE POST OFFICE OF PHILA DELPHI A, PA., BY ORDER OF THE PRESIDENT. A. S. BrKLESON. POST«*STER GEN. ! A PAROLA 1 forti caratteri sono gli Dei Supremi della Storia Nazionale. A. GIUSEPPE DI SILVESTRO, Direttore 906 Carpenter Street ANNO 11. - Numero 26 Scende la tela Veramente, dopo una guerra quasi mondiale, micidialissima, perchè milioni e milioni di giova ni vi han perduto la vita; di lun ga durata, perchè dal 27 luglio 11)14 fino al giorno dell'armisti zio son decorsi non meno di cin quanta mesi di gigantesche bat taglie; disastrosa per i vinti co me per i vincitori, poiché vennero profusi in essa i tre quarti della ricchezza delle nazioni combat tenti; dopo tutto»questo ruinoso cataclisma; l'avvenimento del 28 giugno 1919, intendo riferirmi al la firma del Trattato di Versail les, avrebbe dovuto esser saluta to con ben altro entusiasmo dal l'umanità stanca e sofferente! Invece, quale differenza, quale enorme abisso tra la gioia deli rante che seguì al duplice armi stizio del 3 e 11 novembre 1918 e la quasi indifferenza con cui è stata accolta la odierna stipula zione della pace! Gli è che il mondo è convinto che l'altro giorno, a Versailles, invece di segnarsi una pace giu sta e duratura, e quale solenne mente veniva promessa, nei gior ni del pericolo, si è sottoscritta niente altro che una tregua, la quale potrà portar seco un perio do più o meno di tranquillità, ma che dovrà culminare ineluttabil mente in una nuova guerra che forse non sarà meno disastrosa nè meno sanguinosa di questa che ebbe la settimana scorsa il suo epilogo. La pace che doveva rappresen tare il trionfo della giustizia e del diritto ; la pace che avrebbe dovuto segnare la chiusura in sempiterno del tempio di Giano, non è per nulla differente dalle altre segnate e sottoscritte in al- j tre epoche e, come quelle, rap presenta la vittoria dell'egoismo j e della prepotenza, il trionfo dei più loschi interessi finanziarti e ( delle più basse manipolazioni di- ; plomatiche. Le condizioni durissime impo ste ai vinti ci richiamano alla mente gli oscuri tempi della bar barie. La Germania, prostrata solo perchè contro di lei scese in campo tutto il mondo coalizzato, nell'atto di apporre la firma al j mostruoso trattato, doveva già pensare alla riscossa ed alla ven- ! detta. Ed i suoi delegati, di fron te al malcontento quasi generale che serpeggiava tra i plenipoten- ; ziarii delle nazioni appartenenti al gruppo dei vincitori, dovet tero, con celata gioia, accarezza re la speranza che, domani, in un nuovo urto, i leoni del banchetto odierno, non troveranno al loro fianco, uniti e compatti, coloro : che, dall'immensità dei loro sa crifici, hanno l'i tratto solamente delusioni, amarezze e dolori. L'inganno non è possibile ripe-, terlo due volte ; non è possibile i due volte nascondersi sotto il : manto dell'ipocrisia. Noi dobbiamo tener presente i che, dall'enorme macello consu onatosi in cinquanta mesi di a- Vprissima guerra, due sole nazio ni hanno ricavato potenza ed o n\'i : Francia ed Inghilterra, al le quali va aggiunta, terza, l'A merica che, sebbene operaio del l'ultima ora, ha portato a compi mento, con questa calamità di popoli, il più colossale dei suoi af fari finanziarii. Degli altri popoli, nessuno è soddisfatto. Tutti, chi più chi meno, hanno il fiele nella bocca e si piegano riluttanti alla prepo tenza di coloro che la vittoria ha inebriato fino all'incoscienza. La Cina si è vista depredata, contro ogni diritto, di una delle sue più fiorenti province. Il Giap pone, pure appagato nelle sue ambizioni territoriali, ha subito, fremente, l'umiliazione imme ritata per un popolo ben più ci vile di certe nazioni magne po polate di bianchi della disu guaglianza delle razze. Il Belgio, l'eroico Belgio che, a costo di sovrumani sacrifici, ar restò per quindici giorni la mar cia dell'esercito tedesco, avan zante a grandi giornate sui cam pi della Francia lotta del pig meo contro il gigante l'eroico Belgio non vede rimunerati al giusto merito l'immane suo sfor- <ae EXTRA! RISPARMIATE MONETAI Se farete i vostri acquisti presso il nostro grande negozio P. LA BOCCETTA 901-903-905 So. B<h STREET*. PHILADELPHIA, PA. ove troverete specialità' per obiti da farsi su misura. Abiti di battesimo. r j Vesti per giovanotte, Vestni per ragazzi. Camicie, Camicette. Sottane, | Cappelli ed altro. ITALIAN WEEKLY NEWS PAPER i zo e le sue rovine tuttora fuman , ti. Il Portogallo, che fino dagli i • nizi della guerra, portò sul teatro ) della tragedia il contributo del • suo piccolo esercito e nelle colo ■ nie combattè valorosamente con ■ tro il comune nemico, si è visto • in ultimo posposto alla Grecia y perfida e fedifraga, che oggi i complice la Francia, nazione de generata ed irriconoscente i raccoglie il frutto della sua astu ■ zia, delle sue frodi, e dei suoi tra dimenti. Anche la Serbia, con le sue ap pendici jugoslave, slovene e croa te, imparerà col tempo, ed a pro prie spese che la generosità di certe belve, avide di dominio, na sconde sempre turpi secondi fini. Potremmo ancora '•ontinuare nella tragica rassegna, ma pur lasciando da parte la Romania che deve all'lntesa la propria ro vina, veniamo a parlare un pcco della patria nostra. Tutto il mondo è convinto, e debbono riconoscerlo a denti stretti anche gli sfruttatori del la vittoria, che l'ltalia è stata la vera vincitrice della guerra, la salvatrice del mondo e della civil cà. Essa ha salvato la Francia dalla schiavitù, quando l'esercito nemico, travolgendo tutto nella sua marcia irresistibile, era giun to alle porte di Parigi. Ed in ri cambio la Francia, immemore de gli enormi benefizi; corrosa sol tanto dall'invidia e dalla malva gità la ricambia con la più nera ingratitudine, ed alleatasi con la "pei-fida Albione" e col falso pro feta, vanitoso ed ignorante, che si è messo a proteggere i croati ; mira a defraudare l'ltalia nei j proprii diritti, a benefizio dei gre |ci e dei jugo-slavi. j Gli uomini più illustri d'ltalia, i più brillanti giornalisti nostri, pur ricordando, in questi giorni |di danno e di vergogna, tutte le j benemerenze della cavalleresca j nazione e pur movendo rimpro vero agli alleati che mostrano di averle dimenticate, dicono che | l'ltalia non deve pentirsi della via che essa liberamente scelse jnel maggio del 1915. Ma noi, modesti dilettanti, an zi profanatori della penna, noi | rifuggiamo da certe sentimenta lità morbose e mandiamo al dia j volo la fratellanza latina, dal mo mento che i nostri fratelli d'oltre Alpi che ci sono prodighi dica ; rezze nei momenti del pericolo, quando il pericolo è passato, sen tono come una voluttà a sacrifi carci al loro egoismo ed ai loro ; interessi. Se i nostri delegati a Parigi non si fossero fatti ingannare dalle arti sottili e malvage della triade funesta che ha gettato u j na miccia accesa in un deposito i di polvere asciutta, oggi le nostre aspirazioni sarebbero soddisfat te, ed il popolo italiano, non sa | i ebbe stato costretto, dopo sette od otto mesi di attesa febbrile ed affannosa, a rovesciare dal pie distallo coloro che erano saliti al potere in un'ora grigia ed ango sciosa, ed aveano ben meritato della patria. Non solo, ma la pace sarebbe segnata da un pezzo, e sarebbe una pace più giusta e più duratu ra, poiché anche l'ltalia avrebbe raccolto i frutti dei suoi sacrifici e l'unione tra gli alleati sarebbe più solida ed i vinti non accarez zerebbero forse tante velleità di riscossa. Ma i nostri rappresentanti han fatto soverchio assegnamento sulla giustezza della causa e sulla santità dei trattati, ed oggi, dopo otto mesi di lotte e di ansie, han dovuto subire l'onta della ritira ta, colpevoli soltanto di una de plorevole leggerezza e di una so verchia buonafede. Nel tempo stesso si ecclissa, deplorevolmente troppo tardi, il i più vergognoso esponente di quell'autocrazia che ha campeg giato durante il lungo periodo delle trattative; l'esponente più vergognoso -dell'autocrazia che, nascondendo la sua laida figura, sotto il puro manto dell'agnello, ha scavato tra gli alleati un abis so che forse non potrà colmarsi mai più. WITH THE LARGEST CIRCULATION AVANTI SEMPRE, COINJ L.A. FIACCOLA IN RU G INI O "Entered as second-class matter Aprii 19, 1918, at the post office at Philadelphia. Pa., under the Aet of March 3, 1579". | Egli parte senza lasciare rim pianto dietro di sé e nello stesso tempo altri rappresentanti italia ni vanno a Parigi a prendere i po sti lasciati vacanti da Orlando e da Sonnino. Ma qualunque sia l'esito delle nuove trattative, anche se i nuo vi nostri plenipotenziarii saran no più fortunati dei loro prede cessori e riusciranno, coll'energia o colla sapienza o coll'astuzia, a far trionfare le nostre aspirazio ni, oramai la nostra generosità e la nostra fede sono morte per sempre, e nulla varrà a farle risorgere o magari a galvanizzar le per breve tempo. E nel futuro cimento l'ltalia assisterà colle armi al piede al cozzo fatale e noi ci auguriamo di vivere fino a quanto potremo assistere al cruento duello e mi rare con ciglio asciutto il crollo della Francia e dell'lmpelo bri tannico. LA LIBERA PAROLA. la passione di Fiume Con te, Italia, contro tutto il mondo Discorso del Generale Grazioli Fiume, 27 Aprile. No, Wilson non è un uomo in telligente. Lo avrebbe capito egli ■stesso se fosse stato qui oggi, in questa meravigliosa giornata in cui anche il sole sembrava inneg giare all'ltalia; lo avrebbe capito allo sventolìo delle bandiere che gli ridevano in faccia, al suono delle fanfare che lo sbeffeggia vano cogli squilli delle trombe, alle urla che si innalzavano dalla moltitudine festante e che in barba alla volontà degli alleati urlavano; "con te, Italia, contro tutto il mondo." Wilson ha tradita la sola città, al mondo, che lo avesse preso sul serio e che in base ai suoi quat tordici principii avesse proclama ta la autodecisione. Mentre l'A merica aveva risposto al suo pre sidente imponendogli la teoria di Monroe e la disuguaglianza del le razze, mentre l'lnghilterra gli faceva ingoiare la egemonia dei mari e le conquiste coloniali, mentre la Francia gli domandava il bacino della Saare dove fino il carbone era germanico, Fiume, questa vecchia lottatrice contro le tirannidi, questa leonessa del diritto comunale, questa dispera- 1 ta sentinella italiana si affidava alla giustizia del grande pre sidente e, unica al mondo, appli cava il principio wilsoniano del l'autodecisione. Lo applicava col la dichiarazione del suo deputato al parlamento di Budapest, colle deliberazioni del municipio e del Consiglio Nazionale, coi plebisci- 1 ti quotidiani del suo popolo an sioso. A voi, presidente, pareva che dicessero i fiumani, a voi ci affidiamo ed alla vostra giusti zia! Ma il giorno in cui sotto alla scorza del filosofo umanitario è sbucato fuori il mercante, Fiume non si è accasciata, non si è allar mata, non ha pianto, ma è scop piata una risata formidabile sul le rive del Quarnero, una risata che era la demolizione del falso idolo e la sicurezza della propria sorte. Il giorno in cui i plenipo tenziarii italiani lasciavano la cit tà dell'imbroglio, la città del mer cato, perchè gli alleati contesta vano Fiume all'ltalia, Fiume pro clamava quella ricorrenza festa nazionale. Gioia, gioia ed orgoglio in que sti giorni! Il mondo dice no, ma Fiume e l'ltalia dicono sì; dun que a che temere? E' uno sposa lizio che si compie; i fidanzati si adorano, si vogliono; se i paren ti e gli amici contrastano per in teressi livi#| e malvagi, che im porta? Sa# anno più voluttuosa mente anye, saranno più deli ziose le n^ze. Fiume è da oggi città dell'lta lia. R. Consolatod'ltalia IN PHILADELPHIA Il Regio Consolato d'ltalia in l'orma che è stato riattivato il servizio dei pacchi postali con le province di Trento e Trieste. PHILADELPHIA, PA., 5 LUGLIO, 1919 intermezzi... Se la Francia non vuole il no stro amore, smettiamo d'amarla. "Obbligo non c'è" come dicevano i prestigiatori, girando tra il pubblico col piattino. Dopo tanti e tanti anni ci dobbiamo persua dere che, poverina, le riesce pro prio impossibile di volerci bene. Lei magari vorrebbe, ma non può. Al cuore non si comanda. Sforzi ne ha fatti! Quando s'è trovata con l'acqua alla gola ha accettata la nostra neutralità, che l'ha savlata per la prima vol ta. Fu un bel tratto. Ci ha quasi gettate le braccia al collo in quel ; l'occasione, eci ha chiamati "maccheroni" con una certa te nerezza. Roba che, a pensarci, vengono le lagrime agli occhi! Poi s'è seccata. Neutralità ! Sem pre neutralità! Toujours perdrix. Era ora di cambiar piatto! Ce lo ha detto un pò dolcemente, un pò con le brusche. Si è messa anche a farci la corte, ciò che non le era successo mai, in tanti secoli. E quando siamo entrati in guer ra, per una quindicina di giorni ; siamo stati i suoi beniamini, gli amanti del cuore. Chissà quanto le è costato con cederci quell'ora di felicità edi privilegio! Dimenticò 'in uno slancio di generosità tutto il ma- 1 i ìe che le avevamo fatto, quando ■ ci lasciammo portar via Tunisi; (juando la costringemmo a inse guir urlando per le vie di Aigues Mortes i nostri emigranti ; quan do ad Algesiras abbiamo arden temente propugnato i suoi inte ressi, quando, durante la guerra libica, le abbiamo fatto consumar tanto voce a gridare: "Viva la Turchia"; quando ci siamo de bolmente, ma indelicatamente, opposti al contrabbando d'armi che essa faceva a nostro danno. Su tutto questo essa stese beni gnamente un velo. Ma più di co sì non poteva fare. La passione non c'era. C'è qualche cosa in noi che le dispiace profondamente. E noi non facciamo niente per migliorarci; noi continuiamo ad opprimerla con un amore pesan te, noioso, sciocco; a disperarci quando le tocca qualche disgra zia; ad esultare quando la fortu na le sorride ; ad ammirare i suoi soldati, i suoi scrittori ; ad inte nerirci quando suona la Marsi-> gliese. Ora non è affatto vero che amore frutti amore. Domandate lo alle donne. Non c'è nulla che 1 irriti chi non ama quanto le pa-I tetiche effusioni di sentimento dell'amatore. Costui, quando sarà più sincero, sembrerà un comme diante, quando sarà più commos so sembrerà buffo. Tutto in lui diverrà disarmonico, fuori di tempo, fuori dì luogo, fuori di to no ; dal colore della cravatta al 1 modo di guardare ; dalla voce al ; la piega dei baffi. Noi siamo, di fronte alla Francia, m queste condizioni: le spiacciamo quando prendiamo Gorizia, e quando ci percuote Caporetto; quando re spingiamo gli austriaci sul Pia ve, e quando li ricacciamo in rot ta fuori da ogni terra italiana ; persino quando i nostri soldati vanno in Francia a morire eroi camente. Bisogna persuaderci che non si tratta di dissensi occasionali, di opinioni divise su questo o su quel 112 itto: è vera e propria im possibilità d'amare. Osservate nelle sventure e nelle gioie la di versità del contegno nostro e del contegno dei francesi. Quando Verdun è in pericolo, I'ltaiia per de il sonno, spasima, vive nell'an sia; quando lo Chemin des Da mes è sommerso a un tratto dal la marea tedesca, noi non parlia mo di sconfitta, parliamo di sven tura; e ci prendiamo anche noi quella sventura, ene dividiamo l'angoscia, e ne portiamo il lutto. Quando poi il valore francese, dopo aver conosciuto l'epopea dei dolore, si ricopre di nuova gloria immortale, tutta l'ltalia è in fe sta; una gioia ingenua e schietta ci empie di luce lo spirito e gli occhi. Ma quando giunge per noi l'ora della prova atroce, non è la parola fraterna che ci giunge dalla Francia : ma il mal celato rimprovero, l'acre accusa ; talvol : ta anche lo scherno brutale. Con ! un miracolo di energia, a prezzo jdi santissimo sangue giovanile, noi frantumiamo la grandiosa of fensiva austriaca? Per i primi giorni si parla di vittoria france j se; poi quando appare chiaro che si tratta di autentica vittoria ita liana, si insinua di lancia di legno ì austriaco senza la ferrea punta jtedesca; ci si avvelena la gioia i dell'ora grandissima, ci si lesina la gloria, per poco non ci si accu- sa perchè abbiamo vinto. Lo stesso e peggio avviene quando battiamo definitivamente l'Au stria. Malizia? Cattiveria? Ma no, incompatibilità di carattere, ira mal domata di chi sente che ha torto di non voler bene, e, tuttavia, voler bene non può. Nelle grandi ore di gioia an che le famiglie più divise, entro le quali fermentano acri discor die, si fondono nell'entusiasmo, nel gaudio comune. La Francia non può far nemmeno questo. C'è in lei qualche cosa di fisica mente ostile a noi, che uccide o gni espansività. Il Congresso di Versailles la vede sorridere a tut ti, fuorché all'ltalia. Essa, la ge nerosa, la grande creatrice di tutte le idee di libertà, si affan na a incatenare Fiume a una ri pugnante servitù balcanica; man da messi in giro ad operare con tro l'ltalia ; ma se noi avessimo spedito, com'essa a Vienna, un qualche nostro signor Allizè a Berlino, che lezioni di lealtà, di convenienza, ci avrebbe dato Pa rigi! E non le basta: si lega con Inghilterra ed America, mentre noi, vecchi fedeli innamorati, stiamo lì a regger la candela, sen za che ci si domandi, neanche per cortesia, se dopo aver due volte salvata la Francia, senza chiederle mai nulla, non saremmo disposti ad accettare un piccolo posto di quarto incomodo in quel ménage à trois? 1 Le è impossibile non farci uno sgarbo Ogni minuto. E notate che il suo interesse, forse il suo stesso senso di giustizia, le con siglierebbero, se non di esserci amica, di fingere almeno simpa tia e cordialità. Ma è inutile: non ci riesce: c'è un malessere in lei che le toglie il controllo de gli atti. La sincerità -*ei suoi ner vi rivela il fastidio che le dà la nostra vicinanza. Che ci può far lei? Che ci possiamo far noi? Continuare questo vecchio pe trarchismo, anche se Laura che era francese, ma più tenera non si limita a serbarsi fede le al marito, ma quando vede che ci rechiamo da lei con un fiore e un sonetto, ci fa dire che non è in casa? Amare è bello, se c'è speranza di contraccambio. Ma qui si invecchia, si patisce, si per de la dignità in questa sterile passione per chi non ha pietà dei nostri mali, non ha neppur gioia delle nostre gioie, neanche se es se dovrebbero essere, per gli av venimenti che le hanno prodotte, gioie comuni. Mettiamoci dun que tranquilli, e pensiamo ad al tro. Non certo dovremo odiare. Anzitutto non è possibile odiare un paese nobile e gentile come la Francia ; e poi noi, che abbiamo amato con disinteresse, non sia mo vendicativi. Ci basta di gua rire da un sentimento che è an cora una malattia. Ripeteremo senza ira, ma con verità e con fermezza il vecchio proverbio: chi non ci vuole non ci merita ! lìt JOS. P. Melili elevalo Micio lì Giudice Sebbene in ritardo, diamo la notizia che l'illustre avvocato Jos. P. McCullen è stato elevato, dal Governatore Sproul di que sto Stato, a giudice della Corte di Common Pleas N. 4, in sosti tuzione del defunto giudice Wil liam Wilkins Carr. L'on. McCullen è democratico e il governatore gli ha reso un vero atto di giustizia, oltre che per il suo valore giuridico, per il fatto che il defunto giudice era anche democratico. L'on. McCullen fu nominato giudice e prestò il giuramento di rito con gli altri quattro, creati da un atto dell'assemblea stata le, il 4 giugno 1913. Poi la legge fu dichiarata incostituzionale il 10 luglio dello stesso anno dalla Corte Suprema ed egli rimase in carica per poco più di un mese. Il termine per il quale l'on. Me I Cullen è. stato nominato giudice spirerà il primo lunedì di genna io 1914. : Dickinsou. 1679 W. ì Or. Giovanni Ricciardi (Viedico-Chirurgo 1104 Ellszvorth Street PHILADELPHIA, PA. UN COMIZIO btk RIUSCITO Ci si comunica e volentieri pubblichiamo! Il comizio indetto per i sarti i taliani di Philadelphia che fan parte all'Ordine Figli d'ltalia è riuscito magnificamente. La Be neficenza Hall era affollata. Presiedeva il Comizio il Gran de Venerabile dello Stato della Pennsylvania, signor Giuseppe Di Silvestro. Il Di Silvestro, dopo di aver pronunciato un applauditissimo discorso, dà la parola all'organiz zatore ARISTODEMO CAVALIERI Il Cavalieri parla a luugo dei mali che travagliano la società, lo spreco di tanto danaro da parte dei ricchi, di coloro i quali godo no tutti i piaceri della vita senza nulla produrre; mentre milioni e milioni di lavoratori i quali tutto producono sono costret ti a soffrir la fame. Egli afferma che uno dei rimedi per liberare lo schiavo moderno (il salariato) da tante sofferenze è l'organizzazio ne economica, cioè l'Unione, il sindacato dei lavoratori. Esorta i sarti citando l'e sempio del fascio di verghe a voler entrare nell'Unione: rima nendo uniti, compatti e solidali. Soltanto in questo modo i sarti potranno vincere le loro battaglie ed ottenere ottimi risultati. Il discorso Cavalieri, ascoltato attentamente, viene applaudito. Indi il chairman presenta l'or ganizzatore generale BUONGIOVANNI Egli parla, con molta compe tenza, del movimento e della at tività che l'Amalg. C. W. of A., va svolgendo fra i sarti tutti de gli Stati Uniti e Canada. Accen nando ai sarti italiani dgli altri centri industriali, come a New- York, Rochester, Buffalo, Boston ecc., il Buongiovanni afferma che gl'italiani si sono trovati all'a vanguardia degli scioperi, ed hanno avuto l'ammirazione di tutti gli altri sarti di lingua stra niera. Interessa l'uditorio quando ac cenna al coraggio delle donne di New York, le quali hanno mera vigliato financo i padroni, i qua li nelle donne italiane «avevano trovato le rassegnate alle più gravi vessazioni padronali. Indi rivolgendosi ai sarti che religio samente l'ascoltavano, disse lo ro : volete voi essere i fratelli de gni di quelle vostre sorelle, che sono state le vere eroine per 14 settimane di sciopero? Anche Buongiovanni viene ap plaudito dal numeroso pubblico. Viene in ultimo presentato, con molto riguardo dal Presiden te, il compagno GIOACCHINO ARTONI Egli elettriza, con il suo parla re tutti quanti noi che lo ascol tiamo. L'Artoni incomincia col dare il benvenuto a tutti i sarti, ed un bravo di cuore ai fieri garibaldini della Snellenburg, che son quasi tutti presenti; mentre i milita zizzati della Kirshbaum brillano per la loro assenza. Inoltre, dice il compagno Arto ni, dobbiamo esser grati verso co loro i quali, come il Di Silvestro, non disdegnando di scendere fra i lavoratori condannati alla stes sa miseria e che hanno gli stes si interessi da difendere, gli stes si diritti da conquistare. E che ol tre a sentirsi fratelli dell'Ordine devono sentirsi fratelli nel dolo re e fratelli anche nella glandi battaglie del lavoro. Quello che disse Artoni io non mi sento capace di riferirlo per iscritto, Egli ha una montagna di argomenti che svolge un dopo l'altro con ordine perfetto, riu scendo ad incatenare l'attenzio ne del pubblico in modo tale che può dirsi, senza tema di sbaglia re, che la sua anima si fonde con quella del pubblico stesso. E sfer za, con parole di fuoco, la sbirra glia venduta al servizio di padro ni, nonché l'opera nefanda di cer ta stampa gialla locale uso "Opi nione." Afferma che certi patriotti di carta pesta, pur di fare quattri ni per imbottire il loro portafo glio, niente a loro importa se debbono con i falsi comunicati stampati sui loro giornali, fare opera del Giuda Iscariota, contro i proprii connazionali. (Vivi applausi). A questo punto il compagno no stro, rivolto ai sarti, dice loro: "dai momento che applaudite con tanto entusiasmo segno è che il bisogno di organizzarvi è sentito in voi. E.so così è—ed io non lo metto in dubbio perchè non inscrivervi nell'Unione questa se ,ra stessa? Oh, lo so bene che qui Fa quel che devi, avvenga che può'. Abbonamento Annuo $ 2.00 Una Copia 3 Soldi presenti vi sono i vigilanti delle vostre fattorie, ma ciò non vi de ve scoraggiare. I padroni hanno la loro Unio ne. Voi avete il diritto di avere la vostra Unione. Un diritto che nessun Kirshbaum nò nessun Snellensburg può contrastarvi. Ed abbiate amici cari, il corag gio delle vostre azioni. Cammina te a testa alta e guardate, con fie rezza, in faccia a coloro che vor rebbero tenervi docili e schiavi sotto la loro cappa di piombo. E non dimenticate che fuori della fattoria voi siete dei liberi citta dini (e lo sarete anche nella fat toria quando sarete organizzati) e perciò potete e dovete parlare con chi pare e piace a voi. Il pa drone non deve per nulla entrare nei fatti vostri. E continua l'Ai toni : "1 padroni vostri stan facendo grandi sforzi per tenervi lontani dall'Amalgamated ; e credendo di poter salvare i loro privilegi e di arrestare l'elevazione morale e materiale dei lavoratori, fanno, di quando in quando, delle con cessioni. Ma voi, ne son certo, continuerete a lottare, righerete quelle concessioni come acconto d' una più glande perchè tregua non vi sarà fino a che un sol uomo sfrutterà il lavoro di un altro uomo." l'n uragano di applausi corona il discorso del nostro vecchio compagno. Terminato che ebbe di parlare Artoni, il Presidente del Comizio, Di Silvestro, fa un fedele e veri terio riassunto, commentando fa vorevolmente i discorsi dei tre oratori. Spiega ai fratelli gli scopi del l'Ordine che sono quelli di : "promuovere fra essi il miglio ramento morale, intellettuale e materiale, per emancipare le masse da ogni pregiudizio e su perstizione. "essere scuola di mutua benevo lenza e di previdenza umanitaria, imprimendo, nella mente dei suoi soci, principii in armonia col le concezioni moderne della soli darietà sociale ecc. ecc. "far comprendere che l'azione dissolvente dei crumiri (scabs) concorre ad ammiserire le fami glie dei lavoratori e a ritardare la loro emancipazione da chi le de prime e dissangua." II Grande Venerabile rammen ta inoltre che sarà espulso dal l'Ordine quel fratello che "in occasione di scioperi anzi ché mostrarsi solidale coi compa gni che lottano per rivendicare .m sacro diritto, impedisca o ri- Larda, coll'offerta della sua mano l'opera, il trionfo della buona :ausa." Spiega inoltre il Di Silvestro, 1 significato vero della parola Libertà; parola, esclama con en fasi il Presidente del Comizio, :'he ha perduto ogni valore ed o ramai sconosciuta nel paese in cui ora viviamo. La chiusa fatta dal Presidente I>i Silvestro venne .-militata d'applausi Non appena dichiarato sciolto il Comizio si affollarono al tavo lo molti di quei sarti che ancora non facevano parte dell'Unione, chiedendo di essere inscritti. Ai vigilanti non rimase che prender nota della... diserzione dei sarti ribelli. Uno dei sarti ebbe a dire: Quando siamo entrati in questa sala eravamo dei conigli ; ora sia mo diventati leoni ! Magnifica serata di propagan da fu quella di mercoledì sera. Sentite grazie al Di Silvestro per l'opera sua disinteressata svolta in pio della causa dei la voratori. Ed ora in marcia, o sarti ita liani di Philadelphia. L'avvenire è vostro. Viva la solidarietà proletaria! SHOP MEETING La sera di martedì scorso uno "Shop meeting", cioè una riunio ne dei sarti che lavorano nella fabbrica Snellenburg. Esso, chia mato dagli organizzatili dell'"A malgamated Clothing Workers of America", ebbe luogo nella sa la al N. 707 S. Broad St. Numerosissimi sarti, special mente quelli facenti parte del ì'Ordine Figli d'ltalia, erano pre senti e tutti si iscrissero all'U nione con la promessa solenne di volere far rispettare i loro di ritti, schivando le dolci ma vane promesse che loro fanno i padro ni ed i foromen paesani, quando hanno bisogno della mano d'ope ra. L i mone vi da" la forza; l'l * nione vi protegge; l'Unione vi ridà quella libertà che finora vi è sta negata L'Organizzatore.
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