La libera parola. (Philadelphia, Pa.) 1918-1969, April 19, 1919, Image 1

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    Published and distrtbuted under permit No. 500 nu'horizcd by the act pf October 6, 1917, on file at the Post Office of Ph lladelphia, Pa.. by order ot the President, A. S. Bu rleson, Postmaster Gen.
LA LIBERA EARgIjA
I forti caratteri sono gli Dei
Supremi della Storia Nazionale.
A. GIUSEPPE DI SILVESTRO, Direttore
906 Carpenter Street
ANNO 11. - Numero 15
La settimana degli Ulivi !!!...
il lieo ette 10Qge,..-ll Popolo della capiloie contro oli onelici
di Citello • li primo anniversario de "li m Pilo"
A nemico che fugge...
I giornali di questa prima decade
di aprile han riferito che Lloyd Geor
ge, presidente dei Minietri d'lnghil
terra e nella conferenza di Parigi au
torevole agente della "Cunard Line",
aveva dato formale assicurazione che
in questa settimana di Pasqua sareb
be giunta finalmente, in mezzo all'u
manità trepidante ancora nell'attesa
angosciosa, la simbolica figura della
Pace con tra le seriche mani il bibli
co ramoscello di olivo.
Ma la Pasqua è sopraggiunta e
sull'orizzonte insanguinato non 6i
scorge ancora la luce fatidica che por
tar dovrebbe ai popoli la lieta novella.
Son cinque mesi che i plenipoten
ziarii delle grandi c piccole nazioni
seggono a concilio e nulla hanno fino
ad oggi conchiuso. Si attardano in di
scussioni sterili e vuote e perdono di
vista il miraggio e la mèta. Intanto
più il tempo passa e più la larga
schiera dei parassiti che trovansi al
seguito delle diveree legazioni, pro
fonde milioni e milioni che vanno ad
ingrossare l'enorme ridda di miliardi
lanciati, in quattro anni, nel mostruo
so crogiuolo della guerra!
Ma la pazienza delle popolazio
ni che son passate a traverso le
prove più dure, sta per esaurirsi e
la scintilla sta per accendersi che do
vrà fecondare una fiamma formida
bile.
Lloyd George gàrentiva per Pasqua
la firma del trattato; almeno così as
sicuravano i giornali.
Delle due una: o Lloyd George ha
fatto effettivamente l'assicurazione
solenne, e dimostra di essere un poco
serio personaggio, tanto più che an
che a lui si deve in parte Io colpa
della lungaggine, perchè macchina
con ogni mezzo di dar Fiume ai Jugo
slavi, al solo scopo voigarissimo di
favorire gii affari della "Cunard Li
ne"; o Lloyd George non ha parlato
ed in tal caso la stampa clic tratta
con leggerezza una quistione vitalis
ma, è una ridicola istituzione.
Intanto ognuno Cerca di addossare j
agli altri la responsabilità del ritar- '
do e Wilson che forse ha la maggiore
colpa, perchè ha costretto i plenipo
tenziarii ad occuparsi di questioni
pressoché oziose, perchè di nessuna
pratica utilità; Wilson che s'è inte
stardito ad opporsi alle più legittime
aspirazioni per mostrare al mondo che
egli solo èra l'arbitro della situazione;
Wilson si dimostra seccato della lun
gaggine e minaccia di ri varcare"'O
ceano, concludendo dalla Casa Bian
ca una pace separata colla Germania.
Oramai tutti sono convint. che il
Presidente degli Stati Uniti è il cam
pione della Germania c della Jugo
slavia. I delegati nostri quindi ed il
nostro popolo non dovrebbero, non
[ potrebbero rammaricarsi se Wilson
almeno questa volta parlasse sul se
rio e si allontanasse da Parigi.
Egli s'è rivelato irriducibilmente
contrario alle nostre aspirazioni e
perciò nostro nemico. Ed ha mostrato
anche di essere ingrato, dimentican
do le trionfali, entusiastiche accoglien
ize di Iìoma, di Milano? di Genova, del
l'ltalia tutta; ha dimenticato che il
nostro popolo era il più fervido am
miratore delle sue dottrine ed il fau
tore più sincero della Lega delle Na
zioni.
Ha dimenticato anche che l'ltalia è
(Un grande paese, ricco di tradizioni e
di gloria e s'è messo al servizio della
|jugo-Slavia, dando prova di nessun
{tatto diplomatico.
E A nemico che fugge dunque ... con
Iquel che segue.
Il Popolo della Capitale contro
gli artefici ili Caporetto
I I traditori della patria, colóro che,
di bolscevismo, vorrebbero
•riformare il mondo unicamente alle
jppese dell'ltalia, e che dopo il disa
stro di Caporetto avevan ripiegato tre
mebondi il capo nel loro, guscio, nella
tema di una giustizia sommaria, han
fatto oggi un tentativo di riscossa;
ma il tentativo è fallito miseramente
e ciò che voleva riuscire una protesta
sovversiva, si è risolto in un solenne,
(magnifico scoppio di entusiasmo pa
triottico.
I socialisti ufficiali, coloro che nel
[lungo periodo della grande guerra han
eempre parteggiato pei nemici della
patria spingendo, associati ai sinistri
seguaci del giolittismo, i loro crimino
si tentativi fino al tradimento; e che
ioggi strepitano contro il preteso im
'perialismo italiano e reclamano, un
trattamento mite, in nome della fra-,
tellanza, verso gli austro-tedeschi as
sassini di donne, bambini e vecchi i
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I__—.——«—
ITALIAN WEEKLY NEWSPAPER
WITH THE LARGEST CIRCULATION
AVANTI SEMPRE, CON L_A FIACCOLA I INI PUGNO
"Kntei ed ;is second-class matter Aprii 19, 1918, at the post office at Philadelphia, Pa., under the Alt of March 3, 1879".
nermi, violatori di vergini, profanato
ri di monumenti, avevano preparato,
nella capitale d'ltalia, un movimento
di ventiquattro ore, che doveva pro
pagarsi per tutta l'ltalia e che doves
se suonare protesta contro l'energico
atteggiamento dei nostri Delegati a
Parigi che reclamano, in nome di no
ve decimi del popolo italiano, il com
pimento delle nostre aspirazioni na
zionali.
Ma il popolo di Roma, che nei qua
rantuno mesi della guerra, ha appre
so, a traverso gli enormi sacrifìci, la
virtù della calma e della riflessioni l
serena, è insorto come un sol uomo
contro l'insania dei socialisti, dimo
strando in maniera solenne ed eviden
te che il suolo d'ltalia non è fertile
al rio seme del bolscevismo.
Pochi facinorosi che giravano per
le vie di Roma, portando in giro le
bandiere rosse, dovettero la loro sal
vezza all'intervento delle guardie e
dti carabinieri; ma le bandiere rosse
andarono in frantumi' ed in loro luo
go a centinaia i tricolo
ri, attorno ai quali si assiepavano mi
gliaia e migliaia di cittadini che sef
focarono la infelice levata di scudi del
socialismo ufficiale.
Si ebbe in quella vece una calda di
mostrazione patriottica con entusiasti
ci evviva al Re, primo soldato d'lta
lia, all'esercito vittorioso, al generale
Caviglia, l'eroe di Vittorio Veneto, ed
attuale ministro della guerra, n con al
tre grida che sono la prova più mani
festa che la volontà concorde del po
polo italiano è per l'attuale regime
ed appoggia con tutte le forze i no
stri rappresentanti a Parigi, nel desi
derio di - raccogliere i frutti della vit
toria.
Gli artefici di Caporetto hanno avu
to una lezione severa, e dovranno es
sersi convinti che, se mai, il sole del
l'avvenire potrà illuminare il mondo
in un futuro molto remolo, viuaiido
cioè saranno andati dispersi persino
il ricordo e le tracce del socialismo
ufficiale.
Il primo anniversario
de "La Libera Parola"
Con questo numero il nostro mode
sto settimanale entra nel secondo an
no della sua esistenza. Nel momento
di varcare la prima tappa del nostro
cammino, se volgiamo gli occhi a guar
dare il sentiero percorso, possiamo
affermare di essere pienamente sod
disfatti del nostro lavoro.
Nel primo numero de "La Lib 'a l'a
rola" vide la luce anche il program
ma al quale il periodico si sarebbe
informato e fino ad oggi non solo
questo programma venne sempre scru
polosamente osservato, ma nessuno ha
mai potuto scorgere il più leggiero
tentennamento sulla libera via da se
guire.
La "Libera Parola" è l'organo del
la più pura italianità.
Noi entrammo in lizza nel periodo
turbinoso della guerra, assistemmo,
con agli occhi le lagrime delia com
mozione, agli entusiasmi suscitati
dalla nostra vittoria e dalla vittoria
dell'lntesa contro gli Imperi Centrali
minaccianti, ed oggi partecipiamo al
le ansie della nostra patria che, negli
intrighi della diplomazia, nella tute
la di loschi interessi, nell'insidia degli
alleati, scorge un pericolo permanen
te :d trionfo dei proprii diritti.
Ma nelle diverse fasi storiche di
questi ultimi dodici mesi, nelle vicen
de liete come nelle avverse, noi facem
mo sempre il nostro dovere di gior
nalisti italiani.
Ai tempi della guerra, anche nei
momenti più tristi, allorquando la vit
toria del nemico sembrava inelutta
bile, noi non disperammo mai, ma
mantenemmo sempre salda ed intat
ta la fede nella fulgida stella che vi
gila ai destini d'ltalia e la nostra fi
ducia cercaijimo di inculcare negli a -
nimi dei nostri connazionali che già
cominciavano a disperare della salvez
za della patria.
Passato finalmente il pericolo, scio
gliemmo al trionfo delle nostre armi
gli inni più giocondi e più lieti ed og
gi, dinanzi alla nuova minaccia che
ci viene dalle subdole manovre delle
vecchie volpi della decrepita democra
zia, noi non ci stanchiamo settimanal
mente, di lanciare il nostro grido d'al
larme, per riunire in file dense e ser
rate, i nostri connazionali, onde ac
coppare la loro voce a quella di tren
tacinque milioni d'italiani, che voglio
no la patria libera ed una, padrona
assoluta del suo mare, protetta al
nord dai suoi confini formidabili, con
tro i quali dovranno per l'avvenire in
frangersi tutti i conati dei barbari,
PHILADELPHIA, PA., 19 APRILE, 1919
eternamente àvidi di bottino c di san
gue.
L'opera nostra non deve essere sta
ta ilei tutto arida e vana se ci è lecito
giudicare dal largo consenso dei no
stri lettori e dai continui attestati di
incoraggiamento e di lode che ci per
-1 vennero da tante parti diverse.
E questi attcstati ci infondono nuo
va lena per continuare tranquilli sul
sentiero dell'onestà e dell'onore.
La nostra bandiera, anche per l'av
venire, porterà tra le sue pieghe la
medesima scritta: Fedeltà alla terra
che ci ospita, culto per la nostra pa
" triadi origine che, appunto perchè
• più lontana, ci sembra più divina; e
' levamento delle masse immigrate.
Per perseverare in questa via, ab
• biamo bisogno dell'appoggio morale
» ed anchi; un pochino dell'appoggio
' materiale, di tutti i nostri amici. Se
• questo duplice appoggio non ci verrà
' meno e non ci sarà lesinato, noi po
' tremo fin da questo momento impe
gnarci a far sempre meglio nel dif
ficile sentiero da percorrere.
Con questi intendimenti, con que
t sta fiducia, con questi propositi, nel
■ momento in cui il nostro giornale,
i toccata felicemente la prima tappa,
si accinge ad entrare al suo secondo
anno di vita, noi inviamo a nostri a
-1 mici, ai nostri lettori, ai nostri sim
patizzanti il saluto del cuore.
LA LIBERA PAROLA.
Due risposte per una
critica innneente
"Toccati!", direbbe uno schermido
re; ma io che tale non sono dirò, in
vece: Staffilati e per bene.
Due risposte, balorde e contraddit
torie alla mia critica sulla pagliac
ciata del Gruppo Italiano della Lega
delle Nazioni, nella festa data dal
"Comunity Service" il 23 dello scorso
me se di marzo: uno, ili cui il non par
larne sarebbe molto igienico, pur ri
conoscendo il torto, risponde dan
do la colpa alla mancanza del tempo
insufficiente per una buona prepara
zione; l'altro, un presuntuoso unto
rello, che forse non deve avere il sen
so dilla moralità, giacché si è deciso
di tributare elogi speciali anche alla
immoralità nella ballata della "taran
tella", che avrebbe dovuto scandaliz
zare qualunque donna allegra.
Al primo, per la mia posizione mo
rale, non dovrei rispondere, e facen
dolo, sebbene brevemente, capisco che
•le va ili mezzo il mio decoro; ma non
posso far passare inosservato una
sua falsa affermazione, quando dice
"che per la ristrettezza del tempo non
si poteva, ecc. ree." e una vilissim:
insinuazione nel chiamarmi "antiita
liano." Di tempo ce ne fu abbastanza
perchè, se si volesse tener conto, non
dei precedenti ma della data in cui fu
diramato l'invito dal comitato gene
rale del "Comunity Service" di Che
ster, la lettera a me diretta porti! la
data drl giorno 7 febbraio, citò un
mese e mezzo prima del 23 marzo in
cui la festa ebbe luogo. Non può poi
chiamarci anti-italiano chi della italia
nità, disonorata su un palcoscenico, è
geloso ed ha voluto rivendicarla. K
dico subito, che io non fui contro le
differenti manifestazioni avute luogo
dai rappresentanti delle diverse nazio
nalità, ma contro gli atti scandalosi
commessi, specialmente nella l.allata
della "tarantella". Chi vuole assicu
rarsi poi della figura ridicola fatta fa
re al nostro glorioso esercito non ha
che da ammirare una riproduzione
pubblicata sull'Opinione di Philadel
phia di domenica scorsa, nella quale
figurano carabinieri e bersaglieri de- ,
gni soltanto di compassione.
Passiamo oltre.
Capisco che lo spazio concessomi da
La Libera Parola è limitato e cerche
rò di essere breve; se la direzione, p£-
rò,.come non ha messo mai la muse
ruola a chicchessia, permetterà set.
timanalmente la pubblicazione di qual
che mio modestissimo scritto, tratterò
di fatti indecorosi, vecchi e nuovi,
eliminati i quali questa colonia potreb
be redimersi da prominenti semi-anal
fabeti che non furono mai italiani ma
che vogliono esser sempre a capo dei
movimenti; da quelli che dissero, in
pubblichtassemblee, di "impiparsi" di
Rizzo e di D'Annunzio; da chi, impu
nemente, anche dalle colonne di gior
nali americani, insulta gli italiani;
da altre anime nere che al
fiammante tricolore sostituiscono di
stintivi gialli. Dirò, insomma, cose e
silaranti, non per odio contro le per
' sone, ma per la rivendicazione della
nostra nazionalità, malmenata da
croati-italiani che ci fanno disonore.
* * *
E. Baiocco, è un somaro presuntuoso
ed ineducato, se lo si deve giudicare
dagli insulti plateali con i quali non
ha neanche lordato i talloni delle mie
scarpe!
Chi insulta è sempre dalla parte del
torto. Chi ricorre al vocabolario della
; suburra è frutto di essa.
Il mio artieoletto sul "Carnevale di
Venezia" ha suscitato grande interes
se in questa colonia, ma, naturalmen
te, ha bruciato le code di paglia dei
presuntuosi, fra i quali va annovera
to E. Baiocco. Chi è costui che mi
chiama ambizioso e che dice che io
ho criticato la festa perchè non fui ;
elevato all'altezza di indossare una fa- j
scia?
Io fui invitato a partecipare a ve- <
stire qualche costume ed a suonare sul ì
palcoscenico. Non accettai perchè non
volli recitare la parte del ridicolo. :
Dunque, non avevo nessuna ragione di , I
vendetta.
Colui che mi rimprovera di essere 11
io un ambizioso, è l'untorello E. Ba
iocco, che nel 1910, perchè non fu e
j letto presidente del comitato prepa
ratore di una festa, abbandonò per
sempre la Società; non essendo egli
stato fatto presidente del comitato
che raccolse denaro per i profughi al
lungò il muso come quello di un so
maro suo collega e rifiutò altre cari
che; appena una settimana fa, essen
do stato, meritatamente, scelto il far
macista signor Nicola Albanese a pre
sidente per la prossima dimostrazione
della "Pace", il presuntuoso Baiocco,
non avendo avuto soddisfatta la sua
velleità, non volle accettare altri uffi
ci. Intanto fu proprio cotesto untorel
lo, che mi chiama anti-patriota, a
propormi, in seno al comitato, un vo
to di plauso per la raccolta dei fondi
per i profughi, affermando essere io
un vero italiano che aveva lavorato
più di tutti per la buona riuscita del
la sottoscrizione. E' vero o non untuo
sello? Sono io un anti italiano 7 Ebbe
ne, seguimi presuntuoso.
10 fui segretario della festa dello
Statuto nel 1916; della celebrazione
del XX Settembre; della sottoscrizio
ne per i profughi dei 1917; dell' Italy
day" il 1918. Fui presidente di com
memorazioni patriottiche come quella
dell'l 1 maggio. Non fui forse io che
miei la colonia in prima linea nei gior
ni 3 e 11 novembre? Un anti italia
no, come te, che tutto fai per il tuo
nome e la tua tasca, sappilo, non agi
rebbe come ho agito io.
Non ricordi, untorello, le parate fat
te per la firma degli armistizi? Hai
dimenticato che in quelle circostanze,
perchè non ottenesti la soddisfazione
di un capriccio, mentre la colonia vi
partecipava, tu girovagavi spruzzando
veleno in tutti gli angoli delle strade
di Chester? Dovrei continuare per
questa via? Non volendo incorrere al
le ire della direzione dico: basta ora
con l'eroe dell'opera "...la faccia infa
rina." Insisto però su quanto dissi
nella mia critica "Il Carnevale di Ve
nezia." Ritengo opportuna la manife
stazione, ma ridicoli i costumi e scan
dalosa la messa in iscena, perchè, se
la "tarantella" è un nostro ballo po
polare, le sbattute dei "sederi", fatte
nel modo come vennero fatte, diedero
l'impressionr di trovarci sul palco
scenico dov'era anehp K. Baiocco.
Mentre, dagl'italiani come quest'ul
timo, fu avversata la "camicia rossa",
proposta dal signor Raffaele Ametra
no, fu, invece, stabilito, e messo in
pratica, una dimostrazione pornogra
fica.
Chester, l'a., 11 aprile, 1919.
PLACIDO DE FURIA. ,
iiiiìfi"
li fi! fei
11 332.0 Fanteria Americana, redu
ce dal fronte d'ltalia, arriverà fra
qualche giorno. Gli si preparano so
lenni accoglienze. I giornali italiani
annunziano, infatti, che il reggimen
to sfilerà per la Fifth Avcnue prece
duto e seguito dalle autorità italiane.
Bisogna cogliere questa occasione per
mostrare tutta la gratitudine dell'a
nimo nostro a questi nipoti di Uncle
Sani che han lottato a fianco dei sol
dati d'ltalia per la gran causa comu
ne.
D'accordo, ma. ..
Ma v'invito, o Signori che lan
ciate l'appello sentimentale alla Colo
nia v'invito a riflettere un pochino.
Dimostrazione di gratitudine, di fra
tellanza, di ammirazione; delirio di ri
conoscenza, attestazione di solidarietà,
esaltazione di patriottismo, bandiere
al vento, inni marziali, peana di vit
toria sono lo riconosco all'ordi
ne del giorno ma...
Ma avete, o voi, Signori, letto il
gran giornale nir tropolitano "New
York Globe" delle due ultime setti
mane? E' stato interessantissimo. Ila
pubblicato, in posti molti conspicui,
delle corrispondenze dalla Jugo-Slavia
del signor Herbert Corey, corrispon
dente straordinario degli "Associated
Newspapers." che se lette a
vrebbero acceso il fosforo dei vostri
cervelli ed elettrizzata la vostra spi
na dorsale. Giacché queste corrispon
denze hanno appunto svelata l'attivi
tà svolta recentemente da questo
332.0 reggimento fanteria lungo la
costa Adriatica fino al Montenegro e
specialmente a Fiume. Permettetemi
che riassuma velocissimamente.
Il signor Herbert Corey si è rive
lato per uno di quei velenosi italofobi
i quali vanno da qualche tempo al I
soldo dei Jugo-Slavi offuscando lo
splendore dell'epopea d'ltalia, svaio- ;
rizzando l'enorme contributo apporta
to dalla patria nostra alla guerra
mondiale, e contrastando al popolo i
taliano i frutti della sua gigantesca
: vittoria.
Noi tutti, per amara esperienza,
conosciamo i metodi serpentini, scùr- j
rili, abbietti di alcuni giornalisti a
mericani che si permettono strapaz
zare l'ltalia come ei maltratta una
serva. Ma Herbert Corey si è rivela
to il più lurido, il più feroce, il più
bestiale. A manate egli ha attinto
dalla sozza palude di Zagabria e da
tutti gli acquitrini della Croazia il
fango della calunnia, dell'insidia, del
l'odio e l'ha scaraventato attraverso
l'Adriatico, attraverso l'Atlantico, al
cuore ed al cervello degl'ltaliani a cui (
la vittoria costa fiumi di sangue, ton- !
nellate di oro, sacrificio e martirio in
finiti. Egli ha dipinto i soldati d'lta
lia a Trieste, Pola, Fiume, Zara, Se
benico, Spalato, ecc., come un'accpzza- j
glia di briganti che hanno ucciso uo
mini vecchi e bambini —, disono
rate le donne, rubato, saccheggiato ed
imposto con la forza selvaggia il loro
domìnio sui poveri martiri di Slavi,
Croati e Serbi invocanti invano pietà
c giustizia. Egli ha descritto 1 soldati
d'ltalia per le vie delle città redente
assalitori di donne e persecutori del
l'intera popolazione. Li ha fatti schiaf
feggiare dai soldati Americani i quali
sarebbero diventati galanti paladini
delle ragazze croate. Un giorno a Fiu
me secondo il famigerato Corey
un Ardito avrebbe strappata una coc
carda nazionale dal seno d'una donna
croata ed allora un ufficiale America
no avrebbe assestato un formidabile
pugno all'Ardito facendogli saltare
tutti i denti ed apostrofandolo: "You,
dirty dago!". Un altro giorno il te
nente colonnello del reggimento, Kver
son, avendo osservato che su un edifi
cio governativo la bandiera d'ltalia
era stata collocata sopra quella d'A
merica, avrebbe fatta abbassare la
prima ed innalzare la seconda escla- ,
mando: "Non c'è in Europa una ban- !
diera più bella di quella d'Uncie Sam".
Un altro giorno. Ma inutile ri-1
petere questi assurdi parti della fan-,
tasia criminale di questo avventurie- i
ro della penna. E* inutile richiamare
alla memoria i mille episodi illustra
ti dal Corey secondo cui il colonnello
del reggimento, Walace, avrebbe non
solo sistematicamente disubbidito a
gli ordini delle Autorità Italiane
sotto la cui dipendenza era stato po
sto ma spesso, anzi, avrebbe as
sunto un atteggiamento ostile sia a
Fiume, quando partecipò ad una di
mostrazione di Slavi contro l'ltalia,
sia a Spalato quando provocò ed aiu
tò una manifestazione di odio ed un
assalto villano contro l'Ammiraglio
italiano comandante la piazza, sia in
Montenegro quando degli ufficiali suoi
dipendenti, con modi villanzosi al
la cow-boys si sarebbero ribellati
agli ordini delle superiori autorità i
taliane facendo causa comune con i
nemici.
A noi, pel momento, preme faie un
semplice paragone. Parecchi mesi fa,
allorché l'ltalia venne accusata d'aver
fatta ammainare la bandiera degli
Stati Uniti a bordo d'una nave (che
poi venne rivelata come nave contra
bandiera camuffata dai Serbi con i
colori di Uncle Sam) i giornali ameri
cani reclamarono una completa spie
gazione che le Autorità di Washington
chiesero prontamente a Roma.
La canagliesca opera dei Corey, pe
rò, non ha finora provocato nessuna
rimostranza da parte del Governo d'l
talia. Le nostre Autorità, invece, si
apprestano ad estendere delle onoran
ze proprio a quel reggimento che a
vrebbe fatto causa comune col nemico,
a quegli ufficiali che avrebbero calun
niato noi e schiaffeggiato i nostri uf
ficiali.
Non so, ci sembra che la situazione
non sia chiara. Secondo la modesta
nostra opinione, bisognerebbe anzi
tutto sapere se i colonnelli Wallace,
Everson ed i loro commilitoni sono a
conoscenza di quanto il disgraziato Co
rey ha lor fatto dire e commettere, e
se son pronti a smentirlo. I'oichè sen
za una smentita piena, completa, è
assurdo onorare questi signori con
l'intervento di qucdla bandiera da es
si abbassata, di quelle autorità da es
si disprezzate, di quegli ufficiali da
essi schiaffeggiati.
Onorare costoro 6enza che la dove
rosa smentita venga prima, . irebbe
lo stesso che umiliarsi di fronte a gen
te nemica o quasi, e ripagare le offe
se e gli schiaffi con dimostrazioni di
affetto e di ... gratitudine. -
Il che non solo è assurdo ma ri
dicolissimo.
Il popolo d'America non potrebbe
interpretare tutto ciò se non in una
sola maniera: la tacita ammissione
da parte nostra, cioè, che le offese
erari meritate e gli schiaffi ben dati.
Ci vuole la smentita, perdio, e .subito.
Se Wallace ed Everson smentiranno,
oh allora che le onoranze abbian luo
go con quell'entusiasmo nobile, gene
roso, caratteristico dell'anima italia
na mai sorda alla voce della gratitu
dine.
Se la smentita non viene, ed allora
questi Signori, anziché in parata,
dovrebbero essere accolti con altri ar
gomenti meglio adatti a difendere la
nostra dignità ed il nostro decoro. Non
vi pare?
New York, 12 aprile, 1919.
BALDUS.
LIBtRTY LOl DELLA VITTORIA
Nel momento in cui scriviamo
siamo alle ore pomeridiane di giove
di 17 corrente mese in una sala
dell'Hotel Palumbo, sono riuniti i
componenti del comitato esecutivo i
taliano e dei sub-comitati del Liberty
Loan e del comitato "arrangement"
della parata che avrà luogo il 4 mag
gio con comizio all'Accademia di Mu
sica.
Sappiamo che il Grande Concilio
dell'Ordine dei Figli d'ltalia, che ha
tenuto seduta a Norristown, Pa., do
menica e lunedì scorsi, ha stabilito di
fare intervenire alla parata tutte le
logge di Philadelphia, ed in proposi
to sarà tenuta una seduta dei vene
rabili e grandi deputati nella prossi
ma settimana.
I preparativi fervono per l'inaugu
razione della campagna che si aprirà
lunedì proesimo, 21 corrente, ad un
segnale telegrafico del generale Per
shing.
Siamo sicuri che i nostri connazio
nali, anche in questo prestito della
vittoria si distingueranno come si di
stinsero nei prestiti precedenti.
Il itti il ine il Ji illusi)
Dal signor Emilio F. Grosso, segre
tario dell'ltalia Irredenta, ci viene
comunicato il seguente resoconto del
banchetto all'aw. John Garaguso che
noi molto volentieri pubblichiamo:
I banchetti coloniali, su per giù, si
somigliano tutti; quelli che escono
dalla cerchia ordinaria, meritano spe
ciale menzione; fra questi è il ban
chetto in onore di John Garaguso da
to al ristorante Leoncavalio la sera
del 10 aprile u. s.
Chi è John Garaguso? Un raro e
sempio di costanza e di lavoro, un gio
vane che, attraverso mille difficoltà,
povero e solo, ha saputo aprirai una
strada, sostenuto solamente dalla sua
volontà di ferro e dalla fede nel suc
cesso sicuro e immancabile. Non c'è
;
[il*»»
1 ' 11 'I) I< ' I') ('IIAS. H. MC- MK'IIAKL
quindi da stupire se un grande nume
ro di compaesani e di ammiratori di
John Garaguso sia accorso al ban
chetto dato in suo onore in occasione
:lella sua laurea in legge. Anche pa
recchie personalità, tra le più distin
te di Filadelfia intervennero al ban
chetto pir dare, colla loro presenza,
il battesimo del fuoco al giovane pro
fessionista.
Il "menu" servito con squisita si
gnorilità dal proprietario del ristoran
te Leoncavallo, l'allegria che regnò
ininterrotta durante il pranzo, l'ordi
ne che presiedette allo svolgimento
dell'intero programma, contribuirono
ni successo della bella manifestazione
che fu improntata a purissimo carat
tere italiano.
Alle frutta parlò in inglese, l'Aw.
Giovanni Di Silvestro che disse del
significato della festa e del valore del
giovane che si festeggiava. Si levò
poscia a parlare l'Aw. Warren C.
Graham, amico di vecchia data del
neo-avvocato il quale espresse in bel
la forma i sentimenti suoi di amici
zia sia per Garaguso che per gli ita
liani e per l'ltalia uscita dalla diffi
cile prova della guerra, nella quale
era entrata, come l'America, per fini
nobilissimi di alta idealità.
L'Aw. Eugenio V. Alessandròni
parlò con spirito e con chiarezza del
le virtù preclari che hanno condotto
Garaguso al successo ed ebbe accen
ni felicissimi quando parlò della co
stanza di lui che non solo seppe soste
nere la lotta per sè, ma incoraggiò e
sostenne anche gli altri, quando pa
reva che la fede nel successo fos6e
per venir meno.
Anche l'Aw. Aladino A. Autilio
ebbe belle parole di circostanza rivol
gendosi al festeggiato al quale augu
rò di mantenersi sempre nella retta
via durante l'esercizio professionale,
assicurandolo della simpatia e dell'ap
poggio di tutti i suoi colleghi.
Mirabile, per la forma e per il con
cetto riuscì il discoreo del venerando
Giudice Charles B. McMichael, presi
dente della Corte di Common IMeas
No. 3, e tanto più notevole nelle e-
Bprcssioni di simpatia per l'ltalia e
per la causa italiana. Le parole che
udimmo quella sera scesero dolcissi
me al nostro cuore di italiani poiché
ci fecero comprendere come, in que-
Bti giorni di fidente attesa, le simpa
tie di tutti gli intellettuali americani
siano per la grande causa dell'ltalia
unita ed inseparabile.
Kcco, nel suo testo originale, il
bellissimo discorso dell'Onorévole
Giudice Charles B. McMichael:
Mr. Toast master, honored guasta,
and gentleman:
This is a pleasant and a happy
evening. Pleasant for me because I
am meeting here so many friends of
my o\vn profession, and happy because
I have had the pleasure of meeting
as your guest Mr. John Garaguso,
who has been honored by his friends
upon this his entrance upon hie pro
fessional career. I am glad to wel
come him to the ranks of the profes
sion, and hope that he may have a
prosperous and distinguished career.
Fa quel che devi, avvenga
che può'.
Abbonamento Annuo $ 2.00
Una Copia 3 Soldi
It is a fortunate and happy thing
for me personally to look back upor»
twenty five years of active professio
nal work at the bar and almost
twenty live ycars upon the bench, and
to feel that I have the sincere friend
ship of so niany of my Italian fellow
citizens; and I hope when younp Mr-
Gara>?uso arrives at my time of life
he will feel, as 1 do, that life is well
epitomi zed by your great Italian poet
Carducci, when ha says
"Ija vita è breve, ma il mondo è
bello."
When I look around upon the young
faces about me, 1 wonder what inay
interest you, for I have prepared no
set speech for this occasion, and I
think that a few personal reminis
ccnces may be appropriate.
1 remember that in 1913, the year
bcfore the great war, I traveled thro
ugh Italy and vieitcd several of the
great Italian cities, and I was stnick
by the prosperity and greatness of the
Italian people. And surely no nation
in the world is more gallant and
courteous. On one occasion when my
wife and I, I think it was at the City
of Firenze, went to the Piazza Vit
torio Emanuele the band playcd an
American air and everyone arose and
shouted Viva! and as we were simpljr
American citizens, traveling, I was
nuich impressed by the courtesy. I
had as a very young man visited Ita
ly and had seen the great Vittorio
Emanuele 11, "il Re Galantuomo" at
Milan, at a celebration at La Scala.
And I remember also then seeing a
statue of Count Cavour, which had
been erected in the public square in
the memory of that great statesman.
Italy has just finished writing the
name Cavour, and I think it is a fine
thought and a fitting tribute to the
greatest statesman Europe produccd
during the 19th Century. And I de
termined then as a very young man
tu learn ali I could about the life of
Cavour, and I have been sincc then
deeply interested in the study of Ita
lian literature and of Italian history;
and 1 think no nation has progressedf
I more than Italy in the last fifty years.
And 1 think now that Italy is entitled
to what she asks in the niatter of
boundaries, which she should have to
protect her against future incursione
of the barbariane. As I ani u judgt
on the brnch, I do not talk politics in
public, but this is a great national
issue, and 1 think that Italy, both on
account of her expenditure of treas
urr and, what is more important, sa
crifice of life, has earned for hersclf
i that Italia Irredenta should become a
part of her country. And I think toc
that this is a niatter for the protec
tion of the world and of humanityv
The Latin civilization, as we learn
from history, was a barrier against
, the incursione! of barbarians up to
. the Fourth Century.
Your toastmaster has been more
, than kind in his allusions to my trans
ìations from the Italian into the En
glish language. I have endeavored, in
my own way, to spread the knowledge
of modero Italian literature among
the circle of my readers. I regard
D'Annunzio as the greatest genius of
, modera times. As an orator, he madc
that great speech on the Capitoline
Hill at Rome which voiced the demand
of the Italian people for war agaiost
Austria, and since then he has, by
word and pen, and also by daring
«xploits as an aviator, show himself
to be a great patriot. I think the poetn
■ Il Renato is one of the most touching
: and beautiful that has been written
.during the war.
i I thank you very much, Mr. Toast
master and gentiemen of the commit
tee, for the splendid banquet and the
pleasant evening I have had.
i ' Le parole dell'illustre ospite furont»
. salutate da unanimi, einceri appalusi