Both Phones , A NNO L No - 14 Per i nostri renitenti Il governo di Washington, pro cedendo alla coscrizione del suo esercito, aveva stabilito che tut ti gli stranieri non naturalizzati, dal ventunesimo al trentunesimo anno di età, fossero obbligati ad assoggettarsi ai doveri della co scrizione istessa all'istesso mo do erano dovuti i cittadini veri e propri ed i regolarmente naturalizzati. Il provvedimento invero, per quanto potesse a prima vista soddisfare la focosa sentimenta lità di tutti gli animi bellici, sembrò a moltissimi alquanto drastico ed illegittimo,- tanto dra stico ed illegittimo cioè da urtare seriamente la suscettibilità giu ridicamente internazionale nei rapporti di trattati preesistenti con tutte le nazioni cui gli stra nieri residenti negli Stati Uniti possano appartenere. L'lnghiiterra e la Francia si affrettarono a dare il loro assen timento alla decisione del gover no di Washington, e si attende va, fiduciosi, che da parte dell'l talia si fosse fatto altrettanto, non perchè si ignorasse che la decisione istessa non fosse nien te affatto consona ai precetti re golamentari di certi trattati esi stenti, ma solo per tutto quel gran cumulo di buone o discrete ragioni concomitanti per la giu stificazione ad ogni modo della cosidettn causa cormrrré" ó" del principio generico del camerati smo. Ma non è stato così, perchè l'ltalia ha recisamente opposto il suo bel rifiuto. L'ltalia s'è opposta oggi a far reclutare illegittimamente i suoi sudditi residenti negli Stati Uni ti all'istesso modo, con l'istessa finalità, con gl'identici principi regolanti la giustizia internazio nale per i quali pose il suo veto alle decisioni dei governi di In ghilterra, Francia e Russia che contemplavano lo scambio ob bigatorio, forzato, coercitivo doi rispettivi disertori. Le ragioni di alleanza da un lato, il rispetto anzitutto ai di ritti naturali ed acquisiti delle genti si rispose da Montecito rio; e mentre allora, non sappia mo con quale successo, gli altri governi Alleati dettero esecuzio ne alla misura presa, l'ltalia non restituì ì disertori stranieri re sidenti nel suo territorio, nè vol le venissero accompagnati al confine i suoi che risiedevano ne' paesi alleati. t!li Alleati non ebbero di che osservare in contrario, perchè l'opposizione fu tanto giu sta per quanto legale. Se alle altre nazioni convenne passar sopra senza tanti scrupo li alla sanzione di atti che signi ficavano in tutto ei per tutto vio lazione aperta dei patti che uno stato, nella sua figura di ente morale supremo, aveva stipulati, giurandoli, nei rapporti del suo popolo, attraverso un parlamen to ed un senato, l'ltalia non vol le, non poteva fare altrettanto. In Italia —lo dicasi sempro con orgoglio alla teorica ci si tiene ad ogni costo; le leggi si fanno per mantenerle sempre nella loro integrità di concetto, di spirito edi conseguenza nei ra PP°rti di chi queste leggi può concernere. I diritti acquisiti de) terzi, anche se la legge dovesse Ve nir modificata o corretta nor vanno mai danneggiati ; si son sempre rispettati invece in o maggio ad un canone pesantissi mo. per quanto imprescindibile, ' he grava la,nostra lesgislaziono ■* ITALI AN WEEKLY NEWSPAPER * evoted to tlie vveltare and advancement of the Italiana in America S. LIBERATORE, Direttore in generale e che va spiegato nella semplicissima forinola "la legge non ha effetto retroatti vo". Il giure romano peraltro, da' quale generalmente la nostra le gislazione ha preso vita, ricono sceva e sanzionava solennemen te questo principio con una for mula egualmente grande: "Lex non habet oculos retro". 1 disertori italiani residenti all'Estero venivano contemplati e, conseguentemente, colpiti da una legge apposita, i di cui rigo ri sarebbero poi cessati per il de correre di un certo numero di an ni effettuantene la prescrizione. Per i reati di diserzione non è prevista dalle nostre leggi l'e stradizione; per cui il disertore italiano residente in uno stato e ' stero aveva ed ha tutto il diritto di godere di certe guarentigie ac quisite per virtù di leggo non so 'lo ma anche per diritto delle genti. E questo diritto l'ltalia, solo l'ltalia lo si noti ha sa puto riconoscere ed altamente proclamare in mezzo al caos del la grande guerra, poco curando che esso fosse rimasto violato , dalle sue alleate. L'ltalia non ha ' mai sentito il bisogno di rinne gare la grandezza della sua sto ria, la fedeltà giurata dai suoi re e dai suoi rappresentanti al Par lamento ed al Senato; non lo ha mai fatto, anche quando si fosse -trattato di sul'tfrre bruscamente le conseguenze della presenza altrui ; non poteva a nessun co sto farlo proprio in un momento in cui essa, s'era lanciata nella lotta appunto per imporre agli altri il rispetto più stretto e più rigoroso di certi diritti che si vol lero conculcare apertamente con audacia, con furia e con appetito da vandali ai danni dell'intero mondo civile, , I disertori italiani che risie dono negli Stati Uniti, prescin dendo a priori dalle ragioni che | non li fecero tornare in patria giacché noy è il caso di dirle ed j esaminarli ora, si trovano nelle identiche condizioni di quelli" re sidenti in Europa e per i quali | non venne autorizzato il rimpa trio, almeno per tutto quanto possano riflettere le nostre leggi dicenti sulla diserzione. Essi, na turalizzati o non, vivono sotto la j protezione delle leggi di questa Repubblica, così come i cittadini americani possano risiedere in Italia e trovarsi, quindi, sotto la protezione delle nostre leggi. Tutto questo per effetto di sti pulati di natura e di effetto bila terali, a rimuovere i quali prima i del temiM) per il quale furono ; convenuti occorrerebbe, sarebbe di necessità essenziale cioè il consenso di entrambe le parti 'contraenti. Questo almeno come f massima generale. Ora, col provvedimento che si voleva adottare dal governo di Washington, di reclutare tutti gli stranieri dal ventunesimo al trentutesimo anno di età veni va senz'altro violato il patto che v*é. tra Stati Uniti ed Italia, di non poter usare dei sudditi ri spettivi per la coscrizione del proprio esercito. Fino a quando la cosa si fos se trattata nei rapporti dei na turalizzati, meno male. Gli Stati Uniti avrebbero avuto di che possibilmente sostenere in con trario, giacché per tutti quelli che erano divenuti suoi cittadini avrebbero sempre potuto fare ; relativamente il comodo loro in casa propria; per cui il qostro FiIILADELPHIA, PA., SABATO, 21 LUGLIO liti 7 governo ha lasciato prudente mente passare. Ma non così pote va accadere per i non naturaliz zati che, essendo sempre la massa costitutrice della nostra e migrazione, sotto la indispensa bile tuteli delle nostre leggi che all'uopo provvedono, per giunta soggetta ancora a tutti i capric ci restrittivi delle leggi federali di immigrazione, non hanno mai cessato d'essere cittadini italiani e, di conseguenza, non hanno pei (tuta la loro individualità giuridi ca sia nei doveri da disimpegna re ed adempiere verso la madre patria, sia per tutto quanto tesse dire di esercizio intangibile di ogni diritto ili protezione na scente dalla qualità di suddito. Se l'ltalia ha lasciato passare la misura di coscrizione presa a riguardo dei naturalizzati ameri cani, lo è stato perchè poteva e non poteva impedirlo el'fipace mente nell'istesso tempo. 1 nostri connazionali che diven nero cittadini americani, mentre da un lato non rimangono disca ricati dei doveri e degli obblighi che hanno verso la madre patria, per quanto potesse significare e riguardare condanne da scontare ed obblighi di leva da adempie re, (Art. 12 vigente Codice Civi le Italiano) per il fatto però del l'accettazione della cittadinanza di uno stato estero si trovano di avere assunto degli pu ramente e semplicemente posi tivi, al discarico dei quali non può sempre esser sufficiente l'o pera, l'attribuzione o l'interfe renza della nazionè di origine. La nazione di cui si volle diventare cittadini ha, in tal caso, delle at tribuzioni da esercitare per ef fetto dell'acquisita cittadinanza,- attribuzioni nel senso che, men tre concede qualche cosa per da to fatto di questa cittadinanza, reclama pur qualche cosa d'altra via. I JO straniero naturalizzato peraltro si trova in casa d'altri; è necessario allora che ne subi sca gii usi. i costumi ele leggi neli'istessp modo come potrebbe accadere per un indigeno. A chi rivolgersi per protezione se non alla nazione che si volle adotta re per patria? La patria d'origi ne, che si rinnegò con una for mula solenne di giuramento che lascia rabbrividire solo i coscien ti, non ha il dovere, né il diritto peraltro di correre in aiuto di tutti quelli che vollero rinne garla. Da queste poche considerazio ni c'è da desumere sicuramente che i disertori non naturalizzati non potranno mai essere coscrit ti dagli Stati Uniti; in quanto a quelli che ottennero la carta di cittadinanza la quistione muta di aspetto; essi sono sotto il con trollo diretto delle leggi della Repubblica e, per questa poten tissima ragione, nessuno potrà salvarli in alcun modo. Si dice intanto, anzi si dà per certo, che il rifiuto opposto dal l'ltalia alla coscrizione dei non naturalizzati affretterà l'appro vazione del famoso progetto di legge Burnett inteso a far de portare lutti gli stranieri non naturalizzati che debbono adem piere a degli obblighi di natura militare verso la nazione di origi- L'on. Burnett. che sembra avere la manìa cronica di leggiferare intorno alla emigrazione ed alla imrrtigrazione, col suo nuovo pro getto seguiterà a far dire un po' più della eccentricità di certe sue vedute, giacché nessuno si ricor derà mai che l'idea strana di certe misure restrittive e coer citive riflettenti l'emigrazione e l'immigrazione possa trionfare in pieno secolo ventesimo, pro prio in un'epoca cioè in cui tutto ii mondo civile si batte per la stabile redenzione di tanti diritti delle genti che ancora vacillano e tremano di fronte alla minaccia di pochi popoli che vorrebbero avere l'egemonia assoluta ed in contrastata su tutto e nei rap porti di tutti. E' vero; parecchi ritengono che in base alla costituzione de gli Stati Uniti i nostri disertori non naturalizzati possano passa re il pericolo di subire il provve dimento della deportazione. Sissignori, diciamo noi; gli Stati Uniti, perchè in casa loro, possono tutto dire e tutto fare; resta a vedersi poi tutto quello che potrebbero loro obiettare le nazioni con le quali contrassero impegni di effetto bilaterale. Nessuna legge interna, nessuna costituzione fondamentale di na zione che si rispetti o non, po trebbero mai rendere vana una convenzione stipulata tra uno stato e l'altro, senza che vi in tervenga l'espresso o il tacito as sentimento dell'altra parte con traente. Tutto è possibile a questo mondo quando si ha ragione di operare di arbitrio e di prepoten za; resta sempre a vedersi però chi sarà poi a rendersi il garan te responsabile di tutti gl'incon venienti, di tutti i danni conse guenti all'arbitrio perpetrato od alla prepotenza consumata. Perchè dovrebbero un giorno gli Stuli Uniti procedere alla de portazione dei nostri connazio nali non naturalizzati? "Solo per la ragione potrebbe rispon derci l'on. Burnett che non è dato a noi di poterli costringere all'arruolamento. Siccome essi hanno degli obblighi di leva ver so l'ltalia e noi siamo suoi allea ti, se non possono servire e mar ciare all'ombra della bandiera stellata, vadano a combattere sotto la protezione del naziona le tricolore." Il ragionamento fila a tutta prima logico, tranquillo, senza rumore, così come il gettito di un cannello applicato ad un vaso di olio. Vediamo però se in effetti, discusso praticamente cioè, dal lato della sua possibile applica zione, esso non sia più scabroso di quello che in realtà si possa immaginare e ritenere. Se il nostro governo s'è oppo sto acchè i suoi disertori resi denti negli Stati Uniti venissero reclutati per conto del loro eser cito, è segno evidente ere esso iiene moltissimo a far rispetta re quei trattati che una tale co scrizione non consentono. Come potrebbe allora consentire che essi, sempre in conflitto di un trattato, subissero l'onta della deportazione ? Ma i disertori deportati fareb bero beii comodo all'esercito i taliano jjotrebbe sempre os servare qualcuno; per cui una le?ge da parte degli Stati Uniti che li restituisse alla madre pa tria. non importa se con le poco cordiali carezze od i niente af fatto poco cerimoniosi conve nevoli insiti alla natura di un provvedimento di deportazione, non dovrebbe punto» rincrescere al governo italiano ; anzi dovreb be esserne buon grado! No, in Italia le leggi ed i trat tati si fanno per rispettarli m tutte le loro conseguenze. Noi abbiamo delle leggi che prevedo no severamente puniscono i disertori; da queste leggi i di sertori istessi hanno acquisito dei diritti, per tutto il tempo cioè della loro residenza all'Este ro, al di cui rispetto integrale il nostro potere legislativo è tenu- I to ad ogni costo. Agire in senso contrario significherebbe mac j chiarsi della pecca di ingiusto, I illogico ed arbitrario, ma di que ste pecche il nostro potere legi slativo non ne ha mai avuto per il passato, non ne avrà quindi per l'avvenire. 11 giure d'ltalia è so lito insegnare. SILVIO LIBERATORE |AL CAV. i GENTILE REGIO CONSOLE D'ITALIA A I'HILADELPHIA A quei che sembra, il Gnuide Venerabile dell'Ordine Figli d'l., da noi illustrato con più pagine a coi ori, vi ha preso a ben volere in una maniera così intensa che ' ben difficilmente può sfuggire all'occhio dell'osservatore anche il più superficiale delle nostre co se di Colonia. Noi non ne siamo gelosi affatto; anzi tutt'altro e non facciamo che ripetere i no stri complimenti per tanto dolce idillio, giacche notiamo ch'egli vuoie, c<|p tutta la potenza del* ' l'alta carica che riveste, dimo strarvi gratitudine imperitura per esservi prestato eroicamente J a salvarlo dalla lezione solennis sima che il sindaco delia città vo leva infliggergli col non farlo in -1 tervenire al banchetto dato in o ' noie della Missione It. Cortesia ' per cortesia allora, e voi non fa te niente affatto male ad accet tare, gradendoli intimamente, tutti i complimenti di cui questo j Grande signore va ricolmandovi «igni qualvolta il destro e Tocca 1 sione gli sono propizii per poter ' lo fare. Ma, egregio Cav. Gentile, li credete sinceramente fatti ed e spressi certi complimenti e certe professioni di fede, oppure fi ac cettate tanto per non perder 1 tempo a rifiutarli con tutto lo | sdegno di cui sarebbero inerite voii di esser respinti? Voi eravate a Philadelphia, nella qualità di vice console, quando il console conte Naselli 'venne financo chiamato figlio di p dalla gente che oggi vi agita 1 impudentemente il turibolo. In dubbiamente doveste allora for marvi il giusto concetto sulla ! grande capacità a delinquere di cel ti figuri e, tornando in mezzo a noi, li avreste dovuto guardar» un pochino di malocchio. Ove poi tutta l'obbrobriosa campagna giornalistica, condotta 'contro il conte Naselli per fini | tutti affaristici e non per l'inte resse coloniale come si volle dare |a bere a gonzi, non fosse basta ta per dirvi sufficientemente di questa gente, tutto quello che ah. biamo denunziato, provandolo, col nostro giornale sin dai primi tempi del vostro ritorno in mez zo a noi avrebbe dovuto necessa ' riamente fare il resto. Indubbiamente avrete anche letto tutti i numeri del fogliaccio j che la "consorteria degl'innomi< nabili", faciente capo ai Grande j Venerabile vostro «unico e prò .tetto, ha fatto uscire dalla mac ' chia per aggredire le migliori persoalità della Colonia, offen. dendone l'onore individuale, quel lo delle famiglie, le bare e le tombe, e quel fogliaccio, rispec chiando tutta l'anima dei pravi compilatori, avrebbe dovuto senz'altro generare nell'animo vostro un senso vivissimo di re pulsione nei rapporti di chi oggi vi fa, chissà per quali losche ragioni, una indecente per quan ! to spietata corte, j State in guardia Cav. Gentile: portatevi subito con le mani alile tasche ogni quai volta certa gen te a visitarvi in Consolato, perché non ci sarebbe da farsi meraviglia alcuna se ve le tro vaste vuotate di tutto ciò che esse potessero contenere appena dopo che essa avesse preso cor dialmente commiato da voi. Tutto questo da una via; dal l'altra poi che non ci fosse da so spettare la proposta per il con ferimento di una crocetta al Grande indomito Servitor del Re, oppure all'impostore filosofo fratello rigenerato a quattrini pei- tutta una storia di avventu re puramente coloniali che an dremo a tessere in un prossimo futuro avvenire? La Rassegna Cicatep Grilli € Zanzare li raglio dell'asino Così e non altrimenti va subito defini to, a parer nostro, il movimento iniziatosi eia molti buoni e catti vi coloni per "riformare il nostro ambiente politico"; per cui non avrà certamente la virtù di "giungere in cielo". Perchè si possano avere delle probabilità di successo in un af fare qualsiasi, è necessario anzi tutto che si incominci bene con Lutti i preliminari necessari. Ove i difetti però incomincino ad a versi con i preliminari, è bene i nutile sperare che si possa avere fortuna e successo nell'affare, a meno che non si speri per forza di miracoli. In mezzo al comitato che si volle costituire la sera del la grande riunione a "Il Circolo Italiano" figurano, è vero,\iomi di una certa reputazione e di un passato in certo modo onorevole attraverso molti anni di vita co loniale ; fanno pure parte del co mitato di quelli che, per tantissi me ragioni, non possono avere a| buon diritto la pretesa di merita re per nulla affatto la fiducia del ■ nostro pubblico. Tutto questo lo abbiamo fatto notare altra vol ta; troviamo quindi superfluo di ripeterlo a larghi tratti anche o ra, mentre ci riserbiamo di ritor nare sull'argomento per trattar lo più ampiamente di quanto non avessimo fatto finora. L'argo mento è in certo modo interes sante; per cui dovremo dare ad esso la nostra migliore attenzio ne. Intanto nei locali de "Il Circo lo Italiano", che è diventato il quartier generale del Comitato, si continua a rumoreggiare. An che oggi vi si è tenuta una im portante seduta sotto la presi, (lenza del Cav. Frank Frank Pa lumbo e, come al solito, dell'ordi ne del giorno votato se ne è da ta comunicazione alla stampa a mericana. Con tale ordine del giorno non si è fatto altro che ri petere tutta una storia già vec chia, fritta e rifritta mille volte, nelle relazioni del Cav. C. C. A, Baldi che si vuol abbattere, men tre si viene poscia alla solenne decisione di ripudiarlo solenne mente quale capo della nostra Colonia. Allorquando dicemmo che tut to il famoso movimento per una rigenerazione politica dell'am biente non si sarebbe ridotto se non ad una pura e semplice lotta personale al Cav. Baldi, non cj ingannammo di un sol punto, giacché sono stati quelli stessi che stanno a capo del movimen to pro-rigenerazione che si sono i affrettati a dame la più lampan te spiegazione. Non esitiamo a dire allora che, 5 soldi la copia UFFICIO: 920 So. lOth Street ijuuiiuu ti aliasi ili iciie la lotta tuia peioona pei' la persona, nes suno na 11 uu'iuo ili lana, di ban dii iu ni nome ui una colletuvita clic, pei gitili la, vivendo in _mez /lu aiie ansie penosissmie per la sueiia e pei n sempre crescente caiovivere, non dette' mai man uato aicuno peiclie certi ineari cin e celle alirioimoni si assu messero con lutta la posa e la pompa di redentori impeccabili. die si ha m mente adunque di iaie i fc>i vuole per davvero pen sare, non aila rigenerazione, ma alia iormazioue. alia creazione cioè di un ambiente politico, giaccne ognun sa che noi un ain oiente di lai genere non lo avem mo inai e che, di conseguenza, in. politica valemmo sempre un dop pio zero, oppure si vuol lottare per la persona? Nel primo ctfso, il plauso in condizionato di tutti ì buoni non potrebbe mancare agli ideatori ed ai promotori di tanta bell'o pera; mentre nel secondo ognu no sentirebbe il dovere di nau searsene di santa ragione. La lotta alla persona? E per chè.' Chi è che ne da il diritto di poterlo fare plausibilmente? Chi sono gli uomini che la vogliono e donde provengono essi mai con un tanto meschino patrimonio di idee ... rigeneratrici ? Questo è quello che vedremo, che ci proponiamo di vedere cioè seguendo il "Comitato rigenera tore" in tutte le sue evoluzioni di programma e di lotta che s'è pre; fisso di svolgere. rir»Th Alla ricerca di contradizioni Il foglio palese della consorteria, degl'innominabili, in mancanza di buoni argomenti per polemiz zare sennatamente, s'è dato alla disamina di parecchie cose da noi scritte e riportate nel nostro nu mero ultimo nella speranza di trovarvi delle cont indizioni. In fatti ha preteso di averne trovate nientemeno che tre; noi non era vamo presenti però. Questa volta la prosa non è masturbatrice, giacché ha del di l saminatore e del curialesco. Evi dentemente è stato incomodato ! per risponderci il Crande Segre tario Archivista, mentre allo spelacchiato mandrillo mastur batole ad Angelo Curi inten diamo dire —-' s'è dato l'incarico di contentare il telegramma che il generale Cadorna, l'invitto condottiero del nostro esercito combattente, ha spedito all'indo mito servitor del Re, resosi fa moso per la corretta amministra zione della biada nei depositi del 18.0 Regg. Artiglieria di stanza in Aquila. E così il nostro mandrillo ma sturbatore illustre collega Curi ha avuto occasione in questa settimana'di interessarsi di due grand'uomini : di Cadorna e del Crande Venerabile dell'Ordine Figli d'ltalia per lo Stato di Pennsylvania; dei quali il primo famoso per come ognuno sa, e l'altro indebito appropriatore, falsario, spergiuro e truffatore per come ognun conosce pure. Angelo Curi, buona digestione e non ti lasciar pesar troppo le ventitré pezzarelle la settimana! Ma torniamo alle pretese con tradizioni che ci si vogliono at tribuire ed affrettiamoci a con tentarle con tutta l'energia di cui la verità può esser sempre capace contro il mendacio e la mistificazione. Ci si rimprovera che, mentre ci dichiariamo disposti a difen dere l'Ordine F. d'l. contro il ma lefizio delle sanguisughe che lo affliggono, abbiamo osato fa re degli opportuni spiacevoli