La libera parola. (Philadelphia, Pa.) 1918-1969, March 29, 1919, Image 1

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    d under by the act of October 6, 1917, on file at the Post Office of Phlladelphia. Pa.. by ortler ot the President, A. S. Bu rleson, Postmaster Gen.
1 forti caratteri sono gli Dei
Supremi della Storia Nazionale.
A, GIUSEPPE DI SILVESTRO, Direttore
906 Carpenter Street
ANNO 11. - Numero 12
CONTRO IL DIRUTO DELL'ITALIA
I La lolle tracotanza imperialistica Jugoslava
Se la solidarietà italiana
gratitudine e giustizia a parte
è preziosa per tutti e per ciascu
no dei nostri alleati, essa è per la
Francia assolutamente vitale.
Per conseguenza i nostri Alleati
in genere e la Francia in ispecie
hanno oggi il massimo interesse,
questa solidarietà
italiana, di non negare, nella li
quidazione della comune vittoria,
il diritto dell'ltalia, e di non of
fenderne il fiero e giusto senti-
Htto del proprio valore; e so
pratutto di non interporre tra l'l
talia ed il suo destino, tra l'lta
lia e la sua capitale necessità
che è di integrazione nazionale,
di siri i rezza in Europa e di espan
sione nel mondo degli ostacoli
artificiali ed iniqui, che l'ltalia
sia poi costretta più tardi ad ab
battere, con "reciproco" pericolo.
Par e invece che sempre giu
stizia e gratitudine a parte
la Coscienza di questo loro
vitale interesse manchi quasi de!
HSg| oggi, nella ebbrezza della
vittoria, ai nostri alleati. Non
mancò durante la guerra, nelle
Ire Qscure e tremende in cui in
combeva il pericolo estremo, nel
le ore in cui dalle decisioni dell'J
talia dipendeva il destino loro e
del mondo. Non mancò nella tra- i
gica settimana di luglio-agosto j
1914, quando si tremava in Fran
cia al pensiero che la forza ita
liana aggiunta a quella tedesca
potessi rapidamente schiacciare
fa disperata resistenza francese
e por fine in qualche mese di
guerra La dichiarazione della
neutralità italiana che, come seri-1
revano allora i giornali francesi,
"salvò veramente l'Europa" (1),
fu salutata con i più ditirambici
inni di amore e di ammirazione,
e la grandezza del nostro diritto
adriatico e mediterraneo fu en-
HgHßticamente riconosciuta e
prodamata. Non mancò questa
coscienza nei primi mesi del
1915, quando si trattò di decide
re l'ltalia all'intervento, e crebbe j
mano a mano spasmodicamente
seguendo i maneggii neutralisti
di voli sino al giorno in
cui, mentre la sconfitta russa
sembrava preludere alla sconfit
ta dell'lntesa, l'intervento Italia
no fu deciso ed attuato. Allora
nessuna seducente profferta ci
fu lesinata per neutralizzare le
«eduzioni tedesche, nessun pro
gramma di rivendicazione e di e-
Épiijjìione ci fu misurato per
contrapporlo al "parecchio": fu
ascoltala la nostra storia, il no
itro valore, il nostro contributo,
1 nosti diritto, con un crescente
'ervore che diventò trionfale il
'A maggio 1915. L'intervento i
aliano fu allora definito dalla
itampa inglese "un avvenimen
» di in</ilcolabile portata per
utto il mondo" (2) e dalla
itampa francese "il più grande
iwenimento dallo scoppio della
ruerra" (3). In Francia si offri
a all'ltalia di "regnare sull'A-
Iriatico e sull'Oriente" (4) ; in
nghUten-a di "esser padrona in
asa sua nell'Adriatico occupan-
Bj£ja posizione adeguata alla
ua influenza ed alla sua forza
el Mediterraneo e in Asia Mi
ore" (5) e di "rinnovare nell'A
riatico. nel vicino Oriente e nel-
Asia Minore le glorie e il presti
io di Venezia e di Genova" (6).
!d a questo coro di celebrazione
di promesse partecipavano, ìn
eme con i maggiori giornali e
in ilmaggiori scrittori, anche i
taggiori uomini politici di Fran
a, quelli che erano allora al Go
srnó sono oggi, Viviani, Delcas
sarthou, Pichon, Clemen
ìau il) . Non mancò, infine, que
ta co-cienza del decisivo lavoro
ella Solidarietà italiana, quando
all'lnghilterra, dalla Francia e
allajiussia fu stipulato e firina
-3 con l'ltalia nel 1915 il Patto di
«ondra.
E §>ure, allora si trattava da
arte dell'ltalia di un aiuto mili
are calcolato in quattro o cin
uecento mila uomini (8), e di
na guerra limitata all'Austria e
revigta di pochi mesi soltanto.
) c'era allora la Russia, la gran
'K la formidabile, la irresistibi
vjtenza militare il "rullo
jressore" —, di fronte alla
»la nostra guerra contro
ìero Austro-Ungarico non
va essere che una modesta
c'era la Russia
Slavista, di fronte alla quale
■ >stro diritto adriatico doveva
l m
ITALIAN WEEKLY NEWS PAPER
WITH THE LARGEST CIRCULATION
AVANTI SEMPRE, CON i_A FIACCOLA I fSI RUGNO
"Entri ed as socond-class matter Aprii 19,1918, at the post office at Philadelphia, Pa., under the Act of March 3, 1879".
forzatamente venir limitato. Se
non che, invece che quattrocento
mila soldati, l'ltalia ne ha messi
in campo più di cinque milioni, e
cinquecentomila sono soltanto i
nostri morti; invece che pochi
meri, la guerra dell'ltalia è dura
ta tre anni e mezzo; invece che
alla sola Austria, l'ltalia ha latta
la guerra alla Germania, alla
Turchia, alla Bulgaria; invece
che sulle sole sue frontiere, l'ha
fatta in tutto il mondo, in Fran
cia, in Albania, in Macedonia, in
Palestina, in Murmania, in Sibe
ria; invece di collaborare mode
stamente con la gigantesca po
tenza militare russa, l'ltalia si è
assunto, oltre il suo, anche tutto
il compito abbandonato dal tra
dimento russo; e invece di vin
cere difensivamente il formidabi
le Impero Austro-Ungarico, l'lta
lia lo ha da sola "distrutto" in
campo aperto, ed ha costretta la
Germania ad arrendersi, ed ha
cosi decisa la guerra mondiale.
E' quindi evidente che in pro
porzione del suo compito, del suo
sforzo e del suo contributo deci
sivo, è anche cresciuto a dismi
sura da allora ad oggi il diritto
dell'ltalia; e che il Patto di Lon
dra, "inviolabile come minimo",
non può più bastare a soddisfa
re questo cresciuto,diritto, e ei e
scomparsi i due medesimi ed
unici ostacoli l'impero Riisso e
l'lmpero Austro-Ungarico os
so deve essere "integrato" a fa
vore dell'ltalia, in ragione appun
to della grandezza del suo sforzo
e del suo sacrificio, e delia gran
dezza incomparabile della sua
vittoria. Ed è insieme evidente
che quanto più grande si è dimo
strata oltre la loro aspettazio
ne —la sua potenza, militare,
industriale, e morale, tanto più
grande è divenuto l'interesse dei
suoi alleati di assicurarsene la
solidarietà.
Invece no. Pare in verità chef
la esultanza della vittoria abbia
sommerso in loro ogni capacità
non solamente di giustizia ma
anche semplicemente di giudizio
e di calcolo. Oggi essi hanno con
noi vinta la guerra europea. Clic
nuove e più formidabili competi
zioni sorgono, sono anzi gm sor
te, e da altra parte, minacciose
nel mondo, e che di fronte ad es
se è loro più che mai necessaria
oggi più che ieri, domani più che
oggi, aver solidale l'ltalia, la im
provvisa ebrietà vieta loro di ac
corgersene.
Non sanno più vedere che una
cosa sola: che il nemico di ieri,
il tremendo nemico che li foco
tremare per quattro anni, oggi
finalmente è a terra, sotto i! loro
tallone, incapace ormai di far lo
ro paura. E per questo credono
di non aver bisogno di noi. E' u
no stato d'animo di fine di ban
chetto, e la insolenza ottimistica
della felicità bacchica : è una po
litica "inter pocula." Essi' non
hanno più bisogno dell'ltalia. Ed
in verità, automaticamente, l'lta
lia vittoriosa dell'impero austro
ungarico, divenne "l'intrusa nel
la loro vittoria." Che vuole, in
fatti, questo scudiero italiano
che pretende elevare i trofei del
la sua novissima gloria accanto
a quelli degl'illustri eroi? Che
vuole questo famulo italiano che
pretende assidersi inter pares al
la mensa regale dei vincitori? La
vittoria è loro, è cosaJoro; essi
ne monopolizzano la gloria e vo
gliono, sopratutto, monopolizza
re il bottino. Fuori l'intrusa.
Fuori l'ltalia dal trionfo, fuori
dalla direzione della politica eu
ropea e mondiale, fuori dalla ga
ra imperiale, e specialmente fuo
ri dall'Adriatico, fuori da! Me
diterraneo orientale, fuori dall'A
sia Minore, fuori dell'Africa.
E per metterla fuori, tutti
i mezzi sono buoni. Prima di tut
to quello di diminuire sistemati
camente il valore decisivo della
sua incomparabile vittoria. La
meravigliosa resistenza; mate
riale e morale dell'ltalia sul Pia
ve, nel novembre 1917, dopo Ca
poretto, diventa merito, come
piano, di un "grand chef" fran
cese (che non c'era), e, nella ese
cuzione, delle truppe alleate (che
si erano fermate sul Mincio). La
grande battaglia del giugno 1918
sul Piave, in cui esempio uni
co in tutta la guerra l'esempio
italiano respinge e travolge in
rotta, in quindici giorni di com
battimento furibondo, il supre
PHILADELPHIA, PA., 29 MARZO, 1919
ino sforzo offensivo di tutte In:
potenza militare austriaca, di- !
venta anche e'ssa una vittoria de- j
gli "alleati". "Les franco-i ta
liens repoussent Più 1
tardi mentre si paralizza l'ltalia, |
negandole per la sua offensiva ;
tutti gli aiuti mondiali monopo
lizzati dalla Francia, la si discre
dita in cospetto del mondo facen
do alte meraviglie sulla sua "ina- j
zione". Finalmente, nella batta
glia di Vittorio Veneto cinquan
tuno Divisioni italiane con tre i
britanniche, due francesi ed una 5
j czeco-slovacca, mentre altre j
divisioni italiane combattono in ì
Francia, in Albania e in Macedo- j
nia assalgono, sgominando e
distruggendo in campo aperto ;
tutto l'esercito austriaco forte di :
settantadue divisioni. Ma queste i
cifre, che inconfutabilmente di
mostrano come la più grande e»
decisiva vittoria dell;' guerra
mondiale sia "esclusivamente" i
laliana, spariscono dai bollettini
d Ile agenzie alleate. Del resto,
la vittoria non è dell'ltalia
cho solo nei primi quattro gior
ni ha perduti ottantamila uomi-|
ni —, è delle "nazionalità", del
l'lmpero che già hanno disfatto
l'lmpero; gli italiani hanno "bril- '
iantemente assalito un esercito
;n pieno sfacelo."
Sistematicamente e demagogi
ca mente una stampa frenetica,
per proprio conto, di avidità im-
I penalistica e di insaziabile furo
: ' vendicativo, accusa l'ltalia di
, "imperialismo" e di sopraffazio-.
i ÌIP in cospetto del mondo wilso-f 1
; niano. Nazioni che meditano di
mettersi i più ricchi teiTitorii i
di Europa, a loro stranieri, e mi- '
lioni c milioni di cittadini stra- 1
nieri, e di aggiungere nuove im- •
mense conquiste ai loro già im- '
-.crisi imperi coloniali, accusano <
di "imperialismo" lltaila che ha '
otto milioni di emigrati e nessu- <
na colonia di popolamento edi '■
sfruttamento, e che non chiede i
se non la integrità della sua ter- ;
ra, del suo mare, del suo confine, 1
de! suo sangue, ad un po' di po
sto nel mondo per la sua pletori
ca prelazione e per la sua gio
vane industria. C'è il Patto di
Londra? Certo gli alleati fareb
bero onore ai loro impegni, ma :
Wi' on non ha firmato, e poi è 112
un "trattato segreto": bisogna I
quindi cancellarlo. Vi sono accor- <
di per il Mediterraneo e per le co- 1
lonie? Ma sono così vaghi, e ge- 1
Perici! Per escludere l'ltalia dal '
Mediterraneo Orientale dopo <
che Inghilterra e Francia si so- <
no spartite per loro conto tre <
quarti 'dell'lmpel o ottomano
vi si inventano i "diritti" di un t
ellenismo bastardo che nulla ha i
sacrificato pei- meritare oggi i
qualche cosa. Per tenerla tutta- 1
via mutilata ed insediata in A- t
driatico (un pericolo adriatico '
è sempre utile per paraliz- 1
zare la politica espansiva i- £
taliana) fri inventa la Jugoslavia. ì
Per sostituire qualche cosa non A
meno efficace e paralizzante alla
scomparsa minaccia dell'lmpero
austro-ungarico, si lavora a rico- '
stituirlo ingrandito sotto la for- j (
ma di confederazione danubiana. \
Chiunque è sospetto di sim- ,
-patia e di fedeltà verso l'ltalia '
ne è punito con implacabile rigo
re. Fra tutte le "nazionalità" , r
balcaniche, la unica a cui vien I
negato ogni diritto è l'Albania, i
Tra tutti i "piccoli popoli" l'uni- .
co a cui è vietato con la violenza '
la "autodecisione" è il montene
grino. 1
E per tutto ciò non si agisce c
solo indirettamente con le mano- t
vre politiche ma anche diretta-le
mente con la forza armata. L'ar- ! (
mistizio dell'esercito macedone | c
comandato da Franchet d'Espè- '
rey con l'Austria-Ungheria '
che non era se non una applica
zione di dettaglio del grande ar
mistizio imposto in campo aper- ,
to dall'ltalia vittoriosa all'lmpe
ro disfatto —si gonfia mano a ]
mano autocraticamente, ipertro
ficamente, invade tutta la peni- ]
sola balcanica e tutto il territo
rio austro-ungarico; si fa da per 1
tutto indipendente dall'armisti- ]
zio italiano : diventa da per tutto
armistizio francese; tende da per '
tutto a sostituirsi all'armistizio 1
italiano, a respingerlo indietro, a 1
sopprimerlo. I francesi sono a '
Buda-Pest, a Graz: a Vienna,
quasi i vincitori dell'Austria fos- i
| sero loro e non noi ; e vi lavorano
l a costituire ai nostri danni la
j confederazione danubiana, che
ha il suo nocciolo politico a Pa-
I rigi nei tentati e favoriti accordi
jtra czechi, polacchi, jugoslavi e
romeni. Sono con i serbi nel Mon
-1 tenegro; e danno loro man forte
per imporre con la violenza ai
montenegrini il giogo jugoslavo.
Sono con i croati in Dalmazia, da
jCattaro a Spalato, e danno loro
j man forte ad opprimervi la po
| polazione italiana, a cancellarvi
j il nome italiano, a negarvi il di
; ritto italiano a vantaggio e gloria
I della Jugoslavia. Sono, in con
|correnza con gli italiani, a Fiu
! me, anche là con i croati contro
: la gente, il diritto, e il nome d'l
talia. Da per tutto sono con la
Jugoslavia contro l'ltalia, con i
! nemici contro gli alleati. Questo
amore per la Jugoslavia è ster
minato e frenetico: Zagabria
come ha scritto Jaques Bainvil
| le. uno dei pochi francesi che non
! hanno perduta la testa divie
ine il centro del mondo. Amore
veramente inesplicabile, se non
deve spiegarsi col desiderio di pa- i
| ratizzare l'ltalia, nell'avvenire
anche più che nel presente, di
tenerla incatenata alla questione
adriatica perchè non possa pre
i sentirsi come concorrente nel :
Mediterraneo e nel mondo, di so
stituirsi a lei anche nell'Adriati
; co. Ad ogni modo, la verità è
questa: che noi abbiamo oramai
due France sui nostri fianchi, li
na occidentale ed una ad oriente;
una a Nizza, ad Ajaccio e a Tu
nisi, l'altra a Zagabria, a Spala
lo, a Corfù e ad Alesìandretta.
;Tale è la intollerabile situazione
preserìte.
E nemmeno basta. Che, men
tre l'avventuriero Trumbic. oggi
ministro degli esteri della così
detta Jugoslavia, ci concede sì e
ino Trieste "città libera", ed j va
ri Vectoric e Pripevic del gover
no juguslavo spingono fino su U
dine la folle tracotanza delle lo
ro pretese, e finalmente mentre
il vecchio lacchè absburgico Ko
rosec, vice-presidente del Gabi
netto di Belgrado, ci intima il
suo grottesco "ultimatum" per
l'lstria, per Fiume, per Trieste
e pei - Gorizia, dalle capitali allea
te continuano a venirci paterni
consigli di moderazione e dj tran
sazione e seri ammonimenti sul
risibile pericolo di un irredenti
smo jugoslavo, e perfino su quel
lo risibilissimo di una guerra ju
goslava.
E domani verrà fuori la guer
ra greca, e dopo domani la guer
ra etiopica. Consigli ed ammoni
menti che son per sè stessi in
giuriosi, perchè rivelano la prete
sa di mettere l'una di fronte al
l'altra, sullo stesso piano, quasi,
da paro a paro, Italia e Jugosla
via, cioè f?li alleati ed i nemici, i
vincitóri ed i vinti, una nazione
di quaranta milioni di uomini che
è la più antica e la più illustre
del mondo ed un branco barbari
co di contadini e di predoni.
E nemmeno basta. Oltre il
tentativo esterno di diminuzio
ne e di sopraffazione del diritto
italiano, si tenta anche di mobi
litare in seno all'ltalia stessa
tutti i vecchi arnesi della rinun
cia, della dedizione e della pusil
lanimità nazionale. Il signor
Steed mobilita il "Corriere della
Sera"; Gauvain mobilita i i
vari Salvemini, Ferrerò e Giretti
che sotto gli ordini del signor
Luchaire intrigano in Italia con- >
tro l'ltalia: altri, meno inventi-!
vo, si accontenta di mobilitare
ancora una volta la annosa ser-j
vilità del "Secolo"; tutt insieme|
mobilitano la vanità, irresponsa
bile e la infantile ideologia del
l'on. Bissolati. Si ripete così da
altra parte e per altre vie, ma
con perfetta analogia politica e;
morale, il bueloviano tentativo
del "parecchio" del 1915. Solo
che tra quello e questo "parec-i
chio" ci sono di mezzo tre anni
di guerra, cento miliardi italiani
spesi e cinquecentomila morti i-I
taliani.
FRANCESCO COPPOLA.
(1) "Journal", 2 agosto 1914;
"Temps", 22 maggio 1915.
(2) 'Daily Chronicle", 22 maggio
1915.
(3) Maurice Barrès nell' "Ecno de
Paris", maggio 1915.
(4) Jean Herbette nell' "Echo de
Paris", 22 maggio 1915.
(5) "Daily Telegraph" 31 maggio
1915.
(6) "Daily Mail" (di Lord North
cliffe), 25 maggio 1915.
(7) Clemenceau allora ("Home Li
bre") esaltava la dignità con cui l'lta
lia sentiva il suo illustre passato in
confronto alla indegnità della condot
ta della Grecia.
(8) Hervè nella "Victorie", 22 mag
gio 1915.
: Quanti Ospedali
! si avranno?
' | Salvo che certi movimenti non
■ j siano stati originati da serie or
-1 i ganizzazioni, noi abbiamo sem-
I ; pre diffidato che la colonia ita
: | liana di questa città, come del re-
I I sto colonie di altri centri, fosse
| stata capace di portare a eompi
lj mento'una iniziativa come quella
di un Ospedale Italiano.
E la nostra diffidenza non ce
1. lammo ai componenti del Comita
i to presieduto dal signor Ascanio
Leonardi, eletto regolarmente da
una numerosa assemblea di ita
-1 liani, quando essi, or l'uno or l'al
! tro, si recavano da noi per ave
re il nostro umile consiglio, la no
stra modesta cooperazione.
Si tentò di convincerci con dei
. buoni argomenti ; ci si disse che
j la recente epidemia dell'influen
za aveva richiamata l'attenzione
|di quasi tutti i connazionali sul
! la necessità di una Istituzione 0-
| spedaliera; ci si fece infine in
trawedere anche l'appoggio de
gli americani.
Cosicché, sebbene a malin
cuore, demmo il nostro nome
con la promessa, sincera e solen
ne, che se si volesse fare per dav
vero e se tutti gli elementi italia
ni di qui, guelfi e ghibellini, vo
lessero veramente mettersi all'o
pera, pure noi, come sappiamo e
possiamo, avremmo lavorato al
l'unisono con gl'iniziatori, non
curanti se fra essi vi fossero sta
ti nostri capitali nemici.
Le nostre iniziative però
come diceva il Rev. Thomas Tel -
lizzi alla seduta di un secondo co
mitato domenica scorsa nella Ca
sa degli Immigranti sono sem
pre destinate ad abortire per
chè i prominenti così sog
(giungeva l'oratore volgendolo
sguardo intorno per assicurarsi
che essi non vi fossero cerca
no sempre di metter il bastone
fra le ruote.
Ben detto! Ma questa volta
non sono stati i prominenti, ben
sì un uomo che dovrebbe essere
di pace, che dovrebbe ispirarsi a
carità cristiana, un prete, il Rev.
Michetti quegli che ha tentato di
mettere il bastone fra le ruote
del carro che, sebbene zoppican
te, aveva incominciato a cammi
nare, sotto la guida di un comita
to, chiamiamolo operaio, per la
realizzazione di un'idea.
* * *
Subito dopo l'epidemia dell'in
fluenza nel West Philadelphia si
costituì un comitato organizzato
j tore per l'erezione di un ospedale
italiano. Fra i primi ad essere in
terrogati va annoverato il Rev.
Michetti il quale rifiutò la sua a
desione dicendo che i tempi non
erano maturi per la iniziativa di
un ospedale.
Il comitato iniziatore, intanto,
continuò il suo lavoro, chiamò a
raccolta la colonia e questa elcs
se alle cariche un'amministrazio
ne temporanea.
Quasi contemporaneamente,
■ quello stesso Rev. Michetti che
aveva rifiutata la sua adesione
perchè i "tempi non erano matu
ri" costituisce, ad hoc, fra po
chissimi sagrestani, alcuni pulci
nelli perchè li vedete ora con que
sto ora con quell'altro movimen
, to, un altro comitato esi crea
1 presidente.
Il "bastone fra le ruote", de
finito dal Rev. Terlizzi, entra co
, sì in azione ed incomincia la lot
ta al comitato popolare, con
tutte le insidie di cui è capace un
'■ Padre Michetti. Figurarsi che u
na-colonia cattolica di cento cot- |
te viene dipinta a Monsigno
re come ribelle alla chiesa papa
le. A riprese, man mano che il
i primo comitato si entusiasmava
|o si raffreddava, Padre Michetti
rincarava la dove o si rintanava
| nell'elegante palazzina chiesasti
: ea, ricca di tutto il conforto.
Abbiamo avuto occasione di
i vedere riprodotto, in un numero
domenicale del "Public Leciger",
il disegno di un superbo fabbri
cato che sarebbe stato subito e
retto per l'ospedale in un "iot",
davanti alla Chiesa Cattolica del
West Philadelphia, della misura
di 500 per 150 piedi che si pote
va ottenere per 60 mila dollari,
un prezzo di favore.
Ora, invece, ci si dice che l'O- !
spedale dovrebbe sorgere alle
dieci strade in Bainbridge, loca
lità affatto inadatta per ovvie ra
gioni che crediamo superfluo e
nunziare. Cosicché Padre Michet
ti manca anche di serietà se, co
me un funambulista, oggi ci fa
ammirare uno " sky - scraper "
nella invidiabile e più igienica re
sidenza del West Philadelphia;
domani ci trascina davanti ad un
"ammuffito fabbricato" in loca
lità dove la pulizia e l'igiene so
-1 no ignorate.
* * *
Noi abbiamo ricevuto due in
viti da Padre Michetti e lo rin-
I graziamo del gentile pensiero. La
colonia di Philadelphia, per ìa sua!
apatia, non è capace di mantene
re un solo Ospedale, tanto meno,
potrà sostenere due ; e se uno do
vrà sorgerne l'iniziativa va ri
vendicata al comitato presieduto
dal signor Ascanio Leonardi pei
mille ed una ragione. La colonia
di questa città ha poi bisogno di
un Ospedale laico e non confes
sionale. Saremmo contro un O
spedale Protestante come ci di
chiariamo subito contrarii ad un
Ospedale cattolico.
Padre Michetti poi dovrebbe
ricordarsi che noi facciamo parte
dell'Ordine dei Figli d'ltalia che
egli, in una certa epoca, definì
per anarchici. I Figli d'ltalia,
perciò, salvo che non siano pulci
nelli, non possono nè debbono da-
re la loro solidarietà a chi ha
creduto insultarli.
** # c
Domenica scorsa, abbiamo det-
le listali i siili i ilio Dick
Mentre un anonimo, che po- :
Irebbe anche essere molto intimo
della famiglia "vessilifera", e- j
spulso dall'Ordine dei Figli d'l
talia per appropriazione indebi- !
ta, seguita a ragliare, senza ave
re il coraggio di mostrarsi a! pub
blico, continuano a giungere let
tere di simpatia e di ammirazio
ne, le quali costituiscono la mi
gliore prova della popolarità che 1
il nostro direttore gode fra la
massa dell'Ordine e fra gli italia
ni in generale.
Diamo qui appresso, in sunto,
lettere e telegrammi ricevuti re
centemente :
Loggia Roma dei Cesari N.o
LBH di Dubois, Pa., dal venerabi
le Eugenio Guido e segretario
archivista Antonio Guido: "Nel- ,
la seduta ordinaria del 9 corren
te mese di marzo, l'assemblea di
questa loggia, presa visione di
una risposta pubblicata su "La
Libera Parola" del 22 febbraio da
tredici fratelli di Philadelphia
ad un certo vigliacco che si na
sconde sotto lo pseudonimo di
"satanella"; ricordando che per
la stima che i nostri soci hanno <
per il nostro Capo essi volevano :
intitolare questa loggia al nome
di Giuseppe Di Silvestro, pei-mes
so che gli venne da questi negato ; ]
riconoscendo che di Lui, essen-:
do il "Garibaldi" dell'Ordine in '
Pennsylvania, tutte le logge deb- 1
bono andarne orgogliose, delibera '
un voto di plauso per il Grande 1 <
Venerabile e di biasimo per l'a- (
nonimo che si firma "satanella" e ;,
plaude altresì agli amati fratelli,
gelosi del loro Capo, signori :
Francesco Silvagni, Francesco
Tropea, Antonino Viglionc, Ari
stodemo Palladino, Attilio Ta- i
glianetti, Domenico Cianci, Fran
cesco Vela, Ciro Pirone, Gaeta- ;
no Gangemi, Mario D'Urso, C. 1
A. Marnino, Raffaele Baccellieri
e Nicoia Rivano Asti."
Loggia Generale Antonio Chi- !
notto N. 653 di Allentown, dal- 1
l'assistente venerabile Domenico
:Bellantoni: "Nella sua adunanza
del 9 corrente mese di marzo,
j questa loggia, sul unanimità, ac
; clamando il vostro nome, mi dava ;
l'ambito incarico di esternarvi !
; tutto il suo sincero compiacimen-1
to, per la vostra quiisi raggiun
ta guarigione con l'augurio che j
j ben presto possiate tornare a da- !
re, come prima, tutta l'efficace o- i
pera vostra a prò dell'Ordine che
molto altro ancora da voi si at
tende."
Loggia Enrico Toti N. 726 di
Philadelphia; dal venerabile Vin
cenzo Cavaliere: "In occasione
che domani, 19 marzo, ricorre il
suo onomastico, a mio mezzo,
tutta la loggia, che ama, rispetta
e stima il suo Capo, oltre all'au
gurio della giornata, gliene fa
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to, nella casa degl'lmmigranti,
fu tenuta una seduta, alla quale
eravamo stati invitati anche noi,
di italiani più in vista, chiamata
da Padre Michetti. Vi interven
nero circa una quarantina di
persone. Ci si riferisce che la di
scussione venne strozzata. Il Dr.
Giuseppe Pasceri, sul più bello
de! suo parlare fu fermato e gli
venne impedito di continuare
proprio da Padre Michetti, tanto
che l'egregio professionista, bor
bottando contro le sette, prese il
cappello e se ne andò. Ed allora,
perchè invitare quando non si
vuol dare libero sfogo alle idee
che una persona vuole esporre?
Padre Michetti predica bene e
razzola male. Nel suo discorso fe
ce appello all'unione degli italia
ni. invece è stato proprio lui a
dividere quelli del West Philadel
phia e ad interrompere e togliere
la parola al Dr. Giuseppe Pa
sceri.
Non è cosi che si portano a
compimento le iniziative!
NOI.
uno più fervido per ia sua
sollecita e completa guarigione,
e vogliamo sperare di rivederlo,
vegeto ed energico, al suo Dosto
più instancabile di prima."
Loggia Italia Una N. !J1,5 di
New Castle, Pa., dal venerabile
A. Fiala e dal segretario archi
vista E. D'Eletto: "Questa log
gia Italia Una N. 915, iniziatasi
domenica giorno 1G c. ni., pen
sando a lei che tonto ha fatto e
Involato per innalzare l'Ordine
nostro in questo Stato di Penna,
a quell'altezza, che oggi lo distin
gue dagli altri Stati, mi incarica
va di inviarle i nostri saluti
con gli auguri fervidi e sentiti di
una completa guarigione, perchè
lei, solamente lei, vincendo le al
! tre lotte che sono ancora riserva
te all'Ordine, possa dare presto
alla nostra storia un'opera com
pleta ed emancipata.
"Viva felice e sano per iei, per
la sua famiglia e per gli Italiani
di questo Stato e di questa log
gia."
Dal signor Achille Tomazzi di
Bowersvillc, Pa. : "Permettete
che mi associ al grande numero
di fratelli che si sono congratula
ti della vostra guarigione. Spero
di cuore che presto ritorniate al
Grande Concilio e a "La Libera
Parola."
Dal signor Placido Milio, ex
venerabile di una loggia di Bal
timore, Md.: "Ho seguito, trepi
dante, su La Libera .Parola, il
corso della tua malattia e, credi
mi, ho palpitato pensando alla
sventura che sarebbe toccato
alla tua famiglia ed alle masse,
fra le quali tu esplichi tanta mis
sione di bene, la tua perdita. Nel
saperti oggi alquanto migliorato,
desidero ti giunga sincera l'e
spressione della mia gioia e l'au
gurio fervente per una perfetta
| guarigione."
Augurii sono stati fatti, spe-
Icialmente per l'onomastico, dai
signori Giulio Febo, segretario
(lella loggia Guido Baccelli No,
ì <>B7 di West Chester, Pa. ; Alfre
i do Rapisardi, della loggia Citta
dini Italo-Americani di Steelton,
Pa. ; Ascanio Leonardi, venerabi
le, per la loggia Luigi Cadorna
N. 412; Antonio Fiorilli, venera
bile, per la loggia Pessina, Fran
cesco Pellicciotta, venerabile, per
la Libertà e Pensiero di questo
città; Giovanni Bonanno della
Napoleone Colaianni; Francesco
Silvagni e Ciro Pirone della log
gia Italia e Luigi Caramielio del
la Felice Cavallotti.