La libera parola. (Philadelphia, Pa.) 1918-1969, October 19, 1918, Image 1

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    Publi.shed and distrtbutcd under permit No. 508 authorized by the act of October 6, 1917, on file at the Post Office of Philadelphia. Pa., by order ot the President, A. S. Hurleson, Postmaster Gen,
LA LIBERA PARALA
1 forti caratteri sono gli Dei
Supremi della Storia Nazionale.
A. GIUSEPPE DI SILVESTRO, Direttore
906 Carpenter Street
ANNO I. - Numero 27
[[ PROPOSTE II PIE US Sfili
"Non è possibile la pace co!
kaiserismo, nò è possibile l'armi
stizio mentre la Germania conti
nua nelle sue atrocità per terra
e per mare: in ogni modo un ar
mistizio dovrebbe essere dettato
dai condottieri degli eserciti al
leati, in tali termini e con tali
garanzie che non possono essere
evasi dalla Germania come i pre
cedenti trattati internazionali,
ritenuti dai suoi uomini politici
inutili "pezzi di carta."
Questa, in poche parole, è sta
ta la risposta del Presidente Wil
son alia proposta di pace tede
sca.
E non poteva essere diversa
mente. Lo stesso Wilson aveva
detto in precedenza che una pa
ce per accordi o compromessi non
era possibile con gli imperi cen
trali, perchè essi non sentono l'o
nore, non intendono la giustizia,
nè accettano alcun principio che
non si basi sulla l'orza.
Ma tutto fa ritenere che la
Germania continuerà ad insiste
re, accettando i termini che gli
Alleati vorranno imporle. E' pas
sato il tempo in cui il partito mi
litarista del Reichstag poteva
chiedere la testa di von Kuehl
mann, ministro degli esteri, sol
tanto perchè egli aveva opinato
che la guerra non si sarebbe po
tuta decidere per via delle armi
e che sarebbe stata necessaria
l'opera della diplomazia. Ora un
altro ministro, con la sua propo
sta di pace, viene a dire qualche
cosa di più, e cioè che la guerra
è perduta sul campo di battaglia.
E i "miracoli" della spada te
desca? E la "invincibilità" delle
armate del Kaiser? E il "genio
strategico" di Hindenburg" E il
disprezzo cinicamente ostentato
per i soldati americani, chiamati
dai giornali "idiotic yankees"?
Tutte cose del passato. E'
giunto ora il momento dell'equi
librio, in cui gli Alleati, raffor
zati di uomini, di munizioni, di
vettovaglie, possono guardare
faccia a faccia il tedesco; e il te
desco fugge, perchè non si trova
più in proporzione di cinque con
tro uno; perchè le migliaia di
bocche di cannone, che egli ave
va accumulato in tanti anni di
preparazione, possono essere or
mai controbattute mercè la pro
digiosa attività delle officine no
stre; perchè i gas avvelenati e
tutte le altre diaboliche invenzio
ni, esercitate per tanto tempo
contro di noi, han trovato l'anti
doto non solo, ma ora anche noi
possiamo rivolgere le stesse ar
mi contro il nemico.
Perciò il tedesco l'ugge. E per
ciò i ministri fanno proposte di
pace.
Gli Imperi centrali hanno co
minciato a segnare la loro para
bola discendente sui campi della
guerra. E come straordinari fu
rono i loro successi contro gli
inermi o i male armati o gli in
feriori di numero, altrettanto
impressionante, per sè stessa e
per le sue conseguenze, è la riti
rata a cui sono costretti.
Gli eserciti alleati, quando non
ancora avevano gli effettivi ed ;
mezzi per resistere efficacemente
al nemico, e perciò erano costret
ti ad indietreggiare, pure hanno
avuto delle soste vittoriose. I te
deschi invece, da ben tre mesi,
non fanno altro che ritirarsi. So
no state travolte le famose linee,
battezzate con più famosi nomi,
sulle quali essi avrebbero dovu
to dare od accettare battaglia;
ed essi non accennano ancora a
fermarsi.
In tali condizioni il governo te
desco lancia la sua proposta di
armistizio.
Il Presidente Wilson ha già
detto che la proposta non è ac
tettabile, e ne ha esposto i moti
vi. Giusti e santi motivi, dai qua
li però non deve andare scompa
gnata la considerazione che non
vi può essere tregua nelle nostre
operazioni militari se ii nemico
non è stato ricacciato dal suolo
che ancora occupa in Francia,
nel Belgio e in Italia: ricacciato
per opera e forza nostra e non
per sua graziosa condiscendenza.
E va anche considerato senza ul
teriori indugi che per il raggiun
gimento completo dei nostri o
biettivi gli Alleati debbono pre
stare aiuto all'ltalia, com'essa ha
dato finora tutto il suo contribu
to alla causa comune, tenendo
impegnato sul nostro fronte l'e
sercito austriaco e rendendo pos
sibile la riscossa sul fronte fran
cese.
Bisogna prima ricacciare il ne
mico da tutte le nostre terre e
poi parlare di armistizio, quando
cioè il popolo tedesco si sarà
convinto che !e conquiste milita
ITALIAN WEEKLY NEWS PAPER
"Entered as second-class matter Aprii 19, 1918, at the post oflice at Philadelphia. Pa., under the Act of March 3, 1579".
resche sono state conquiste effi
mere, ed esso vi ha perduto mi
lioni di uomini e hi sua reputa
zione nel mondo. Bisognini ricac
ciare il nemico, e di ciò ci dà af
fidamento anche l'annunzio parti
to dalla Casa Bianca, e cioè che
l'America continuerà a mandare
in Europa 250.000 uomini ai me
se perfettamente equipaggiati, e
che non vi sarà nessuna sosta
nella spedizione.
Un eminente critico militare
faceva rilevare che è senza pre
cedenti la posizione di una gran
de nazione come la Germania, la
quale riconosce la disfatta degli
eserciti austro-tedeschi mentre
essi sono tyttóra in possesso di
una grande estensione di terri
torio nemico. Ma il fatto della
sua acquiescenza ad abbandona
re i territori occupati, non ga
rentisce le cose più importanti
per noi, e cioè la restituzione
dell'Alsazia e Lorena alla Frati
eia, di Trento e Trieste all'ltalia,
la indipendenza della Polonia
e di altri stati minori, le ripara
zioni al Belgio, la grande vitti
ma della barbarie tedesca. Da
ciò deriva la necessità di pegni e
garanzie militari.
Noi non vogliamo vendetta,
"spietata vendetta." E' giusto
però che la Germania e le sue al
leate siano costrette a fare pie
na ammenda dei delitti commes
si, non solo, ma che siano poste
in condizione di non essere più di
nocumento all'umanità. Noi non
vogliamo distruggere la Germa
nia, come essa ha tentato fare di
altri. Bisogna però almeno che
al serpe sia strappato il dente
che avvelena
LA LIBERA PAROLA.
Pei il IV. li li
Un appello del Giudice Bulfington
alla stampa straniera
L'On. Joseph Buffington, giu
dice, da ventisei anni, della Corte
degli Stati Uniti nel distretto di
Pennsylvania e chairman della
"Foreign Division" del 4.0 Pre
stito della Libertà, ha diramato,
a mezzo della stampa, un appel
lo a tutti gli stranieri, perchè
acquistino dei "bonds" Egli dice
di conoscere molto bene il nostro
elemento, di cui ha sempre ap
prezzato ed apprezza le doti di
mente e di cuore, e la lealtà con
la quale ha risposto a tutti gir
appelli di questa patria di ado
zione.
"Quando fummo costretti ad
entrare in guerra", dice ancora il
giudice Buffington," io assicurai
il Governo degli Stati Uniti che
nessun dubbio si doveva avere
degli stranieri di Pennsylvania i
quali avrebbero sicuramente por
tato il migliore contributo alla
causa della democrazia."
Egli, perciò, mentre è convinto
'che gli italiani di questo Stato
daranno un grandissimo appog
gio al 4.0 prestito della libertà,
si ripromette di formulare una
statistica, mercè la quale si pos
sa stabilire quanti "bonds" i no
stri connazionali hanno acquista
to, oltre che nei rispettivi comi
tati, nelle fattorie, compagnie,
fabbriche di munizioni, ecc.
Seguendo questo sistema ogni
nazionalità potrà mostrare quan
to essa ha contribuito, quanto
spirito di "americanismo" è nei
suoi figli in modo che quando
questi avranno, bisogno di rivol
gersi a questo paese, il luogo di
nascita non dovrà affatto influi
; re prò o contro.
"Noi," continua il giudice Buf
fington, "dobbiamo affrontare,
con animo sereno e tranquillo, la
1 situazione presente. La nostra
patria di adozione ci domanda di
dare ad essa i nostri figli; e
1 ci domanda altresì di anticipai''
il denaro per mandaré questi
nostri figli oltre oceano,
• a combattere la nostra battaglia.
"Se noi abbiamo dato i nostri fi
gli, dovremo dare anche moli
• più volentieri il nostro danaro
i che servirà ad aiutare i nostn
• cari. Nell'altro caso, se non ab
-1 biamo dei figli da poter dare e s;
- la nostra patria non ci chiede il
- sacrifìcio delle nostre persone.
- noi dovremo essere orgogliosi c
contenti di imprestare il no ti r
- denaro, una volta che non diami
Ì noi stessi e che non abbiamo li
-3 gli da poter dare.
i. "Noi dobbiamo rivolgerci un;
- domanda: abbiamo noi acquista-
WITH THE LARGEST CIRCULATION
AVANTI SE:IVIPRE, corsi LA FIACCOLA IINI RUGNO
PHILADELPHIA, PA., 19 OTTOBRE, 1918
to un "bond" del 4.0 Piostito
della Libertà? Se la risposta è
negativa, allora il nostro dovere
è chiaro e preciso e dobbiamo
farne acquisto subito. Se ne ab
biano acquistato uno, possiamo
benissimo sottoscrivere per 1111
altro, data la facilitazione di po
terlo pagare a rate settimanali o
mensili.
"Oltre ad acquistarne per noi
stessi, dobbiamo invogliare altri
a seguire il nostro esempio.
"La Germania, ovvero il suo
Kaiser ci ha chiesto 1111 armisti
zio, sottoponendosi alle quattor
dici condizioni espresse dal Pre
sidente Wilson. Noi, per ora, non
vogliamo sentirne di queste con
Ai nostri Soldati Italiani
venuti in America
Di cento pugne e innumeri perigli
Manipolo d'Eroi,
L'America lo sa, d'ltalia i finii
Siete i più belli, Voi!
Lassù, sull'Alpi, il niveo candore
Che sfida l'infinito,
Di sangue rosseggiò, del vostro cuore
Sol di virtù nutrito!
Su d'aspre vette e picchi inesplorati,
Più fieri dei Titani,
Col sangue voi parlaste, o nuovi N ati
Dei nuovi fati umani !
E in rosso lo scolpiste il nuovo Verbo
Che brucia e disfavilla,
E palpita di vita il ver superbo»
Che ciascun'alma assilla
Ed echeggiò dai monti alla pianura
» li verbo benedetto,
E non scosse la fede la «ventura
Che pianse a Caporetto!
Sul Piave mormorante l'epopea
Dell'ltalo valore,
Si spense la Renana melopea
Stillante di livore!
Nel fiume, eh'è per noi nume Indigete,
Tuffaste la Kiritura,
E spegneste dei barbari la sete
Di Veneta radura
Per tomba deste lor greto melmoso,
Segnandone il destino,
Col ricordo tuttora obbrobrioso
D'Arminio e d'Alboino!
E sull'ali di zefiro scriveste:
Sorride già S'Avvento
Su', levisi San Giusto per Trieste,
Che' Dante veglia a Trento!
Di sangue, o generosi, voi infiammaste
In ciel rosate aurore,
E d'ltalia col sangue rinnovaste
Più bello il tricolore!
Prof. V. E. CINQI ERANA
dizioni ; nessun'armistizio dovrà |
esserci. L'esercito tedesco deve 1
cedere le armi, incondizionata- 1
mente. ]
"Perciò occorrono soldati e !
"bullets" per arrivare a Berlino
e vi arriveremo. Ma per arrivar- I
ci ci vuole il denaro: denaro, de- 1
naro; bonds, bonds, bonds,
bonds."
Acquistateli oggi, perchè do
mani sarebbe troppo tardi e per
la nostra colposa trascuratezza
poti ernmo perdere la causa per la
quale combattiamo.
Circolare del Comitato Esecutivo
italiano
Il Comitato Esecutivo italiano
del Quarto Liberty Loan, ha di
ramata la seguente circolare agli
italiani di Filadelfia:
"11 Ottobre, 1918.
"EGREGIO AMICO,
"Le condizioni sanitarie della
Città, a causa dell'epidemia del
l'influenza della quale i cittadini
sono affetti, hanno impedito che
si tenessero dei Comizii pubbli
ci ; però esse non vi impediranno
di anticipare il vostro denaro al
Governo.
"I cittadini di questa Repub
blica sono ansiosi di raggiungere
la cifra di 6 bilioni di dollari ir
tre settimane, e ciò essi faranno
perchè credono nella giustizia e
nel diritto per cui i nostri solda
ti combattono così brillantemen
te.
''Noi siamo fiduciosi che voi,
informato del vostro dovere, cer
cherete di essere di aiuto e non
di peso e vi coopererete al benes
sere di questo paese.
"I nostri soldati stanno supe
rando tutti gli ostacoli, essi sof
) frono e sacrificano la loro vita
sui campi di battaglia per vince
re la guerra. Come essi adempio
no valorosamente al loro dovere,
così noi dobbiamo sapere quale
è il nostro compito. Oggi sono
alla prova la nostra coscienza e
il nostro patriottismo.
"Se non Io itvete fatto ancora,
sottoscrivete subito al 4.0 Presti
to della Libertà. Se siete a ca
po di qualsiasi istituzione incita
te i vostri consoci a sottoscriver
si e, sopratutto, siate un apostolo
della causa della democrazia.
"Noi della divisione italiana
del 4.0 Prestito della Libertà,
facciamo appello al vostro pa
triottismo e vi raccomandiamo di
sottoscrivere subito al Prestito,
per mostrare che non siamo da
meno ai cittadini di altre nazio
nalità, anzi siamo disposti a su
perarli ed a metterci all'avan
guardia.
"Per ridurre la tracotanza teu
tonica dobbiamo acquistale
BONDS, BONDS e BQNDS.
Vostro Dev.mo
Cav. FRANCESCO ROMA
Pres. della Div. Ital.
Spiegazioni necessarie
La Sicurezza di questi Bondf
è la migliore in tutto il mondo
Ne è garanzia tutta la immensi
ricchezza della Nazione.
L* Interesse ò alla rata del 1 j
per cento pagabile ogni sei mesi
Alla Scadenza il Governo degi
Stati Uniti pagherà in totale pei
il valore emesso l'ammontare d
questi Bonds. (Nel caso v'abbi
sognasse denaro prima del ter
mine della scadenza andate prò ;
so qualsiasi banca. Potrete otte
nere subito il denaro).
Due generi di Bonds vengono
emessi : quelli al portatore e quel
li registrati.
Bonds al portatore": Sono e
messi in cartelle da SSO, SSOC
SIOOO, ecc., con cuponi per l'in
teresse. Non dovete far altro eh
tagliare i cuponi alla scadenza
incassare gli interessi. Qualsias
Banca od Ufficio Postale pagher
l'intero ammontare di detti ci
]>oni alla presentazione.
Bonds Registrati: sono enne,
si in cartelle da SSO, SSOO, sloo<
ecc., vengono registrati presso 1
Tesoreria degli Stati Uniti i
Washington col nome dell'acqu
rente. L'interesse su ques
Bonds viene pagato dal Goverr
degii Stati Uniti mediante chec
i spedito per posta al proprietari
ogni sei mesi. Questi checks pos
sono essere incassati in qualsiasi
posto.
Altri dettagli
Per maggiori dettagli parlate
col vostro banchiere, Direttore
delle Poste, il presidente della vo
stra associazione od al Comitato
locale del Liberty Loan.
Proprio cosi', la
congiura del silenzio
Al Sig. Ricini della
LIBERA PAROLA
Tutti abbiamo notato e tutti
continuiamo a notare il silenzio
sepolcrale in cui vengono sepol
to le operazioni militari e diplo
matiche italiane, concernenti
questa delittuosa guerraa; e tut
ti, con una certa umiliazione, e
nello stesso tempo con molto do
loro, rassegnandoci al iato, ab
biamo sperato che alla fine potes
se nascere qualche cosa, da far
ricordare, specie ai giornali a
mericani, che l'ltalia non è un'e
spressione geografica, che i suoi
soldati non sono i soldatini di
piombo importati dalla Germa
nia, e che l'ltalia e gl'italiani,
senza ampollosità e colla più
grande modestia, qualità che e
mergono solo, in chi agisce spin
to da reale sentimento, hanno
compiuto delle gesta, che so l'os
sero state compiute da altri pae
si, le 24 pag. dei quotidiani degli
S. Uniti, non sarebbero state suf
ficienti per 21 giorni di seguito
a decantare e sminuzzare tutti i
particolari degli eroi e delle lo
ro eroiche intraprese.
L'offensiva incominciala in
; Albania, l'acquisto di parecchi
; paesi, l'inoltramento di 30 mi
glia al di là di Berat, con tutte
le difficoltà di terreno da supe
ralo, non hanno per niente scos
sa l'apatia del giornalismo ame
ricano; ed allora perdemmo quel
la fiducia che avevamo nel fato,
e dovettimo convincerci che il
silenzio da essi tenuto è un silen
zio doloso, colposo, studiato, for
se voluto dalla propaganda tede
sca.
Noi vorremmo che si spiegas
se il perchè il questo silenzio,
sullo svolgimento delle nostre o
perazioni militari e diplomati
che; perchè i giornali americani,
che consacrano, giustamente, pa
gine intere per le eroiche gesta
dei soldati degli Stati Uniti (fra
i quali, del resto, si trovano qua
si un terzo di italiani), non tro
vino ii mezzo di dedicare alcune
linee sul conto degli italiani, chi'
combattono in Francia, Albania,
Macedonia, Palestina, Russia ed
al proprio fronte. Perchè i gior
nali americani pubblicano i boi
lettini di guerra di tutte le na
zioni, incluse la Serbia, la Croa
zia, la Grecia e non menzionano,
1 quasi mai, il bollettino di guerri
compilato dallo Stato Maggiore i
taliano.
I giornali francesi in questi ul
timi giorni hanno citato gl'italia
ni come un l'attore molto potente
1 nelle operazioni al nord di Reim>
ed al nord dell'Ailette. 1 giorna
li americani non ne hanno nep
v pure menzionato il nome.
Di fronte a questa situazioni
demoralizzante, vorremmo, coi
la massima deferenza, rivolger*
una preghiera all'on. Bevione, s<
s egli non si trovi nella impossibi
t lità di farlo, «li dare degli schia
[ rimenti in proposito e di preten
dere un po' di luce, la quale ri
, dondeiebbe a vantaggio degli ita
1 liani, degli alleati e della caus:
■ comune, per la quale oggi stiann
1 combattendo.
Che cosa gl'ltaliani d'Americ;
1 debbono pensare dei loro allea
ti, se tutti i loro sforzi per aiti
tare a salvare la libertà del mon
do e la democrazia dei popoli ci
vili, sono tenuti in non cale €
peggio ancora, vengono abbande
0 nati a se stessi, coperti solo ci
'■ un silenzio disprezzante?
Già, a suo tempo, l'on. Bevic
~ ne, ringraziando questo gionw
le del saluto datogli, mentre de
te inandava la cooperazione dei cor
e nazionali, e della stampa italiar
s ,> in ispecial modo, nell'ardua edi
j l ficile impresa che a lui era stat
affidata, prometteva di fare op
ra grata e proficua per il non
0, italiano all'Estero,
la E noi gli saremo veramen
'!' grati se riusciremo ad ottener
mediante la sua valida oper
10 quella luce che finora ci è sta
;k négata.
io | I NOI.
ORDINE FIGLI D'ITALIA IN AMERICA
Comunicazioni delia Grande Loggia
DELLO STAIO DI PENNSYLVANIA
PER L'ORFANOTROFIO
E RICOVERO
Ci fu segnalato a suo tempo un
articolo circa la nostra iniziativa
per l'Orfanotrofio e Ricovero,
pubblicato nella "Stella d'ltalia"
di Greensburg, Pa. del 28 set
tembre scorso. L'articolo è dovu
to alla penna del nostro egregio
confratello Prof. C. Pitocchi, ed
è importante anche perchè chi
10 ha scritto è stato per qualche
anno il capo esecutivo dell'Ordi
ne nello Stato di New York e
perciò ha pratica e conoscenza
delle cose dei Figli d'ltalia.
La influenza dolorosamente
imperante, che non ha voluto ri
sparmiare la redazione del Bol
lettino, ci ha impedito di poter
rilevare appena dopo la pub
blicazione dell'articolo quelle
osservazioni in esso contenute,
che, a parere dello stesso fratel
lo Pitocchi, potrebbero anche es
sere qualificate come teorie di
slattiste, mentre noi le riteniamo
soltanto come osservazioni be
nevolmente contrarie.
Rileviamo dunque adesso le
osservazioni del Prof. Pitocchi,
e crediamo necessario di farlo,
perchè, se è destino che ogni ini
ziativa specialmente ove por
ti con se un qualsiasi onere fi
nanziario debba avere degli
oppositori, non vorremmo che
questi traessero lena e coraggio
eccessivi dalla parola autorevole
dell'egregio nostro confratello.
Constatiamo subito che il pro
fessor Pitocchi non è contrario
in massima alla istituzione di un
Orfanotrofio. "Venga l'Orfano
trofio egli dice come son
venute le Borse di studio ila noi
create negli Stali di New York e
della Pennsylvania: si provveda
con cure fraterne all'avvenire de
gli orfani dei nostri fratelli, e si
alleviino le sofferenze dei vecchi
e degli inabili al lavoro. L'Ordine
si circonderà di luce novella ed i
suoi gregari diverranno immense
legioni."
Siamo dunque d'accordo che
l'Orfanotrofio è non soltanto uti
le, ma necessario; e mentre esso
benefica le famiglie dei nostri as
sociati, ridonda a lustro e decoro
dell'Ordine intero. Ma aggiunge
11 Prof. Pitocchi: "Una vecchia
esperienza, la quale dovrebbe es
serci di guida e di ammaestra
mento, ci insegna che il costrui
re una scuola, 1111 ospedale, 1111
orfanotrofio od altre istituzioni
del genere, è ifien che niente se
non si provveda in tempo ai fon
di indispensabili per una regola
re e normale funzione della fi
filantropica istituzione.
E questo è anche il parere dei
dirigenti dell'Ordine in Pennsyl
vania; ma è ovvio che una casa
non si incomincia dal tetto ma
ma dalle fondamenta. Se non ab
biamo un fabbricato per l'Orfa
notrofio, come possiamo pensare
a farlo agire? Le nostre pratiche
tendono ora a costituire il fondo
per le spese d'impianto. Quando
sarà raggiunta la somma neces
saria a tale scopo, allora sarà il
caso di studiare la forma e il mo
do per assicurare il fabbisogno
per il mantenimento. Un passe
dopo l'altro, senza correre trop
-1 1)0 ed affannarci fin dal princi
pio, ricordando il vecchio prò
verbio, che dice: "Adagio adagit
si fa un bel cammino."
Senonchè quella che noi chia
miamo benevola opposizione de
fratello Pitocchi trae la sua ori
gine unicamente dal ricordo che
1 egli ha di un vecchio impegnt
) dell'Ordine. E questo impegni
consiste nella decisione della Su
1 prema Convenzione di Philadel
■ phia del 1915 da lui ricorda
- ta con la quale fu accettati
- in massima la proposta di ui
- Orfanotrofio unico per tutti gl
> Stati.
"Che cosa si è fatto nelle sus
'seguenti Convenzioni in Nev
Haven, Conn. e in Cleveland
- Ohio.? Non vi assistemmo e 11
_ ignoriamo le conclusioni." Cos
scrive in seguito il Prof. Pitoc
Se egli avesse seguito le pub
a blicazioni fatte sull'argoment
- dal Bollettino Ufficiale dell'Oi
* EXTRA!
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Una Copia 3 Soldi
dine, 11011 avrebbe sentito la ne
cessità di fare queste domande,
e forse nemmeno quella di scri
vere un articolo che può avere
l'effetto di una doccia fredda su
quanti leggono il suo giornale e
sono chiamati a concorrere alla
iniziativa.
Che cosa si è fatto? Glielo di
ciamo in due parole: la Supre
ma Convenzione di Cleveland
decise di "lasciare ai singoli Sta
ti la cura di provvedere ad Or
fanotrofi Statali."
Il Piof. Pitocchi scrive: "L'Or
dine, diviso in Stati per ragioni
amministrative e per quella ne
cessaria armonia che non può
mancare tra leggi civili e regola
nienti sociali, costituisce una so
la famiglia organica, e da questa
unità attinge la sua forza e la
sua compattezza. Noi non siamo
né ci sentiamo divisi, poiché.un
solo ideale ci anima ed una sola
fede ci spinge all'azione. Noi
vorremmo quindi un Orfanotro
fio unico per tutto l'Ordine dei
Figli d'ltalia."
E sta bene. Ma quando la Su
prema Convenzione non ha volu
to farlo; quando essa ha detto ai
singoli Stati: "Fate voi l'Orfa
notrofio," dobbiamo noi rimaner
cene inoperosi?
Non crediamo. Abbiamo di
questi giorni ancora una prova
della necessità di tale istituzione
per il nostro Ordine. La terribile
epidemia, che ha portato il lut
to in tante e tante famiglie, ha
fatto un impressionante numero
di orfani, e la stampa americana
ne è allarmata. Ve ne sono molti,
moltissimi, di fratelli nostri, e
ad essi bisogna aggiungere gli
altri che han perduto il padre sui
campi di battaglia.
Perciò non è più tempo di di
scutere, ma di agire: e noi fac
ciamo appello alla cooperazione
di tutti, specialmente degli uomi
ni colti e di buona volontà come
il Prof. Pitocchi.
L'ACCOGLIENZA DEI FIGLI
D'ITALIA DI PITTSBURGH
AI NOSTRI SOLDATI.
Il fi corrente giunse a Pitts
burgh un drappello di bersaglie
ri senza che nessuno ne fosse
preavvisato. Ad onta che per mi
sure sanitarie ogni riunione fos
se stata proibita, stante il dila
gare dell'influenza spagnuola, le
Logge dei Figli d'ltalia fecero
del loro meglio per far degna ac
coglienza ai nostri soldati. Essi
furono portati in trionfo e co
perti di fiori, di baci, di regali, di
ricordi.
Se la proibizione per gli assem
bramenti non fosse stata in vi
gore, l'accoglienza ai nostri sol
dati in Pittsburgh avrebbe se
gnata una data storica. Al since
ro, espansivo entusiasmo latino,
gli americani rimanevano a boc
ca aperta, e nell'animo loro si
aon dovuti convincere che il cuo
re d'ltalia è pari alla inente:
i svegliato, sincero, attivo, entu
i siasta.
Le Logge del nostro Ordine
! han consegnato a ciascun solda
to una dedica con $15,00, a cia
> scun sottufficiale con $20,00. A
> gli ufficiali fu offerto un ogget
to artistico. Tutti poi facevano
- a gara per avere un soldato, con
- durlo a casa e colmarlo di genti
) lezze e di accoglienze.
La sera del 7 gli eroi del Car
- so e del Piave sono ripartiti tra
1 una pioggia di fiori e di evviva,
- vivamente commossi per le acco
glienze ricevute dai componenti
nostro.
3 SOMME PAGATE DAL F. U.
M. PER I DECESSI DAL
- 1.0 AL 30 SETT. 1918.
Marino Filippo della loggia Due
1 Palme N. 189 S4OO.
; Marinelli Luigi, della loggia La
1 Vittoria N. 731 SIOO.
Maletta Santo, della loggia Civi-~
ca Italiana N. 762 S4OO.
D'urso Francesca, moglie del fra
'■ tello Panarello Antonio, della
loggia Pittsburg N. 74 S2OO.
Facchino Pietro, della loggia Giu
seppe Garibaldi, N. 613 S4OO.
Micozzi Alfredo, della loggia
'■ Francesco Crispi N. 652 S4OO.
0 Colazzo Giuseppina, moglie del
fratello Veneziale Vincenro.