La rassegna. (Philadelphia, Pa.) 1917-????, July 21, 1917, Image 1

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    Both Phones
, A NNO L No - 14
Per i nostri renitenti
Il governo di Washington, pro
cedendo alla coscrizione del suo
esercito, aveva stabilito che tut
ti gli stranieri non naturalizzati,
dal ventunesimo al trentunesimo
anno di età, fossero obbligati ad
assoggettarsi ai doveri della co
scrizione istessa all'istesso mo
do erano dovuti i cittadini
veri e propri ed i regolarmente
naturalizzati.
Il provvedimento invero, per
quanto potesse a prima vista
soddisfare la focosa sentimenta
lità di tutti gli animi bellici,
sembrò a moltissimi alquanto
drastico ed illegittimo,- tanto dra
stico ed illegittimo cioè da urtare
seriamente la suscettibilità giu
ridicamente internazionale nei
rapporti di trattati preesistenti
con tutte le nazioni cui gli stra
nieri residenti negli Stati Uniti
possano appartenere.
L'lnghiiterra e la Francia si
affrettarono a dare il loro assen
timento alla decisione del gover
no di Washington, e si attende
va, fiduciosi, che da parte dell'l
talia si fosse fatto altrettanto,
non perchè si ignorasse che la
decisione istessa non fosse nien
te affatto consona ai precetti re
golamentari di certi trattati esi
stenti, ma solo per tutto quel
gran cumulo di buone o discrete
ragioni concomitanti per la giu
stificazione ad ogni modo della
cosidettn causa cormrrré" ó" del
principio generico del camerati
smo. Ma non è stato così, perchè
l'ltalia ha recisamente opposto il
suo bel rifiuto.
L'ltalia s'è opposta oggi a far
reclutare illegittimamente i suoi
sudditi residenti negli Stati Uni
ti all'istesso modo, con l'istessa
finalità, con gl'identici principi
regolanti la giustizia internazio
nale per i quali pose il suo veto
alle decisioni dei governi di In
ghilterra, Francia e Russia che
contemplavano lo scambio ob
bigatorio, forzato, coercitivo doi
rispettivi disertori.
Le ragioni di alleanza da un
lato, il rispetto anzitutto ai di
ritti naturali ed acquisiti delle
genti si rispose da Montecito
rio; e mentre allora, non sappia
mo con quale successo, gli altri
governi Alleati dettero esecuzio
ne alla misura presa, l'ltalia non
restituì ì disertori stranieri re
sidenti nel suo territorio, nè vol
le venissero accompagnati al
confine i suoi che risiedevano ne'
paesi alleati.
t!li Alleati non ebbero di che
osservare in contrario, perchè
l'opposizione fu tanto giu
sta per quanto legale. Se
alle altre nazioni convenne
passar sopra senza tanti scrupo
li alla sanzione di atti che signi
ficavano in tutto ei per tutto vio
lazione aperta dei patti che uno
stato, nella sua figura di ente
morale supremo, aveva stipulati,
giurandoli, nei rapporti del suo
popolo, attraverso un parlamen
to ed un senato, l'ltalia non vol
le, non poteva fare altrettanto.
In Italia —lo dicasi sempro
con orgoglio alla teorica ci si
tiene ad ogni costo; le leggi si
fanno per mantenerle sempre
nella loro integrità di concetto,
di spirito edi conseguenza nei
ra PP°rti di chi queste leggi può
concernere. I diritti acquisiti de)
terzi, anche se la legge dovesse
Ve nir modificata o corretta nor
vanno mai danneggiati ; si son
sempre rispettati invece in o
maggio ad un canone pesantissi
mo. per quanto imprescindibile,
' he grava la,nostra lesgislaziono
■* ITALI AN WEEKLY NEWSPAPER *
evoted to tlie vveltare and advancement of the Italiana in America
S. LIBERATORE, Direttore
in generale e che va spiegato
nella semplicissima forinola "la
legge non ha effetto retroatti
vo". Il giure romano peraltro, da'
quale generalmente la nostra le
gislazione ha preso vita, ricono
sceva e sanzionava solennemen
te questo principio con una for
mula egualmente grande: "Lex
non habet oculos retro".
1 disertori italiani residenti
all'Estero venivano contemplati
e, conseguentemente, colpiti da
una legge apposita, i di cui rigo
ri sarebbero poi cessati per il de
correre di un certo numero di an
ni effettuantene la prescrizione.
Per i reati di diserzione non è
prevista dalle nostre leggi l'e
stradizione; per cui il disertore
italiano residente in uno stato e
' stero aveva ed ha tutto il diritto
di godere di certe guarentigie ac
quisite per virtù di leggo non so
'lo ma anche per diritto delle
genti. E questo diritto l'ltalia,
solo l'ltalia lo si noti ha sa
puto riconoscere ed altamente
proclamare in mezzo al caos del
la grande guerra, poco curando
che esso fosse rimasto violato
, dalle sue alleate. L'ltalia non ha
' mai sentito il bisogno di rinne
gare la grandezza della sua sto
ria, la fedeltà giurata dai suoi re
e dai suoi rappresentanti al Par
lamento ed al Senato; non lo ha
mai fatto, anche quando si fosse
-trattato di sul'tfrre bruscamente
le conseguenze della presenza
altrui ; non poteva a nessun co
sto farlo proprio in un momento
in cui essa, s'era lanciata nella
lotta appunto per imporre agli
altri il rispetto più stretto e più
rigoroso di certi diritti che si vol
lero conculcare apertamente con
audacia, con furia e con appetito
da vandali ai danni dell'intero
mondo civile,
,
I disertori italiani che risie
dono negli Stati Uniti, prescin
dendo a priori dalle ragioni che
| non li fecero tornare in patria
giacché noy è il caso di dirle ed
j esaminarli ora, si trovano nelle
identiche condizioni di quelli" re
sidenti in Europa e per i quali
| non venne autorizzato il rimpa
trio, almeno per tutto quanto
possano riflettere le nostre leggi
dicenti sulla diserzione. Essi, na
turalizzati o non, vivono sotto la
j protezione delle leggi di questa
Repubblica, così come i cittadini
americani possano risiedere in
Italia e trovarsi, quindi, sotto la
protezione delle nostre leggi.
Tutto questo per effetto di sti
pulati di natura e di effetto bila
terali, a rimuovere i quali prima
i del temiM) per il quale furono
; convenuti occorrerebbe, sarebbe
di necessità essenziale cioè il
consenso di entrambe le parti
'contraenti. Questo almeno come
f massima generale.
Ora, col provvedimento che si
voleva adottare dal governo di
Washington, di reclutare tutti
gli stranieri dal ventunesimo al
trentutesimo anno di età veni
va senz'altro violato il patto che
v*é. tra Stati Uniti ed Italia, di
non poter usare dei sudditi ri
spettivi per la coscrizione del
proprio esercito.
Fino a quando la cosa si fos
se trattata nei rapporti dei na
turalizzati, meno male. Gli Stati
Uniti avrebbero avuto di che
possibilmente sostenere in con
trario, giacché per tutti quelli
che erano divenuti suoi cittadini
avrebbero sempre potuto fare
; relativamente il comodo loro in
casa propria; per cui il qostro
FiIILADELPHIA, PA., SABATO, 21 LUGLIO liti 7
governo ha lasciato prudente
mente passare. Ma non così pote
va accadere per i non naturaliz
zati che, essendo sempre la
massa costitutrice della nostra e
migrazione, sotto la indispensa
bile tuteli delle nostre leggi che
all'uopo provvedono, per giunta
soggetta ancora a tutti i capric
ci restrittivi delle leggi federali
di immigrazione, non hanno mai
cessato d'essere cittadini italiani
e, di conseguenza, non hanno pei
(tuta la loro individualità giuridi
ca sia nei doveri da disimpegna
re ed adempiere verso la madre
patria, sia per tutto quanto
tesse dire di esercizio intangibile
di ogni diritto ili protezione na
scente dalla qualità di suddito.
Se l'ltalia ha lasciato passare
la misura di coscrizione presa a
riguardo dei naturalizzati ameri
cani, lo è stato perchè poteva e
non poteva impedirlo el'fipace
mente nell'istesso tempo.
1 nostri connazionali che diven
nero cittadini americani, mentre
da un lato non rimangono disca
ricati dei doveri e degli obblighi
che hanno verso la madre patria,
per quanto potesse significare e
riguardare condanne da scontare
ed obblighi di leva da adempie
re, (Art. 12 vigente Codice Civi
le Italiano) per il fatto però del
l'accettazione della cittadinanza
di uno stato estero si trovano di
avere assunto degli pu
ramente e semplicemente posi
tivi, al discarico dei quali non
può sempre esser sufficiente l'o
pera, l'attribuzione o l'interfe
renza della nazionè di origine. La
nazione di cui si volle diventare
cittadini ha, in tal caso, delle at
tribuzioni da esercitare per ef
fetto dell'acquisita cittadinanza,-
attribuzioni nel senso che, men
tre concede qualche cosa per da
to fatto di questa cittadinanza,
reclama pur qualche cosa d'altra
via. I JO straniero naturalizzato
peraltro si trova in casa d'altri;
è necessario allora che ne subi
sca gii usi. i costumi ele leggi
neli'istessp modo come potrebbe
accadere per un indigeno. A chi
rivolgersi per protezione se non
alla nazione che si volle adotta
re per patria? La patria d'origi
ne, che si rinnegò con una for
mula solenne di giuramento che
lascia rabbrividire solo i coscien
ti, non ha il dovere, né il diritto
peraltro di correre in aiuto di
tutti quelli che vollero rinne
garla.
Da queste poche considerazio
ni c'è da desumere sicuramente
che i disertori non naturalizzati
non potranno mai essere coscrit
ti dagli Stati Uniti; in quanto a
quelli che ottennero la carta di
cittadinanza la quistione muta di
aspetto; essi sono sotto il con
trollo diretto delle leggi della
Repubblica e, per questa poten
tissima ragione, nessuno potrà
salvarli in alcun modo.
Si dice intanto, anzi si dà per
certo, che il rifiuto opposto dal
l'ltalia alla coscrizione dei non
naturalizzati affretterà l'appro
vazione del famoso progetto di
legge Burnett inteso a far de
portare lutti gli stranieri non
naturalizzati che debbono adem
piere a degli obblighi di natura
militare verso la nazione di origi-
L'on. Burnett. che sembra avere
la manìa cronica di leggiferare
intorno alla emigrazione ed alla
imrrtigrazione, col suo nuovo pro
getto seguiterà a far dire un po'
più della eccentricità di certe sue
vedute, giacché nessuno si ricor
derà mai che l'idea strana di
certe misure restrittive e coer
citive riflettenti l'emigrazione e
l'immigrazione possa trionfare
in pieno secolo ventesimo, pro
prio in un'epoca cioè in cui tutto
ii mondo civile si batte per la
stabile redenzione di tanti diritti
delle genti che ancora vacillano e
tremano di fronte alla minaccia
di pochi popoli che vorrebbero
avere l'egemonia assoluta ed in
contrastata su tutto e nei rap
porti di tutti.
E' vero; parecchi ritengono
che in base alla costituzione de
gli Stati Uniti i nostri disertori
non naturalizzati possano passa
re il pericolo di subire il provve
dimento della deportazione.
Sissignori, diciamo noi; gli
Stati Uniti, perchè in casa loro,
possono tutto dire e tutto fare;
resta a vedersi poi tutto quello
che potrebbero loro obiettare le
nazioni con le quali contrassero
impegni di effetto bilaterale.
Nessuna legge interna, nessuna
costituzione fondamentale di na
zione che si rispetti o non, po
trebbero mai rendere vana una
convenzione stipulata tra uno
stato e l'altro, senza che vi in
tervenga l'espresso o il tacito as
sentimento dell'altra parte con
traente.
Tutto è possibile a questo
mondo quando si ha ragione di
operare di arbitrio e di prepoten
za; resta sempre a vedersi però
chi sarà poi a rendersi il garan
te responsabile di tutti gl'incon
venienti, di tutti i danni conse
guenti all'arbitrio perpetrato od
alla prepotenza consumata.
Perchè dovrebbero un giorno
gli Stuli Uniti procedere alla de
portazione dei nostri connazio
nali non naturalizzati? "Solo per
la ragione potrebbe rispon
derci l'on. Burnett che non è
dato a noi di poterli costringere
all'arruolamento. Siccome essi
hanno degli obblighi di leva ver
so l'ltalia e noi siamo suoi allea
ti, se non possono servire e mar
ciare all'ombra della bandiera
stellata, vadano a combattere
sotto la protezione del naziona
le tricolore."
Il ragionamento fila a tutta
prima logico, tranquillo, senza
rumore, così come il gettito di un
cannello applicato ad un vaso di
olio. Vediamo però se in effetti,
discusso praticamente cioè, dal
lato della sua possibile applica
zione, esso non sia più scabroso
di quello che in realtà si possa
immaginare e ritenere.
Se il nostro governo s'è oppo
sto acchè i suoi disertori resi
denti negli Stati Uniti venissero
reclutati per conto del loro eser
cito, è segno evidente ere esso
iiene moltissimo a far rispetta
re quei trattati che una tale co
scrizione non consentono. Come
potrebbe allora consentire che
essi, sempre in conflitto di un
trattato, subissero l'onta della
deportazione ?
Ma i disertori deportati fareb
bero beii comodo all'esercito i
taliano jjotrebbe sempre os
servare qualcuno; per cui una
le?ge da parte degli Stati Uniti
che li restituisse alla madre pa
tria. non importa se con le poco
cordiali carezze od i niente af
fatto poco cerimoniosi conve
nevoli insiti alla natura di un
provvedimento di deportazione,
non dovrebbe punto» rincrescere
al governo italiano ; anzi dovreb
be esserne buon grado!
No, in Italia le leggi ed i trat
tati si fanno per rispettarli m
tutte le loro conseguenze. Noi
abbiamo delle leggi che prevedo
no severamente puniscono i
disertori; da queste leggi i di
sertori istessi hanno acquisito
dei diritti, per tutto il tempo
cioè della loro residenza all'Este
ro, al di cui rispetto integrale il
nostro potere legislativo è tenu-
I to ad ogni costo. Agire in senso
contrario significherebbe mac
j chiarsi della pecca di ingiusto,
I illogico ed arbitrario, ma di que
ste pecche il nostro potere legi
slativo non ne ha mai avuto per
il passato, non ne avrà quindi per
l'avvenire. 11 giure d'ltalia è so
lito insegnare.
SILVIO LIBERATORE
|AL CAV. i GENTILE
REGIO CONSOLE D'ITALIA
A I'HILADELPHIA
A quei che sembra, il Gnuide
Venerabile dell'Ordine Figli d'l.,
da noi illustrato con più pagine a
coi ori, vi ha preso a ben volere
in una maniera così intensa che
' ben difficilmente può sfuggire
all'occhio dell'osservatore anche
il più superficiale delle nostre co
se di Colonia. Noi non ne siamo
gelosi affatto; anzi tutt'altro e
non facciamo che ripetere i no
stri complimenti per tanto dolce
idillio, giacche notiamo ch'egli
vuoie, c<|p tutta la potenza del*
' l'alta carica che riveste, dimo
strarvi gratitudine imperitura
per esservi prestato eroicamente
J a salvarlo dalla lezione solennis
sima che il sindaco delia città vo
leva infliggergli col non farlo in
-1 tervenire al banchetto dato in o
' noie della Missione It. Cortesia
' per cortesia allora, e voi non fa
te niente affatto male ad accet
tare, gradendoli intimamente,
tutti i complimenti di cui questo
j Grande signore va ricolmandovi
«igni qualvolta il destro e Tocca
1 sione gli sono propizii per poter
' lo fare.
Ma, egregio Cav. Gentile, li
credete sinceramente fatti ed e
spressi certi complimenti e certe
professioni di fede, oppure fi ac
cettate tanto per non perder
1 tempo a rifiutarli con tutto lo
| sdegno di cui sarebbero inerite
voii di esser respinti?
Voi eravate a Philadelphia,
nella qualità di vice console,
quando il console conte Naselli
'venne financo chiamato figlio di
p dalla gente che oggi vi agita
1 impudentemente il turibolo. In
dubbiamente doveste allora for
marvi il giusto concetto sulla
! grande capacità a delinquere di
cel ti figuri e, tornando in mezzo
a noi, li avreste dovuto guardar»
un pochino di malocchio.
Ove poi tutta l'obbrobriosa
campagna giornalistica, condotta
'contro il conte Naselli per fini
| tutti affaristici e non per l'inte
resse coloniale come si volle dare
|a bere a gonzi, non fosse basta
ta per dirvi sufficientemente di
questa gente, tutto quello che ah.
biamo denunziato, provandolo,
col nostro giornale sin dai primi
tempi del vostro ritorno in mez
zo a noi avrebbe dovuto necessa
' riamente fare il resto.
Indubbiamente avrete anche
letto tutti i numeri del fogliaccio
j che la "consorteria degl'innomi<
nabili", faciente capo ai Grande
j Venerabile vostro «unico e prò
.tetto, ha fatto uscire dalla mac
' chia per aggredire le migliori
persoalità della Colonia, offen.
dendone l'onore individuale, quel
lo delle famiglie, le bare e le
tombe, e quel fogliaccio, rispec
chiando tutta l'anima dei pravi
compilatori, avrebbe dovuto
senz'altro generare nell'animo
vostro un senso vivissimo di re
pulsione nei rapporti di chi
oggi vi fa, chissà per quali losche
ragioni, una indecente per quan
! to spietata corte,
j State in guardia Cav. Gentile:
portatevi subito con le mani alile
tasche ogni quai volta certa gen
te a visitarvi in Consolato,
perché non ci sarebbe da farsi
meraviglia alcuna se ve le tro
vaste vuotate di tutto ciò che
esse potessero contenere appena
dopo che essa avesse preso cor
dialmente commiato da voi.
Tutto questo da una via; dal
l'altra poi che non ci fosse da so
spettare la proposta per il con
ferimento di una crocetta al
Grande indomito Servitor del
Re, oppure all'impostore filosofo
fratello rigenerato a quattrini
pei- tutta una storia di avventu
re puramente coloniali che an
dremo a tessere in un prossimo
futuro avvenire?
La Rassegna
Cicatep Grilli
€ Zanzare
li raglio dell'asino Così e
non altrimenti va subito defini
to, a parer nostro, il movimento
iniziatosi eia molti buoni e catti
vi coloni per "riformare il nostro
ambiente politico"; per cui non
avrà certamente la virtù di
"giungere in cielo".
Perchè si possano avere delle
probabilità di successo in un af
fare qualsiasi, è necessario anzi
tutto che si incominci bene con
Lutti i preliminari necessari. Ove
i difetti però incomincino ad a
versi con i preliminari, è bene i
nutile sperare che si possa avere
fortuna e successo nell'affare, a
meno che non si speri per forza
di miracoli. In mezzo al comitato
che si volle costituire la sera del
la grande riunione a "Il Circolo
Italiano" figurano, è vero,\iomi
di una certa reputazione e di un
passato in certo modo onorevole
attraverso molti anni di vita co
loniale ; fanno pure parte del co
mitato di quelli che, per tantissi
me ragioni, non possono avere a|
buon diritto la pretesa di merita
re per nulla affatto la fiducia del ■
nostro pubblico. Tutto questo lo
abbiamo fatto notare altra vol
ta; troviamo quindi superfluo di
ripeterlo a larghi tratti anche o
ra, mentre ci riserbiamo di ritor
nare sull'argomento per trattar
lo più ampiamente di quanto non
avessimo fatto finora. L'argo
mento è in certo modo interes
sante; per cui dovremo dare ad
esso la nostra migliore attenzio
ne.
Intanto nei locali de "Il Circo
lo Italiano", che è diventato il
quartier generale del Comitato,
si continua a rumoreggiare. An
che oggi vi si è tenuta una im
portante seduta sotto la presi,
(lenza del Cav. Frank Frank Pa
lumbo e, come al solito, dell'ordi
ne del giorno votato se ne è da
ta comunicazione alla stampa a
mericana. Con tale ordine del
giorno non si è fatto altro che ri
petere tutta una storia già vec
chia, fritta e rifritta mille volte,
nelle relazioni del Cav. C. C. A,
Baldi che si vuol abbattere, men
tre si viene poscia alla solenne
decisione di ripudiarlo solenne
mente quale capo della nostra
Colonia.
Allorquando dicemmo che tut
to il famoso movimento per una
rigenerazione politica dell'am
biente non si sarebbe ridotto se
non ad una pura e semplice lotta
personale al Cav. Baldi, non cj
ingannammo di un sol punto,
giacché sono stati quelli stessi
che stanno a capo del movimen
to pro-rigenerazione che si sono
i affrettati a dame la più lampan
te spiegazione.
Non esitiamo a dire allora che,
5 soldi la copia
UFFICIO: 920 So. lOth Street
ijuuiiuu ti aliasi ili iciie la lotta
tuia peioona pei' la persona, nes
suno na 11 uu'iuo ili lana, di ban
dii iu ni nome ui una colletuvita
clic, pei gitili la, vivendo in _mez
/lu aiie ansie penosissmie per la
sueiia e pei n sempre crescente
caiovivere, non dette' mai man
uato aicuno peiclie certi ineari
cin e celle alirioimoni si assu
messero con lutta la posa e la
pompa di redentori impeccabili.
die si ha m mente adunque di
iaie i fc>i vuole per davvero pen
sare, non aila rigenerazione, ma
alia iormazioue. alia creazione
cioè di un ambiente politico,
giaccne ognun sa che noi un ain
oiente di lai genere non lo avem
mo inai e che, di conseguenza, in.
politica valemmo sempre un dop
pio zero, oppure si vuol lottare
per la persona?
Nel primo ctfso, il plauso in
condizionato di tutti ì buoni non
potrebbe mancare agli ideatori
ed ai promotori di tanta bell'o
pera; mentre nel secondo ognu
no sentirebbe il dovere di nau
searsene di santa ragione.
La lotta alla persona? E per
chè.' Chi è che ne da il diritto di
poterlo fare plausibilmente? Chi
sono gli uomini che la vogliono
e donde provengono essi mai con
un tanto meschino patrimonio di
idee ... rigeneratrici ?
Questo è quello che vedremo,
che ci proponiamo di vedere cioè
seguendo il "Comitato rigenera
tore" in tutte le sue evoluzioni di
programma e di lotta che s'è pre;
fisso di svolgere.
rir»Th
Alla ricerca di contradizioni
Il foglio palese della consorteria,
degl'innominabili, in mancanza
di buoni argomenti per polemiz
zare sennatamente, s'è dato alla
disamina di parecchie cose da noi
scritte e riportate nel nostro nu
mero ultimo nella speranza di
trovarvi delle cont indizioni. In
fatti ha preteso di averne trovate
nientemeno che tre; noi non era
vamo presenti però.
Questa volta la prosa non è
masturbatrice, giacché ha del di
l saminatore e del curialesco. Evi
dentemente è stato incomodato
! per risponderci il Crande Segre
tario Archivista, mentre allo
spelacchiato mandrillo mastur
batole ad Angelo Curi inten
diamo dire —-' s'è dato l'incarico
di contentare il telegramma che
il generale Cadorna, l'invitto
condottiero del nostro esercito
combattente, ha spedito all'indo
mito servitor del Re, resosi fa
moso per la corretta amministra
zione della biada nei depositi del
18.0 Regg. Artiglieria di stanza
in Aquila.
E così il nostro mandrillo ma
sturbatore illustre collega Curi
ha avuto occasione in questa
settimana'di interessarsi di due
grand'uomini : di Cadorna e del
Crande Venerabile dell'Ordine
Figli d'ltalia per lo Stato di
Pennsylvania; dei quali il primo
famoso per come ognuno sa, e
l'altro indebito appropriatore,
falsario, spergiuro e truffatore
per come ognun conosce pure.
Angelo Curi, buona digestione e
non ti lasciar pesar troppo le
ventitré pezzarelle la settimana!
Ma torniamo alle pretese con
tradizioni che ci si vogliono at
tribuire ed affrettiamoci a con
tentarle con tutta l'energia di
cui la verità può esser sempre
capace contro il mendacio e la
mistificazione.
Ci si rimprovera che, mentre
ci dichiariamo disposti a difen
dere l'Ordine F. d'l. contro il ma
lefizio delle sanguisughe che lo
affliggono, abbiamo osato fa
re degli opportuni spiacevoli