The patriot. (Indiana, Pa.) 1914-1955, January 26, 1918, Image 8

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    J Appendice Numero 3
i SU LA FRASCA [
L Grande Romanzo §£,
Pietro De Coulevain I
"Tutte le sue onde, tutti i suoi
flutti sono passati sopra di me"
Per tutto il tempo nel quale di
morammo a Bourg, l'esiliato ebbe
fiori e corone: la visione di quel
povero corpo tutto tremante sotto
la terra fredda, mi perseguitò lun
gamente facendomi singhiozzare
la sera quand'ero coricata.
L'anno seguente al Sacro Cuo
re, ricominciai a studiar l'inglese
on una monaca d'lrlanda: fra le
suore v'era anche una piemonte
se molto bella, e per il piacere di
prender lezione da lei, volli impa
rare l'italiano: più tardi, dopo a
ver passato le vacanze nell'Alsa
zia in casa di un mio zio, mi venne
U desidero di conoscere il tedesco
e mi presero un professore. Lo
-tudio dell'inglese, dell'italiano e
del tedesco, doveva servire a dar
varietà alla mia mente, a farmi vi
vere la vita che mi era stata trac
ciata.
Sono trapiantata da quindici an
ni. la morte del signor di Myéres
mio madito, la rovina che ne fu la
conseguenza, mi strapparono dal
castello di Chavigny nello Clier e
dal mio bell'alloggio nella piazza
Francesco I a Parigi.
Dopo questo disastroso turbine,
mi trovai "sulla frasca" all'al
bergo e siccome il mio patrimonio
personale era stato salvato, cosi'
potei cercare trovare l'oblio nei
viaggi. Per parecchi anni passeg- i
giai tutte le strade frequentate da- 1
gli oziosi e finii collo stancarmi dal
veder musei, chiese, monumenti e
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rovine. J1 mio banchiere mi dimo
stro la necessità di porre un freno
alle mie peregrinazioni e feci allo
ra delle più lunghe permanenze a
Parigi dove condussi la vita indi
pendente di uno straniera. Pero
la vita oziosa che conducevo, mi
cominciò a un tratto a pesare 3
; sentii il desiderio di crearmi un
fine: ma quale? Avrei voluto far
del bene, consacrarmi ad un'ope
ra qualunque, ma l'ispirazione che
mi doveva indicare la via, non ven
ne e mi pareva che nessuno avesse
bisogno di me. Inoltre l'inverno
mille modi spiacevoli, ed il calore
della mia vita s'annunziava in
e la.luce de' miei giorni andava
no sensibilmente diminuendo.
La signora Rccamier rispose un
giorno sorridendo ad un adulatore
che voleva persuaderla avere essa,
conservata tutta la sua bellezza :|
'No, no: non posso illudermi: ij
piccoli spazzacamini non mi guar-j
dano più": se io non ero stata
mai guardata da loro, avevo però
posseduto un po' di quel misteriosi
so fluido die attira qui uno sguar
do, là una simpatia e che costituì-1
sce il nostro orgoglio personale.
Ebbi coscienza del momento pre- i
ciso in cui questa specie di fasci
no mi abbandonò : ero al teatro....
e provai improvvisamente un sen
so di solitudine trano: la sala mi
parve vuota, immensa e tremai co
me se fossi stata percossa da un
soffio di vento gelato. Avevo pro
prio perso tutto il mio magneti
smo. Tutto le donne hanno cono-
scinto o conosceranno questa do
lorosa operazione della natura, ma
la crisi morale che generalmente
la segue produsse in me il più inat
teso dei fenomeni. Certo, io ave
vo ricevuto il dono della creazione
infantile fabbricava novelle cere
brale perché la mia immaginazione
e racconti che per me divenivano
realtà e che erano chiamate men
zogne.
Più tardi, una forza interna od
esterna mi spingeva a scrivere e
sentivo questa forza attraverso i
miei dispiaceri, le mie gioie, i miei
piaceri. Non potevo addormen
tarmi e non posso farlo nemmeno
ora, senza cominciare un romanzo
od na comedia: e appena posata
la testa sul guanciale, vedo deline
arsi dei personaggi, vedo sbozzar
si dietro la mia fronte delle situa
zioni : mi pare anche di sentir par
lare: poi, come se questa fanta
smagoria avesse davvero il potere
d'immergermi nel sogno incoscien
te, perdo la sensazione della real
tà, e non arrivo allo scioglimento
Quando ero giovane, ero una gran
leggitriee: invidiavo la gloria di
George Sand, ma più, credo, invi
diavo la sua esistenza libera ed i
suoi abiti maschili. Mia madre
spaventata da queste tendenze,
scherniva continuamente le donne
pedanti, facendomene un quadro
ridicolo e grazie alla mia infingar
dia ed alla frivolezza, essa non du- !
ró molta fatica a farmi perdere
quella vocazione.
Del resto fui presa per tempo in ;
un ingranaggio fatto apposta per
uccidere la facoltà creatrice, se
avesse potuto essere uccisa ; per
anni ed l'ho sentita dentro di me;
come cosa viva, preziosa, come un j
tesoro del quale non mi servivo, j
ma elie ero contenta di possedere. j
Ed ora, nel gran silenzio della vec- :
chiaia, essa é ritornata forte, irre
sistibile e ho ceduto; ricordo il gi
orno e l'ora! Divenni il suo stru
mento, la cosa sua, e nonostante i
miei sforzi, non mi é riuscito di
sfuggirle. Senz'accorgermene, 1'- !
idea meglio nutrita, acquistò mag
gior forza: essa sprigiono dall'in
volucro un essere che già esisteva
in qualche cellula dietro la mia
fronte, un semplice romanziere la
cui nascita svolse il crepuscolo in
una maravigliosa aurora boreale.
Quando un'Americana scuopre in
sé un talento un'inclinazione qual
unque. esclama allegramente : I
know wliy I ani borii, "So perché
sono nata." Ebbene ora so perché
ho vissuto.
Oh ! il mio primo romanzo ! di
cui il titolo, il punto culminante,
l'ultima parola, mi si rivelarono
improvvisamente! Il mio pensie
ro ha lavorato in questo triangolo
per due anni consecutivi : sorpre
sa e stupita mi sono accorta che il
mio cervello era stato da molto
tempo preparato all'opera cui era
destinato.
Le Americane mi si presentava
no naturalmente come modelli,
poiché ero stata spinta sempre in
mezzo ad esse, nella loro intimità,
dandomi a mia insaputa il mezzo
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di accumulare i documenti, i ma
teriali necessarii per riprodurle.
La cognizione più profonda della
vita che avevo acquistato a cosi'
caro prezzo, i miei dolori, la mia
crudele traslazione, i miei viaggi
che non avevano uno scopo visibi
le, le mille e mille impressioni che
avevo accatastato, tutto mi era di
venuto indispensabile e a misura
che procedevo, ammiravo sempre
più il lavoro che si era compiuto
in me e l'opera che eseguivo.
La mia inesperienza era patetica
e comica nello stesso tempo : spes
so quando l'ispirazione non sgor
gava spontaneamente, mi mettevo
il cappello ed andavo a passeggi
are; qualche altra volta, allorché
zampillava come un'onda calda e
viva, era cosi' allegra che uscivo
di nuovo portandolo meco nella
via della Pace, sulla terazza delle
Tuileries e mi teneva compagnia.
Ti mio primo romanzo! L'ho tra
sportato di qua e di là nella mia
valigia, l'ho scritto in non so quan
ti alberghi. LTna notte a Rhein
feldenles-Bains, si scateno un ter
ribile uragano, il fulmine cadde so
pra un padiglione del giardino e
lo incendio. Nessuno andò a let
to, ma restammo aggruppati nel
vestibolo, pronti alla fuga. Qual
che donna aveva dei bambini, al
tre un cane, tutte delle borse che
racchiudevano gioielli e danaro:
io avevo soltanto il mio manoscrit
to legato con una cinghia: era il
mio unico tesoro. Un signore al
saziano, con l'intenzione di pun
germi, mi domando che cosa con
teneva lo strano involto.
—Un romanzo incominciato.
risposi.
Il sorriso che si delineó sulle sue
labbra mi feri': bisogna proprio
dire che non avevo l'apparenza di
una scrittrice. Quando il volume
comparve glielo inviai con una de
dica che ricordava l'incidente. Do
po averlo letto, mi rispose: "Ave
vate ragione di volerlo salvare!"
CONTINUA