Published and distrtbuted under permit No. 500 nu'horizcd by the act pf October 6, 1917, on file at the Post Office of Ph lladelphia, Pa.. by order ot the President, A. S. Bu rleson, Postmaster Gen. LA LIBERA EARgIjA I forti caratteri sono gli Dei Supremi della Storia Nazionale. A. GIUSEPPE DI SILVESTRO, Direttore 906 Carpenter Street ANNO 11. - Numero 15 La settimana degli Ulivi !!!... il lieo ette 10Qge,..-ll Popolo della capiloie contro oli onelici di Citello • li primo anniversario de "li m Pilo" A nemico che fugge... I giornali di questa prima decade di aprile han riferito che Lloyd Geor ge, presidente dei Minietri d'lnghil terra e nella conferenza di Parigi au torevole agente della "Cunard Line", aveva dato formale assicurazione che in questa settimana di Pasqua sareb be giunta finalmente, in mezzo all'u manità trepidante ancora nell'attesa angosciosa, la simbolica figura della Pace con tra le seriche mani il bibli co ramoscello di olivo. Ma la Pasqua è sopraggiunta e sull'orizzonte insanguinato non 6i scorge ancora la luce fatidica che por tar dovrebbe ai popoli la lieta novella. Son cinque mesi che i plenipoten ziarii delle grandi c piccole nazioni seggono a concilio e nulla hanno fino ad oggi conchiuso. Si attardano in di scussioni sterili e vuote e perdono di vista il miraggio e la mèta. Intanto più il tempo passa e più la larga schiera dei parassiti che trovansi al seguito delle diveree legazioni, pro fonde milioni e milioni che vanno ad ingrossare l'enorme ridda di miliardi lanciati, in quattro anni, nel mostruo so crogiuolo della guerra! Ma la pazienza delle popolazio ni che son passate a traverso le prove più dure, sta per esaurirsi e la scintilla sta per accendersi che do vrà fecondare una fiamma formida bile. Lloyd George gàrentiva per Pasqua la firma del trattato; almeno così as sicuravano i giornali. Delle due una: o Lloyd George ha fatto effettivamente l'assicurazione solenne, e dimostra di essere un poco serio personaggio, tanto più che an che a lui si deve in parte Io colpa della lungaggine, perchè macchina con ogni mezzo di dar Fiume ai Jugo slavi, al solo scopo voigarissimo di favorire gii affari della "Cunard Li ne"; o Lloyd George non ha parlato ed in tal caso la stampa clic tratta con leggerezza una quistione vitalis ma, è una ridicola istituzione. Intanto ognuno Cerca di addossare j agli altri la responsabilità del ritar- ' do e Wilson che forse ha la maggiore colpa, perchè ha costretto i plenipo tenziarii ad occuparsi di questioni pressoché oziose, perchè di nessuna pratica utilità; Wilson che s'è inte stardito ad opporsi alle più legittime aspirazioni per mostrare al mondo che egli solo èra l'arbitro della situazione; Wilson si dimostra seccato della lun gaggine e minaccia di ri varcare"'O ceano, concludendo dalla Casa Bian ca una pace separata colla Germania. Oramai tutti sono convint. che il Presidente degli Stati Uniti è il cam pione della Germania c della Jugo slavia. I delegati nostri quindi ed il nostro popolo non dovrebbero, non [ potrebbero rammaricarsi se Wilson almeno questa volta parlasse sul se rio e si allontanasse da Parigi. Egli s'è rivelato irriducibilmente contrario alle nostre aspirazioni e perciò nostro nemico. Ed ha mostrato anche di essere ingrato, dimentican do le trionfali, entusiastiche accoglien ize di Iìoma, di Milano? di Genova, del l'ltalia tutta; ha dimenticato che il nostro popolo era il più fervido am miratore delle sue dottrine ed il fau tore più sincero della Lega delle Na zioni. Ha dimenticato anche che l'ltalia è (Un grande paese, ricco di tradizioni e di gloria e s'è messo al servizio della |jugo-Slavia, dando prova di nessun {tatto diplomatico. E A nemico che fugge dunque ... con Iquel che segue. Il Popolo della Capitale contro gli artefici ili Caporetto I I traditori della patria, colóro che, di bolscevismo, vorrebbero •riformare il mondo unicamente alle jppese dell'ltalia, e che dopo il disa stro di Caporetto avevan ripiegato tre mebondi il capo nel loro, guscio, nella tema di una giustizia sommaria, han fatto oggi un tentativo di riscossa; ma il tentativo è fallito miseramente e ciò che voleva riuscire una protesta sovversiva, si è risolto in un solenne, (magnifico scoppio di entusiasmo pa triottico. I socialisti ufficiali, coloro che nel [lungo periodo della grande guerra han eempre parteggiato pei nemici della patria spingendo, associati ai sinistri seguaci del giolittismo, i loro crimino si tentativi fino al tradimento; e che ioggi strepitano contro il preteso im 'perialismo italiano e reclamano, un trattamento mite, in nome della fra-, tellanza, verso gli austro-tedeschi as sassini di donne, bambini e vecchi i ■ «* EXTRA! dt RISPARMIATE MONETAI Se farete i vostri acquisti presso il nostro grande negozio P. LA BOCCETTA 901-903-905 So. Bth STREET . PHILADELPHIA, PA. ove troverete specialità' per abiti da farsi su misura. Abiti di battesimo. Vesti per giovanotte, Vestiti per ragazzi. Camicie, Camicette, Sottane, Cappelli ed altro. I__—.——«— ITALIAN WEEKLY NEWSPAPER WITH THE LARGEST CIRCULATION AVANTI SEMPRE, CON L_A FIACCOLA I INI PUGNO "Kntei ed ;is second-class matter Aprii 19, 1918, at the post office at Philadelphia, Pa., under the Alt of March 3, 1879". nermi, violatori di vergini, profanato ri di monumenti, avevano preparato, nella capitale d'ltalia, un movimento di ventiquattro ore, che doveva pro pagarsi per tutta l'ltalia e che doves se suonare protesta contro l'energico atteggiamento dei nostri Delegati a Parigi che reclamano, in nome di no ve decimi del popolo italiano, il com pimento delle nostre aspirazioni na zionali. Ma il popolo di Roma, che nei qua rantuno mesi della guerra, ha appre so, a traverso gli enormi sacrifìci, la virtù della calma e della riflessioni l serena, è insorto come un sol uomo contro l'insania dei socialisti, dimo strando in maniera solenne ed eviden te che il suolo d'ltalia non è fertile al rio seme del bolscevismo. Pochi facinorosi che giravano per le vie di Roma, portando in giro le bandiere rosse, dovettero la loro sal vezza all'intervento delle guardie e dti carabinieri; ma le bandiere rosse andarono in frantumi' ed in loro luo go a centinaia i tricolo ri, attorno ai quali si assiepavano mi gliaia e migliaia di cittadini che sef focarono la infelice levata di scudi del socialismo ufficiale. Si ebbe in quella vece una calda di mostrazione patriottica con entusiasti ci evviva al Re, primo soldato d'lta lia, all'esercito vittorioso, al generale Caviglia, l'eroe di Vittorio Veneto, ed attuale ministro della guerra, n con al tre grida che sono la prova più mani festa che la volontà concorde del po polo italiano è per l'attuale regime ed appoggia con tutte le forze i no stri rappresentanti a Parigi, nel desi derio di - raccogliere i frutti della vit toria. Gli artefici di Caporetto hanno avu to una lezione severa, e dovranno es sersi convinti che, se mai, il sole del l'avvenire potrà illuminare il mondo in un futuro molto remolo, viuaiido cioè saranno andati dispersi persino il ricordo e le tracce del socialismo ufficiale. Il primo anniversario de "La Libera Parola" Con questo numero il nostro mode sto settimanale entra nel secondo an no della sua esistenza. Nel momento di varcare la prima tappa del nostro cammino, se volgiamo gli occhi a guar dare il sentiero percorso, possiamo affermare di essere pienamente sod disfatti del nostro lavoro. Nel primo numero de "La Lib 'a l'a rola" vide la luce anche il program ma al quale il periodico si sarebbe informato e fino ad oggi non solo questo programma venne sempre scru polosamente osservato, ma nessuno ha mai potuto scorgere il più leggiero tentennamento sulla libera via da se guire. La "Libera Parola" è l'organo del la più pura italianità. Noi entrammo in lizza nel periodo turbinoso della guerra, assistemmo, con agli occhi le lagrime delia com mozione, agli entusiasmi suscitati dalla nostra vittoria e dalla vittoria dell'lntesa contro gli Imperi Centrali minaccianti, ed oggi partecipiamo al le ansie della nostra patria che, negli intrighi della diplomazia, nella tute la di loschi interessi, nell'insidia degli alleati, scorge un pericolo permanen te :d trionfo dei proprii diritti. Ma nelle diverse fasi storiche di questi ultimi dodici mesi, nelle vicen de liete come nelle avverse, noi facem mo sempre il nostro dovere di gior nalisti italiani. Ai tempi della guerra, anche nei momenti più tristi, allorquando la vit toria del nemico sembrava inelutta bile, noi non disperammo mai, ma mantenemmo sempre salda ed intat ta la fede nella fulgida stella che vi gila ai destini d'ltalia e la nostra fi ducia cercaijimo di inculcare negli a - nimi dei nostri connazionali che già cominciavano a disperare della salvez za della patria. Passato finalmente il pericolo, scio gliemmo al trionfo delle nostre armi gli inni più giocondi e più lieti ed og gi, dinanzi alla nuova minaccia che ci viene dalle subdole manovre delle vecchie volpi della decrepita democra zia, noi non ci stanchiamo settimanal mente, di lanciare il nostro grido d'al larme, per riunire in file dense e ser rate, i nostri connazionali, onde ac coppare la loro voce a quella di tren tacinque milioni d'italiani, che voglio no la patria libera ed una, padrona assoluta del suo mare, protetta al nord dai suoi confini formidabili, con tro i quali dovranno per l'avvenire in frangersi tutti i conati dei barbari, PHILADELPHIA, PA., 19 APRILE, 1919 eternamente àvidi di bottino c di san gue. L'opera nostra non deve essere sta ta ilei tutto arida e vana se ci è lecito giudicare dal largo consenso dei no stri lettori e dai continui attestati di incoraggiamento e di lode che ci per -1 vennero da tante parti diverse. E questi attcstati ci infondono nuo va lena per continuare tranquilli sul sentiero dell'onestà e dell'onore. La nostra bandiera, anche per l'av venire, porterà tra le sue pieghe la medesima scritta: Fedeltà alla terra che ci ospita, culto per la nostra pa " triadi origine che, appunto perchè • più lontana, ci sembra più divina; e ' levamento delle masse immigrate. Per perseverare in questa via, ab • biamo bisogno dell'appoggio morale » ed anchi; un pochino dell'appoggio ' materiale, di tutti i nostri amici. Se • questo duplice appoggio non ci verrà ' meno e non ci sarà lesinato, noi po ' tremo fin da questo momento impe gnarci a far sempre meglio nel dif ficile sentiero da percorrere. Con questi intendimenti, con que t sta fiducia, con questi propositi, nel ■ momento in cui il nostro giornale, i toccata felicemente la prima tappa, si accinge ad entrare al suo secondo anno di vita, noi inviamo a nostri a -1 mici, ai nostri lettori, ai nostri sim patizzanti il saluto del cuore. LA LIBERA PAROLA. Due risposte per una critica innneente "Toccati!", direbbe uno schermido re; ma io che tale non sono dirò, in vece: Staffilati e per bene. Due risposte, balorde e contraddit torie alla mia critica sulla pagliac ciata del Gruppo Italiano della Lega delle Nazioni, nella festa data dal "Comunity Service" il 23 dello scorso me se di marzo: uno, ili cui il non par larne sarebbe molto igienico, pur ri conoscendo il torto, risponde dan do la colpa alla mancanza del tempo insufficiente per una buona prepara zione; l'altro, un presuntuoso unto rello, che forse non deve avere il sen so dilla moralità, giacché si è deciso di tributare elogi speciali anche alla immoralità nella ballata della "taran tella", che avrebbe dovuto scandaliz zare qualunque donna allegra. Al primo, per la mia posizione mo rale, non dovrei rispondere, e facen dolo, sebbene brevemente, capisco che •le va ili mezzo il mio decoro; ma non posso far passare inosservato una sua falsa affermazione, quando dice "che per la ristrettezza del tempo non si poteva, ecc. ree." e una vilissim: insinuazione nel chiamarmi "antiita liano." Di tempo ce ne fu abbastanza perchè, se si volesse tener conto, non dei precedenti ma della data in cui fu diramato l'invito dal comitato gene rale del "Comunity Service" di Che ster, la lettera a me diretta porti! la data drl giorno 7 febbraio, citò un mese e mezzo prima del 23 marzo in cui la festa ebbe luogo. Non può poi chiamarci anti-italiano chi della italia nità, disonorata su un palcoscenico, è geloso ed ha voluto rivendicarla. K dico subito, che io non fui contro le differenti manifestazioni avute luogo dai rappresentanti delle diverse nazio nalità, ma contro gli atti scandalosi commessi, specialmente nella l.allata della "tarantella". Chi vuole assicu rarsi poi della figura ridicola fatta fa re al nostro glorioso esercito non ha che da ammirare una riproduzione pubblicata sull'Opinione di Philadel phia di domenica scorsa, nella quale figurano carabinieri e bersaglieri de- , gni soltanto di compassione. Passiamo oltre. Capisco che lo spazio concessomi da La Libera Parola è limitato e cerche rò di essere breve; se la direzione, p£- rò,.come non ha messo mai la muse ruola a chicchessia, permetterà set. timanalmente la pubblicazione di qual che mio modestissimo scritto, tratterò di fatti indecorosi, vecchi e nuovi, eliminati i quali questa colonia potreb be redimersi da prominenti semi-anal fabeti che non furono mai italiani ma che vogliono esser sempre a capo dei movimenti; da quelli che dissero, in pubblichtassemblee, di "impiparsi" di Rizzo e di D'Annunzio; da chi, impu nemente, anche dalle colonne di gior nali americani, insulta gli italiani; da altre anime nere che al fiammante tricolore sostituiscono di stintivi gialli. Dirò, insomma, cose e silaranti, non per odio contro le per ' sone, ma per la rivendicazione della nostra nazionalità, malmenata da croati-italiani che ci fanno disonore. * * * E. Baiocco, è un somaro presuntuoso ed ineducato, se lo si deve giudicare dagli insulti plateali con i quali non ha neanche lordato i talloni delle mie scarpe! Chi insulta è sempre dalla parte del torto. Chi ricorre al vocabolario della ; suburra è frutto di essa. Il mio artieoletto sul "Carnevale di Venezia" ha suscitato grande interes se in questa colonia, ma, naturalmen te, ha bruciato le code di paglia dei presuntuosi, fra i quali va annovera to E. Baiocco. Chi è costui che mi chiama ambizioso e che dice che io ho criticato la festa perchè non fui ; elevato all'altezza di indossare una fa- j scia? Io fui invitato a partecipare a ve- < stire qualche costume ed a suonare sul ì palcoscenico. Non accettai perchè non volli recitare la parte del ridicolo. : Dunque, non avevo nessuna ragione di , I vendetta. Colui che mi rimprovera di essere 11 io un ambizioso, è l'untorello E. Ba iocco, che nel 1910, perchè non fu e j letto presidente del comitato prepa ratore di una festa, abbandonò per sempre la Società; non essendo egli stato fatto presidente del comitato che raccolse denaro per i profughi al lungò il muso come quello di un so maro suo collega e rifiutò altre cari che; appena una settimana fa, essen do stato, meritatamente, scelto il far macista signor Nicola Albanese a pre sidente per la prossima dimostrazione della "Pace", il presuntuoso Baiocco, non avendo avuto soddisfatta la sua velleità, non volle accettare altri uffi ci. Intanto fu proprio cotesto untorel lo, che mi chiama anti-patriota, a propormi, in seno al comitato, un vo to di plauso per la raccolta dei fondi per i profughi, affermando essere io un vero italiano che aveva lavorato più di tutti per la buona riuscita del la sottoscrizione. E' vero o non untuo sello? Sono io un anti italiano 7 Ebbe ne, seguimi presuntuoso. 10 fui segretario della festa dello Statuto nel 1916; della celebrazione del XX Settembre; della sottoscrizio ne per i profughi dei 1917; dell' Italy day" il 1918. Fui presidente di com memorazioni patriottiche come quella dell'l 1 maggio. Non fui forse io che miei la colonia in prima linea nei gior ni 3 e 11 novembre? Un anti italia no, come te, che tutto fai per il tuo nome e la tua tasca, sappilo, non agi rebbe come ho agito io. Non ricordi, untorello, le parate fat te per la firma degli armistizi? Hai dimenticato che in quelle circostanze, perchè non ottenesti la soddisfazione di un capriccio, mentre la colonia vi partecipava, tu girovagavi spruzzando veleno in tutti gli angoli delle strade di Chester? Dovrei continuare per questa via? Non volendo incorrere al le ire della direzione dico: basta ora con l'eroe dell'opera "...la faccia infa rina." Insisto però su quanto dissi nella mia critica "Il Carnevale di Ve nezia." Ritengo opportuna la manife stazione, ma ridicoli i costumi e scan dalosa la messa in iscena, perchè, se la "tarantella" è un nostro ballo po polare, le sbattute dei "sederi", fatte nel modo come vennero fatte, diedero l'impressionr di trovarci sul palco scenico dov'era anehp K. Baiocco. Mentre, dagl'italiani come quest'ul timo, fu avversata la "camicia rossa", proposta dal signor Raffaele Ametra no, fu, invece, stabilito, e messo in pratica, una dimostrazione pornogra fica. Chester, l'a., 11 aprile, 1919. PLACIDO DE FURIA. , iiiiìfi" li fi! fei 11 332.0 Fanteria Americana, redu ce dal fronte d'ltalia, arriverà fra qualche giorno. Gli si preparano so lenni accoglienze. I giornali italiani annunziano, infatti, che il reggimen to sfilerà per la Fifth Avcnue prece duto e seguito dalle autorità italiane. Bisogna cogliere questa occasione per mostrare tutta la gratitudine dell'a nimo nostro a questi nipoti di Uncle Sani che han lottato a fianco dei sol dati d'ltalia per la gran causa comu ne. D'accordo, ma. .. Ma v'invito, o Signori che lan ciate l'appello sentimentale alla Colo nia v'invito a riflettere un pochino. Dimostrazione di gratitudine, di fra tellanza, di ammirazione; delirio di ri conoscenza, attestazione di solidarietà, esaltazione di patriottismo, bandiere al vento, inni marziali, peana di vit toria sono lo riconosco all'ordi ne del giorno ma... Ma avete, o voi, Signori, letto il gran giornale nir tropolitano "New York Globe" delle due ultime setti mane? E' stato interessantissimo. Ila pubblicato, in posti molti conspicui, delle corrispondenze dalla Jugo-Slavia del signor Herbert Corey, corrispon dente straordinario degli "Associated Newspapers." che se lette a vrebbero acceso il fosforo dei vostri cervelli ed elettrizzata la vostra spi na dorsale. Giacché queste corrispon denze hanno appunto svelata l'attivi tà svolta recentemente da questo 332.0 reggimento fanteria lungo la costa Adriatica fino al Montenegro e specialmente a Fiume. Permettetemi che riassuma velocissimamente. Il signor Herbert Corey si è rive lato per uno di quei velenosi italofobi i quali vanno da qualche tempo al I soldo dei Jugo-Slavi offuscando lo splendore dell'epopea d'ltalia, svaio- ; rizzando l'enorme contributo apporta to dalla patria nostra alla guerra mondiale, e contrastando al popolo i taliano i frutti della sua gigantesca : vittoria. Noi tutti, per amara esperienza, conosciamo i metodi serpentini, scùr- j rili, abbietti di alcuni giornalisti a mericani che si permettono strapaz zare l'ltalia come ei maltratta una serva. Ma Herbert Corey si è rivela to il più lurido, il più feroce, il più bestiale. A manate egli ha attinto dalla sozza palude di Zagabria e da tutti gli acquitrini della Croazia il fango della calunnia, dell'insidia, del l'odio e l'ha scaraventato attraverso l'Adriatico, attraverso l'Atlantico, al cuore ed al cervello degl'ltaliani a cui ( la vittoria costa fiumi di sangue, ton- ! nellate di oro, sacrificio e martirio in finiti. Egli ha dipinto i soldati d'lta lia a Trieste, Pola, Fiume, Zara, Se benico, Spalato, ecc., come un'accpzza- j glia di briganti che hanno ucciso uo mini vecchi e bambini —, disono rate le donne, rubato, saccheggiato ed imposto con la forza selvaggia il loro domìnio sui poveri martiri di Slavi, Croati e Serbi invocanti invano pietà c giustizia. Egli ha descritto 1 soldati d'ltalia per le vie delle città redente assalitori di donne e persecutori del l'intera popolazione. Li ha fatti schiaf feggiare dai soldati Americani i quali sarebbero diventati galanti paladini delle ragazze croate. Un giorno a Fiu me secondo il famigerato Corey un Ardito avrebbe strappata una coc carda nazionale dal seno d'una donna croata ed allora un ufficiale America no avrebbe assestato un formidabile pugno all'Ardito facendogli saltare tutti i denti ed apostrofandolo: "You, dirty dago!". Un altro giorno il te nente colonnello del reggimento, Kver son, avendo osservato che su un edifi cio governativo la bandiera d'ltalia era stata collocata sopra quella d'A merica, avrebbe fatta abbassare la prima ed innalzare la seconda escla- , mando: "Non c'è in Europa una ban- ! diera più bella di quella d'Uncie Sam". Un altro giorno. Ma inutile ri-1 petere questi assurdi parti della fan-, tasia criminale di questo avventurie- i ro della penna. E* inutile richiamare alla memoria i mille episodi illustra ti dal Corey secondo cui il colonnello del reggimento, Walace, avrebbe non solo sistematicamente disubbidito a gli ordini delle Autorità Italiane sotto la cui dipendenza era stato po sto ma spesso, anzi, avrebbe as sunto un atteggiamento ostile sia a Fiume, quando partecipò ad una di mostrazione di Slavi contro l'ltalia, sia a Spalato quando provocò ed aiu tò una manifestazione di odio ed un assalto villano contro l'Ammiraglio italiano comandante la piazza, sia in Montenegro quando degli ufficiali suoi dipendenti, con modi villanzosi al la cow-boys si sarebbero ribellati agli ordini delle superiori autorità i taliane facendo causa comune con i nemici. A noi, pel momento, preme faie un semplice paragone. Parecchi mesi fa, allorché l'ltalia venne accusata d'aver fatta ammainare la bandiera degli Stati Uniti a bordo d'una nave (che poi venne rivelata come nave contra bandiera camuffata dai Serbi con i colori di Uncle Sam) i giornali ameri cani reclamarono una completa spie gazione che le Autorità di Washington chiesero prontamente a Roma. La canagliesca opera dei Corey, pe rò, non ha finora provocato nessuna rimostranza da parte del Governo d'l talia. Le nostre Autorità, invece, si apprestano ad estendere delle onoran ze proprio a quel reggimento che a vrebbe fatto causa comune col nemico, a quegli ufficiali che avrebbero calun niato noi e schiaffeggiato i nostri uf ficiali. Non so, ci sembra che la situazione non sia chiara. Secondo la modesta nostra opinione, bisognerebbe anzi tutto sapere se i colonnelli Wallace, Everson ed i loro commilitoni sono a conoscenza di quanto il disgraziato Co rey ha lor fatto dire e commettere, e se son pronti a smentirlo. I'oichè sen za una smentita piena, completa, è assurdo onorare questi signori con l'intervento di qucdla bandiera da es si abbassata, di quelle autorità da es si disprezzate, di quegli ufficiali da essi schiaffeggiati. Onorare costoro 6enza che la dove rosa smentita venga prima, . irebbe lo stesso che umiliarsi di fronte a gen te nemica o quasi, e ripagare le offe se e gli schiaffi con dimostrazioni di affetto e di ... gratitudine. - Il che non solo è assurdo ma ri dicolissimo. Il popolo d'America non potrebbe interpretare tutto ciò se non in una sola maniera: la tacita ammissione da parte nostra, cioè, che le offese erari meritate e gli schiaffi ben dati. Ci vuole la smentita, perdio, e .subito. Se Wallace ed Everson smentiranno, oh allora che le onoranze abbian luo go con quell'entusiasmo nobile, gene roso, caratteristico dell'anima italia na mai sorda alla voce della gratitu dine. Se la smentita non viene, ed allora questi Signori, anziché in parata, dovrebbero essere accolti con altri ar gomenti meglio adatti a difendere la nostra dignità ed il nostro decoro. Non vi pare? New York, 12 aprile, 1919. BALDUS. LIBtRTY LOl DELLA VITTORIA Nel momento in cui scriviamo siamo alle ore pomeridiane di giove di 17 corrente mese in una sala dell'Hotel Palumbo, sono riuniti i componenti del comitato esecutivo i taliano e dei sub-comitati del Liberty Loan e del comitato "arrangement" della parata che avrà luogo il 4 mag gio con comizio all'Accademia di Mu sica. Sappiamo che il Grande Concilio dell'Ordine dei Figli d'ltalia, che ha tenuto seduta a Norristown, Pa., do menica e lunedì scorsi, ha stabilito di fare intervenire alla parata tutte le logge di Philadelphia, ed in proposi to sarà tenuta una seduta dei vene rabili e grandi deputati nella prossi ma settimana. I preparativi fervono per l'inaugu razione della campagna che si aprirà lunedì proesimo, 21 corrente, ad un segnale telegrafico del generale Per shing. Siamo sicuri che i nostri connazio nali, anche in questo prestito della vittoria si distingueranno come si di stinsero nei prestiti precedenti. Il itti il ine il Ji illusi) Dal signor Emilio F. Grosso, segre tario dell'ltalia Irredenta, ci viene comunicato il seguente resoconto del banchetto all'aw. John Garaguso che noi molto volentieri pubblichiamo: I banchetti coloniali, su per giù, si somigliano tutti; quelli che escono dalla cerchia ordinaria, meritano spe ciale menzione; fra questi è il ban chetto in onore di John Garaguso da to al ristorante Leoncavalio la sera del 10 aprile u. s. Chi è John Garaguso? Un raro e sempio di costanza e di lavoro, un gio vane che, attraverso mille difficoltà, povero e solo, ha saputo aprirai una strada, sostenuto solamente dalla sua volontà di ferro e dalla fede nel suc cesso sicuro e immancabile. Non c'è ; [il*»» 1 ' 11 'I) I< ' I') ('IIAS. H. MC- MK'IIAKL quindi da stupire se un grande nume ro di compaesani e di ammiratori di John Garaguso sia accorso al ban chetto dato in suo onore in occasione :lella sua laurea in legge. Anche pa recchie personalità, tra le più distin te di Filadelfia intervennero al ban chetto pir dare, colla loro presenza, il battesimo del fuoco al giovane pro fessionista. Il "menu" servito con squisita si gnorilità dal proprietario del ristoran te Leoncavallo, l'allegria che regnò ininterrotta durante il pranzo, l'ordi ne che presiedette allo svolgimento dell'intero programma, contribuirono ni successo della bella manifestazione che fu improntata a purissimo carat tere italiano. Alle frutta parlò in inglese, l'Aw. Giovanni Di Silvestro che disse del significato della festa e del valore del giovane che si festeggiava. Si levò poscia a parlare l'Aw. Warren C. Graham, amico di vecchia data del neo-avvocato il quale espresse in bel la forma i sentimenti suoi di amici zia sia per Garaguso che per gli ita liani e per l'ltalia uscita dalla diffi cile prova della guerra, nella quale era entrata, come l'America, per fini nobilissimi di alta idealità. L'Aw. Eugenio V. Alessandròni parlò con spirito e con chiarezza del le virtù preclari che hanno condotto Garaguso al successo ed ebbe accen ni felicissimi quando parlò della co stanza di lui che non solo seppe soste nere la lotta per sè, ma incoraggiò e sostenne anche gli altri, quando pa reva che la fede nel successo fos6e per venir meno. Anche l'Aw. Aladino A. Autilio ebbe belle parole di circostanza rivol gendosi al festeggiato al quale augu rò di mantenersi sempre nella retta via durante l'esercizio professionale, assicurandolo della simpatia e dell'ap poggio di tutti i suoi colleghi. Mirabile, per la forma e per il con cetto riuscì il discoreo del venerando Giudice Charles B. McMichael, presi dente della Corte di Common IMeas No. 3, e tanto più notevole nelle e- Bprcssioni di simpatia per l'ltalia e per la causa italiana. Le parole che udimmo quella sera scesero dolcissi me al nostro cuore di italiani poiché ci fecero comprendere come, in que- Bti giorni di fidente attesa, le simpa tie di tutti gli intellettuali americani siano per la grande causa dell'ltalia unita ed inseparabile. Kcco, nel suo testo originale, il bellissimo discorso dell'Onorévole Giudice Charles B. McMichael: Mr. Toast master, honored guasta, and gentleman: This is a pleasant and a happy evening. Pleasant for me because I am meeting here so many friends of my o\vn profession, and happy because I have had the pleasure of meeting as your guest Mr. John Garaguso, who has been honored by his friends upon this his entrance upon hie pro fessional career. I am glad to wel come him to the ranks of the profes sion, and hope that he may have a prosperous and distinguished career. Fa quel che devi, avvenga che può'. Abbonamento Annuo $ 2.00 Una Copia 3 Soldi It is a fortunate and happy thing for me personally to look back upor» twenty five years of active professio nal work at the bar and almost twenty live ycars upon the bench, and to feel that I have the sincere friend ship of so niany of my Italian fellow citizens; and I hope when younp Mr- Gara>?uso arrives at my time of life he will feel, as 1 do, that life is well epitomi zed by your great Italian poet Carducci, when ha says "Ija vita è breve, ma il mondo è bello." When I look around upon the young faces about me, 1 wonder what inay interest you, for I have prepared no set speech for this occasion, and I think that a few personal reminis ccnces may be appropriate. 1 remember that in 1913, the year bcfore the great war, I traveled thro ugh Italy and vieitcd several of the great Italian cities, and I was stnick by the prosperity and greatness of the Italian people. And surely no nation in the world is more gallant and courteous. On one occasion when my wife and I, I think it was at the City of Firenze, went to the Piazza Vit torio Emanuele the band playcd an American air and everyone arose and shouted Viva! and as we were simpljr American citizens, traveling, I was nuich impressed by the courtesy. I had as a very young man visited Ita ly and had seen the great Vittorio Emanuele 11, "il Re Galantuomo" at Milan, at a celebration at La Scala. And I remember also then seeing a statue of Count Cavour, which had been erected in the public square in the memory of that great statesman. Italy has just finished writing the name Cavour, and I think it is a fine thought and a fitting tribute to the greatest statesman Europe produccd during the 19th Century. And I de termined then as a very young man tu learn ali I could about the life of Cavour, and I have been sincc then deeply interested in the study of Ita lian literature and of Italian history; and 1 think no nation has progressedf I more than Italy in the last fifty years. And 1 think now that Italy is entitled to what she asks in the niatter of boundaries, which she should have to protect her against future incursione of the barbariane. As I ani u judgt on the brnch, I do not talk politics in public, but this is a great national issue, and 1 think that Italy, both on account of her expenditure of treas urr and, what is more important, sa crifice of life, has earned for hersclf i that Italia Irredenta should become a part of her country. And I think toc that this is a niatter for the protec tion of the world and of humanityv The Latin civilization, as we learn from history, was a barrier against , the incursione! of barbarians up to . the Fourth Century. Your toastmaster has been more , than kind in his allusions to my trans ìations from the Italian into the En glish language. I have endeavored, in my own way, to spread the knowledge of modero Italian literature among the circle of my readers. I regard D'Annunzio as the greatest genius of , modera times. As an orator, he madc that great speech on the Capitoline Hill at Rome which voiced the demand of the Italian people for war agaiost Austria, and since then he has, by word and pen, and also by daring «xploits as an aviator, show himself to be a great patriot. I think the poetn ■ Il Renato is one of the most touching : and beautiful that has been written .during the war. i I thank you very much, Mr. Toast master and gentiemen of the commit tee, for the splendid banquet and the pleasant evening I have had. i ' Le parole dell'illustre ospite furont» . salutate da unanimi, einceri appalusi