La libera parola. (Philadelphia, Pa.) 1918-1969, August 16, 1919, Image 2

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    LA LIBERA PAROLA
Th © Freo Word
PUBLISHED EVERY SATURDAY
■ V
A. GIUStPPE DI SILVESTRO
COITOR-IN-CWIEF
1626 So. Uro ad St., Phila , Pa.
Beli Phonc. Dickinson 2b 68 J
Anno 2.-16 Agosto 1919 - No. 32
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LA LIBERA PAROLA
cortesie eò
auòaci imprese
fa caldo
sulla cartella cade una goccia di su
dore insieme ad una goccia d'inchio
stro. Per la finestra aperta entra nn
filo d'aria che non reca frescura ed
un raggio di sole vivo come il rifles
so di un incendio che arda la casa di
fronte. Ricordando i mesi trascorsi
nella confusione della mente übbria
cata dal caldo e nella stanchezza del
corpo mentre questo torrido sole
allaga le vie, si subiscono, pensando
al passato, certi strani miruggi, per i
quali gli avvenimenti lontanissimi
pajono recenti, e molti fatti recenti
sono spinti indietro, in fondo all'oriz
zonte, come navi prossime a perdersi
di vista da chi guardi dalla riva.
Nell'aria calda che respiriamo vi è
forse dell'oppio o del cloralio? Come
il beduino, nella bianchezza acciecan
te delle sabbie, sogna un'oasi verde
ed i diamanti dell'acqua limpida che
brilla al sole, chi ha lavorato per tut
to un anno sospira qualche tregua,
guarda ansioso in sè quasi che fosse
visibile l'oasi della pace del cuore,
quasi che potesse tuffarsi nella lim
pida corrente della spensieratezza se
rena.
A me pare che l'estate sia il tempo
dei sognatori. Le foglie che cadono
in autunno sono il lieto avviso delia
vita cittadina ridestantesi : la neve in
vernale ci dà tristezze cupe: la prima
vera, lietissima, dà le ali ai nostri
migliori sentimenti ed agli entusia
smi: ma l'estate è la mèta raggiunta,
è l'esaurimento dopo la corsa, è il
conto di cassa di tutto l'anno trascor
so, fatto in maniche di camicia, e con
le membra rotte, quasi convalescenti,
dopo una spossante malattia.
» ♦ »
il pensiero
è di Silvio Pellico: O afflitti, che
vi credete preda d'un ineluttabile, or
rendo, sempre crescente dolore: pa
zienza alquanto e vi disingannerete!
...
i profumi: Orchidea aurea
ecco: i botanici dicono che è un
gran bel fiore di varietà bellissime ed
innumerevoli; i fiorai affermano che
l'orchidea sta bene in petto di tutti
gli smarts: gli amanti le danno un si
gnificato di bellezza; le signore spiri
tose ed eleganti ritengono, ed il cro
nista mondano vi dice, che l'Orchidea
aurea è il sovrano dei profumi che si
distillano per chi ama e per chi so
gna.
E' un profumo intenso, quello del
l'Orchidea, uno di quei profumi che
ricordano le estasi e le mollezze di
Oriente e i cieli di rame tropicali, ma
la sua densità estenuante si affina,
poi, in delicatissime sensazioni olfat
tiohe e l'anima, aspirando a poco a
poco, n'è inebriata. L'Orchidea aurea
è un trionfo d'idealità.
» » »
la filigrana
felicità e virtù: un'eterna antitesi,
l'eterna lotta.
• * *
I>'Annunziana: la speranza
v'è nella nostra terra un nucleo di
energie latenti ove si ristora perpetua
mente la vita che si consuma in noi,
ove si formano in segreto i corpi ga
gliardi, i cuori vasti, gli spiriti lumi
nosi che domani s'irradieranno all'im
provviso, mentre gli strumenti della
nostra opera imperfetta stanno per
cadere dalle nostre mani stanche. E'
vero dunque che la nostra terra "è an
cora tanto ricca da poter nutrire il
germe della più alta speranza."
» » »
dal mio album
la donna è come l'ambra: se l'inse
guì ti sfugge se la sfuggi, t'inse
ijegue.
» » »
bianca beltà
voi stessa vi dite bianca. 11 bianco
è tutta una luce purissima, ma fred
da. Una donna bianca ha tutta la po
tenzialità della passione, ma non è la
passione. Tutta la possibilità dell'a
more, ma non* è l'amore. Bianca è la
carta su cui si può scrivere la trage
dia, che l'idillio, tanto il dramma che
la commedia.
Che siete, o che diverrete? Chi lo
.sa! Per ora, voi stessa lo dite, siete
bianca come le nuvole che il lieve ze
firo culla per l'azzurro, come la neve
vergine dei picchi inaccessibili. Ma
voi non avete mai amato, non avete
mai goduto, poiché altrimenti la vo
stra bianchezza si sarebbe tinta di
nero e di rosso: il nero del lutto e del
le tempeste, il rosso della passione e
del fuoco che brucia il sangue e tor
menta le carni.
Ebbene, che volete da me, o bian
chezza di vent'anni ? Oh, i venti anni
sono superbi ed ingenui, fantasiosi e
gentili, ma voi non amate, ma voi non
soffrite, e non soffrendo non potete
geniere. I venti anni sono un accumu
lo di illusioni, dj sogni, di vagheggia
menti, una promessa indistinta di tri
pudi ... Ma voi t*:tto ciò non sentite,
tutto ciò nón provate. Avete l'anima
OQOOOGCH3OOOOCHX>OaOCK>OOC^OOOOOOCK3OtK>OOOOOODCtoOCK>QCrf>CK>OCHX>aOCH>CR3R3OOOOOOODOOODOCHSDOÒ^
tól PRIMA BANCA NAZIONALE A PITTSBURGH
(First National Bank at Pittsburgh, Pa.)
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Iffffi '""ifpS Ispezionata dal Governo
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viandoci l'indirizzo. - La Banca fornisce qualunque informazione venisse richiesta, rispondendo immediatamente.
First National Bank at Pittsburgh, Ra.
I FIFTH'AVENUE AND'W
«QOO:K>OOCA>:OOOOCH}OOOOCK>CK>OO<>OOOOOtK>OOOO<KXX>OQpaCKieX}OOC>Op^
di gelo ed io non vi amo. Non la sen
tite tanta tristezza?
» » *
tiur che nasce
e fior che muore
Sul davanzal della finestra mia
fiammeggiante un garofano è sboc
ciato;
c'è nel profumo una malinconia,
nei petali una tinta da malato.
Da più dì lo contemplo: d'ora in ora
sento che manca il suo profumo e il
(cor
mi si stringe. Sì breve è dunque
(ognora
l'attimo della vita e dell'amor?
Oggi è tornato a lungo il sol, (m'ur
(deva
la febbre) e ho visto il fiore reclinar.
Ho pianto ed ho tossito. Il sol splen
deva
assistente al mio triste tramontar.
• Conte AZZURRO.
Piccola Posta
OIREVAS. Hai ragione, mada
migella oirevas. Però la "s" nella tua
letterina è così "sgorbia", non come
chi l'ha scritta, ed intrecciata coli' "o"
che chi non inforca le lenti d'ingran
dimento, vi legge oggetto invece di
soggetto. Come vedi, questa volta ti
ho accontentata.
IL LAMENTO DI MONSIEUR
JOSEPH CON MADEMOISELLE
OIREVAS.
Soffri di nostalgia? .
Povera Bimba! Ed io
Soffro di nevralgia!....
* * *
Non vienmi alcun desìo....
Sto sempre disturbato.
Mi raccomando a. .. Dio!
Son sempre qui, malato,
Nel mio tettuccio, affranto,
E maledico il fato!.
Nè suon, per me, nè canto
Mi fan di buon umore,
Agli occhi ho sempre il pianto!
* « *
Non m'è concesso amore:
Non m'è concesso amore.
Sempre mi piange '1 core!
* * «
Son nato per portare
La croce, e niun m'aita...
Mi viene da imprecare
Fin chi mi diè la vita!
OIREVAS.
la. Gen. Coi Luigi Gioii GDDOÌ
Il tenente generale Conte Luigi
Giovanni Cadorna, ex Comandante
Supremo dell'Esercito Italiano fino a!
disastro di Caporetto, nacque a Pal
lanza il 4 settembre 1850.
Nell'ottobre del 1865 egli entrò al
l'Accademia militare di Torino e iì
settembre del 1867 ne uscì sottote
nente e venne assegnato al comande
generale. Passato in Artiglieria nel
l'agosto del 1870 fu promosso tenente
in quello stesso mese e poscia capita
no a novembre 1875, assegnato nuo
vamente al comando generale. A di
cembre del 1883 ebbe la promozione
a maggiore di fanteria e più tardi ad
agosto 1886 fu rimandato al coman
do generale. Nell'aprile del 1888 fu
promosso tenente colonnello e colon
nello, comandante il 10 reggimento
bersaglieri, nel giugno del 1892 e pei
una volta ancora, a novembre, tornò
al comando generale.
Nell'agosto 1898 fu promosso mag
giore generale ed in questa qualità
assunse il comando della Brigata Pi
stoia. Promosso tenente generale il
gennaio 1905 comandò successivamen
te le divisioni Ancona e Napoli. A
marzo del 1910 fu assegnato al co
mando del -Lo Corpo d'armata e nel
luglio del 1911 fu esonerato da que
sto ufficio e scelto a comandare l'E
sercito in caso di guerra. Nel luglio
del 1914 fu nominato capo dell'Arma
ta e a maggio 1915, in questa capa
cità, assunse il comando dell'Esercito
quando l'ltalia dichiarò la guerra. Nel
novembre 1917 fu esonerato da que
st'ultimo ufficio e nominato membro
del comitato Militare Internazionale
lino a febbraio 1918 quondo, sei mesi
dopo, venne assegnato al servizio au
siliario.
Il generale Cadorna è Senatore del
Regno d'ltalia dall'ottobre del 1913.
Il generale Cadorna ha fatto la cam
pagna di guerra contro l'Austria dal
1915 al 1917.
Ha ottenuto le seguenti (decorazio
ni:
Cavaliere di Gran Croce nell'Or
dine militare di Savoia.
Cavaliere della Grande Croce
dell'Ordine SS. Maurizio e Lazzaro.
Cavaliere della Grande Croce
dell'Ordine della Corona d'ltalia.
Medaglia Maurizianu per meriti
militari avendo compiuto il 50.0 anno
di servizio.
Motivazione della Decorazione di Ca
valiere di Gran Croce nell'Ordine
Militare di Savoia roticessta al Te
nente Generale Conte Luigi Ca
dorna.
R. D. 28 dicembre 1916 di motu
, proprio Sovrano: Presiedette con
'grande intelligenza e con ammirevole
' solerzia alla preparazione delle ope
. razioni di guerra ne diresse e ne per
| seguì lo svolgimento con esemplare
energia, con costante indirizzo e con
tenacia di propositi. In circostanze
, particolarmente difficili seppe col pro
prio personale intervento e con in
j stancabile attività, rendersi Beneme
' rito dell'Est-roito e del Paese.
Maggio 1916-Dicembre 1916.
LO STELLONE D'ITALIA
fumo e burocrazia
Vecchio stellone (l'ltalia, noi ti ab
biamo, per qualche tempo, trascura
to. Ci parevi un tutore un po' alla
buona, senza fierezze, una specie di
lanternone variopinto da festa cam
pagnola; caro, sì, a noi, per lunga
consuetudine; ma un poco rozzo, un
poco grosso, un poco provinciale. Pra
ticando quella gentona di Parigi, di
scorrendo con quel gran filosofo di
Wilson, frequentando i soggettoni pri
marii delle super-nazioni, abbiamo vo
luto lavorare di fino anche noi, abban
donare le vecchie fedi domestiche, ac
cettare i nuovi quattordici comanda
menti, sofisticarli con scettica elegan
za, contare sulla lealtà degli amici,
sull'abilità dei nostri rappresentanti,
sulla trascinante eloquenza d'alcuni
di essi, sull'imperscrutabile silenzio
di altri: persino oh ingenuità!
sulla gratitudine e sulla giustizia. Ed
eccoci al buio, nella malinconia, de
lusi di tutti e di tutto, incerti de! no
stro avvenire, scredenti ormai negli
idoli di ieri, che si sono mostrati in
capaci di fare anche quei miracoli da
poco, che l'ultimo santarello rustica
no compie per un cuoricino d'argen
to o per un paio di ceri.
Pentiti, torniamo a te, o stellone
d'ltalia.
Torniamo a te, o bonario, a te, o lu
cidissimo, a te, astro di casa nostra!
E ti affidiamo l'incarico di risol
vere le questioni che più ci affanna
no. Tu non hai la pretesa di illumina
re il mondo. Stai sopra di noi, onesto
e fedele. Non temporeggi, non discu
ti, non dirami comunicati contradit
torii, non ti ecclissi, sdegnato, giuran
do che non ti farai più vedere se non
ti chiamano, per poi risaltar fuori
dalla tua assenza, frettoloso e scor
bacchiato; rendi i tuoi bravi, saggi,
costanti servigi, o grande lampada
del nostro destino! Grandi possanze
tu hai; le hai tutte, tranne quelle di,
far nascere, in Italia, dei governanti
degni di lappresentarla. Deve presie
dere alla nascita dei nostri uomini po
litici una stelletta nera e petulante,
contro la quale tu, di pasta eccellente,
non ti degni di operare. Lasci che
vengano al mondo come possono, i no
stri pastori; tu badi al gregge, badi
alla folla, e dove il male fu fatto* tu
lo annulli con i tuoi propizi influssi.
Stellone magnanimo!
Nessuno ti manda messaggi. E a
che ti servirebbero? Dall'alto tu ve
di e sai le cose. Vedi anche i cimiteri
del Carso, tu; non miope, dunque,
come i nostri alleati. Tu non sorgi j
d'Oriente, ove la non pur nata Jugo
slavia puzza tra le fasce che a prez
zo conveniente le forniscono i finan
zieri d'oltr'alpi, d'oltre Manica e d'ol
tre Oceano; e non hai l'abitudine di
tramontar là, verso il paese dei dolla
ri; ma albeggi su dalla nostra spe
ranza, e non conosci occasioni, t/anto
ti preme di tener aperto il tuo occhio !
di luce su "quest'umile Italia."
Noi.crediamo in te. Più e più volte j
l'amaro traboccò fuori dal nostro gon
fio cuore. Ma lo temperavi tu con la!
ealma serenità del tuo fatale, andare, j
Forse ci vuoi bene perchè noi j
ti abbiamo fatto. I nostri pa
dri mortali, noi, mortali come |
essi, abbiamo creato la tua più
immortalità. Tu sei formato con la
sostanza più preziosa e misteriosa
della nostra volontà. Dalla nostra
passione esalò e si conglobò l'incande
scenza che tu sei. Si creano più du
rature leggi soffrendo che facendo
soffrire. Gli atti e le parole sembra
no governare la sorte; ma la sorte, in- 1
vece, non ascolta comandi nò piega
alle astute persuasioni. Le forze oc- ;
eulte, le fedi occulte, generano un
vento che rotea, come pagliuzze, le ri
soluzioni degli uomini. Tu, o stellone,
fosti portato nel nostro cielo da quel
vento. E' la fede in noi, è il segreto
u potente rigurgito della nostra encr
fia spirituale, è la grande, ma non
incora scrutata, non ancora tutta e
mersa anima della nazione, che si ri
riette nella tua materia traslucida,
stellone invincibile, che i piccoli chiac
chieroni hanno scambiato per una fi- ,
?ura retorica.
Ecco, c'è ancora, a Parigi, un sino
lo che non ti sa e non ti sospetta
neppure. E forse le mani che sono più
risolute a firmare il "no" contro l'lta
ia, non sanno che tu, insensibilmente,
e influenzerai, così che quel "no" si
muterà a poco a poco in un "sì". E
te il "no" verrà inciso sopra una per
gamena, che, dimenticandosi d'esse- 1
re stata pelle di pecora, insuperbirà
:osì da credersi pelle di leone, tu, lu
:endo sempre egualmente, scolorirai
logli .anni quel "no"; perchè non c'i
nchiostro umano che regga alla po-,
Lenza del tuo fisso splendore.
Dopo il '66, stellone, avevi ben altri,
mali da sanare! e li hai sanati. E do- «
po Caporetto non hai mostrato come
sai dissipare le nuvole? L'hai mostra-;
to perchè non sei un astro che piovo
10 fortune dall'alto; ma una stella che
illumina-quello che c'è di buono, di
puro, di ammirabile qui in basso. Se
tu fossi un astro di fortuna, potrem
mo temere le tue infedeltà; ina tu nòn
ci puoi tradire perchè sei noi, l'eterno
di noi, l'idea che trascende le opere,
11 riflesso del fuoco che alimentiamo
con la fatica italiana, con l'eroismo.i
italiano, con la giusta ira italiana.
Noi aspettiamo che tu ora domini ;
l'orizzonte. Tocca a te, ora, operare e j
brillare, o stellone. Assai hanno par- «'
lato i diplomatici. Adveniant regnum
tuum. E invita tutte le stelle della
bandiera americana ad esser solidali |
con te che partecipi della natura ce
leste; e non con quel Presidente che
partecipa della natura Jugo-slava.
LA LIBERA PAROLA
Qualche cosa di nuovo
sotto il sole
La cosa an<iò così.
Il Presidente Wilson prendeva il tè
col segretario, con sua moglie e con
la sua figliuola. Il tè era singolare,
perchè egli si era consigliato con al
cuni "esperti" sulla qualità preferibi
le nel clima di Parigi e con la tempe
ratura di questa fine di giugno. Pa
reva una camomilla. Questi tede
schi disse ad un certo punto il Pre
sidente mi danno una considerevo
le inquietudine. Mandare, devono man
ilare; ma perchè ritardano? Ritarda
re, si ritarda; e ciò è.... .... gravis
simo esclamò il segretario, felice
di interpretare limpidamente il pen- ;
■siero del Presidente Gravissimo,
perchè nuove e non tutte prevedibili
j complicazioni potrebbero derivarne in
iiuesto disgraziato continente, che è
spossato, che ha fatto il pellicano del
la civiltà, nutrendo le sperance divi-1
ne col sangue del suo petto ...
Il Presidente fece con la sinistra
il gesto di fermare il corso di quelle
parole; portò con la destra alle lab-:
lira la tazzina, poi disse: 1
Gravissimo perchè avevo stabi
lito di partire giovedì sera; ora ho ri- '
mandato la partenza a sabato e il 1
dubbio irritante mi assale che dovrò '
trattenermi qui sino a lunedì. .. Se ba
sterà.... 1
Questa suprema complicazione gra
vò sulla tavola. Vi fu silenzio. Il se- 1
gretario parlò dei preziosi tappeti ,
preparati nella sala della cerimonia,
del calamaio che Clemenceau aveva '
fatto cambiare perchè c'erano due
tartarughe e il signor Clemenceau non
ama le ironie se non quando le fa lui; 1
poi si alzò, salutò, uscì.
Tommaso! esclamò allora la I
signora Wilson (il Presidente ha que- i
sto nome di battesimo che le turbe I
non conoscono) Tommaso! :
Mia cara.... >
Io muoio dalla voglia di aver
una parte storica nella cerimonia i
che i secoli ricorderanno. Io non sarò <
mai più felice nella tua vita se non'i
avrò un posto fra i plenipontenzia- :
rii <
I SPAZIO RISERVATO 1
R. N.
ì
1 =====—- —————— ~
RIPRESA DELLE PARTENZE DAL PORTO DI PHILADCLPHIA
Il moto piroscafo
"CASERTA"
NAVIGAZIONE GENERALE ITALIANA
Partirà' da Philadelphia direttamente per Napoli
Martedì 23 Settembre, dal Vine St. Pier
senza toccare il porto di New York
TERZA CLASSE - Napoli o Genova - CABINA (Classe Unica)
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I M (Spedito nel Canada «enza Tatsa di Dofana) 1
LV , tj
! Mia cara. ..
1 Tommaso!
Il Presidente si sentì un po' debole
davanti a quella patetica volontà fem
minile, anche perchè aveva da poco
spesa una bella energia a negare il
diritto italiano di Fiume; ma non cre
dè opportuno cedere senz'altro.
Non credo che questo sia nei
i quattordici punti....
Oh sì! esclamò la signora
< C'è. Ci deve essere. Nei quattordici
1 punti c'è tutto; tutto quello che ci si
; vuol trovare. Tommaso, in nome de'
tuoi quattordici punti, io posso parte
| ci
lnterrogherò i miei "esperti".
Abbrevia, Tommaso. Deciditi
senza consiglio. Fidati del tuo giudi-1
zio. Fidati del tuo cuore.
Il Presidente allargò le braccia. La
signorina Wilson vi si gettò con un
grido di gioia.
Grazie, papà.
Grazie di che, fanciulla mia?
Di averci ammesse tra i pleni
potenziarii.
Ma, fanciulla mia....
Non sarai tu, papà, l'uomo che
' strapperà una figlia dal seno della
I madre in un momento in cui la storia
■sta per . . sì, sta per dire a quei mo
mento; Fermati, sei straordinario!
Il Presidente voleva muovere una
gracile obbiezione, quando la camerie- 1
: ra, la fida cameriera venuta d'oltre
oceano con le due dame, ripose sulla
tavola il vassoio che stava per levare
e disse:
Signor Wilson, i suoi sentimen
ti democratici.... anch'io.... ah!
Ragazza mia, voi esagerate.
Questo nei quattordici punti. ..
- Oh, ci sarà anche questo, signor
Wilson protestò, un po' acerba, la
cameriera.
Non è possibile!
La cameriera riprese il vassoio e
uscì con picciolo passo d'amarezza.
La signora e la signorina Wilson
si strinsero ai fianchi del Presidente.
La rignora era raggiante; la signo
rina era raggiante; diventò raggian
te anche lo sposo e padre. Il quale
alzò la testa come se i continenti do
vessero udirlo ed esclamò:
E poi i critici arcigni osano di
re che io non sono riuscito a intro
durre qualche cosa di nuovo nelle vi
cende storiche delle nazioni.
Vi ha introdotto, infatti, la signora
e la signorina Wilson.
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[ loro che intendono investire non vi è operazione migliore che il depo- '
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