contro i vili, i camorristi, i sicari, i falsari e gli austriacanti, nemici della patria di origine e di quella d'adozione F. SILVAGNI, Direttore, 911 Christian Street, Philadelphia, Pa- LA MONTAGNA HA PARTORITO ed ha fatto un topolino LADRO DI FRANCOBOLLI: TRUFFATORE; ASSASSINO DELLA PRIMA E MARTIRIZZATOR E DELLA SECONDA ' MOGLIE; RICATTATORE; SICARIO; UOMO DI FANGO, CRIMINALE, ASCOLTATECI: La montagna ha partorito ed ha fatto un topolino! I>a minacciata lettera ricatto, pardon, aperta, è venuta fuo ri, dalla melma che ti ricopre, per eternare la tua impossibilità di colpire i migliori uomini delle nostre colonie: per convincere il pub blico, ancora una volta, se ve ne fosse il bisogno, che la figura di Giuseppe Di Silvestro si erge troppo austera e dignitosa su una base granitica che non si sgretolìi, neanche contro i colpi di vigliacchi co spiratori che hanno armata la mano del sicario e lo hanno lanciato e continuano a lanciarlo contro i forti. Signori bnch'isti; signori coniatori di monete false; signori in cendiarii; signori curatoli di fallimenti; signori ipocriti dalle parole dolci e dal cuore di fanno, il denaro gitlato ai vostro sicario non sor tirà l'effetto desiderato. Voi vi siete scavata la fossa e noi vi ci sot terreremo! i't Jjt * La montagna, dicevamo, ha partorito ed ha fatto un topolino! Siamo costretti a riportare, ancora oggi, perchè il pubblico dei lettori non dimentichi da un numero all'altro, l'ultimo spunto scrit to e pubblicato dal degenerato sull'Opinione (lei Popolo del .1 Aprile 1915, appena due anni fa, spunto che è un contributo di omaggio ai sacrifìci fatti, alle energie onestamente spese, come il sicario stesso ammette, da Giuseppe Di Silvestro per aver dato alle colonie italia ne d'America una fiaccola dalla luce limpida e pura, una Voce del Popolo, che i pwtcri ricorderanno, un giornale è il degenerato ad affermarlo CHE RISPONDEVA A PREFERENZA 1)1 QUA LUNQUE ALTRO ALLE ESIGENZE DELLA ITALIANITÀ' IM MIGRATA, GIACCHE' NELLE NON POCHE LOTTE SOSTE NUTE DETTE MOLTE PROVE LUMINOSE DI QUELLO SPI RITO D'LMPARZIALITA' E DI INDIPENDENZA CHE QUASI MAI SI EBBE RAGIONE 1)1 LODARE IN ALTRI. E, sempre il degenerato a parlare, aggiungeva. NON STA A NOI INDAGARE E DISCUTERE LE RAGIONI CHE AVRANNO 0 STARANNO PER DETERMINARE IL PASSO DEL VOCIFE RATO TRASFERIMENTO; CERTAMENTE NON VI SARANNO ESTRANEE QUELLE DI INDOLE AMMINISTRATIVA, GIAC CHE', COME OGNUNO SA, SE VI E' STATO UN GIORNALE QUOTIDIANO CHE HA SEMPRE PER TRE QUARTI DOVUTO DIPENDERE DALLE ENERGIE E DAI SACRIFICI DI POCHI CHE LO REDIGEVANO E DIRIGEVANO, QUESTO QUOTIDIA NO E' STATO PRECISAMENTE LA VOCE DEL POPOLO, SEN ZA CHE L V COLONIA AVESSE MA! POTUTO, DAL LATO DELLA PUBBLICITÀ' INCORAGGIARLO COME AVREBBE DOVUTO. Noi invitiamo il degenerato a smentire quanto sopra; noi do mandiamo al sicario se diceva la verità quando egli pubblicava il suddetto spunto; noi siamo ansiosi di sapere fino a qua! punto arri va l'incoscienza di un'anima venduta, di un'anima prava: di un'ani ma di fango. Ma noi conosciamo il degenerato. Egli ci risponderà che quan do scrisse quello spunto era infradicito dalla bevanda e perciò non ricorda nulla. * * * Giuseppe Di Silvestro, è vero, ha parecchi difetti dipendenti dal suo temperamento caldo; ma Giuseppe Di Silvestro amici e nemici glie lo riconoscono è l'uomo che tutto dimentica; è il connazionale dal carattere aperto e leale; pieno di sincerità; l'ita liano che per la sua scrupolosa onestà non ha confronti; egli è, so pratutto, generoso. Non è da sorprendersi perciò se lo si vede sem pre circondato e sostenuto dalla ma-sa, come non deve sembrar strano se oggi noi, che in lui apprezziamo le sue virtù personali e quelle di condottiere, temuto e rispettato, dei Figli d'ltalia in Penn sylvania, gli siamo e gli saremo sempre al fianco e con noi le die cine di migliaia di sudi estimatori per difenderlo dalle zanne av velenate di un mercenario e di anime vili che questo mercenario so spingono. Ladro di francobolli, apri le orecchie: Giuseppe Di Silvestro in verità non ha bisogno di difensori. I suoi difensori sono i 20 anni di vita d'America, vita di sacrifìci, vita di lotte contro i disonesti come te; vita intemerata. I difensori di Giuseppe Di Silvestro sono 1 suoi compaesani residenti qui che in Italia lo ricordano il beniami no di tutti i ceti nella natia Bussi. Tu capirai, degenerato, che un galantuomo non può e non deve ripresentare al pubblico le sue credenziali ogni qualvolta un cane affamato lo afferri per i pantaloni. Noi, per esempio, avevamo con sigliato Giuseppe Di Silvestro di non rispondere affatto e con noi , Io avevano consigliato tanti altri. Ma Giuseppe Di Silvestro ha deci-1 so di dire nei giornali coloniali la sua parola non a te. crimi nale, bensì jfl pubblico, per dimostrare come anche in commercio, sebbene non ne avesse avuto il dovere, non ha pari che possano uguagliarlo nell'onestà la più rigida. Truffatore, senti: devi dirci ora se sei proprio tu che puoi par lare di moralità; tu che quando facevi l'assistente usciere di conci liazione nel paesello che non era tuo. ti scacciarono perchè truffavi perfino i 6 soldi che ti si consegnavano per le citazioni; tu che in America rubasti anche i francobolli; tu che hai ripetutamente ricat tato i banchisti coloniali, minacciandoli di esporre le loro piaghe al pubblico; tu che pure oggi, con minaccia di scoprire le sue gesta boccaccesche, hai truffato 50 dollari al cavadenti delle nove stra de; tu che torturavi la prima moglie perchè la credevi disonesta; tu che la opprimevi con due dozzine di bordanti pei- poter meglio goz zovigliare con il frutto del suo lavoro impostole; tu che dopo aver salassato di duemila dollari quel buon'uomo di Pasquale lo minac ciasti poi d'arresto; tu che torturi, martirizzi la povera donna che ti ha raccolto dal fango; tu. tu, ricattatore, sicario, uomo di fango, criminale. Arrivederci al prossimo numero. LA RAGIONE. DA NON CONFONDERSI Perchè il pubblico non abbia a confondere Angelo Curi con il Dr. Curiangiolo, ci teniamo a dire che il primo è un onestissimo connazionale, giornalista nato, collaboratole ambito de "La Voce della Colonia" ; il secondo è un disturbatore di società ; fomentatore di discordie coloniali ; dal cai-attere elasticissimo, come lo definisce ' Daniele Cubicciotti ; fegatoso, vendicatore fino al punto da lanciare I i suoi giannizzeri all'assalto. Quando vuole incitare qualcuno, egli . esclama: voi siete buoni a fare i popolani con le parole; però fatti ! ci vogliono, fatti. ORGANO DI DIFESA DELLA ITALIANITÀ" Le Rocambolesche gesta di "Gnore Cocuccio" L'Abruzzo è una vasta regione dell'ltalia, sita quasi nel centro di quella penisola suggestiva ed incantevole che quasi enorme si rena, si addormenta su un tri plice mare. Una buona nsetà di essa regione è lambita dalle glauche acque dell'Adria sonan te, l'altra metà è carezzata dalla brezza degli zeffiri nelle afose giornate estive, e tormentata dal le tempeste del pigro gelo nella stagion brumale. E forse per questo il poeta chiamò l'Abruzzo "forte e genti le" intendendo, col primo qualifi cativo, riferirsi a quella parte della regione che si arrampica sulle montagne aspre e scoscese e la cui popolazione è dedita alla pastorizia; col secondo, l'altra parte che, baciata dal mare, e colle vie del commercio dischiuse, divide l'esistenza sua operosa tra l'agricoltura e l'industria. In un ridente lembo di questa terra, sotto un cielo in cantevole ed azzurro, sorge un paesello pittoresco di circa tre mila abitanti, ai ci piedi si di stende una pianura übertosa e feconda, ricca a preferenza di vi gneti, che producono, ogni anno in bella foggia e nuova, il frut to ambrato dai cui succhi si spre me il vino generoso. Questa tranquilla dimoraci fortunati mortali giace a ciréa un miglio di distanza dalla più bella e più incantevole spiaggia del mondo e ad un miglio dalla stazione ferroviaria, mentre una j distanza quasi doppia la separa Ida Giulianova, superba sede bal neare. ì Oh !la vita gioconda tra il si ! lenzio verde ! Nel crepuscolo, tra ; gli alberi folti, si radunano a cianciare in coro le passere e dal campanile della chiesa bianca, al la domenica, slanciasi, acuta e sottile, la voce della squilla! * Se è vero che i nomi sono la conseguenza dei fatti, questo villaggio che ci siamo ingegnati di descrivere alla meglio, dovet te avere a fondatore, in epoca non precisata, un notaio, ma le cronache nulla dicono in proposi to. Molti anni addietro viveva nel paese una famiglia distinta per nascita, ma sfornita di mezzi di fortuna, la quale, come appariva anche dal nome, doveva essere discesa dalla parte montagnosa della regione. Il padre, solerte e valoroso in segnante, che coi frutti di un la voro onorato, sostentava la fami glia, aveva tre figli maschi, dei quali, il terzogenito è il protago nista di questa storica novella. Fin dai più teneri anni il fan ciullo rivelava le sue tendenze, ed ognuno poteva indovinare che co sa sarebbe diventato l'uomo a dulto. E le previsioni si avverarono; fatto grande, egli diventò quel che si aspettava: fannullone, maldicente, prepotente, gesuita, ignorante. I compaesani, buoni villici, dai costumi semplici, ma dalla mente fertile ed immaginosa, volendo compendiale in due sole parole il meritato rispetto verso la fa miglia ed il legittimo disprezzo verso l'individuo indegno di ap partenervi lo chiamarono: Ono re Cocuccio (Signore Cocuccio), e quell'appellativo gli rimase, fi no a quando un bel giorno egli non si decise a cambiar aria. Giovanetto, frequentava le PHILADELPHIA, PA., 16 MAGGIO, 1917. scuole del villaggio, ma con mol ' to scarso successo, ed il genitore jche gli faceva scuola non riuscì, ; malgrado tutti i suoi sforzi, a fargli superare gli esami di pro scioglimento. Negato allo studio, i ribelle a qualsiasi disciplina, ven ne su con perfide tendenze, col l'animo pieno di odio verso di tutti, da tutti cordialmente ri cambiato, specialmente poi dal maestro "Arrotino" del paese, che non sapeva perdonargli la lingua maledica. Intanto il fratello primogenito, ottimo giovane, per le sue buo nissime doti di niente e di cuo : re, aveva avuto la fortuna di fare un buonissimo matrimonio. (ìnore Cocuccio, nemico giura to del lavoro ed avido di diverti menti e di vagabondaggio, aveva sperato di potei - attingere alla dote della cognata e siccome tan to questa che il marito il più delle volte si opponevano alle im moderate pretese di (inoro Co cuccio, questi sperò di potere ot tenere ogni cosa colle minacce e colla violenza. Ed allora la'fan tasia popolare, sempre disposta all'esagerazione, si sbizzarrì co ime un cavallo indomito e nel villaggio si disse, ad una voce, che il discolo aveva spianato il l ucile contro suo padre. Maja notizia era falsa, perchè (inore t'ócuccio aveva compiute i l'atto brigantesco solo contro il ; proprio fratello. 11 rimorso della colpa commes | sa, l'indignazione sollevata ir paese, sgomentarono (ìnore Co cuccio che si sentì tutto invase ! dal desiderio di redimersi e di la ; vorare e si impiegò a piantar vi ! ti pei- prevenire la filossera, alle I stipendio di 15 lire mensili. Ma | buoni propositi, non avevano, ne suo animo, una lunga durata, ec egli si stancò subito di questa vi | ta di sacrificio, affatto corrispon dente ai suoi desideri. Ritornò alle sue inveterate a | bitudini ; all'ozio, al vagabon ! daggio, alla prepotenza, ed allo I ra la famiglia di lui, pensò di di ! sfarsene, una volta per sempre | inviandolo in un grande paese j d'oltremare, ove un suo cugine fioriva nel commercio, ed un al : tro suo fratello, il secondogenito mieteva allori ben meritati ne campo libero della professione A questi due si rivolse la fami glia, implorando, ed essi aderen do alla preghiera, inviarono, a (ìnore Cocuccio, il biglietto di passaggio. ■* * * 11 paesello pittoresco di circa tremila anime, ai cui piedi si di stende una pianura übertosa e fe conda, è in festa. Vi si nota pei le vie e nella piazza un movimeli to insolito, la chiesa madre è af follata di fedeli che ascoltano il Te I)euni e le campane suonano a festa giocondamente. Qual'è la causa di tanta gioia? La tranquilla popolazione con ai la testa la famiglia di (ìnore Cocuccio, si abbandona alla più rumorosa allegria perchè costui s'è deciso finalmente a stendere lo sterminato Oceano tra lui ed il villaggio natio. E mentre lo squillo delle cam pane arrivava fino al cielo, e la nave lotta colle onde che si rin corrono spaventosamente, Gnore Cocuccio, dritto sulla tolda del transoceanico, lo sguardo verso la spiaggia che va mano mano scomparendo, sentì la nostalgia : dei luoghi che furono testimoni delle rocambolesche sue gesta. Dopo lunga e fortunosa navi gazione, il piroscafo approdò fi nalmente in un porto immenso di una stenninata metropoli orien tale esi incominciarono le ope razioni di sbarco. La figura secca ed allampata di Gnore Cocuccio, in meschini:-- 1 simo arnese, presso a poco equi paggiato come il Sig. Cassiere, quando giunse da Scranton, il suo copricapo dal colore di cane in fuga, con dodici buchi appari scenti, il vestito lacero, richiama rono subito su di lui la diffiden te attenzione delle Autorità di Emigrazione. Fu quindi sottopo sto ad un accurato esame e ad un minuzioso interrogatorio, ma alla prova di lettura e alla prova grafica se la cavò alla men trista. Il guaio fu, quando, domandato se avesse i mezzi necessari per la continuazione del viaggio, po tè, vuotando le tasche, raggra nellare appena la meschina som ma di lire 2.57. Rimase pertanto detenuto in batteria, e per met terlo fuori dovettero intervenire il germano ed il cugino. Quest'ultimo specialmente, fa i cile di lingua, ma di animo otti mo, lo accolse con grandi di ; mostrazioni di affetto, lo ammi se nella sua azienda e, come pri ; mo attestato, gli comprò un cap pello di due dollari. * * * Qualche tempo dopo l'arrivt dal natio paesello, Gnore Cocuc sunto anche l'aria di persona t modo. Qualcuno ricorre a lui pei pareri ed egli si rivela ad ur tratto espertissimo nel consiglia re fallimenti dolosi, ricomperali do a metà prezzo la merce da lu fatta nascondere. Dà persine prove del suo valore letterario ricopiando da un vecchio statuti il regolamento da servire pei una nuova Società provinciale che poi non sorse, alla stessj guisa che più tardi aborti mise ramente un altro tentativo d Gnore Cocuccio di fondare unì loggia di indipendenti. * Ma il nuovo ambiente, la posi zione di comproprietario di une azienda (poiché il buon cugino si l'era associato fin dal primo gior no dell'arrivo) non valsero a ri l'ormare la sua indole ed a rifar ne il carattere. I cattivi istinti, per qualche tempo sopiti, si ridestarono, ed il serpentello, riscaldato, tentò di mordere il suo benefattore. Cercò, senza riuscirvi, di sba razzarsi del cugino e, finalmente, decise di separarsene, dopo aver gli tolte parecchie rappresentan ze. E lo si vide a capo di una nuo va Ditta, sempre uguale a se stesso; ipocrita, gesuita, che mentre ti strisciava di fronte, ti colpiva alle spalle, colla sua mal dicenza. Da allora rifulse tutta la sua capacità a delinquere ; i generi domestici li smerciava per gene ri importati ; vendeva, a danaro contante, bottigline-campioni che egli aveva gratis dalle Case, per distribuirle ai medici e farmaci sti a titolo di reclame. Un bel giorno decise di ammo gliarsi ; ma egli che mai, in vita sua, aveva sentito un affetto, tentò di fare, del matrimonio, u na ignobile speculazione. E si mise alla caccia di una do te, e quando gli sembrò di averla trovata, strinse subito il contrat to. Ma, accortosi che la realtà non rispondeva all'ardente sua cupidigia, imprecò contro i ma nipolatori che lo avevano indotto Anno I No. ."> Snidi la Copia al gran passo, prospettandogli un falso miraggio. Tale il moralista, l'onesto, l'in telligente, il ricco signore che si atteggia, in pubblico, anche a fi lantropo, a protettore di pupilli. Ma allorché si richiude in sè stesso, ia sua mente rivola al pae sello sito in prossimità della spiaggia ridente, ove potè vive re a lungo, scroccando ed ozian do, senza che non gli turbasse i sonni e la digestione. Il novelliere. Punte di spillo FILIPPO CORRE AL PRO PRIO SALVATAGGIO La scorsa settimana, non ap pena Filippo lesse sulle colonne della Ragione i piccanti aneddoti illustranti la sua vita educata al la scuola dell'onestà e dei dovere» ebbe un scossa di nervi che fece temere della -uà preziosa esisten za. Rimessoci poco dopo, si armò... di coraggio e di pazienza, infilò l'uscio di casa e giii a rompicollo, per le vie della colonia. Dopo una lunga ed affannosa corsa, andò a battere di muso contro una campana che era in sieme ad un campani. ..010, e gri dò, con tutto il (iato dei suoi pol moni : Tu, mio amico, tu che da tanti anni mi conosci, puoi cal mare la mia coscienza che quai che malvagio vorrebbe avvelena re. inoculandovi il dubbio. Credi tu che io sia un uomo one sto? Favella, esprimi il tuo con vincimento e riabilita un galan tuomo! Ma l'altro, con una calma che avrebbe fatto perdere 1 la pazienza anche ad un morto. E che ne so io, o Filippo, dei fatti tuoi ? Cioè, no ; a vo ler essere sincero, qualche cosa posso dirti, che, se non riesce a calmar i tuoi nervi e la tua co scienza, non deve ascriversi a mia colpa. Lo afferma 1111 tuo collega iti giornalismo che porta un nome che incute spavento e posso ri peterlo anch'io. Secondo questo tuo collega mazza scarica, tu a vresti imbrogliato dollari 400 ad un figlio d'ltalia Pallido come un cadavere, Fi lippo continua la sua corsa sfre nata e pensa tra sè : E' mai possibile che io sia un disonesto e finora non me ne era accorto? Sarebbe orribile, specie dopo aver apposto la fir ma a quella lettera che è causa di tutti i miei mali? Un partico lare mi viene in mente che avva lora le basse calunnie delle Ra gione. Quando mi diedi il ban chetto, che è rimasto famoso in colonia, il rappresentante della Keyston Coal Co. non interven ne, sebbene cento volte invitato. Che anch'egli mi abbia preso per un disonesto? Per la verità, i conti non erano in regola E corri, corri, corri il po vero Filippo, trafelato ed ansan te, piombò nel mio store, come un bolide. A tutta prima pensai | ad un'aggressione. Il furore, si sa bene, è cattivo consigliere e, ad ogni buon fine, aprii il cassetto, per dar di piglio alla rivoltella, ma apparve tanto ridicola e tan to innocua la faccia di Filippo, che scoppiai in una sonora risa ta. Anche tu, compare Turid du, attacchi un vecchio amico, che ebbe sempre per te la massi ma stima? Sappi che hai affer-