La rassegna. (Philadelphia, Pa.) 1917-????, May 05, 1917, Page 7, Image 7

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    NOTEJVARIE
UN DECALOGO PEI SOLDATI
FERITI
li prof. Gustavo Luserna ha
compilato un decalogo per i solda
ti feriti. Ecco i dieci utili coman
damenti, che ogni combattente
dovrebbe avere presenti :
1. Non toccare mai la ferita nè
con' le dita, nè col fazzoletto, nè
con altro oggetto che non sia nel
pacchetto di medicazione.
2. Copri al più presto possibile
la ferita con la garza del tuo pac
chetto, ma devi evitare nel modtf
più assoluto di toccare il pezzo di
garza che dovrà venire in contat
to con la ferita.
3. Non lavare mai la ferita nè
con acqua, nè con soluzioni che
puoi credere disinfettanti.
4. Se possiedi la tintura di jo
dio, applicala intorno alla ferita.
5. Se hai una ferita al ventre,
bada di non bere e tanto più ba
da di non mangiare.
6. Se hai una ferita anche leg
lera al capo, dopo averla fasciata
col materiale del pacchetto, va
subito a farti medicare al posto
di medicazione.
7. Se la ferita dà sangue, dopo
applicata la garza del pacchetto,
stringi la lascia, in modo da com
primere la ferita.
8. Se si tratta di ferita del
braccio o della gamba, e ti accor
gi che dopo la fasciatura la ma
no o il piede diventano gonfi,
vuol dire che la fasciatura è trop
po stretta.
9. Se a malgrado della fascia
tura stretta il sangue continua a
scorrere, cerca di comprimere e
nergicamente con una mano la
fasciatura stessa contro la ferita
e, se si tratta di un braccio o di j
una gamba, prega un compagno
che con un fazzoletto o una cin
ghia o con un laccio qualsiasi ti
leghi circolarmente e molto stret
to il braccio o la coscia, al diso
pra della ferita.
10. Ricordati che, dopo essere
stato così legato al di sopra della
ferita, devi subito andare al po- !
sto di medicazione, perchè man
tenendo per più di due ore il
braccio legato in modo così stret
to, corri il pericolo che gli arti ca
dano in cancrena.
GLI ANIMALI COME ARMI
DA GUERRA
La "Domenica del Corriere"
ha parlato dell'impiego delle api
come arma di guerra. Gli antichi
popoli orientali impiegavano in
guerra oltre le api anche le serpi
velenose. Si ponevano questi ret
tili in vasi d'argilla che si lan
ciavano come bombe in mezzo a
gli assedianti.
Ma qualunque possa essere
l'effetto delle api e delle serpi, vi
sono delle bestie ancora più te
mibili, delle quali si servivano gli
antichi per attaccare le piazze
forti. Durante l'assedio di Co
stantinopoli furono raccolte pa
recchie centinaia di topi infetta
ti di peste e che furono lanciati
sugli abitanti della città assedia
ta e con questo mezzo si riesci a
decimare gli assediati.
I tedeschi, che non sono che i
mitatori dei barbari, vollero imi
tare anche questo mezzo barbaro
per annientare i loro nemici, ten
tando di introdurre i microbi
della peste in Romania, come fu
rivelato da una scoperta fatta
nella Legazione tedesca a Buca
rest, e di cui la "Domenica" pub
blicò i documenti.
Si conosce l'impiego degli ele
fanti in guerra. Pirro e Anniba
le se ne servirono con successo
contro i romani. Gli antichi per
siani ricorsero spesso ai gatti per
incendiare le città e i villaggi dei
paesi nemici. Durante l'invasione
di Dario in Grecia, i generali di
questo re barbaro, lanciavano
sulle città greche degli interi
branchi di gatti, che portavano
una cintura o fascia di pece ac
cesa. I gatti non solo appiccavano
il fuoco alle abitazioni, ma tor
mentati dal dolore assalivano gli
uomini. La storia ci cita dei casi
nei quali fuorono impiegati per
fino degli uccelli per provocare
degli incendi nelle città assediate.
IL CONFINE DELL'ISONZO
I II confine ai tempi dell'alleanza
;era ssegnato come termine mas
j simo alle nostre rivendicazioni
dalla longanimità teutonica per
1 bocca del Fischer. Ma non è qui
che 1 Italia può acecttare i suoi
confini, anche se non perseguisse
che il solo fine strategico, perchè
le occorre a difendersi tutto il
bastione naturale delle Alpi dalla
Carnia a Fiume. In tutti i tempi
la linea dell'lsonzo fu baluardo
insufficiente a proteggere la pe
nisola. Se sull'lsonzo fu portata
la difesa estrema d'ltalia quando
l'impero crollava sotto l'urto bar
barico, e se Teodorico, varcando
quel fiume, disse di aver ricevu
to sulle sue sponde l'impero d'l
talia, Roma non si era contentata
di fortificare la linea del fiume;
ma a sbarrare quella notevole
porta d'Oriente aveva opposto il
"limes italicus orientalis" mura
glia discontinua, che muovendo a
levante di Fiume afforzava il
Carso, si spingeva verso nord
est a toccare il baluardo natura
le delle Alpi Giulie e chiudeva gli
sbocchi alla pianura friulana.
Non si è padroni dell'lsonzo se
non si riesce a dominarne la linea
strategica (dalle vette e dai pas
si delle montagne. Questa verità
è confermata dalla storia milita
re della repubblica veneta, oppor
tunamente ricordata nei -uoi rap
porti con la difesa def contine o
rientale da P. Revelli nel "Tou
ring Club Italiano". Difatti Ve
nezia, non molto prima che Trie
ste cadesse sotto la protezione
austriaca, punì i vincitori del con
te di oGrizia, feudario del pa
triarcato di Aquileia, perchè non
| avevano esteso il dominio di S.
| Marco fino alle Giulie. Non è I*l
- sonzo che può fermare la marcia
! degli invasori; e invano nel 1472
"fu fatta una trincera presso il
! ponte di Gorizia, alla parte verso
; il Friuli, sul fiume Lisonzo e fu
! tirata per sei miglia lungo la ri
i va fin dove è Gradisca e poi con
i tinuate per oltre otto miglia",
j perchè i Turchi irrompevano dai
I varchi indifesi delle Giulie e de
vastavano la campagna friulana.
IL RACCONTO DI UN REDU
CE DALLA GERMANIA
Un giovanotto di Bradford, che
recentemente è riuscito a fuggi
re da Roubaifx, ha iniziato sul
"Times" la storia dei due anni e
mezzo che egli ha dovuto passare
in Germania sotto i tedeschi.
"Tra le varie cose egli scrive
che vidi ed udii a Roubaix ed
a Lilla, nulla mi fece più impres
sione del mutamento avvenuto
nel contegno delle truppe tede
sche dall'ottobre 1914 all'ottobre
1916. I combattenti sono stanchi
della guerra ed hanno abbando
nato qualsiasi pensiero di conqui
sta. Combattono solo perchè cre
dono che le loro case e le loro fa
miglie siano minacciate. Quel
mattino d'autunno del 1914,
quando le truppe tedesche irrup
pero in Roubaix erano tutte ec
citate dalla vittoria, e non dubi
tavano che dinanzi a loro doves
se aprirsi facile e libera la via
di Parigi e di Londra. Cantava
-1 no forte, allora, passando per le
strade. Adesso non cantano più.
Molti, io stesos lo vidi, recano in
volto il segno degli affanni che
hanno nel cuore. Ma per la for
za dell'abitudine, tutti hanno con
servato la più rigorosa disciplina.
Sempre obbediscono ai loro uffi
ciali senza esitazione e senza bat
ter ciglio e li salutano, al pas
saggio, colla rigidezza compassa
ta degli automi. L'anno passato
ho sentito dire da parecchi che la
guerra sarebbe finita il novem
bre 1916. Cerne mai quella data
precisa fosse stata enunciata dai
profeti non saprei dire, ma il fat
to è che la credenza era tra le
truppe assai diffusa. Di regola,
non si può dire che i tedeschi
v.altrattino la popolazione civile
idi Roubaix, a meno che non vi
siano costretti in speciali casi da
gli ufficiali, come quando, per e
sempio, strapparono gli abitan
ti alle loro case per costringerli a
lavori di schiavi. Maltrattamenti
propriamente detti, dunque no,
) ma prepotenze parecchie. 1 tede-
LA RASSEGNA PHILADELPHIA, PA, SABATO, 5 MAGGIO 1917
Ischi si sono riservati il diritto di
viaggiare gratis sui tram e spes
so requisiscono le vetture intera
mente a loro profitto con danno
della popolazione borghese che
costringono ad andare a piedi.
Gli ufficiali che hanno il bigliet
to d'alloggio nelle case si riser
vano le camere migliori e scom
bussolano mobili ed appartamen
' ti a loro capriccio."
LA SIRIA DELLE CROCIATE
La Siria e la Palestina, i fa
mosi paesi della Bibbia, del van
gelo, delle crociate, ritornano a
vivere nella vita moderna, e l'at
tuale guerra resuscita il loro no
me. Intorno alla Siria Franca, la
Siria delle Crociate, parlò con
grande competenza nell'ultimo
numero della "Revue de deux
Mondes" lo storico Louis Nade
lin. Erano i crociati tutti ed e
sclusivamente mossi da un ideale
[religioso? Il Nadelin non lo cre
de. Alcuni avevano pel capo ben
' altro che la liberazione del sepol
cro di Cristo. Lo stesso Tancre
| di, che nella "Gerusalmme" il
I Tasso ci rappresenta come il ti
!po perfetto dell'eroe cristiano,
prima di occuparsi di Gerusa
lemme ha tentato di tagliarsi
fuori per sè un principiato nel
Tarso, sulla costa di Cicilia. Be
mondo, suo zio, altro normanno
di Sicilia, giunse l'anno seguente
a farsi principe d'Antiochia, men
tre inoltrandosi nei paesi dell'Eu
frate Baldovino di Boulogne vi
diventava conte di Edessa. Si vi
de persino Raimondo di Saint-
Gilles insediarsi sovrano di Tri
i poli, Gerusalemme rimaneva lo
scopo supremo ella crociata,
[giacché sarebbe grave errore spo
gliare interamente la spedizione
del suo carattere idealista, ma
tuttavia per ottenere Gerusalem
me si doveva "organizzare la
conquista". Gli ecclesiastici che
accompagnavano la spedizione,
intendevano che la Terra Santa
diventasse una colonia della Chie
sa. Il patriarca doveva essere pel
papa una specie di vice-re. 11 pa
triarca stesso, Daimberto, fino
dal primo consiglio ne formulò la
pretesa. Non ci vuole nessun re
egli proclamava, là dove Cristo
aveva predicato il vangelo, e nes
sun re pure volevano i feudatari
crociati, ma in pari tempo non
intendevano essi essere sotto
messi ai preti. Essi pensavano di
fare della Palestina una specie di
"Repubblica feudale" e per poco
l'ideale non fu raggiunto. In ogni
caso, essi seppero, fin dall'inizio
dopo aver eliminato le pretese
del patriarca, impedire che un
"re" fosse dato alla conquista.
La leggenda vuole che Goffredo
di Buglione abbia "rifiutato per
modestia cristiana di portare la
corona d'oro là dove Cristo era
stato coronato di spine". L'esame
dei testi infirma questa pia tra
dizione. Se, riconosciuto capo del
la città, non prese che il titolo di
"difensore del Santo Sepolcro" è
che signori e preti erano d'accor
do fra loro, almno su questo pun
to, nel non ammettere nessuna
monarchia in terra santa. Goffre
do, dopo aver assicurato la sua
conquista, si addormentava nella
pace del signore ai piedi del Gol
gota. Senonchè accadde questo:
le sue virtù ed i suoi servizi gli
valsero tale autorità che bastò al
suo letto di morte che egli desi
gnasse come suo successore, suo
fratello Baldovino conte di Edes
sa, perchè questi fosse sul punto
di imporsi. Ma aßldovino era am
bizioso quanto Gofredo era mo
desto. Egli prese il titolo di re;
ed il "Regno di Gerusalemme"
veniva così fondato con una spe
cie di supremazia sulle altre cit
tà della Siria.
DOTT. G. POLISTINA
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PHILA., PA.
OPERAI, ABBONATEVI
A "LA RASSEGNA"
Robert Louis Stevenson
Sixtoy years ago, a little boy, an
only child, lived in Edinburgh. His
l'ather carne of a family of great en
; gineers, the Stevensons. His mother
was of Covenanter stock, brave and
good. But Robert Louis Stevenson was
such a puny, delicate child, that it did
not seem as if he could ever ilo proper
credit to his ancestry. He had one 111 -
ness after another. Every winter and
spring his mother had to take him
away from the cold Scotch climate, so
that his schooling could not go on
regularly. When he was eight years
old, he was an ailing, white-faced boy,
j not even able to read. But he loved
books, and his mother and his old
nurse Alison read aloud to him con
tinually. He dictated to his mother,
too, when he was six years old, a
history of Moses, founded on the
Bible story. He drew pictures for this
story himself.
At eleven, he was doing fairly well
at school, when his work was again
interrupted by illness. A boarding
I school near London did not help his
health. At last he was put in a small
Edinburgh school intended only for
backward and delicate boys, and there
he was able to keep up his lessons for
several years, though every now and
then he had to go south on account of
his frail lungs. At fourteen, so an old
! schoolfellow tells, "he was assuredly
badly set up. His li'mbs were long and
I lean and spidery, and his chest fiat, so
as almost to suggest some malnutri
tion, such sharp angles and cornerà
did his joints make under his clothes."
He was never precocious, but always
persistent and hard-working. He loved
languages, and had made up his mind
to be an author. He laid out plana for
educating himself in style and expres
sion an dthose who knew him best, say
that he toiled like a hero to fit him
' self for literature. In the midst of 111-
! ness he was always cheerful and
'plucky. "Quit you like men, be strong,"
| was the text he always remembered
iand followed. Manliness was his aim,
and he delighted in hard tasks. Health
[ of body he could not have ; but he was
determined to have health of mind;
| and he did. "True health," he once
: wrote, "is to be able to do without it."
j When he grew up and began lo
I write in earnest, he always: took the
I valiant and wholesome side of things.
He tried engineering to please his
I father; he tried the law, but hls health
threw him back more and more upon
writing, and be loved it better than
anything else. Ali the power and the
couragc that was in him, flamed out
'in his work. A London critic ohjected
lto some of his essayes, because they
. treated life from the standpoint of
Icarèlesf" strength. Tt was ali very well,
the critic said, for tihs new author,
who was evidently a splendidly
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healthy, powerful young man, to talk
about fortitude and achievement.
What did such writers know about the
struggles of the weak and suffering?
Stevenson, when he read this, wrote a
personal letter to the critic and toìd
him what the truth was. and they be
came great friend». When they met,
the man who had imagined him ai* a
young athlete, was shockgd at the
frail, delicate individuai whom he saw.
But Stevenson was not weak, except
in body. He was like a sword, strong
and valorous in a frail scabbard.
He lived much of doors, canoeing
and camping, and traveled about a
good deal, and lived in the south of
Europe, in Switzerland and in Cali
fornia. He had terrible hemorrhages
froni the lunga, and more than once
seemed to be dying but he never was
daunted. A great Scotch critic has said
that to understand Stevenson, "one
must have put up a little blood." To
realize fully the quality of his brave
gayety, we must know how he faced
death and yet smiled. When he could
not write, or even raise his head for
fear of bringing on fresh hemorrhages
he would dictate and dictate me
morable pages, too. "His ltfe seemed
tto hang by a thread for years. The
1 slightest exposure or exertion was apt
to bring on a prostating attack of
l'ough, hemorrhage and fever.. He
was rarely out of the tìoctor's hands,
and often forbidden to speak.. Yetrthe
torial was manfully borne; his pre
sence never ceased to be sunshine to
those about him; and in every interval
of respite, he worked with eager toil
and in unremitting pursuit of the
standard he had set himself."
What he accomplished, ali the world
knows, from the boy who devours
"Treasure Island," to the man who is
deeply stirred by "Dr. Jekyll and Mr.
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