La libera parola. (Philadelphia, Pa.) 1918-1969, March 25, 1922, Image 1

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    LA LIIÌ i. \ / W
I forti caratteri sono gli Dei
Supremi della Storiai Nazionale.
Cav A. Giuseppe Di Silvestro, Direttore
1626 So. Broad Street
A.NNO V. - Numero 12
Giornalismo Italo-Americano
"L'Opinione" sproposita
La misera redazione del gìor
ìTiale " L'Opinione"", ad un arti
colo vibratissimo pubblicato su
"La Libera Parola articolo
erte avrebbe scasso giornalisti
veri sino a far loro pubblicare:
Xoi, per onore della nostra
pubblicazione, pretendiamo che
ci si dimostri la deficienza di
quella, la misera redazione del
giornale "
ta ad una rachitica nota nella
" Piccola Posta ". Per i lettori
del nostro giornale, che non leg
gono 1'" Opinione ", trascrivia
mo l'adamantino concetto che ci
riguarda :
Un amico dell"'Opinione ",
Phila.. Pa.. Un'offesa ? Mai
più! Se ni sono dei giornalisti
rhe potrebbero realizzare una
fortuna adottando il mestiere
del calzolaio, vi sono anche dei
chf posano a giornalisti
|e che costituiscono un caso mol-
Mo più pietoso. Va bene che li
fanno cavalieri, ma... lasciamo
mudare.
| Io potrei affermare che que
sta nota non è scrita in italiano.
Potrei dire che è linguaggio vi
tigoto, ostrogoto. Potrei far
rilevare che un mestiere s'eser
cita dopo averlo imparato, non
Sadotta, non si sceglie, non si
preferisce, così, improvvisa
mente, di punto in bianco, da
un momento all'altro. Potrei
indicare dei pleonasmi che suo
nano sgrammaticature. Potrei
dimostrare che quella nota, co
me tutto il giornale, come tutte
le |copie che hanno in cima il ti
tolo " L'Opinione " sono un'ac
cozzaglia di spropositi; però a
ette partecipare ai lettori quello
ch'Essi già sanno? Quello che
i lettori non sanno èla faccia
ìHpernina dei redattori dell'O
pinione".
,r Un'offesa? Mai più! E co
me? Voi fate i giornalisti. Per
«epite alti salarii ingannando la
(buona fede di chi vi paga. V'at
rteggiate a direttori dell'opinio
ne pubblica. Scrivete, spropo
sitate, trovate chi rileva i vo- j
tetri spropositi. Vi dice che
[non siete giornalisti ; siete dei
e voi dite che non è una
feffesa. Ma. scusate, voi quan
do v'offendete?
E Ho bisogno di ripetere e sot
tolineare, ancora la frase: La
■bsfra faccia è. pipe mina, di
qpel piperno orientale.
S Sono dei giornalisti che po
trebbero realizzare una fortuna
adottando il mestiere dei calzo
lai?
lllChe cosa i redattori dell'O
pinione" vogliono intendere con
queste frasi? Vogliono soste
nere forse, che si guadagna di 1
più facendo ii calzolaio che il
giornalista? Ma questo con-1
cetiu s'allontana dalla tesi, dal
la questione. Io voglio so
lamente affermare senza te
ma che mi si possa smentire
che i redattori deH'"Opinione"
sono incompententi al giornali
smo, sono la negazione del gior
nalismo, non sanno scrivere,
non conoscono la tecnica d'un
giornale, non sanno come esso
va .fatto. Voglio affermare
che i redatori dell"'Opinione"
pubblicano un giornale stupido,
senza logica, senza senso comu
ne. S'essi credono che. facen
do i calzolai, possano realizzare
una fortuna, s'accomodino pu
re, lascino la penna e piglino la
lesina : è questo l'istrumento ve
ro del loro mestiere.
Ma via, redattori deH'"Opi- !
nione non insolentite, non
versate piccole parti, confessa
te la vostra ignoranza, dichiara
tevi vinti, distrutti, polverizza
ti. E' questa la risposta che
io amo leggere. Del resto: Fin
quando troverete chi vi paga
per un lavoro che non sapete
compiere, ridetevi d'ogni attac
co, d'ogni critica, di tutti gli o
senri coloni.
Calzolai che posano a giorna
listi?
■ Chi sarebbero, mo\ questi
calzolai che posano a giornali-
Mi? Farmi che la nota incon
cludente dell"'Opinione" ne in-
Bichi uno: un cavaliere. Forse
H inseppe Di Silvestro? Ma che
jjpa c'entra Giuseppe Di Silve
fy°. nato e cresciuto giornali-
ita. attacchi che un Oscu
ro Colono fa aH'"Opinìone*? E
gli, il Cavaliere Di Silvestro, lo
ha pubblicato: Ci dichiariamo
estranei all'articolo, etc., etc.,
Anzi, Egli, da vero cavaliere, a
pre le sue colonne ai redattori
JeU'"Opinione" perchè si misu
rino con l'Oscuro Colono. E
debbono farlo, per il loro onore,
per l'onore del loro giornale, per
mostrare a chi li paga ch'essi
sino dei calunniati, ch sorto
ui. azzo, un ignorante, che ar
disct attaccarli, ch'essi possono
dimostrare la loro alta compe
tenza nel giornalismo frantu
mando lo sconclusionato reviso
re delle loro bucce.
Coraggio, redattori dell'Opi
nione»'" 1 Se tutti assieme redi
geste la noia nella " Piccola Po-'
.-ta tutti assieme redigete, re
digete l'articolo poderoso che
dimostrerà ai vostri lettoli co-l
me voi siete dei forti, dei degli'
avversarti, dei giornalisti veri
ingiustamente maltrattati
L'Osckm Golena v'ha chia
mati calzolai : ingegnatevi
a provare, anche su " La Libera
Parola ", senza tirare in campo
ii suo Direttore, -che voi siete
dalla parte della ragione.
L'OSCURO COLONO.
10 eira l teli
a Wilmington, Del.
Domenica ultima, 19 Marzo.
11 pnNblicistii Edoardo Pecorai
ro, nella sala italiana delta Le
ga Repubblicana, gentilmente
concessa, ila pronunciato la in
detta conferenza. L'esordio fu
magnifico. Fu un saluto bril
lante agl'italiani di Wilming
ton. L'Oratore dice che visitò
Wilmington più di vent'anni or
sono e si compiace di rivederla
immensa, più rigogliosa e sem
pre più prospera.
Dà uno sguardo assai rapido
a! passato, a'ia vecchia Italia.
Ricorda gli abusi ed i soprusi ;
ai quali la nostra Nazione, quel
la prima della guerra, tu fatta
segno dall'lmperatore degl'lm
piccati. Accenna ai martiri di
Italia, ai suoi «roi, alla guerra
testé finita, alla vittoria, a'
trionfo. Fa un parallelo effi
cacissimo, ben riuscito, fra due
popoli, l'ltaliano e l'Americano, i
ed afferma che i due popoli, at
traverso i tempi, sempre unifor-J
marono la loro azione politica.
Dice che le due Nazioni, l'ltalia l
e gli Stati Uniti d'America, si
sentono attratte l'una verso l'al
tra. Prova come gli Stati Uni-1
ti d'America abbiano invaso
commercialmente tutto il conti
nente Americano e s'accingono j,
ad adagiarsi arbitri fra le Na
•/ioni Europee. Sostiene che u- i
n'Alleanza, un' Amicizia, una
carezzevole Intesa è indispensa-1
bile fra gli Stati Uniti d'Ameri-j
ca e l'ltalia. Allude a Fiume ed'
attesta che questa è, ineluttabil
mente italiana, checché ne scri
va il Trattato ai Rapallo, chec
che ne pensi la Jugo Slavia,
checché pretendano i nemici di
Italia.
Questa la prima parte della
Conferenza, durata mezz'ora,
pronunciata con una rapidità
sorprendente, in mezzo ad una
attenzione rispettosa.
Ma fu la seconda parte quella
che più impressionò. La seconda
parte cominciò così :
Da questo banco, a voce alta,
chiara, da essere ben compreso,
io voglio affermare senza te
ma di smentita che l'ltalia è
una grande Nazione. E qui ri
corda i più grandi musicisti, i
più grandi scienziati, i più gran
di medici, i più grandi avvoca
ti, i più grandi condottieri d'e
serciti, vincitori di cento, mille
battaglie. E l'oratore conchiu
de questo brano del suo interes
sante discorso gridando: La
Grande Proletaria, come osava
no chiamarla, ha affermato la
sua ricchezza di pensiero e di a
zione.
Prova come la nuova Italia
quella del Dopo-Guerra, è ricca,
sì, vive bene, mangia, beve, si
AVANTI SEI IVI PR E, CON UA FIACCOLA IINI F=UGI\IO 'vi
PHILADELPHIA, PA., SABATO, 25 MARZO, 1922
diverte, veste panni,, fa all'amo
re, signoreggia come non ha
fatto mai. L'Oratore tende l'o
recchio e dimanda al suo pub
blico: Nov vi gìungt all'orecchio
l'eco rumorosa di un popolo in
festa ?
Indi afferma che le condizio
ni dei lavoratori, nell'ltalia
Nuova, sono ottime, sono invi
diabili.
E qui, a questo punto, Edoar
do Pecoraro, fa una lunga pausa
al suo discorso. Par che s'accì
gli, si turbi, diventi melanconi
co, forse, per qualche argomen
to poco grato ch'egli, per svolge
re il suo programma, è obbliga
to a trattare. E' così, giacché
allude, poi. all'invasione delle
fabbriche, sotto® il governo di
Gjolit.ti, allude alle pretese dei
tapi-scarichi, quelli che negli
atti folli vedono la soluzione di
>gn : problema politico, i quali
i volevano che il Popolo- Italiano
uniformasse la sua politica sul
la falsariga del sistema russo.
Però il buon senso prevalse,
dice l'oratore, e Lenin non
trionfò.
Edoardo Pecoraro ricorda la
devastazione dì tre Provincie in
seguito all'invasione austriaca
dichiara che quelle tre Provin
cie sono tornate a vita novella;
j dell'invasione, delta rovina, non
lappare più traccia. Dà lode al
i Governo d'ltalia che, senz'aspet-
tare i! miserabile 10 per 100 che
dovrà venirgli dalF indenniz
zo di guerra, ha provveduto ai
bisogni delle famiglie degli uc
cisi in guerra e degl'inabili al
lavoro. Perciò il Governo si
■dibatte in '{strettezze finanzia
rie, lamenta l'oratore. E s'av
via, quindi, alla conclusione, del
la quale ecco il concetto infor
matore::
/ giovani italiani, nati in Ita
lia, sappiano che la Patria è af
• /fiata a loro. Ch'essi le conser
rino il tìtolo di Grande Nazione,
la rispettino come tuie, la so
stengano ela difendano. / gio
• ani italiani, nati in America,
r 4 udivo la Storia d'ltalia esi
'■nnrincano che l'ltalia è un Pae
se ni erari f/linso in butto e per
tutto.
■Questo il resoconto per sommi
rapi della brillante conferenza;
ma piace mi avanzare una rifles
sione:
Non farebbero bene le Auto
rità Consolari, sparse attraver
so gli Stati Uniti d'America, a
promuovere, caldeggiare, con
ferenT» di questa specie? D'una
propaganda simile si avvantag
gerebbe l'ltalianità tutta.
P. A. M. Kovitti,
Dottore in Medicina e Chi
ruurgia. in Wilmington
Delaware.
Gii italiani che potranno venire
prima del 30 Giugno
Esumilo terminata la quula spet
tante agli Italiani per il libero per
messo di sbarco negli Stati Uniti, da
ora innanzi - fino a tutto il 30
giugno coriente anno, giorno in
cui terminerà' l'attuale anno fisca- !
le sara' permesso lo sbarco sol- ;
tanto alle seguenti categorie di per- !
sone.
1. Funzionari governativi, lo
ro famiglie, persone del seguito, ser
vi ed Impiegati.
2. Coloro che transitano per
gli Stati Uniti senza fermarvisi.
3. Coloro che visitano gli Sta
ti Uniti quali turisti, oppure tem
poraneamente per ragioni di affari
o per diporto.
4. Minori degli anni 18, figli
di padre cittadino degli Stati Uni
ti.
5. Atteri, artisti, conferenzieri,
cantanti, infermieri, ministri di cul
to, professori appartenenti ad una
professione liberale e domestici.
In Italia si potranno accettare
prenotazione di posti soltanto agli
effetti del turno d'imbarco per le
prime partenze, «iopo il 30 giugno
del 1922.
I certificati di assicurato imbarco
verranno rilasciati in ordine stretta
mente cronologico alle dette regi
strazioni.
Partenze da Phìladeiphia
Vine Street Pier
COLOMBO 31 MARZO
AMERICA 4 Maggio
AMERICA 22 Giugno
ORDINE: FIGLI DITALIA
Il infili il n Vali svi ili in ni il Sin Hi
introduzione
Alla Con%'enzione "li Trenton un]
fratello mi disst che era in attesa di
ascoltare i programmi dei diversi can- i
didati, lo dichiarai subito che non a
vrei presentato nessun programma.
11 programma può, è vero, rappresen- j
tare come una promessa solenne di
ciò che il candidato, se eletto, svolge
rà durante il termine del suo ufficio,
l'ero, un programma, al tempo di ele
zione, sa troppo di propaganda elet
torale. Quello che secondo il mio mo
do di vedere vale di più, nel giudicare
un candidato, è l'elemento uomo. Di- j
rei che tale elemento è quasi fonda-1
mentale. Bisogna giudicare un candì- !
dato nel -suo passato; nel suo caratte
re morale; nelle sue attitudini; nella I
maniera con cui ha interpretato, du
rante la sua vita di italiano in Ame
rica, i bisogni, le aspirazioni della no
stra gente emigrata. Ed a Trenton
desiderai di riuscire o di cadere sulla
base di tale elemento. Perchè un pro
gramma può essere una promessa bu
giarda come la cambiale di un paga
tore cattivo o che non avrà più tardi
la forza di pagare. Chiunque, in tem
po di elezioni, può scrivere un bel
programma. Ma io non volli ottenere
il suffragio dei miei fratelli col mi
raggio di promesse.
D'altra parte il programma di un
I Supremo Venerabile è scritto nelle
leggi e nei rituali dell'Ordine e la sua
parte più importante, riunire tutti gli
italiani di America, nel campo dei
comuni interessi, in una famiglia che
sia al di sopra di credi, correnti poli
tiche, e, soprattutto, di fazioni, è
compito che aspetta ancora l'attua
zione. Molto, è vero, l'Ordine ha fat
to in tal senso, ma moltissimo rimane
! ancora da fare. E non varrà,, per
compiere l'opera gigantesca, la buona
I volontà e l'operosità di un Supremo
| Venerabile.
j Ese il programma di un Supremo
Venerabile deve consistere nell'espri-
I mere come egli interpreta la missione
dell'Ordine in relazione al momento
: storico attuale ed alle speciali circo
stanze di luogo, io credo che jl tem-
Po per definirlo sia questo e che la se
de sia quella del Supremo Concilio.
Credo che il tempo sia questo perche
il programnja invece ohe una promes
sa elettorale allettatrice, diventa il
piano di lavoro dettato dal sentimen
to di responsabilità, che si è pronti
ad attuare. E credo che la sede sia il
Supremo Concilio adunatosi con i
Grandi Venerabili dei diversi Stati,
perchè ogni buon proposito del Su
premo Venerabile sarebbe vano se non
fosse nello stesso tempo il proposito
vostro.
Cerchiamo, perciò, insieme, io e voi,
Supremi Ufficiali e Grandi Venerabili,
di definire le linee generali del nostro
lavoro durante i due anni che segui
ranno, e cerchiamo di indicare alle mi
gliaia di affiliati, quale dovrà essere,
secondo noi, la politica dell'Ordine.
NelPassolvere questo compito sono
lieto di avere anche la cooperazione
del fondatore dell'Ordine, del dottor
Sellaro, al quale ho rivolto l'invito di
assistere a questa prima nostra riu
nione.
Che cosa e* l'Ordine
Innanzi tutto permettetemi di espri
mere come io interpreti l'Ordine. Si è
detto a ragione che esso non è una
associazione di mutuo soccorso e di
mutua benevolenza. Non sarebbe una
grande associazione se fosse tale. Di
fatti si praticano nella nostra fami
glia il mutuo soccorso e la mutua be
nevolenza, ma questi due elementi
non rappresentano che una piccola
parte e di secondaria importanza. A
che perdere tesori di energia e tem
po prezioso se ci proponiamo solo di
organizzare un piccolo aiuto agli asso
ciati in caso di bisogno? Il paese in
cui viviamo è ricco di organizzazioni
simili e non varrebbe la pena di crear
ne dell' nuove. L'Ordine esiste inve
ro, p Tientare, in questa terra, il
valore <» ■■''ità della nostra
stirpe, .are nei nostri figli
lo spirito ■. _ eterna giovinezza ita
lica ed aprir loro una via larga di
successo in questo paese di gigante
sche competizioni di razze e di stirpi.
Ecco perchè l'Ordine Figli d'ltalia ti
compone di un esercito di soldati di 1-
l'ideale: i soldati dell'ideale dell'ita
lianità in America. E come tali i Fi
gli d'ltalia affermano il loro attacca
mento ideale al paese di origine e
compiono un alto dovere verso la pa
tria di adozione. Risponde ad un bi
sogno il primo, un bisogno irresisti
bile ch'è la ragione stessa della no
stra esistenza morale. Risponde ad
(Dal " Bollettino l"fliciale ")
un dovere il secondo, ed è il più gran
de, il più affettuoso dei doveri, con
sci che il contributo di nostra gente i
questo paese è quanto di meglio pos
sa offrirsi alla patria di adozione
E' un contributo ideale di un valor»
incommensurabile.
L'Ordine, dicevo, è formato di sol
dati dell'ideale. E l'ideale è quello d:
Mante e di Mazzini per accennare a
sommi: ideale umano, ideale
universale. K' ideale italico, ma ch<
fu forza motrice della storia del mon
do. E' ideale nel quale la storia av
vicina Roma e independence Hall:'i
XX Settembre e la Dichiarazione del
l'lndipendenza degli Stati Uniti.
Questo pensiero io v t ripetendo <1;
tempo, quando me se ne presenta l'oc
casione, anche in mezzo agli Ameri
cani.
E dichiaro che li questa attitudini
l'Ordine non «leve aver paura. Ess<
può e deve sventolare liberamente 1;
sua bandiera al vento ili questa gran
de America; può e deve bandire, fuo
ri, all'aperto, il verbo del suo credo
nella convinzione di compiere il pii
alto dovere patriottico verso l'Ame
rica.
lo non sono stato mai preso dal ti
more di mostrarmi troppo italiano
E non mi sono preoccupato quandi
' sento dire da coloro che non sanno ni
dell'ltalia, nò dell'America, che s<
vogliano fare troppa italianità ce n<
torniamo in Italia. Quatdcchè fossi
'mai esistito un tipo americano indi
geno. 1 pailri di questa grande Ite
pubblica che vennero o che erano di
J scendenti da coloro che erano venut
dalla vecchia Europa, quando dettaro
j no quella che èla più bella costituzio
ne che sia mai stata scritta nella sto
1 ria, non lanciarono l'ostracismo a nes
I suna nazionalità della vecchia Euro
! pa. Essi aprirono le porte della lort
; terra ed offrirono la stessa opportuni
tà a tutti coloro, non importa se ir
landesi, o ebrei, o italiani, o polacchi
0 tedeschi, che volgevano i propri i
passi verso questi lidi. lx> spirito po
tente della costituzione avrebbe com
piuto il miracolo di fondare tante di
verse nazionalità in quel tipo di civil
tà americana che desta l'ammirazione
del mondo. E pluribus unum non è
solo un motto ma una realtà storica.
; Esso riflette l'unione effettiva di tan
jti Stati e di tante nazionalità sotto
; uno stesso principio che è quello del
i governo repubblicano. Ma nel diveni
! re storico, in cui si matura la civiltà
| americana, gli italiani hanno una du
plice missione da compiere. Contri
buire lo spirito della civiltà latina al
formarsi di questa nuova civiltà.
Compiere opera di attiva partecipa
zione alla vita politica, commerciale,
industriale ili questo paese.
Lingua e cultura Italiana
Ispirandoci a tali concetti, io chie
do la cooperazione vostra nell'inten
sificare lo studio dellu lingua e della
cultura italiana in America.
; Si conservi e si perpetui la lingua
di Dante nei nostri tigli e si diffonda
in mezzo agli Americani. E' il mezzo
più efficace e più nobile perchè gli
j Americani scoprino l'ltalia e nello
| scoprirla la amino di amore grande
| ed imperituro.
I E qui vorrei rendere omaggio all'i
niziativa testò coronata da successo
dell'erezione di un monumento a Dan
te a New York e di un altro nella
capitale degli Stati Uniti. Nessuna i
dea più geniale di questa poteva ef
fettuarsi per affermare la grandezza
dell'ideale italico in America.
Io vorrei che voi aveste assistito ad
una bella festa di italianità che si
svolse a Providence domenica, Vi Feb
braio. Fu iniziato nell'Ordine, come
fratello onorario, il prof. C. E. Lang
don, della Brown University. Vi con
fesso che io potrei assistere molte e
1 molte volte ancora a tale avvenimen
to e proverei sempre le stesse sensa
zioni che pervasero la mia anima
quella Domenica all'Eagle Hall di
Providence. Non potrò mai dimentica
re i cimeli] che l'iniziando custodiva,
con cura gelosa, fin dalla sua infanzia.
Sono cimelii di italianità. Ve n'è une
che il prof. Langdon conserva al pet
to. 1 colori italiani. Nel mostrarlo al
l'assemblea egli riferì: "Fanciullo, su
sette anni, mia madre americana, m
affidò i colori italiani e mi disse: Cor
servali sempre e prometti che non di
menticherai che tu, americano, se
nato italiano di Roma. Allora Romi
' non era ancora capitale d'ltalia. I
' quando pochi anni più tardi, soprag
' giunse il XX Settembre, io ebbi la for
' tuna di suonare, in quel giorno, li
' campana al campanile di Giotto, il
" Firenze. E non ho ancora dimenticai
I I la promessa fatta a mia madre. Co®
stivo ancora i colori affidatemi. K co
sì dicendo mostrò i colon, sbiaditi, chi
egli aveva al petto. "
11 prof. Langdon ha tradotto la Di
vina Commedia in inglese ed ha in
tcrpretato Dante nella sua luce ini
mortale, di Poeta umano ed universa
le. Ora il miracolo della immensa de
vozione che il prof. Langdon ha pei
l'ltalia è stato compiuto dalla lingua
Non ho ancora trovato un ameri
cano, che, conoscendone IH lingua, noi
ami l'ltalia e gl'italiani. Ricordo uni
poetessa americana che ha scritto si
Carducci e su Pascoli la quale, ann
or sono, mi diceva: dopo l'America 1:
mia patria è l'ltalia.
Che cosa faremo noi per questa lin
gua miracolosa ? Come l'Ordine Figi
d'ltalia assolverà il compito clic di
solo basta a conferirgli il maggior ti
tolo di benemerenza, se 11011 la rugio
ne stessa della sua esistenza?
La lingua italiana è il nostro mag
gioie capitale. E la depositaria delli
storia dei prodigi che il genio italia
110 ha prodotto in tutte le branche del
l'umano sapere: è la diffonditrice de
più nobili ideali umani; è la favelli
che ingentilisce il cuore; è la lingui
.-he l'Old ine continuerà a conservare
e che mai si propose di abolire.
Si è detto a questo proposito e s
è pubblicato che l'Ordine Figli d'lta
lia a Trenton aveva eliminato da
suoi rituali la lingua italiana. Soni
lieto oggi di dichiarare che nulla fi
eliminato. Nelle leggi esisteva il se
guente articolo:
"La lingua ufficiale è la lingua ita
liana. In via eccezionale, previo con
senso del C. E. S., quella del paesi
in cui la Loggia agiecc."
Questo articolo fu modificato ne
senso che le due lingue che noi par
liamo, l'italiana e l'inglese, siano li
lingue ufficiali dell'Ordine. Con ciò s
intese di attrarre vieppiù nell'orbit:
della nostra famiglia, coloro che noi
sono familiari con l'idioma italiani
ina che, a contatto con coloro che li
parlano, ne diventino anche essi pa
droni. Questo fenomeno si è avverate
per molti professionisti nati qui e si
sta avverando ogni giorno.
Io sono certo che tale fu il moven
te «lei fautori della riforma della leg
ge. Se ciò non fosse stato, io non sa
rei oggi il Supremo Venerabile del
l'Ordir.
In quale maniera, pertanto, l'Ordi
ne si ripromette di diffondere la lin
gua italiana? Con scuole nostre? Sa
rebbe il mezzo ideale, ma impratica
bile. Chi nasce qui deve prepararsi
per hi vita di questo paese e l'Ordine
non può creare scuole che mentre in
segnino hi lingua italiana preparino
alla vita. Si possono creare però scuo
le ausiliari, scuole serali come si sta
facendo a New Haven, Conn. Ma non
basta.
Desidero anche ora far cenno della
lodevole delibi razione della Grande
Loggia del Koele Island, la quale isti
tuiva testé tre Borse di Studio alla
lìrown University da conferirsi agli
studenti che sceglieranno, tra i corsi
di studio, la lingua italiana.
Io mi propongo, con la vostra coo
pcrazione, di iniziare un movimento
coordinato per il ejualc interesseremo
tutte le scuole, dalla scuola primaria
alia Università, perchè si istituiscano
corsi di lingua italiana, e non solo per
i figli italiani, ma anche per gli ame
ricani. Perche vogliamo aumentare e
moltiplicare il numero degli America
ni che ci amano perchè ci conoscono
attraverso la nostra stessa lingua.
Questa parte del programma del
l'Ordine potrebbe essere spiegata con
tanti mezzi che voi stuellerete ed ela
borerete volta a volta. Ne sottometto
alcuni alla vostra considerazione:
1* Fornire i libri ed i maestri
alle scuole disposte ad istituire corsi
d'italiano;
2. - Mettere in corrispondenza le
Università Italiane con quelle Ameri
cane promuovendo lo scambio dei pro
fessori e cooperandosi con le Univer
tà Americane perchè i corsi dei pro
fessori italiani, riuscissero con suc
cesso.
Questo mezzo non è nuovo, ma l'Or
dine dovrebbe dargli impulso;
3. Promuovere corsi di italiano
nelle varie ecuole italiane dove si dà
un corso completo scolastico e si in
segna anche l'italiano.
4. lncoraggiare le famiglie ame
ricane a mandare i propri figli allt
scuole italiane, dove si dà un corse
completo scolastico e si insegna anche
Vitaliano.
Sono convinto che non è facile riu
scirvi, ma se si cominciasse anche ir
jminimissime proporzioni, si sarebbi
1 fatto un gran passo.
Fa quel che devi, avvenga
che può*.
Abbonamento Annuo $ 2.00
UNA COPIA 3 SOLDI
5. Fondare borse di studio pei
gli studenti che mostrano di avere
studiato e di voler continuare a stu
diare l'italiano.
Permettetemi a questo punto di ri
cordare che la prima borsa di studi»
fu fondata dalla Grande Loggia dello
Stato di Pennsylvania e che a detta
Borsa detti un piccolo contributo per
sonale. Questo dico non per farmene
un merito ma per indicare come voi
potrete, nei diversi Stati, creare il
fondo necessario per la borsa.
6. Fondazione di biblioteche cir
colanti.
A tale scopo sarebbe bene metter
si in relazione con la Dante Alighieri
e con il Ministro della Pubblica J.-Liu
zione.
7. Promuovere ed incoraggiare
donazioni di libri italiani alle biblio
teche pubbliche americane.
8. Aiutare la diffusione delle
buone riviste italiane in mezzo agli a
mcricani che sanno l'italiano.
9. Promuovere donazioni alle U-
Diversità per l'istituzione di una Cat
tedra di italiano alle diverse Univer
sità Americane.
Il prof. Cavicchia, della Urown Uni
versity mi diceva recentemente che
ove i mezzi lo permettessero, l'Ordine
potrebbe offrire una donazione di 50
mila dollari ad una Università, a pat
to che l'Università ne aggiunga altre
cinquanta mila per la istituzione di
italiano.
Ed i mezzi si potrebbero moltipli
care. Ne io, nell'enumerarne alcuni,
intendo di promettere a nome mio, o
a nome nostro, che li attueremo. Fa
remo ciò che potremo. Intanto ho vo
luto indicare una serie di mezzi per
chè l'Ordine li abbia presenti.
Ufficio d'informazioni
Con la diffusione della lingua e In.
cultura italiana, l'Ordine dovrebbe
anche concorrere ad illuminare l'Ame
rica sulle cose di Italia. E ove mai
sarà possibile di avere i fondi neces
sarii, io vorrei che venisse creato, sot
to la direzione del Supremo
un Uflicio di informazioni. Non per
fare propaganda. L'ltalia non ha bi
sogno di essere conosciuta da coloro
che l'ignorano o che la conoscono
attraverso ciò che ne dicono i diffa
matori. Far conoscere l'ltalia nelle
sue bellezze, nelle sue conquiste civi
li, e sopratutto nello sforzo nobile con
:ui cerca di sanare le piaghe prodotte
ilalla guerra, dovrebbe essere parte
lella nostra missione. A danno nostro
si rilevano i piccoli difetti dovuti in
[jarte all'esuberanza del nostro tem
jeramento, e si rilevano con le lentj
li ingrandimento di propagandisti
mercenari), mentre si ignorano le
rirtù.
Columbus Day
Ancora oggi vi è qualche ameno che
icrive e quante cose non si scrivo
io a nostro danno? che l'America
ìon fu scoperta da Colombo. Gli ita
iani ci ridono, e ne hanno ragione,
ntanto per rendere giustizia a chi
.copri questo continente, parecchi
itati istituirono il Columbus J>ay.
Quando, nel primo Columbus L)uy
ìello Stato della Pennsylvania, io fu.,
nsierne col Governatore dello Stato,
irato re della giornata, ad una meino
•abile celebrazione, dissi che il Coluro
>us Day era il "riconoscimento uffi
ciale che alcuni Stati dell'Unione bau
"atto di una data immortale scritta
la genio italico nella storia" e che
rosi "si celebrava una grande affer
nazionc» di italianità, la prima data
atina nel calendario di questo pae
se."
Ora vi è un movimento al quale il
giudice Freschi ha dato un vigorosa
mpulso, perchè il riconoscimento uf
iciale della data immortale sia san
zionato dal Governo Federale, lo vi
rhiedo di essere con me nell'ordinare
;he « questo movimento le loggie del
' Ordine diano tutto l'appoggio possi
bile.
Partecipazione alla vita del paesi
Nel dare enfasi alla missione di ita
lianità che l'Ordine, a mio modo di
vedere, ha in America, non vorrei es
sere frainteso. Conservare il senti
mento di italianità, coltivarlo nelle
nuove generazioni e diffonderlo, non
significa farsi dell'ltalianità un 3anto
da adorarsi in famiglia.
Permettetemi di ripetere qui ciò che
dissi nella suaccennata celebrazione,
non per altro che per mostrare che le
vecchie convinzioni, di molti anni or
sono, si sono rafforzate con l'espe
rienza e con la maggiore conoscenza
del paese. ITALIAN WEEKLY NEWSPAPER
"Entered as second-class matter April 19. 1918, at the post office at Philadelphia, Pa., under the Ac« of March 1879".
WITH THE LARGEST CIRCULATION