appena i Grandi Ufficiali Indi pendenti e qualche loro esculapio sostenitore seppero che Pitocchi eia pronto al contraditlorio ed a spettava di esser chiamato, si squagliarono. Io e Pitocchi entrammo in sa la accolti con indescrivibile en tusiasmo. Pitocchi parlò del no stro Ordine e spiegò l'origine, lo svolgimento dell'Ordine Indipen dente, accennando agli sforzi da Voci di protesta per i sicarii E DI SOLIDARIETÀ' PER I GALANTUOMINI Phila., Pa., 18 maggio 1917 Egregio Sig. Direttore della RAGIONE, La Loggia Giulio Cesare Ca paccio No. 140, nella sua seduta ordinaria del 13 corrente, delibe rava all'unanimità di protestare con tutte, le sue forze contro cer ti irresponsabili, disturbatori del- j la colonia che, sobillati e sovven zionati da poche coscienze in quiete, han dato vita precaria ad un foglio mercenario, che si è as sunto il mandato di combattere i fratelli Di Silvestro, l'Ordine ne Figli d'ltalia e sopratutto la Banca Statale Figli d'ltalia. De liberava inoltre di concedere il ■ proprio appoggio molale e finan ; ziario al battagliero periodico la ; "Ragione" sorto per abbattere le ; camorre coloniali e di sowenzio ; narlo con dollari cinque mensili, | fino a quando non sorgerà in colo i nia un altro giornale che dovrà : ricacciare nelle tenebre la turpe | genìa che ammorba al presente } la nostra collettività. Con preghiera di dar pubblici tà a questo deliberato, crede te i mi, signor direttore, Vostro Orazio Picciotti, Ven. ■ Coatesville, Pa., 14 Maggio 1917 i AI Sig. Gaetano Gangemi (Compare Turiddu) leri, per la prima volta, ho a- Ivuto il piacere di leggere il nuo vo giornale "La Ragione". E con sommo piacere ho visto il tuo no - mignolo (Turiddu) tra coloro che | maggiormente si distinguono a I dare incremento al simpatico e | bellicoso giornaletto. Bravi ! j?S Smascherate i ladri in guanti | gialli che, in nome della filantro ! pia e del sacrificio, rubano alle- I gramente, al povero lavoratore, I gli scarsi e stentati sudori della j fronte. E come i valorosi militi italia | ni, lassù, sugli aspri contesi con- I fini nostri, combattono e vincono I il barbaro nemico per il trionfo I della civiltà, così anche voi com- I battete, lino a sciacciarli defini | tivamente, codesti famosi ina- I snadieri coloniali che succhiano I il sangue del lavoratore fino al | l'ultima stilla. Ora la Ragione è unita ed a voi, ■ suoi militi, la nobile gara di dif- I fonderla quanto più vi sarà pos- I sibile. 10, come tuo amico, non posso frenarmi dal dirti : bravo, perchè j so con quanto entusiasmo e con ; quanto amore hai lavorato per I vedere finalmente sventolare que sto nuovo immacolato vessillo. ; Ed ora che l'avete innalzato, sia esso il Faro luminoso verso cui i debbano scendere le masse com patte dei lavoratori, fino ad oggi vilipesi e sfruttati. Ed allora es |se masse vi applaudiranno e vi seguiranno come vi applaudirono ieri, qui in Coatesville, molti o perai, che vi inviano, per il mio j tramite, il loro plauso ed i loro, auguri. Tu, come siciliano e quasi com patriota del grande Mario Rapi- i suoi brani, che I per taluni e disgraziatamente an ! che per qualche siciliano predica- I tore di vangelo, sono buttati al ' vento : Fango al fango e le civil | maschere abbon o. | Con la speranza di vedervi I sempre trionfare sui pochi fara-, 1 butti che costà in Filadelfia cai-! f pestano il nome e l'onore d'ltalia, invio a te e agli altri lottatori i più cordiali saluti e mi ripeto per sempre Vostro sincero amico Sani Portaro. noi compiuti per l'unificazione dei due Ordini, sforzi non com presi dagli Indipendenti. La se duta che -uinarrà memorabile si sciolse al grido di Viva i Figli d'ltalia, fuori gli Indipendenti. Lieto di aver portato il mio contributo al successo dell'Ordi ! ne Figli d'ltalia resto a vostra I disposizione sempre in L. U. e F. Sono vostro fratello. A. TRAVAIOLI" Hotel Taylor Barbar. Coates ville, Pa. Signor F. Silvagni, Direttore del giornale LA RAGIONE Caro Amico e fratello, Ho ricevuto il secondo numero del vostro simpatico giornale e sinceramente mi congratulo con voi. Benissimo e avanti sempre ! Quello che avete così bene intra preso è l'unico mezzo buono ed a datto per schiacciare la testa ai pochi rettili che infestano la co lonia. Sì, anch'io conosco questi di sgraziati miserabili che van pi toccando il cosidetto "Free Lun ch" dai banchisti prossimi a prendere il volo, portando seco ! i sudati risparmi dei lavoratori. Sì, fratello Silvagni, avanti, sempre avanti ! non date quar tiere ai farabutti in guanti gialli, sanguisughe insaziabili, che ten tano denigrare un popolo onesto ! e laborioso. E quando avrete assolto il vo stro compito, avrete acquistato pieno diritto alla nostra eterna ! : riconoscenza. Intanto abbiatevi i miei saluti j e date, se lo credete opportuno, ! ospitalità alle seguenti mie po- j vere righe, il cui contenuto ri- j | sponde esattamente alla verità: j TANTO PER RICORDARE Era una sera tempestosissima ; j pioggia dirotta e vento impetuo- j so. Io me ne ritornavo a casa stanco del lavoro di una lunga giornata, quando vidi dinanzi a me, avvolta in un mantello, tre mante di freddo, una donna, vi sibilmente agitata, che conobbi J per una connazionale. Vinto dalla curiosità e dalla j compassione, io me le avvicinai e j le chiesi garbatamente la causa . i del suo dolore. Era una vecchia donna, che dopo avermi guarda-1 to a lungo, mi disse con voce rot ta dallo strazio : Figlio mio, io vi j auguro che mai possiate provare j i dispiaceri che in questa sera mi | strappano le lagrime. Una mia j povera figlia ha avuto la disgra- j zia di sposare un fannullone, de bosciato, malvivente, che vorreb be vivere alle spalle di sua mo glie. La mia povera figlia non ha j la forza di ribellarsi alle l>estiali j esigenze di questo indegno mari to, e lo sopporta rassegnato come una martire. Ma io questa sera sono andata da loro per fare una altra scarica di calci nel sedere di quel mascalzone, che meriterebbe j la galera. Dopo di che la povera donna i mi salutò e continuò la sua sti a- j da. Voi e tutti i lettori avete già • indovinato chi sia questa meschi na figura, che si buscava pedate e scarponate dalla suocera. Era Filippo! C. I). Mambro. / LOGGIA PIETRO METASTA SI, No. 539 lll.ino Signor F. Silvagni Direttore il Giornale La Ragione, Phila., Pa. Caro amico e fratello, Ho ricevuto il secondo numero del giustiziere giornale "La Ra gione". Io non ho altro a fare che ad inviare i miei più caldi ! a-.plausi alla redazione, ed in : modo speciale al suo Direttore. | : Mi duole che non conosco di ; persona cotesti famigerati che succhiano il sangue dei nostri contadini. Favorisca pubblicare i nomi, affinchè possiamo cono scerli e propagandarli fra i no stri amici e fratelli. Fratello Silvagni, seguiti pure la lotta contro cotesti malvagi insetti nocivi, rettili immondi. Se Lei volesse diffondere la Ragione per questa contea io sa , rei pronto ad impegnarmi e l'arò il mio dovere, però vogliamo co noscere i nomi dei banchisti che hanno dato il denaro al Sicario. Se non si vogliono pubblicare, me li mandi per lettera. Salutandola fraternamente ed augurando un buon successo a La Ragione, perchè risvegli un pò i nostri compatrioti insonniti, r.ii dico Guido Merlo, Venerabile 313 Lincoln Ave., Bristol, Pa. CHIUDETELO in MANICOMIO Da Pittsburg, dalla cui città ! aspettiamo i documenti, il 1908, per ordine di un giudice che lo aveva condannato alla reclusio ne, fu sfrattato, appena scontata la pena, un certo A. F. Feriali che poi si rifugiò in Camden, N. J. In questo paese le sue gesta non si contano ; ora è piombato nella città dei quacqueri. 11 mattoide, come del resto fa il disonorato suo compare, inve- ' cedi difendersi o dire al pubblico se è vero che fu scacciato dalla ; Loggia Da Verazzano; se è vero; che scrisse una lettera con dei salamelecchi, nella quale doman- ' dava di essere impiegato a lava-1 re le sputarole nella Banca dei, Figli d'ltalia, annunzia che pros simamente, regalerà alla colonia ; una commedia dal titolo: Il manicomio di Norristown Artista di cartello: A. F. Fer rari, il (piale apparirà anche sot- ; to la veste del recluso di Pitts- 1 burg, sfrattatone per ragione d'i giene. Seguirà una tragica commedia. I Il degenerato davanti allo sche letro della sua vittima L'entrata sarà libera a tutti gli I alcoolizzati ; a tutti i mattoidi. ! Riesuinando.... i galantuomini A SATANA! (Al secolo Dr. Curiangiolo) E' inutile che cerchi di svi gnartela con raggiri: tu dovrai soccombere sotto la evidenza dei fatti. Il Cimitero da te visitato è ignobile, come ignobile e denigra trice è la tua mano che traccia va quelle epigrafi. Tutto va l>ene; ma contamina re l'onore della donna per la se- ! conda volta, è ributtante. Credimi che, se avessi rivol- ! to ame tale offesa, io ti avrei affrontato pubblicamente chie-i dendoti soddisfazione. Con te, vile, bisogna che agi sco villanamente onde toglierti quel pallore livido della morte, che ti dà l'aria d'un malfattore. Tra te e me non v'è nulla di j paragonabile: tu vanti la nobiltà e la professione, ed io l'onestà ed il lavoro: tu hai la fronte rico perta da pominenze osee indi- j canti la deficienza più bernocco- ; luta e più inferiore, mentre la mia è larga e sincera. Satana, esci dalle cerchia info-i cate e mostra le corna roventi ! ! Lascia il caos infernale chè or mai è troppo vecchio e consunto! quel tèma, ed affronta chi ti at-i tacca apertamente. Non vedi come sei piccino? Non ti accorgi che ti consumi | giornalmente nella coscienza e nell'animo (se coscienza ed a nima hai) pel ricordo delle tue vittime ? Rievoca il passato, o Satana, e parla col signor Sin doni che ti ammannisce questo... | pasto, o Satana : "Poso il martello con la mano incallita senza prosaica e senza fraseologia balorda e rispondo a Satana. Satana delirante nella solitudi ne sognò il mesto giorno dei mor ti fantasticando e con la sua po sa marziale visita il cimitero. Satana, nella sua abituale di strazione, e sotto l'impulso del l'alcool, salta la prima tomba. Una tomba con una lapide di legno con scolpite diverse botti glie di liquori che porta incise le seguenti parole: Qui riposano la marce ossa di un Dottore corruttore di coscien ze, debole ed ignorante; tanto e LA RAGIONE goismo e tanta furberia albera vano nella sua generosità, che gli uccelli di rapina e gli spostati l questa lapide posero. Una seconda tomba: Qui riposano in pace le ossa di Giuseppe Farace, mori dopo una penosissima malattia dannato, perchè un Dottore non volle rico | nascere la sua malattia, accusan dolo di simiila/jone. Una terza tomba: Qui riposano le «ssa di Pietruz- > zello Leonardo, inori dannato con i una paralisi progressiva in un < ospedide non riconosciuto dal dottore che l'accusò di simula . /Jone. Una quarta tomba (vuota) : In questa tomba doveva essere seppellito Siano Alfonso, perchè ! avvelenato dal Dottore curan te. quinta tomba: Senza marmi, senza croce. Tre orfanelli che piangono. Chi avete perduto, bambini miei? Abbia mo perduto PAPI' nostro, nel fior I degli anni: imprechiamo contro il dottore che per vendetta non l'ha salvato. Ancora un'infinità di tombe i j vuote i di cui corpi sono ancora i i miracolosamente fra i viventi che 1 j possono attestare i miracoli com- I piuti sempre dal medesimo Dot- I tore. Satana, uomo di carità pelosa,, J la tua visione è stata fantastica : ; parli dei morti e non dei vivi. Satana, io parlo dei morti e ' parlo dei vivi. Satana, io sono in grado di do | cumentare quello che scrivo e j quel che dico. Satana, finché tu non sarai ca ! pace di provare qualche cosa con ! tro la mia onorabilità, io ho il di ! ritto di chiamarti calunniatore. Satana, finché tu non ti firme-1 j l ai con il tuo nome, io ho il dirit- I to di chiamarti vile, vigliacco, a i nonimo. Satana, se Corso, Citrullo, so- ! [lachianelle e Compagnia bella j non ti hanno fatto lacrimare gli i occhi, ti prometto che li farò i lacrimale io, senza altra polemi ca e senza andare oltre. GIUSEPPE SINDONI 918 Pierce St." A Vincenzo Titolo ALIAS PROFESSO' Mi avete chiamato, ed eccomi! a voi. Non sono giornalista, nói mai mi son creduto tale. Sono un semplice operaio, ma operaio o-. •nesto, laborioso e cosciente: ho! un cuor d'oro, retti sentimenti je carattere d'acciaio. Mi chiama ! le pseudonimo, ma sapete che non è pseudonimo chi firma i | i suoi scritti ed assume intera la responsabilità di quello che dice je non fa precedere il suo nome j da nessun titolo accademico che i non ha. Quanto al carbone, è un fatto, ! i illustre professò, che voi mi di- i 1 ceste che era stato già pagato j dal comitato per la mobilitazio-1 ; ne civile, e, se lo desiderate, pos- 1 so portarvi anche dei testimoni, » persone degne di fede e stimatis sime. In quell'epoca vi mostravate | : estremamente cortese con me, i ; forse perchè io vi era in qualche j Sfesta necessario ; oggi invece s tutto vi rimangiate. Fortunatamente però la colo-1 ! nia conosce Gangemi e potrà es-j sere giusto giudice. Che io sia siciliano autentico, I lo sapete anche voi ; se mi co stringete a parlare a carte sco- j perte, allora si vedrà chi di noi ; due fa parte della vera Sicilia. Quanto al Chianti della Coro- j na di Ferro, ciò che dissi lo dissi per ischerzo e non per malignità, ma oggi mi accorgo che toccai un brutto tasto. Io allora mi sen ! tivo il rappresentante della pic cionaia e possedevo due azioni già pagate a moneta sonante e non in sogno, come soleva fare qualcuno di mia conoscenza! Mi domandate dove fui educato ed io vi rispondo, che la vostra let- ! tera mi è parsa uno squarcio di dottrina cristiana ed a mia vol ta vi domando : Foste forse edu cato in un convento? Alla fine del quaresimale, par late anche di cavalleria; all'uopo vi dirò, o illustre Professò, che non mi fanno paura nè la vostra | penna, nè le vostre minacce e ! neanche la spada. E state sano. Gaetano Gangemi. il DUE ORDINI Sempre ragionando ritomo al ! solito argomento, e come per lo passato, sarò corretto, non tra j scenderò, perchè di male parole j ognuno ne potrebbe dire un mi | lione. Sempre ispirandomi alla | verità, senza temere di essere | I smentito, metterò altri punti su- ; gli i : insomma ritorno a Curian i giolo. Pi-ima egli strisciava, faceva i suoi soliti salamelecchi, diceva I (e questo non lo può affatto ne gare) che a capo del nostro Or ! dine in Pennsylvania vi era un | uomo dalle qualità non comuni, Idi grande energia; oggi, come lo farebbe domani, cambiando ca sacca, si è associato all'austria cante, e, secondo le voci che cor rono in colonia, ha dato del dana ro ed ha scritto nel suo foglio contro il nostro capo, contro il i nostro Ordine, che non teme con i fronti. Prima, Curiangiolo, egli stes so ammetteva che l'Ordine Indi pendente esisteva solamente pei lui e non per altri; più tardi, quando uscì dal nostro Ordine, ; incominciò a vomitare bava ve ! lenosa contro noi e la Istituzio ne alla quale apparteniamo. "Io mi sento onorato di non appartenere più all'Ordine Figli d'ltalia: non (i curar di loro, ma] guarda e passa, soleva dire ad ; ogni rincontro, e quando il no- ■ stro capo gli fece fare le lagnan- 1 j ze per questo suo modo di parla ! re, Curiangiolo gli faceva rispon dere che per il Grande Venera bile aveva sempre stima e rispet- s 10. E tutti gli altri fratelli che cosa erano per lui? Che cosa a-j veva da dire contro di loro? Quando però il nostro capoj i credette suo dovere di appoggia re ad una Corte forestica un fra tello, invece di un denigratore dell'Ordine, nel quale Curiangio lo, equivocamente, aveva ricevuti j ; anche onori, terminò la stima j per il Grande Venerabile e su lientrò un odio tanto feroce che j | come si dice lo condusse al con- j nubbio coli'austriacante. Noi gli volevamo bene, erava- ; j ino sinceri, sincerissimi, in molte ! occasioni gli abbiamo dimostra-1 , to la nostra lealtà, la nostra sim | patia. Vediamo un po' come egli ! i rispose a questo gentile tratta | mento. Essendo Grande Tesoriere, spesso il nostro capo si vantava dicendo di essersi circondato di suoi maestri. I Grandi Ufficiali, specie di j j Filadelfia usavano una volta eia- [ j scuno trattenere a pranzo i loro j j colleghi e quando venne il turno Idi Curiangiolo si andò alla Coro-i na di Ferro. Apriti cielo! 1 suoi; I giannizzeri, i suoi compari mise- j ro sottosopra Filadelfia per sa j pere dove essi erano e quando fi- j ! nalmente lo seppero, in casa di un fotografo vi furono delle sce ne violenti, gli fecero una dimo- I strazione ostile da farlo mettere ! a letto. Spesso e volentieri, quan- I do doveva presentarsi in mezzo a noi. si faceva venire dei malan-j ' ni. A Williamsport, Pa. nella se- I tonda Convenzione di questo Stato (auspice Reale) volevano dargli un voto di sfiducia ed il nostro capo si rifiutò di accettare j quello di fiducia per lui se pri ma non erano compresi tutti i ! Grandi Ufficiali presenti ed as -1 senti, allo scopo di comprender jvi anche Curiangiolo, che, per paura dei suoi giannizzeri, era ì mancante. Sempre auspice Reale, si vo levano mettere fuori tutti gli In dipendenti dall'Ordine ed il G. Venerabile con quella generosità che tanto lo distingue, impedì (qualunque atto di ostilità contro quegl'lndipendenti che già si I trovavano fra noi. Essendo Grande Tesoriere del nostro Ordine, ha fatto Logge ed I ha condotto sempre socii agl'ln dipendenti : a noi mai nulla. Men- ; ! tre era all'opera per formare una | Loggia femminile, mandava per fino invito alle componenti della nostra Loggia Principessa Io- j landa, invitandole a partecipare ; alla Loggia che lui stava fa cendo. Figurarsi che estese anche 1' invito alla signora Laura Verna, che occupava la carica di Grande Curatrice nel Grande Concilio dell'Ordine del l quale egli faceva parte. Che dop ! piezza di carattere ! Intanto, il nostro capo, riceve va continuamente dalle Logge delle proteste, reclami da singoli fratelli, ma nella sua grande bon tà di animo tutto soffocava. Ma Curiangiolo voleva mantenere i piedi su due staffe e poi si lagna va che l'Ordine regolare non gli dava abbastanza e rinnegava le Ixigge di ieri per quelle di doma ni. Era nella G. C. Capaccio, se conda fondata in Filadel fia, ma quando vide che di medi co sociale non se ne voleva sape re passò anni e bagaglio alla Co laianni per fare l'esculapio. An che qui la luna di miele durò po jco tempo e quando in un brutto giorno dovette fare il certificato I per ammettere un altro collega (abituato negli Indipendenti che medici non ne debbono entrare) fece il bel gesto e si dimise da dottore e da socio. Noi certamen te non rimpiangiamo la sua per dita. E poi, (e questo è molto im portante) gl'lndipendenti voglio no far credere che non c'entrano con 1 austriacante. E' vero o non è vero che Curiangiolo disse a Bocchino di recarsi dall'austria cante perchè costui l'avrebbe po tuto occupare al lavoro? Curio so questo (atto, l'austriacante che ha l'influenza di dare lavo ro agli altri. E' vero o non è ve lo che uno dei Grandi Indipen denti, in una delle prime sedute nell'ufficio, dico meglio, nella j bettola del germanofilo (bettola perchè ci erano diversi fiaschi ! pagati dai gonzi) voleva convin cere Alampi e Catanoso ad en trare nelle loro file? Ma ditemi I è cosi che si fanno dei socii ? Ci | vogliono mezzi onesti, fatti per | lare soci ; ecco perchè noi siamo ! capaci di iniziare fino a cinque ! Logge la settimana. Ma via, finiamola! La colonia sa da quale parte si trova l'acqua i sporca, sa chi sono i «■alantuomi ! ni dal passato e presente pulitis j simo, e conosce con lente di in grandimento quelli che oltre ai | tanti difetti sono vendicativi | (piando non si è proni ai loro or ì (lini che sanno di affarismi. La j colonia sa tutto, anche di quelli J che quando ti fanno 1111 regalo te lo rinfacciano, ed anche se non te lo fanno lo inventano e manda no i loro giannizzeri in giro per j propagare le loro infami calun nie col proposito di mettere in cattiva luce degli operai onesti jche non hanno mai subito e non subiranno gli ordini o i comandi | di nessun Curiangiolo . Ci si dice che figure equivoche, dall'occhio torvo e bieco, pedini no Antonino Viglione, il (piale, a dire il vero, è il più corretto, il più calmo dei nostri redattoli. Noi siamo insultati, senza aver mai provocato, e rimaniamo al I posto del dovere ; i nostri avver ' rii, invece, ci hanno scagliato I addosso un sicario e la pretendo : no anche a spavaldi. Amici e fra telli, in guardia. Se sarete pio 1 vocati sappiate rispondere. At ! torno a voi si schiereranno die cine di migliaia di fratelli. n. d. r. Poche domande Desidero fare qualche doman da al Dr. Curiangiolo. E' vero o non è vero che l'Ordine Indipen dente esiste per mantenere a te una clientela che 11011 hai saputo acquistarti noi campo libero della professione? E' vero o non è vero che hai portato sempre la discordia nel le Società di M. Soccorso e sem pre per dare la caccia al dollaro? —E' vero o non è vero che per riuscire eletto nelle società facevi il regaluccio ai soci più in fluenti, altrimenti sarebbero sta ti eletti altri che riscuotevano maggiore fiducia? E' vero o non è vero che quando si organizzavano nuove Logge Figli d'ltalia, andavi in cerca degli organizzatori, offren do loro il 50 per cento se chiama vano a te a fare le visite? E' vero o non è vero che i soci che non hanno fiducia nella tua abilità, chiamavano altri dot | tori e tu per gelosia non li rico | noscevi ammalati, ed essi porta vano la società dinanzi ai magi strati ? E' vero o non è vero che porti le galline sotto il soprabito alle donne partorite perchè que ste ti appoggino poi nelle Socie tà di M. S.? E' vero o non è vero che se tu non avessi poche società, vin te Con le cricche che sbafano ai tuoi danni, la tua professione non potresti esercitarla perchè non troveresti un cane di cliente ? Ah ! Curiangiolo di quanto mal fu madre la tua insaziabile cupidigia! Francesco Tropea. 3
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