La libera parola. (Philadelphia, Pa.) 1918-1969, May 18, 1918, Image 2

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    LA LIBERA PAROLA
(The Free Word)
PUBLISHED EVERY SATURDAY
by
A. GUSKPPK DI SILVESTRO
EDITOR-IN-CHIEF
906 Carpenti*- St. Phila. Pa.
Bell Phooe. Walnut *4-72
Anno 18. - Malizio 1. 1 "1W - No. 5
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LA LIBERA PAROLA
motti di spirito
chiacchiere
e freddure
giornalismo
e giornalisti
Pasquale Farina, professore ne
campo dell'arte, s. è impennato ed h;
incominciato a sferrar calci a destra
a manca ed a spruzzar veleno vers
chi. idolatrato da diecina di migliai
di italiani di Filadelfia e di fuori, sie
de troppo in alto perchè i talloni dell
sue scarne possano insudiciarsi di cer
te eruttazioni.
Pa>qua!e Farina, che non ci fu nean
che cortese della promessa convincen
te spiegazione, quando venne men
ai doveri dell'amicizia, in cambio de
la nostra, sinceramente sentita, ed al
!a più elementare correttezza gioma
Ustica, ai nostri richiami di oggi di
Tenta un Orlando Furioso e minacci
anche i fulmini di Giove.
noi non sapevamo che Pasquale Fa
rina si differenziasse dagli altri gior
nalisti che vengono discussi, elogiati
criticati
in ogni modo, noi continueremo que
sta rubrica dalla quale esula, come ah
biamo già detto, la persona privata
discuteremo l'uomo che, volente o no
lente, ha assunto il nobile ufficio d
educatore delle masse.
se Pasquale Farina ci avesse lascia
to fare, come gli lasciammo fare :
comodo suo. ne "Il Momento" noi. co
tre o quattro puntate, saremmo venul
alla conclusione ed avremmo
mostrato che la sua amicizia per nn
affermata a voce e scrittaci in letter
in parecchie e diverse occasioni, non e
ra sincera; e che in giornalismo no
si è rivelato corretto ed imparziale
perchè mentre ci -ha fatto diffamar
due volte da due ben differenti per
sonaggi. non ci ha poi concesso il di
ritto d: difce*icìtro scnt
to che incominciò a pubblicare que
sto fatto costituisce la maggiore scor
rettezza e che poi ne gettò il seguit
al cestino, a causa delle pressioni eser
citate su di lui dai soliti faccendiei
che temono la luce. Quelle due pub
blicazioni. che sono già tradotte in ca
so si ricorresse ai mezzi da voi minac
ciati, signor Farina, costituiscono li
belìo, senza parlare poi della famos;
lettera viperina che. passata al Di
partimento Postale, farebbe il resto.
noi però non saremo i primi a ricor
rere a nessun altro mezzo che ali;
pubblica discussione, perchè non sia
ino abituati a tarparla con certi mez
zi; ma invitati, imiteremo i nostri dif
falsatori. •
Questa parentesi era necessaria
prima di continuare al prossimo nu
mero.
d'oltre tomba
una certa Anna Maria, anche in no
me di suo figlio Alberto, ci scrive dal
la nuova sede il paradiso celeste
e ci racconta una storia dolorosa, l'at
tore principale della quale vive in A
merica, e. strana combinazione, egii <
divenuto innamorato di un'altra Ma
ria, che si differenzia dalla scriventi
per la sola ragione che questa è di tu
paese della provincia di Caserta, e li
nuova diva ebbe origine in Calabria.
è una storia che fa rabbrividire
Morta, povera Anna Maria! senza es
sere stata aiutata neanche da que
Municipio, saccheggiato dall'attore li
cui moglie e i cui figli soffrono in I
talia privazioni inaudite, mentre eg
sciupa denaro nei lupanari di Ameri
ca.
sempre lui
vero o non che il solito faccendiere
nemico dell'Ordine Figli d'ltalia, si si;
assunto l'incarico di dirigere quei si
gnori, a noi non preme.
se è cosi, sarà un'altra gloria pei
l'Ordine perchè s\ saprà che le servi
licenziate sanno dove poter ricorrere.
• » »
le proteste
della serva
Andai daìl'erbagliolo a comperare
Due chili di patate per gii gnocchi
Ma egli invece mi guardò negli
(occh;
Come se mi volesse canzonare.
Io che la dignità so conservare
E voglio che nessuno me la tocchi;
E' inutile - gli dissi - che mi adochi
Con quel suo risolino da giullare.
Allora mi rispose: - Le patate
Le ho terminate, tutte - E, in cor
(tesia
- Gli domandai - chi gliele ha com
( prate
Se jeri ce ne aveva un cesto sano?
- E chi potea comprarle, cara mia?
Me le ha comprate un principe ro
(mano
LETIZIA SERVISENE
pe nire
La padrona trova la sua cameriera
con un sergente di cavalleria, e il
chiede chi sia.
- E' mio fratello!
Jla se appena una settimana fs
io vi ritrovai con un caporale dei ber
saglieri e nti diceste anche allora che
era un vostro fratello.
Signora, il nostro curato mi ha
detto che siamo tutti fratelli!
SANCIO PANZA
LA GUERRA
Sono già trascorri quasi due
mesi dacché infuria la cruenta
gigantesca battaglia nelle Fian
dre ed in Piccardia ed ancora,
nella fatale bilancia nessuno dei
due piatti accenna ad estollersi.
Una vera quaresima di sangue
che affoga falangi innumerevoli
:li guerrieri, vittime di una casta
che vuol consolidare 'la propria
potenza con la distruzione e coi
saccheggio.
E mentre la lotta titanica
lotta che per l'accanimento, pei
la grandiosità, pel numero dei
combattenti, pei mezzi da essi
impiegati non trova riscontra
nella stona di tutte le età - infu
ria sul fronte Occidentale, dove
forse dovrà decidersi l'avvenire
del mondo, negli altri settori re
gna una calma quasi assoluta,
turbata solo di tanto in tanto da
piccoli scontri di avamposti, da
incursioni di aeroplani, da scam
bi di poche cannonate; calma
che appare quasi inesplicabile,
dato il tempo e la stagione.
Sembra che mentre l'immane,
gigantesco conflitto è impegnato
in Francia, tra il più grande e
sercito tedesco, rafforzato da
contingenti austriaci, bulgari e
turchi, e il più potente e-ercito
federato, i combattenti degli al
tri fronti e persino i condottieri,
stiano con le armi al piede, tutti
intenti alla contemplazione del
l'immenso. tragico spettacolo.
Come nelle battaglie antiche!
Quando, nel furore della mischia,
dopo essersi a lungo cercati e
chiamati a gran voce, rìu divano
ad incrociare il ferro i più valo
rosi e più forti campioni avver
sari, e cominciavano a menarsi
colpi furibondi e formidabili, i
due eserciti che si trovavano di
fronte, ristavano da! combattere
e l'attenzione delle due parti era
completamente assorbita dall'a
spra singolare tenzone che si
svolgeva alla loro presenza, dalla
: . * ■
sito della battaglia.
Ma la calma che regna ne! set
tore italiano, dall'Adriatico a!
Grappa, è una calma apparente,
gravida di tempeste. Da tempo
gli Austriaci hanno ultimato i lo
ro preparativi, minuziosamente
curati nei più piecoii dettagli :
han trasportato, contro le nostie
linee, tutte le truppe che han ri
tirato dalla Russia e dalla Ru
menia; tutte le più potenti arti
glierie a loro disposizione. Trat
tasi, in una parola, di un concen
tramento di forze mai visto per
lo innanzi.
L'ltalia, in questo periodo,
non è stata certamente con le
mani alla cintola ed avrà provve
duto energicamente alla più stre
nua difesa. Ma i piagnoni, g'i
sfiaccolati, gli uccellacci di catti
vo augurio predicono che il no
stro esercito non potrà resistere,
ed al primo urto, che sarà terri
bile, si disperderà, lasciando alla
piena balìa delle orde vittoriose e
briache, le più ricche, le più bel
le e le più fiorenti regioni d'lta
lia !
Eppure la resistenza opposta
dai nostri soldati, nel Trentino e
sulla Piave, all'indomani di un
disastro che sembrava irrepara
bile, dovrebbe incoraggiare in co
storo speranze più rosee. Ma es
si sono venduti al nemico ed han
no interesse di abbattere il mo
rale delle nostre popolazioni per
indurle ad una pace ad ogni co
sto.
Noi non siamo profeti e nep
pure figli di profeti, ma osiamo
formulare un voto ardentissimo
che erompe dai precordi della no
stra anima.
Dio disperda, come polvere al
vento, il triste vaticinio e tut
ti i tedeschi d'ltalia!
Una leggenda antichissima di
ceva che il Colosseo è eterno!
Un'altra leggenda, parimenti
molto antica, assicura che la
grandezza di Roma durerà quan
to il Colosseo.
Facciano i fati che le due leg
gende. le quali si intrecciano e
si completano vicendevolmente,
siano per verificarsi, e che l'lta
lia, da quest'aspra prova, esca
più glande e più potente e tale
quale la vaticinarono i genii ed i
profeti ; quale la cantarono i suoi
vati, anche nel periodo oscuro
del servaggio.
_ ALPHA.
Iti Militi UN
UNIONE EBANISTI E CAR
PENTIERI ITALIANI
Carissimo Giuseppe,
Prima che passi a parlare del
la Locale 1050, permettimi che
mandi il mio saluto, che è quello
della massa anonima al tuo
giornale, nel quale essa vede una
protezione, e il fustigatore delle
vecchie e nuove camorre.
L'Unione Ebanisti Italiani è
una Associazione di mestiere che
non solo si occupa di migliorare
le condizioni economiche e mora
li dei lavoratoli del legno, ma
prende parte attiva a tutto ciò
che può ridondare a vantaggio e
onore a gente di nostra razza in
queste terre. Tutti i suoi atti so
no ispirati a principi altruisti.
La parteepazione ai movimenti
coloniali, non è fatto a suon di
grancassa, ma modestamente
contribuendovi come ente ed in
dividualmente, ogni socio.
leri fu per la Banca Statale
Figli d'ltalia, acquistando parec
chie azioni e depositandovi i suoi
risparmi ; oggi ha concorso al 3.0
prestito della Libertà con mille
dollari del fondo cassa, e tutti i
soci lo acquistarono individual
mente e sono tutti fregiati con la
campana della libertà all'occhiel
lo.
Un altio atto di amor patrio è
quello compiuto il 13 aprile ulti
mo scorso, quando apriva le por
te dell'Unione a molti falegnami,
che non potevano farne parte
per diverse considerazioni, fra le
quali quella della ta ; sa di ammis
sione, che è molto alta, col do
mandare una amnistia al Distret
to Consolare che è stata conces
sa mercè l'opera energica dei de
legati e dell'Amministrazione
della locale che nessun mezzo la
sciò intentato per raggiungere il
fine.
Infatti, in virtù di questa am
nistia un numero stragrande, cir
ca ITO lavoratori del legno, en
trarono a far parte della grande
famiglia della Federazione Ame
ricana del Lavoro. Il lavoro di
organizzazione fu paziente e fat
to modestamente, mese per me
se, giorno per giorno, ora per
ora, attendendo il tempo propi
zio ed ora questa locale, compo
sta di tutti Italiani, conta circa
500 affiliati, numero questo mol
to ragguardevole, se consideria
mo che fino a qualche anno fa
non vi erano che una cinquanti
na di soci, che tutto sacrificarono
per l'incremento di questa orga
nizzazione.
Di questo sviluppo va data lo
de all'amministrazione e anche al
caro giovinetto Giovannino Sin
doni. che nelle ore del riposo,
aiutava il padre e gli altri ufficia
li a scrivere e tradurre in Ingle
se. in Ebraico ed in Italiano, gli
appelli per i comizi e la corri
spondenza al Disti etto Consolare
e Ufficio Centi ale di Indiano
polis.
L'Assemblea, riconoscente di
quanto ha fatto il giovane Sindo
ni, eh e studente in Architettu
ra all'Università di Philadelphia.
lo volle onorare col nominarlo
socio onorario, come pure volle
dare un segno di riconoscenza, in
oggetti d'oro, agli Ufficiali che
più si sono distinti nel lavoro per
a inizi: ione in m; -sa dei 170
nuovi soci.
Gli ufficiali premiati sono:
Caterini Arsenio. Presidente;
Giuseppe Sindoni. Segr. Coir.;
Enrico Martella, Segr. di Finan
za; Sante Barone. Curatore;
France co Brandolini, Tesoriere.
La consegna dei doni fu fatta
dal sottoscritto, che. parlando a
nome dell'Assemblea e incitando
i presenti ad emulare i festeggia
ti, fece l'augurio che quanto pri
ma tutti i falegnami Italiani re
sidenti in questa Città facciano
parte della ì-iocale 1050.
X. RIVAN'O ASTI
R.Consolato d'ltalia
IN PHILADELPHIA
Con Preghiera di pubblicazione:
"Il giorno 30 Aprile u. s., l'Or
dine dei Figli d'ltalia faceva per
venire. al Regio Console, a mezzo
del Grande Venerabile. Signor
Giuseppe Di Silvestro, la somma
di $739.12, rappresentante le o
blazioni a beneficio dei profughi
del Veneto delle Logge dell'Ordi
ne. qui sotto indicate:
Società SS. Crocifisso di Bei
monte Mezzagno. $25.00 ; Loggia
XX Settembre X. 265 (residuo
netto di un ballo dato dalia Log
gia) *25.00; Ricavato dalla Fie
ra di Beneficenza delle Logge riu
nite di Philadelphia, $689.12. To
tale £739.12.
Il Regio Console si affrettava
a trasmettere la somma anzidet
ta di $739.12 al Regio Amba
sciatore in Washington, inviando
contemporaneamente all'Ordine
dei Figli d'ltalia i suoi vivissimi
rimrraziameni por la continuata
zelante opera di soccorso da e so
prestata in favore delle vittime
della invasione nemica".'
* * *
Il giorno 8 corrente, venivano
fatti peivenire al Regio Console,
Cav. Uff. Gaetano Poccardi. dal
l'Ordine dei Figli d'ltalia $25.00,
rappresentanti un'oblazione a be
neficio dei profughi del Veneto
del Signor Giovanni Di Silvestro,
a mezzo della Loggia Fran
cesco Crispi, Xo. 652.
Il giorno stesso, 8 corrente, il
Grande Venerabile dell'Ordine
dei Figli d'ltalia inviava ài Regio
Console la somma di $40.00, rap
presentante la quota di associa
zione perpetua alla Croce Ro-sa
Italiana della Loggia Dottoressa
Maria Montessori X. 720.
Il Regio Console, nel segnare
ricevuta delle somme anzidette,
incaricava il Grande Venerabile
dell'Ordine di esprimere al Sig.
Giovanni Di Silvestro ed alla
Loggia Dottoressa Maria Mon
tessori il suo plauso sincero ed il
suo vivo compiacimento per l'at
to patriottico e filantropico.
* * •
A mezzo del Rev. Tommaso
Terlizzi, il connazionale France
sco Antonio Greco (752 So. lOth
Street) ha inviato al Regio Con
sole la somma di un dollaro chie
dendo di divenire socio tempora
neo della Croce Rossa Italiana.
Tale -omma di un dollaro viene
dal Regio Console trasmessa al
Comitato Centrale della . Croce
Rossa Italiana in Roma. L
LA LIBERA PAROLA
L'ALCOOLISMO
ovvero
l_ UOMO E L_' ALCOOL
Per richiesta della Loggia Gugliel
mo Marconi. No. 163, dell'Ordine Figli
d'ltalia in America, nella cui assem
blea fu lella, pubblichiamo una con
ferenza delta dal chiarissimo Dottor
G. Sparano, SI LL* L OMO e L' AL
COOL.
Per ristrettezza di spazio siamo co
stretti a pubblicarla a puntate.
(Continuazione del numero
precedente)
Se invece le dosi sono frazionate e
giornaliere, a volte più, a volte meno,
i
plesso di sintomi che costituisce l'al
cool ismo cronico.
Esso è caratterizzato da perdita
ciell'appetito. scadimento nutritivo ge
nerale. stato ateromasico delle arte
rie per cui sono facili emorragie.
Ed a seconda che prevale la forma
gastro-intestinale o la forma nervosa,
si ha, nel primo caso bruciore di sto
maco, lingua impatinata, vomito il
mattino, infiammazione del fegato, con
le loro seguele; nel secondo caso, de
liri. insonnia, disturbi intellettuali con
perdita dell'intelligenza, delirium tre
mens, paralisi comincia dagli arti
inferiori e va ai superiori.
Seguiamo ora un po' l'alcool attra
rerso il suo cammino nell'organismo
umano. Intramesso nello stomaco esso
i*errà assorbito rapidamente a condi
zione che sia diluito in acqua. Se è
molto concentrato, assorbirà l'acqua
lei tessuti, che renderà aridi; perciò
maggiore è la concentrazione dell'al
cool, maggiore sarà la sete cne si svi
lupperà nel bevitore. Adeguatamente
iiluito, l'alcool sarà assorbito ed en
trerà nella circolazione del sangue.
Primo effetto sarà di paralizzare i va
si capillari, cioè le arterie e vene pic
colissime. Infatti quando voi attende
te ad un convito, dove le bevande sono
abbondanti, poco dopo che esse sono
n circolazione, voi vedrete un pro
gressivo cambiamento in quelli che so
lo stati facili a bere. Il vi.-o comin
cia a l accendersi, gli occhi diventano
uccicanti, la conversazione si fa ani
mata. La ragione dell'armamento
lei volto è la stessa di quello prodot
to dal pudore offeso, o dal freddo in
tenso. o dall'inalazione del nitrito d'a
aimale; è la dilazione dei capillari, per
limiriunione del controllo nervoso, cau
■ato dall'alcool.
Se i vasi periferici risentono l'azio
ae di esso, il centro del sistema cir
■f'iatorio, il cuore, non si sottrae alla
;u:i influenza.
Colla dilazione dei vasi diminuisce
a re.-i.-tenza ed il cuore comincia ad
accentuare i suoi battiti, ciò che si
gnifica è costretto ad un lavoro supe
riore a quello che gli spetta normal
mente. e che se protratto deve neces
sariamente condurre a qualche ma
attia di esso come debolezza funzio
ìale, palpitazione, ipertrofia, degene
razione grassa. E se il cuore, che man
ia il sangue, la nutrizione, la vita in
tutti gli organi, s'ammala, questi ne
soffriranno più o meno gravemente.
Abbiamo detto dell'azione dell'al
cool sul cuore e sui vasi che conten
dono il sangue. Ma quale sarà la sua
azione sul sangue stesso? Questo è
composto di corpuscoli minutissimi; i
rossi che .-corrono al centro dei vasi,
arterie e vene, cioè, e che sono i più
mportanti, i primi elementi della vi
ta; ed i bianchi che scorrono lungo la
periferia, meno velocemente dei primi.
[ corpuscoli rossi attendono alla più
mportante funzione dell'economia; es
•i assorbono in gran parte l'ossigeno
che noi respiriamo e lo portano negli
«stremi tessuti dell'organismo; essi
assorbono ir jrran parte l'acido carbo
■aico che si sviluppa nei tessuti e lo
jortano ai polmoni, per ricambiarlo
con fresco ossigeno; in breve essi so
lo gristrum n nti vitali della circolazio
ae.
Ebbene, sotto l'azione dell'alcool,
tjuesti corpuscoli si agglomerano, si
scavallano e passano lentamente e
•on difficoltà attraverso i capillari;
rengono alterati nella forma e nella
oro funzione di fissare i gas ossigeno
si acido carbonico.
Ciò naturalmente porta uno squili
brio nella funzione di tutti gli organi
n generale.
Ora passando l'alcool attraverso la
•ircolazione s-inguifrna ed arrivando
polmoni è esposto all'aria ed una
■<-rta quantità di esso dal calore tora
•ico è tramutato in vapore ed è espul
so colla respirazione, dando luogo al
aratteristico odore di spirito. Allo
stesso tempo l'alcool agisce sui vasi
capillari del polmone e li rilascia to
gliendo loro la normale elasticità; e
>erchè questi vasi sono i più esposti
ai cambiamenti di caldo e freddo, per
'aria che incessantemente rntra nei
jolmoni, ne consegue che essi vengono
ad essere facilmente congestionati dai
-apidi mutamenti atmosferiri e così
sono disposti ad essere agi volgente
•olpiti dalle bronchiti, polmonite.
Vediamo come l'alcool agisce sullo
■
Se introdotto in dosi concentrate e
lon è assorbito rapidamente agisce
sulla pepsina, uno dei principali co
stituenti del succo gastrico precipitan
iola e rendendola inattiva e viene cosi
1 disturbare la digestione. Se l'uso
lei l'alcool è prolungato o eccessivo,
?ssendo lo stomaco inabile a produrre
in proporzionato succo gastrico, nor
arderanno a comparire i segni della
lispepsia e del catarro gastrico acuto
? cronico, caratterizzato da un senso
il nausea, di pienezza e rigonfiamen
to dello stomaco, eruttazioni di gas,
'(■ ridi, senso doloroso di pressione al
'epigastrio, sete morbosa, vomito, sti
tichezza o diarrea, ecc. Tutti questi
sintomi indicano che lo stomaco è se
riamente malato. Le principali aite
razioni anatomiche che si riscontrano
sono: la mucosa anormalmente arros
sata e rilasciata, tumefatta ? ricoper
ta ila un muco vitreo e leggermente
torbido, a chiazze od a figura arbore
scente. Vi sono delle stri-ce >angui
gr.e disseminate nel muco, che sono
prodotte da stravasi di sangue.
Continuando l'alcool la sua opera
deleteria, a mezzo del sangue, passerà
attraverso i reni, i cui vasi perderan
no la loro elasticità ed i cui tessuti
subiranno un processo di degenerazio
ne grassa, e permetteianno il passag
gio dell'albumina e spesso anche del
sangue, che si riscontrerà nell'urina,
stabilendo una delle malattie più gra
vi e letali: la nefrite acuta o cronica.
Gli effetti dell'alcool sul sistema ner
voso sono non meno disastrosi: esso
attacca .1 cervello, le membrana, il mi
dollo spinale, i nervi periferici. I ca
pillari sanguigni sono iniettati, la so
stanza nervosa può essere alterata,
rammollita o raggrinzita, per degene
razione delle cellule che la compongo
no, per interposizione di particelle di
grasso. Tali alterazioni dànno luogo a
svariate malattie nervose: convulsioni
nervose, paralisi locale e generale,
forme epilettiche, perdita delle facol
tà mentali.
I disturbi del sistema nervoso che
appariscono in prima linea nel quadro
sono: pesantezza di
testa, senso di pressione anormale, di
battiti alla testa, nella regione fron
tale od occipitale, spesso in coinci
denza col polso delle arterie.
Gl'infermi cominciano a preoccu
parsi, si sentono oppressi ed infelici
e per sollievo ricorrono ancora di più
alle bevande alcooliche.
T.e idee si confondono, comparo un
grave disgusto di tutto, una incapacità
a qualsiasi occupazione mentale. Talu
ni malati vengono molestati dal capo
giro. che talvolta aumenta al punto
che i pazienti non sono più capaci di
reggersi in piedi. La nutrizione scade
e l'individuo se non è aiutato in tem
po correrà veloce ver~o la tomba.
Gli effetti dell'alcool sulle arterie
sono subdoli e micidiali: esso è una
delle cause precipue che favorisce lo
-viluppo dell'arteriosclerosi, per cui le
arterie s'induriscono, perdendo la loro
elasticità, onde è facilissimo che in
un aumento subitaneo della pressione
sanguigna, prodotta da causa mecca
nica od emozionale, che influenzi il
cuore, un'arteria cerebrale si squarcia,
producendo l'emorraggia cerebrale o
apoplessia.
Una delle malattie nervose più co
muni dell'alcoolismo cronico è il deli
rium termens; le sue principali mani
festazioni sono: eccitamento mentale,
insonnia, parlare incoerente, confusio
ne intellettuale, tremore, allucinazio
ni. specie della vista e dell'udito. Que
ste sono cii natura spaventosa: il ma
lato sente delle voci minacciose o ve
de delle creature ripulsive; serpenti,
ratti, insetti schifosi, demonii. che ap
pariscono a lui di dietro i mobili del
la stanza. In taluni ca i il terrore de
terminato da queste allucinazioni è co
sì impressivo che in un accesso di spa
vento il sofferente si slancia in istra
da o salta dalla finestra. Il polso è ra
pido e debole, l'anpetito è perduto, la
temperatura è febbrile. Se non si vie
ne a tempo in aiuto del malato esso
finirà per morire in uno stato coma
toso.
Quanto v'ho esposto in riguardo agli
effetti morbosi dell'alcool sull'organi
smo umano non è che un quadro rias
suntivo delle principali malattie e
complicazioni che esso produce, ma vi
dà un'idea o meno concreta della sua
azione tossica, deleteria, che agisce
implacabilmente e subdolamente: che
s'impossessa dell'uomo, gli paralizza
la volontà, lo fa suo schiavo, lo mar
tirizza prima, lo degrada, lo mette a
livello del bruto, poi l'uccide.
Quando l'alcool avrà prodotto le al
terazioni morbose interne, che ineso
rabilmente. per legge di natura deve
produrre, le funzioni della vita ed il
morale dell'uomo saranno turbati.
Consideriamo queste condizioni pa
tologiche in sè stesse ed in relazione
co'la società e colla famiglia.
Quando il fisico della persona è gua
sto. ammalato, lo spirito, l'intelligen
za. tutte le manifestazioni dell'animo,
dell'intelletto sono più o meno grave
mente alteate. Mens sana in corpore
sano.
Se le condizioni fisiche «lei cervello,
attraverso del quale agisce l'intelletto
umano, vengono ad essere disturbate,
l'intelletto stesso viene a soffrire. Se
le condizioni del midolo spinale e dei
nervi periferici, che sono come le cor
de elettriche, che trasportano gli sti
moli e le correnti volitive dal centro
cerebrale ala periferia, dando impul
so alla vita organica e di relazione, so
no alterate, gli stimoli saranno deboli
ed insufficienti e la vita organica de
perirà e le manifestazioni esterne per
sonali saranno inefficienti.
Ora 1 azione dell'alcool continuata
influenza la funzione del midollo spi
nale e ilei nervi che ne derivano. A
mezzo di questa parte del sistema ner
voso. noi possiamo, quando siamo sani,
praticare atti automatici di natura
meccanica, rhe procederanno uguali e
corrotti anche quando noi pensiamo o
parliamo di altro soggetto.
Cosi un esperto meccanico conti
nuerà i' suo lavoro a perfezione anche
quando la sua mente è rivolta ad al
tro. E cosi noi tutti eseguiamo mille
differenti atti in maniera puramente
automatica e chiamiamo l'assistenza
di vn centro f>iù alto solo quando si
tratta di cosa che esce dall'ordinario,
nel qual caso noi pensiamo prima di
operare.
Ad esempio un pianista, che ha suo
nato ripetutamente un pezzo di musi
ca e che l'ha imparato a memoria, po
ti a. mentre lo suona, conversare con
qualcuno, mentre le sue dita scorre
ranno automaticamente sulla tastiera,
senza commettere errori.
nuando i centri spinali sono
J otto 1 influenza dell'alco-p. questi at
ti automatici cessano rì ; -ssere ese
guiti correttamente: il p re di coor
deficiente. Il controllo nervoso di certi
muscoli è perduto e lo stimolo ner
voso è indebolito. I muscoli stessi di
minuiscono di forza e rispondono fiac
camente allo stimolo nervoso, perchè
anch'essi subiscono l'influenza paraliz
zante dell'alcool, la loro struttura vie
ne ad esse re alterata ed il loro potere
di contrattilità ridotto.
Continuando ancora avanti la sua
azione deleteria, l'alcool attaccherà i
centri cerebrali: il loro potere dimi
nuirà e l'azione di controllo sulla vo
lontà e sul giudizio verranno ad esse
re perdute. A misura che questi centri
sono squilibrati, la parte ragionevole
della natura dell'uomo lo abbandonerà
prima della parte emozionale o passio
nale. Cosi gl'istinti animali ed i senti
menti, qualunque essi siano, verranno
a nudo: il codardo mostrerà maggior
mente la sua viltà: il millandatore, sa
rà più spudorato; il crudele, più spie
tato; l'infedele più falso; l'inverecondo
più audace.
Ora un individuo che non può dipen
dere sui suoi nervi e sul suo cervello,
perchè i suoi atti meccanici sono inef
ficienti ed il suo intelletto è turbato
per l'azione dell'alcool, potrà attende
re ad un lavoro qualsiasi con coscien
za ed efficienza? Potrà coprire una ca
rica od occupare un posto di responsa
bilità? Certo che no. L'uomo dedito al
la bevanda non è desiderato in nessu
na azienda: se domanda lavoro gli sa
ri rifiutato e se ce l'ha, gli sarà tolto.
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/luenza dell'alcool, il pericolo per quel
li che dipendono o sono in correlazione
con l'impiegato, che è alcoolizzato, i n
riguardo ala vtta ed ala proprietà, i 0
rendono indesiderabile.
Attualmente quasi tutte le corpora.
zioni o compagnie sono molto rigoro
se a tal riguardo. Cosi ad esempio l a
Pennsylvania e la Reading Railromj
Co., hanno un regolamento, che dice
che l'uso «lolle bevande alcooliche dj
pai-te degli impiegati in serva i t
proibito e che l'uso abituale di Y e 0
il frequentare i luoghi dove esse sono
vendute è causa di licenziarne'
Pertanto, se l'uomo non è su? } •.
procurarsi il lavoro o a mantengo la
l'ha, ne viene di conseguenza che la
povertà, la miseria, le malattie, l'infe
licità entreranno nella sua casa: egli e
la sua famiglia mancheranno del ne
cessario alla vita. Varie istituzioni di
carità che vengono in aiuto delle fami
glie povere hanno emesso delle stati
stiche che dicono che il 60 all'Bs per
cento della povertà, a seconda delle di
verse località, è dovuta direttamente
od indirettamente a'.Pubbriachezza.
L'abuso della bevanda costituisce
poi una continua minaccia al benesse
re morale e materiale della società. I
delitti, le infrazioni alla legge, i di
sturbi della pace dei cittadini, i disor
dini di ogni genere fanno capo il 99
per cento all'ubbriachezza.
Continua i