Both Phones ANNO I. No. 6 PURGHIAMO L'AMBIENTE! ru necessario, tu reclama uai, più, a impune a qualunque costo ! un senato, coi uggioso movimento ni tue sap pia, con omettivi sen e positivi, imi ai e au un azione epuiativa e, ai contempo, euucatrice uei no- i atro annoiente. un azione ui genere s impo-1 ne au ogni costo, eu e necessario assoiutcuiieiiie Cile cmunque si ! senta onesto nen animo e tran | quilio nella coscienza, cne possa vantare cioè il inerito ai essere solo nnuevuto ui principi! onesti, sempre mai inuipenaenti clan a zione bottegaia ed aiiaristica u, chicchessia, l'appoggi con tutta ìa somma delle sue forze. Chi per poco non si senta pei davvero di essere onesto, cne possa cioè, attraverso uno scru poloso esame di coscienza, ri scontrarsi qualche macchia sulla coscienza, non si unisca a noi non solamente, ma non ci si av vicini nemmeno. Non servono a noi compagni disonesti o presso ché tali ; vada sempre la gente d,i questo carato ad ingrossare le ale dei nostri avversari, abbia sempre essa la cura di non da't eli essere vicina a noi per alcun modo, per veruna ragione, sotto nessun pretesto. i'erchè in mezzo al nostro am biente si inizi una energica azio ne epurativa, è necessario ciie pochi, solamente pochi onesti ma coraggiosi sempre, si uniscano a noi, nella lotta ad oltranza che abbiamo ingaggiata per riuscire felicemente allo scopo. Torniamo a ripeterà ancora li na volta : il compito che ci siamo assunto è dei più ardui; noi non ci siamo mai nascoste le grandi difficoltà che bisognerà combat tere per pervenire allo scopo ; ab itiamo fiducia però, piena fiducia di riuscire, di pervenire allo in tento, perchè sono il concetto dal quale partiamo di sempre ed ef ficacemente giovare alle nostre masse immigrate e la forza del più sacrosantq dei diritti di azio ne e di critica che ci spingono, ci animano, c'incoraggiano a lotta re, a seguitare, alacremente se guitare e continuare pur di con seguire il fine, pur di raggiun gere e pur di pervenire a tutte quelle oneste finalità che debbo no sempre mai imperniare il pro gramma di un giornalista colo niale nei rapporti dell'ambiente ove egli creda di potere dare giu sta esplicazione alle sue tenden ze ed alle sue inclinazioni di pro fessione sinceramente sentita e professata. In altri termini, in termini in cisivamente giornalistici, a noi interessa di far comprendere una cosa, una semplice cosa: Si han no dei difetti in mezzo a noi ? cor reggiamoli solo, senza che il pen siero possa correre menomamen te all'idea di giustificarli. I difet ti in generale vanno corretti e non giustificati; correggiamoli, adunque, possano anch'essi ri scontrarsi o notarsi dalla parte nostra. Oh, chi non ha, chi può dire di non avere difetti ? E' vera mente il caso di ripetere: "Chi è senza peccato scagli la prima pietra." Tutto sta sempre a ve dersi da quale parte ne militi la somma maggiore ; perchè, in que sto caso, i maggiori responsabili, i manchevoli ed i colpevoli mag giori dovrebbero essere i primi a rinsavire, dovrebbero affrettar si» in altri termini affrettarsi a ITALIAN WEEKLY NEWSPAPER Devoted to welfare and advancement of the Italiana in America S. LIBERATORE, Direttore itale ammenda dei propri torti, I sicuri di guadagnarci sempre molto verso la nostra massa, giacché un vecchio adagio ha sempre scritto in certe carte I che peccato confessato ,e mezzo | perdonato." ! Si vuole, vogliamo per davve -10, con tutta coscienza giovare alle nostre masse dal pulpito del giornale-e da quello dell'associa zione ì Si sia sinceri e si abbiano principii onesti anzitutto. La gherminella, il brutto gioco, la falsa pretesa, hanno sempre a vuto nei momenti storici della vita una potenzialità caduca. Po vero colui che è costretto ad edi ficare su di un'area sabbiosa! E' fatalmente costretto a ve dersi cadere l'edificio, gran de o piccolo che abbia potuto costruire, da un mo mento all'altro. Sono sempre le l>asi granitiche che dicono della solidità di certe fondamenta e beato .sempre colui il quale sa scavare fino al punto di trovar le per poggiarvi solidamente il suo edificio. Concludendo noi diciamo di a vere tutta la buona intenzione di purgare il nostro ambiente di tutti quegli elementi malefici e morbosi che possano affliggerlo, •n tale azione richiediamo sol# la cooperazione del buon elemento, dell'onesto elemento coloniale perchè ove in tale azione, doves simo sentire il bisogno di ricorre re alla compagnia di disonesti e di bacati, preferiremmo cento voi te dire d'essere sempre soli ad af frontare le responsabilità dj una lotta che, nel suo quadro gene rico, presenta lati difficili, qui stioni complesse, angoli sempre ottusi dovere ridurre e smus sare a dovere. La Ra«segna li primo "oczzo 01 carta" 11 primo trattato violato dalla Germania non è come si crede comunemente il "pezzo di car ta" che garantiva la neutralità belga, ma il trattato del 24 giu gno 181(1 che garantiva la neu tralità delal repubblica di Mores net. Moresnet è una repubblica neutra, un poco più grande ma un poco meno abitata (H. 434 a nime) di Monaco, che si trova tra il Belgio e la Germania, al confi ne della provincia di Liegi e della Prussia renana,. Dal 1817 Moresnet soppresse il servizio militare, ed abolì l'eser cito permanente. Lo Stato adot tò allora la legislazione francese, mentre i processi e le cause a ca rico dei repubblicani di Moresnet venivano deferiti ai tribunali bel- di Verviers ed Aix-le-Chapelle. Il mattino del 1.0 d'agosto 1914, i tedeschi penetrarono nel territorio neutrale di Moresnet, l'occuparono, deportarono in Ger mania duecento abitanti d'origi ;-.e belga, fucilarono due "more snetani" colpevoli d'essersi oppo sti con le armi alla violazione del loro territorio, e lanciarono un proclama ;winunciante l'occupa zione della repubblica. La sorte di Moresnet fu dimenticata nel l'immensità della catastrofe, ma il giorno della conclusione della pace converrà ricordare che un altro po' d< libertà è stata violata insieme a quella del n elgio. PHILADELPHIA, l'A.. SÀBATO, 12 MAGGIO 1917 Cicale* Grilli ® Zanzare La colpa a chi spetta Così s'intitola un articolo, a firma "(Jn azionista", sulle prime co lonne de "La Voce della Colonia" dell'ultima settimana. In questo articolo l'egregio articolista "Un azionista" leggi signor Gio vanni Di Silvestro riepiloga 1111 capitolo di storia della "Ban ca Statale Figli d'ltalia", e nel riepilogarlo questo capitolo pre tende di stabilire taluni dati di fatto che dovrebbero condurlo a quel diritto ed a quella ragione che effettivamente non si hanno. 1 Piano, adagio; cercate a no-! stro riguardo di farci torbide quelle acque che noi crediamo di avere limpide assolutamente; ma :oi non daremo mai campo di farlo, giacché ci siamo proposto di rispondere sempre con i fatti a chiunque possa schierarcisi di fronte con delle semplici mano ■ c tattiche Sempre dicenti di li na posizione falsa, malferma, in sostenibile addi ri tt u ra. Il signor "Un Azionista" deve a nostro modo di vedere soffrire un pochino di quella malattia che chiamasi "amnesia", oppine soltanto di biLtà di memoria. Ove così non fosse egli non avrebbe scritte luello che ha scritto la - scorsa settimana, o meglio che va e sta ripetendo da più di una settima dal tempo cioè in cui la "Sons of Italy State Bank" ha aperto i uni "sportelli liberatori" al gran pubblico della nostra Colonia. (ili appunti e gli spunti pole mici da una parte; le cose a po sto dall'altra, senza divagare, senza sforzarsi menomamente a condurre altri artificiosamente alla difesa ed all'affezione della propria tesi. Un po' di cronisto ria, brevemente tratteggiata e discussa appena appena nel la sua superficie, è neces sario che la si faccia, con criteri però assolutamente obiettivi e di sinteressati. Eccola, nei suoi elo quentissimi capitoli. Quando un gruppo di nostri connazionali pensò alla istituzio ne di una banca statale che dei "Figli d'ltalia" prendesse il nome, non mancarono di quelli,— pochi invero e tra questi sempre primo il signor Giovanni Di Sil vestro, che, per raccogliere a desioni, sentirono il bisogno di ri correre a mezzi artificiosi, ten denti a diffamare, apertamente diffamare tutte le istituzioni bancarie che esistono in Colonia. Si disse, si parlò e si scrisse fi li anco ripetutamente che la nuo va banca sorgeva per combattere il "bossismo esistente nelle al tre", lo ricordi il signor Gio vanni Di Silvestro, rileggendo quello che ha scritto sulle colon ne de "La Voce della Colonia", e pei' dare cioè ai nostri coloni li na istituzione modello in cui o gnuno avrebbe sempre avuto ben garentiti i propri interessi. Si ebbe il torto di incomincia re male, e le conseguenze di tan to scorretto modo di agire era necessario che venissero cosi co me vennero, non già per volere o per risentimento diretti delle al tre banche locali, ma solo per scatto di chi, in giornalismo, se guendo i dettami di una coscien za tranquilla oltre ogni dire, vol le e seppe osservare a proposito, volle e seppe riprendere opportu namente, non la nuova istituzio ne che sorgeva, ma solo quelli che, sorgendo a direzione di essa, non seppero esordire come a vi ebbero dovuto. bolo quando la "banca statale" diventò un fatto compiuto, si venne fuori ad opera e scrit tura sempre del signor Giovanni L)\ Silvestro, noti sempre chi legge, con qualche articolo sdolcinato, dicente e scusante che, mentre sfigurava i fatti ed immaginava nemici, faceva mi nacce a dritta ed a manca, sotto l'una e sotto l'altra ipotesi, ipote si da coscienza dubbia e giusta mente timorosa peraltro, a noi . ionte straordinarie, niente sor i rendenti, perchè certa gente la conosciamo bene, troppo bene in tutte le ioro camaleontiche tra .u'ormazioni. Quando noi ci demmo a com mentare il comunicato di Gari baldi Felici, nór. intendemmo, non volemmo dire contro la Sons of italy State Bank"; non ■ stata mai abitudine nostra quella di combattere le istituzio ni, di qualsiasi genere esse sie no, che sorgano ad iniziativa e .-ir degl'italiani. Vo i. uno !o ripetiamo ancora li volta osservare intorno ad un atto del signor Giovanni Di lv tro, primo vice presidente Te'ila banca, il quale, contro ogni : ! oh da imporsi in modo ì.i;, ciiidiblle all'gmministra 'i 1 di cer o cose, s'era cacciata !n saccoccia, firn ; portarla per tre giorni, senza una plausibile, per lo meno apparentemente, ra gione, una cambiale firmata dal Felici. Ci furono delle ragioni perchè o ì il . ivj. Giovanni Di Silvestro '.'ovetto fare? Le si potevano cor t" .empiite esporre, così come noi fummo cortesi nell'obiezione e re! commento Si preferì invece .".'tra via: quella della minaccia di una guerra ad oltranza a noi non solo, ma puranche ad un cer to numero di banchieri privati che si ardisce dichiarare sieno stati i nostri mandanti. Noi non siamo abituati —lo sappia chi non lo sa ancora a servire pecorinamente la causa di chicchessia; in giornalismo noi seguiamo solo l'impulso della nostra coscienza e lo scatto le gittimo, spontaneo, sempre ir ruente della nostra forza ragio natrice, che è usa agire in modo sempre libero ed indipendente, sciente e disinteressato, a di spetto di qualunque, di qualsiasi cosa si potesse sempre pensare e dire in senso contrario. Cadano adunque e si abbiano il posto che meritano le disquisizioni sibilline e le malignazioni aperte, sempre spudorate e disoneste di coloro i quali pensano di muoverci lotta e di quanti altri hanno sposato l'in carico di attaccarci per l'inco sciente assunzione di un manda to ad essi conferito da altri. Noti ognuno che questo nostro linguaggio non punto considerato remissivo, pauroso o in altra maniera paventoso; in vitiamo invece a capirci differen temente. Noi non ci rimettiamo e nè ci rimetteremmo mai stupi damente nelle mani di chicches sia, perchè abbiamo la coscienza di contrapporre sempre fatti elo quenti alle altrui pure e semplici argomentazioni reticenti e diffa matorie. Il signore, l'egregio, l'esimio "Un Azionista" leggasi sem pre Giovanni Di Silvestro nel le sue deplorevoli, sempre morbo se escandescenze di argomenta tore posticcio, trova posto in mezzo alla sua prosa oscura, tor- bida e senza sponde, di regalar ci, Ira le altre cose, del "bacato" o del "mestierante in giornali smo . Potrebbe e saprebbe duci questo signore le ragioni di tanto suo concetto a nostro riguardo, a riguardo di Silvio Liberato io, si noti bene, e sarebbe egli disposto esporle e discuterle, po lemizzando a viso scoverto, que r.ve ìagioniV Noi, Silvio Libera tore, tutti de "La Rassegna" lo invitiamo, anzi lo sfidiamo a vo lerlo fare. E' il tempo che ai no stri coloni, quando vogliamo far ci conoscere veramente per quel- -10 che siamo, si dicano fatti, si spongano fatti in tutti i loro dettagli ed in tutti i loro parti colari. Le asserzioni vaghe, le pure e semplici produzioni di fantasia ed i prodotti nauseanti di certi sistemi giornalistici han no ormai fatto il loro tempo. C'è • "sogno ora di tutt'altro; c'è bi oyno cioè di evidenza e di real tà per potere a buon diritto par lare ai nostri coloni; e fino a quando non si potrà mettere, non si potrà disporre almeno «li un K'lvno dell'una e dell'altra, nes ma causa rimarrà mai efficac nto o rìV.cretamente combat ita. Ci siamo intesi signor Giovan- Di Silvestro? La campagna contro il console .aseiii e Silvio Liberatore. 1 iVjitoHi Hi Silvesthi, protagonisti ' ili» ben nota campagna contro •I console Naselli, fatta nel 1905, ricordano oggi con minuziosa, encomiabile esattezza di reperto vii rnalistico, ed a proposito di ima certa nostra osservazione al ri'-nardo in uno degli scorsi nu meri, che Silvio Liberatore, al lora direttore de "11 Pungolo Co loniale" avesse data a loro tutta la sua solidarietà l'ino alla con vocazione di un comizio. Si, tut - 11 questo è vero, è questa inve lo la prima volta che i nostri e- Ti'egi contradittori ricordino ti ti fatto che, in sulle prime sempre, mostra e dimostra tutto il lato di una verità vera. Bisogna anda re oltre però, perchè chi legge >ossa formarsi il dovuto convin cimento intorno alla quistione he si dibatte. Allorquando i fratelli Di Sii vostro, insieme a Carlo Tresca, incominciarono a scrivere contro il console Naselli e la sua ammi nistrazione, venne calorosamente ed insistentemente premurata e •ichiesta la solidarietà, insieme a quella di altri giornalisti locali, quella di Silvio Liberatore, il quale la dette subito, spontanea mente e disinteressatamente per due ragioni: la prima perchè si trovava di avere in precedenza a vuto motivo a lagnarsi talu ni fatti del conte Naselli; la se conda perchè credeva che i fra telli Di Silvestro fossero in pie na buona fede ed in piena since rità giornalistica nei loro attac chi e nella loro tanto auto decan tata azione depurativa a figliar lo dell'ufficio consolare di Phi ladelphia. Quando s'accorse però dell'opposto, quando cioè ricevet te le prove potenti che essi attac cavano il console ed il consolato al solo scolio di provocare arresti e processi danti causa a generose sottoscrizioni, si vergognò di a verli in certo modo appoggiati e preferì di sospendere la pubbli cazione del giornale al compito scabrosissimo di passare, dalla parte della difesa, a quella del l'accusa nei rapporti degli attac canti il Consolato. Non fu nessuno ad imporre a Silvio Liberatore, a quell'epoca, la cessazione del giornale. Silvio Liberatore è di natura troppo ribelle perchè potesse soffrire le coercizioni altrui. E' abituato a ave quello che sente, lutto ciò .■he -vii pare giusto di fare a pro ■iio di ogni causa, di ogni ra dine, di qualsiasi disputa. Nes- Come funziona un grande Convitto moderno. - L'origine e la vita del Collegio Civico di Varese Chiusa fra il verde delle colli ne moreniche, la gentile e moder na Varese sorge in posizione ve ramente meravigliosa fra i gran ii laghi lombardi e questo suo : rivilegio naturale e lo spirito di intraprendenza dei suoi uomini di studio e di lavoro le hanno in fuso una vita alacre e veramente mirabile. TI soggiorno salubre e tran quillo che essa offre ha fatto sì ' e 1? sue colline si sono andate zipolando di innumerevoli e son ville, di giardini e di alber !«>hi; il silenzio raccolto dei suoi verdi dintorni concilia quanto piai lo studio ed il raccoglimento. !Ed è così che nella storica e grandiosa Villa Quiete nome ignificativo quanto appropriate prossima al centro della città j e circondata cfa un grande'parco, ,sorto, a 400 metri sul mare, ri parato dai venti, gaio ed ameno. ! un istituto quale pochi in Italia , ed all'estero è dato di incontrare : I il Collegio Convitto Civico. Esso è pubblicamente considerato co" me sito di ricostituzione fisica, di raccoglimento e di studio e co -1 ! ituisce per Varese motivo di le <.vittimo vanto oltre che di soddi sfazione di un bisogno che i tem p moderni facevano particolar mente sentire. Nel 1008, Varese, con una po polazione di oltre 20.000 abitan ti, capoluogo di circondario la cui circoscrizione si estende a ben 100 Comuni, era ancora priva di un ginnasio pareggiato, e la gra ve lacuna ogni giorno più danno sa potè solo in quell'anno venire. colmata. Alcuni cittadini getta rono le basi della creazione di 1111 j Collegio Convitto rispondente in jtutto e per tutto alle moderne e -igenze didattiche ed inteso nel medesimo tempo a rendere pos sibilo l'istituzione di un ginnasio comunale pareggiato. Troppo lungo sarebbe rifare la storia, del resto a suo tempo illustrata dal j la stampa, di questa iniziativa, seguendola attraverso le fasi del la sua ttuazione. Basti dire che, grazie specialmente all'alacre propaganda ed anche al non lie ve concorso pecunario del prof ■av. Enrico Macchi (il cui esem ì pio fu presto seguito da molti al ; t ri benemeriti cittadini, cosicché oggi il patrimonio supera le 600.- ( 000 lire), la realtà coronò presto i l'idea e nell'ottobre di quell'anno DO te va costituirsi la Società la quale, lungi da ogni carattere speculativo, mercè opportune convenzioni col Municipio di Va rese per l'istituzione del ginna sio, mantien in vita il Collegio Convitto Civico, istituzione bene merita della coltura e dell'istru Izione nazionale. Queste le origini dell'istituto che si è insediato nella grandiosa villa posta alle falde del Colle dei Campigli, per posizione ed ampiezza di parco certo una delle ! migliori della città, di cui la sto ria narra come passasse da villa 5 soldi la copia UFFICIO: 920 So. lOth Street ha o può a buon diritto as sumersi il diritto verso di lui di comandarlo in senso inverso di quello che sente; Silvio Liberato le. -lo sappiano tutti, lo com prendano ancora i signori, Di Sil vestro, non è abituato a fare in alt un modo il comodo degli altri. Don Procopio del duca 1* rancesco 111 d'Este si gnore di Varese a convento di cappuccini, da solitaria dimora signorile a stanza di famiglie vil leggianti, tino al giorno in cui la Società non l'acquistò per farla servire a un nobile e g rande idea le cui |K)tò aggiungersi anche u n'aita opera di beneficenza; in fatti il Civico di Varese fu il pri mo a lanciare l'idea che i Convit ti italiani accogliessero i piccoli profughi superstiti del'terremo to di Messina e quattro di essi vi sono ancora ospitati, circondati dal fraterno amore degli altri piccoli amici. Una sommaria occhiata all'e terno di «mesto istituto permet te subito di vedere come esso, per modernità di fabbricati co struiti dietro Je più recenti esi genze edilizie e pedagogiche, per suppellettile di nuovo modello, per comodità moderne, non è se condo a nessuno dei più reputati Convitti. Il prof. Enrico Macchi, ben noto educatore che già in al tra sede aveva acquistati titoli precipui di competenza e pratica di un ufficio tanto delicato, può inoltre guidando nell'interno, mostrare come e con quale lar ghezza di criteri e di mezzi fun zioni il Convitto alle cui sorti sa presiedere con tanto intelletto di amore. Questa visita permette subito di convincersi che non si tratta di una casa di pura speculazione come quella che possono offrire molti Collegi privati, ma di un luogo di seria e serena educazio ne, riccamente dotato e che per mette ai suoi piccoli ospiti non di condurvi la tetra vita prover biale, ma una esistenza fami gliare, circondata da ogni caute j la e garanzia, tale insomma che i fanciulli non sono obbligati a rimanervi, ma domandano e go lono essi stessi di restare. La direzione, unendo ad una ; chiara visione del complesso pro blema didattico e pedagogico u j na conoscenza sicura degli inse gnamenti dell'igiene e delle par ticolari esigenze del giovanetto, iella sua mente, del suo cuore, del suo organismo, ha saputo ra dicalmente trasformare lo stori co luogo, ampliandolo, dotandolo di nuovi corpi di fabbricato, di a riosi dormitori, di luminose aule di studio, di vasti locali per la ri creazione all'aperto, ed ha profu so dappertutto luce elettrica, ac qua potabile, gas, riscaldamento *. toimo-sifone, in modo che o nove ,'--i un resse un senso di gaiezza e di benessere. Fra le o]iere di maggiore im portanza ;He quali la direzione del Collegio pose mano, va anno verato il nuovo edificio del gin nasio pareggiato ai regi, in su perba posizione che domina la città, circondato da portici, for nito di aule spaziose, arredate òn moderna suppellettile; la grandiosa palestra-teatro ed il