Appendice de "La Libera Parola" Numero (6
FRANCESCO IVI ASTRI ANI
LA CIECA DI SORRENTO
ROMANZO
La nonna, che era intenta a
versare i fagiuoli nel piattino te
nendo i due manichi delia pi
gnatta con un canovaccio per
non scottarsi le mani, rimase a
metà dell'opera, e sorpresa alzò
il capo a guardale il viso del ni
pote.
Sei matto, Gaetano? Che
dici ?.._ Hai forse vinto un temo
al lotto?
Ti dico, nonna, che la nostra
miseria è finita ; ora potremo an
che noi mangiare a volontà, e
godremo anche noi d'un poco di
ben di Dio.
La nonna fece un atto d'impa
zienza, versò nel piattino tutto il
contenuto della pignatta, ed e
sclamò:
To'! son pure grulla, a dar
ti retta!
Nonna, parlo nel miglior
senno del mondo. La nostra mi
seria è finita.
E volto di Gaetano era così se
rio, da non potersi suppone che
egli avesse voglia di scherzare.
La donna lo guardò negli occhi,
e rimase come trasognata.
Gaetano indovinò il pensiero
della vecchia, e si affrettò a dir
le:
Non temere, nonna mia,
non ho commesso alcuna cattiva
azione . almeno personalmente...
Ma sarò ricco, sarò ricco !
Ma parla; non farmi stare
sulle braci, deciframi questo e
nigma Come, quando, in che
modo sei ricco? Com'è finita
la nostra miseria!
Per ora non posso dirti nul
la, nonna mia. Non ho un mo
mento da perdere, e debbo usci
re; sarò di ritorno a casa prima
che cada la sera. Queste male
dette strade pullulano di ladri, ed
io porterò molto denaro addosso.
Ti raccomando di non aprire a
nessuno. Abbiamo in casa un te
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soro, capisci ! Addio tra un'ora
ritorno... Sta' allegra, nonna, -ta"
allegra la nostra miseria è finita!
Ciò dicendo, si avanzava verso
la porta per uscire, quando ritor
nò indietro.
—Ah ! _ dimenticavo il me
glio. Se venisse il notai o Basileo,
non aprire, intendi bene .' . Non
aprire, preghi o minacci quanto
vuole.
Gaetano uscì tirando dietro a
sè la porta con gran fracasso.
La vecchia restò coms se a
vts-se ricevuto sul capo un vio
lento colpo di mazza. Rimase
qualche minuto immobile nel me
desimo posto dove l'aveva lascia
ta il nipote. Una spaventevole
convulsione d'idee ribolliva nella
sua mente, quasi uno sciame di
insetti alati che si aggirano in
tomo al capo di un uomo, senza
che questi possa giungere ad af
fermarne uno solo.
Lo sguardo della vecchia era
fisso sulla cassettina, la quale an
dava già prendendo ai suoi occhi
pioporzioni fantastiche, quando
un oggetto, a cui nel disordine
delle idee non aveva fatto atten
zione, ia coipì come un lampo e
le fece balzale il cuore; era la
piccola chiave della cassettina
che Gaetano, per la fretta di ri
chiuderla, aveva dimenticata nel
la toppa.
La donna si mosse verso quel
l'arnese che l'attirava come cala
mita. accostò le dita tremandi
alla chiavicina, diede un giro, ma
non aprì, poiché le sembrava di
peccar di curiosità e di profana
re il deposito consegnato a Gae
tano. Ma le parole di lui: "Ab
biamo in casa un tesoro" le da
vano la vertigine, il capogiro, e
le dita grinzose non si scostava
no affatto dalla chiave.
Il demone della curiosità la
vinse sulla delicatezza dell'animo
di quella vecchia; la cassettina M
112 J aperta. ! j
La nonna fu costretta di ap
poggiarsi al letto, poiché un lam
po si sprigionò da quelle gemme
rinchiu:*e, e le strisciò sugli oc
chi una luce vivissima, un fuoco
brillante. Presto però si rimise,
e si diede con avidi occhi a guar
dar là dentro. Ella tremava a
verghe, come per freddo acutis
simo, poiché le corse al pensiero,
per rapporto d'idee, l'atroce mi
sfatto di Nunzio suo figlio per il
quale fu condannato a morte.
Tutta la storia del delitto era no
ta alla madre di Nunzio, ed an
che il nome della vittima di lui:
mai, però, aveva rivelato ciò a'
figliuoli di suo figlio, i quali sa
pevano soltanto che un delitto,
un furto, un assassinio era stato
commesso dal loro genitore, per
cui fu condannato al patibolo. Ma
avevano sempre ignorato i parti
colari del misfatto ed il nome del
la disgraziata vittima.
E quando vennero in Napoli,
per una invincibile ripugnanza
avevano sempre schivato d'inda
gare i particolari del misfatto pa
terno.
La nonna non si appagò di
guardale, ma cacciò le mani tra
quegli splendori e li esaminò u
no per uno. Intanto la lividezza
del suo viso era estrema, poiché
era certa ormai che uno di quei
gioielli era stato involato da Gae
tano. Non aveva egli detto che
avrebbe portato a casa molto de
naro? Che d'ora in poi la miseria
sarebbe spanta? Nel capo
della vecchia trottava un'idea in
fernale: ladro come Nunzio! co
me suo padre! Egli! Gaetano!
Dopo tanti studii ! ! ! Quel giovi
ne, nel cui cuore ella aveva cer
cato di spargere il seme di virtù
incorruttibili ! Disonorato for
se infamato!!
Intorno agli occhi era compar
so un cerchio di sangue ; ella non
piangeva, ma si sentiva ardere
le pupille, e continuava a guar
dare e ad esaminare una per una
quelle gioie.
Ad un tratto un sudore di mor
te le bagnò la fronte e i suoi po
chi capelli bianchi si drizzarono
per orrore. Uno spasimo convul
so l'artigliò; le sue labbra si agi-
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LA LIBERA PAROLA
tarono, mormorando indistinte
e sconnesse parole, e cadde sul
letto mettendo un singhiozzo
breve, profondo.
Sul fermaglio di un braccialet
to erano poste a rilievo queste
tre iniziali: A. R. S. La madre
di Nunzio aveva letto il nome
della vittima di suo figlio!
Poco dopo, la serenità era tor
nata sulle sembianze della vec
chia, ma le sue labbra erano im
mobili come le fronde d'un albe
ro nei deserti infocati, i suoi oc
chi erano socchiusi, quasi velati.
Al veder quelle fattezze dalle
quali era scomparso ogni segno
di torbido ed angoscioso pensie
ro, c'era da esclamare con La
martine:
"Dors-tu ? Rèveille-toi, mère de noti*
pére:
D'ordinai re en dormant ta bouche
remuait,
Car ton somraeil alor resse mble à
!a prière,
Ta lèvre est immobile, et ton
soufflé muet."
Mais ce soir on dirait "a madonne
de pierre;
Passò un'ora. Già la luce si
perdeva in quella camera triste
e solitaria.
Erano ie ventitré.
Il campanello squillò, e questa
volta la nonna non balzò dalla sua
sonnolenza !
Il campanello squillò un'altra
volta, e più forte ancora, e poi
un'altra, una terza, una quarta,
e una quinta volta !
Scorsero due o tre minuti di
silenzio, e di bel nuovo il campa
nello; e dopo il tintinnìo, la vo
ce maschia e impaziente di Gae
tano.
Nonna, apri Nonna!—
Che diavolo! Hai il sonno duro,
quest'oggi !
Poiché due o tre volte ebbe co
sì gridato e scampanellato, Gae
tano fu preso da un orrendo pen
siero. La porta non mostrava di
essere stata toccata, ma pure
Ei non sapeva spiegarsi che cosa
fosse avvenuto nella sua camera,
e mille congetture, mille pensieri,
mille paure Io assalivano.
Frattanto, doveva appigliarsi
ad un partito per entrare in ca-
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sa sua. mentre il pensiero dei te
soro che vi aveva lasciato, e 1-
dea di un assassinio sulla perso
na della nonna gii davano uno
spasimo d'infernale irr.paaieiiza.
Cessò alla fine di sforzare la
porta, poiché avendo seco un sac
chetto di denaro, e eon quella
cassettina in casa, non voleva
dar sospetti ad alcuno. Arditissi
ma era l'impresa, e tale che gli
sembrò in principio inutile il ten
tarla; ma presto si avvide che la
porta era chiusa appena col suo
lucchetto, poiché nello stupore da
cui ia nonna eai stata còlta quan
do Gaetano fu uscito, aveva di
menticato di spingere la grossa
sbarra di legno.
Un supremo sforzo poteva ten
tarsi, e Gaetano lo tentò.
La porta era discosta solo due
palmi dal mure del pianerottolo.
Gaetano appoggiò la schiena al
muro, ed i piedi alla porta, e con
tutta la forza di cui eran capaci i
suoi muscoli, si diede a spingerla.
Dopo qualche minuto la porta
si apriva; il lucchetto era fra
cassato.
Gaetano entrò.
La cassettina era dischiusa e
scoperta Egii si cacciò subita
mente le mani in saccoccia e si
avvide che aveva dimenticato di
ritirai* la chiave. Corse a darvi
uno sguardo, e respirò: le gem
me eran quivi.
La nonna fu il suo seconde
pensiero; la chiamò varie volte,
la scosse: ma era fredda, immo
bile.
Gaetano le tastò il polso, la
guardò un pezzo, e un mortala
pallore coprì le sue guance.
E' morta! esclamò po
scia. Morta! Iddio l'ha chia
mata a sé per non farle mangiare
il pane del delitto di suo figlio!
Oh, Dio esiste!...... E tu, anima
santa, che ora sei volata in grem
bo a Lui, prega, nonna mia, pre
ga per me !
VI.
SOGGIORNO IN LONDRA.
Quindici giorni dopo la morte
di sua nonna, Gaetano s'imbar
cava. Egli non aveva più alcun
legaci© di parentela che lo rite
nesse in Napoli, inoltre, posses
sore d'uria ricchezza proveniente
da fonte criminosa, non poteva
rimanere in quella città, dove il j
cambiamento subitaneo della sua |
fortuna avrebbe potuto sveglia- ;
re giusti sospetti e mettere l'au
torità in grado di rintracciarne
le cagioni. D'altra parte, l'arie
medica gli stava sempre e som
mamente a cuore, e questa volta
egli si poteva dedicare tutto a'
suoi studi favoriti. Si propose ili
percorrer l'ltalia, la Francia, la
Germania, stabilirsi in Inghilter
ra, e valersi dei lumi degli uo
mini dotti di tutti questi paesi
per dar compimento e maggior
perfezione ai suoi studi.
Egli aveva alla spicciolata e
in diversi luoghi venduto la mag
gior palle dei gioielli conservan
done i più costosi, e tra gli altri
due anelli, del valore di duemila
ducati ciascuno. Egli partiva con
un passaporto, sul quale era
scritto il nome fittizio di Olivie
ro Blackman, benché avesse al
lora pochissime nozioni della lin
gua inglese.
La perdita dell'avola aveva la
sciato un vuoto amarissimo nel
l'animo di Gaetano, e la sua mi
santropia era cresciuta a mille
doppi, tanto che egli fuggiva tut
ti, tenendosi sempre nella più
stretta taciturnità durante i suoi
viaggi.
Dovunque andava, il suo pri
mo pensiero era di visitare quello
che di più notevole in fatto di
scienze mediche offriva il paese.
Visitò in Firenze il gabinetto di
Anatomia patologica e quello di
Anatomia descrittiva, dove sono
le famose preparazioni del Ma
gnaschi; in Bologna, il gabinetto
di Anatomia descrittiva e pato
logica, nel quale son conservate
all'ammirazione dei forestieri le
preparazioni in cera del famoso
Lelli, e sessantotto tedeschi di
morti nel manicomio di Sant'Or
sola; in Milano, l'ospedale Mag
giore, quello dell'ostetricia, quel
lo di San Giovanni di Dio, il ma
nicomio e l'orfanotrofio; in Pa
via, il gabinetto anatomico di
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sini. Dovunque, egli raccoglieva
nozioni peregrine, esperimenti
nuovi, fatti illustrativi di teorie
utili ; ogni terra che ei visitava
gli forniva il suo contingente di
cognizioni. Egli era tutto assor
| bito dalle scienze mediche. Pas
sava indifferente innanzi ai mo
numenti di belle arti, poiché il
; bello artistico era da lui odiato
come un eterno rimprovero del
lA sua bruttezza; noncurante,
I guardava i mille allettamenti di
lusso schierati nelle strade prin
cipali delle città capitali. Gaeta
no si dimostrava stoico, anzi ci
nico; sciamannato nel vestire,
pochissimo cortese nel favellare,
possedeva tutta la scorsa d'un
mercante inglese, che in cima a
tutti i suoi pensieri tiene il pro
prio interesse.
(Continua)
Sartoria Sebastiani
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