'Apptndii-e de "La Libera rarola" Nt'MERI ic.
CREPUSCOLI
DI LIBERTA'
Non e altro che un po' di Cas
sia. sigrora marchesana. Donna Gi
gi», bontà' sua. mi diede ieri sera
una semata per questo malessere che
mi impedisce di fare il mio doTere:
ma la cassia, caccia e tamarindo,
compirà' l'opera. Con permesso, si
gnora marchesana.
La vecchietta serro" fra le due ma
ni l'ingegnoso recipiecte di carta pie
ghettata e arricciolata che rat\ hiude
ra l'iafallibile sedicina, lece una
piccola riverenti e sparve io una
delle ampie guardarobe, la pi*' am
pia di tutte, la quale celava nelle sue J
profondi;*' misteriose una scala <i:
«erririo per i piani superiori.
LA mia presenta ha fatto fug
gire Domitilla disse N:n-,
Soggiunse Maratta rimesce S<
e* presa soggezione ed e' andata in
I dignitari dell Ordine F. d'l.
di Pennsylvania fra nni
i
Orni qualvolta i componenti il
Grande Concilio o 11 Grande Venera
bile dell'Ordine Figli d'ltali» in
Pennsylvania, si sono recati in queste
contrade, «issi, con la loro presenza,
hanno suscitato, negli associati alla
Grande Associazione, un indicibile
entusiasma. il più' puro afferò e
attaccamento agli ideali di essa.
Domenica e lunedi' 3 e 4 corrente
mese, il Grande Concilio di questo
Stato ha tenuto la sua seduta tri
mestrale in Pittsburgh ed a New Cast
le. In Pittsburgh il 3, In uno alla
Commissione dell'Orfanotrofio, ed il
4 a New Castie dove, dopo termina
ti I lavori, visitarono quella loggia
Italia Una, e venne loro offerto un
banchetto all'Hotel Lesle.
n Grande Venerabile aveva pre
ceduto gli altri dignitari di un gior
no. Egli la sera di sabato 2. si incon
tro' con gli Ufficiali della Loggia I
taliana di Beneficenza e di una Socie
tà' di Mutuo Soccorso di Coraopolie
per aggiustare una vertenza sorta
fra le due Istituzioni.
La sera, prima di ripartire per
Pittsburgh, fu ospite del banchieri
signor Vincenzo D'Eramo. ex venera
bile di quella loggia e comprovincia
le del Grande Venerabile. GII fecero
wujMfùìu il venerabile -ù-nnr V
Crocco ed il segretario signor Ronco
ne.
II giorno seguente, domenica, come
ho detto, nelle ore antimeridiane, i:
Grande Concilio e la Commissione Or
fanotrofio tennero seduta ed esami
narono diverse offerte di terreni e di
fabbricati per l'umanitaria Istituzio
ne. Discussero anche sulle relazion:
Presentate in proposito dagli Ingegne
ri Lisotto di Pittsburgh e Russoniellc
di Scranton. Se si riterra' convenivo
te per la bisogna un fabbricato offf-r
to, la istituzione deli'Orfanotrofic
dell'Ordine in Pennsylvania sar-»' uè
fatto compiuto ed esso, a dispetto dei
nemici occulti e palesi, incomincerà
a funzionare prima della prossima
Grande Convenzione. Vi sono in cassa
i fondi per l'acquisto • l'arredair.en
to, ed i Grandi delegati che si riuni
ranno ad Erie nell'Agosto prossime
dovranno solamente stabilire la tassa
mensile, che sara' irrisoria, per i
mantenimento. Il Grande Venerabili
e' sulla buona via per avere dei sus
sidi! che ne assicurino, come per tut
te le altre iniziative dell'Ordino, la
duratura esistenza.
Della necessita' di un Orfanotrofic
italiano in Pennsylvania e' ovvio di
scuterne ancora. In tutti gli Stati
l'Ordine ha incominciato il moviti ec
to e la raccolta dei fondi per la ere
zione di queste filantropiche Istitu
zioni le quali, oltre a beneficar* I'u
manita' sofferente, accrescerannc
vanto e decoro ai "Figli d'ltalia" e<i
agli Italiani in generale.
» » *
Alle ore 2 P. M. eb!— luogo un Co
mizio al quale intervennero i soci del
le logge di Pittsburgh e di quelle dei
paesi limitrofi. Esso fu voluto dai
Grande Venerabile per parlare agli
che, a causa della malattia
non aveva pia' incontrati dall'ultima
Grande Convenzione, di cose .-itali
dell'Ordine. La Grande Sala dove j
Figli d'ltalia" si riunirono per a
scoltare la parola del loro capo, era
letteralmente gremita e la maggior
parte dei soci rimasero nei corridoi.
Il Grande Vene rabile parlo", aj>-
plauditissimo, per più' di un'ora. In
ultimo del comizio avvenne una vera
ressa attorno al signor Giuseppe Di
Silvestro e molti rappresentanti gli
consegnarono rilevanti somme di con
tribuzione per I danneggiati da
terremoto.
• • •
La sera di domenica, nella sua ele
gante residenza, il Crande Curatore
aignor Antonio Certo offri' un suc
culento prttuzo ai colleghi del Gran
de Concilio e ad altri invitati. La
gentile consorte del signor Certo su
pero' se" stessa nel fare gli onori di
«axa, che furono varamente impron
tati alla più' schiatta signorilità*, i
Ultimo nel pranzo I commensali vol
lero congratularsi col cuoco, concitta
dino del Certo, per il modo come ave
va saputo preparare il gustosissimo
menu'.
Di ritorno da New Castle e p-ima
di ripartire per Filadelfia 1 Grandi
Ufficiali a mezzogiorno del 5 corren
te mes»- furono ospiti del Slg. G Bro
cato, Grande Ass. Ven. dell'Ordine
camera <ua a mangiarsi la cassia. Sa
dove se l'è' buscata la raucedine?
Eravamo ieri tutte e due a guardare
i burattini del Lampugnani iu piazza
Mercanti, proprio accanto al pozzo,
in un posto dove si vedeva bene; ci
soprese il temporale e prima di giun
gere a casa ce lo dovemmo pigliare
tutto. Quanta acqua.'
Alla ptarola acqua. Nina guardo'
fuori dai vetri e vide a malincuore
che la pioggia continuava, l'n acu
to desiderio di soie, di -.verde, di aria
libera le attraverso' l'anima.
Non ti stanchi n.ai a star qui.
M arietta*
' Oh? si", mi stanco qualche vol
ta. ma come si fa?
La ragassa aveva pronunciate que
ste parole con tamta gaia semplicità'
con uno spirito filosofico incon
:n Pennsylvania e !a sera de! signor
\ntonio Bancale, ex venerabile -lella
ogg-ia 14 Maggio
Vorrei potermi dilungare sa questi
| d*e trattenimenti, ma avendo perdu
to gli appunti, ci e impossibile fan?
' dei rilievi. Dire' «o'.arcente che. sia
;n cjls& Brucato che nti!a residenza
iel signor Bancale, i Grandi Vfficia
i e sii altri invitati furono colmati
:i cx»rir>is?i:.c gratiì«-i.i«-
Pittsburgh. Pi, 11 Ottobre. ISil
Tar&scose
|H IN é*
M m ?M tó: m
J&W*
EUTISSIONT
Kos e c* so' cu n trarr * religgione,
pecche' so' battezzato « ereserai :o;
ma quanso veeo a* precessione
eu'o presidente nnanze ir.?-* macchiato.
• na felera e' sode, ch'appuntata
'» o Traccio porta a fascia triraiere,
*a statua *a quatto parere rurtat*.
*e ffeauoese ca chiagreno co'o core -
eh'e' cu contrasto cu a naie
e* a barda stona o*mi autata e* stratta,
terso a stu Quadro bratto o geniale
• nun prutesto; guardo e m€ sto ritto.
Io pure so' devoto 'e Dio e d" > sante,
e quacr.o aggio bùfolo d* *e pria',
traso 'int'a ceinesia, e. cooae a tutte
< quante,
me sbatto *o pietto addenuethiato Ha'.
Pecche' mhanno mparato da guaglione
e* 'a grazia a 'o santo s'adda j a cerca',
e nun e* 'o santo ca. m precessione
va' dispenzanno e' grafie pV cita*.
Me capitale dummeniea raspata,
mentre aspettavo a'o professore •' piano,
pe' piglia' parte a na beneficiata
* prò* d"o terrarnoto e Fiv&zzano,
Ser.tette 'e suna* 'a musica; m'avoto,
e veco accumpari' 'a pricessione.
Mentre a li'ltalia 'e scorse *e terrarnoto
lassano famma, ehi&nto e d. Stratone,
D'ltaliane feste, picchtnieco
e illuminata fanno ogni puntoae.
Si' tu vuo' *o sordo ncanta' d"o ricco,
scippel' 'a lengua 'a dlnt' *o rarecone!
Pe feste e festicciola so' cientes«me
migliare e pezze. E' festa e lassa fa.
Si' no* ll'americane cornac- rideno
qua' pupulazione 'e fa spassa?
E mentre faccio sta riflessione,
me passa nanze a Il'uocchie Addogata:
Addolorata mia, to me perduone,
s; fisso e a llungo faggio imieciata.
E si' chist'uocchie miei se so fissate,
Addo' tu certo 'o saaie chiù' meglio '«
(me,
a guarda' tanta perze ch'attaccate
penneno 'a capa, nnanze e arreto a tte.
Passa? 'a vi' l'oco! e' es*a! E wicchiareile
vanro dicenno appriesso: Avummaria,
tutte scaruse, coppole e cappielle
nterra. No raurmuiio: Madonna mia!
E essa passa cuna faccia e ehianto;
rapietto tene appezzate sette spate.
Io 'a tengo mente nfaccia e me nce
incanto;
•ssa capisce 'o scopo 'e sti guardate.
Nun parla, e' overo, ma Il'uocchie
( dice :
Sti pezze ca tu vide accumulate
servano pe tant'easere infelice
ca so' da' 'e senza core abbandunate.
N. GAMMONE
PhilatUlphia, 27 Settembre 1920.
... ;
Central City Building and Loan
Association
Durante lo scorso anno tutte le
Building Associations hanno rice
vuto domande di prestito per un
numero superiore di quelle tue a
vrebbero potuto accettare, perciò'
molte di esse si son dovute riget
tare. Si <■' data pero* !a pr-." tn
za alle domande dei soci.
Quei connazionali che hanno in
tenzione di acquistare case, facciano
sur ito : 'manda h appartenere a la
C'entrai City Building and Loan
Associamoli m modo che domani le
ìore richieste di prestito poasano
essere considerate con precedenza.
' scio e naturale che Nina se ne sen
ti' avvinta.
Hai ragione. Come si fa!
Stettero tutte e due. giovani, ma
rosi' diverse, cosi' lontane nel biro
della vita eppure accostate da quei
loro pochi anni e dalla lungn via
delle speranze, stettero sospese un
attimo, ciascuna dinanzi ai propri
pensieri.
Tu sei maggiore di me disse
Nina improvvisamente ti marite
rai.
Oh! non cosi' presto, non cosi'
presto! Prima si deve sposare mia so
rella. Sta a servire dalla baronessa
per farsi la dote: se non fosse per
questo sarebbe già' tornata al paese.
Non le piace a stare dalla ba
ronessa?
No, perche" e' cattiva, con quel-,
la faccia da madonna! E poi esigen
te, superba. 1 servitori non ci stanno
più' di una settimana. Lei, mia so
rella. non ha mai un'ora di liberta';
sempre occupata intorno agli abiti
della signora, non esve che per an
dare alla posta perche" dei servitori
che cambia ogni momento non si fi
da?
Ma che donna e" questa?
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rhlpse Nina stupefatta.
I AI sa 11 Signore, cara la mia
inarchMlna.
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Pfll!! esclamo' Marletta a-
Kitando una mano al di sopra della
spalla L'ultima volta che andai a
trovare Santina (su non ci vado io
già' lei non può' venire) era tutta
affaccendata a riporre la toeletta del
carnevale. Vedere che roba! C'era
poi il domino che la baronessa ha in
dossato al veglione della scala, di li
na stoffa singolare, morbida. color
aziurro cupo con fili d'argento che
sembravano, or si o no. piccole stella.
Marletta si interruppe di botto ve
dendo che la sua signorina era diven
tata pallidissima. Ma quella soggiun
se con impeto:
Azzurro cupo, hai detto? con j
fili d'argento? E non ve n'era nessun
altro al veglione, nevvero, domini
rome quello?
Ah! non lo posso assicurare: lo|
non c'ero al veglione. Le ripeto pero'
che una stoffa simile non l'ho rista !
mai.
Sola. 11 cocchiere aveva l'ordì- '
ne di aspettarla tutta notte. Rientro
al mattino. Ma lei. marchesina, si
(sente male.
No, no, sto benissimo. Va pure
avanti: azzurro con fili d'argento.
Una stoffa di seta naturalmente. Ra
— Kaso no.
Crepe? tutte?
Se le dico che non lo so! Pare
va un cielo di notte.
Nina si era seduta sovra una seg
giola di paglia uguale a quella di Ma
rletta e col gemiti puntati sui ginoc
chi, la faccia coperta dalle palme, ri
cacciava indietro violentemente un
impeto di pianto, ma il suo piccolo
cuore ansava morso da un aspide.
Tu la vedi sposso?
La baronessa? Non molto.
E ti parla?
Mai.
Non sa forse l'italiano.
AI contrario, lo sa benissimo.
Parla con Santina quando le occor
re.
Passarono altri minuti in silenzio.
Riprese Nina:
Ed e' tanto, tanto bella?
Perfetta.
Ancora una pausa, durante la qua
le l'aspide avvolse tutte le sue spire
intorno al cuoricino ingenuo.
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ciali e dei signori col quali parla In
tedesco, pare di studi, perche' hanno
sempre carte e lettere da consultare.
l'omini nostri, Italiani, dello
nostra società'?.... Nomi noti'.'
Nessuno.
l'n lievissimo sollievo, il leggero
battito di un'ala sovra un gran bru
ciore diede a Nina la forza di aliar
si. Prima era vagamente malinconi
ca. Ora conosceva il suo dolore. E
insieme alla conoscenza del dolore le
> enne una insolita energia, qualche
cosa dell'audacia che investe il cava
liere di razza appena ricoperto delle
sue armi nuove, sentendo premere
sotto di se' il destriero che lo porterà'
alla battaglia sconosciuta ancora ma
già' cara all'anima che vuol vivere di
passione.
Parve allora a Nina di non essere
minore di Mai-letta, bensì' di averla
sorpassata in eia', ed a sentisi il cuo
re che le doleva le parve pure di aver
fatto un gran passo avanti nella
lonquista di sensazioni che Marietta
doveva ignorare ancora. Soffro.
pensava dunque sono donna, non
più' bambina.
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| Più' infelice, forse, di qu ando *
venuta pochi momenti prima u tro *
varia, ma con un sentimento
nezza che le conferiva l'equilib r u
sicuro della maturanza.
VII.
Spesse volte, dopo quei p i ov _
mattino d'aprile Nina si trovo' t ri
fare quasi Inconsapevolmente i paj J
verso Io stanzone di guardaroba ln
cerca di Marietta. Quasi. se nor , „
tutto inconsapevolmente, poiché' eli
aveva ora il coraggio di guardare den!
tro di se' e sapeva che nome dare al
volto che le appariva improvviso sui
lo specchio dell'anima, cosi' doloro»,
eppure cosi' caro, tortura segreta
inebbriante vagheggiata forse i n pÌPJ
, lieta e più' soave attitudine agli al
bori della sua acerba giovinezza, ma
che anche nella forma crudele f OR .
giatale dui destino era l'amore ed e
jra la vita!
(Continua)