La rassegna. (Philadelphia, Pa.) 1917-????, May 12, 1917, Image 1

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    Both Phones
ANNO I. No. 6
PURGHIAMO L'AMBIENTE!
ru necessario, tu reclama uai,
più, a impune a qualunque costo !
un senato, coi uggioso
movimento ni tue sap
pia, con omettivi sen e positivi,
imi ai e au un azione epuiativa e,
ai contempo, euucatrice uei no- i
atro annoiente.
un azione ui genere s impo-1
ne au ogni costo, eu e necessario
assoiutcuiieiiie Cile cmunque si !
senta onesto nen animo e tran |
quilio nella coscienza, cne possa
vantare cioè il inerito ai essere
solo nnuevuto ui principi! onesti,
sempre mai inuipenaenti clan a
zione bottegaia ed aiiaristica u,
chicchessia, l'appoggi con tutta
ìa somma delle sue forze.
Chi per poco non si senta pei
davvero di essere onesto, cne
possa cioè, attraverso uno scru
poloso esame di coscienza, ri
scontrarsi qualche macchia sulla
coscienza, non si unisca a noi
non solamente, ma non ci si av
vicini nemmeno. Non servono a
noi compagni disonesti o presso
ché tali ; vada sempre la gente d,i
questo carato ad ingrossare le
ale dei nostri avversari, abbia
sempre essa la cura di non da't
eli essere vicina a noi per alcun
modo, per veruna ragione, sotto
nessun pretesto.
i'erchè in mezzo al nostro am
biente si inizi una energica azio
ne epurativa, è necessario ciie
pochi, solamente pochi onesti ma
coraggiosi sempre, si uniscano a
noi, nella lotta ad oltranza che
abbiamo ingaggiata per riuscire
felicemente allo scopo.
Torniamo a ripeterà ancora li
na volta : il compito che ci siamo
assunto è dei più ardui; noi non
ci siamo mai nascoste le grandi
difficoltà che bisognerà combat
tere per pervenire allo scopo ; ab
itiamo fiducia però, piena fiducia
di riuscire, di pervenire allo in
tento, perchè sono il concetto dal
quale partiamo di sempre ed ef
ficacemente giovare alle nostre
masse immigrate e la forza del
più sacrosantq dei diritti di azio
ne e di critica che ci spingono, ci
animano, c'incoraggiano a lotta
re, a seguitare, alacremente se
guitare e continuare pur di con
seguire il fine, pur di raggiun
gere e pur di pervenire a tutte
quelle oneste finalità che debbo
no sempre mai imperniare il pro
gramma di un giornalista colo
niale nei rapporti dell'ambiente
ove egli creda di potere dare giu
sta esplicazione alle sue tenden
ze ed alle sue inclinazioni di pro
fessione sinceramente sentita e
professata.
In altri termini, in termini in
cisivamente giornalistici, a noi
interessa di far comprendere una
cosa, una semplice cosa: Si han
no dei difetti in mezzo a noi ? cor
reggiamoli solo, senza che il pen
siero possa correre menomamen
te all'idea di giustificarli. I difet
ti in generale vanno corretti e
non giustificati; correggiamoli,
adunque, possano anch'essi ri
scontrarsi o notarsi dalla parte
nostra. Oh, chi non ha, chi può
dire di non avere difetti ? E' vera
mente il caso di ripetere: "Chi è
senza peccato scagli la prima
pietra." Tutto sta sempre a ve
dersi da quale parte ne militi la
somma maggiore ; perchè, in que
sto caso, i maggiori responsabili,
i manchevoli ed i colpevoli mag
giori dovrebbero essere i primi a
rinsavire, dovrebbero affrettar
si» in altri termini affrettarsi a
ITALIAN WEEKLY NEWSPAPER
Devoted to welfare and advancement of the Italiana in America
S. LIBERATORE, Direttore
itale ammenda dei propri torti,
I sicuri di guadagnarci sempre
molto verso la nostra massa,
giacché un vecchio adagio ha
sempre scritto in certe carte
I che peccato confessato ,e mezzo
| perdonato."
! Si vuole, vogliamo per davve
-10, con tutta coscienza giovare
alle nostre masse dal pulpito del
giornale-e da quello dell'associa
zione ì Si sia sinceri e si abbiano
principii onesti anzitutto. La
gherminella, il brutto gioco, la
falsa pretesa, hanno sempre a
vuto nei momenti storici della
vita una potenzialità caduca. Po
vero colui che è costretto ad edi
ficare su di un'area sabbiosa!
E' fatalmente costretto a ve
dersi cadere l'edificio, gran
de o piccolo che abbia
potuto costruire, da un mo
mento all'altro. Sono sempre le
l>asi granitiche che dicono della
solidità di certe fondamenta e
beato .sempre colui il quale sa
scavare fino al punto di trovar
le per poggiarvi solidamente il
suo edificio.
Concludendo noi diciamo di a
vere tutta la buona intenzione di
purgare il nostro ambiente di
tutti quegli elementi malefici e
morbosi che possano affliggerlo,
•n tale azione richiediamo sol# la
cooperazione del buon elemento,
dell'onesto elemento coloniale
perchè ove in tale azione, doves
simo sentire il bisogno di ricorre
re alla compagnia di disonesti e
di bacati, preferiremmo cento voi
te dire d'essere sempre soli ad af
frontare le responsabilità dj una
lotta che, nel suo quadro gene
rico, presenta lati difficili, qui
stioni complesse, angoli sempre
ottusi <l;> dovere ridurre e smus
sare a dovere. La Ra«segna
li primo "oczzo 01 carta"
11 primo trattato violato dalla
Germania non è come si crede
comunemente il "pezzo di car
ta" che garantiva la neutralità
belga, ma il trattato del 24 giu
gno 181(1 che garantiva la neu
tralità delal repubblica di Mores
net.
Moresnet è una repubblica
neutra, un poco più grande ma
un poco meno abitata (H. 434 a
nime) di Monaco, che si trova tra
il Belgio e la Germania, al confi
ne della provincia di Liegi e della
Prussia renana,.
Dal 1817 Moresnet soppresse il
servizio militare, ed abolì l'eser
cito permanente. Lo Stato adot
tò allora la legislazione francese,
mentre i processi e le cause a ca
rico dei repubblicani di Moresnet
venivano deferiti ai tribunali bel-
di Verviers ed Aix-le-Chapelle.
Il mattino del 1.0 d'agosto
1914, i tedeschi penetrarono nel
territorio neutrale di Moresnet,
l'occuparono, deportarono in Ger
mania duecento abitanti d'origi
;-.e belga, fucilarono due "more
snetani" colpevoli d'essersi oppo
sti con le armi alla violazione del
loro territorio, e lanciarono un
proclama ;winunciante l'occupa
zione della repubblica. La sorte
di Moresnet fu dimenticata nel
l'immensità della catastrofe, ma
il giorno della conclusione della
pace converrà ricordare che un
altro po' d< libertà è stata violata
insieme a quella del n elgio.
PHILADELPHIA, l'A.. SÀBATO, 12 MAGGIO 1917
Cicale* Grilli
® Zanzare
La colpa a chi spetta Così
s'intitola un articolo, a firma
"(Jn azionista", sulle prime co
lonne de "La Voce della Colonia"
dell'ultima settimana. In questo
articolo l'egregio articolista "Un
azionista" leggi signor Gio
vanni Di Silvestro riepiloga
1111 capitolo di storia della "Ban
ca Statale Figli d'ltalia", e nel
riepilogarlo questo capitolo pre
tende di stabilire taluni dati di
fatto che dovrebbero condurlo a
quel diritto ed a quella ragione
che effettivamente non si hanno. 1
Piano, adagio; cercate a no-!
stro riguardo di farci torbide
quelle acque che noi crediamo di
avere limpide assolutamente; ma
:oi non daremo mai campo di
farlo, giacché ci siamo proposto
di rispondere sempre con i fatti
a chiunque possa schierarcisi di
fronte con delle semplici mano
■ c tattiche Sempre dicenti di li
na posizione falsa, malferma, in
sostenibile addi ri tt u ra.
Il signor "Un Azionista"
deve a nostro modo di
vedere soffrire un pochino di
quella malattia che chiamasi
"amnesia", oppine soltanto di
biLtà di memoria. Ove così non
fosse egli non avrebbe scritte
luello che ha scritto la - scorsa
settimana, o meglio che va e sta
ripetendo da più di una settima
dal tempo cioè in cui la "Sons
of Italy State Bank" ha aperto i
uni "sportelli liberatori" al gran
pubblico della nostra Colonia.
(ili appunti e gli spunti pole
mici da una parte; le cose a po
sto dall'altra, senza divagare,
senza sforzarsi menomamente a
condurre altri artificiosamente
alla difesa ed all'affezione della
propria tesi. Un po' di cronisto
ria, brevemente tratteggiata
e discussa appena appena nel
la sua superficie, è neces
sario che la si faccia, con criteri
però assolutamente obiettivi e di
sinteressati. Eccola, nei suoi elo
quentissimi capitoli.
Quando un gruppo di nostri
connazionali pensò alla istituzio
ne di una banca statale che dei
"Figli d'ltalia" prendesse il
nome, non mancarono di quelli,—
pochi invero e tra questi sempre
primo il signor Giovanni Di Sil
vestro, che, per raccogliere a
desioni, sentirono il bisogno di ri
correre a mezzi artificiosi, ten
denti a diffamare, apertamente
diffamare tutte le istituzioni
bancarie che esistono in Colonia.
Si disse, si parlò e si scrisse fi
li anco ripetutamente che la nuo
va banca sorgeva per combattere
il "bossismo esistente nelle al
tre", lo ricordi il signor Gio
vanni Di Silvestro, rileggendo
quello che ha scritto sulle colon
ne de "La Voce della Colonia",
e pei' dare cioè ai nostri coloni li
na istituzione modello in cui o
gnuno avrebbe sempre avuto ben
garentiti i propri interessi.
Si ebbe il torto di incomincia
re male, e le conseguenze di tan
to scorretto modo di agire era
necessario che venissero cosi co
me vennero, non già per volere o
per risentimento diretti delle al
tre banche locali, ma solo per
scatto di chi, in giornalismo, se
guendo i dettami di una coscien
za tranquilla oltre ogni dire, vol
le e seppe osservare a proposito,
volle e seppe riprendere opportu
namente, non la nuova istituzio
ne che sorgeva, ma solo quelli
che, sorgendo a direzione di essa,
non seppero esordire come a
vi ebbero dovuto.
bolo quando la "banca statale"
diventò un fatto compiuto, si
venne fuori ad opera e scrit
tura sempre del signor Giovanni
L)\ Silvestro, noti sempre chi
legge, con qualche articolo
sdolcinato, dicente e scusante
che, mentre sfigurava i fatti ed
immaginava nemici, faceva mi
nacce a dritta ed a manca, sotto
l'una e sotto l'altra ipotesi, ipote
si da coscienza dubbia e giusta
mente timorosa peraltro, a noi
. ionte straordinarie, niente sor
i rendenti, perchè certa gente la
conosciamo bene, troppo bene in
tutte le ioro camaleontiche tra
.u'ormazioni.
Quando noi ci demmo a com
mentare il comunicato di Gari
baldi Felici, nór. intendemmo,
non volemmo dire contro la
Sons of italy State Bank"; non
■ stata mai abitudine nostra
quella di combattere le istituzio
ni, di qualsiasi genere esse sie
no, che sorgano ad iniziativa e
.-ir degl'italiani. Vo
i. uno !o ripetiamo ancora li
volta osservare intorno ad
un atto del signor Giovanni Di
lv tro, primo vice presidente
Te'ila banca, il quale, contro ogni
: ! oh da imporsi in modo
ì.i;, ciiidiblle all'gmministra
'i 1 di cer o cose, s'era cacciata
!n saccoccia, firn ; portarla per
tre giorni, senza una plausibile,
per lo meno apparentemente, ra
gione, una cambiale firmata dal
Felici.
Ci furono delle ragioni perchè
o ì il . ivj. Giovanni Di Silvestro
'.'ovetto fare? Le si potevano cor
t" .empiite esporre, così come noi
fummo cortesi nell'obiezione e
re! commento Si preferì invece
.".'tra via: quella della minaccia
di una guerra ad oltranza a noi
non solo, ma puranche ad un cer
to numero di banchieri privati
che si ardisce dichiarare sieno
stati i nostri mandanti.
Noi non siamo abituati —lo
sappia chi non lo sa ancora a
servire pecorinamente la causa
di chicchessia; in giornalismo
noi seguiamo solo l'impulso della
nostra coscienza e lo scatto le
gittimo, spontaneo, sempre ir
ruente della nostra forza ragio
natrice, che è usa agire in modo
sempre libero ed indipendente,
sciente e disinteressato, a di
spetto di qualunque, di qualsiasi
cosa si potesse sempre pensare e
dire in senso contrario. Cadano
adunque e si abbiano il posto che
meritano le disquisizioni sibilline
e le malignazioni aperte, sempre
spudorate e disoneste di coloro i
quali pensano di muoverci lotta e
di quanti altri hanno sposato l'in
carico di attaccarci per l'inco
sciente assunzione di un manda
to ad essi conferito da altri.
Noti ognuno che questo nostro
linguaggio non punto
considerato remissivo, pauroso o
in altra maniera paventoso; in
vitiamo invece a capirci differen
temente. Noi non ci rimettiamo
e nè ci rimetteremmo mai stupi
damente nelle mani di chicches
sia, perchè abbiamo la coscienza
di contrapporre sempre fatti elo
quenti alle altrui pure e semplici
argomentazioni reticenti e diffa
matorie.
Il signore, l'egregio, l'esimio
"Un Azionista" leggasi sem
pre Giovanni Di Silvestro nel
le sue deplorevoli, sempre morbo
se escandescenze di argomenta
tore posticcio, trova posto in
mezzo alla sua prosa oscura, tor-
bida e senza sponde, di regalar
ci, Ira le altre cose, del "bacato"
o del "mestierante in giornali
smo . Potrebbe e saprebbe duci
questo signore le ragioni di tanto
suo concetto a nostro riguardo,
a riguardo di Silvio Liberato
io, si noti bene, e sarebbe egli
disposto esporle e discuterle, po
lemizzando a viso scoverto, que
r.ve ìagioniV Noi, Silvio Libera
tore, tutti de "La Rassegna" lo
invitiamo, anzi lo sfidiamo a vo
lerlo fare. E' il tempo che ai no
stri coloni, quando vogliamo far
ci conoscere veramente per quel-
-10 che siamo, si dicano fatti, si
spongano fatti in tutti i loro
dettagli ed in tutti i loro parti
colari. Le asserzioni vaghe, le
pure e semplici produzioni di
fantasia ed i prodotti nauseanti
di certi sistemi giornalistici han
no ormai fatto il loro tempo. C'è
• "sogno ora di tutt'altro; c'è bi
oyno cioè di evidenza e di real
tà per potere a buon diritto par
lare ai nostri coloni; e fino a
quando non si potrà mettere, non
si potrà disporre almeno «li un
K'lvno dell'una e dell'altra, nes
ma causa rimarrà mai efficac
nto o rìV.cretamente combat
ita.
Ci siamo intesi signor Giovan-
Di Silvestro?
La campagna contro il console
.aseiii e Silvio Liberatore. 1
iVjitoHi Hi Silvesthi, protagonisti
' ili» ben nota campagna contro
•I console Naselli, fatta nel 1905,
ricordano oggi con minuziosa,
encomiabile esattezza di reperto
vii rnalistico, ed a proposito di
ima certa nostra osservazione al
ri'-nardo in uno degli scorsi nu
meri, che Silvio Liberatore, al
lora direttore de "11 Pungolo Co
loniale" avesse data a loro tutta
la sua solidarietà l'ino alla con
vocazione di un comizio. Si, tut
- 11 questo è vero, è questa inve
lo la prima volta che i nostri e-
Ti'egi contradittori ricordino ti ti
fatto che, in sulle prime sempre,
mostra e dimostra tutto il lato di
una verità vera. Bisogna anda
re oltre però, perchè chi legge
>ossa formarsi il dovuto convin
cimento intorno alla quistione
he si dibatte.
Allorquando i fratelli Di Sii
vostro, insieme a Carlo Tresca,
incominciarono a scrivere contro
il console Naselli e la sua ammi
nistrazione, venne calorosamente
ed insistentemente premurata e
•ichiesta la solidarietà, insieme a
quella di altri giornalisti locali,
quella di Silvio Liberatore, il
quale la dette subito, spontanea
mente e disinteressatamente per
due ragioni: la prima perchè si
trovava di avere in precedenza a
vuto motivo a lagnarsi talu
ni fatti del conte Naselli; la se
conda perchè credeva che i fra
telli Di Silvestro fossero in pie
na buona fede ed in piena since
rità giornalistica nei loro attac
chi e nella loro tanto auto decan
tata azione depurativa a figliar
lo dell'ufficio consolare di Phi
ladelphia. Quando s'accorse però
dell'opposto, quando cioè ricevet
te le prove potenti che essi attac
cavano il console ed il consolato
al solo scolio di provocare arresti
e processi danti causa a generose
sottoscrizioni, si vergognò di a
verli in certo modo appoggiati e
preferì di sospendere la pubbli
cazione del giornale al compito
scabrosissimo di passare, dalla
parte della difesa, a quella del
l'accusa nei rapporti degli attac
canti il Consolato.
Non fu nessuno ad imporre a
Silvio Liberatore, a quell'epoca,
la cessazione del giornale. Silvio
Liberatore è di natura troppo
ribelle perchè potesse soffrire le
coercizioni altrui. E' abituato a
ave quello che sente, lutto ciò
.■he -vii pare giusto di fare a pro
■iio di ogni causa, di ogni ra
dine, di qualsiasi disputa. Nes-
Come funziona un grande Convitto
moderno. - L'origine e la vita del
Collegio Civico di Varese
Chiusa fra il verde delle colli
ne moreniche, la gentile e moder
na Varese sorge in posizione ve
ramente meravigliosa fra i gran
ii laghi lombardi e questo suo
: rivilegio naturale e lo spirito di
intraprendenza dei suoi uomini
di studio e di lavoro le hanno in
fuso una vita alacre e veramente
mirabile.
TI soggiorno salubre e tran
quillo che essa offre ha fatto sì
' e 1? sue colline si sono andate
zipolando di innumerevoli e son
ville, di giardini e di alber
!«>hi; il silenzio raccolto dei suoi
verdi dintorni concilia quanto
piai lo studio ed il raccoglimento.
!Ed è così che nella storica e
grandiosa Villa Quiete nome
ignificativo quanto appropriate
prossima al centro della città
j e circondata cfa un grande'parco,
,sorto, a 400 metri sul mare, ri
parato dai venti, gaio ed ameno.
! un istituto quale pochi in Italia
, ed all'estero è dato di incontrare :
I il Collegio Convitto Civico. Esso
è pubblicamente considerato co"
me sito di ricostituzione fisica,
di raccoglimento e di studio e co
-1 ! ituisce per Varese motivo di le
<.vittimo vanto oltre che di soddi
sfazione di un bisogno che i tem
p moderni facevano particolar
mente sentire.
Nel 1008, Varese, con una po
polazione di oltre 20.000 abitan
ti, capoluogo di circondario la cui
circoscrizione si estende a ben
100 Comuni, era ancora priva di
un ginnasio pareggiato, e la gra
ve lacuna ogni giorno più danno
sa potè solo in quell'anno venire.
colmata. Alcuni cittadini getta
rono le basi della creazione di 1111
j Collegio Convitto rispondente in
jtutto e per tutto alle moderne e
-igenze didattiche ed inteso nel
medesimo tempo a rendere pos
sibilo l'istituzione di un ginnasio
comunale pareggiato. Troppo
lungo sarebbe rifare la storia, del
resto a suo tempo illustrata dal j
la stampa, di questa iniziativa,
seguendola attraverso le fasi del
la sua ttuazione. Basti dire che,
grazie specialmente all'alacre
propaganda ed anche al non lie
ve concorso pecunario del prof
■av. Enrico Macchi (il cui esem
ì pio fu presto seguito da molti al
; t ri benemeriti cittadini, cosicché
oggi il patrimonio supera le 600.-
( 000 lire), la realtà coronò presto
i l'idea e nell'ottobre di quell'anno
DO te va costituirsi la Società la
quale, lungi da ogni carattere
speculativo, mercè opportune
convenzioni col Municipio di Va
rese per l'istituzione del ginna
sio, mantien in vita il Collegio
Convitto Civico, istituzione bene
merita della coltura e dell'istru
Izione nazionale.
Queste le origini dell'istituto
che si è insediato nella grandiosa
villa posta alle falde del Colle
dei Campigli, per posizione ed
ampiezza di parco certo una delle
! migliori della città, di cui la sto
ria narra come passasse da villa
5 soldi la copia
UFFICIO: 920 So. lOth Street
ha o può a buon diritto as
sumersi il diritto verso di lui di
comandarlo in senso inverso di
quello che sente; Silvio Liberato
le. -lo sappiano tutti, lo com
prendano ancora i signori, Di Sil
vestro, non è abituato a fare in
alt un modo il comodo degli altri.
Don Procopio
del duca 1* rancesco 111 d'Este si
gnore di Varese a convento di
cappuccini, da solitaria dimora
signorile a stanza di famiglie vil
leggianti, tino al giorno in cui la
Società non l'acquistò per farla
servire a un nobile e g rande idea
le cui |K)tò aggiungersi anche u
n'aita opera di beneficenza; in
fatti il Civico di Varese fu il pri
mo a lanciare l'idea che i Convit
ti italiani accogliessero i piccoli
profughi superstiti del'terremo
to di Messina e quattro di essi vi
sono ancora ospitati, circondati
dal fraterno amore degli altri
piccoli amici.
Una sommaria occhiata all'e
terno di «mesto istituto permet
te subito di vedere come esso,
per modernità di fabbricati co
struiti dietro Je più recenti esi
genze edilizie e pedagogiche, per
suppellettile di nuovo modello,
per comodità moderne, non è se
condo a nessuno dei più reputati
Convitti. Il prof. Enrico Macchi,
ben noto educatore che già in al
tra sede aveva acquistati titoli
precipui di competenza e pratica
di un ufficio tanto delicato, può
inoltre guidando nell'interno,
mostrare come e con quale lar
ghezza di criteri e di mezzi fun
zioni il Convitto alle cui sorti sa
presiedere con tanto intelletto di
amore.
Questa visita permette subito
di convincersi che non si tratta
di una casa di pura speculazione
come quella che possono offrire
molti Collegi privati, ma di un
luogo di seria e serena educazio
ne, riccamente dotato e che per
mette ai suoi piccoli ospiti non
di condurvi la tetra vita prover
biale, ma una esistenza fami
gliare, circondata da ogni caute
j la e garanzia, tale insomma che
i fanciulli non sono obbligati a
rimanervi, ma domandano e go
lono essi stessi di restare.
La direzione, unendo ad una
; chiara visione del complesso pro
blema didattico e pedagogico u
j na conoscenza sicura degli inse
gnamenti dell'igiene e delle par
ticolari esigenze del giovanetto,
iella sua mente, del suo cuore,
del suo organismo, ha saputo ra
dicalmente trasformare lo stori
co luogo, ampliandolo, dotandolo
di nuovi corpi di fabbricato, di a
riosi dormitori, di luminose aule
di studio, di vasti locali per la ri
creazione all'aperto, ed ha profu
so dappertutto luce elettrica, ac
qua potabile, gas, riscaldamento
*. toimo-sifone, in modo che
o nove ,'--i un resse un senso di
gaiezza e di benessere.
Fra le o]iere di maggiore im
portanza ;He quali la direzione
del Collegio pose mano, va anno
verato il nuovo edificio del gin
nasio pareggiato ai regi, in su
perba posizione che domina la
città, circondato da portici, for
nito di aule spaziose, arredate
òn moderna suppellettile; la
grandiosa palestra-teatro ed il