L'arte di scrivere per i bambini Tra le varie forme d'attività letteraria cui s'abbandonano i nostri scrittori costretti dall'esi guità dei guadagni a moltiplicar le opere e a diventar poligrafi, quella della letteratura per l'in fanzia pare un giuoco facile e di vertente. Un libro pei bambini è un buon affare letterario: lo si pensa in un giorno, lo si scrive in un mese e gli editori lo pagano bene. E così i libri, ad ogni Na tale, ingombrano le vetrine. Scorre a fiumi, in quei volumotti più o meno riccamente illustrati, scorre a fiumi non la letteratura per l'infanzia ma la letteratura infantile. Poiché sono infantili i lettori si fanno infantili anche gli scrittori. Tornano in fasce anche loro, ricominciano a sillabare le prime ed elementari nozioni della vita e credon che tutta l'arte di parlare ai bimbi risieda nel man giarsi, come loro, la metà dell'al fabeto. Così ogni anno, eccettuati pochi libri che si contano su le di ta di due mani, tra Natale e l'E pifania affoghiamo in un mare di sciempiaggini inconcludenti, di favolette tirate pei denti, di sto rielle senza senso comune, di ba nalità mal pensate e peggio scrit te. E i capolavori della letteratu ra per l'infanzia, attraverso gli anni, restano sempre quelli, imi tati in tutte le salse, ma insupe rati: i Racconti d'un Perrault, le fiabe d'un Andersen, il "Pinoc chio" d'un Collodi, il "Gulliver" d'uno Swift, il "Cuore" d'un De Amicis, qualche libro del povero Sàlgari, che non scrisse forse un capolavoro ma che riuscì a creare un genere di letteratura roman zesca e avventurosa che almeno valeva a divertire i ragazzi e ad insegnar loro qualche cosa. Oggi gli scrittori veramente degni di questa'alba e pura mis- ' ! * Per qualunque lavoro Tipografico , i 1 , 1 _ 1 RIVOLGETEVI ALLA TIPOGRAF/A DELLA I 1 | I 920 S. 10TB ST., PHILA sione di parlai e aii infanzia sono assai poclii. Ad essi s'è aggiunto quest'anno uno scrittore caio ai lettori dei giornali d'ltalia, il Gian Bistolfi che tra i giovani della nuova generazione giunta in questi ultimi anni alle lettere è uno dei più richci di qualità per sonali e caratteristiche, è uno di quelli che manifestano maggiore originalità e che più provano d'a ver veramente qualche cosa da dire. Questo scrittore ha respira to arte, bellezza, poesia col suo primo respiro. Gian Bistolfi, in tatti, èil figliuolo del glorioso maestro che non la voce sola de gli artisti ma la voce del popolo intero designa come la più pura ed alta gloria italiana della scul tura contemporanea. Leonardo di nome edi fatto, il glorioso maetstro sa essere nel tempo stesso scultore, pittore, scrittore. Così suo figlio è un'anima tutta vibrante d'arte. Se la letteratura è la manifestazione artistica che più lo attira, egli ha in altre l'or me d'arte i suoi "violini d'ln gres". E questa felice pienezza, questa singolare ricchezza d'un giovane temperamento, matura to dalla serietà degli studi, gui dato dalla maggiore nobiltà d'i deali, dà ad ogni pagina di questo scrittore un palpito di arte non consueto. C'è in tutte le pagine narrative di Gian Bistolfi un suo prossimo volume di novelle varrà a provarlo un senso pro fondo e accorato della vita, una limpidezza di visione poetica che suscita nella più umile avventu ra, dalla figura più modesta, un lirismo chiuso e ardente fatto di sentimento e non di parole, un li rismo chiuso che ècome una luce che splenda fuori dalla casa, la luce del grande mondo e della vi ta grande che ne circondano. C'è questo lirismo anche nelle pagine per fanciulli che l'editore Emilio Treves, in ricchissima e dizione, ha raccolte sott'il titolo di Storielle di lucciole e di stelle. LA RASSEGNA FHILADKLFHIA, PA-, SABATO, 12 MAGGIO 1917 Fiabe? Neppure. L'autore ha tro vato esattamente il loro nome: storielle, storielle di lucciole e di stelle, storielle in cui le lucciole mettono il loro fuoco breve ed il lor giuoco infantile e le stelle mettono il loro etemo splendore e la loro sovrana poesia. Così è: queste storielle vanno più in là e più in alto del modesto confine ch'esse potrebbero assegnarsi : van su su dalle lucciole alle stel le, dai fuochi dei giardini agli splendori dei cieli, dalla puerizia alla vita, dal fanciullo all'uomo, dal giuoco alla poesia. E il fan ciullo che legge queste storielle di Gian Bi.stolfi ha una sorpresa in vidiabile: crede di inseguire, di paginua in pagina, di racconto in racconto, una lucciola e raggiun ge invece una stella: crede di a ver nel pugno una breve luce che subito si spegne ed ha invece nel l'anima una luce grande che mai si spegnerà. E questo miracoloso risultato si ottiene solo perchè questo muratore è poeta. Dove c'è anima di poesia c'è virtù di so gno, forza di simbolo, luce nei cuori, vento sotto le ali. E così bisogna scrivere per i fanciulli prenderli nel loro mondo d'ima gini e di fantasie puerili e portar li più su, più su, verso quello clv dovrà essere il loro mondo d'ima gini e di fantasie virili. E poiché l'uomo rimane fanciullo, anche noi possiamo in queste storielle percorrere a ritroso quella via e dal nostro mondo di fantasie e di imagini delle nostre puerizie lontane. Ma, pur così piene di poesia, queste storielle non sono lacri mose o sentimentali: sono alle gre, umoristiche, tutte trillanti di risa, tutte fresche e vive d'i nesauribile giocondità. Sono ve ramente sorridenti e sorridono da ogni avventura, da ogni figu ra, in ogni periodo, in ogni paro la, con quel loro fare ingenuo ch'è pieno di raffinata malizia, con quell'andatura capricciosa che nasconde invece un così ri goroso disegno, con quella loro arguzia fine e signorile che è vol ta a volta satira e caricatura, smorfia c grottesco, e che scatu risce viva, e fresca, e nuova dalla fantasia del narratore, leggera e profonda nel medesimo tempo. E, liriche ed umoristiche insie me, dilettevoli per i piccini e per i grandi, fatte di semplicità e di maestria, di fugacità di lucciole e d'eternità di stelle, le storie di Gian Bistolfi, nella piccola vita irreale delle fiabe che diverte il fanciullo, racchiudono quelle im pressioni, quelle verità e quelle moralità della grande vita reale che preparano l'uomo. L'editore Treves ha consentito cortesemente che la minuscola riproduzione in vero di qualche tavola a colori di Bruno Angolel la incorniciasse le parole di que sta breve notizia. Malaugurata mente in un'affrettata ed umile riproduzione in nero si perde lo splendore di queste sedici tavole fuori testo che arricchiscono il volume di Gian bistolfi di veri ca polavori, d'eleganza, di freschez za, di spirito, d'originalità. Tra quanti nuovi disegnatori sono ap parsi in questi ultimi anni nessu ni più dell'Angolella s'è rivelato veramente e interamente nuovo. L'arguzia più fine, l'umorismo più profondo, l'eleganza più si gnorile sono, come nelle fiabe di Gian Bistolfi, anche nei disegni di Bruno Angoletta che le accom pagnano. Magnificamente il dise gnatore riesce a rendere quello che v'ha in queste storielle di ca ricatura offembacchiana, di mo nellesca impenitenza e di fanta sia così gustosamente fatta d'ir realità e di realtà, irrealtà di ca pricciose marionettine, realtà di uomini eterni. Per opera dei due giovani arti sti è così risultato un volume che appare altamente notevole non soltanto per le sue intrinse che qualità, m aanche per l'ideale di elevazione che esso esprime e fu compiuto. Giacché si è ormai fatta chiara in tutti gli intelletti di fervore la convinzione che dal l'arte prima che da ogni altra vi cenda umana si possano concre tare la speranza di un'ideale eie- ! vazione. E' per questo, non v'ha dubbio, ! che ai fanciulli debbono con que sti primi libri esser loro date le visioni della più pura e fresca e! chiara bellezza. Andrea Aleanti Gemellali,,, originali Vivere oltre cento anni non è. certamente un miracolo. In tuttv j le classi sociali vi furono degli in- 1 dividui che ebbero la fortuna di i poter vantare puiù di un secolo! di vita. Anche quella dei mendi- j canti ne conta parecchi. L'alma-1 nacco dei centenari parla, ad e- j sempio, di un mendicante di 1121 anni e sette mesi uccisa da un j cavallo nel gennaio del 1768 a Pistoia ; di un barcaiuolo, certo Balthazard Mourenc,morto di feb bre a 115 anni, il 18novembra 1767 ;e di un irlandese, Ambro gio Dotah, che a 111 anni sposò una sua compagna di _ fortu na, Maria Stapelton, della tene ra età di 9 4anni. Ben pochi possono vantarsi di avere fatto un simile matrimonio I Anche fra i ricchi vi sono na turalmentedei centenari, e dei J centenari che si sposano e vedo no le loro nozze feconde di otti mi risultati. Bartolomeo Galet, nato presso Clermont, morì il 7 gennaio 1768 lasciando la sua ter za sposa con un bimbo di undici mesi. Pietro Touter sentì il biso gno di maritarsi a 99 anni e riu scì a vedere, prima di morire, il frutto del suo nodo d'amorore. Un altro inglese, Fleetwoord Sheppard, visse allegro e conten- j to fino a 120 anni. Vi sono centenari anche fra i fumatori più accaniti. Fra questi merita di essere ricordato in pri ma linea un vecchio soldato del celebre maresciallo Turenna, cer to Giovanni Amouroux, che vis -1 se tino a 115 anni e persino ne gli ultimi mesi della sua esisten za cercava di economizzale sul la minestra e sul vino per compe rare una maggior quantità di ta bacco coi denari risparmiati. La longevità è molto accen i tuata anche fra i lavoratori. 11 10 luglio 1767 mori nel castello I di Wasseu uno dei più forti cam pioni dell'operosità umana: Ce lestino Welgantin che lavorò fino all'ultimo giorno della sua vita la quale si estinse nell'invidiabile età di 109 anni, dieci mesi ed ot !to giorni. Maria Laurent visse | fino a 107 anni e morì con tutti i suoi denti coi quali divorava an i che le più dure croste di pane. Anche gli übbriaconi oltrepas jsano talvolta il secolo. Il macel laio Filippo Laroque morto nel novembre 1767 a Trie, nella Gua scogna, si übbriacava infallante j mente almeno due volte alla set timana. Con tutto questo conti nuò il suo lavoro anche dopo cen to anni essendo talmente robusto da sembrare un uomo sulla tren tina e visse fino a 102 anni. I centenari non mancano nep pure tra i frati, Padre Valsecchi, dei monaci di Sant'Agostino, vis se fino a 108 anni. Parecchi anni [ prima della sua morte limitò no tevolmente i suoi pasti e talvol ta non prendeva che un sorso di vino nella mattinata. Fu per ol tre sattanta anni priore del con vento che ospitò per la maggior parte della sua vita. Se si dovessero enumerare tut ti i centenari si andrebbe troppo per le lunghe; basterà ricordare che Maurice di Lenoncourt si spinse fino ai 117 ; Mario Guerin Idi Longueval fino ai 108; Gio vanni Lafesse ai 106; Giacobbe Idi Vignau ai 112; Vieux-Maison giunse ai 112 e Jacqueline Vif- Argent ad un secolo bello e ton do. Due sposi nati lo stesso giorno, battezzati lo stesso giorno ed al la stessa fonte, morti allo stesso giorno e sepolti nella stessa fos sa non capitano tutti i giorni. Eppure queslo fatto si è verifi cato precisan ente fra i centena ri. L'operaio Pietro Sablier nato presso Lione e morto in età di cento anni precisi l'otto gennaio 1768 e la di lui compagna ebbero precisamente questa fortuna davvero singolare. Come si vede, i centenari che parteciparono tre anni or sono le feste fatte in Russia ai caduti nella campagna del 1812 non so no soli! Bisognerebbe però che essi avessero un così bel numero di colleghi anche nelle generazio ni future, cosa che tutti non pos sono a meno di augurarsi di vero cuore. PENSIERI INEDITI DI HENRY BE( QUE Queste bizzarre massime del grande autore del "Corvi" e del la "Parigina" sono apparse nel "Tirso": I drammi a tesi sono gene ralmente dei cattivi drammi e delle cattive tesi. L'onore non ha più che dei professionisti. Nel teatro di Dumas figlio vi sono parecchie ragazze che di vengono madri, ma vi sono mol te madri che divengono ragazze. Tutte le idee sono giuste, tutte le bocche sono false. La libertà e la salute si as somigliano: non si apprezzano che quando vi vengono a man care. Le donne sono come le foto grafie: c'è un individuo che con serva graziosamente il clicht mentre le persone di spirito se ne dividono le copie. 5