La libera parola. (Philadelphia, Pa.) 1918-1969, May 11, 1918, Image 2

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    LA LIBERA PAROLA
iThe Free Word)
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hy
A. GII'SKPPfc DI SILVESTRO
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Anno 1. - Maggio 11, 1918 - No 4
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LA LIBERA PAROLA
motti di spirito
chiacchiere
e freddure
giornalismo
e giornalisti
Pasquale Farina, professore
nel campo artistico, come diceva
mo nel numero scorso di questo
giornale, non aveva ne-sima ra
gione di accollarci il grave pondo
delle responsabilità giornalisti
che; ma egli, non invitato, sentì
la velleità di farlo, e lo fece, si di
ce, per correre al salvataggio del
solito faccendiere coloniale che
altra volta erano altri tempi,
allora! aveva attaccato sulle
colonne dell'ltem e su quelle de
"La Voce del Popolo". Allora Pa
squale Farina era anch'egli un
avversario del cavaliere, e si con
gratulava col primo direttore del
prelodato giornale, per la campa
gna epurativa che costui condu
ceva contro quel signore.
ci si dice che attualmente Pa
squale Farina non è il proprieta
rio de "Il Momento"; ciò, però,
non importa, perchè egli vi fu in
teressato ed anche oggi, nel gior
nale. vi è il solito indirizzo: 1314
Arch Stieet. Forse proprietario
non lo fu mai, neanche nei primi
giorni, dappoiché i fatti che e
sporremo dimo treranno che o
effetti 1 , . mente non lo era. e ser
viva solo di strumento a qualche
intere sato; o non comprese l'al
to, il nobile mandato che incom
be al vero giornalista pure e -
sendo il professore uscito dal
l'Accademia della Crusca.
noi non andiamo, no, in cerca
di pettegoiezzi per attaccare le
persone; ma ie persone, giacché
vogliono entrare nella vita pub
blica e rappresentarvi la parte
dei rodomonti, non debbono poi
lagnarsi della sferza della critica.
già da prima che divenisse
magna pars de "Il Momento",
Pasquale Farina venne fuori con
un suo articolo futurista e con
una posa comico-ridicola volle fa
re il mentore a que ti e a quegli
e finì col non far.-i capire da que
gli e da questi, l'na parte odio a
perchè egli, dicendosi amico delle
due parti belligeranti, se ci aves
se tenuto, a conservarsi l'amici
zia di entrami», avrebbe dovuto
rimanere neutrale, lontano dalla
colonia come è sempre stato, ad
eccez.one di quando non aveva
acquistata, come ora, la fama di
membro emerito dell'Accademia
della Crusca.
allora noi riprovammo la for
ma u.-ata da un settimanale di Fi
ladelfia che. giustamente, lo re
darguiva " dell'errore commesso.
Dalla nostra stessa e-perienza
però oggi siamo convinti che quel
giornale non aveva tutti i torti.
ci accorgiamo che stiamo ru
bando troppo spazio per perso
naggi di poca importanza e ri
mandiamo la continuazione al
prossimo numero.
T imprudenza
di un sfrontato
in una delle nostre colonie ita
liane de! Xorth Philadelphia, ri
siede un certo cotale che ha an
che ripudiato li suo nome di ita
liano. perchè italiano non è se
non per opportunità. Questo ra
nocchio ha avuto l'impudente
tracotanza di insultare lo sten
dardo di uria Loggia dei Figli d'l
talia, e i soci di essa, per non su
scitare disturbi, nell'occasione
solenne, non gli fecero empire la
bocca di denti.
in altre occasioni lo stolto ha
parlato anche di minacce, di re
volver et similia; rna finitela, ra
nocchio, o venite fra la massa e
vi faremo inginocchiare davanti
a quello stesso stendardo che, im
punemente, avete insultato.
Jinche' la dura
nel programma di questo gior -
nale vi tra compresa anche una
campagna per aprire gli occhi
degl'lndipendenti, i quali, sebbe
ne il Grande Concilio di Pennsyl
vania sia stato destituito da ol
tre tre mesi per manomissione di
denaro e per atti sporchi com
messi da! già Grande Venerabile,
nulla sanno.
ma il nostio direttore, per
mantenere una promessa fatt;. a
qualcuno che si appresta a redi
mere le sorti di quell Ordine, a
veva desistito e si preparava ad
inaugurare un periodo di tolle
ranza. .
si vede che la volpe cambia il
pelo e non il vizio, jjerchè un
certo ex Grande l fficiale, che
trovasi sub judice, non vuol finir
la contro l'Ordine regolale. Po
chi giorni fa diceva che questa
Grande Istituzione inizia le sue
nuove logge con 20 soci. Dunque,
i termini sono invertiti? Se
è così, alla prossima iniziazio
ne di logge dell'Ordine fare
mo invitare quel Glande I ffi
ciale per domandargli dopo quale
impressione gli fanno le logge
che si iniziano con 20 soci.
Attenti ai mali passi, però;
perchè dopo non saremo più re
sponsabili della nostra tolleran
za.
una lettera
anonima
un anonimo smentisce il no
stro spunto pubblicato nelia co
lonna "motti di spirito, chiac
chiere e freddure" del numero
scorso, dal titolo "incredibile sed
veruni" perchè, l'anonimo dice di
avere visto coi propri occhi, in
dolce connubio, il degenerato e li
professore senza titolo, quasi
contemporaneamente all'uscita
de "La Libera Parola".
E si è sorpreso l'anonimo di
questo fatto V I compari di Pisa
solevano fare lo stesso; e poi si
miliar X* <imi!ihus
nulla, oc Muuuuus
• * *
le proteste
della serva
Spesso la mia padrona ci ha le voglie,
! Come una donna incinta addirittura,
Che desidera qualche svogliatane
Nel momento supremo delle doglie.
E per ordine »uo, che mi distoglie
Spesso il menù della cucinatura.
leri ancUedi all'Annona con premura
Per comperar delle triglie e delle
(sfoglie.
E a me e a tant'altre che lo interro
( gammo,
Il Comune, riempendo la stadera.
Chiese diciotto lire al chilogrammo.
o che quando una cosa mi rincresce,
Baccaglio, mi bisticcio e son ciar
(lier3.
Diventai invece muta come un pesce.
LETIZIA SERVIBENE
» » •
asinerie
La penultima:
A teatro.
Ora che è finita la -appresenta
zione è il momento di ccciprare della
biancheria.
Perchè?
Perchè cala la tela.
# « «
L'ultima:
Un anno fi io volevo un bene
matto a mio marito. Lo coprivo di ca
rezze.... lo avrei mangiato!
E adesso?
Adesso n 0.... r.on lo posso più
digerire!..»
Sancio Panza.
Asterischi tli Guerra
Solidarietà' e unita' di azione
Lo volgimento dell'azione
guerresca in Francia dimostra
che è stato raggiunto il più stret
to ed efficace coordinamento di
tutti gli sforzi delle potenze uni
te nella lotta contro gl'imperi
centrali; che il programma di u
nità politica e di azione ha rice
vuto forma di concreta e positiva
attuazione; che il completo ac
cordo regna tra governi e capi
militari in tutti i sensi e sotto
tutti i riguardi, perchè le risolu
zioni concordi possano avere il lo
ro pieno effetto.
E' dunque quel fronte unico,
tante volte invocato, che final
mente passa dalle asti-azioni teo
riche alla realtà attiva ed operan
te. Ed ai propositi seguano i fat
ti; e non dubitiamo che essi sa
ranno quali i popoli civili li atten
dono.
I popoli hanno sostenuto e so
sterranno i più duri sacrifici per
evitare la vittoria tedesco-tarta
ra, che significherebbe la sop
pressione delle indipendenze na
zionali e delle libertà democrati
che. Ed i governi, che hanno
commesso finora gravissimi erro
ri diplomatici e militari, è da spe
rare che svolgano, nella fase tei -
minale della guerra, un'azidhe
che sani, almeno in parte, con la
sua unità di svolgimento, con la
energia massima nei mezzi, i ma
li compiuti.
Gli imperi centrali stanno fa
cendo il lor© estremo tentativo.
In Gennania è prevalso, nella
lotta interna dei partiti, il parti
to militarista, e cioè il program
ma chfe consiste nel tentare un
ultimo colpo contro le potenze oc
cidentali. Nessuno si illude che
la pace possa farsi ora, senza pri
ma aver dimostrato sui campi dì
battaglia che o gli Imperi centra
li o l'lntesa possono costringere
gli avversari ad abbandonare u
na parte delle loro pretese. La
grande prova è in corso, e biso
gna ad essa dedicare tutti gli
sforzi.
In Germania è prevalso il pro
gramma di una nuova offensiva,
perchè Hindenburg e Ludendorf
hanno persuaso le sfere "politiche
dirigenti, e per ripercussione l'o
pinione pubblica, che gli Imperi
possono ancora ottenere nuove
vittorie, ed anzi le vittorie deci
sive contro le Potenze occidenta
li. Spetta all'lntesa dimostrare il
contrario; e questa dimostrazio
ne servirà più che ogni buon ar
gomento politico e morale per
far intendere alla Germania e ai
suoi alleati che la pace dovrà es
sere fatta sulla base dei diritti
nazionali, e non della prepotenza
e dell'avidità imperiale.
Prepotenza e avidità che la si
nistra commedia dei negoziati di
pace con la Russia ha posto già
da tempo in piena luce e che il
buon senso del pubblico ha sma
scherato, dimostrando la "con
tradizione che non consente" tra
le parole accomodanti, spesse
volte pronunziate dai ministri re
sponsabili dei due imperi, e l'a
zione spoliatrice svolta dalle de
legazioni austro-tedesche a par
lamento coi bolsceviki.
Noi siamo alla fase decisiva
della guerra. Tutti dobbiamo fa
re il massimo sforzo per raggiun
gere i fini che ciascuno degli al
leati e tutti insieme si sono pre
fissi; fini non imperialistici, co
me quelli germanici e degli stali
legati alla Germania; bensì di li
berazione, per noi e per i popoli
asserviti alla tirannide tedesca,
magiara e turca.
Un debito d'onore
Se è vera la notizia data dai
giornali, la Germania avrebbe
imposta alla Rumenia una favo
losa indennità di guerra, raggua
gliata a due miliardi di marchi. E
la Rumenia. dopo aver resistito e
lottato contro la più tragica av
versità di fati che si sia mai ro
vesciata sopra una nazione, è co
stretta a curvare la testa. L'e
roismo capitola dinanzi al tradi
mento.
In un anno e mezzo di guerra
la Rumenia ha sperimentato tut
te le viltà, ha conosciuto tutte le
defezioni, ha sofferto tutti i di
singanni che la storia po-sa ac
cumulare per il cor-o dei secoli
sul cammino di un popolo.
L'ALCOOLISMO
ovvero
L'UOMO E L'ALCOOL
Per richiesta della Loggia Gugliel
mo Marconi. No. 165. dell'Ordine Figli
d'ltalia in America, nella cui assem
blea fu letta, pubblichiamo una con
ferenza detta dal chiarissimo Dottor
G. Sparano, SI LL' L'OMO e L' AL-
Per ristrettezza di spazio siamo co
stretti a pubblicarla a puntate.
(Continuazione del numero
precedente)
E' l'azione inebbriante deii'alcool a
ad arrivare ad eccessi innominabili. Il
vino fu usato dai sacerdoti antichi
nelle pratiche religiose, fu l'anima dei
banchetti e delle feste.
Era costarne de!le nazioni antiche
di discutere affari di politica, allean
ze e guerre nei conviti, dove i banchet
zioni di vini, perchè dicevano: il vino
sveglia l'intelletto più ottuso, riempie
!il cervello di idee, dà eloquenza alla
lingua, illur.iina gli occhi col fuoco del
l'espressione: le angoscie e le solleci
tudini delia vita sono dimenticate, i
pericoli passati e le diff.coltà presenti
sono guardati senza sgomento, il fu
turo apparisce roseo, pieno di succes
so e di felicità; in breve una specie di
paradiso si apre allo spirito.
Sono rimaste famose le feste Bac
canali romane, così chiamate perchè
in onore di Bacco, Dio dei bevitori. A
queste feste partecipavano indistinta
mente uomini e donne: con torcie ac
cese passavano la notte per le strade
della città, abbandonandosi a frenetici
eccitamenti, danzando ed emettendo
clamorose invocazioni a Bacco, strap
pando la carne dalle membra di ani
mali e mangiandola cruda, suonando
timballi e tamburi-ini e portando in
processione immagini dei loro dei. En
travano poi nel tempio di Bacco, dove
mangiavano, bevevano copiosamente,
e si abbandonavano ad ogni eccesso
ed immoralità.
Le conseguenze di queste disordina
te festività si riflettevano seriamente
sulla società, perchè da questa sor
gente di vizio scaturivano, come co
rollari, le false testimonianze, le truf
fe, i testamenti falsi, gli avvelena
menti, gli assassini. E ciò avveniva
proprio in Roma.
Gli eccessi però divennero così pe
ricolosi che nell'anno 186 avanti Cri
sto il Senato Romano, decretò l'abo'.i
zione di queste feste, sotto
grave pena.
"Un esempio storico di dissolutezza
alcoolica ci è dato in persona di Ales
sandro il grande, re di Macedonia, il
quale fu conquistatore e guerriero in
vincibile, amante e protettore delle
lettere e delle arti, ma fu schiavo del
vino. Negli eccessi del bere diventava
feroce e crudele, ed in uno di questi
eccessi, divenne assassino, perchè uc
cise di suo proprio pugno un suo in
timo amico, chiamato Clito. Alla pre
sa di Babilonia, si abbandonò alla più
smoderata intemperanza. Dopo aver
bevuto tutta la giornata, accettò di
cenare a casa del suo amico Medio,
dove passò tutta la notte in orgia.
Dormi il giorno seguente e si rifece
della sbornia.
La sera seguente banchettò di nuo
vo a casa di Medio. Erano questa vol
ta a cena venti convitati. Egli bevve
alla salute di ognuno di essi: poi
brindò ad essi tutti parecchie volte.
Dopo di ciò chiamò a sè la coppa di
Ercole, che poteva contenere sei bot
tiglie di vino, la fece riempire, e la
bevve d'un fiato, alla salute di Proteo.
Dopo pochi minuti bevve di nuovo alla
salute di Prote?, tracannando un'al
tra coppa d'Ercole. Non aveva finito
di vuotare l'enorme coppa che cadde
al suolo come colpito dalla folgore.
Poche ore dopo mori.
E Seneca, accennando a lui, nel de
LA LIBERA PAROLA
Tutta l'umanità vive oggi una
vita spasmodicamente affretta
ta e convulsamente rapida Ma
la Rumenia in questo più veloce
ritmo della sua esistenza non ha
trovato che un più veloce succe
dersi di sciagli re e di catastrofi.
Tutti i tradimenti si sono accani
ti su di essa. Lontana dalle gran
di morelle latine, verso cui una in
vincibile solidarietà di sangue la
chiamava, abbandonata dallo za
rismo, assassinata dalla rivolu
zione. la Rumenia non era più
ormai che una nazione sperduta,
su cui una superstite legione di
eroi attendeva dalla crescente
marea la morte liberatrice. Spet
tacolo profondamente angoscio
so per chi nulla poteva ormai più
tentare per recare aiuto all'al
leata lontana, per chi vedeva sin
dall'inizio della rivoluzione russa
delinearsi il tragico fato della
Rumenia, che il tradimento bol
sceviko ed ukraino non ha fatto
che suggellare.
Alla sorella dolente, vada il no
stro saluto di commossa ed inal
terabile solidarietà. E non per
vano artifizio di povera rettori
ca. No. Noi sappiamo benissimo
quanto sia costato siila Rumenia
l'essersi schierata dalla parte de
l'lntesa; e sappiamo anche che
certi debiti non si pagano a pa
role.
Ma precisamente per questo,
intendiamo che la espressione di
immutata simpatia per la sven
turata nazione rumena, significhi
riconoscimento solenne di questo
debito che i governi e i popoli
dell'lntesa hanno appunto verso
la Rumenia. e che es-i, nella
guerra e con la guerra, provve
deranno a saldare.
API.
scrivere gli effetti dell'ubbriachezza,
dice: Ecco questo eroe invincibile dalle
fatiche delle prodigiose marcie, dai
pericoli degli asserì:: e dei combatti
menti, dai più violenti estremi di caldo
o freddo, qui giace vinto dalla sua
..-.temperanza!
In tempi più avanzati fu necessario
fmanare leggi punitive contro l'ub
jriachezza; così ad esempio in Inghil
terra ai tempi di Cromwell, gK üb
riachi erano obbligati a portare, qua
e castigo, il cosi detto abito degli üb
riachi, che era costituito da una bot
e vuota fornita di un faro a ciascun
estremo, uno per la testa ed uno per
piedi del condannato, che, dopo di
iver'a indossata, doveva marciare per
mmvsmammmmßmmewmtm «i ■ nn■ 11 mi ■ !■—r m nn mn m\ ■ll ■m i '-.mrumk. ni. «i^bcv*
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1 SPAZIORISERVATO
R. N.
i
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la città preceduto da tamburrieri e se
guito da soldati armati.
Ma quantunque la crescente civiltà
delle nazioni cercasse con apposite
leggi di regolare l'uso degli alcoolici,
pure, dove più, dove meno, il consu
mo di essi è stato sempre ed è tuttora
grandissimo, perchè mentre da una
parte l'uomo vi è attratto dal suo pri
mo effetto piacevole ed ingannatore,
dall'altra, i produttori e venditori de
gli alcoolici fanno di tutto per attira
re la facile preda, allo scopo di smer
ciare i loro prodotti ed incassare tanti
guadagni.
Vediamo intanto come agisce l'al
cool su chi lo beve.
Se le dosi ingerite sono piccole, esse
apportano un eccitamento generale
che è la cosi detta ebbrezza alcoolica.
Il primo segnale dell'ebbrezza è un
certo calore ed arrossimento della fac
cia, ciò che indica che il sangue co
mincia ad essere saturato dal liquore
ed il nervo simpatico cervicale co
mincia ad essere paralizzato.
In questo periodo il bevitore trova
sè stesso in uno stato d'animo eleva
to; il cervello si eccita, la lingua si
scioglie; diventa espansivo, pieno di
affetto per tutti. I sentimenti che pre
dominano nel suo animo, e che prima
erano velati, ora vengono messi a nu
do, perchè con insolita loquacità vuota
il suo animo, svela i suoi segreti, ma
nifesta le sue passioni; onde il detto:
in vino veritas.
In questo stato l'uomo si dice brillo.
Se continua a bere forti dose si ge
nera il secondo periodo, che comune
mente chiamasi übbriachezza, ma che
non è se non l'alcoolismo confermato
od apoplettico, il quale rappresenta il
grado massimo dell'intossicazione al
coojica. L'individuo sente un calore
periferico accentuato, le arterie del
collo e del giugolo pulsano fortemen
te e mentre talora si abbandona a te
tra malinconia, tal'altra si dà in pre
da ad inconsulta gioia; a volte di
viene furioso insolente, altre volte di
v n.t: jr.iero. facendo de: panegirici
eccentrici, sconclusionati, perdendo e
ducazione e ritegno. Allo stesso tempo
si manifesta l'incoordinazione motrice,
per cui barcolla dapprima, poi non può
più camminare; e se le dosi di alcool
sono state assai forti, finisce per ca
dere a terra, con perdita completa del
la coscienza, polso filiforme, respira
zione lenta, interrotta e rubante: si
ha abbassamento della temperatura
del corpo, la pelle si ricopre di sudo
re freddo e vischioso, la faccia poco
a poco diviene livida, ciavotica; le pu
pille si dilatano, la circolazione del
sangue si rallenta fino a verificarsi la
morte per paralisi della meccanica re
spiratoria. E se non muore, quando si
risveglia, si/troverà o con febbre o con
sintomi più o meno gravi di gastro
enterite o con itterizia o con esalta
mento nervoso.
Questi sono i sintomi dell'intossica
zione acuta per alcool.
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