La libera parola. (Philadelphia, Pa.) 1918-1969, May 04, 1918, Image 2

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    LA LIBERA PAROLA
(The Free Word)
P'JBLISHED EVERY SATURDAY
by
a. gì rs Km: di Silvestro
EDITOR-I X-CHIEF
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LA LÌBERA PAROLA
motti di spirito
chiacchiere
e freddure
giornalismo
e giornalisti
Pa quale Farina, professore
nel campo artistico, alla tarda e
t«"' in cui imperioso si sente il bi
sogno del riposo, nonostante le
spine di cui è irta la vita giorna
listica, ha voluto impugnare
le forbici e dai i mani e piedi a
tosar riviste, di scienza ed arte,
americane e trasferire, ì ritagli
ammuffiti, da queste ai suo gior
nale.
Sebbene in America tutti si
diventa giornalisti, purtuttavia,
di un Pasquale Farina, che per la
sua ai te ; i eleva dal livello del co
lono ordinario, io avrei pennato
che prima di incamminarsi per
una via dela quale, nonostante lo
sue pretese battaglie giornalisti
che nel South Air,erica, era pro
fano, avrebbe dovuto esaminare
se ste so per assicurarsi se aveva
la coscienza, il carattere e la se
rietà, qualità queste indispensa
bili, per assurgere alle vette del
quarto potere.
Egli non aveva ne suna ragio
ne di accollarci il grave pondo
delle responsabilità giornalisti
che. Non ragioni economiche,
perchè il giornale, se onestamen
te fatto, dà miseria invece di pro
fitti; non ragioni morali, perchè
la pubblicazione di empiici noti
zie di cronaca e avvi i economici
non riformano le nostre colonie e
r.on le fanno deviale dall'andaz
zo più o meno riprovevole per i!
quale sono incamminate; non ra
gioni scientifiche o d'arte, per
chè i nostri coloni, che non sonc
profani della lingua di queste
paese, notizie di questo genere
potranno apprenderle, di prima
mano, dalle riviste e giornali a
mericani. Ed allora?
Sapremo dai prossimi numeri
de "La Libera Parola", perchè
volle entrare, non invitato, ne!
giornalismo colonia'e; come as
solse il suo compito ; con quali e
spedienti ora vorrebbe pagare
il deficit del suo giornale, che ap
partiene anche all'ex Notaio Mi
chele Strizzi.
domande e risposte
nell'ex Betz Building s'incon
trarono due eminenti nostri colo
ni: C. C. A. Baldi, cavaliere.cor
ufficio nelle scuderie al No. 101Ì
S. Bth Street, ed il signor Giusep
pe lacolucci.
Cavaliere. Non vi ricordate
signore, di avere un debito cor
me?
lacolucci. Un debito cor
voi, e quale ?
Cavaliere. Siete labile d
memoria, voi ! Quando, per que
famoso album da mandarsi ad
un'esposizione in Italia, voi, pei
difendere me, vi accapigliaste
con i Di Silve <tro, non fui io che
non avendo avuto mai il coraggic
di agire per conto mio. vi incitai
a fare arrestare il Signor Gio
vanni, vi presentai a quell'avvo
cato, ora giudice, e vi pagai le
spese?
lacoltlcci. Al vostro posto io
non avrei ricordato questa pagi
na nera dei vostri sistemi, per
chè, facendolo, dimostrate che
vorreste distruggere quei poveri
giovani, servendovi di altri, .«ol
perchè es i non hanno detto mai
una bugia sul vostro conto. I! de
naro lo spendeste per soddisfare
un vostro capriccio o desiderio di
vendetta ed io non sono tenuto a
ripagarvelo.
incredibile sed veruni
da qualche tempo il noto au
striaco va spruzzando veleno
contro il professore senza titolo,
sol perchè costui pare non abbia
mantenuta la promessa fattagli
quando lo incitava ad attaccare
Giuseppe Di Silvestro.
Non voglio sentirlo più, va
dicendo il noto austrìaco, e se mi
sarà dato di ripubblicare un gior
nale, per rimorso di coscienza, fa
rò in esso l'apologia di Di Silve
stro.
Il professore senza titolo dal
canto suo, per vendicarsi del suo
coilega che altra volta era com
piacente ad accontentano nella
sua libidine di distruzione altrui,
sposso e volentieri esclama:
Ma io non so come il mio colle
ga tiri avanti h vita. Si vede che
i vecchi avvisanti, per paura del
la sua malefica lingua, gli pagano
ancora il costo della reclame sen
za che questa venga pubblicata.
disillusi perciò" delatori
La Banca Figli d'ltalia, nono
; stante la lotta fattale anche da
qualcuno che fu fra gl'iniziatori,
si è affermata e va avanti a gon
fie vele.
Vi sono sempre delle male lin
gue però, le quali vanno ricercate
fra coloro che, per una ragione o
un'altra, non ebbero fatto un
prestito. Restino perciò avvertiti
i nostri lettori: quando da qual
cuno sentono dir male della
Banca dei Figli d'ltalia, doman
dino subito : avete mai fatto ad
j essa richiesta di prestiti ?
♦ * »
le proteste
della serva
Dice che un Deputato previdente,
Per lasciare più carne pei soldati,
Vuol che i borghesi siano regolati
A non mangiarne esageratamente.
Anzi, per far le cose legalmente,
Come sogliono fare i Deputati,
Alla carne verrebbero assignati
Tre dì la settimana solamente.
10, che son p;>triota per natura,
Dico che per il bene del paese,
S'ha tutto a sopportar senza paura;
Ma,coi prezzi che corrono, un borghese
Sarebbe lieto se, per gian ventura,
I.a potesse mangiar tre volte al
( mese.
LETIZIA SERVISENE
SANCIO PANZA
APPUNTI E SPUIf
I SOLDATI IN PARATA
Sabato scorso, 27 aprile, ha a
vuto luogo una parata veramen
te spettacolosa che aveva lo sco
po precipuo di incoraggiare la po
polazione a sottoscrivere al Ter
zo Liberty Loan.
Alla grandiosa cerimonia che
ha suscitato ovunque, per dove
passava, il più delirante entusia
smo, parteciparono parecchie
migliaia di baldi soldati del gio
vanissimo esercito di l'ncle Sani,
che costituisce il nucleo sul qua
le poggiano le supreme speranze
degli Alleati nella vittoria finale.
E' oramai fuori dubbio che,
dopo la defezione della Russia e
il sacrificio della Romania, il bloc
co dell'lntesa si sarebbe trovato
in una critica condizione che a
vrebbe portato seco una disfat
ta completa, ed un completo sfa
celo, e l'America non avesse get
tato sulla bilancia della confla
grazione, il peso della sua spada.
E questo peso sarà formidabile
e segnerà il crollo del sogno te
de co! Poiché l'America, realiz
zando il pericolo supremo che in
combe alla civiltà, sta intensifi
cando i suoi febbrili preparativi,
perchè vuole, in quest'anno, lan
ciare al fronte un milione e cin
quecentomila tra jl fiore dei suoi
figli, bene allenati e bene equi
paggiati, e questo numero enor
me vuole triplicarlo nell'anno
venturo, sì da costituire la spada
di Drenilo, che si abbatte sulla
fatale bilancia, gridando all'Un
no ostinato e feroce: Guai ai Vin
ti.
Sabato abbiamo ammirato, sfi
lante attraverso le vie di Filadel
fia, una numerosa rappresentan
za di que >ta enorme forza anco
ra vergine, chiamata dai fati al
compimento di una missione su
blime. Sono tutti giovani fieri, ro
busti e dritti, dallo sguardo vivo,
che hanno scolpito in volto e sul
la fronte l'entusiasmo e l'ardore
Marciano in bell'ordine, pari a
più disciplinato esercito europeo
la loro vista ha risollevato il no
stro morale un po' scosso, e ci ha
restituito la speranza e la fede
nella vittoria finale.
Gli alleati, nell'attesa di queste
ausilio poderoso, dovranno pen
sare soltanto ad opporre alla fu
ria nemica una salda resistenza
Il generalissimo Foch dovrà pas
sare alla storia col titolo gloriose
di temporeggiatore.
I FINI DI GUERRA DEL-
L'ITALIA
I giornali locali ci annunziane
che alcuni pubblicisti si reche
ranno prossimamente nelle Sale
ove tengono le loro sedute le So
cietà di Mutuo Soccorso, per il
lu tiare i fini alti e nobili clic
spinsero l'ltalia, nel maggio de:
1915, a rompere gli indugi e a
scendere in lizza a fianco degli al
leati, per il trionfo della giustizia
e del diritto.
L'ltalia nostra entrò in guerra
non per appagare ambiziose mire
imperialistiche, ma per compiere
finalmente l'alta impresa di re
denzione; per strappare all'odio
so giogo straniero centinaia di
migliaia di suoi figli che, alla cau
sa del riscatto, immolarono centi
naia e centinaia di martiri glorio
si. E non è vero che profittò di
un momento critico per l'Austria,
per strapparle camorristicamen
te con la forza due tra le sue mi
gliori province. Il diritto storico
su Trento e Trieste e' inconte
stabile, e la patria nostra scese in
campo in uno dei momenti più
critici della causa degli Alleati.
Che se per davvero l'ltalia a
vesse vagheggiato sogni di con
quista, poteva accettare senz'al
tro le vistose offerte che le veni
vano dai vecchi alleati, e queste
offerte avrebbe forse potuto rea
lizzare con minori sacrifici. Ma in
tal modo avrebbe rinnegato lo
sue tradizioni, avrebbe lacerato
tutte le pagine gloriose del suo
Risorgimento, e fu perciò che
non stette in dubbio un solo i
>tante sulla via che doveva bat
tere.
Ma queste cose son noie a tutti
gli italiani e quei pochissimi che
fìngono di ignorarle non merita
no di es ;ere illuminati. Essi so
no i traditori, i venduti, i vigliac
! chi ; sono coloro che turbano le
coscienze, fan vacillare la fede,
spezzano l'energia. Sono essi che,
vedendo in poche ore precipitare
l'eroica fatica di due anni e mez
zo di guerra vittoriosa, in quella
tiagica fine di Ottobre il cui ri
cordo ci martella ancora sulle
tempia come il delirio dei febbri
citanti. si fregarono cautamente
e mani e -clamando: Finalmente
è vicina la pace!
Per questi sciagurati non oc
corre nessuna propaganda. Una
propaganda attiva ed intensa che
illustri i fini nobilissimi dell'en
trata in guerra dell'ltalia, va
fatta esclusivamente in mezzo al
l'elemento americano.
I DISFATTISTI
Il "Mastro Paolo" di due o tre
settimane fa in un bell'articolo di
ì fondo staffilava a sangue un rin
L'ALCOOLISMO
ovvero
L' UOMO E L' ALCOOL
Per richiesta della Loggia Gugliel
mo Marconi, No. Ifis, dell'Ordine Figli
d'ltalia in America, nella cui assem
blea fu letta, pubblichiamo una con
ferenza detta dal chiarissimo Dottor
G. Sparano, Sl'LL' UOMO e L' AL
COOL.
Per ristrettezza di spazio siamo co
.stretti a pubblicarla a puntate.
Origine deg'i alcoolici.
Loro azione fisiologica.
Effetti patologici sui principali or
gani del corpo umano.
Effetti sul morale dell'individuo.
Const giienzc dell'abuso dell'alcool in
relazione con la famiglia e la società.
Birrerie.
Considerazioni conclusive.
Sentenze:
Il primo bicchiere è per me, il
secondo è per gli amici, il terzo è per
l'allegria, il quarto è per i miei nemi
ci. Sir VV. Tempie.
Vi è un demonio in ogni acino
d'uva. Koran.
ll vino ha annegato più persone
di quel eho non ha fatto il mare.
l'ublius Syrius.
Una sensitiva eccitabile natura ca
ratterizza ogni Vita animale. L'uomo
, dividendo questa costituzionale forma
zione, offre universalmente suscetti
bilità a qualche specie di stimolante.
Quantunque controllata dalla ragio
ne, coscienza, educazione, leggo o re
ligione, tale suscettibilità non ò mai
sradicata o distrutta, ed è manifesta
mente intesa, nei dovuti limiti, a ser
vire a scopo utile nelle funzioni della
vita. L'uomo può essere stimolato at
traverso le sue facoltà fisiche, intel
lettuali o morali.
Questa suscettibilità è una neces
| sità nella costituzione di un essere in- !
telligente, acciocché egli po.-isa agire
intensamente ed effettivamente nel
conseguimento dei grandi fini della vi
i ta. Senza di essa egli sarebbe incapace
| di azioni decise e rapide; con essa egli |
è investito del primo elemento della
I forza. Quando perù uno stimolo qual- !
j siasi supera i limiti della efficienza o
! è prolungato oltre il necessario, invece
di esercitare un effetto benefico, avrà
! un effetto deleterio.
| Popoli di ogni clima ed età, selvag
gi o civili, non hanno mancato di tro
vare mezzi per coltivare la naturale
tendenza agli stimolanti.
Gl'indiani dell'lndoitan masticano
certe specie di noci indigene chiamate
betel, quelli delle Ande le foglie di
coca, che producono un delirio narcoti
co, sotto l'influenza del quale essi im
maginano di accomunarsi con gli spi
riti dei loro trapassati; alcune tribù
selvaggie ricavano un liquido che dà
ebbrezza somigliante a quella dell'al
cool, da alcuni funghi velenosi; i Tur
chi, avendo avuto divieto dal Corano
! di bere vino, si sono, da lungo tempo,
addetti all'uso dell'Ashish, che rica
vano dalla canape indiana. Vi sono gli
arsenicofogi, che mangiano l'arsenico
per le proprietà che ha questo veleno
di impartire in breve tempo vigoria
e bellezza al corpo, e vi sono 1 teriakci
0 mangiatori d'oppio.
Gli stimolanti più usati dai popoli
civili del mondo sono: il tabacco, il
caffè, il the, il cacao, eotto forma di
cioccolatte, e l'alcool.
E' appunto dell'alcool amministrato
.«otto forma di vino, whiskey, birra,
absinte, gin, cordiali ecc., di cui mi oc
cuperò questa mattina, per mettervi
sott'occhi, per quanto mi consente il li
mitato spazio di una conferenza, la
sua origine, la sua azione fisiologica,
1 suoi effetti patologici o morbosi sul
fisico e sul morale dell'uomo, colle loro
conseguenze in relazione alla famiglia
ed alla società.
La forma più antica e comune di
bevanda alcoolica è il vino. La storia
sacra dice che Noè fu il primo ad ot
tenere il vino dalla fermentazione del
mosto, di cui ne bevve fino ad übria
carsi e perduto il senso del pudore si
addormentò nudo sotto un albero.
I naturalisti sono divergenti sulla
sua origine, ma è generalmente con- ;
ceduto, che sia indigeno di quella zona ,
di territorio chiamato la culla del ge- ;
nere umano e che è limitata dal mar
Caspio al nord, dal Golfo Persiano e :
dall'Oceano Indiano ul sud, dalle mon- ■
LA LIBERA PAROLA
negato italiano che, sulle colonne
di un giornale americano, pare
siasi as unto e non da oggi. l'eso
so compito di denigrare l'ltalia.
Questo sciancato di anima e di
coipo, questo mostro dalla faccia
dell'uranio e dall'inces >o del can
guro, malgrado i ripetuti attac
chi cui venne fatto segno, mal
grado il disprezzo che lo circon
da dei suoi connazionali, non la
scia mai sfuggirsi l'occasione di
vomitare volgari diffamazioni al
l'indirizzo del suo paese.
Buon per lui che l'ltalia non è
la Francia o l'lnghilterra; se no,
anche in questo paese non gli sa
rebbe mancato il destino che si
merita: dieci anni di lavori for
zati in una cava di pietre.
Ma perchè questo botolo rin
ghioso si accanisce tanto contro
il paese che lo vide nascere?
Perchè una volta è lui che
lo afferma inviò un suo libro
pieno di scempiaggini, ad un Mi
nistro della Pubblica Istruzione,
e questi non gli rispose neppure.
Noi non sappiamo il nome
di questo Ministro, ma evi
dentemente doveva trattarsi di
un uomo che aveva del sale nella
zucca.
Richel.
tagne dell'lmalaia all'est e della Siria
all'Ovest.
Omero, uno dei più antichi scrittori
greci, ritiene che originariamente il vi
no era coltivato in Siria e di là fu in
trodotto in Tessaglia dal re Enos, da
cui è derivato il nome di vino, giac
ché Enos in greco significa appunto
vino. Da quei luoghi s'è esteso ad ogni
angolo del globo, che è adatto alla col
tivazione della vite.
Una leggenda tedesca attribuisce a
Gambrinus, favoloso re di Brabante, la
fermentazione della birra, e quello è
dai fabbricanti di essa onorato come
loro patrono.
Fero Diodoro di Sicilia, scrivente 630
anni avanti Cristo, dice che Osiris, re
di Egitto, 1960 anni avanti Cristo in
trodusse una bevanda fermentata i
prodotta dall'orzo, come sostituto del
vino e che fu chiamato Zitos.
Anchiloro, 700 anni avanti Cristo,
Eschilo e Sofocle, parlano di un vino
d'orzo, mostrando che la birra non era
sconosciuta ai Greci. Senofonte anche
fa menzione di una bevanda fermen
tata fatta coll'orzo ed usata dagli Ar
meni.
La scoperta della distillazione del
l'alcool è stata popolarmente attribui
ta ad Arnoldo da Villanova, medico del
13.0 secolo, quantunque pare che sia
assodato, che la conoscenza della pre
parazione dell'alcool sia venuta all'Eu
ropa occidentale dagli Arabi.
Il primo nome che fu imposto al
l'alcool fu quello di aqua vitae, cioè
acqua della vita, perchè si credette che
i suoi effetti stimolanti prolungasse
ro la vita.
Per varie centinaia di anni gli spi
riti distillati furono usati esclusiva
mente come medicinali.
Al principio del 1600 furono comin
ciati ad essere usati su più vasta sca- !
la.
(Continua).
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SOTTOSCRIZIONE
prò Rivista Popolare
La settimana scorsa il nostro
direttore e il Dr. Ignazio Cortese
spedivano alla Rivista Popolare,
diretta dall'illustre parlamentare
on. Napoleone Colaianni, Lire
cinquecento cinquanta, raccol
te spontaneamente, fra amici
intimi. Si sono sottoscritti i se
guenti signori:
Artista Nicola D'Ascenzo, I)r.
Fortunato Vitanza, Giovanni Di
Silvestro, Giuseppe Di Silvestro,
Dr. M. A. De Vecchis, Dr. I. Cor
tese, Dr. Nicola Pernice, Cav.
F. Palumbo, Cav. Francesco Tra
vascio, Enrico Di Denudino, Ro
berto Lombardi, Pasquale Del
Vecchio, Stefano Caminiti, Fran
cesco LucCi.
Ecco la lettera scritta all'Oli.
Colainni dal nostro direttore:
Phila., 26 aprile, 1918.
Illustre Professore,
Voi ben sapete quanto noi sia
mo ammiratori entusiasti della
vostra persona e dell'opra ga
gliarda e feconda che andate e
splicando da tanti anni, con lena
instancabile, e nella Camera e nel
Paese e dalla Cattedra; opera fe
conda, intensificatasi specialmen
te in questi ultimi anni, per il
trionfo degli alti ideali della pa
tria.
Ci sembra quindi inutile riaf
feimarvi oggi la nostra illimitata
devozione; ad ogni modo abbia
mo creduto nostro precipuo do
vere far qualche cosa a vantag
gio della vostra Rivista Popolale
che è in patria una fra le più vivi
de fiaccole di libertà, uno dei più
saldi palladi contro i nemici in
terni ed esterni.
10 e il Dr. Ignazio Cortese ab
biamo raccolto, tra diversi amici,
lire cinquecentocinquanta tra
smessevi il giorno 10 Aprile, da
questa Banca Figli d'ltalia e che
vi saranno pagate a mezzo della
Banca Commerciale Italiana.
La somma non è vistosa e noi
avremmo dovuto e avremmo vo
luto fare molto di più; ma i tem
j pi sono difficili e le finanze dei
connazionali attualmente poco
floride. Essi infatti hanno già ri
sposto generosamente a tutti gli
appelli : a quello della Croce Ros
sa, a quello dei profughi del Friu
li; a quello dei diversi prestiti i
taliani ed americani.
Credetemi intanto, Illustre
Professore, con profonda stima
Dev.mo
Giuseppe Ili Silvestro
Per le corrispondenze
11 nostro giornale apre le sue
colonne alle corrispondenze, ai
resoconti cioè o alle critiche dì
avvenimenti che si svolgono nelle
colonie italiane fuori di quella di
Filadelfia.
A questo proposito però voglia
mo l'accomandare ai corrispon
denti due fatti essenziali:
1. Che le corrispondenze trat
tino di affari importanti e siano
obbiettive e veritiere.
2. Perchè esse ci arrivino non
più tardi del martedì mattina.
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