Appendice de "La Libera Parola" Numero 23
FRANCESCO M ASTRI ANI
LA CIECA Di SORRENTO
ROMANZO
Strada Nardones.
Dopo pochi minuti, egli si tro
vava nel luogo indicato.
Il cavalier Amedeo Santo
ni, chiese al portinaio.
Costui sbirciò l'uomo, e veden
do la carrozza che lo aveva por
tato e la giubba inglese, fece col
capo un gesto come se avesse det
to: "Passate".
E Gaetano Pisani fece annun
ziare Oliviero Blackman.
Poco dopo, veniva introdotto
nel gabinetto del cavaliere. Quan
do saluto, e gli tenne aperta la
uomo, il quale gli fece un profon
do saluto, e gl itenne aperta la
bussola per lasciarlo passal e.
Gaetano salutò col capo, indi la
bussola fu chiusa, ed egli si tro
vò a faccia a faccia col cavalier
Amedeo.
Costui stava seduto in ampio
seggiolone a bracciuoli, coi piedi
distesi sopra àltro seggiolone;
una lar ga veste da camera di se
ta, tutta fiori ed arabeschi, co
priva in parte una gala di cami
cia inglese, sulle piegoline della
quale brillavano due bottoni di
diamanti, lina specie di berret
to militare messo a sgembo gli
copriva la folta chioma. I baffi
erano lucidi, allicciati e resi a
guzzi con la ceretta ; un sigaro di
qualità sopraffina fumicava tra
quelle labbra sdegnose.
Quando Gaetano entrò, il cava
liere non si smosse dalla sua po
sizione, ma un leggiero pallore gli
coprì le gote.
Eccomi al vostro invito, si
gnor cavaliere, benché l'avermi
dato un convegno in casa vostra
sia stato poco delicato procedere.
Sapete che siamo nemici, e che io
avrei potuto sospettare un ag
guato. Non voglio credere che la
speranza ch'io non fossi venuto
vi avesse indotto a danni la vo
stra casa per ritrovo. Se ciò fos
se, vi sareste proprio ingannato,
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poiché la paura è per me un no
me ignoto.
Questo lo vedremo tra poco,
signor Blackman, rispose il ca
valiere mordendosi le labbra.
Vi sono grato della vostra esat
tezza, e vi giuro che non ne du
bitavo affatto. Accomodatevi, di
grazia.
Gaetano si sedè sopra una mo
desta sedia di paglia.
Senza parlare dei motivi
che hanno potuto indurre il mar
chese Dionero a mancare così vil
lanamente ad una solenne pro
messa fattami, i quali motivi mi
vergogno di indagare, vi dichia
ro, signor Blackman, che ieri voi
mi faceste un oltraggio mortale,
di cui desidero avere al più pre
sto una piena soddisfazione di
sangue.
—ln quanto ai motivi che
hanno indotto il marchese a riti
rare saggiamente e non villana
mente la parola che vi aveva da
ta, li troverete in questa lettera
che il marchese mi ha pregato di
consegnarvi.
E ciò dicendo, pose la lettera
sopra una mensoletta accanto al
cavaliere.
Per ora non si tratta di que
sto, disse Amedeo con disprez
zo. Qualunque sieno questi
motivi, sarà una faccenda che
passerà tra me e il marchese Rio
noro. Per ora si tratta d'un conto
che dovete saldar con'me.
Prima di tutto vi faccio os
jeivare, rispose Gaetano --
che voi foste il primo ad offen
dermi, e che a me spetta il do
mandarvi soddisfazione.
Questa è un'inutile gi.ra,
mio caro britanno, soggiunse
con dileggio il cavaliere. Si»
stato io o voi il primo ad offei -
dere, il certo è che il sangue sol
tanto può colmare la lacuna che
esiste tra noi. Io vi abbono e vi
ho aborrito fin dal primo momen-
to che una stella perversa vi me
nò a Sorrento.
Gaetano rispose con freddez
za:
.Se io vi ho ispirato odio e
antipatia dal primo momento che
mi avete veduto, voi dal vostro
canto mi avete ispirato disprez
zo.
Il cavaliere si alzò furente.
Pensate che siete in casa
mia.
Ci ho pensato.
Sono stanco! esclamò il
cavaliere. Si finisca questo in
sopportabile colloquio. Confesso
di essere stato io il primo ad of
fendervi. Vi chiamai mostro, non
è vero? Ebbene, scegliete le ar
mi et! un secondo, e tra un'ora sia
troncata tra noi la quistione.
Ciò detto, tornò a sedersi.
Su questo la sbagliate, si
gnor cavaliere, perchè io non mi
batterò con voi.
Non vi batterete con me?
Vi ripeto che non mi batte
rò con voi.
Che vuol dir questo? Sare
ste voi tanto vile.
Adagio, adagio, signor ca
valiere, riprese pacatamente
Gaetano. Vi dimostrerò per
chè non posso battermi con voi, e
perchè non sono un vile.
Ma io non ho tempo da per
dere con voi.
Un po' di pazienza, signor
cavaliere; mi spiego. Vi dirò an
zitutto che non posso battermi
con voi per due ragioni. Ascolta
temi bene. La prima è che, se ci
battiamo, sia che io uccida voi, o
che voi uccidiate me, io non po
trei rendere la vista a Beatrice e
quindi sposarla. Comprenderete
che questaragione vale per cento.
Se io vi uccidessi, siccome i duel
li : olio vietati, sarei arrestato,
processato, e Dio sa quanto tem
po si perderebbe. Ed io ho fretta,
finite, ho fretta di sposare quel
l'incantevole creatura, ho fretta
di ridonarle la luce degli occhi.
Il cavaliere era pallido per e
stiema rabbia.
La seconda ragione, con
tinuò Gaetano con la stessa pla
cidezza e fìngendo di non accor
gersi dell'effetto satanico che le
sue p:irole producevano sull'ex fi
danzato di Beatrice la seconda
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ragione, molto potente pei 1 me, è
che voi avete tutta l'apparenza e
tutte le qualità, secondo il gl ande
Rufelana, dell'uomo declinato a,
vivere lunga vita, per cui sarch
ile un peccato il troncarla così
ex-abrupto, e perderò per un ca
priccio altri cinquanta o sessanta
anni che forse vi sono ancora ri
serbati.
Fine a questa insipida celia,
signore! borbottava furibon
do il cavaliere.
Come, signore? Insipida ce
lia! Vorreste forse insegnarmi
l'arte medica? Perbacco, nel
maggior senno del mondo vi (lieo
che voi vivrete lunghi anni, e ve
lo provo.Voi siete di statura mez
zana, ben proporzionata e com
plessa; non avete per solito, e
quando non siete sotto l'impero
delle passioni, nè troppo colore nè
poco sul volto; avete i capelli ca
stagni, la pelle ferma e senza ru
videzza; le vene spiccate e ben
disegnate alle estremità; le spal
le un po' rotonde, il collo nè lun
go nè corto, il ventre senza pro
minenze, il piede piuttosto largo
0 lungo, il petto ben largo, eleva
to e capace d'una forte inspira
zione (badate a non confondere
l'inspirazione dei polmoni con l'i
spirazione del genio), la voce for
te, i sensi ottimi e senza eccessi
va delicatezza. Soltanto, badate
a governare le tristi passioni che
hanno tanto dominio su voi, e che
IX) trebberò render fallaci le pre
dizioni della scienza.
Ho sopportato abbastanza
la vostra derisione disse il ca
valiere alzandosi di nuovo e vi
ripeto che voglio una riparazione
dell'oltraggio fattomi ieri da voi.
Se ricusate di battervi meco, mi
darete il diritto di pubblicare il
vostro vergognoso rifiuto.
1 Voi non lo farete, signor ca
valiere.
Non lo farò? E chi potreb
-I>e impedirmelo ?
lO, signor cavaliere. Vi di
co che io non mi batterò con voi,
e voi non direte parola del mio
rfìuto di battermi, non già perchè
io stimassi il non battermi cosa
disonorevole, ma bensì perchè
non ho la consuetudine di far sa
pere i fatti miei.
Se voi non siete pazzo, sie-
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man. Alle corte, volete battervi ?
No.
Ebbene, in questo caso mi
permetterete di applicarvi una
leggiera lezione sui volto.
E la sua mano si alzava per
colpire la guancia di Gaetano;
ma questi impedì l'atto, gli affer
rò le braccia, e gli disse:
Tu sei in casa tua, Santoni,
e credi di poter abusare della si
tuazione; ma non pennetterti al
cuna parola, nè atto di violenza
contro di me, se non vuoi pentir
tene amaramente domani.
Che intendete dire?
Niente. Ti dico soltanto che
io conosco i fatti tuoi, Santoni ;
dunque, procura di fare la mia
volontà.
Tu conosci i fatti miei!
ripeteva il cavaliere, aprendo gli
occhi esterrefatti.
Sì, conosco un certo com
messo di notaio del notare
Tommaso Basileo, il quale mi ha
confidato una certa cosa
Come? Chi? Quando? Do
ve ?
I particolari sono inutili.
Non vi presentaste forse, il 21
Settembre 1840, allo studio di
Basileo, e prometteste cento pia
stre al commesso, affinchè vi con
segnasse l'atto originale di un
testamento all'anima?
Il cavaliere tremava, era palli
dissimo, un freddo sudore gli ba
gnava la fronte. Gaetano gli te
neva sempre strette le braccia.
Menzogna calunnia non
so quello che dite
Non dovreste pertanto im
pallidire e tremare in tal modo ; i
vostri polsi sono esili ; tutto il vo
stro sangue ha rifluito al cuore.
Ricordatevi che io sono medico.
Non so niente vi ripeto
che sognate.
Forse sognerò, ma intanto
ascoltatemi bene: io sono un one
sto uomo, incapace di far del ma
le a chicchessia, e però nulla ri
velerò dei fatti tuoi, come finora
nulla ho rivelato. Ma sub condi
tione che non rimetterai più pie
de in Sorrento, che dimenticherai
per sempre Beatrice Rionero, e
che non cercherai in venun modo
di offendere la mia persona e il
mio onore. Ci siamo intesi ?
Lasciatemi, signore, di
ceva il cavaliere facendo uno
sforzo per sprigionarsi dalle ma
ni di Gaetano, il quale gii strin
geva i pugni come in due tena
glie. . .
Rispondimi prima: ci siamo
intesi?
Lasciatemi, perdio!
Rispondi.
Sì, farò quel che vorrete,
rispose il cavaliere, gettando
bava dal furore.
Benissimo. Ora, addio; sia
mo amici, non è vero? Ebbene,
non avete più voglia di battervi
meco?
Amedeo non rispose.
, Vedete che io non avevo
j torto, continuò Gaetano
allorché ieri vi dissi che eravate
indegno di portare quel nastro
rosso all'occhiello dell'abito. -
Il cavaliere fremeva di rabbia,
e non rispondeva. Tuttavia, nei
suoi occhi luccicava un lampo di
gioia satanica.
Addio dunque, cavaliere;
'non dimenticate mai il colloquio
di questa mattina. Ci siamo inte
; si, signor ladro di testamenti ?
—Sì, rispose il cavaliere con
freddezza.
Addio.
Il cavaliere intanto aprì un al
tro uscio della sua stanza, attra
versò un salotto, dischiuse una
finestra che dava sulla strada
Nardones, e si pose a guardare
giù, verso il proprio portone,
Getano stava per montare nel
la carrozza che lo aveva aspetta
i to, quando un uomo di circa qua
ranta anni, vestito con molta de
cenza, gli si accostò.
Non è ella il famoso dotlo-
I re inglese Oliviero Blackman ?
Per servirla.
lmploro un istante della vo
stra filantropia, signor Black
man. Una funesta sciagura ha
colpito il solo sostegno di una nu
merosa famiglia Io vi ho vedu
to uscire dall'albergo delle Cro
ccile, e ho atteso finora. Ho spe
ranza che salverete il mio povero
zio.
—Andiamo, disse Gaetano
salite in carrozza con me. Do
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Ma insomma, dove ?
Salita Betlemme, preteso
l'erta di Brancaccio.
Sferza, cocchiere, disse
Gaetano.
La carrozza si mosse.
Cammin facendo, quell'uomo,
con affettuose cure e come in lui,
smarriti raccontava al medico
tutto il triste accaduto: diceva
come di botto un colpo di sangue
avesse stramazzato al suolo il po
vero zio, il quale la sera prima a
veva perduto al giuoco; come fos
se rimasto senza sentimenti, co
me la famiglia gli stava intorno
con affettuose cure e ocme in lui,
in Blackman, riponessero ora
tutte le speranze. Diceva che mai
avrebbero dimenticato il benefi
cio che egli farebbe a quella fa
miglia, ridonandole il padre, lo
zio, la provvidenza di tutti.
Gaetano lo ascoltava macchi
nalmente: il suo pensiero era ri
volto al Santoni, e nel suo cuore
fluiva a torrenti la gioia di avere
umiliato quel superbo.
I La carrozza volò. Dopo dieci
minuti si trovò al cominciar della
salita di Betlemme. L'incognito
disse al cocchiere d'aspettar colà,
e col medico s'incamminò a piedi
per quell'erta.
Siamo arrivati, signor
Blackman, disse a un tratto
l'incognito.
Essi erano dinanzi a una por
ticina scalcinata di sinistro augu
(Continua)
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