The patriot. (Indiana, Pa.) 1914-1955, November 10, 1917, Image 5

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    IL PATRIOTA m Arte, Letteratura jj
I (the patriot) Scienza,Umorismo|
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| NEL REGNO
t DEI SERPENTI
La vita che la signora Nicholls
conduceva a Lone Star State, nel
Texan, non era certo delle più pia
cevoli né sicure. La fattoria per
I allevamento del bestiame in cui
ella abitava con suo marito, una
figlioletta che cominciava a muo
vere appena allora i primi passi, e
due domestiche negre, era infes
stata dai serpenti d'ogni specie,
d'ogni colore, d'ogni dimensione.
II terreno era stato disboscato da
poco e una densa foresta lo limita
va da tre lati ; perciò vi pullula
vano gli orrendi rettili, specie du
rante la stagione dei rigidi tem
porali del Golfo. Allora erano ne
cessarie le più attente cure. La
casa e le adiacenze venivano chi
use in un recinto di corde di crine
dure e spesse, solidamente fissate
al suolo, e questa precauzione ser
viva a tenere lontani, per buon
tratto, i serpenti. Ma qualche pun
to non ben chiuso o trovavano sem
pre essi, per introdursi nel recinto
e di qui nella cucina che, con la
dispensa e le camere delle domes
tiche, era, secondo l'usanza del Te
xas, a una quindicina di metri dal
la casa padronale.
Il mostro nella stufa.
"Un giorno—narra la stessa si
gnora Nicholls —un giorno di fred
do e d'umido, udii alte grida di
terrore che venivano dalla cucina,
e immaginando che Mammy, la
bambinaia negra, fosse «raduta nel
fuoco o per lo meno scalvata dagl'
indiani, corsi in suo soccorso. Ed
ecco che cosa era avvenuto. La
cuoca si era recata a fare le prov
viste nella città vicina, lasciando
acceso nella cucina economica un
po' di fuoco, e Mammy, dopo aver
messo a dormire la bambina, ave
va pensato di prepararsi una taz
za di té. Ella aveva cacciato del
carbone nei fornelli, e udendo ad
un tratto uscire uno strano rumo
re dall'interno della stufa, aveva
naturalmente aperto lo sportello a
mezzo, per vedere di che si trat
tasse. Rannicchiato là dentro e
pronto a scattare, stava un grosso
serpente a sonagli giallo !...
Con uno strillo Mammy aveva rin
chiuso lo sportello di ferro, in tem
po appena per imprigionarvi il
rettile, mettendosi quindi a grida
re in modo da farmi accorrere. Gi
unta nella cucina e saputa la co
sa, afferrai la maniglia e la tenni
strettamente, mentre Mammy ur-
lava a più non posso.
Frattanto il rettile, eccitato dal
le nostre grida e dal calore cre
scente, vibrava colpi tremendi,
scuotendo la grossa stufa a facen
do un rumore indiavolato. Io non
osavo allontanarmi, per paura clie
il serpente riuscisse ad aprire lo
sportello non più tenuto dalle mie
mani, quando mi venne l'idea di
aggiungere dell'altro combustibi
le, che per fortuna era li, ai miei
piedi in abbondanza, e di cuocere
il rettile! Mezz'ora dopo la mia
cucina economica ardeva tutta, e
il serpente cessava di menar col
pi. Per essere più sicure lo la
sciammo cuocere altri 15 minuti.
Quando suo marito, che le occu
pazioni tenevano assente 10 o 11
ore della giornata, fu di ritorno,
pensò di misurare il rettile: era
lungo quasi 1 metro e mezzo, ed
aveva degli anelli enormi che il
signor Nieholls volle conservare in
ricordo. Assai più terribile ed e
mozionante fu l'avventura acca
duta alla bambina dei signori Ni
eholls.
La piccina sulla veranda.
Era d'estate e faceva caldo spa
ventevole. Tutti soffrivano terri
bilmente; già s'erano verificati va
ri casi d'insolazione fra gli uomi
ni, la signora era mezzo ammala
ta, e la sua piccina torturata da
alcuni denti che le spuntavano, e
dal caldo, s'era ridotta un filo, de
stando le più vive ansie per la sua
salute.
Un giorno che le sue domesti
che erano andate in città a pren
dere del ghiaccio, la signora Ni
cholls portò sulla veranda, per
farle godere quel po' di fresco che
era possibile trovare. Sur una bi
anca pelliccia distesa sul pavimen
to, vicino alla porta, la bambina si
mise a giuocare. Ma nessuno dei
suoi trastulli le piaceva; gettava
via la cara bambola, i cari animali
dell'Arca di Noè, continuando a
piagnucolare. Allora la mamma
le disse se voleva il bel sonaglino
d'avorio e d'argento che tanto le
piaceva. No, ella desiderava il
suo sonaglio del serpente (allu
dendo ai sonagli che il signor Ni
cholls aveva tolti dal rettile cotto)
Perciò vedendo che la bimbetta e
ra stanca e poteva forse addor
mentarsi, se l'accontentava, la
mamma corse nella càmera a
prendere l'oggetto desiderato; ma
prima di ritornare presso la figlia,
s'indugiò a chiudere le finestra e.
a preparare il lettino.
Per qualche momento ella udì
la piccina ciangottare alquanto,
finché la vocetta si tacque. La si
gnora Nicholls ebbe un sospirone
di sollievo, pensando che finalmen
te doveva essersi addormentata :
si mosse pian piano, togliendo fu
ori la piccola veste da bagno e
rimboccando le lenzuola della cul
la, quindi entrò nella veranda a
dagino, per prendere la bimba.
Attimi indimenticabili.
"Come avevo pensato—narra la
signora—ella dormiva profonda
mente, con la sua vecchia bambola
tutta sciupata stretta fra le brac
cia. Ma un'altra occhiata mi fe
ce rimanere li, sulla soglia, para
lizzata dal terrore, coi capelli let
teralmente ritti sul capo, con le
carni corse tutte da un brivido di
spavento. Ravvoltolato accanto
alla mia creatura adorata, con la
lingua bifida dardegiante proprio
sopra il suo roseo braccino ignudo,
era un grande e giallo serpente a
sonagli, simile a quello famoso del
la stufa !
Per buona sorte io ero cosi para
lizzata dal terrore che rimasi mu
ta e immobile, con gli occhi fissi
sull'orribile rettile. Era con que
sto che la mia bambina aveva par
lato, mentre io era lontana da lei !
A tal pensiero mi sentii spinta ver
so la mia figliole ta, per strapparla
via dal rettile ; ma l'animale strin
sevieppiù gli anelli é rizzò più fi
era la viscida testa in modo cosi
minaccioso ch'io dovetti arrestar
mi. No. non già me, avrebbe col
pito il mostro, ma la bambina... lo
sapevo bene! Dovevo dunque ri
manermente zitta e immobile, stu
diando qualche mezzo per uccide
re il serpente o portar in salvo la
mia creatura... Mentre la bestiac
cia indisturbata accomodava il
suo corpo, grosso come il braccio
di un uomo, nel candido tappeto
di pelliccia, volutu osamente, l'e
stremità della sua coda, tutta co
perta d'anelli squamosi, toccava
proprio il braccio della bambina.
I suoi occhi dovevano essere chiu
si, giacché lo non li vedevo. Pel
momento la piccina pareva non
corresse alcun pericolo.
Il serpente in trappola.
Sabato, 10 Novembre 1917 □
Ma che sarebbe accaduto se si
fosse mossa nel sonno?... Un sudor
freddo mi bagnò la fronte, ed io
decisi di agire, in qualunque modo
di gettarmi come potevo tra il ser
pente e mia figlia. Non osavo a
doperare il fucile, per paura di
colpire la bambina, mentre non
potevo usare la rivoltella, tutta
tremante come ero. Allora pen
sai, disperata: "Forse potrei get
tare sulla bestia una coltre e im
pedirle almeno di attaccare la pic
cina..." Prima di entrare in ca
mera guardai il serpente; era ri
gido, e i suoi brillanti anelli ave
vano un moto regolare, come se
esso dormisse. Era il momento,
per agire. In camera urtai nella
piccola vasca da bagno di mia fi
glia che ia avevo lasciato là per
ché le domestiche la pulissero e
che esse avevano dimenticato. Fu
un lampo alla mia mente !... Presi
li recipiente e tenandolo capovol
to, ritornai sulla veranda. Si, il
rettile era immobile, la sua testa
era quieta. Ecco il momento bu
no. Col cuore in gola, spiccai un
salto in avanti e gettai addosso al
serpente la bagnarola, in modo da
farlo restare completamente co
perto da quella prigione di zinco.
Solo pochi centimetri di coda guiz
zavano convulsi al di fuori.
La povera bambina, graffiata un
po' dall'orlo della sua bagnarola,
si svegliò piangendo, e allora, sen
za lasciar mai il recipiente, io le
ordinai di andare nella camera e
di chiudere la porta."
L'eroica madre stette ferma te
nacemente, finché l'arrivo delle
domestiche e del marito la libera
rono dall'affannosa situazione, uc
cidendo il serpente già mezzo sof
focato.
PER RIDERE
Il soldato Marmotta s'incammi
nava tranquillamente verso la pi
azza del Duomo quando, allo svol
to l'una via, andò quasi a cozzare
col capitano medico.
—Ma voi siete quello del forun
colo che ho visitato stamattina! —
esclamò l'ufficiale fissandolo seve
ramente. —Vi avevo prescritto di
non portare la cravatta e invece
l'avete messa. E' cosi che obbe
dite ai miei ordini?
Marmotta spiegò che per ottene
re la libera uscita dal sergente di
picchetto, aveva dovuto mettersi
in tenuta regolamentare.
—Cosa c 'entra il sergente di pic
chetto !--tuonó il capitano.—ll me
dico sono io, o é lui? Toglietevi
subito la cravatta, e andatevene
prima che vi ordini agli arresti.
Il soldato si mise la cravatta in
tasca e continuò la sua strada. Ma,
in piazza del Duomo, mentre col
naso in aria seguiva il volo d'un
aeroplano, una voce con tono sec
co ed energico gli gridò :
—Voi, militare! Mi pare che si
ate senza cravatta!
Il povero Marmotta si voltò, e
• « •
Me l'ha raccontata un ufficiale
francese.
Quando lo ''chauffeur'' di Jof
fre l'anno scorso andò in licenza
invernale le donne del paese gli
si fecero intorno a tempestarlo di
domande, di cui il ritornello era
sempre questo :
—Che dice il generale quando
finirà la guerra?
Il giovanotto si schermiva, esi
tava.
—Possibile che non ti abbia mai
detto niente? —insistenvano le co
mari.—Su, Giovanni, dicci qualco
sa.
—Si, veramente —rispose il gio
vinetto dopo una certa esitazione j
—una mattina me ne parlò...
ATTENTI AL NOME!
Vorrei chiamarmi Asdrubale,
oppure Menelik,
ho un nome troppo classico
che non mi sembra chic.
Mi piacerebbe Totila
o meglio Radamés;
se alcun dicesse; ''scolpati"
si volgerebbe a me.
Se mi chiamassi Panfilo
mi vestirei chaki,
con un gilet verdissimo
di gusto liberty.
Non avrei tanti scrupoli
circa la società,
passeggerei in pantofole
per tutta la città.
Farei l'affittacamere
in Grecia o nel Perù,
e presterei centesimi
senza volerli più.
Se invece fossi Agenore
I mi sposerei Fanny,
. e avendo un primogenito
lo chiamerei Ninni.
Con ventre rispettabile
andrei lunghesso il Po,
cogliendo dei papaveri
da porre sul comò;
oppure in mezzo all'Africa
con tanto di burnii
commercerei lo zenzero,
fra ventidue tribù.
II nome ti può tagliere
parecchie libertà;
ha dei doveri Candido,
che Cesare non ha.
Fedele infelicissimo
per via della metà
non può tenersi in bilico,
con qualche infedeltà.
Severo non può ridere,
Fosca non può brillar,
Felice non può piangere,
né Alice può ingrassar.
Se Mariantonia é mistica
se Bastianello é re, ffl
se tutta grazia é Zotico,
se idillico é Moisé;
se Sofonisba eterea
mi sogna l'ideai,
in forma d'un Melchiorre
poeta e general ;
Che stonatura orribile
é il vivere social,
sarebbe meglio andarsene
nell'Africa centrai.
Magari a comprar indaco
e a vendere zebù,
0 a provvedere i capperi
per quei di Timboctù
che avendo un grugno tragico,
e un cuor di scimpanzé,
s'appaiano benissimo
coi nomi in ragamé.
Esoping
L'ARRIVO DELLE TRUPPE IN
GLESI IN ITALIA
Roma —Le truppe britanniche
accorrono numerose e speditamen
te al fronte italiano per aiutare le
forze del Generale Cadorna a re
spingere gl'invasori.
1 soldati inglesi al loro arrivo
in Italia hanno avuta un'ovazione
dalla popolazione.
Si ignora il numero delle trup
pe inglesi e francesi arrivate, ma
si conosce che le ferrovie tra la
Francia e l'ltalia sono ora adibite
all'esclusivo servizio militare ed
arrivano continuamente treni ca
richi di soldati provenienti dalla
Francia.
—Che disse, che disse?
—Saliva in automobile e toccan
domi sulla spalla disse: "Gio
vanni. quando finirà questa guer
ra?"
• • •
LA GUERRA E
LA MUSICA
Anche la musica la Germania ha
mobilitata, organizzata per la sua
grande, suprema, unica idealità
nazionale —la guerra. E non la
musica dei canti di Tirteo, e non
quella dell'inno di Mameli, nobili
e generosi incitamenti alla lotta
contro il nemico e alla vittoria su
di esso. Bensi, per quando plas
mata e disciplinata secondo i cri
teri moderni che la cultura artis
tica ha prodotti, quella stessa mu
sica con la quale gli antichi ger
mani sbigottivano, nei loro canti
di guerra, fatti più di urla che di
suoni, i romani. E' la musica del
cannone, che é la più soave che
possa darsi, ('osi l'insigne critico
musicale tedesco Friedlander, cosi
il famoso violinista tedesco Kreis
ler, in un volume Quattro settima
ne in trincea, che egli ha testé
pubblicato, dopo aver preso parte
alla guerra in Galizia e nel quale
ha raccolte le sue impressioni bel
lico-musicali.
E' inutile: grattate il tedesco,
sia pure il tedesco dotto, sia pure
il tedesco artista, e troverette il
barbaro: il barbaro raffinato, or
ganizzato, più odioso, pertanto,
del barbaro primitivo e impulsivo,
ma il barbaro. Pei nostri soldati
la musica, le canzoni d' amore e
di guerra, gli inni nazionali e pa
triottici, sono, come per gli ariti
chi greci dalla squisita anima d'-
artisti, conforto, dolcezza, nelle fa
tiche del campo, suscitamento di
energie sane e nobili per la lotta.
Pei tedeschi il canto di guerra é
quello del barbaro e del selvaggio ;
l'urlo incomposto, bestiale, terribi
le col quale egli vuole atterrare il
nemico come cerca atterrarlo co
prendosi di pelli feline e pingen
dosi con mostruosi segni e spaven
tosi colori la faccia. E i professo
ri della kultur musicale non solo
danno a quella musica diritto di
cittadinanza tra le forme d'arte,
ma la esaltano come espressione d '
arte altissima. L'autorevolissimo
Friedlander ha elencato ben un
milione e mezzo di canzoni di
guerra pubblicatesi quest' anno in
Germania, e con sicumera che vi
lascia stupiti per la sua enormità,
rileva il loro caratteré... musicale
di urlo barbarico, selvaggio, co
me una vera e propria caratteristi
ca che ben si adatta alla musica
di guerra, che tale deve essere e
non altro. E afferma che la mu
sica—quella musica—ebbe sempre
grande importanza nelle guerre te
desche, a cominciare da quelle dei
figli di Arminio e dei seguaci di
Attila. E poiché qualcuno po
trebbe dubitare delle sue afferma
zioni veramente mostruose per
quanto veridiche ed esatte, il
Friedlander dice: "Infatti, pei
! soldati che vanno al fuoco, le pa
role* della canzone non contano:
conta la musica." Non il signifi
cato del canto, insomma, ma il su
ono, che é poi urlo. L'urlo, im
porta, la parola non conta. 0 Bee
thoven, o "Wagner; anche per voi
la parola contava poco o niente;
ma che direste se poteste udire le
alte elocubrazioni dell'illustre
prof. Friedlander e vedere a che
si é ridotta la musica dei vostro
paese, cioè all'urlo della bestia?
Nei rapporti tra la musica e il
cannone, bisogna poi ascoltare l'-
austriaco Kreisler. Avreste mai
imaginato che il cannone potesse
esser tanto... musica pei concitta
dini di Strauss e di Lehar? Per
gli orecchi del Kreisler il rombo
del cannone, continuo, monotono, i
assordante, diventa musica, e mu-
sica deliziosa. Si é tratti a pensa
re ehe per orecehi tini ed educati
alla musica, quel suono debba es
sere strazio... Invece no: esso ó
delizia. Si é inferocito, quell'o
recchio. é ridiventato belluino. Il
Kreisler può aggiungere perfino
che quel suono dà al suo spirito
un'esultanza dionisiaca, come glie
la dà lo spettacolo del sangue e
dei caduti intorno a lui. Da bene
[organizzato tedesco, egli, anzi,
mette a profitto della guerra il suo
istinto musicale, e trova che nes
sun migliore impiego può farne.
Onde si gloria di aver potuto, col
suo finissimo orecchio di musicista,
essere utile a scoprire la posizione
delle batterie nemiche. Dopo non
' breve esperienza sul campo di bat
; taglia, egli si trovo, infatti, in gra
do di determinare l'esatto luogo
di provenienza dei proiettili lan
ciati dalla più lontane batterie, il
che spesso gli permise di rettifica
re il tiro delle batterie austriache.
La guerra—egli dice—non solo
non ha diminuite, ma ha raffinate
le sue facoltà musicali. Essa—il
Kreisler proclama—non uccide la
musica, ma ne perfezione la per
cezione e il gusto e nessuna e
spressione musicale é più alta e
squisita di quelle ehe la guerra
produce. Cosi, i voluttuosi valt
zer che il Danubio azzurro ispirò,
che la patria del valtzer creò, so
no énfoncés. E in essi non si can
ta "sei tu felicità se non per rife
rirsi a quella che ad un ben co
strutto orecchio e ad una delicata
anima musicale offrono il rombo,
il brontolio del cannone, e il ru
mor secco delle fucilate e degli
shrapnells. Quella si, quella é
musica, che culla non, come sareb
be pur naturale e logico, i sonni di
un rude soldato incapace di inten
derne altra, ma quelli di un musi
cista finissimo come il
Altro fenomeno di quella defor
mazione, di quella degenerazione
psichica che, grazie alla Germania,
si é venuta e si viene producendo;
e contro la quale é giusto, é neces
sario insorga, depositaria e custo
de eterna della bellezza, l'anima
latina. L. Ursini.
ISTRUZIONE OBBLIGATORIA
Sembrerebbe che la terribile
tempesta da cui l'Europa é squas
sata dovesse richiamare l'attenzio
ne e le preoccupazioni dell'univer
so intero. Ma non é cosi. Un'in
chiesta fatta da un professore in
glese, e riassunta dal Figaro, é
concludente a questo riguardo e
getta una luce singolare su certi
aspetti della politica americana.
Interrogando gli alunni d'un col
legio del Middle-West, il profes
sore, stupefatto, ebbe le seguenti
risposte.—"Chi é Joffre?"— "Un
celebre boxeur."—"Chi é Lloyd
George?"—"ll Re d'lnghilterra"
rispose un alunno; e un altro dis
se : "E ' 1 editore della rivista At
lantic Monthly: egli perdette la
vita nel naufragio del Lusitania, '
nave americana affondata dallo
fiotta inglese."—Chi é Asquitbf ,r
—"Una città della Francia"—"R
Salonicco?"—"Un celebre violini
sta" "E Lord Kitchener?"
"L'ambasciatore tedesco in Ame
rica." Il professore tentò qual
che altra domanda, ma si senti ri
spondere che la Polonia é nna
grande città cinese, Verdun una
grande città tedesca e la Romania
una città italiana. Non volle sa
pere altro, e se ne andò profonda
mente edificato dalla beata igno
ranza dei bravi alunni del Middle-
West.