LA LIBERA PAROLA
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«niBLISHED EVERV SATURDAY
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A- GIUSEPPE DI SILVESTRO
EDITOR-IN-CHIEF
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Bell Phooe. W.lout 7*-T2
Anno 1. - 28 IWcembre. HlB - No. 37
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LA ÜBERA PAROLA
stampa dei famosi Dialoghi sui ]
Massimi Sistemi, quei due celebri j
volumi coi quali Galileo distrusse i
oer sempre l'astronomia e la fisi- ]
ca dei peripatetici, schiudendo il
sentiero a pripcipii nuovi ed a <
metodi arditi nella scienza e nei'a
filosofia.
Persino il Dio-natura del gran
de panteista Olandese, io Spino
za, nel quale tutto ciò che è, non
è altro che pura e semplice mo
dificazione divina; la "Sostanza
universale, che a noi appare nei
suoi "accidenti e modi." nacque
dall'lnfinito Bruniano immanente
nel finito.
Lo stess opuò dirsi della mo
nade del Leibniz, la quale, ad on
ta che sia spirituale o dinamica,
pure tradisce la propria deriva
zione dalla monade del Bruno
eh "è intesa più meccanicamente,
ma ambedue hanno la stessa ca
ratteristica. cioè, sono semplici,
indivisibili, incorruttibili, eteme
ed animate.
Lo stesso può dirsi della mo
«oncetti, non può negarne la pa
ternità al nostro Bruno. - peci al
mente, quando tratta dell'Essere
unico, indeterminato, e quello
della causalità universale.
Tutti conoscono il profondo ri
spetto nutrito dallo Schlegel e
dall'Hegel per Giordano Bruno:
fu, appunto, lo Schleeel che ne
rivendicò la gloria dedicando alla
memoria del Martire Nolano uno
dei migliori suoi scritti filosofici :
e l'Hegel gli dedicò pagine riboc
canti della più schietta ammira
zione nella ?ua Storia della Fi
losofia.
La concezione monistica del-
TOniverso. che riposa sul più as
soluto e sistematico idealismo, è
la sintesi più luminosa di tutta
la filosofia del nostro Bruno: ed
In essa troviamo l'identificazione
dei contraili, la unificazione del
Pensiero e dell'Essere, della Na
tura e dello Spirito, della Materia
e della Forza.
Con la filosofia del Bruno, dun
que, noi vediamo coincidere la
"Filosofia dell'identità," imper
sonata nello Soinoza, nello Schel
ling. nell'Hegel, nello Schopenha
uer, nell'Hartmann, nel Noirè e
persino nel Nietzsche. Sì, proprio
il Nietzsche, quando ha voluto
cosini ire un sistema metafisico,
ha ideato un Ritorno infinito del
le cose, un periodico Rinnova
mento dei mondi con la reinte
grazione di tutto intero lo stato
anteriore. (Vedi Zoccoli, Ediz.
Bocca). Ma tutto ciò l'aveva già
insegnato Giordano Bruno :
"L'infinità del mondo suppone
una potenza infinita di tutto di
venire e trasformarsi nell'lnfini
tà dei possibili."
E con questa breve e superfi
ciale rassegna della Filosofia di
Giordano Bruno in rapporto alla
Storia della Filosofia e del Pen
siero filosofico del Medio Evo
(non già di fronte alle bovino
asinesche bestialità, indecen te
mente vomitate nel libercolo),
potremmo già chiudere la nostra
tesi dimostrativa.
Ma con tutto questo abbiamo,
soltanto, smozzato di due dita le
orecchie all'asino; adesso dobbia
mo tirargli un po' la coda: per
chè l'asino ragliando, ha, niente
meno, menzionato il Candelaio di
Giordano Bruno.
Ma che cosa è il "Candelaio
di Bruno? E' una commedia nota
«;010 a poche persone colte, ed
ignota, addirittura, al grande
pubblico. Il Prof. Vittorio Im
briani mette il "Candelai'» alle
pari della meravigliosa Mandra
gora" del Machiavelli, afferman
do che Molière sarebbe il più
grande commediografo moderno,
se l'ltalia non avesse prodotto
Nicolò Machiavelli e Giordano
Bruno. Anzi, l'lmbriani procede
ancora oltre, scrivendo che v ha
"più forza comica e potenza
d'ingegno e studio del vero nel
solo Candelaio che in tutte le
slombate commedie dell'avvocato
veneziano," (cioè: Carlo Goldo
ni). Il Settembrini, il De Santcìs
e lo Zumbini sono unanimi nella
lode del Candelaio; e l'ultimo
d'essi, cioè lo Zumbini così scri
ve: "la commedia del Bruno e
molto più notevole dal lato stori
co Il Bruno agisce da ii'losofo,
onde il pensatore finisce nella
commedia col prevalere sopra
l'artista." Questo è il giudizio dei
maestri.
Ma l'asino in zimarra potrebbe
ancora ragliare, ripetendoci che
il Candelaio è una commedia
oscena.
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Certo, è una commedia oscena : <
na, di grazia, sapreste voi tro- !
."armi una commedia non oscena
n quel secolo d'oro, cioè, nel se- !
x>lo di Papa Leone X ?
La commedia, impari l'asino in ;
rimana, deriva dai latini ch'era- i
co salati e pepati: l'oscenità dei
poeti comici era un dovere urna- 1
rustico, specialmente alla corte
papale di Leone X.
Papa Leone ed i buongustai
del tempo giudicavano una com
media castigata insipida, inu
tile, mancata, un non senso,
niente di più stolto. Essi pensa
vano che convocare brigate di
galantuomini, di belle e gentili
donne, di sacerdoti, presiedute da
un papa in tiara senz'ammanni
re loro la gioia d'ascoltare cose
grasse e dette nel loro nome
sarebbe stato assurdo. Eppoi si
può sicuramente affermare che
il Candelaio non è più s]x>rco del
la Mandragora di Machiavelli o
della Calandra del Cardinale di
Bibbiena, o di qualunque favola
dell'Aretino. Il Candelaio non è
per nulla più osceno di qualun
que commedia del sommo Aristo
fane, pel quale qualunque perso
na infarinata di lettere va in
brodo di giuggiole. Il Candelaio
di Bruno èla commedia scritta
da un filosofo profondo e sconso
lato. Egli metteva come epigrafe
alla commedia quel motto che si
legge sull'edizione parigina del
1582: "In tristitia hilaris, in hi
laritate tristis".
1 costumi descritti nel Cande
laio sono d'una Italia percossa,
curva.decaduta, tenebrosa, senza
fede, senza speranza, senz'ani
ma: tutto è ormai finito: gli stra
nieri ci tengono in pugno: non ci
resta che servire e sghignazzale
oscenamente.
Il metafisico si consolava nelle
sue audaci speculazioni e scri
veva appunto nell'epistola dedi
catoria della Commedia alla Si
gnora Morgana; forse una donna
ch'egli aveva amata, ch'esule,
profugo, perseguitato, poverissi
mo, forse amava ancora: "Ricor
datevi, Signora, di quel che credo
che non bisogna insegnarvi : il
tempo tutto toglie e tutto da.
ogni cosa si muta, nulla si anni
chila, è un solo che può mutarsi,
un solo è eterno, e può perseve
rare eternamente uno, simile e
medesimo. Con questa filosofia
l'anima s'aggrandisce e nie si ma
gnifica l'intelletto.
Ma. poiché questa breve espo
sizione del Candelaio di Li uno
potrebbe ancora scandalizzare il
pudico e casto ciuco in zimarra,
o rendere ancora più rubizza
quella faccia tosta che. (la teoria
della Specie umana del Darwin
ne ammaestri), porta in quel
giugno sporgente dei veri carat
teri "suini," noi gli citeremo la
Calandra, scritta da un Cardina
le. in porpora, di Santa Romana
Chiesa: Commedia rappresentata
sotto gli occhi di Leone X. ne.
1518; e v'era anche presente la
foi*mosa Isabella Gonzaga
La "Calandra" dell'arguto e
dissoluto Cardinale è quanto di
più sconcio, plateale ed osceno si
possa trovare in tutte le Com
medie del Seicento. E noi. senza
darci la pena di citarne degli
excerpta, poiché potrebbe offen
dere la pudicizia dell'asino-bue.
faremo qualche semplice saggio
sul Prologo di Bernardo Dovizi,
meglio, del Cardinale di Bibbie
na. il celebre moccicone, com'era
chiamato dalla bella Isabella
Gonzaga.
Da questo Prologo autentico
non quello di Baldassare Casti
glioni, da pochi anni messo in
luce in una ristampa curata, per
la grande Collezione degli Scrit
tori Italiani, (Bari, Laterza
1912) da Ireneo Sanesi. Teodoro
Def Lungo scopri fra gli auto
grafi dello scrittore cosentinese,
il Prologo autentico in parola. In
questo Prologo, dunque, il Car
dinale di Bibbiena finge di dor
mire tranquillamente e piacevol
mente sognare: Sogna d aver
trovato l'anello di Angelica e
di penetrare nei palazzi delle gen
tili donne fiorentine e ammirarne
te mattutine bellezze. Narra gì in
trighi della vita coniugale, i mi
steri dell'acconciatura femminile
del tempo: gli specchi, le mollet
tine tutti gli artifizi delle
donne scoppienti di caldo per pa
rer più belle." Et sic de caeteris
et de singulis!
Nella commedia poi del Cardi
nale di Santa Romana Chiesa noi
assistiamo alle voglie rabbiose e
sfrenate d'una moglie vana e
superstiziosa; a sconci amori che
's'intrecciano alle frodi, alle beffe,
alle burle più volgari e plateali:
nell'opera comica del santo e pu
ro Cardinale rivive e s'incarna
con tutte le sue sconcezze Plauto
>OOOOOOODOvQOOvOQOvOvOvfQww
o, se meglio vi piace, Giovanni <
Boccaccio.
Bella età, è vero, o castissi
mo asino-bue, che vi scandalizza
te che l'Ordine Figli d'ltalia per
metta ad una Loggia intitolarsi
dal grande filosofo Nolano, Gior
dano Bruno. quella in cui alla
Corte Pontificia, sotto gli occhi
e con l'lmprimatur o Nihil obstat
di Papi, Cardinali e Vedovi si
rappresentavano tutte le Calan
drie di questo mondo con la ri
tuale apostolica benedizione ;
mentre l'autorità giudiziaria li
avrebbe arrestati tutti per corru
zione. lenocinio e attentato al pu
dore? Erano belle età. davvero,
quelle in cui i chierici beffano
dalla scena i chierici della platea,
ed un gran Ponefice schiaffeggia
pubblicamente un frate perchè
non ha saputo farlo ridere abba
stanza.
Niccolò Machiavelli, pittore
immortale della disciplina re'igio
sa corrotta e pervertita, commen
ta ed illustra il Principe con la
Mandragora, e si scolpisce ama
ramente nel verso:
"Io rido e il rider mio non passa
(drento."
In quanto poi al caotico am
masso di insulsaggini, stupidag
gini ed incoerenze di cui sono
infarcite molte pagine del liber
colo su quanto riflette la Masso
neria, noi insistiamo nel doman
dare all'asino-bue : Perchè per
metteste che una Società com
posta esclusivamente di cattolici
nascesse e vegetasse col nome di
due illustri Massoni, cioè, dei
Fratelli Bandiera? perchè, se
l'Ordine Figli d'ltalia è una edi
zione alterata della Massoneria,
vi siete più volte rivolto al Gran
de Concilio ed alle logge scomu
nicate per chieder denaro?
Ma noi già lo sappiamo: per
voi al di sopra di lehova vi
è il dio Mammona, al quale voi
sapete, da specialista, coordinare
e subordinare tutto, facendo dei
Fratelli Bandiera, due sagresta
ni, quando vi fa comodo, per spil
lare moneta, o due scomuni
cati vitandi, quando essi, una
buona volta e per sempre, si sono
dignitosamente sottratti alla vo
stra patema tosatura.
Come vedete, .dunque, noi sia
mo molto più logici e puliti di voi
o celeberrimo asino-bue: la no
stra Loggia di Warren, sceglien
do il nome di Giordano Bruno,
• non ha scelto, affatto, nomi che
i facciano a cozzo col buon senso
i e con 'la pubblica dignità. 11 nome
, di Giordano Bruno rifulge trop
i po in alto, perchè i vostri ululati
i di upupa o l'ombra tenebrosa
i della vostra figura ne possa offu
-1 scare l'ideale bellezza.
Noi cattolici siamo superbi di
i contare nelle nostre file delle fi
■ gure intemerate di dotti sacer
i doti, come il Reverendo Silipigni
v di New York, il Reverendo Ti
-1 rocchi di Natick, il Reverendo
i Santolini di New Haven, e cento
altri di simil fatta.
Ì Codesti dotti ed intemerati
i rappresentanti del Culto cattoli
i co, non già voi che ne siete la
- vergogna, vere e nobili figure
i d'ltaliani sono con noi lottanti
i per l'effettiva realizzazione dei
- supremi ideali di patria, relig>o
• ne ed umanità.
) Voi, come il cattolicissimo Rt
, Nasone, con la vostra opera ne
- fanda e deleteria a discapito di
J tutto ciò ch'è santo e fraterno,
• non rappresentate nessuna reli
tri, è favoloso.
', gione, ma siete come disse Lord
- Gladstone, la negazione di Dio.
i Ai vostri sforzi inani che un sof
r fio rinnovato di verace italianità
• ha dato la definitiva condanna,
risponderemo con Dante:
. Caina attende che in vita ci
(spense!
i Noi v'ignoreremo, seguendo
- coraggiosi e fiduciosi nel glorioso
- sentiero di libertà di coscienza,
- tracciatoci dal sangue e dal sa
r orifizio di mille martiri dell'idea,
; e vi ripeteremo in faccia ciò che,
- con impeto lirico scrisse Ada
? Negri:
■ Io voglio, io voglio esser garrulo
(e forte,
. Nella luce del sol ebbro e rapito.,.
. 0 Libertade o Morte!
E la morte preferì, anziché
rinunziare alla sua libertà di co
scienza, Giordano Bruno, martire
nobilissimo, immolatosi alle idea
lità sublimi di libertà di coscien
za sul rogo fumante di Campo
dei Fiori, che segnò, il 17 Feb
braio 1600, la fine della teocra
zia che vuole soffocare ed ucci
dere il più gran bene della vita,
la libertà.
Libertà religiosa, per cui i
Pilgrim Fathers gettarono le ba
si di questa grande Repubblica,
LA LIBERA PAROLA
e sulle cui basi libertarie Roger
William fondò Piovidence.
Voi, asino-bue. non siete Ita
liano. nè Americano 1
La Loggia Giordano Bruno
di Warren. R. 1.
I line fiaii
irsi AMERICA
II Sig. Alberto Bonaschi. fino
a poco tempo fa Segretario della
Legione Romana di America, ed
ora che 1.» guerra è finita Mana
ger dell'ltaìian Bureau, ci prega
di pubblicare una lettera molto
lusinghiera che "On. George
Creei. Chairman del Committee
on Public Information del Gover
no Americano, p. ma di imbar
carsi per l'Europa a] sguito del
Presidente Wiison. diligeva a!
Dr. Stella. Presidente della Ro
man Legion of America.
La lettera, che non riportiamo
integralmente per mancanza di
spazio, esalta l'opera della Legio
ne Romana durante il periodo
della guerra ed affelina che que
sta Associazione è stata di vali
da assistenza nell'estendere l'o
pera del Committee on Public In
formation ed un mezzo efficacis
simo per entrare in contatto, in
tutti gli Stati Uniti, con gli Ita
liani che. in tutte le manifesta
zioni dell'attività bellica, rispose
ro generosamente, dando nobile
esempio di patriottismo.
Preferiamo riportare invece
integralmente l'opera dalla Ro
man Legion esplicata durante il
periodo delle ostilità a vantaggio
della patria nostra:
L'opera della Roman Legion of
America la quale fu organiz-,
zata il 1" Aprile del corrente an
no per neutralizzare la propagan
da nemica. soDratutto mediante
la diffusione di autorizzate od e
satte notizie, per conto del "Com
mittee on Public Information"
con la firma dell'armistizio è ve
nuta automaticamente a cessare,
come son cessate le altre organiz
zazioni create di Governo Ameri
cano durante il periodo della
guerra.
Presieduta dal Dr. Comm. An
tonio Stela, che era alla testa di
un Consiglio Nazionale composto
di uomini di alto senso civile e di
riconosciuto prestigio, la Roman
Legion ebbe subito il consenso di
tutte le Colonie italiane negli
Stati Uniti. In breve furono co
stituite cinquanta Delegazioni lo
cali che risposero prontamente,
con slancio entusiastico, agli ap
pelli che molte volte il Governo
rivolse agli Italiani, sempre pel
tramite del Consiglio Nazionale
dell'Associazione, sedente in New
York. Ogni appello infatti trovò
monte le masse italiane ansiose
di affermare, in tutte le forme,
ed in qualsiasi occasione, la loro
assoluta fedeltà alle istituzioni
democratiche ed alla politica bel
lica che il nostro grande Presi
dente Wilson ha portato a com
' pimento con tanta saggezza, con
tanta sagacia, con sì abili ed
or tangibili risultati.
La propaganda della Roman
Legion of America, fervidissima,
non ha avuto, invero, un minuto
di sosta dal giorno in cui fu co
stituita l'Associazione : Propa
ganda orale e scritta, collettiva e
individuale, in tutti i campi, nello
elemento italiano, com'era prin
cipale dovere, ma eziandio nell'e
lemento americano che più effi
cacemente potesse giovare ai fini
della missione assunta; con arti
• coli nei giornali e nelle riviste,con
un servizio quotidiano ed accura
to d'informazioni, con discorsi e
conferenze, mass-meetings in
; tutti i centri degli Stati Uniti,
, dall'Atlantico al Pacifico. Tutti i
, membri dell' Associazione, dai
maggiorenti ai più' umili, dettero
' al Consiglio Nazionale coopera
zione premurosa, affettuosa, in
telligente, continua, che fu prima
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ragione del comune successo.
Non passò mese senza che le au
torità governative di Washing
ton non esprimessero la loro alta
soddisfazione e non poche volte
ammirazione spontanea e verace,
per quanto andava attuando la
Roman Legion e che trovava ri
spondenza in una continua e cal
da affermazioe di patriottismo
da parte degli Italiani negli Sta
ti Uniti.
In tutte le soleni manifestazio
ni di lealismo delle masse sranie
re furono molte e di non dub
bia portata politica gl'ltaliani
sotto il diretto stimolo e l'attiva
opera della Roman Legion ebbero
posto cospicuo, con immenso be
neficio morale delle nostre masse
emigrate. D'altra parte, quando
dinanzi alla tomba di Washing
ton. si adunarono intorno al Pre
sidente in un'occasione che
rimarrà memorabile nella storia
della guerra perchè dette luogo j
al famoso discorso di Wilson —,
tutte le nazionalità convenute in
America, gl'ltaliani, dal Capo
della Nazione, vennero onorati
nella persona del Presidente del
la Roman Legion. riconosciuta
rappresentanza genuina, in veste :
officiale, degli Americani di san
gue italiano.
Nel compimento della missione
nel periodo bellico la Roman Le
gion ebbe cooperatrice validissi
ma ed incomparabile la Stampa
Italiana negli Stati Uniti. La
Stampa nostra, con esempio di
rarissima comunione di spiriti,
si fece magnifica agitatrice d'i
dee, rapido e sicuro stromento di
divulgazione della propaganda
organizzata dalla Roman Legion, i
benemerenza questa, che fu debi
-1 tamente segnalata al Governo A-1
, mericano, come furono segnalati
j gli sforzi di tutti i Delegati e dei |
loro volenterosi cooperatori, i
, ! quali assolsero con alto onore e
. con patriottismo insigne il IOJO
. ! mandato.
L'entità dell' apprezzamento
che l'opera della Roman Legion
of America ha trovato, durante
! l'intero periodo di guerra, nelle
sfere ufficiali di Washington, è
t chiaramente espressa nella cor
diale lettera che il Chairman del
Committee on Public Informa
tion ha diretta al Commendatore
Stella, alla cui prestazione intel
lettuale e personale, offerta con
mente illuminata, con fervido
cuore e con generosità illimitata,
tanti devono e il Governo di Wa
shington che ha avuto in lui un
interprete valido e pronto, e l'As
sociazione che in lui, per singola
re ventura, trovò l'animatore, la
guida, il moderatore che occorre
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i periodo grave per la Patria.
Tanto per essere veritieri bi
} sogna aggiungere che il migliore
' e più forte se non validissimo
" cooperatore della Roman Legion
of America, fu l'Ordine dei Figli
' d'ltalia che in diverse occasioni
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ziative. La gratitudine almeno!
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