d under by the act of October 6, 1917, on file at the Post Office of Phlladelphia. Pa.. by ortler ot the President, A. S. Bu rleson, Postmaster Gen. 1 forti caratteri sono gli Dei Supremi della Storia Nazionale. A, GIUSEPPE DI SILVESTRO, Direttore 906 Carpenter Street ANNO 11. - Numero 12 CONTRO IL DIRUTO DELL'ITALIA I La lolle tracotanza imperialistica Jugoslava Se la solidarietà italiana gratitudine e giustizia a parte è preziosa per tutti e per ciascu no dei nostri alleati, essa è per la Francia assolutamente vitale. Per conseguenza i nostri Alleati in genere e la Francia in ispecie hanno oggi il massimo interesse, questa solidarietà italiana, di non negare, nella li quidazione della comune vittoria, il diritto dell'ltalia, e di non of fenderne il fiero e giusto senti- Htto del proprio valore; e so pratutto di non interporre tra l'l talia ed il suo destino, tra l'lta lia e la sua capitale necessità che è di integrazione nazionale, di siri i rezza in Europa e di espan sione nel mondo degli ostacoli artificiali ed iniqui, che l'ltalia sia poi costretta più tardi ad ab battere, con "reciproco" pericolo. Par e invece che sempre giu stizia e gratitudine a parte la Coscienza di questo loro vitale interesse manchi quasi de! HSg| oggi, nella ebbrezza della vittoria, ai nostri alleati. Non mancò durante la guerra, nelle Ire Qscure e tremende in cui in combeva il pericolo estremo, nel le ore in cui dalle decisioni dell'J talia dipendeva il destino loro e del mondo. Non mancò nella tra- i gica settimana di luglio-agosto j 1914, quando si tremava in Fran cia al pensiero che la forza ita liana aggiunta a quella tedesca potessi rapidamente schiacciare fa disperata resistenza francese e por fine in qualche mese di guerra La dichiarazione della neutralità italiana che, come seri-1 revano allora i giornali francesi, "salvò veramente l'Europa" (1), fu salutata con i più ditirambici inni di amore e di ammirazione, e la grandezza del nostro diritto adriatico e mediterraneo fu en- HgHßticamente riconosciuta e prodamata. Non mancò questa coscienza nei primi mesi del 1915, quando si trattò di decide re l'ltalia all'intervento, e crebbe j mano a mano spasmodicamente seguendo i maneggii neutralisti di voli sino al giorno in cui, mentre la sconfitta russa sembrava preludere alla sconfit ta dell'lntesa, l'intervento Italia no fu deciso ed attuato. Allora nessuna seducente profferta ci fu lesinata per neutralizzare le «eduzioni tedesche, nessun pro gramma di rivendicazione e di e- Épiijjìione ci fu misurato per contrapporlo al "parecchio": fu ascoltala la nostra storia, il no itro valore, il nostro contributo, 1 nosti diritto, con un crescente 'ervore che diventò trionfale il 'A maggio 1915. L'intervento i aliano fu allora definito dalla itampa inglese "un avvenimen » di inure, allora si trattava da arte dell'ltalia di un aiuto mili are calcolato in quattro o cin uecento mila uomini (8), e di na guerra limitata all'Austria e revigta di pochi mesi soltanto. ) c'era allora la Russia, la gran 'K la formidabile, la irresistibi vjtenza militare il "rullo jressore" —, di fronte alla »la nostra guerra contro ìero Austro-Ungarico non va essere che una modesta c'era la Russia Slavista, di fronte alla quale ■ >stro diritto adriatico doveva l m ITALIAN WEEKLY NEWS PAPER WITH THE LARGEST CIRCULATION AVANTI SEMPRE, CON i_A FIACCOLA I fSI RUGNO "Entri ed as socond-class matter Aprii 19,1918, at the post office at Philadelphia, Pa., under the Act of March 3, 1879". forzatamente venir limitato. Se non che, invece che quattrocento mila soldati, l'ltalia ne ha messi in campo più di cinque milioni, e cinquecentomila sono soltanto i nostri morti; invece che pochi meri, la guerra dell'ltalia è dura ta tre anni e mezzo; invece che alla sola Austria, l'ltalia ha latta la guerra alla Germania, alla Turchia, alla Bulgaria; invece che sulle sole sue frontiere, l'ha fatta in tutto il mondo, in Fran cia, in Albania, in Macedonia, in Palestina, in Murmania, in Sibe ria; invece di collaborare mode stamente con la gigantesca po tenza militare russa, l'ltalia si è assunto, oltre il suo, anche tutto il compito abbandonato dal tra dimento russo; e invece di vin cere difensivamente il formidabi le Impero Austro-Ungarico, l'lta lia lo ha da sola "distrutto" in campo aperto, ed ha costretta la Germania ad arrendersi, ed ha cosi decisa la guerra mondiale. E' quindi evidente che in pro porzione del suo compito, del suo sforzo e del suo contributo deci sivo, è anche cresciuto a dismi sura da allora ad oggi il diritto dell'ltalia; e che il Patto di Lon dra, "inviolabile come minimo", non può più bastare a soddisfa re questo cresciuto,diritto, e ei e scomparsi i due medesimi ed unici ostacoli l'impero Riisso e l'lmpero Austro-Ungarico os so deve essere "integrato" a fa vore dell'ltalia, in ragione appun to della grandezza del suo sforzo e del suo sacrificio, e delia gran dezza incomparabile della sua vittoria. Ed è insieme evidente che quanto più grande si è dimo strata oltre la loro aspettazio ne —la sua potenza, militare, industriale, e morale, tanto più grande è divenuto l'interesse dei suoi alleati di assicurarsene la solidarietà. Invece no. Pare in verità chef la esultanza della vittoria abbia sommerso in loro ogni capacità non solamente di giustizia ma anche semplicemente di giudizio e di calcolo. Oggi essi hanno con noi vinta la guerra europea. Clic nuove e più formidabili competi zioni sorgono, sono anzi gm sor te, e da altra parte, minacciose nel mondo, e che di fronte ad es se è loro più che mai necessaria oggi più che ieri, domani più che oggi, aver solidale l'ltalia, la im provvisa ebrietà vieta loro di ac corgersene. Non sanno più vedere che una cosa sola: che il nemico di ieri, il tremendo nemico che li foco tremare per quattro anni, oggi finalmente è a terra, sotto i! loro tallone, incapace ormai di far lo ro paura. E per questo credono di non aver bisogno di noi. E' u no stato d'animo di fine di ban chetto, e la insolenza ottimistica della felicità bacchica : è una po litica "inter pocula." Essi' non hanno più bisogno dell'ltalia. Ed in verità, automaticamente, l'lta lia vittoriosa dell'impero austro ungarico, divenne "l'intrusa nel la loro vittoria." Che vuole, in fatti, questo scudiero italiano che pretende elevare i trofei del la sua novissima gloria accanto a quelli degl'illustri eroi? Che vuole questo famulo italiano che pretende assidersi inter pares al la mensa regale dei vincitori? La vittoria è loro, è cosaJoro; essi ne monopolizzano la gloria e vo gliono, sopratutto, monopolizza re il bottino. Fuori l'intrusa. Fuori l'ltalia dal trionfo, fuori dalla direzione della politica eu ropea e mondiale, fuori dalla ga ra imperiale, e specialmente fuo ri dall'Adriatico, fuori da! Me diterraneo orientale, fuori dall'A sia Minore, fuori dell'Africa. E per metterla fuori, tutti i mezzi sono buoni. Prima di tut to quello di diminuire sistemati camente il valore decisivo della sua incomparabile vittoria. La meravigliosa resistenza; mate riale e morale dell'ltalia sul Pia ve, nel novembre 1917, dopo Ca poretto, diventa merito, come piano, di un "grand chef" fran cese (che non c'era), e, nella ese cuzione, delle truppe alleate (che si erano fermate sul Mincio). La grande battaglia del giugno 1918 sul Piave, in cui esempio uni co in tutta la guerra l'esempio italiano respinge e travolge in rotta, in quindici giorni di com battimento furibondo, il supre PHILADELPHIA, PA., 29 MARZO, 1919 ino sforzo offensivo di tutte In: potenza militare austriaca, di- ! venta anche e'ssa una vittoria de- j gli "alleati". "Les franco-i ta liens repoussent Più 1 tardi mentre si paralizza l'ltalia, | negandole per la sua offensiva ; tutti gli aiuti mondiali monopo lizzati dalla Francia, la si discre dita in cospetto del mondo facen do alte meraviglie sulla sua "ina- j zione". Finalmente, nella batta glia di Vittorio Veneto cinquan tuno Divisioni italiane con tre i britanniche, due francesi ed una 5 j czeco-slovacca, mentre altre j divisioni italiane combattono in ì Francia, in Albania e in Macedo- j nia assalgono, sgominando e distruggendo in campo aperto ; tutto l'esercito austriaco forte di : settantadue divisioni. Ma queste i cifre, che inconfutabilmente di mostrano come la più grande e» decisiva vittoria dell;' guerra mondiale sia "esclusivamente" i laliana, spariscono dai bollettini d Ile agenzie alleate. Del resto, la vittoria non è dell'ltalia cho solo nei primi quattro gior ni ha perduti ottantamila uomi-| ni —, è delle "nazionalità", del l'lmpero che già hanno disfatto l'lmpero; gli italiani hanno "bril- ' iantemente assalito un esercito ;n pieno sfacelo." Sistematicamente e demagogi ca mente una stampa frenetica, per proprio conto, di avidità im- I penalistica e di insaziabile furo : ' vendicativo, accusa l'ltalia di , "imperialismo" e di sopraffazio-. i ÌIP in cospetto del mondo wilso-f 1 ; niano. Nazioni che meditano di mettersi i più ricchi teiTitorii i di Europa, a loro stranieri, e mi- ' lioni c milioni di cittadini stra- 1 nieri, e di aggiungere nuove im- • mense conquiste ai loro già im- ' -.crisi imperi coloniali, accusano < di "imperialismo" lltaila che ha ' otto milioni di emigrati e nessu- < na colonia di popolamento edi '■ sfruttamento, e che non chiede i se non la integrità della sua ter- ; ra, del suo mare, del suo confine, 1 de! suo sangue, ad un po' di po sto nel mondo per la sua pletori ca prelazione e per la sua gio vane industria. C'è il Patto di Londra? Certo gli alleati fareb bero onore ai loro impegni, ma : Wi' on non ha firmato, e poi è 112 un "trattato segreto": bisogna I quindi cancellarlo. Vi sono accor- < di per il Mediterraneo e per le co- 1 lonie? Ma sono così vaghi, e ge- 1 Perici! Per escludere l'ltalia dal ' Mediterraneo Orientale dopo < che Inghilterra e Francia si so- < no spartite per loro conto tre < quarti 'dell'lmpel o ottomano vi si inventano i "diritti" di un t ellenismo bastardo che nulla ha i sacrificato pei- meritare oggi i qualche cosa. Per tenerla tutta- 1 via mutilata ed insediata in A- t driatico (un pericolo adriatico ' è sempre utile per paraliz- 1 zare la politica espansiva i- £ taliana) fri inventa la Jugoslavia. ì Per sostituire qualche cosa non A meno efficace e paralizzante alla scomparsa minaccia dell'lmpero austro-ungarico, si lavora a rico- ' stituirlo ingrandito sotto la for- j ( ma di confederazione danubiana. \ Chiunque è sospetto di sim- , -patia e di fedeltà verso l'ltalia ' ne è punito con implacabile rigo re. Fra tutte le "nazionalità" , r balcaniche, la unica a cui vien I negato ogni diritto è l'Albania, i Tra tutti i "piccoli popoli" l'uni- . co a cui è vietato con la violenza ' la "autodecisione" è il montene grino. 1 E per tutto ciò non si agisce c solo indirettamente con le mano- t vre politiche ma anche diretta-le mente con la forza armata. L'ar- ! ( mistizio dell'esercito macedone | c comandato da Franchet d'Espè- ' rey con l'Austria-Ungheria ' che non era se non una applica zione di dettaglio del grande ar mistizio imposto in campo aper- , to dall'ltalia vittoriosa all'lmpe ro disfatto —si gonfia mano a ] mano autocraticamente, ipertro ficamente, invade tutta la peni- ] sola balcanica e tutto il territo rio austro-ungarico; si fa da per 1 tutto indipendente dall'armisti- ] zio italiano : diventa da per tutto armistizio francese; tende da per ' tutto a sostituirsi all'armistizio 1 italiano, a respingerlo indietro, a 1 sopprimerlo. I francesi sono a ' Buda-Pest, a Graz: a Vienna, quasi i vincitori dell'Austria fos- i | sero loro e non noi ; e vi lavorano l a costituire ai nostri danni la j confederazione danubiana, che ha il suo nocciolo politico a Pa- I rigi nei tentati e favoriti accordi jtra czechi, polacchi, jugoslavi e romeni. Sono con i serbi nel Mon -1 tenegro; e danno loro man forte per imporre con la violenza ai montenegrini il giogo jugoslavo. Sono con i croati in Dalmazia, da jCattaro a Spalato, e danno loro j man forte ad opprimervi la po | polazione italiana, a cancellarvi j il nome italiano, a negarvi il di ; ritto italiano a vantaggio e gloria I della Jugoslavia. Sono, in con |correnza con gli italiani, a Fiu ! me, anche là con i croati contro : la gente, il diritto, e il nome d'l talia. Da per tutto sono con la Jugoslavia contro l'ltalia, con i ! nemici contro gli alleati. Questo amore per la Jugoslavia è ster minato e frenetico: Zagabria come ha scritto Jaques Bainvil | le. uno dei pochi francesi che non ! hanno perduta la testa divie ine il centro del mondo. Amore veramente inesplicabile, se non deve spiegarsi col desiderio di pa- i | ratizzare l'ltalia, nell'avvenire anche più che nel presente, di tenerla incatenata alla questione adriatica perchè non possa pre i sentirsi come concorrente nel : Mediterraneo e nel mondo, di so stituirsi a lei anche nell'Adriati ; co. Ad ogni modo, la verità è questa: che noi abbiamo oramai due France sui nostri fianchi, li na occidentale ed una ad oriente; una a Nizza, ad Ajaccio e a Tu nisi, l'altra a Zagabria, a Spala lo, a Corfù e ad Alesìandretta. ;Tale è la intollerabile situazione preserìte. E nemmeno basta. Che, men tre l'avventuriero Trumbic. oggi ministro degli esteri della così detta Jugoslavia, ci concede sì e ino Trieste "città libera", ed j va ri Vectoric e Pripevic del gover no juguslavo spingono fino su U dine la folle tracotanza delle lo ro pretese, e finalmente mentre il vecchio lacchè absburgico Ko rosec, vice-presidente del Gabi netto di Belgrado, ci intima il suo grottesco "ultimatum" per l'lstria, per Fiume, per Trieste e pei - Gorizia, dalle capitali allea te continuano a venirci paterni consigli di moderazione e dj tran sazione e seri ammonimenti sul risibile pericolo di un irredenti smo jugoslavo, e perfino su quel lo risibilissimo di una guerra ju goslava. E domani verrà fuori la guer ra greca, e dopo domani la guer ra etiopica. Consigli ed ammoni menti che son per sè stessi in giuriosi, perchè rivelano la prete sa di mettere l'una di fronte al l'altra, sullo stesso piano, quasi, da paro a paro, Italia e Jugosla via, cioè f?li alleati ed i nemici, i vincitóri ed i vinti, una nazione di quaranta milioni di uomini che è la più antica e la più illustre del mondo ed un branco barbari co di contadini e di predoni. E nemmeno basta. Oltre il tentativo esterno di diminuzio ne e di sopraffazione del diritto italiano, si tenta anche di mobi litare in seno all'ltalia stessa tutti i vecchi arnesi della rinun cia, della dedizione e della pusil lanimità nazionale. Il signor Steed mobilita il "Corriere della Sera"; Gauvain mobilita i i vari Salvemini, Ferrerò e Giretti che sotto gli ordini del signor Luchaire intrigano in Italia con- > tro l'ltalia: altri, meno inventi-! vo, si accontenta di mobilitare ancora una volta la annosa ser-j vilità del "Secolo"; tutt insieme| mobilitano la vanità, irresponsa bile e la infantile ideologia del l'on. Bissolati. Si ripete così da altra parte e per altre vie, ma con perfetta analogia politica e; morale, il bueloviano tentativo del "parecchio" del 1915. Solo che tra quello e questo "parec-i chio" ci sono di mezzo tre anni di guerra, cento miliardi italiani spesi e cinquecentomila morti i-I taliani. FRANCESCO COPPOLA. (1) "Journal", 2 agosto 1914; "Temps", 22 maggio 1915. (2) 'Daily Chronicle", 22 maggio 1915. (3) Maurice Barrès nell' "Ecno de Paris", maggio 1915. (4) Jean Herbette nell' "Echo de Paris", 22 maggio 1915. (5) "Daily Telegraph" 31 maggio 1915. (6) "Daily Mail" (di Lord North cliffe), 25 maggio 1915. (7) Clemenceau allora ("Home Li bre") esaltava la dignità con cui l'lta lia sentiva il suo illustre passato in confronto alla indegnità della condot ta della Grecia. (8) Hervè nella "Victorie", 22 mag gio 1915. : Quanti Ospedali ! si avranno? ' | Salvo che certi movimenti non ■ j siano stati originati da serie or -1 i ganizzazioni, noi abbiamo sem- I ; pre diffidato che la colonia ita : | liana di questa città, come del re- I I sto colonie di altri centri, fosse | stata capace di portare a eompi lj mento'una iniziativa come quella di un Ospedale Italiano. E la nostra diffidenza non ce 1. lammo ai componenti del Comita i to presieduto dal signor Ascanio Leonardi, eletto regolarmente da una numerosa assemblea di ita -1 liani, quando essi, or l'uno or l'al ! tro, si recavano da noi per ave re il nostro umile consiglio, la no stra modesta cooperazione. Si tentò di convincerci con dei . buoni argomenti ; ci si disse che j la recente epidemia dell'influen za aveva richiamata l'attenzione |di quasi tutti i connazionali sul ! la necessità di una Istituzione 0- | spedaliera; ci si fece infine in trawedere anche l'appoggio de gli americani. Cosicché, sebbene a malin cuore, demmo il nostro nome con la promessa, sincera e solen ne, che se si volesse fare per dav vero e se tutti gli elementi italia ni di qui, guelfi e ghibellini, vo lessero veramente mettersi all'o pera, pure noi, come sappiamo e possiamo, avremmo lavorato al l'unisono con gl'iniziatori, non curanti se fra essi vi fossero sta ti nostri capitali nemici. Le nostre iniziative però come diceva il Rev. Thomas Tel - lizzi alla seduta di un secondo co mitato domenica scorsa nella Ca sa degli Immigranti sono sem pre destinate ad abortire per chè i prominenti così sog (giungeva l'oratore volgendolo sguardo intorno per assicurarsi che essi non vi fossero cerca no sempre di metter il bastone fra le ruote. Ben detto! Ma questa volta non sono stati i prominenti, ben sì un uomo che dovrebbe essere di pace, che dovrebbe ispirarsi a carità cristiana, un prete, il Rev. Michetti quegli che ha tentato di mettere il bastone fra le ruote del carro che, sebbene zoppican te, aveva incominciato a cammi nare, sotto la guida di un comita to, chiamiamolo operaio, per la realizzazione di un'idea. * * * Subito dopo l'epidemia dell'in fluenza nel West Philadelphia si costituì un comitato organizzato j tore per l'erezione di un ospedale italiano. Fra i primi ad essere in terrogati va annoverato il Rev. Michetti il quale rifiutò la sua a desione dicendo che i tempi non erano maturi per la iniziativa di un ospedale. Il comitato iniziatore, intanto, continuò il suo lavoro, chiamò a raccolta la colonia e questa elcs se alle cariche un'amministrazio ne temporanea. Quasi contemporaneamente, ■ quello stesso Rev. Michetti che aveva rifiutata la sua adesione perchè i "tempi non erano matu ri" costituisce, ad hoc, fra po chissimi sagrestani, alcuni pulci nelli perchè li vedete ora con que sto ora con quell'altro movimen , to, un altro comitato esi crea 1 presidente. Il "bastone fra le ruote", de finito dal Rev. Terlizzi, entra co , sì in azione ed incomincia la lot ta al comitato popolare, con tutte le insidie di cui è capace un '■ Padre Michetti. Figurarsi che u na-colonia cattolica di cento cot- | te viene dipinta a Monsigno re come ribelle alla chiesa papa le. A riprese, man mano che il i primo comitato si entusiasmava |o si raffreddava, Padre Michetti rincarava la dove o si rintanava | nell'elegante palazzina chiesasti : ea, ricca di tutto il conforto. Abbiamo avuto occasione di i vedere riprodotto, in un numero domenicale del "Public Leciger", il disegno di un superbo fabbri cato che sarebbe stato subito e retto per l'ospedale in un "iot", davanti alla Chiesa Cattolica del West Philadelphia, della misura di 500 per 150 piedi che si pote va ottenere per 60 mila dollari, un prezzo di favore. Ora, invece, ci si dice che l'O- ! spedale dovrebbe sorgere alle dieci strade in Bainbridge, loca lità affatto inadatta per ovvie ra gioni che crediamo superfluo e nunziare. Cosicché Padre Michet ti manca anche di serietà se, co me un funambulista, oggi ci fa ammirare uno " sky - scraper " nella invidiabile e più igienica re sidenza del West Philadelphia; domani ci trascina davanti ad un "ammuffito fabbricato" in loca lità dove la pulizia e l'igiene so -1 no ignorate. * * * Noi abbiamo ricevuto due in viti da Padre Michetti e lo rin- I graziamo del gentile pensiero. La colonia di Philadelphia, per ìa sua! apatia, non è capace di mantene re un solo Ospedale, tanto meno, potrà sostenere due ; e se uno do vrà sorgerne l'iniziativa va ri vendicata al comitato presieduto dal signor Ascanio Leonardi pei mille ed una ragione. La colonia di questa città ha poi bisogno di un Ospedale laico e non confes sionale. Saremmo contro un O spedale Protestante come ci di chiariamo subito contrarii ad un Ospedale cattolico. Padre Michetti poi dovrebbe ricordarsi che noi facciamo parte dell'Ordine dei Figli d'ltalia che egli, in una certa epoca, definì per anarchici. I Figli d'ltalia, perciò, salvo che non siano pulci nelli, non possono nè debbono da- re la loro solidarietà a chi ha creduto insultarli. ** # c Domenica scorsa, abbiamo det- le listali i siili i ilio Dick Mentre un anonimo, che po- : Irebbe anche essere molto intimo della famiglia "vessilifera", e- j spulso dall'Ordine dei Figli d'l talia per appropriazione indebi- ! ta, seguita a ragliare, senza ave re il coraggio di mostrarsi a! pub blico, continuano a giungere let tere di simpatia e di ammirazio ne, le quali costituiscono la mi gliore prova della popolarità che 1 il nostro direttore gode fra la massa dell'Ordine e fra gli italia ni in generale. Diamo qui appresso, in sunto, lettere e telegrammi ricevuti re centemente : Loggia Roma dei Cesari N.o LBH di Dubois, Pa., dal venerabi le Eugenio Guido e segretario archivista Antonio Guido: "Nel- , la seduta ordinaria del 9 corren te mese di marzo, l'assemblea di questa loggia, presa visione di una risposta pubblicata su "La Libera Parola" del 22 febbraio da tredici fratelli di Philadelphia ad un certo vigliacco che si na sconde sotto lo pseudonimo di "satanella"; ricordando che per la stima che i nostri soci hanno < per il nostro Capo essi volevano : intitolare questa loggia al nome di Giuseppe Di Silvestro, pei-mes so che gli venne da questi negato ; ] riconoscendo che di Lui, essen-: do il "Garibaldi" dell'Ordine in ' Pennsylvania, tutte le logge deb- 1 bono andarne orgogliose, delibera ' un voto di plauso per il Grande 1 < Venerabile e di biasimo per l'a- ( nonimo che si firma "satanella" e ;, plaude altresì agli amati fratelli, gelosi del loro Capo, signori : Francesco Silvagni, Francesco Tropea, Antonino Viglionc, Ari stodemo Palladino, Attilio Ta- i glianetti, Domenico Cianci, Fran cesco Vela, Ciro Pirone, Gaeta- ; no Gangemi, Mario D'Urso, C. 1 A. Marnino, Raffaele Baccellieri e Nicoia Rivano Asti." Loggia Generale Antonio Chi- ! notto N. 653 di Allentown, dal- 1 l'assistente venerabile Domenico :Bellantoni: "Nella sua adunanza del 9 corrente mese di marzo, j questa loggia, sul unanimità, ac ; clamando il vostro nome, mi dava ; l'ambito incarico di esternarvi ! ; tutto il suo sincero compiacimen-1 to, per la vostra quiisi raggiun ta guarigione con l'augurio che j j ben presto possiate tornare a da- ! re, come prima, tutta l'efficace o- i pera vostra a prò dell'Ordine che molto altro ancora da voi si at tende." Loggia Enrico Toti N. 726 di Philadelphia; dal venerabile Vin cenzo Cavaliere: "In occasione che domani, 19 marzo, ricorre il suo onomastico, a mio mezzo, tutta la loggia, che ama, rispetta e stima il suo Capo, oltre all'au gurio della giornata, gliene fa dt EXTRA! RISPARMIATE IVI O INI ET A ! So farete i vostri acquisti presilo il nostro grande negozio P. LA BOCCETTA 901-803-905 So. Bth STREET*. 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Nel suo discorso fe ce appello all'unione degli italia ni. invece è stato proprio lui a dividere quelli del West Philadel phia e ad interrompere e togliere la parola al Dr. Giuseppe Pa sceri. Non è cosi che si portano a compimento le iniziative! NOI. uno più fervido per ia sua sollecita e completa guarigione, e vogliamo sperare di rivederlo, vegeto ed energico, al suo Dosto più instancabile di prima." Loggia Italia Una N. !J1,5 di New Castle, Pa., dal venerabile A. Fiala e dal segretario archi vista E. D'Eletto: "Questa log gia Italia Una N. 915, iniziatasi domenica giorno 1G c. ni., pen sando a lei che tonto ha fatto e Involato per innalzare l'Ordine nostro in questo Stato di Penna, a quell'altezza, che oggi lo distin gue dagli altri Stati, mi incarica va di inviarle i nostri saluti con gli auguri fervidi e sentiti di una completa guarigione, perchè lei, solamente lei, vincendo le al ! tre lotte che sono ancora riserva te all'Ordine, possa dare presto alla nostra storia un'opera com pleta ed emancipata. "Viva felice e sano per iei, per la sua famiglia e per gli Italiani di questo Stato e di questa log gia." Dal signor Achille Tomazzi di Bowersvillc, Pa. : "Permettete che mi associ al grande numero di fratelli che si sono congratula ti della vostra guarigione. Spero di cuore che presto ritorniate al Grande Concilio e a "La Libera Parola." Dal signor Placido Milio, ex venerabile di una loggia di Bal timore, Md.: "Ho seguito, trepi dante, su La Libera .Parola, il corso della tua malattia e, credi mi, ho palpitato pensando alla sventura che sarebbe toccato alla tua famiglia ed alle masse, fra le quali tu esplichi tanta mis sione di bene, la tua perdita. Nel saperti oggi alquanto migliorato, desidero ti giunga sincera l'e spressione della mia gioia e l'au gurio fervente per una perfetta | guarigione." Augurii sono stati fatti, spe- Icialmente per l'onomastico, dai signori Giulio Febo, segretario (lella loggia Guido Baccelli No, ì <>B7 di West Chester, Pa. ; Alfre i do Rapisardi, della loggia Citta dini Italo-Americani di Steelton, Pa. ; Ascanio Leonardi, venerabi le, per la loggia Luigi Cadorna N. 412; Antonio Fiorilli, venera bile, per la loggia Pessina, Fran cesco Pellicciotta, venerabile, per la Libertà e Pensiero di questo città; Giovanni Bonanno della Napoleone Colaianni; Francesco Silvagni e Ciro Pirone della log gia Italia e Luigi Caramielio del la Felice Cavallotti.