La libera parola. (Philadelphia, Pa.) 1918-1969, August 17, 1918, Image 4

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    Appendice de "La Libera Parola"
FRANCESCO IVI ASTRI AMI
LA CIECA DI SORRENTO
ROMANZO
" La sua ricchezza aumentava
sempre più.
Un giorno pensò di restituire,
in una somma equivalente, il te
soro che suo padre aveva ruba
to. e questo pensiero gli venne
non già per scrupolo di coscien
za. ma affinchè il sonno della
morte fosse men duro all'autore
dei suoi giorni, ed anche perchè
in fondo all'anima sua sentiva
una certa vergogna di essere
pari a un Tommaso Basileo. Fat
to questo proposito, decise di
mandarlo ad effetto con ogni
precauzione per non dare alcun
sospetto di sè; per far ciò, gli
era necessario recarsi a Napoli e
domandare allo stesso Basileo il
nome della vittima loro, ovvero
della famiglia erede. Inoltre, non
gli sarebbe stato discaio di far
ritomo ricco di fama e di denaro
là dove conobbe scuri e miseri
giorni.
Da qualche mese aveva co
nosciuto il conte Roberto Fran
ami, napoletano, che si trovava
a Londra per diporto, e quando
costui, ad istanza del marchese
Rionero, suo strettissimo amico,
gli ebbe proposto il viaggio di
Napoli, accettò subito, non tanto
per aderire alle premure del con
te, quanto per effettuare il suo
divisamente di restituzione.
Gaetano aveva in mente di co
stringere Basileo a fare egli me
desimo quella restituzione, e co
sì sottrarsi ad ogni ricérca e ad
ogni sospetto.
Egli giungeva in Napoli quat
tro anni dopo che n'era partito,
e prendeva alloggio all'albergo
delle Crocelle. Nonostante la po
ca urbanità de' suoi modi, non
potè sottrarsi alle istanze del
conte Franami, e insieme si re
carono a Sorrento.
Il resto è noto ai lettori.
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Numero 18
VII.
CONFIDENZE.
La luce cominciava a filtrare
per la connessura delle imposte,
come lo sguardo di un timido
innamorato, allorché Gaetano si
sdraiò sul letto, dopo la notte
che abbiamo descritta, e in cui
questi aveva pregato unitamente
a Beatrice. Com'è da supporsi, il
sonno non aveva abbassato nean
che per un istante le laminette
del suo cervello febbrile.
Alzatosi dal letto, il primo
movimento che egli fece fu di
toccarsi la fronte, scottante e
madida di sudore, l'na striscia
livida segnava un solco al di sot
to dei suoi occhi, e le sue guan
ce erano pallide come quelle d'un
uomo che si leva dopo lunga ma
lattia.
Egli si senti soffocare; e però,
tuffato il volto nell'acqua per at
tingervi refrigerio, mosse pian
piano dalla sua camera, attraver
so parecchie stanze e corridoi,
e si trovò sull'alto della gradina
ta di marmo che metteva nel
giardino.
A quell'ora l'aria era pura e
balsamica, la vegetazione, in par
te coperto ancora dalle ombre
della notte, le quali però dile
guavano a poco a poco prendendo
il colore del fumo.
Dalle aiuole di fiori si effonde
va mille profumi, che s'innalza
vano esi spandevano come la
nube invisibile sulla (]uale la dea
d'amore si alzò rugiadosa dalla
spuma del mare. Queta e serena
mattina! Qualche foglia di aca
cia si staccava dal ramo paterno ;
qualche uccelletto ebbro d'amore
inseguiva la sua compagna;
qualche pioppo agitava le sue
fronde nervose, eternamente in
moto.
Gaetano rimase pochi minuti
>ul pianerottolo della gradinata.
Invece di esser conquiso dal
l'incantevole risveglio d'un bel
giorno di autunno in quella re
gina de! golfo di Napoli, nella
ridentissima Sorrento, l'anima di
Gaetano si pasceva della immagi
ne di Beatrice, di cui gli era ri
masta una specie di allucinazio
ne, come quando si fìssa il sole
per pochi secondi, e rimane nella
pupilla una confusione di luce e
di colori, che si comunica a tutti
gli oggetti su cui si porta poi lo
sguardo. Così Gaetano vedeva la
cara immagine di Beatrice do
vunque i suoi occhi si voltavano.
Quella fanciulla infelice, priva
dell'organo più bello della donna,
era vieppiù seducente agli occhi
di Gaetano, poiché quella fisono
mia molto espressiva e malinco
nica aveva un singolare caratte
re di abbandono e di rassegnazio
ne, che la rendeva degna di ri
spetto e di amore.
Gaetano scese nel giardino e,
dopo aver fatto alcuni giri, si tro
vò presso la Flora farnesiana ili
Beatrice.
I utto rivelava le solite occupa
zioni della cieca, ed il luogo del
suo consueto passeggio, poiché le
orme di un piedino segnavano sul
terreno una linea diritta in dop
pia direzione.
II giovine calabrese si sedè so
pra una panchina di marmo e si
abbandonò ad accarezzale col
pensiero la imagine di Beatrice.
Due ore circa passarono.
Gaetano fu riscosso dalla sua
astrazione da un passo leggiero
che udì in un viale vicino; egli
voltò sbadatamente il capo da
quella parte. Cielo! era Beatri
ce! e sola! Questa volta Gel
trude non era con lei.
Gaetano si sentì balzare il cuo
re con un movimento terribile;
una nube gli scese sulle pupille.
Oh, Dio! esclamò, e nul
l'altro disse.
In questa esclamazione era li
na tacita rinunzia dei suoi princi
pi i di scetticismo e la confessione
della debolezza di un'anima sog
giogata da violenta passione.
Beatrice attraversò lentamen
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LA LIBERA PAROLA
te il viale, e dopo aver fatto un
giro, stava per passare innanzi a
lui; ma di botto si fermò e volse
il capo verso Gaetano.
Qui c'è qualcuno! Un uomo!
diss'ella quasi spaventata.
Gaetano non aveva forza di
parlare e trepidava. Egli sapeva
che il suo accento poteva rivela
re il suo volto alla cieca; poiché
quelle creature sventurate hanno
il singoiar privilegio di giudicare
le altrui sembianze dal tono della
voce. E' bensì vero che il giorno
innanzi egli aveva parlato alla
presenza di lei, e già la fanciul
la aveva potuto formarsi un'idea
della sua persona; ma allora non
era ancora innamorato; ora, egli
tremava di aprir la bocca.
Oliviero Blackman, ri
spose Gaetano, il quale, non ve
dendo modo di sfuggire alla in
terrogazione, studiò di porre in
queste due parole la maggioi dol
cezza che potè.
La fanciulla sorrise.
Ah ! "l'uomo nero !" ella
soggiunse.
E' da notarsi che Blackman
vuol dire appunto in inglese, "uo
mo nero". Dicendo ciò Beatrice
aveva fatto altresì un'allusione
al carattere misantropico ed i
nurbano del giovine medico.
Gaetano si sentì cadere sul
cuore una lama di ferro.
Beatrice si sedè accanto a lui.
Vi sembrerà strano, ma pur
è così ; ripigliò la cieca tut
ti quelli che voialtri chiaroveg
genti chiamate colori, il solo di
cui ho una perfettissima idea è
il nero, vale a dire la privazione
di tutti i colori. Iddio ha posto
questo colore sulle mie pupille:
nero, nero, e sempre nero! Io so
no la donna nera, come voi siete
l'uomo nero.
Un mesto sorriso passò sulle
labbra della disgraziata fanciul
la.
Ed io strapperò questo ma
ledetto colore dalle vostre pupille.
Beatrice ; ve lo giuro, lo giuro per
la luce degli occhi miei.
Oh, io sono tanto felice nel
la mia tomba ! esclamò la gio
vinetta. Il mondo per me è un
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sibile della mia solitudine. Nella
scura notte che mi circonda e mi
avvolge nelle sue densissime te
nebre, l'anima mia è chiaroveg
gente come voi, signore. Nulla
desidero, fuorché ricongiungermi
un giorno alla madre mia.
Divina fanciulla, disse
Gaetano in un trasporto di amore
prima di ricongiungerti alla
madre tua, l'universo si aprirà di
nuovo ai tuoi occhi. Ma dimmi,
non devi esser tu tra poco tempo
la sposa del cavaliere Amedeo?
La sua voce, ciò dicendo, era
rauca e sepolcrale.
Mio padre vuole cosi, ed a
me spetta obbedire. Posso io a
vere una volontà? Creatura infe
lice e passiva, non debbo forse
ciecamente sottopormi al saggio
volere di mio padre?
Ella sorrise nel pronunziare la
parola ciecamente. Nello sguardo
di Gaetano brillò una luce vivis
sima di gioia.
Vostro padre ha fatto bene
nel consentire a questo matrimo
nio ; egli non ha voluto ostacola- !
re l'amor vostro pel cavaliere.
L'amor mio! ella inter
ruppe. Ma io non l'amo, signo
re.
Come ! E' vero ciò che dite?
Voi non l'amate?
No! Oh, signore, immensa
è la distanza che mi separa dal
l'uomo che mi destinano per ma
rito !
Quale distanza?
L'universo, o signore, l'u
niverso che egli può abbracciare
con la sua vista e che io Oh.
se io amassi un uomo! No. Dio
non mi metterà a questa orrenda
prova; sarei troppo infelice! Sa
rei gelosa dell'aria, sarei gelosa
del cielo che egli potrebbe guar
dare ad ogni momento, del mare,
degli alberi, dei colli, dei fiori
Sarei gelosa di tutte le donne
Oh, Dio! Dio mio! se mi danni al
la sciagura di amare un uomo,
deh, fa' che quest'uomo sia cie
co come me !
Sì. Beatrice, esclamò
Gaetano nel delirio della passio
ne od io ti renderò la vista, o
sarò cieco come te!
Che cosa dite, signore ?
Nulla, nulla, ripigliò Gae
tano che si avvide di essersi la
sciato trascinare dall'ardore de'
propri sentimenti. llO detto
che non dispero della vostra
guarigione.
Voi, signore, non disperate
della mia guarigione? Non
dite ciò a mio padre, ve ne pre
go! Sarebbe ingannarlo troppo
crudelmente. Egli aspetta que
sta mattina, lo sapete, una vo
stra risposta decisiva sulla pro
babilità di guarigione che pre
senta la mia cecità. Voi non lo
illuderete, non è vero, signore?
Non gli direte certamente quello
che avete detto a me.
E perchè, Beatrice ?
Perchè io ne dispero, ne di
spero profondamente.
Ciò che dirò a vostro padre,
Beatrice, lo saprete tra un'ora.
Oh, voi non potrete mai immagi
narvi quello che io gli dirò! Ma
per adesso, parliamo di voi, Bea
trice, parliamo del vostro matri
monio.
Del mio matrimonio ! Oh,
signore, questo è appunto un
soggetto al quale non vorrei mai
pensale, poiché non so qual ri
brezzo mi mette nelle ossa
Quando penso che i miei figli po
trebbero esser ciechi al pari di
me E poi, io, creatura così de
bole, così imperfetta, gettata
fuori delle consuete condizioni
della vita, in balìa di un uomo
Che voi amerete, se pur non
10 amate già ! interruppe Gae
tano pallido e commosso.
- Ch'io non amerò mai, signo
re, '•h'u non potrò mai amare.
Perchè tal convincimento?
Perchè? Ebbene, io ve lo
dirò; ma chiedo al vostro onore
che quanto vi dirò non lo ripe
tiate a mio padre.
Ve lo giuro, Beatrice. Par
late con franchezza.
Una sera, riprese la cieca
io mi trovai sola col mio fi
danzato in questo medesimo luo
go .. Era una sera limpida e az- :
zurra ; vedete che anch'io adopro
11 linguaggio di voialtri chiaro
veggenti. Amedeo sedeva sulla
medesima panchina su cui noi
siamo seduti, e mi parlava del
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suo amore. Egli prese la mia
mano tra le sue. Un'altra fanciul
la l'avrebbe subito ritirata; ma io
non lo feci, anzi, gli strinsi la
sua con ambo le mie mani.
Un colpo di coltello vibrato al
cuore non avrebbe dato a Gae
tano lo stesso spasimo che gli da
vano queste parole; ma egil con
tenne il grido di dolore che sta
va per uscirgli dal petto, e ascol
tò attentamente.
- E sapete, signore, conti- 1
nuò la cieca perchè gli strinsi I
le mani?— Perchè dalla forma
della mano e dalla voce noi giu
dichiamo del cuore d'una perso
na, come voialtri giudicate dalla
fisonomia E quelle mani si tro
varono in perfetta armonia con
quella voce per rivelarmi nel ca
valier Amedeo un uomo di non
nobili sentimenti.
Dite piuttosto un codardo,
Beatrice; il giudizio che riporta
ste di lui fu troppo indulgente. *
Che ! Lo conoscete forse ?
Sì, Beatrice, Io conosco da
molto tempo.
Voi dunque siete stato altra
volta in Napoli ?
Sì, vi ho dimorato moltissi
mi anni.
E come conoscete il cavalier
Amedeo? Egli si ricorda di voi?
No, egli non mi riconosce,
ma in un baleno posso richiamai-,
gli alla mente un'avventura che ■
10 porrà subito in grado di ricor
darsi della mia persona. Sono lie
to di sapere i vostri sentimenti
verso lui, Beatrice ; voi non pote
te immaginarvi quanto solenne c
questo momento per tutti e due.
11 volto della cieca diventò piìd
bianco. ■
Non v'intendo, signore
Tra un'ora mi intenderete, 112
Geltrude venne ad interrompe-1
re questo dialogo: Gaetano salu
tò l'amica di Beatrice, e salì in
casa.
Erano appena le otto.
(Continua) i