La ragione. (Philadelphia, Pa.) 1917-????, May 16, 1917, Image 1

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    contro i vili, i camorristi, i sicari, i falsari e gli austriacanti, nemici della patria di origine e di quella d'adozione
F. SILVAGNI, Direttore, 911 Christian Street, Philadelphia, Pa-
LA MONTAGNA HA PARTORITO
ed ha fatto un topolino
LADRO DI FRANCOBOLLI: TRUFFATORE; ASSASSINO
DELLA PRIMA E MARTIRIZZATOR E DELLA SECONDA
' MOGLIE; RICATTATORE; SICARIO; UOMO DI
FANGO, CRIMINALE, ASCOLTATECI:
La montagna ha partorito ed ha fatto un topolino!
I>a minacciata lettera ricatto, pardon, aperta, è venuta fuo
ri, dalla melma che ti ricopre, per eternare la tua impossibilità di
colpire i migliori uomini delle nostre colonie: per convincere il pub
blico, ancora una volta, se ve ne fosse il bisogno, che la figura di
Giuseppe Di Silvestro si erge troppo austera e dignitosa su una base
granitica che non si sgretolìi, neanche contro i colpi di vigliacchi co
spiratori che hanno armata la mano del sicario e lo hanno lanciato
e continuano a lanciarlo contro i forti.
Signori bnch'isti; signori coniatori di monete false; signori in
cendiarii; signori curatoli di fallimenti; signori ipocriti dalle parole
dolci e dal cuore di fanno, il denaro gitlato ai vostro sicario non sor
tirà l'effetto desiderato. Voi vi siete scavata la fossa e noi vi ci sot
terreremo!
i't Jjt *
La montagna, dicevamo, ha partorito ed ha fatto un topolino!
Siamo costretti a riportare, ancora oggi, perchè il pubblico dei
lettori non dimentichi da un numero all'altro, l'ultimo spunto scrit
to e pubblicato dal degenerato sull'Opinione (lei Popolo del .1 Aprile
1915, appena due anni fa, spunto che è un contributo di omaggio ai
sacrifìci fatti, alle energie onestamente spese, come il sicario stesso
ammette, da Giuseppe Di Silvestro per aver dato alle colonie italia
ne d'America una fiaccola dalla luce limpida e pura, una Voce del
Popolo, che i pwtcri ricorderanno, un giornale è il degenerato ad
affermarlo CHE RISPONDEVA A PREFERENZA 1)1 QUA
LUNQUE ALTRO ALLE ESIGENZE DELLA ITALIANITÀ' IM
MIGRATA, GIACCHE' NELLE NON POCHE LOTTE SOSTE
NUTE DETTE MOLTE PROVE LUMINOSE DI QUELLO SPI
RITO D'LMPARZIALITA' E DI INDIPENDENZA CHE QUASI
MAI SI EBBE RAGIONE 1)1 LODARE IN ALTRI.
E, sempre il degenerato a parlare, aggiungeva. NON STA A
NOI INDAGARE E DISCUTERE LE RAGIONI CHE AVRANNO
0 STARANNO PER DETERMINARE IL PASSO DEL VOCIFE
RATO TRASFERIMENTO; CERTAMENTE NON VI SARANNO
ESTRANEE QUELLE DI INDOLE AMMINISTRATIVA, GIAC
CHE', COME OGNUNO SA, SE VI E' STATO UN GIORNALE
QUOTIDIANO CHE HA SEMPRE PER TRE QUARTI DOVUTO
DIPENDERE DALLE ENERGIE E DAI SACRIFICI DI POCHI
CHE LO REDIGEVANO E DIRIGEVANO, QUESTO QUOTIDIA
NO E' STATO PRECISAMENTE LA VOCE DEL POPOLO, SEN
ZA CHE L V COLONIA AVESSE MA! POTUTO, DAL LATO
DELLA PUBBLICITÀ' INCORAGGIARLO COME AVREBBE
DOVUTO.
Noi invitiamo il degenerato a smentire quanto sopra; noi do
mandiamo al sicario se diceva la verità quando egli pubblicava il
suddetto spunto; noi siamo ansiosi di sapere fino a qua! punto arri
va l'incoscienza di un'anima venduta, di un'anima prava: di un'ani
ma di fango.
Ma noi conosciamo il degenerato. Egli ci risponderà che quan
do scrisse quello spunto era infradicito dalla bevanda e perciò non
ricorda nulla.
* * *
Giuseppe Di Silvestro, è vero, ha parecchi difetti dipendenti
dal suo temperamento caldo; ma Giuseppe Di Silvestro amici
e nemici glie lo riconoscono è l'uomo che tutto dimentica; è il
connazionale dal carattere aperto e leale; pieno di sincerità; l'ita
liano che per la sua scrupolosa onestà non ha confronti; egli è, so
pratutto, generoso. Non è da sorprendersi perciò se lo si vede sem
pre circondato e sostenuto dalla ma-sa, come non deve sembrar
strano se oggi noi, che in lui apprezziamo le sue virtù personali e
quelle di condottiere, temuto e rispettato, dei Figli d'ltalia in Penn
sylvania, gli siamo e gli saremo sempre al fianco e con noi le die
cine di migliaia di sudi estimatori per difenderlo dalle zanne av
velenate di un mercenario e di anime vili che questo mercenario so
spingono.
Ladro di francobolli, apri le orecchie: Giuseppe Di Silvestro in
verità non ha bisogno di difensori. I suoi difensori sono i 20 anni
di vita d'America, vita di sacrifìci, vita di lotte contro i disonesti
come te; vita intemerata. I difensori di Giuseppe Di Silvestro sono
1 suoi compaesani residenti qui che in Italia lo ricordano il beniami
no di tutti i ceti nella natia Bussi.
Tu capirai, degenerato, che un galantuomo non può e non deve
ripresentare al pubblico le sue credenziali ogni qualvolta un cane
affamato lo afferri per i pantaloni. Noi, per esempio, avevamo con
sigliato Giuseppe Di Silvestro di non rispondere affatto e con noi ,
Io avevano consigliato tanti altri. Ma Giuseppe Di Silvestro ha deci-1
so di dire nei giornali coloniali la sua parola non a te. crimi
nale, bensì jfl pubblico, per dimostrare come anche in commercio,
sebbene non ne avesse avuto il dovere, non ha pari che possano
uguagliarlo nell'onestà la più rigida.
Truffatore, senti: devi dirci ora se sei proprio tu che puoi par
lare di moralità; tu che quando facevi l'assistente usciere di conci
liazione nel paesello che non era tuo. ti scacciarono perchè truffavi
perfino i 6 soldi che ti si consegnavano per le citazioni; tu che in
America rubasti anche i francobolli; tu che hai ripetutamente ricat
tato i banchisti coloniali, minacciandoli di esporre le loro piaghe al
pubblico; tu che pure oggi, con minaccia di scoprire le sue gesta
boccaccesche, hai truffato 50 dollari al cavadenti delle nove stra
de; tu che torturavi la prima moglie perchè la credevi disonesta; tu
che la opprimevi con due dozzine di bordanti pei- poter meglio goz
zovigliare con il frutto del suo lavoro impostole; tu che dopo aver
salassato di duemila dollari quel buon'uomo di Pasquale lo minac
ciasti poi d'arresto; tu che torturi, martirizzi la povera donna che ti
ha raccolto dal fango; tu. tu, ricattatore, sicario, uomo di fango,
criminale.
Arrivederci al prossimo numero. LA RAGIONE.
DA NON CONFONDERSI
Perchè il pubblico non abbia a confondere Angelo Curi con il
Dr. Curiangiolo, ci teniamo a dire che il primo è un onestissimo
connazionale, giornalista nato, collaboratole ambito de "La Voce
della Colonia" ; il secondo è un disturbatore di società ; fomentatore
di discordie coloniali ; dal cai-attere elasticissimo, come lo definisce '
Daniele Cubicciotti ; fegatoso, vendicatore fino al punto da lanciare I
i suoi giannizzeri all'assalto. Quando vuole incitare qualcuno, egli .
esclama: voi siete buoni a fare i popolani con le parole; però fatti !
ci vogliono, fatti.
ORGANO DI DIFESA DELLA ITALIANITÀ"
Le Rocambolesche gesta
di "Gnore Cocuccio"
L'Abruzzo è una vasta regione
dell'ltalia, sita quasi nel centro
di quella penisola suggestiva ed
incantevole che quasi enorme si
rena, si addormenta su un tri
plice mare. Una buona nsetà di
essa regione è lambita dalle
glauche acque dell'Adria sonan
te, l'altra metà è carezzata dalla
brezza degli zeffiri nelle afose
giornate estive, e tormentata dal
le tempeste del pigro gelo nella
stagion brumale.
E forse per questo il poeta
chiamò l'Abruzzo "forte e genti
le" intendendo, col primo qualifi
cativo, riferirsi a quella parte
della regione che si arrampica
sulle montagne aspre e scoscese
e la cui popolazione è dedita alla
pastorizia; col secondo, l'altra
parte che, baciata dal mare, e
colle vie del commercio dischiuse,
divide l'esistenza sua operosa tra
l'agricoltura e l'industria.
In un ridente lembo di questa
terra, sotto un cielo in
cantevole ed azzurro, sorge un
paesello pittoresco di circa tre
mila abitanti, ai ci piedi si di
stende una pianura übertosa e
feconda, ricca a preferenza di vi
gneti, che producono, ogni anno
in bella foggia e nuova, il frut
to ambrato dai cui succhi si spre
me il vino generoso.
Questa tranquilla dimoraci
fortunati mortali giace a ciréa
un miglio di distanza dalla più
bella e più incantevole spiaggia
del mondo e ad un miglio dalla
stazione ferroviaria, mentre una
j distanza quasi doppia la separa
Ida Giulianova, superba sede bal
neare.
ì Oh !la vita gioconda tra il si
! lenzio verde ! Nel crepuscolo, tra
; gli alberi folti, si radunano a
cianciare in coro le passere e dal
campanile della chiesa bianca, al
la domenica, slanciasi, acuta e
sottile, la voce della squilla! *
Se è vero che i nomi sono la
conseguenza dei fatti, questo
villaggio che ci siamo ingegnati
di descrivere alla meglio, dovet
te avere a fondatore, in epoca
non precisata, un notaio, ma le
cronache nulla dicono in proposi
to.
Molti anni addietro viveva nel
paese una famiglia distinta per
nascita, ma sfornita di mezzi di
fortuna, la quale, come appariva
anche dal nome, doveva essere
discesa dalla parte montagnosa
della regione.
Il padre, solerte e valoroso in
segnante, che coi frutti di un la
voro onorato, sostentava la fami
glia, aveva tre figli maschi, dei
quali, il terzogenito è il protago
nista di questa storica novella.
Fin dai più teneri anni il fan
ciullo rivelava le sue tendenze, ed
ognuno poteva indovinare che co
sa sarebbe diventato l'uomo a
dulto.
E le previsioni si avverarono;
fatto grande, egli diventò quel
che si aspettava: fannullone,
maldicente, prepotente, gesuita,
ignorante.
I compaesani, buoni villici, dai
costumi semplici, ma dalla mente
fertile ed immaginosa, volendo
compendiale in due sole parole
il meritato rispetto verso la fa
miglia ed il legittimo disprezzo
verso l'individuo indegno di ap
partenervi lo chiamarono: Ono
re Cocuccio (Signore Cocuccio),
e quell'appellativo gli rimase, fi
no a quando un bel giorno egli
non si decise a cambiar aria.
Giovanetto, frequentava le
PHILADELPHIA, PA., 16 MAGGIO, 1917.
scuole del villaggio, ma con mol
' to scarso successo, ed il genitore
jche gli faceva scuola non riuscì,
; malgrado tutti i suoi sforzi, a
fargli superare gli esami di pro
scioglimento. Negato allo studio,
i ribelle a qualsiasi disciplina, ven
ne su con perfide tendenze, col
l'animo pieno di odio verso di
tutti, da tutti cordialmente ri
cambiato, specialmente poi dal
maestro "Arrotino" del paese,
che non sapeva perdonargli la
lingua maledica.
Intanto il fratello primogenito,
ottimo giovane, per le sue buo
nissime doti di niente e di cuo
: re, aveva avuto la fortuna di
fare un buonissimo matrimonio.
(ìnore Cocuccio, nemico giura
to del lavoro ed avido di diverti
menti e di vagabondaggio, aveva
sperato di potei - attingere alla
dote della cognata e siccome tan
to questa che il marito il più
delle volte si opponevano alle im
moderate pretese di (inoro Co
cuccio, questi sperò di potere ot
tenere ogni cosa colle minacce e
colla violenza. Ed allora la'fan
tasia popolare, sempre disposta
all'esagerazione, si sbizzarrì co
ime un cavallo indomito e nel
villaggio si disse, ad una voce,
che il discolo aveva spianato il
l ucile contro suo padre.
Maja notizia era falsa, perchè
(inore t'ócuccio aveva compiute
i l'atto brigantesco solo contro il
; proprio fratello.
11 rimorso della colpa commes
| sa, l'indignazione sollevata ir
paese, sgomentarono (ìnore Co
cuccio che si sentì tutto invase
! dal desiderio di redimersi e di la
; vorare e si impiegò a piantar vi
! ti pei- prevenire la filossera, alle
I stipendio di 15 lire mensili. Ma
| buoni propositi, non avevano, ne
suo animo, una lunga durata, ec
egli si stancò subito di questa vi
| ta di sacrificio, affatto corrispon
dente ai suoi desideri.
Ritornò alle sue inveterate a
| bitudini ; all'ozio, al vagabon
! daggio, alla prepotenza, ed allo
I ra la famiglia di lui, pensò di di
! sfarsene, una volta per sempre
| inviandolo in un grande paese
j d'oltremare, ove un suo cugine
fioriva nel commercio, ed un al
: tro suo fratello, il secondogenito
mieteva allori ben meritati ne
campo libero della professione
A questi due si rivolse la fami
glia, implorando, ed essi aderen
do alla preghiera, inviarono, a
(ìnore Cocuccio, il biglietto di
passaggio.
■* * *
11 paesello pittoresco di circa
tremila anime, ai cui piedi si di
stende una pianura übertosa e fe
conda, è in festa. Vi si nota pei
le vie e nella piazza un movimeli
to insolito, la chiesa madre è af
follata di fedeli che ascoltano il
Te I)euni e le campane suonano
a festa giocondamente.
Qual'è la causa di tanta gioia?
La tranquilla popolazione con ai
la testa la famiglia di (ìnore
Cocuccio, si abbandona alla più
rumorosa allegria perchè costui
s'è deciso finalmente a stendere
lo sterminato Oceano tra lui ed il
villaggio natio.
E mentre lo squillo delle cam
pane arrivava fino al cielo, e la
nave lotta colle onde che si rin
corrono spaventosamente, Gnore
Cocuccio, dritto sulla tolda del
transoceanico, lo sguardo verso
la spiaggia che va mano mano
scomparendo, sentì la nostalgia
: dei luoghi che furono testimoni
delle rocambolesche sue gesta.
Dopo lunga e fortunosa navi
gazione, il piroscafo approdò fi
nalmente in un porto immenso di
una stenninata metropoli orien
tale esi incominciarono le ope
razioni di sbarco.
La figura secca ed allampata
di Gnore Cocuccio, in meschini:--
1 simo arnese, presso a poco equi
paggiato come il Sig. Cassiere,
quando giunse da Scranton, il
suo copricapo dal colore di cane
in fuga, con dodici buchi appari
scenti, il vestito lacero, richiama
rono subito su di lui la diffiden
te attenzione delle Autorità di
Emigrazione. Fu quindi sottopo
sto ad un accurato esame e ad
un minuzioso interrogatorio, ma
alla prova di lettura e alla prova
grafica se la cavò alla men trista.
Il guaio fu, quando, domandato
se avesse i mezzi necessari per
la continuazione del viaggio, po
tè, vuotando le tasche, raggra
nellare appena la meschina som
ma di lire 2.57. Rimase pertanto
detenuto in batteria, e per met
terlo fuori dovettero intervenire
il germano ed il cugino.
Quest'ultimo specialmente, fa
i cile di lingua, ma di animo otti
mo, lo accolse con grandi di
; mostrazioni di affetto, lo ammi
se nella sua azienda e, come pri
; mo attestato, gli comprò un cap
pello di due dollari.
* * *
Qualche tempo dopo l'arrivt
dal natio paesello, Gnore Cocuc
sunto anche l'aria di persona t
modo. Qualcuno ricorre a lui pei
pareri ed egli si rivela ad ur
tratto espertissimo nel consiglia
re fallimenti dolosi, ricomperali
do a metà prezzo la merce da lu
fatta nascondere. Dà persine
prove del suo valore letterario
ricopiando da un vecchio statuti
il regolamento da servire pei
una nuova Società provinciale
che poi non sorse, alla stessj
guisa che più tardi aborti mise
ramente un altro tentativo d
Gnore Cocuccio di fondare unì
loggia di indipendenti.
* Ma il nuovo ambiente, la posi
zione di comproprietario di une
azienda (poiché il buon cugino si
l'era associato fin dal primo gior
no dell'arrivo) non valsero a ri
l'ormare la sua indole ed a rifar
ne il carattere.
I cattivi istinti, per qualche
tempo sopiti, si ridestarono, ed il
serpentello, riscaldato, tentò di
mordere il suo benefattore.
Cercò, senza riuscirvi, di sba
razzarsi del cugino e, finalmente,
decise di separarsene, dopo aver
gli tolte parecchie rappresentan
ze.
E lo si vide a capo di una nuo
va Ditta, sempre uguale a se
stesso; ipocrita, gesuita, che
mentre ti strisciava di fronte, ti
colpiva alle spalle, colla sua mal
dicenza.
Da allora rifulse tutta la sua
capacità a delinquere ; i generi
domestici li smerciava per gene
ri importati ; vendeva, a danaro
contante, bottigline-campioni che
egli aveva gratis dalle Case, per
distribuirle ai medici e farmaci
sti a titolo di reclame.
Un bel giorno decise di ammo
gliarsi ; ma egli che mai, in vita
sua, aveva sentito un affetto,
tentò di fare, del matrimonio, u
na ignobile speculazione.
E si mise alla caccia di una do
te, e quando gli sembrò di averla
trovata, strinse subito il contrat
to. Ma, accortosi che la realtà
non rispondeva all'ardente sua
cupidigia, imprecò contro i ma
nipolatori che lo avevano indotto
Anno I No. ."> Snidi la Copia
al gran passo, prospettandogli un
falso miraggio.
Tale il moralista, l'onesto, l'in
telligente, il ricco signore che si
atteggia, in pubblico, anche a fi
lantropo, a protettore di pupilli.
Ma allorché si richiude in sè
stesso, ia sua mente rivola al pae
sello sito in prossimità della
spiaggia ridente, ove potè vive
re a lungo, scroccando ed ozian
do, senza che non gli turbasse i
sonni e la digestione.
Il novelliere.
Punte di spillo
FILIPPO CORRE AL PRO
PRIO SALVATAGGIO
La scorsa settimana, non ap
pena Filippo lesse sulle colonne
della Ragione i piccanti aneddoti
illustranti la sua vita educata al
la scuola dell'onestà e dei dovere»
ebbe un scossa di nervi che fece
temere della -uà preziosa esisten
za.
Rimessoci poco dopo, si armò...
di coraggio e di pazienza, infilò
l'uscio di casa e giii a rompicollo,
per le vie della colonia.
Dopo una lunga ed affannosa
corsa, andò a battere di muso
contro una campana che era in
sieme ad un campani. ..010, e gri
dò, con tutto il (iato dei suoi pol
moni :
Tu, mio amico, tu che da
tanti anni mi conosci, puoi cal
mare la mia coscienza che quai
che malvagio vorrebbe avvelena
re. inoculandovi il dubbio.
Credi tu che io sia un uomo one
sto? Favella, esprimi il tuo con
vincimento e riabilita un galan
tuomo! Ma l'altro, con una
calma che avrebbe fatto perdere
1 la pazienza anche ad un morto.
E che ne so io, o Filippo,
dei fatti tuoi ? Cioè, no ; a vo
ler essere sincero, qualche cosa
posso dirti, che, se non riesce a
calmar i tuoi nervi e la tua co
scienza, non deve ascriversi a
mia colpa.
Lo afferma 1111 tuo collega iti
giornalismo che porta un nome
che incute spavento e posso ri
peterlo anch'io. Secondo questo
tuo collega mazza scarica, tu a
vresti imbrogliato dollari 400 ad
un figlio d'ltalia
Pallido come un cadavere, Fi
lippo continua la sua corsa sfre
nata e pensa tra sè :
E' mai possibile che io sia
un disonesto e finora non me ne
era accorto? Sarebbe orribile,
specie dopo aver apposto la fir
ma a quella lettera che è causa
di tutti i miei mali? Un partico
lare mi viene in mente che avva
lora le basse calunnie delle Ra
gione. Quando mi diedi il ban
chetto, che è rimasto famoso in
colonia, il rappresentante della
Keyston Coal Co. non interven
ne, sebbene cento volte invitato.
Che anch'egli mi abbia preso per
un disonesto?
Per la verità, i conti non erano
in regola
E corri, corri, corri il po
vero Filippo, trafelato ed ansan
te, piombò nel mio store, come
un bolide. A tutta prima pensai
| ad un'aggressione. Il furore, si sa
bene, è cattivo consigliere e, ad
ogni buon fine, aprii il cassetto,
per dar di piglio alla rivoltella,
ma apparve tanto ridicola e tan
to innocua la faccia di Filippo,
che scoppiai in una sonora risa
ta.
Anche tu, compare Turid
du, attacchi un vecchio amico,
che ebbe sempre per te la massi
ma stima? Sappi che hai affer-