La libera parola. (Philadelphia, Pa.) 1918-1969, February 08, 1919, Image 1

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    Published and ctiatributed under permit No. 500 authorized by the act of October 6, 1917, on lile at the Post Office of Phlladelphia, Fa., by order ot the President, A. S. Uurleson, Postmaster Gen.
I forti caratteri sono gli Dei
Supremi della Storia Nazionale.
A. GIUSEPPE DI SILVESTRO, Direttore
906 Carpenter Street
ANNO 11. - Numero 5
La parola Mine: Diamo addosso all'ltalia
D'Annunzio e la Francia - La svalutazione della
vittoria Italiana - Le incoerenze dei Grandi
D'ANNUNZIO E LA FRANCIA
1* L'illustre poeta di nostra gen
te, che, nella guerra testé termi
|Bhata, s'è rivelato anche un eroe
dell'antico stampo, e di fronte a!
quale oggimai tutti si inchinano
«anche i Catenelli della critica ; le
eremita di Archancon,
nel 1915, dallo scoglio di
■Quarto, bandiva la novella cro
sciata contro il militarismo teuto
jr nico ed infiammava gli animi de!
| nostro popolo a correre in difesa
t della Francia martoriata ed in
» vasa; vinto oggi dalla nausea e
dallo sdegno, al cospetto dei bas
si intrighi orditi ai danni dell'l
talia, e forse amareggiato anche
un po' per la delusione subita, ha
scritto in questi giorni un arti
colo memorabile; uno di quegli
articoli capaci di rivoluzionare
un'intera nazione e di trasfor
mare un popolo di imbelli in un
popolo di giganti.
Egli sostiene, in questo suo
nuovissimo scritto, l'italianità
della Dalmazia; e la sua tesi av
valora con argomenti inoppu
gnabili.
Non sempre contenuto negli
attacchi, come tutti gli uomini di
azione generosa, egli bolla a san
gue tutti coloro che, nascosta
mente o palesemente, tentano di
creare difficoltà. all'ltalia nell'e
splicazione del suo programma,
defraudandola a tutto favore del
la iugoslavia dei premi che le de
rivano dalla sua memoranda vit
toria.
La Francia, colpita in pieno
petto dalle accuse formidabili del
poeta-soldato, corre ai ripari ed
il quotidiano Le Matin di Parigi,
in un articolo intitolato : Qualche
volta i poeti dimenticano, tenta
di far dello spirito, ma non rie
sce a nascondere il dispetto del
suo paese, per essere stato sma
scherato da un uomo, il cui giu
dizio ha un valore inestimabile
come di uno dei più arden
ti propugnatori della guer
ra a fianco della Francia, quando
la Francia .era quasi alla mercè
del nemico che le avrebbe fatto
subire la sorte del Belgio, se l'l
ktalia non avesse gittate sulla bi
lancia il peso della sua spada
possente.
I poeti qualche volta dimenti
cano! scrive l'autorevole foglio
parigino; ma noi facciamo mo
destamente osservare che non
sono i poeti a peccar di amnesia,
ma piuttosto le nazioni e sopra
tutto la Francia, la quale sembra
essersi interamente tuffata nelle
acque del Lete.
Appunto perchè D'Annunzio
ha buona memoria, si è indotto
a lanciar le sue accuse. Egli che
ricorda aver fatto della Francia
la sua seconda patria, fino a sta
bilirvi la sua fissa dimora; egli
che per amore verso questa sua
seconda patria, ha trascinato l'l
talia in un mortale cimento, egli
non ha potuto trattenere lo sde
gno, erompente dall'anima sua
generosa, dinanzi alla mostruo
sa ingratitudine di una Francia
congiurata ai danni della sua be
nefattrice ed ha lanciato l'anate
ma, che rimarrà monumento pe
renne di vergogna edi infamia
contro i mancatori di fede.
E forse chi sa? allo sfo
go legittimo dovette spingerlo
anche un'ombra di rimorso! Nel
l'accingersi a scrivere la terribi
le requisitoria, il grande poeta
abruzzese dovette ricordare che
se egli, coi suoi fiammeggianti
discorsi, non si fosse trascinato
dietro, da Quarto a Roma, tutto
il popolo italiano; se non avesse
trasfuso in milioni di petti il sa
cro fuoco del proprio entusiasmo,
forse l'ltalia, giunta dinanzi al
bivio difficile, avrebbe scelta una
via diversa ed oggi non sarem
mo costretti a deplorare il conte
gno ingrato di una Nazione che
ridiventa egoista ora che il ne
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mico non batte più alle porte del
la sua capitale.
Ma rassegnamoci ! Il tempo è
galantuomo e domani forse la
Francia sarà nuovamente co
stretta a stendere supplice la ma
no alla "sorella latina" ma la
stenderà indarno, e si pentii à al
lora amaramente di essersi alie
nato l'affetto di quaranta milio
ni d'ltaliani.
Il Matin però trova modo
beato lui ! di ficcare nel suo ar
ticolo anche una punta di ironia.
Esso dice che il poeta aveva pro
messo di non scrivere più roman
zi ed è venuto meno alla parola,
volendo far credere che le accu
se del nostro illustre concittadi
no non rispondono a verità e co
stituiscono quindi materia di ro
manzo.
Il magno giornale ci perdoni,
ma noi affermiamo che scrive li
na seconda menzogna che fa il
paio con l'asserzione che i poeti
qualche volta dimenticano.
Gabriele D'Annunzio ha man
tenuto la sua promessa e non ha
scritto più romanzi.
Egli ha cominciato invece a
scrivere la storia di questa guer
ra sanguinosa e le sue accuse
contro gli alleati costituiranno,
iella nuova opera dannunziana,
una pagina immortale che spar
gerà sprazzi di sinistra luce su
Lutti i fedifraghi, collocandoli,
presso i posteri, allo stesso livel
lo di quelle tribù selvagge dell'A
frica che, dimentiche dei benefi
ci, ricambiano, con atti di fello
nia, i loro benefattori.
LA SVALUTAZIONE DELLA
MOSTRA VITTORIA
Allorquando, all' anniversario
li Caporetto, dopo un lungo pe
riodo di severo raccoglimento, il
Generalissimo Diaz, rompendo
;li indugi, lanciò le sue cinquan
tino divisioni all'assalto, per ri
cacciare dal sacro suolo d'ltalia
e orde dei barbari, la maggior
parte dei giornali americani che
nvevano sempre lasciato passare
sotto silenzio le magnifiche im
nrese dei nostri soldati negli al
tri fronti, non potendo più oltre
tacere, dinanzi alla nuova gigan
tesca epopea, escogitarono un al
tro meschinissinio ripiego per
sempre svalutare l'opera del no
stro Esercito. E ci toccò leggere
)gni giorno, nella decade che cor
se tra l'inizio dell'offensiva e la
lebacle dell'Austria, intere co
onne che portavano titoli come
seguenti: (ìli aileati vincono sul
Piave. (ìli Anglo-Francesi e
ili Italiani raggiungono la Li
cenza ecc. ecc
Capite? Allorquando si magni
ìcavano le vittorie delle Fiandre
; del Belgio erano gli americani,
francesi e gli inglesi a vincere;
sul Piave invece vincevano gli
illeati.
Noi che scriviamo stigmatiz
sammo allora, in mille riscontri,
ielle conversazioni private, que
sta enorme ingiustizia che trae
va la sua origine dalla malafede
ì dall'ignoranza della maggior
sarte della stampa americana,
ria ricordiamo benissimo che
fummo spesso tacciati da visio
narli.
Alcuni americanizzati fanatici,
li fronte al nostro sdegno ed al
nostro dolore, ci gratificavano di
jn sorrisetto arguto di benevola
compassione e ci ammonivano
con sussiego che noi non erava
mo che dei permalosi.
Purtroppo la condotta tenuta
n seguito da quei giornali ed at
tualmente nella nostra contro
versia coi Jugo-Slavi, ci prova
che noi avevamo ragione come
sempre, e quelli che avevano tor
to erano i nostri pedagoghi.
Ma a maggiormente dimostra
le che le nostre proteste erano
sante, legittime e giustificate noi
rimandiamo i lettori alle dichia
WITH THE LARGEST CIRCULATION
AV A INI TI SEI IVI PRE, CON L_A FIACCOLA i!N PUGNO
"l'interni as second-class matter Aprii 19,1918, at the post office at Philadelphia, Pa., under the Act of March 3, 1879".
l'azioni che, in Parigi, ad alcuni
rappresentanti della stampa
francese, ha fatto uno dei più
autorevoli tra i nostri delegati,
una mente equilibratissima: l'o
norevole Barzilai.
Egli ha deplorato che la mag
gior pai te dei giornali delle na
zioni alleate, segnatamente i
giornali d'America, abbiano vo
luto svalutare il nostro più gran
de sforzo militare, che costò ri
levanti sacrifici al nostro esercito
che battè e scrollò la compagine
ancor saldissima dell'esercito ne
mico, che affrettò anche il crollo
della resistenza germanica, sop
primendole il potente alleato di
guerra e portando di colpo ur.a
tremenda minaccia sul fronte
meridionale dell' impero tedesco-
Ed ha deplorato anche l'On.
Barzilai che parecchi giornali
Nord-Americani stamparono a
glandi titoli la notizia della vit
toria dell' "esercito anglo-italia
no" nel Veneto; osservando ar
gutamente e cavallerescamente
che "i primi ad essere dispiacen
ti di questa strana tendenza, do
vettero essere i nostri valorosis
simi e cordialissimi amici ingle
si, i quali sapevano bene che, ac
canto alle cinquantuno divisioni
italiane lanciate all'attacco ed al
lo sfondamento delle linee au
stro-ungariche, oltre il Piave e
gli altipiani, essi non concorre
vano che con due sole divisioni,
preziose ed eroiche senza dubbio,
ma la cui proporzione non giusti
fica menomamente l'espressione
di esercito anglo-ilftliano."
Noi dunque non eravamo nè
visionarli nò permalosi e possia
mo essere superbi di aver fatto
Ire mesi fa gli stessi rilievi fat
li recentemente dall'illustre figlio
di Trieste.
Ma la svalutazione del valore
e dei sacrifici italiani, sacrifici e
valore che han pesato in modo
definitivo, sulle sorti della guer
ra e sul conseguimento della vit
toria, continua, per opera di una
stampa indegna e venale, a tro
var credito nel mondo; continua
a pesare sulle nostre spalle come
un'ingiustizia amara, come un'ir
riverenza dolorosa alle donne ita
liche in lutto, ai nostri mutilati
in patimento, al nostro popolo in
ristrettezze ; come un'ingratitu
dine vergognosa.
LE INCOERENZE DEI GRANDI
Anche i Grandi sono spesso
incoerenti, o, per dirla col "Ma
tin" di Parigi, i Grandi, anch'es
si, qualche volta dimenticano!
Abbiamo dinanzi agli occhi i
quattordici punti del famoso de
calogo YVilsoniano, in uno dei
quali egli riconosce solennemen
te ai popoli il diritto di determi
nare da sè il regime sotto il qua
le vogliono vivere.
L'illustre Presidente Sta
ti Uniti che ha lancisfs, con ton
ta enfasi, attraverso al mondo,
i suoi famosi principii, simile a
Mosè che dalla vetta del Sinai
dettava le tavole della legge al
le turbe d'lsraele, come va che
oggi si oppone all'annessione di
Fiume all'ltalia? Di fronte aila
realtà viva e palpitante ha forse
relegato in soffitta le sue teorie
utopistiche ?
L'italianità di Fiume non va
messa in discussione. Su 47 mila
abitanti, circa quarantacinque
nne sono italiani che, con mani
festazione imponente, unanime,
plebiscitaria, hanno esternato la
loro volontà ferma, decisa, in
crollabile, di riunirsi, dopo il lun
go martirio, alla Madre grande e
magnanima. Anzi, parafrasando
il grido immortale di Garibaldi e
dei suoi volontari, hanno scritto
sul drappo della loro bandiera ed
in testa al loro programma, un
Biotto fatidico, che potrebbe an
che essere un monito: Italia o
morte !
E di fronte ad una volontà co
sì solenne, così solennemente af
fermata, quale motivo adducono
gli alleati, quale il Presidente de
gli Stati Uniti, a giustificazione
della loro ostinatezza, del loro at
teggiamento apertamente ostile?
Motivi non ve ne sono o alme
no non vi sono motivi confessa
tili Ma D'Annunzio, nella sua
requisitoria, ha definiti magi
stralmente gli alleati.
Dei francesi dice che sono eb-
PHILADELPHIA, PA., 8 FEBBRAIO, 1919
j bri della vittoria e tentano met
tersi a capo di tutti. Degli ingle
si che, avendo appena finito la
i sanguinosa guerra, hanno aper
jto le fauci per inghiottire tutto
'ciò che possono, mentre l'ltalia
J dovrebbe fare un altro nodo nella
cinta.
E dell'America? "Gli america
ni stanno cercando di nasconde
re, sotto il mantello dell'ideali
smo, il fatto che essi hanno con
chiuso il più grande affare della
storia."
E D'Annunzio ha ragione. Noi
possiamo dire col Vangelo: Chi è
senza peccato scagli la prima
pietra!
LA LIBERA PAROLA.
ITALIA IRREDENTA
Il Kit ti il Mlt
Domenica 2 febbraio, il gene
rale Ugo Pizzarello fu incontrato
alla stazione di Broad St., dal
Comitato Regionale dell' "Italia
Irredenta e da parecchi soci del
West Philadelphia Republican
Club che lo scortarono all'Haver
ford Theatre, 60.a strada e I la
ve rford Avenue, dove erano con
venuti un gran numero di con
nazionali ansiosi di sentire dalla
viva voce del nostro bravo gene
rale la narrazione delle ultime
pagine gloriose della storia d'l
talia. Il teatro era tanto affollato
che la gente si pigiava al di fuo
ri trattenuta dai poliziotti i qua
li avevano un bel da fare a per
suadere tutti che dentro non c'e
ra più posto.
All'entrata del generale Pizza
rello e del tenente Angelo Fa
nelli, accompagnali dcii membri
del Comitato Regionale dell'lta
lia Irredenta, fu suonata la mar
cia Reale e la folla fece una calo
rosa dimostrazione. L'Avv. Eu
genio Alessandroni, presentato
dal "eh air man" del comizio, si
gnor Mansolino, aprì la serie dei
discorsi parlando in inglese, in
neggiando alla gloria passata e
presente d'ltalia e riaffermando
i diritti nostri sulle coste della
Dalmazia. Prese poscia la parola
il valoroso generale Pizzarello
che destò nell'uditorio un vero
fanatismo; egli ricordò l'eroismo
dell'esercito e (fella marina ita
liana nella guerra europea, eroi-i
smo che rifulse di vivissima lu
ce anche nei giorni più oscuri ;
infiniti furono gli episodi di va
lore, alcuni dei quali citati dal
generale Pizzarello che durante
il suo dire pagò un tributo altis
simo alle virtù del soldato italia
no al quale si devono i miracoli
del Grappa, del Piave, di Vitto
rio Veneto. Il generale esaltò la
fortezza invitta del popolo d'lta
lia che, dopo il disastro, si ripie
gò su sè stesso e preparò nel si
lenzio e nel dolore la riscossa,
quella riscossa che doveva veni- (
re un anno dopo tanto piena ed
intera. Il generale Pizzarello con
chiuse il suo dire invitando tutti
i presenti a gridare: "Viva l'lta
lia, Viva l'America-"
Parlò quindi il tenente Dottor
Angelo Fanelli, con grande effi
cacia; disse che in Italia durante
la guerra, si era operato il Rav
vicinamento di due classi egual
mente necessarie al benessere e
conomico della Nazione; la clas
se degli industriali e quella dei
lavoratori, riavvicinamento ope
rato in trincea, dalla comunanza
della vita e dei pericoli fra gli
ufficiali, figli della borghesia e i
soldati, figli del popolo. Il bravo
tenente conchiuse il suo dire af
fermando che in Italia, non o
stante manchino le materie pri
me, abbiamo ricchezza di "forza
intelligente" e di "intelligenza
geniale"; a questi due elementi
dobbiamo chiedere la risurrezio
ne della nostra vita economica e
morale, l'avviamento razionale e
intelligente verso una nuova era
nella nostra storia. Il tenente Fa
nelli conchiuse esortando tut- (
ti alla concordia e all'unione,
|che saranno come il cemento che
deve amalgamare tutte le forze
vive della nazione.
Cessati gli applausi che salu
tarono la fine del discorso forte
e ispirato del tenente Fanelli pre
se la parola il Maestro Ettore
Martini che, con bravi e sentite
parole, disse degli scopi del Co
mitato Regionale dell'ltalia Irre
denta ed esortò i presenti ad a
ìutare l'opera di propaganda ita
liana che il Comitato si è prefìs
so di svolgere.
L'Avv. Giovanni di Silvestro
prese la parola per ispiegare agli
intervenuti il significato e lo
scopo della colletta che parecchi
signori gentilmente facevano
nella sala mentre l'oratore par
lava.
Finito il comizio il generale
Pizzarello fu attorniato da gran
numero di persone alle quali egli
volle gentilmente stringere la
mano ed all'uscita, fu salutato da
molti che erano rimasti fuori del
teati'o per poterlo salutare al suo
passaggio.
Della riuscita del comizio va
data lode agli egregi nostri con
nazionali di West Philadelphia, i
quali a tutto provvidero e fece
ro onorevolmente gli onori di ca
sa, non ostante il tempo brevis
simo.
EMILIO GROSSO.
GUIDA UFFICIALE
per l'acquisto della cittadinanza
Americana
CAPITOLO 11.
La Prima Carta di Cittadinanza.
Il primo passo da farsi pei - ot
tenere la prima Carta (detta an
che Dichiarazione d'lntenzione)
è di stabilire la propria residen
za in una città o villaggio qua
lunque, il che si può fare anche
il giorno stesso in cui si sbarca
per la prima volta ad un porto
degli Stati Uniti.
Fissata la residenza in una
città od in un villaggio qualsia
si, si può immediatamente fare
la detta "Domanda di prima car
ta, o Dichiarazione d'intenzione
per divenire cittadino america
no." Onesta formalità si compie
nella Corte Statale di Naturaliz
zazione della Contea in cui il ri
chiedente risiede. Onesti deve, a
tale uopo, recarsi all'ufficio del
Cancelliere della Corte suddetta
(Clerk of the Court) e non ha bi
sogno di testimonio o di persona
che lo accompagni. Non cono
scendo l'inglese, è però necessa
rio farsi accompagnare da perso
na che faccia da interprete.
La tassa per tale dichiarazione
èdi un dollaro, che si paga al
Cancelliere della Corte quando
la Carta è pronta e debitamente
firmata. L'applicante non è obbli
gato a firmare, se non sa leggere
o scrivere; in questo caso baste
rà un segno di croce da essere da
lui apposto al luogo dove abitual
mente va la firma.
Onesta dichiarazione deve con
tenere il vero nome originale
portato dall'applicante nella vec
chia patria cioè nome e cogno
me senza abbreviazioni e se
nel frattempo in cui ha dimo
rato in America avesse usato al
tri nomi, o soprannomi, egli de
ve dichiarare anche questo. I di
rettori delle scuole pubbliche u
sualmente aiutano quelli che de
siderano farsi cittadini, nelle for
malità richieste.
Qualsiasi forestiero sia ma
schio oppure femmina non ma
ritata che abbia compiuto ilB
anni d'età può fare la dichiara
zione d'intenzione e ricevere la
Prima Carta. Per le donne mari
tate secondo quanto ha deciso la
Corte Suprema degli Stati Uniti,
esse prendono automaticamente
la cittadinanza del marito senza
bisogno di formalità speciali per
esse.
Si deve, nella domanda o di
chiarazione che sia, indicare il
giorno preciso dell'arrivo, il no
me del bastimento con cui si è
arrivati e se si è giunti qui per
ferrovia, dal Canada o dal Mes
sico, occorre dirlo chiaramente.
Nel caso in cui uno non si ricor
dasse queste cose esattamente,
può scrivere al "Bureau of Na
turalization, Washington, D. C.",
indicando approssimativamente
la data dell'arrivo e detto Bureau
farà le ricerche necessarie, co
municandole poi all'emigrato. Ma
si badi di non scrivere al Bureau
stesso se non in caso di estrema
necessità, per evitare agli uffici
inutile perdita di tempo.
Occorre infine rinunciare alla
sudditanza del Potentato di cui
si era cittadini o sudditi nella
vecchia Patria.
ORDINE FIGLI D'ITALIA IN AMERICA
Comunicazioni della Grande Loggia
DELLO STATO DI, PENNSYLVANIA
UNA IMPORTANTE
RIUNIONE PER
L'ORFANOTROFIO.
Tra Scranton e dintorni esisto
no parecchie Logge dell'Ordine,
talune delle quali di recente for
mazione.
Per inesatta o incompleta co
noscenza del modo come si
è svolta e fu approvala la
iniziativa dell' Orfanotrofio in
in questo Stato della Pennsylva
nia, la comunicazione per il pa
gamento della tassa personale da
servire per il fondo delle spese
d'impianto non era stata bene ac
colta da quelle Logge, perchè es
se ritenevano che il Grande Con
| cilio avesse fatto ciò di suo ca- i
priccio. Questa condizione di co
se era inasprita dal fatto delle
conseguenze derivanti dallo sta
to di guerra prima e da tutte le
contribuzioni a cui furono chia
mati quei fratelli, e poi dalla epi
demia di influenza, che lasciò le
.sue tracce dolorose in ogni casa.
Tutto ciò aveva creato molto
disagio tra le Logge esistenti ed
anche una certa sosta nel lavoro
di propaganda, dovuta allo sco
raggiamento di molti tra i mi
gliori nostri fratelli, che vedeva
no scossa la compagine dell'Or
dine tra due tendenze ugualmen
te recise, ma in aperto contrasto
tra loro, quella cioè del Grande
Concilio, che voleva rispettata la
deliberazione per l'Orfanotrofio,
e quella delle logge che non vo
levano riconoscerla.
Fu deciso perciò di tenere a
Scranton una riunione dei rap
presentanti di tutte le logge del
la città e dintorni, nella quale un
ufficiale del Grande Consilio a
vrebbe date le necessarie spiega
zioni del caso.
A tal uopo sabato sera primo
febbraio, alle ore undici pomeri
diane giungeva a Scranton il
Grande Segretario Archivista
Alfredo Perfilia, il quale fu rice
vuto alla stazione della Central
Railroad dal Dr. Villone e dagli
altri fratelli Giorgio S. Fiore, Ni
cola Forte e Oreste Battaglia.
Tutti insieme presero parte la se
ra stessa ad una cena offerta con
molta ospitalità nella casa del
fratello Fiore.
La mattina successiva, nella
sala al terzo piano dei Raub
Bldg., ebbe luogo l'annunziata
riunione dei rappresentanti del
le logge per discutere circa il fat
to dell'Orfanotrofio. Le Log'ge e
rano rappresentate come segue:
La Garibaldi N. 198 di Pittston
dal Rev. Giuseppe Perenzini, la
Cittadini Lanceri No. 534 di
Scranton da Fedele Cimino, la
Giovane Italia N. 574 di Carbon-,
dale da Gregorio Frangipane, la
Nuova Giuseppe Mazzini N. 634
di Scranton da Fabio Vallario, la
Giovanni Nicotera N. 749 di
Dunmore da Nicola Forte, la
Loggia Gloria N. 815 di Old For
ge da Paolo Cardile, la Matteo
Renato Imbriani N. 651 di Jes
sup da Umberto Bisignani, la
Loggia Piave N. 882 di Arch
bald da Francesco Scopelliti.
Oltre ai suddetti rappresentan
ti legalmente autorizzati, assiste
vano anche moltissimi fratelli
appartenenti alle diverse logge.
Il Grande Segretario Archivi
sta espose i fatti riguardanti la
iniziativa dell'Orfanotrofio, la di
scussione avvenuta a tale riguar
do nella Grande Convenzione del
;30 agosto 1917 in Uniontown e
la decisione da essa presa. Disse
che il G. Concilio non ha fatto al
tro che mettere in esecuzione un
deliberato della Grande Loggia,
e non poteva 112 //ne a meno sen
za mancare ai suoi doveri. Alla
fine della sua minuziosa esposi
zione esortò i rappresentanti del
le logge ad accettare il delibera
to della Grande Loggia, come già
avevano fatto le altre consorelle.
Presero successivamente la
parola i rappresentanti delle di
verse Logge, i quali avrebbero
voluto che la questione fosse so
spesa e rimandata alla prossima
Grande Convenzione.
Il Grande Segr. Archivista fe
ce rilevare che ciò era impossibi
le, perchè la decisione della
Grande Loggia era in via di e
secuzione e non potevano quelle
logge richiedere che essa fos
se rimandata senza rendersi di
subidienti a una legge della
Grande Loggia.
I rappresentanti delle varie
Logge, dopo lunga ed animata
j discussione, si arresero alle argo
jmentazioni del Grande Segreta
rio Archivista, ed all'unanimità
Fa quel che devi, avvenga ]
che può'.
Abbonamento Annuo $ 2.00
Una Copia 3 Soldi
'deliberarono che le logge verse
ranno la tassa prò Orfanotrofio
chiedendo però al Grande Conci
lio una congrua dilazione.
Così anche questo equivoco è
[ stato eliminato, e noi siamo lieti
che tutte le logge della Pennsyl
vania, nessuna esclusa, siano or
mai pienamente d'accordo sulla
necessità dell'Orfanotrofio e sul
modo di provvedervi.
Possiamo anche annunziare
che le Logge di Scranton e din
torni si occuperanno ora alacre
mente dei preparativi per la
prossima Grande Convenzione,
con la ferma fiducia che essa
debba segnare un altro segnala
to successo per l'Ordine in Penn
sylvania.
INIZIAZIONE DELLA
LOGGIA GUARDIA VITTORIO
EMANUELE 111 N. 893.
Nella sua andata a Scranton
domenica 2 febbraio, il Grande
Segretario Archivista Alfredo
Perfilia procedette anche alla ini
ziazione della Loggia Guardia
Vittorio Emnauele 11, una tra le
più vecchie e reputate Società di
mutuo soccorso di quella città.
Alla iniziazione della neo Log
gia, che si tenne nella stessa sa
la in cui ebbe luogo la mattina
la seduta dei rappresentanti le
logge, fece da madrina la loggia
Nuova Giuseppe Mazzini N. 634.
Assistevano tutti i rappresen
tanti delle diverse logge, ed era
no moltissimi, ragione per la qua
le chiediamo venia se non pos
siamo darne tutti i nomi.
Col concorso del fratello Fa
bio Vallario, della Loggia
Nuova Mazzini, in funzione di A
ra'tdo, furono istallati, dopo la i
niziazione dei soci fatta dalla log
gia madrina, i seguenti ufficiali
della nuova loggia dal Grande
Segretario Archivista:
Venerabile, G. S. Fiore Ex
Venerabile, Giuseppe Obici
Assistente Venerabile, Aurelio
Teneri Oratore, Clemente
Peccalo Segretario Archivi
sta, Giovanni Pinto Segreta
rio di Finanza, Domenico Batta
glia Cerimonieri, Angelo A
more, Francesco Sabia Cura
tori: Michele Vallario, Vincenzo
Priorelli, Edoardo De Paoli, Roc
co Galella, Luigi Yasenza Sen
tinella interna, Michele Caolo
Sentinella esterna, Domenico
Viola.
Dopo la iniziazione, vennero
ammessi in sala anche i rappre
sentanti della Ricciotti Garibaldi,
che ha già ottenuta la dispensa e
che sarà iniziata il 20 febbraio:
essi vollero venire a dare il loro
saluto al Grande Segr. Archivi
| sta.
Esaurita la cerimonia rituali
stica, parlarono: il Grande Segr.
Archivista, il Regio Agente Con
solare Cav. Tiscar, che fa palle
dell'Ordine quale socio della Nuo
va Mazzini, il quale, a nome di
quest'ultima, presentò alla neo
Loggia un quadro per contener
vi la dispensa, ed i fratelli Ga
briele Pugliano, G. Luciani. Ni
cola Forte, Paolo Cardile, Fran
cesco Scopelliti, e Salvatore Piro,
il quale propose l'invio di un te
legramma al Grande Venerabile
dello Stato portante il saluto del
la nuova loggia e di tutti i Figli
d'ltalia riuniti per l'occasione.
La sera la neo loggia offrì un
banchetto al Grande Segr. Archi
vista all'Hotel Venezia, del fra
tello Cardone. Funzionò da chair
man il fratello Oreste Battaglia.
Il fratello Salvatore Piro cantò
un'applauditissima romanza.
Invitati a parlare, presero suc
cessivamente la parola i fratelli
Giuseppe Obici, Clemente Peco
raro, Santo Tagliaterra, D. Lu
ciani, Nicola Forte, Dr. Villone,
F. Costanza. Fabio Vallario, An
gelo Amore, Paolo Cardile; ed in
ultimo il Grande Segr. Archivi
sta, il quale esortò i fratelli di
Scranton e dintorni a ben prepa
rarsi per la prossima Grande
Convenzione.
LE AMBULANZE DEL
PRINCIPE DI PIEMONTE.
Ci si riferisce che qualcuno ab
bia messo in dubbio che il dana
t ro raccolto pei 1 le ambulanze ad
■ iniziativa della Principe di Udine
1 sia stato speso per lo scopo pel
quale esso fu richiesto, ossia per
- l'acquisto delle Ambulanze In
i altri termini, si insinuava che le
Ambulanze non erano state ac
; qui state.
i Tutti ricordano invece che det
- te Ambulanze non solo furono
- acquistate, ma fecero anche il gi
kl ro della Colonia di Philadelphia