Appendice de "La Libera Parola" Numero 7
FRANCESCO IVIASTRIAIM»
LA CIECA DI SORRENTO
ROMANZO
Credete voi, signorina, che
soltanto l'amore sia geloso, e che
l'amicizia non lo sia ugualmen
te?
Questa nobile ammenda della
sua baldanza, ricompose le sem
bianze di Albina, che si erano al
cun poco rabbuiate a quelle pri
me significative paiole.
Il vostro cuore è caldo e no
bile, signor marchese, e la vostra
fantasia accesa dal bel cielo d'l
talia si lascia scorgere ne' vostri
appassionati discorsi. Di qual
parte d'ltalia siete?
Sono di Napoli, signorina,
di quella terra prediletta ('.a Dio.
Noialtr: Napolitani siamo figli
del sole, abbiamo l'anima calda
come esso, e la nostra vita non è
che amore. Se noi non amassimo,
moriremmo.
Se la vostr'anima somiglia
al sole, il vostro amore deve esser
per conseguenza passeggiero co
me i suoi raggi : il sole, voi lo sa
pete, riscalda tutto, ma a niente
si attacca, e dietro alla sua luce,
è l'ombra.
Ammiro il vostio spirito, si
gnorina, ma permettetemi di non
entrar con voi in sterili discus
sioni sopra un soggetto troppo
delicato, nel quale io sento che
sareste in questo momento trop
po debole avversaria per compe
ter meco.
Albina impallidì, e con vece re
sa fioca e tremante per la com
mozione :
Debole avversaria, voi dite !
Sì, signorina, debole avver
saria in paragone di me, perchè
io amo, amo ardentemente!
Albina scosse il capo e, senza
badare all'intenzione di quelle in
focate parole, disse, quasi par
lando a sè medesima:
Egli dice di amare! Ed '
io! 1
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Che dite mai, Albina! Voi
pure amate?
Oh, signor marchese, mu
tiamo argomento, ve ne prego! I
medici mi hanno proibito di par
lare e di sentir parlar di certe
cose.
Ebbene, signorina, io tace
rò, giacché così volete; rispette
rò i vostri segreti affanni; ma,
se è vero che mi stimate vostro
amico, se tale veramente mi cre
dete, io vi domando una sola pa
rola, e ve la domando in nome di
quanto avete più sacro al mon
do Ditemi, Albina, amate voi
qualcuno?
Albina ruppe improvvisamente
in pianto.
Rionero rimase atterralo !
Non c'era dubbio: Albina ama
va! Oh. amarissimo disingan
no! Egli senti torcersi il cuore
da una mano d'acciaio.
Non mai quanto allora il gio
vane sentiva di amare quella
donna con tutto il delirio della
passione.
Dieci minuti trascorsero nel
silenzio e nel pianto. Rionero,
pallido ed abbattuto, si trasse
con la sedia accanto a lei, e pie
se nelle sue una mano della gio
vane. Poi, guardandola con oc
chio asciutto e disperato:
Albina, ascoltatemi, le
disse sarò breve e conciso ne'
miei detti. Io vi amo. Albina, vi
amo da uomo onesto e leale. Il
vostro pianto mi ha rivelato in
voi profonda e forse disperata
passione al pari della mia. Non
vi chiedo il segreto del vostro
cuore; non pretendo di conosce
re l'oggetto del vostro amore, '
ma siamo fratelli della stessa
sventura. Guardami in viso, Al
bina, e dimmi se posso far nien
te per te, pel tuo amore ! Se l'uo-
mo è degno di te, dimmi quali o-1 ;
stacoìi si frappongono alla vo- j
stra unione, palesameli, ed io ti !
giuro di abbatterli; e quando a
jvrò posto nelle tue braccia l'og
getto del tuo amore, quando a
vrò appagato i tuoi voti, darò un
addio alla Francia e forse al
mondo, portando meco la conso
lazione di averti resa felice.
Albina gli strinse la mano, e,
indicandogli un quadro sospeso
alla parete di faccia all'uscio del
salotto :
Guarda, amico mio, gli
disse guarda!
Che cosa è quel quadro?
E' un episodio della batta
glia di Waterloo.
Ebbene?
Non vedi là, in mezzo a cjuel
gruppo di ulani polacchi, quel
giovane francese stramazzato e
ferito?
Ebbene?
Quel giovane era l'uomo che
io amavo e che amerò per tutta
l'eternità.
Morto forse? chiese Rione
ro. e un lampo di speranza gli
brillò negli occhi deliranti.
Morto! ripetè la giovi
netta, e dai suoi occhi sgorga
rono novamente amarissime la
crime.
Rionero rispettò quel giusto
dolore e rimase profondamente
.omnia- so. fissando sul quadro
imo sguardo in cui eran ritratte
la gelosia e la pieCt.
Al pianto dirotto di Albina e
ra succeduto un cupo abbatti
mento, e la sventurata fanciulla
pareva non avesse altro senti
mento che la disperazione del suo
immenso dolore.
Riònero aveva pur esso gli -oc
chi bagnati di lacrime.
Perdono, mille volte perdo
no, Albina, disse poco dopo in
modo grave e solenne di aver
riaperta involontariamente la fe
rita del vostro cuore. Il vostro l
dolore è più che giusto, nè urna- 1
no conforto potrebbe tentar mai i
di scemarne l'intensità. Ora com- i
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LA LIBERA PAROLA
! prendo perchè ieri la vostra fron-
S te era più buia del solito, perchè
: una veste nera esprimeva il lut- !
to dell'anima vostra leri, era
il 18 giugno.
Rionero tacque, temendo di af
fligger vieppiù la giovinetta.
Il silenzio, saturo di forti e di
verse commozioni, tornò fra i
due giovani. Profonda mestizia
era sul volto di Rionero. Il pove
retto aveva veduto dapprima op
porsi al suo amore un argine in
superabile e crudele, e poi, bale
nata una lontana speranza, la
vedeva tosto annebbiata da quel
la invincibile passione che lega
va il cuore di Albina ad una tom
ba!
Signor marchese, sog
giunse la giovinetta rimessasi
alquanto dal suo dolore ora
che il segreto della mia tristezza
vi è noto, voi medesimo non po
tete condannarmi di non rispon
dere al sentimento che per mia
novella sciagura vi ho ispirato.
Erico Monfort, lo sventurato E
rico, era il mio promesso sposo;
noi ci eravamo giurati un eterno
amore, e ci amavamo con quella
religione del cuore, che mette
suggello divino agli effetti delle
creature mortali Oh, come va
go era il suo volto giovanissimo
di diciotto anni appena! Ed io,
signor Marchese, non avevo che
tre lustri allorché mi accesi d'a
more per lui ; la mia anima era
vergine di affetti, poiché ne' pri
mi anni della mia infanzia fui
orbata degli amplessi dei miei
genitori, morti entrambi nella
terra di esilio per condanna di
Bonaparte. E quell'uomo trasci
nava nella sua caduta l'amor mio,
il mio sposo. l'na palla prussia
na traforava il petto di Erico nel
momento in cui questi raccoglie
va brillanti allori, facendo cade
re ai suoi piedi un colonnello ne
mico che si era inoltrato fino a
lui. Era destino che io perdessi
tutti quelli che amava sulla ter
ra ! Dopo ciò, comprenderete, si
gnor marchese, che non mi è da
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I to di rispondere all'affettuosa
premura che mi avete dimostra
! ta ; comprenderete che mi è im-1
possibile di nutrire altro amore.
Se qualche cosa, peraltro, potesse
mitigare l'asprezza del mio lin
! guaggio e consolarvi, è che mai
| altro uomo al mondo sarà amato
: da me. No, vi giuro che io non
| sarò di alcuno, poiché il destino
mi volle divisa dal solo a cui ave
vo dedicato il mio cuore. Vi dirò
anche, signor marchese, che la
nobiltà de' vostri sentimenti e
l'impressione dolorosa che lascia
te in me non saranno mai cancel
late dall'animo mio; e se mai av
verrà che per forza di tempo o di
circostanze io mi induca ad ab
bracciare uno stato dal quale ri
fugge al presente il mio cuore, vi
prometto, qualora persistiate ad
onorarmi del generoso vostro a
more, vi prometto che io sarò
vostra.
A questi detti le abbattute
sembianze di Rionero sfolgora
rono di gioia, e i suoi occhi si
ìiempirono di lacrime dolcissime
e gioconde. Non potendo rattene
re la pienezza del suo contento,
si precipitò a' piedi della fanciul
la, e, coprendo di baci la destra
di lei, con voce soffocata escla
mava :
Grazie, grazie, o Albina; tu
mi salvi dalla disperazione e dal
la mól te Sì, due tre quat
tro anni, aspetterò quanto vuoi,
aspetterò anche per tutta la mia
vita. Già la mia vita ti appartie
ne Grazie, grazie Sono feli
ce! pienamente felice!
l?na lacrima di tenerezza spun
tava negli occhi di Albina, cui
tenne dietro subitamente la con
sueta malinconia.
111.
GLI SPONSALI.
Dopo questo abboccamento, il
marchese Rionero, che di fre
quente visitava la baronessa di
Saintnges, si comportava verso
Albina con esemplare riserbo,
mettendo nelle sue paiole tanta
scrupolosa attenzione, che nep-,
pur gli occhi degli uomini più av-1
veduti avrebbero potuto leggere
la sua passione per la fanciulla.
Sicuro di sè medesimo ed intera
mente fidente nella promessa fat
tagli da Albina, il giovine diplo
matico napoletano mostravasi un
semplice amico della famiglia di
Saintanges.
! Intanto la tristezza di Albina,
! per niente scemata, riceveva tut- |
tavia una lieve diversione in
compagnia del marchese Rione
ro, il quale, pel nobile e dignitoso
silenzio imposto all'ardente amo
re che lo divorava, era giunto ad
ispirarle tanta fraterna amore
volezza, che ogni tanto, per vez
zo di confidenza o per slancio
spontaneo di un cuore giovane e
ardente anche se triste, ella si
compiaceva a dargli del tu, e a
tener con lui le conversazioni più
cordiali ed intrinsiche.
Nessuna paiola scambiavasi
tra loro, allusiva al sentimento di
Rionero.
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se, sia perchè questi si diceva
dello stesso pai-ere di lei rispetto
ja opinioni politiche, sia perchè
l'amicizia di un gentiluomo, bello
della persona e di avito illustre
lignaggio, non poteva che lusin
gare la sua vanità femminile. E
questo attaccamento di lei verso
il giovine marchese non si limita
va a fargli buon viso ogni qual
! volta lo trovava ne' suoi salotti,
ma bensì lo aiutò a chiudersi la
spinosa strada diplomatica, fa
cendogli sempre più acquistare
la benevolenza del re, il quale
prese a stimarlo, ed in appresso
si giovò molto di lui per impor
tanti missioni.
La fiducia e la stima di eia il
re Luigi l'onorava, gli furono in
volontaria cagione di amaro cor
doglio; giacché, allorquando Al
bina sembrava meno triste per
rimembranze e più amorevole
verso di lui, gli giunse comando
regale, che, affidandogli delicati
dispacci per Napoli, lo strappava
d'un tratto dal fianco di cold,
senza la quale ei sentiva che la
vita gli sarebbe insopportabile.
(Continua)