Appendice de "La Libera Parola" Numero 14 FRANCESCO IVI ASTRI Al\l I LA CIECA DI SORRENTO ROMANZO Dai preludi del motivo che ella sonava, il marchese, accortosi del pezzo musicale che la figliuola a vrebbe cantato, disse al medico: Dottore, ascoltate : poesia e musica è tutta roba sua; è una romanza da lei composta, col ti tolo la Cieca di Sorrento. "Come un rio che rompe l'onde Sotto l'ombra d'un cipresso, Che neppur le proprie sponde Di mirar gli vien concesso: Così trista, cosi oscura Passo ognor la vita mia. Per me spenta è la natura, Per me il sol non ha splendor! NelPalbor del viver mio Vidi in sogno il paradiso; Ed un angiolo di Dio Mi baciava gli occhi e il viso; Ma una notte di Sventura L'alma luce mi rapia! Per me spenta è la natura; Sol quell'angiol vedo ancor!" La musica che rivestiva questi malinconici versi era talmente patetica e ispirata, che di per sè sola avrebbe resa l'idea dell'au trice senza il ministero della pa rola; e la voce che si sposava a quei concenti era pregna di tanta ineffabile soavità, che l'anima e sulava ascoltandola. Il marchese aveva il viso tutto bagnato di la crime, che cercava di rasciugarsi e dissimulare, ma indarno. Dottore, ecco innanzi a voi la povera cieca di Sorrento. Che mi dite? Sarà la mia povera fi glia eternamente cieca ? Dottore, rendete la vista, rendete il sole a mia figlia, e la mia vita è vostra. A queste parole, che il marche se, nell'eccesso della sua tenerez za, aveva proferite a voce alta e distinta, Beatrice aveva messo un piccolo grido e si era alzata in piedi, quasi per rendere omag gio alla presenza di un forestie ro che ella intuiva presente con suo padre nella sua stanza. Oliviero Blackman aveva udito Ospedale Italiano Fabiani I Strada e Christian Street Philadelphia, Pa. 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Il padre di Batrice e Geltru de pendevano con ansietà dalle labbra del medico; i loro cuori battevano con estrema violenza, e dico i loro cuori, poiché Gertru de si sentiva seconda madre di quella giovinetta, e nutriva per essa un'immensa tenerezza. Sol tanto Beatrice pareva fredda e indiffemete in mezzo a quel tu multuar di speranze e di timori, se pure il suo dolce sembiante non esprimeva un senso di dolce pietà: era effetto della sua ange lica rassegnazione al volere del l'Ente supremo? Sì, certo, ma ad un tal sentimento religioso anda va congiunta la convinzione pro ! fonda della impossibilità dei mez zi dell'arte a ridonar la luce degli occhi, per inci, invece di commi serar sè, internamente compian geva suo padre e Geltrude, che, a suo, si abbandonavano a vana speranza. Scorso un quarto d'ora nel rac- coglimento del medico e nell'an sia degli altri astanti, Oliviero si 1 alzò. Egli era pallido, commosso, agitato. Domani dispe al marche se vi falò noto il mio pensie ro. E vivrò fino a domani in questa tremenda incertezza? esclamò il padre. Diciassette anni e un gior no di più, rispose freddamente Blackman, alludendo al tempo da che Beatrice era cieca, come gli avevano testé raccontato. La voce di Blackman aveva messo un brivido nelle ossa della fanciulla, ed un'ombra di confu sa e mesta ricordanza le passò pel cervello. Il marchese e il medico erano usciti. Il pranzo fu brillantissimo e al legro, poiché il marchese Ilione ro, avvezzo alla vita del bel mon do ed alle convenienze della buo na società, si abbandonò coi suoi convitati a tutta quella espansio ne di cuore, a cui sovente si ab bandonano gli uomini onesti e dabbene. Alla comune giovialità, era estraneo solamente Oliviero, il quale, secondo il consueto, non scambiò che pochissime parole col conte, che gli sedeva accanto. Ei stava seduto dirimpetto a Beatrice, la quale aveva alla sua destra il padre, e alla sini stra il cavalier Amedeo co me colui che già aveva annunzia to a tutti i suoi prossimi spon sali con la bella cieca. Blackman era cupamente con centrato, e fissava i suoi torbidi occhi, con strana attenzione, ora su Beatrice, ora sul marchese, ma più frequentemente sul ca valier Amedeo, il quale pareva gradisse poco il malaugurato sguardo dei medico. Cosa incon cepibile! Lina mortale antipatia era nata tra quei due personaggi fin dal loro primo vedersi, anti patia che si traduceva per ora sui loro velli, e che andava in cerca di un'occasione per scop piare apertamente e senza ri guardo alcuna ; poiché nell'uno campeggiava l'orgoglio e la va nità che null'altra stimava tran ne che un illustre natale; e nel : ;FERRO-CHINA TITO MANLIO s jj| y E E ì GENNARO TITO MANIIO'S ; PHARMACV ! N. E. Cor. Bth & Carpenter Sts„ Phlla., Pa. : " BOTTIGLIA GRANCE • S 1,25 | 112 " PICCOLA . 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MARTINO - 1019 So. 9th St. - Philadelphia, Pa. li LA LIBERA PAROLA l'altro signoreggiava il sogghi gno del filosofo che si china sol tanto all'ingegno e alla virtù. E l'occasione non indugiò a presen tarsi per dar lo scatto a quell'ar cano sentimento di odio sorto gi gante fra quei due. Dòpo il desinare, i convitati passarono nel salotto dove era preparato il servizio da tè. Varie partite di giuoco furono propo ste. Oliviero s'accostò al cavalier Amedeo e lo invitò a giocar con lui una partita di ècartè. Il fidan zato di Beatrice fu sommamente soi preso a questo invito, che non si aspettava dal medico inglese; ma non poteva ricusare, senza offendere tutte le leggi della buona educazione e offendere in pari tempo l'amor proprio del marchese Rionero, il quqJe sem brava mostrale tanta deferenza verso il convitato forestiero. Da altra parte, un lampo di gioia brillò ne' suoi occhi, pensando che forse gli porgeva l'occasione di umiliare quell'uomo, pel qua le nutriva tanta antipatia. Accetto l'invito, rispo se. Entrambi si sedettero ad un tavoliere. Il conte Beniamino i Lionelli ed altri si fecero intomo ai due giuocatori. Quanto giochiamo? chie se Amedeo. Quanto vorrete, rispose l'inglese. Un napoleone alla partita, così per divertirci, disse il ca valiere, che credeva di avere u miliato con quella proposta il suo avversario, il quale si mostrava calmissimo. Oh, scusate, disse Oli viero ma non giuoco questa somma. E troppo forte per voi? domandò Amedeo, felicissimo di aver dato questa umiliazione al l'inglese. No, è troppo tenue; non perdo il tempo per così poco. Amedeo fu atterrito. Come! Si tratta semplice mente di passai - la serata! Io non giuoco mai per di vertirmi. ! . . j Frank A. Travascio " Dickinton 1291 Dickinson 2866 Hilbert 3768 W. JOSEPH M. PERRI ù BRO. DIRETTORI DI FUNERALI ED EMBALMERS Servizio ci i motte e ci i giorno AUTOMOBILI PER SPOSALIZI E BATTESIMI Offices and Flirterai Parlor - S. E. 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Non meno di mille napoleo ni alla partita, rispose fredda mente Oliviero. ! Gli astanti impallidirono e si guardarono l'un l'altro. Amedeo aveva ricevuto un colpo di pugna le al cuore. Voi celiate, signore ! No, signore, non scherzo mai. Ma questa è una somma e norme ! E' la fortuna d'una fa miglia! Per me, è quanto spendo talvolta per levarmi un capriccio. Insomma, volete giocar questo denaro ? Ma io non ho addosso simil somma. Poco importa; se vinco, mi farete una cambiale. Amedeo restò qualche tempo in silenzio; poi, con voce risolu ta, disse : No, non giuoco. Oliviero si alzò contento del suo trionfo, e gettò sul cavaliere uno sguardo di disprezzo. Poco dopo si ritirava nella stanza che il marchese gli aveva preparata. IV. LA PREGHIERA. Entrato nella sua camera, Blackman accese un sigaro e si | gettò sopra un divano turco. Dal la disposizione del proprio animo ei sentiva che per quella notte il' sonno non lo avrebbe visitato; i noltre, il domani era per lui un giorno di crisi nella sua vite, poi ché un pensiero ardito gli si era fìtto nel cervello e lo torturava. Aggiungi che egli aveva pro messo al marchese di dargli una j risposta decisiva il domani sullo {stato di cecità della sua figliuola, led aveva necessità di raccoglier jsi alcune ore per scrutare nelle vaste sue cognizioni sulla costi-, tuzione organica degli occhi e de cidere il gran problema della pos- ; sibiliti*, d'una guarigione pertet- ! ta. Egli si trovava in uno di quei momenti solenni, nei quali si tro- ; va un artista che è sul punto di cominciare un lungo e di I ficil la voro, dal quale si ripromette fa ma imperitura. Blackman si abbandonò a pro fonda meditazione. L'arte medica ne formava esclusivamente il soggetto ? Non potremmo dirlo, poiché confessiamo di non avere ancora frugata l'anima di lui nelle sue latebre ; ma per certo egli non aveva per la mente sol tanto gli aforismi d'lppocrate e di Galeno, e questo si argomen tava dal fatto che, alzatosi poco dopo, camminava concitato per la camera, e mormorava poche in telligibili parole: sembrava agi tato. Ad una parete della camera pendeva un grande specchio con cornice dorata ed intagliata ad arabeschi. Blackman si fermò innanzi al ilo specchio, e stette a contem plarsi : aveva gettato lungi da sè il sigaro ed incrociate le braccia. Orrore! Orrore! escla mò. Deforme, deforme come Glocester, come Quasimodo, co me Triboulet ! Mai come ora sen tii tanto amaramente la mia sventura! Gobbo, guercio, lab bruto! Maledetto il momento in ! cui mia madre mi concepì! Ep- I pure nell'odiare gli uomini io tro jvavo conforto alla disgrazia! E 'quanto più cresceva in me que sto sentimento d'odio, tanto più sentivo scemare la mia deformi tà! E Blackman ripeteva involon tariamente e per consuetudine le parole di Riccardo 111 nel Sha jkespeare, suo autore favorito: "But I, that am not shaped for sportive tricks, Cheated of feature by dissemblinp nature, Deform'd unfinisch'd sent before my time Into this breathing vorld; scarcc half made up And that so lamely and undfa shionably ■ : Bell Phone, Walnut 3122 | Italian Wine Importation Co. | . N. E. Cor. 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And therefore, since I cannot uro! ve a lover, I am determin'd to prove a viU lain, And hate the idle pleasure of these days." "Ed ora io amo ! ! Zitto, cht l'aria non lo sappia, che io me desimo l'ignori! O Dio, comincù ora a comprendere con qual cri terio Tu regoli questo mondo Tu hai voluto che io m'innamo' t assi d'una cieca ! Ma quale or I renda voragine divide me da coi lei ! Eppure io l'amo ! Oh, se anche il padre suo fosse cièco' Ma che dico! tutti gli uomini doi vrebbero esser ciechi! Chi mai senza fremere di sdegno, potrei he veder in me il marito di q Ue i l'angelo? Blackman stette alcun poco in silenzio, senza togliersi dinanzi allo specchio. lnfame istrumento, e. | sclamò poscia leggo in te la mia condanna eterna ! Dolci e spansioni di due cuori che si a mano, sguardi che si incendiano di voluttà, che si adorano, ve non sarete per me che arderti ti immagini, e niente altro! Mai |f mai sentirò il bacio d'una donn;il stamparsi su queste mie labbtfl di demone! Oh, che mi vai tuttJl l'oro guadagnato, se non potiv 112 comprarmi un raggio di amore Che mi vai la potenza che ho 4 tórre alla morte migliaia di esk J stenze, se non potrò far mia nepiii pure una di queste? Che mi vaga di aver veduto chine a' miei g. ; nocchi altezze sociali per otten® re un quarto d'oro del mio tempii se mai tra le mie braccia potili stringere una sposa che mi amiß Infame interprete della natuiiP degno trovato dell'umana mi; 1 ria, specchio esecrato, va', ti m >i ledico, come ho già maledetto I genere umano e la natura (Continua) PANETTERIA ITALIANI NICOLA MARINELLI 1020 So. Bth St. Phila., P»