La rassegna. (Philadelphia, Pa.) 1917-????, April 28, 1917, Page 5, Image 5

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    UN CAPPELLANO MILITARE
Novella di Alfonso fi. Monjjiardini
■ Don Lino, sì, bisogna che ve
lo dica, mi pare che me li faccia-
Ite diventare troppo sentimenta
| Il sacerdote non rispose. Guar
dava fuori dall'apertura del rico
vero, con i suoi grandi occhi az
zurri che mettevano una luce di
dolcezza quasi soprannaturale sul
suo volto aristocratico, e tramu
tavano in una maschera ascetica
quella che serbava le stigamte di
luna antica stirpe di guerrieri e
jli dominatori.
Il capitano intanto, frugando
ta. il ciarpame di .svariatissimo
[enere che ingombrava la sua ta
la. riuscì ad estrarre, sotto ur,
iagotto di mutande e di carte to
«grafiche legate insieme frater
lamente con un paio di gambali
ina vecchia cassetta da munizio
ni ; l'aprì, e ne tolse con aria
trionfante una bottiglia, che misu
Botto il naso del sacerdote.
* Guardate che cosa vi offro!
■ Oh ! Maraschino di Zara !
il cappellano sorridendo,
fi- E come l'avete qui? Mantene
te dunque un traffico illecito eoi
nemico? Non deve essere facile
di farsi venire oggi del Maraschi
no dalla sua povera città di ori-
I No; rispose il capitano.
» Ne avevo molte bottiglie in
Basa prima della guerra. All'ulti
ma licenza, me ne son messe due
nella valigia, perchè mi pareva
che dovessero portare fortuna
mila nostra avanzata. Avete
qui, sulla fronie italiana un po'
«di Dalmazia in bottiglia! E' un
bel fatto, non è vero? Mi dispia
ce però, reverendo, di non posse
dere bicchierini Spero non vi
Handalizzerete se vi offrirò il
dentro una scatolet
#
Per qualunque lavoro Tipografico
RIVOLGETEVI ALLA TIPOGRAFIA DELLA
I RASSEGNA
B
■
1 920 S. 10TH ST., PHILA
ta da conserva, che almeno, posso
garantirvi, è stata accuratamen
te lavata
Grazie, sono astemio.
Ah no! oggi dovete fare u
n'eccezione! Come? Un liquore d'
aZra, non èun liquore E' u
na bandiera !
Va bene, appena una goccia
per assaggiarlo rispose il sa
cerdote accettando per far piace
re all'ospite.
Dicevamo dunque, reveren
do? continuò il capitano, ri
prendendo il suo primo discorso
Ecco sì i soldati vi adorano,
e ne ho piacere. Vi adorano per
la vostra bontà squisita; ed an
che perchè non avete la minima
paura delle pallottole Vi spin
gete fino alla prima linea, siete
sempre dovunque la vostra paro
la, il vostro conforto, il vostro e
sempio possano sollevare un mo
rente, far sorridere un affranto
rinfrancare un timoroso. Ricono
sco anche volentieri che i subli
mi sentimenti che voi inspirato
nei miei uomini, con una strana
e quts. Musplkah.'te suggestioni
immediata, ourn uiscono molto
3 renderli ii-rietan ente discipli
nari, impavidi sotto il fuoco, as
solutamente sprezzanti della
molte all'assalto Ma però c'è
qualche cosa, talvolta, nei vostri
discorsi ai poldati, che, a mio ve
dere, rammollisce un poco il loro
cuor* 1 Voi nr.u li fate piangere
di commozione sul nemico cadu
to o ferito E' un po' troppo'
Non dovreste dimenticare le
mazze chiodate, i pugnali, i gas
asfissianti, le false rese, i tiri
con*." • ' portaferiti Non dovre
ste I menti 'are che abbiamo di
contro un n..mici< che ci odia, eh .
ò sp.-isc sleale, che si serve di
LA RASSEGNA PHILADELPHIA, PA., SABATO, 28 APRILE 1917
mezzi indegni Bisogna essere
un po' più duri con quella gente !
E se non giungeremo ad adope
rare i loro stessi mezzi, perchè ci j
sembra che maccherebbero l'o
nore delal nostra divisa, non è
nemmeno il caso di fare troppi'
complimenti
In quell'istante le pareti del ri
covero furono scosse come dal
terremoto; sembrava che tutto
dovesse dilaniarsi e crollare, al
cuni ciottoli si staccarono dalla
volta.
Ma nessuno dei due uomini si
mosse. Qualche attimo dopo, ur
caporale venendo dal cammina
mento si presentò sulla soglia
della tana.
—Un trecentocinque? gli
domandò l'ufficiale.
Sì, signor capitano, credo.
Ma non ha fatto nulla.
—Dov'è caduto?
Ad una trentina di metri
dietro la seconda trincea. Nessun
danno, nè agli uomini nè ai ma
teriali, nè ai camminamenti.
eßnissimo. leri tiravano
troppo corto, e oggi troppo lun
go. Va pure.
Che cosa pensate dunque,
reverendo, di quanto vi ho detto?
continuò il capitano quando i)
caporale fu scomparso. Non mi'
avete risposto una sola parola.
Forse mi avete risposto una sola
parola. Forse vi dispiace? Ve ne
siete avuto a male?
No, no! esclamò subito
il cappellano alzando la mano sot
tile e nervosa. Poi abbassò la va
sta fronte su quella mano e rima
se un momento assorto.
No, no, non è questo.
Continuò poi con voce più pro
fonda. E' che voi riaprite una
piaga, è che voi ridestate in me
un conflitto interiore che io vo
levo già chiuso Che cosa
penserete voi esclamò poi ad
un tratto con voce concitata rial
zando fieramente la testa se vi
confesserò che dieci volte al gior
no, traversando una trincea, son
preso da una smania pazza di af
ferrare un fucile e di mettermi a
sparare anch'io di racocgliere una
bomba a mano e di scagliarla
contro il nemico
Voi esclamò l'ufficiale
vivamente interessato. Possibile'
Voi così mite, voi che sembrate
rifuggire dalla violenza? Voi che
talvolta chiudete gli occhi e vol
gete la testa dall'altra parte, co
me per non vedere il sangue, per
non vedere l'uccisione
—Sì, io! proprio io! ripre
se il sacerdote fissando il suo
interlocutore e assentendo violen
temente con la testa. E se
chiudo gli occhi, è per non vede
re quello che tanto mi attrae, per
sfuggire alla tentazione del com
battimento, insomma! Vi di
menticate che dietro me ci sono
otto o dieci generazioni di uo
mini di guerra, ci sono tutti quei
conti e quei duchi che vestirono
di ferro fin dall'adolescenza, e
che tennero sempre la spada sgu
ainata; ci ho avuto poi il nonno
che ha combattuto con Carlo Al
berto, e ci ho uno zio bene
questa è un po' grossa per un sa
cerdote! ci ho uno zio che 5
entrato a Roma in quel tal gior
no del 1870 attraverso alla
famosa braccia. Lasciamo an
dare! Insomma, da che mi
son messo addosso questa bella
divisa grigio verde, con tanto di
stellette, da che sul mio cappel
lo a prete son germogliati i gal
loni, il sangue di tutta quella mia
vecchia gente mi ribolle nelle ve
ne No. non ridete capitano:
se sapeste quanto io ne soffro!
Sì, ne soffro perchè non ho il di
ritto di sentire così. La mia voca
zione religiosa è stata sempre
sincera e profonda, e lo è tut
tora e lo sarà sempre. Io sono qui
per consolare gli afflitti, per sai
vare le anime, e non per uccide
re
"Io faccio dunque uno sforzo
continuo su me stesso per essere
sempre e soltanto quel sacerdoto
che sono. E ladesso voicapiretd
bene cometalvolta io possa forse
esagerali nel predicare la bontà
e i! perdono, cosa di cui mi ave
te poc'anzi rimproverato. Io vo
glio, ad ogni costo, reprimere
quel che c'è di bellicosa nella mia
natura, ed a cui rinunzia per
sempre 1 gorno in cui indossa,
i paramenti sacerdotali; io vo
glio sradicare dal mio essere fin
l'ombra dell'eccitazione alla vio j
lenza fisica, e alla vendetta. !
Io deve essere soltanto il segua
ce di Colui che volse l'altra guan
cia quando fu colpito dalia cef
fata 'Egli disse, è vero, altre
sì: date a Cesare quel che è di
Cesare". A voi, soldati di Cesare
spetta dare la forza, la giovinez
za il sangue, per la Patria
Io devo "dare a Dio quel che è
di Dio" cioè le anime E
devo insegnare la dolcezza e il
perdono.
"Queste mani consacrate a cu
rare pietosamente la ferita, a se
gnare la croce nel gesto dell'asso
luzione, non possono, non debbo
no fremere dalla febbre di strin
gere un fucile, per l'assalto ma
gnifico, eroico, per il combatti
mento corpo a corp ner la /it
toria
"Ah non ridete, vi prego nuo
vamente, non ridete di questa
mia eccitazione! Anche esclu
dendo i miei sentimenti religiosi
riprese poi don Lino più cal
mo vi è una considerazione di
lealtà puramente umana. Le leg
gi internazionali ci proteggono,
impediscono che si tiri su di noi ;
e dunque compiremmo un vilissi
mo tradimento se impugnando
un'arma ci rendessimo uguali ai
combattenti.
—Oh in quanto a questo,
interruppe finalmente il capitano
ridendo i vostri scrupoli sono
superflui. Quella gente là, lo sa
pete bene, non bada tanto pel sot
tile; e, quando possono, tirano vo
lentieri contro i sacerdoti, con
tro la Croce Rossa, contro i feri
ti Vedrete, vedrete! Capiterà
anche a voi, e allora
Allora terminò don Lino
che aveva ripreso completamente
l'impero su sè stesso io cadrò
chiedendo al Signore che perdoni
ai nemici, e che li illumini, e salvi
le anime loro, poiché essi sono ac
ciecati e non sanno quel che si
fanno
Il sacerdote era rimasto di nuo
vo con gli occhi chiari e dolcissi
mi assorti nella luce che veniva
dalla soglia. Egli aveva una tale
espressione di estasi mistica, ch«
il capitano non osò più scherzare
né insistere. Ma sentiva molta
voglia di dire al suo compagno
che aveva sbagliato mestiere. Pei
bacco ! che magnifico ufficiale dei
bersaglieri si sarebbe fatto con
quell'uomo!
Alcune settimane dopo, duran
te una notte di bufera, don Lino
accorreva verso una trincea di
prima linea. Un reparto austria
co si era avvicinato, col favor
delle tenebre e della tempesta,
per gettare qualche bomba den
tro i nostri parapetti. I bersaglie
ri erano usciti al contrattacco.
C'era stata sul terreno scoperto
una mischia feroce e confusa alla
luce sinistra dei lampi, dei riflet
tori, dei razzi, in una fantasma
goria di scoppi di splendori, di
fragori I nemici erano stati ri
cacciati ; ma il terreno fra la no
stra e l'avversaria trincea era ri
masto cospaso di feriti.
Bisogna andare subito, su
bito a raccoglierli! insisteva
don Lino, appena giunto nella
trincea; ma il tenente gli faceva
osservare che era impossibile; i!
terreno era spazzato di continuo
dalla mitraglia
Più tardi si poterono incomin
ciare le trattative, col megafono.
Fu stabilito che prima sarebbero
usciti gli italiani a raccogliere 1
loro feriti, poi gli austriaci. La
rabbia della mitraglia si tacque.
Alle prime luci dell'alba, don
Lino accompagnato da vari por
tatori con lettighe e dal vessillo
bianco con la rossa croce, scaval
cò il parapetto della trincea. Alla
fioca livida luce di quella matti
nata tempestosa, egli cercava ri
conoscere i nostri ;si chinava, li
chiamava, li faceva caricare sul
le barelle, che svelti li portavano
a salvazione.
Altre voci lamentosa implora
vano, sempre più in là : e don Li
no si allontanava sempre più dal
punto di partenza, si inoltrava in
una valletta scoscesa, dove mag
giore era la distanza fra le trin
cee nostre e le nemiche. Si accor
se di essere ormai molto più vici
no a queste che a quelle ; ma non
si turbò Ad un tratto un sibilo
acuto gli passò presso l'orecchio.
Il portaferiti che era vicino a lui
si gettò rapido a terra.
Tirano a noi, reverendo!
esclamò. Ma don Lino nonché
curvarsi, alzò fieramente la te
sta, afferrò il vessillo, e lo sven
tolò in aria. Ormai la luce era
sufficiente perchè si potesse ve
dere da qualunque punto la rossa
croce sulla bianca bandiera -
Altre quattro o cinque palle
pasarono sinistre vicino alla sua
testa. Una crepitò nell'asta del
vessillo
Arrendetevi gridò una
voce vicina.
Si-imo della Croce Rossa t
rispose il sacerdote. Ma sei
baionette sbucarono dai cespugli,
dalel pietre, dal suolo. Egli, e due
seguaci furono spinti verso il po
sto avanzato nemico, dove furono
cacciati giù nel camminamento
col calcio dei fucil(i. Don Lino
con le ciglia aggrottate ed il capo
basso, i denti stretti, chiedeva al
Signore la calma e costringeva la
furiosa collera fremente nel suo
cuore.
Dopo dieci minuti di marcia si
trovarono davanti ad un ufficiale
tozzo, rosso, con un grugno bru
tale affogato in un ispido pelame
rossigno.
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