La libera parola. (Philadelphia, Pa.) 1918-1969, November 09, 1918, Image 2

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    LA LInERA PAROLA
.'The Free Word)
PUBLISHED EVERV SATUHDAV
by
A. GIUSEPPE I>l SILVESTRO
EDITOR-IN-CHIEF
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LA l.llìh.RA PAROLA
buon animo, per aumentare sem
pre più il prestigio delia Patria
di fronte agli Alleati, coi quali la
nostra causa si intensifica, cosi
nei cimenti della guerra, come nei
benefizi che ne deriveranno.
Con questa preparazione l'lta
lia si è lanciata alla rivincita.
Alla gigantesca battaglia impe
gnata i! 24 ottobre anniversa
rio di Caporetto parteciparo
no 51 divisioni italiane, 3 ingle
si, 2 francesi, una czeco-.slovacca
ed un reggimento americano,
contro 63 divisioni austro-unga
riche. E ad onta della superio
rità di numero, il generale Diaz
ha sconfitto completamente il
nemico.
Cinquecentomila prigionieri
catturati dagli Italiani, prima
della firma dell'armistizio, e il
colossale bottino stanno a dimo
strare che non è poi- esagerazio
ne di entusiasmo che la stampa
americana ha proclamata la vit
toria d'ltalia come la più grande
nella storia. E la sua importanza
diventa sempre più grande, quan
do si rifletta alla vasta e simulta
nea partecipazione delle truppe
italiane negli altri fronti della
guerra: specialmente in Francia
con mezzo milione di uomini e
con un altro corpo di esercito nei
Balcani.
L'Austria Ungheria, per ope
ra dèi L'esercito Italiano, è com
plefegfnente fuori della guerra:
ed ora più che mai è dimostrata
la consistenza del programma
Bell'ltalia, che cioè "la via di Ber
lino è quella di Vienna". Adesso
i iio» li i soldati hanno aperto da
soli la via; ed ove la Germania
non accetti i termini dell'armi
stizio che le salarino imposti, a
vrà il tracollo appunto da quella
strada. Lo riconosce apertamen
te uno dei più eminenti uomini
politici di Washington, il Sena
tore Smith. "Non solo l'Austria
è completamente eliminata come
belligerante egli ha detto
ma agli Alleati è aperta ogni via
e concessa ogni facilità per oc
cupare, in breve lasso di tempo,
importanti territori germanici, e
constringere il governo tedesco
.ad accettare le condizioni che gli
Alleati imporranno."
Questo sarà un altro magnifico
successo dei soldati nostri. E noi
crediamo che in quest'ora essi
non domandano altro che di com
piere quest'opera grandiosa. Si,
andate, o soldati d'ltalia; andate,
finite di liberare i popoli dagli ul
timi furori della forza immonda.
Andate alla vittoria senza mac
chia. Tutta l'Europa, tutta l'uma
nità pensante è con voi !
Assistere aìla decomposizione
di due Imperi di ferro, guardare
i suoi monarchi che non sono più
che due spettri, vedere la puni
zion© co i vicina del delitto, pen
sare che sono compiuti i sogn
della no tra giovinezza umiliata
e dover ciò a questa Italia che
fornì a tutti, col tributo delle sue
vene aperte, il tempo di resiste
re e di redimersi, questo è vera
mente il più alto spettacolo eh
la storia abbia offerto agli uo
mini.
ALFREDO PEREI LIA.
Fttiiihiltìeli
Nella piccola, ma laboriosa co
lonia italiana di Kiverside, N. J.
martedì scorso fu festeggiata li
. strepitosa vittoria delle nostre
armi. Ne avevano presa l'inizia
tiva la loggia Nino Bixio N. 58s
dell'O. F. d'l. e la Società di M.
S. Umberto li di Savoia. Il comi
tato preparatore era composte
dei signori: Giammaria Melfino,
Rosario lannuzzi, Eleuterio De
Santis, Nicola MoreHi, Bartolo
meo Di Pasquale, Benedetto Do
natello e Alfredo Conti.
Per tutta la giornata prestò
servizio una banda musicale di
retta dal signor Aristodemo
Palladino.
Come preludio alla festa vi fu
una grande parata. Al Corteo,
che girò per le principali strade
della città, presero parte la log
gia, la società e gli italiani tutti.
In una piazza ebbe luogo la
commemorazione con discorsi
pronunziati da due ministri evan
gelici e dal signor Palladino. Do
po di ciò il corteo, tornato al pun
to di partenza, si sciolse e nella
sala sociale furono offerti dei rin
freschi a tutti i partecipanti.
Nell'assieme una magnifica di
mostrazione il cui ricordo rimar
rà perenne in Riverside.
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I 111 ti Siili» [.... CI «BUI
Il 24 Ottobre 1917, dopo un
lungo ciclo di magnifiche vittorie
che avevan portato il nostro eser
cì to in vista della mèta dei no
stri sogni, la povera Italia, ab
bandonata con imperdonabile in
gratitudine dagli alleati, minata
dalla insidiosa propaganda tede
sca, tradita all'interno dai di
sfattisti neri e dai disfattisti ros
si, subì l'onta ed il disastro di
Caporetto.
Il 24 Ottobre 1918, un anno
giusto dalla data fatale, dopo una
attesa lunga e paziente, dopo u
na preparazione intensa e febbri
le, dopo avere indarno sollecita
to un largo invio di uomini dal
l'America che pure assolda, a
centinaia di migliaia i nostri gio
vani, l'ltalia ha rotto finalmente
gl'indugi e, facendo-adeguamen
to sulle sole sue forze, poiché per
cinquantamila anglo-f ranch i-a
--mericani che combattono sul no
stro suolo, vi sono non meno di
cinquecentomila dei nostri che,
oltre i confini, si battono valoro
samente per altre terre, ha lan
ciato la più spettacolosa offensi
va della guerra, prostrando al
suolo in meno di dieci giorni, il
nemico più formidabile, dopo la
Germania.
Dinanzi all'eloquenza dei fatti,
il mondo è rimasto attonito, co
me percosso da un formidabile
annunzio.
La stampa americana, che non
ebbe mai una parola buona per i
duecento cinquanta mila fratelli,
veterani gloriosi .di vittorie im
mortali, che bagnano col loro
sangue gentile ii suoio cieiic Fian
dre; che non ha mai fatto cenno
delle nobili gesta degli Italiani in
Macedonia ed altrove, mentre ha
prodigato laudi sperticate persi
no ai Greci, entrati in campo al
l'ultim'ora; all'annunzio dell'im
pareggiabile trionfo italiane
han masticato verde, e per quan
to è stato ad essi possibile, har
cercato di menomare il meritc
del nostro esercito, dividendole
cogli alleati che sul nostro fronte
avevano solamente un' esigua
rappresentanza.
Quest' atteggiamento ostile
della stampa straniera ha aguz
zato gli insani appetiti degli arri
visti e dei pigmei, oggi che, pei
l'antico valore del nostro eserci
to, il sentiero, fino a ieri mala
gevole e pericoloso, è divenute
facile e piano; oggi che l'immen
so edificio costruito in quaranti
anni riagli Imperi centrali, è crol
lato miseramente nella polvere
sotto i fieri colpi della potenzt
italica.
Ed all'ultima ora, nell'immen
so agone mondiale, sono spuntat
come funghi, i jugo-slavi accam
panti diritti sulla Dalmazia, si
Gorizia, e bontà loro anche
su Trieste, e i Greci, entrati ir
lizza quarantacinque giorni oi
sono, ossia all'inizio dell'avanza
ta nei Balcani. I Greci sorto que
gli stessi che, conseguenti alh
loro perfìdia antichissima, har
tenuto per lunghi mesi immobi
lizzato in Salonicco un poderose
esercito alleato, che non potevi
avanzare nel timore eli essere as
salito proditoriamente alle spalli
dalla soldataglia di Costantino;
Greci che han ceduto soltanto al
la violenza elegli alleati e ne han
no abbracciato la causa quande
l'orizzonte cominciava a rischia
farsi per le Nazioni dell'lntesa
Orbene, costoro spingono cupid
sguardi sull'Asia Minore, si
Costantinopoli, sul Dodeca
neso, sul!' Albania; quasi
chè P Italia avesse com
battuto al fianco della Germania
e dell'Austria ed oggi, fiaccata,
dovesse subire la spoliazione de!
nemico vincitore.
Pretese insulse e ridicole eli
gente che vorrebbe elevarsi a na
zione libera, raccogliendo il frut
to degli altrui sacrifici.
Ma non è il momento di sover
chie preoccupazioni.
I cani possono ben latrare rab
biosamente alla luna nelle silenti
c; suggestive notti d'estate; ma
la candida, la placida luna che
assiste muta ed indifferente al
fato degli Asburgo, continua ta
cita e solenne la sua peregrina
sione a traverso l'azzurro infi
nto.
L'ltalia dovrebber o ficcarse
lo in mente gli arrivisti ed i pig
mei è entrata in guerra libe
amente ed in momenti critici e
lifficili, per completale la sua u
iità e per strappare i suoi figli
ill'esoso giogo elei barbari. Per
luesta causa santissima e nobi
!ss ima essa ha sacrificato un
milione e mezzo dei migliori tra
i suoi figli; ha profuso sessanta
o settanta milioni di lire; ha
quasi totalmente dato fondo alle
sue limitate risorse. Il suo popo
lo, stretto in fascio formidabile,
senza distinzione di parti edi
fede, ha sopportato, con romana
fermezza, i più duri sacrifici, le
più grandi privazioni.
In verità sarebbe mostruoso
se, dopo quarantadue mesi di e
roismi, altri raccogliesse il gui
derdone dei nostri sforzi genero
si; se questo guiderdone se lo
dividessero tra "loro, complici e
consenzienti le glandi potenze,
gli ineffabili Jogo-Slavi e i Gre
ci di dubbia fede che il moderno
Ulisse che li governa dittatoria
mente vorrebbe oggi ricondurre,
con astuzie simili a quelle del ca
vallo di Troia, all'antico splen
dore. Ridiamoci sulla insidiosa e
puerile propaganda e deploriamo
soltanto che questi arrivisti e
pigmei trovino simpatizzanti per
sino entro i confini d'ltalia.
Esiste un Trattato di Londra
le cui clausole le potenze fuma
tane hanno il sacrosanto dovere
di rispettare.
L'ltalia ha avuto il disastro di
Caporetto e fu una disgrazia im
meritata; ma quel disastro tenne
dietro ad una lunga serie di ful
gide vittorie e dopo quel disastro
essa, con le sole sue forze, ha sa
puto cancellare l'onta della fata
le giornata ed ha saputo inflig
gere, al suo secolare nemico, la
sconfitta più grande che la storia
militare ricordi.
Onore diituitie all'ltalia, a que
sta Nazione nobile e cavalleresca
che sul principio salvò l'lntesa
dalla rabbia teutonica ed oggi si
è rivelato il principale fattore di
vittoria.
Il premio che le spetta e che
risponde alle sue secolari aspira
zioni cui immolò una lunga cate
goria di martiri illustri, nessu
no ha il diritto di contestarglielo.
Diversamente la santità dei trat
tati sarebbe un'ironia anche pei
popoli pugnanti per la civiltà, i
quali si metterebbero cosi allo
stesso livello dei tedeschi che i
trattati definivano null'altro che
pezzi di carta straccia.
Il che non avverrà
A Trieste ci siamo e ci re
steremo !
LUIGI CORONA.
Roma papale
e la Guerra
All'Egregio Sig. Direttore
della "Libera Parola'
Philadelphia, 28 Ott. 1918
Signor Direttore,
La direzione del Momento, pei
tema di polemiche e per ragion
che si riserba di rivelare a VÌVJ
voce, declina, con una lettera mol
to cortese, firmata dal Prof. Fa
rina. di pubblicare l'accluso serit
to, che risponde ad un articok
apparso in quel foglio qualche
settimana fa. Le sarei grato s<
lei volesse accoglierlo nel sue
giornale.
A me piace la discussione se
rena che fa risaltare il vero e
giova ad illuminare i lettori.
Grazie e saluti.
Suo Dev.mo
(Rev.) T. E. della Cioppa.
L'articolo "Un cardinale italia
no" apparso il 5 Ottobre nel set
timanale "Il Momento" mi sem
brò destinato a difendere l'atteg
giamento dèi Papa e del'suo Cle
ro nel presente conflitto dei po
poli. La verità quindi e ivi svi
sata con arteficio sottile, che svia
chi legge.
Non è il cardinale Maffi che
possa degnamente appellarsi ita
liano, ma un numero considere
vole di vescovi e di preti che sono
poi appellati liberali. Ciò è vero
come è vero che il Papato ed il
Clero devoto ed intransigente nu
trono aspirazioni e rivelano ten
denze favorevoli agl'lmperi Cen
trali, spesso in modo astuto ed
occulto e qualche volta in manie
re apparenti ai pochi, che cono
scono l'anima clericale d'ltalia.
Contro costoro la stampa italia
na ele turbe nazionali si sca
gliano con eccedente ferocia e con
linguaggio ingiurioso, poiché non
possono intendere le mire del Pa
pato politico e del Clero.
Questi hanno ragione di mo-
LA LIBERA PAROLA
strarsi in favore dei Teutonici,
perchè la vittoria di costoro si
gnificherebbe una certa vittoria
del Vaticano e dei clericali. La
vittoria dell'Austria cattolica im
porterebbe la vittoria delle ambi
zioni regie e politiche del Papa,
mentre la vittoria delle N'azioni
Alleate importerà il trionfo del
l'ltalia conti aria al Papa, il trion
fo delle nazioni ove prevale l'ele
mento non cattolico-latino, il
trionfo delle Chiese libere e osti
li al Pontefice romano, che disco
noscono e oppugnano, come isti
tuzione politica e dispotica e co
me origine dei mali religiosi e
delle discordie tra i cristiani au
tentici. La vittoria delle nazioni
dell'lntesa darà alla Chiesa An
glicana ed alle Chiese Greche un
impulso ed un valore ben grande
e diminuirà l'autorità del Papa
to politico e religioso e seppelli
rà nell'oblio eterno il Papato re
gio. Il Clero romano e ligio al
Pontefice Sommo sa bene tutto
ciò e quindi sente il dovere di
sperare per i suoi trionfi e non
per i trionfi dei suoi avversari.
Ma queste speranze divengono e
vanescenti sempre più che l'ora
della pace si avvicina ed il giudi
zio della Germania barbara si
prepara.
Noi che crediamo nelle leggi
provvidenziali e nei consigli divi
ni, noi sentiamo nell'animo la
certezza che quel Vaticano che
non è mai stato neutrale e non
ha levato la voce contro i barba
ri, se non solo quando lanciava
no bombe alle chiese e ne distrug
vegano le guglie secolari,quel Va
ticano dovrà subire ancora una
volta il giudizio di Dio, nel cui
nome pretende di operare e di
condannare, e diventare sempre
più trascurabile davanti al mon
do moderno. Già, chi ode più la
voce di (|uei che s'appella succes
sore del povero pescatore di Ga
lilea, dell'apostolo Pietro? Qual
valore hanno più le corrisponden
ze diplomatiche del Vaticano?
Qual valore hanno le sue .scomu
niche e le sue censure? Il mon
do cammina e le anime si salva
no e si elevano, ma non per il po
tere di Leone, di Pio odi Bene
detto, ma per l'opera di Dio e del
suo Cristo e per l'attività della
sua Chiesa.
So bene che anche oggi dopo
tanto cammino nella vita t nella
luce vi sono miriadi di anime pic
cine e che gemono sotto i ! calicò
di pregiudizi a di idee pagane, e
che queste mi chiameranno sacri
lego, temerario e dannato, perchè
oso vilipendere il Santo Padre,
ma so anello molto bene che, se
| Cario d'Austria e Guglielmo di
Germania dovranno capitolare e
cadere per forza d'eventi, dopo
che per secoli ebbero ad inchinar
si alla dinastia del Kaiser, anche
il decrepito istituto del Papato è
destinato ornai a declinare al tra
monto od a trasformarsi.
11 XX Settembre è passato an
cora una volta stridendo pei giar
dini del Vaticano e sul capo de
Pontefice: muori! E l'eco di
mille voci ha ripetuto ovunque:
Tutto si trasforma o muore!
T. E. della Cioppa
Chiesa dell'Emmanuello, Phila.
Sempre così, Pasquale Farina.
Quando gli conviene, allora egli è
il direttore del "Momento";
quando poi si tratta di assumer
|si delle responsabilità il nostro
personaggio sparisce, o fa sa
pere che "11011 c'era", o che da
rà le spiegazioni a voce o per let
tera.
Quando si ignorano le regole
più elementari del giornalismo o
non si ha il coraggio di mostrarsi
tutto di un pezzo, non si ha
neanche il diritto di profanare li
na professione così nobile.
Pasquale Farina è capace di
farvi insultare nel suo foglio, e
quando voi, per difendervi, vole
te rispondere, allora egli vi fa sa
pere che non può permettervelo
perchè vi sono ragioni "domesti
che" che ne lo impediscono; pe
lò egli vi parlerà la prima volta
:he avrà l'occasione di incontrar
ci.
Fintanto, però, si tratti di
jolemiche personali lo si potreb
je anche compatire, profano co
ri'è del giornalismo; ma è sor
irendente che Pasquale Farina si
iebba rifiutare di pubblicare ar
.icoli obbiettivi ed innocui cornei
1 surriportato del Rev. della
Cioppa.
(n. d. r.)
PANETTERIA ITALIANA
NICOLA MARINELLI
1020 So. Bth St. Phila.. Pa.
Gli artefici del
disastro di Caporetto
I millantatori del patriottismo
di Filadelfia e di altrove, equivo
cando sul significato della data
del XX Settembre, hanno nega
to, nel modo più assoluto, che
questa celebrazione debba essere
considerata come festa nazionale
e da "zingari di fiera" hanno per
fino lanciata una scommessa di
cento dollari a sostegno della loro
asserzione,
I lettori ricorderanno che noi.
con argomenti inconfutabili, li
abbiamo smentiti ed inchiodali
a fianco dei Gerlach e dei raidul
ti. Ma se vi fosse ancora bisogno
di altre prove, potremmo citare
tutte le pubblicazioni d'ltalia
non facenti parte della stampa
disfattista le quali, parlando
della celebrazione della data fati
dica di quest'anno la definiscono
la Grande Festa Nazionale.
La "Tribuna" di Roma del 20
settembre u. s. così annunziava
la celebrazione del XX Settembre
da parte della cittadinanza d
Roma:
"IL XX SETTEMBRE
"Domani la nostra GRANDE
FESTA NAZIONALE che sarà
celebrata con straordinaria so
lennità e concorso di gioventù
italiana e dei nostri alleati, avrà
un'eco in tutto il mondo civile."
» • »
Lo stesso giornale nel giorno
seguente, 21, pubblicando il reso
conto della festa del XX Settem
bre, svoltasi "nelle altre città del
Regno," dice: "L'ANNIX ERSA
RIO NAZIONALE e stato solen
nemente festeggiato a Milano,
Torino, Venezia, Genova, Pado
va, Ferrara, Como, Rovigo, Sira
cusa, Messina, Perugia, Alessan
dria, Siena, Parma, Livorno, Sal
somaggiore, Aquila."
* # *
II Senatore Tittoni, nel suo di
scorso commemorativo, pronun
ziato a Porta Pia, definiva il XX
Settembre DATA DI REDEN
ZIONE CIVILE E POLITICA,
proprio come l'abbiamo definita
noi, aggiungendo essere "ventu
roso ed augurale che in questo
iriorno sia riaffermato altamente
il grande principio della redenzio
ne internazionale."
Chi è stato dunque a deturpa
re nelle colonie italiane d'Ameri
ca il significato della festa del XX
Settembre, noi o i seguaci di
Faidutti e compagnia?
RICERCA DI PERSONA
Riproduciamo qui sopra la fo
tografia della signora Giuseppina
Di Lello la quale, da circa due
mesi, ha abbandonato la propria
residenza al N. 4684 Umbria St.,
Manayunk, portando seco S2OO e
lasciando il marito Nicola Di Lel
lo e due teneri figliuoli, presen
temente malati. Il marito è pron
to a dare una ricompensa di SSO
a chiunque potrà dargli notizie
della moglie. La moglie stessa
potrà scrivere al predetto indi
rizzo e far conoscere al marito
ove trovasi ed egli è disposto a I
non darle alcuna molestia purché
prenda presso di sè i bambini,
pronto a passare il dovuto man
tenimento.
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DOMENICO DE PAOLS, Prop.
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