La rassegna. (Philadelphia, Pa.) 1917-????, May 19, 1917, Page 5, Image 5

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    L'arte di scrivere
per i bambini
Tra le varie forme d'attività
letteraria cui s'abbandonano i
nostri scrittori costretti dall'esi
guità dei guadagni a moltiplicar
le opere e a diventar poligrafi,
quella della letteratura per l'in
fanzia pare un giuoco facile e di
vertente. Un libro pei bambini è
un buon affare letterario: lo si
pensa in un giorno, lo si scrive in
un mese e gli editori lo pagano
bene. E così i libri, ad ogni Na
tale, ingombrano le vetrine.
Scorre a fiumi, in quei volumotti
più o meno riccamente illustrati,
scorre a fiumi non la letteratura
per l'infanzia ma la letteratura
infantile. Poiché sono infantili i
lettori si fanno infantili anche gli
scrittori. Tornano in fasce anche
loro, ricominciano a sillabare le
prime ed elementari nozioni della
vita e credon che tutta l'arte di
parlare ai bimbi risieda nel man
giarsi, come loro, la metà dell'al
fabeto. Così ogni anno, eccettuati
pochi libri che si contano su le di
ta di due mani, tra Natale e l'E
pifania affoghiamo in un mare di
sciempiaggini inconcludenti, di
favolette tirate pei denti, di sto
rielle senza senso comune, di ba
nalità mal pensate e peggio scrit
te. E i capolavori della letteratu
ra per l'infanzia, attraverso gli
anni, restano sempre quelli, imi
tati in tutte le salse, ma insupe
rati: i Racconti d'un Perrault, le
fiabe d'un Andersen, il "Pinoc
chio" d'un Collodi, il "Gulliver"
d'uno Swift, il "Cuore" d'un De
Amicis, qualche libro del povero
Sàlgari, che non scrisse forse un
capolavoro ma che riuscì a creare
un genere di letteratura roman
zesca e avventurosa che almeno
valeva a divertire i ragazzi e ad
insegnar loro qualche cosa.
Oggi gli scrittori veramente
degni di questa'alba e pura mis-
'
! *
Per qualunque lavoro Tipografico
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RIVOLGETEVI ALLA TIPOGRAF/A DELLA
I
1 |
I
920 S. 10TB ST., PHILA
sione di parlai e aii infanzia sono
assai poclii. Ad essi s'è aggiunto
quest'anno uno scrittore caio ai
lettori dei giornali d'ltalia, il
Gian Bistolfi che tra i giovani
della nuova generazione giunta in
questi ultimi anni alle lettere è
uno dei più richci di qualità per
sonali e caratteristiche, è uno di
quelli che manifestano maggiore
originalità e che più provano d'a
ver veramente qualche cosa da
dire. Questo scrittore ha respira
to arte, bellezza, poesia col suo
primo respiro. Gian Bistolfi, in
tatti, èil figliuolo del glorioso
maestro che non la voce sola de
gli artisti ma la voce del popolo
intero designa come la più pura
ed alta gloria italiana della scul
tura contemporanea. Leonardo
di nome edi fatto, il glorioso
maetstro sa essere nel tempo
stesso scultore, pittore, scrittore.
Così suo figlio è un'anima tutta
vibrante d'arte. Se la letteratura
è la manifestazione artistica che
più lo attira, egli ha in altre l'or
me d'arte i suoi "violini d'ln
gres". E questa felice pienezza,
questa singolare ricchezza d'un
giovane temperamento, matura
to dalla serietà degli studi, gui
dato dalla maggiore nobiltà d'i
deali, dà ad ogni pagina di questo
scrittore un palpito di arte non
consueto. C'è in tutte le pagine
narrative di Gian Bistolfi un
suo prossimo volume di novelle
varrà a provarlo un senso pro
fondo e accorato della vita, una
limpidezza di visione poetica che
suscita nella più umile avventu
ra, dalla figura più modesta, un
lirismo chiuso e ardente fatto di
sentimento e non di parole, un li
rismo chiuso che ècome una luce
che splenda fuori dalla casa, la
luce del grande mondo e della vi
ta grande che ne circondano.
C'è questo lirismo anche nelle
pagine per fanciulli che l'editore
Emilio Treves, in ricchissima e
dizione, ha raccolte sott'il titolo
di Storielle di lucciole e di stelle.
LA RASSEGNA FHILADKLFHIA, PA-, SABATO, 12 MAGGIO 1917
Fiabe? Neppure. L'autore ha tro
vato esattamente il loro nome:
storielle, storielle di lucciole e di
stelle, storielle in cui le lucciole
mettono il loro fuoco breve ed il
lor giuoco infantile e le stelle
mettono il loro etemo splendore e
la loro sovrana poesia. Così è:
queste storielle vanno più in là e
più in alto del modesto confine
ch'esse potrebbero assegnarsi :
van su su dalle lucciole alle stel
le, dai fuochi dei giardini agli
splendori dei cieli, dalla puerizia
alla vita, dal fanciullo all'uomo,
dal giuoco alla poesia. E il fan
ciullo che legge queste storielle di
Gian Bi.stolfi ha una sorpresa in
vidiabile: crede di inseguire, di
paginua in pagina, di racconto in
racconto, una lucciola e raggiun
ge invece una stella: crede di a
ver nel pugno una breve luce che
subito si spegne ed ha invece nel
l'anima una luce grande che mai
si spegnerà. E questo miracoloso
risultato si ottiene solo perchè
questo muratore è poeta. Dove
c'è anima di poesia c'è virtù di so
gno, forza di simbolo, luce nei
cuori, vento sotto le ali. E così
bisogna scrivere per i fanciulli
prenderli nel loro mondo d'ima
gini e di fantasie puerili e portar
li più su, più su, verso quello clv
dovrà essere il loro mondo d'ima
gini e di fantasie virili. E poiché
l'uomo rimane fanciullo, anche
noi possiamo in queste storielle
percorrere a ritroso quella via e
dal nostro mondo di fantasie e
di imagini delle nostre puerizie
lontane.
Ma, pur così piene di poesia,
queste storielle non sono lacri
mose o sentimentali: sono alle
gre, umoristiche, tutte trillanti
di risa, tutte fresche e vive d'i
nesauribile giocondità. Sono ve
ramente sorridenti e sorridono
da ogni avventura, da ogni figu
ra, in ogni periodo, in ogni paro
la, con quel loro fare ingenuo
ch'è pieno di raffinata malizia,
con quell'andatura capricciosa
che nasconde invece un così ri
goroso disegno, con quella loro
arguzia fine e signorile che è vol
ta a volta satira e caricatura,
smorfia c grottesco, e che scatu
risce viva, e fresca, e nuova dalla
fantasia del narratore, leggera e
profonda nel medesimo tempo.
E, liriche ed umoristiche insie
me, dilettevoli per i piccini e per
i grandi, fatte di semplicità e di
maestria, di fugacità di lucciole e
d'eternità di stelle, le storie di
Gian Bistolfi, nella piccola vita
irreale delle fiabe che diverte il
fanciullo, racchiudono quelle im
pressioni, quelle verità e quelle
moralità della grande vita reale
che preparano l'uomo.
L'editore Treves ha consentito
cortesemente che la minuscola
riproduzione in vero di qualche
tavola a colori di Bruno Angolel
la incorniciasse le parole di que
sta breve notizia. Malaugurata
mente in un'affrettata ed umile
riproduzione in nero si perde lo
splendore di queste sedici tavole
fuori testo che arricchiscono il
volume di Gian bistolfi di veri ca
polavori, d'eleganza, di freschez
za, di spirito, d'originalità. Tra
quanti nuovi disegnatori sono ap
parsi in questi ultimi anni nessu
ni più dell'Angolella s'è rivelato
veramente e interamente nuovo.
L'arguzia più fine, l'umorismo
più profondo, l'eleganza più si
gnorile sono, come nelle fiabe di
Gian Bistolfi, anche nei disegni
di Bruno Angoletta che le accom
pagnano. Magnificamente il dise
gnatore riesce a rendere quello
che v'ha in queste storielle di ca
ricatura offembacchiana, di mo
nellesca impenitenza e di fanta
sia così gustosamente fatta d'ir
realità e di realtà, irrealtà di ca
pricciose marionettine, realtà di
uomini eterni.
Per opera dei due giovani arti
sti è così risultato un volume
che appare altamente notevole
non soltanto per le sue intrinse
che qualità, m aanche per l'ideale
di elevazione che esso esprime e
fu compiuto. Giacché si è ormai
fatta chiara in tutti gli intelletti
di fervore la convinzione che dal
l'arte prima che da ogni altra vi
cenda umana si possano concre
tare la speranza di un'ideale eie- !
vazione.
E' per questo, non v'ha dubbio, !
che ai fanciulli debbono con que
sti primi libri esser loro date le
visioni della più pura e fresca e!
chiara bellezza.
Andrea Aleanti
Gemellali,,, originali
Vivere oltre cento anni non è.
certamente un miracolo. In tuttv j
le classi sociali vi furono degli in- 1
dividui che ebbero la fortuna di i
poter vantare puiù di un secolo!
di vita. Anche quella dei mendi- j
canti ne conta parecchi. L'alma-1
nacco dei centenari parla, ad e- j
sempio, di un mendicante di 1121
anni e sette mesi uccisa da un j
cavallo nel gennaio del 1768 a
Pistoia ; di un barcaiuolo, certo
Balthazard Mourenc,morto di feb
bre a 115 anni, il 18novembra
1767 ;e di un irlandese, Ambro
gio Dotah, che a 111 anni sposò
una sua compagna di _ fortu
na, Maria Stapelton, della tene
ra età di 9 4anni. Ben pochi
possono vantarsi di avere fatto
un simile matrimonio I
Anche fra i ricchi vi sono na
turalmentedei centenari, e dei J
centenari che si sposano e vedo
no le loro nozze feconde di otti
mi risultati. Bartolomeo Galet,
nato presso Clermont, morì il 7
gennaio 1768 lasciando la sua ter
za sposa con un bimbo di undici
mesi. Pietro Touter sentì il biso
gno di maritarsi a 99 anni e riu
scì a vedere, prima di morire, il
frutto del suo nodo d'amorore.
Un altro inglese, Fleetwoord
Sheppard, visse allegro e conten- j
to fino a 120 anni.
Vi sono centenari anche fra i
fumatori più accaniti. Fra questi
merita di essere ricordato in pri
ma linea un vecchio soldato del
celebre maresciallo Turenna, cer
to Giovanni Amouroux, che vis
-1 se tino a 115 anni e persino ne
gli ultimi mesi della sua esisten
za cercava di economizzale sul
la minestra e sul vino per compe
rare una maggior quantità di ta
bacco coi denari risparmiati.
La longevità è molto accen
i tuata anche fra i lavoratori. 11
10 luglio 1767 mori nel castello
I di Wasseu uno dei più forti cam
pioni dell'operosità umana: Ce
lestino Welgantin che lavorò fino
all'ultimo giorno della sua vita la
quale si estinse nell'invidiabile
età di 109 anni, dieci mesi ed ot
!to giorni. Maria Laurent visse
| fino a 107 anni e morì con tutti
i suoi denti coi quali divorava an
i che le più dure croste di pane.
Anche gli übbriaconi oltrepas
jsano talvolta il secolo. Il macel
laio Filippo Laroque morto nel
novembre 1767 a Trie, nella Gua
scogna, si übbriacava infallante
j mente almeno due volte alla set
timana. Con tutto questo conti
nuò il suo lavoro anche dopo cen
to anni essendo talmente robusto
da sembrare un uomo sulla tren
tina e visse fino a 102 anni.
I centenari non mancano nep
pure tra i frati, Padre Valsecchi,
dei monaci di Sant'Agostino, vis
se fino a 108 anni. Parecchi anni
[ prima della sua morte limitò no
tevolmente i suoi pasti e talvol
ta non prendeva che un sorso di
vino nella mattinata. Fu per ol
tre sattanta anni priore del con
vento che ospitò per la maggior
parte della sua vita.
Se si dovessero enumerare tut
ti i centenari si andrebbe troppo
per le lunghe; basterà ricordare
che Maurice di Lenoncourt si
spinse fino ai 117 ; Mario Guerin
Idi Longueval fino ai 108; Gio
vanni Lafesse ai 106; Giacobbe
Idi Vignau ai 112; Vieux-Maison
giunse ai 112 e Jacqueline Vif-
Argent ad un secolo bello e ton
do.
Due sposi nati lo stesso giorno,
battezzati lo stesso giorno ed al
la stessa fonte, morti allo stesso
giorno e sepolti nella stessa fos
sa non capitano tutti i giorni.
Eppure queslo fatto si è verifi
cato precisan ente fra i centena
ri. L'operaio Pietro Sablier nato
presso Lione e morto in età di
cento anni precisi l'otto gennaio
1768 e la di lui compagna ebbero
precisamente questa fortuna
davvero singolare.
Come si vede, i centenari che
parteciparono tre anni or sono
le feste fatte in Russia ai caduti
nella campagna del 1812 non so
no soli! Bisognerebbe però che
essi avessero un così bel numero
di colleghi anche nelle generazio
ni future, cosa che tutti non pos
sono a meno di augurarsi di vero
cuore.
PENSIERI INEDITI DI
HENRY BE( QUE
Queste bizzarre massime del
grande autore del "Corvi" e del
la "Parigina" sono apparse nel
"Tirso":
I drammi a tesi sono gene
ralmente dei cattivi drammi e
delle cattive tesi.
L'onore non ha più che dei
professionisti.
Nel teatro di Dumas figlio
vi sono parecchie ragazze che di
vengono madri, ma vi sono mol
te madri che divengono ragazze.
Tutte le idee sono giuste,
tutte le bocche sono false.
La libertà e la salute si as
somigliano: non si apprezzano
che quando vi vengono a man
care.
Le donne sono come le foto
grafie: c'è un individuo che con
serva graziosamente il clicht
mentre le persone di spirito se ne
dividono le copie.
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