La rassegna. (Philadelphia, Pa.) 1917-????, April 28, 1917, Page 3, Image 3

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    E* l'Aquila un dono gratuito?
Per quanto spessa sia la la mu
raglia cinese che separa il mon
do germanico dalla vita morale
degli altri popoli, non è possibi
le che un così grande avvenimen
to come questo della Rivoluziono
russa non eserciti, per qualche
fessura, una qualche influenza
nelle zone meno refrattarie. La
polemica sul suffragio universa
le, improvvisamente accesasi tn.
il socialista bethmanniano Schei
demann e la stampa dei Junkers,
sarebbe un indizio di penetrazio
ne. Ma non bisogna mai troppo
fidare nella efficacia dei motivi
etici sulla mente tedesca che
accetta invece e subisce più fa
cilmente la forza espansiva e
persuasiva degli interessi.
Comunque, questo della lotta
contro lo czarismo è un "alibi"
oramai decaduto della difesa dei
socialisti tedeschi, nel processo
della guerra europea.
E' noto che una elle ragioni
anzi direi l'unica, espressa, come
determinante dai socialisti tede
schi nella Dichiarazione del \ a
gosto al Reichstag per i crediti
della guerra, fu appunto la nota
contro lo czarismo. "Per il nostro
popolo e il suo avvenire di liber
tà diceva quella Dichiarazio
ne una vittoria del dispotismo
russo, del dispotismo macchiato
di tanto sangue dei migliori figli
della Russia, sarebbe un disa
stro. E' necessario dunque allon
tanare la iattura ,e salvare le sor
ti della Kultur e l'indipendenza
del nostro paese. Noi compiamo
così il nostro dovei'e, che abbia
mo sempre proclamato, e non ab
bandoniamo la nostra patria nei
l'ora del pericolo". Non ab
bandonare la patria nell'ora del
pericolo è il dovere elementare di
tutti i cittadini e di tutti i par
titi. E non ci «arebbe bisogno di
dir altro, dopo per giusti
ficare l'azione favorevole alla
guerra. Ma i socialisti, tedeschi,
che, come i politicanti di tutti I
paesi hanno l'orrore delle idee
semplici e dei sentimenti naturali
e non sono soddisfatti se non im
pongono una sciocca maschera
dottrinaria al puro volto della
vita umana, vollero andare oltre
il limito della verità e della real
tà, e si imbatterono quindi nellt»
stessa motivazione dei loro av
versari, i conservatori dell'impe
ro: ia motivazione della lotta
contro il dispotismo russo, che
l'ino al giorno prima essi aveva
no combattuto come falsa in sè
stessa ed estranea alle ragioni
della guerra europea. "Ah la lot
ta contro la Russia, la lotta con
tro lo czarismo macchiato di san
gue, e, come è qualificato nell.i
stampa fino ad ieri entusiasta de:
prodigi dello "knut" contro lo
czarismo senza fede, dovrebbe
essere nel programma delle ri
vendicazioni della social demo
crazia tedesca?" satireggiava
quarantott'ore prima della Di
chiarazione del 4 agosto, il grai
giornale del partito socialista, il
"Vorwarts". Come poi il cam
biamento a visat sia avvenuto, e
la motivazione dei Junkers sia di
ventata la motivazione di guerra
dei socialisti, inutile approfondi
re. Da molto tempo tento di fai
penetrare nel pubblico italiano
questa fondamentale verità, che
una certa esperienza intellettua
le mi autorizza a classificare fra
quelle eteme: cioè, che le parole
e le idee sono le provvisorie com -
pagne della vita, ma non sono la
vita. Guai agli ingenui e non
dico agli imbecilli i quali ere
dono alle parole e alle idee che
apprendono oggi, e non sanno o
non ricordano la parte che le
stesse idee e le stesse parole rap
presentarono ieri! Dubitare "ne
cesse est".
Comunque, ripeto, questo "a
--libi" dei socialisti tedeschi, della
lotta contro lo czarismo, è cadu
to con la rivoluzione russa. Quel
che appunto voleva il Vorwarts
del 2 agosto, e cioè che non gli
eserciti del Kaiser, ma "il popolo
russo in generale, il proletario
russo in particolare, pensassero
ad abbattere lo czarismo", è av
venuto: il popolo russo, il prole
tariato russo, hanno compiuto
l'opera loro e, guardate bizzar
rie della storia, l'hanno compiuto
contro il volere stesso dei socia
listi tedeschi. Perchè, quale era
il volere dei socialisti tedeschi
affiliati alla persona di Beth
mann-Hollveg, se non la penna
nenza dello czarismo e dell'auto
crazia burocratica, connivente
con la politica germanica per un i
pace separata? La rivoluzione
russa fu determinata, e precipi
tata, dalla azione appunto della
politica germanica, diretta a so
stenere, sia pure nel disonore d.
una pace separata, quello czari
smo che i Junkers prima, i socia
listi dopo, dicevano si dovesse
abbattere per la gloria della ci
viltà europea e della Kultur, an
che con la guerra. Vi assicuro, è
inesauribile l'ironia nella lotta
della vita, tanto in pace che in
guerra.
Infine, col consenso o meno dei
socialisti tedeschi e del loro Can
celliere, la rivoluzione russa è un
fatto compiuto. E poiché non si
conoscono fatti politici isolati nel
mondo, e la caratteristica della
libertà è nella energia epidemica
del suo "virus", che non teme o
stacoli di spazio e di tempo, non
è difficile, sebbene sia audace,
prevedere che, non ostante tutto
e quando il tutto è lo Stato
Prussiano, si prevede nel bronzo
la Rivoluzione russa finirà
con l'esercitare sul prussia
ni smo quell'azione che i Junkers
prima e i socialisti dopo diceva
no che la Kultur avrebbe eserci
tato, o dovuto esercitare sullo
czarismo. Le alte grida dei gior
nali conservatori all'anunzio del
progetto di legge sul suffragio li
ni versale non mi sembrano indi
zi vani. E se Scheidemann vorrà
ancora mantenere la sua qualifi
ca di socialista non potrà a meno
di insistere su quel progetto. I
partiti avanzati non possono con
sentire ad un'azione che non en
tri precisamente nelle linee dei
loro programma, se non a certe
condizioni. Tanto di politica co
loniale, e tanto di tassa progres
siva. Tanto di guerra, e tanto di
suffragio universale, o altra mer
ce del genere. Il commercio non è
nuovo, e non credo che le leggi
mutino nell'esclusivo interesso
del Cancelliere germanico. "Credi
tu che l'aquila sia un dono gra
tuito?"
Bismark fu, nel primo periodo
della sua vita politica, un terri
bile reazionario, reazionario al
punto di combattere perfino lì
dono della corona imperiale che
il Parlamento di Francoforte of
friva al re di Prussia, per la pau
ra degli oferentfi, che, erano, co
me si sa, i democratici della Ger
mania. Resti pure la corona im
pjeriale all'Austria, ma non sia
accettata dalle mani dei democra
tici ! E in un discorso formidabi
!e, dal punto di vista reazionario
ricostruendo il dialogo tra Marx,
il buon cacciatore, e Robin, il ge
nio del male, del "Freischutz" >
Weber il grand'uomo non di
sdegnava neppure libretti d'ope
retta per l'efficacia della sua elo
quenza e ricordando la rispo
sta che Robin diede a Mark do
po che questi gli ebbe richiesto
nuove palle incantate per uccide
re un'altra aquila: Non vedete
dunque, egli concludeva, che è la
democrazia che offre al re la co
rona imperiale? E credete che
essa faccia l'offerta per nulla ?
che essa lavori per il Re di Prus
sia? Un giorno essa si drizzerà d'
contro al re, e, come Robin a
Marx, gli domanderà l'anima in
cambio della palla che ha ucciso
l'aquila. E la perorazione prò
dusse tutto il suo effetto.
Vede oggi il signor Bethmann
Hollweg l'ombra di Robin nella
figura di Scheideman?
Certo, il fuoco che oggi divam
pa nella stampa conservatrice, in
seguito alla proposta di Scheide
mann, deve essere latente da
LA RASSEGNA PHILADELPHIA, PA., SABATO, 28 APRILE 1917
qualche tempo nelle discussioni
politiche dell'impero, se nel di
scorso di eßthmann-Hollweg, del
febbraio scorso, se ne-sentono gli
scoppiettii. Non so se avete av
vertito, attraverso la discussio
ne sui sottomarini, ma io ho no
tato a mente questo periodo che
oggi acquista per me il valore di
una rivoluzione: "Dunque si di
scuta il problema della rioganiz
zazione dei diritti politici, non si
potrà ammettere il principio, d
ricompensare il popolo per quel
lo che ha fatto in guerra : che sa
rebbe un principio umiliante. Nel
rioganizzare i diritti politici bi
sogna soltanto aver di mira la
mentalità popolare, per vedere se
questa ha la capacità corrispon
dente alla funzione politica".
"Ricompensare" il popolo! A
veva forse Scheidemann disteso
già il braccio per presentare il
conto ?
Presto o tardi aveva profe
tizzato Bismarck il nemico in
torno si leverà in piedi dinanzi al
re di compensa", e mostrandogli
l'emblama dell'aquila sui nuovi
vessilli imperiali, gli dirà: "Cre
di tu che l'aquila sia un dono gra
tuito?".
Oh, la musica del "Freischu
tz"! Se ne sentono gli ultimi e
chi nel malinconico discorso d
Bethmann Hollweg.
RASTIGNAC.
Maria Clara
Non av èva altr'oro che i suoi
l>ei capelli d'oro, e nei calmi occhi
un grande paradiso. Quando cam
minava per la strada, c'era qual-j
cosa in lei che pareva mandasse
profumo. La chiamavano Maria
Clara.
Sui lini trasparenti, su le doci
li stoffe di seta, ricamava dal
mattino al crepuscolo con le sue
dita leggere. Nei tramonti az
zurri del mese d'aprile pensava
di regalare ad un amante la sua
bianca gioventù. E nelle chiare
domeniche dell'estate, quando l'o
dore della campagna entra nelle
città vertiginose, quando le ra
gazze di vent'anni si lasciano tal
volta invaghire dal primo che le
guarda con poesia, Maria Clara,
con una bella rosa punteggiata
nella camicetta gonfia del suo re
spiro, gli dava il braccio e se no
andavano, tacendo, a ridere di fe
licità. L'anno dopo, con un velo
bianco, le aveva promesso di con
durla in chiesa. E Maria Clara,
sotto la finestra con un raggio di
sole nei capelli, serenamente ri
camava.
Ma ormai tutto questo era lon
tano; le sue bianche dita veloci
ora si abbandonavano sul cane
vaccio pesante : le matasse di
bella seta, inoperose, le opprime
vano il grembo. Non c'era più
musica nel rumore della vita. Era
inutile, inutile ricamare. Anche i
suoi capelli biondi, anche la sua
| cintura fina, ed il suo piede leg
gero, e la sua piccola mano da
ricamatrice; tutto questo non le
lava più gioia. Si era spenta la
poesia nel cuore della viW
A San Martino del Carso, in un
giorno d'avanzata, sotto le raffi
che di mitraglia che aravano il
' l ande cimitero, anche lui, come
una vergine, aveva regalato ad
un amante la sua bianca gioven
tù.
Lo avevano portato a morire
in un ospedale da campo, e così le
aveva scritto prima di chiudere
gli occhi :
"Ha battezzato con tutto il mio
sangue un palmo di stupenda
frontiera. Sono calmo. Fra poco
sentirò nel mio silenzio entrare
Dio. Tu sei giovine, sei bella, e
non ti vedrò più, Maria Clara.
Ma non baciare mai con la tua
bocca rossa chi non avrà compiu
ta l'opera dei nostri cimiteri. Qui
tutti urlano Adesso viene l'om
bra Sei bella come la vita, Ma
ria Clara "
Quella mattina, quando si le
vò, nel guardarsi allo specchio le
parve di avere quarant'anni. E
pensava: "lnvece ne ho quasi
ventitré". Nella piccola stanz 1
entrava senza tepore il sole del
l'inverno. E pensava: "Rica
mare Anche oggi, anche doma
ni, ricamare Come sono stan
ca !" TuttavJa cosparse con un
po' di cipria la sua pelle traspa
rente, poi con indugio, con una
specie di fatica, disciolse davan
ti allo specchio la sua lunga trec
cia bionda.
E pensava: "Non ho altro
che la mia lunga treccia bionda."
Le cadeva sin quasi alle ginoc
chia, era folta era morbida, co
me la più bella matassa delle sue
docili sete. Pensò a lui che, im
pallidendo vi affondava la boc
ca Pensò a lui che dormiva per
sempre, a San Martino del Car
so, in un piccolo cimitero.
Allora la cosparse di profumo
e con un largo pettine, lentamen
te, con un singolare brivido la
pettinò. Poi ne fece 1111 gran no
do, vi mise qualche forcella, e si
vestì piano piano, guardando la
sua bianca pelle che traspariva
sotto l'abito nero. Prese da un
bicchiere di cristallo un mazzo di
violette quasi appassite, che
mandavano buon odore, se le na
scose nella cintura, e uscì.
La mattina d'inverno brillava
per i selciati aspri di gelo. Quasi
le parve che le strade oscillasse
ro, la folla producesse uno strepi
to enorme, le parve di sentire la
città battere contro il suo picco
lo cuore. La neve, con arcobale
ni bianchi, incendiava le gron
daie,
E camminò rasente il muro,
veloce, con impeto, quasi temes
se il pericolo di un pentimento.
Entrò nel profumato negozio d'
un parrucchiere da signora, ove,
a quell'ora mattutina, si lucida
vano gli specchi. Il pronrietario
aveva una liscia barba da poma
tiere, una voluttuosa chioma da
riformato. Con celerità, Maria
Clara si levò i! cappello, tolse le
forcine, scosse indietro e lasciò
cadere la sua maravigliosa trec
cia bionda.
Quanto mi offre per i miei
capelli ?
Ma ccm le viene in mente
signorina?
Sì ; mi dica un prezzo.
L'artefice volle in piena luce
guardare la mercanzia, pesarla,
sincerarsi che non fosse tinta
provarne la resistenza, infine do
po lunga discussione, le offerse,
dato il cambio su Parigi, trecen
to lire.
Va bene. La tagli pure.
Maria Clara chiuse gli occhi
Sentì cadere dalla sua fronte quel
magnifico e necessario peso, che
le prodigava per tutte le vene un
senso di gloriosa gioventù.
Qualche lacrima cadde su la
sua manica nera.
E così povera, così umile, si
affacciò barcollando alla soglia
si lasciò nuovamente afferrare
dal turbine della strada. Non c'e
ra più musica nel rumore della
vita.
Nondimeno cammin». Tutta
l'anima le faceva male.
In una grande Banca, piena di
uomini frettolosi, tolse dal guan
to il denaro della sua treccia >
comperò tre cartelle del Prestit i
Nazionale.
Ora, con quei capelli corti, le
pareva che tutti la guardassero
come una sfacciata ballerina. Ma
nel sole dell'inverno, frammezzo
a quella città immensa che tutta
se'inarcava e pulsava nell'urto
contro il Carso formidabile, an
che a lei, piccola ricamatrice, par
ve di aver battezzato con se stes
sa un palmo di frontiera.
Poi fece ancora questo. Salì
con il suo piede leggero lo scalon
di un grande giornale, diede alla
Sottoscrizione di Guerra tutt.
l'oro dei suoi capelli recisi e vici
no alla offerta scrisse :
"Come se portassi una rosa ne
tuo cimitero. Tre cartelle del Pre
stito. Maria Clara ..."
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