Direzione c Amministrazione NIXON AVE; li pAUMbiento aibbaiuunea ti *i U hot v*«lla poAtalr «pfvre per Temamai- Ut al laculi (TAaaratii latrasi *n« • al n*- frlrl Astuti. I'm l« taaaralonl ed arrisi a paga uitnte rlroltini 4>r*tfremente al Bontm ufficio dal mmataxrT Kranceeee BlamM» te T telefnaare per HO». Volume Otto Numero 28 LA IMPERDONABILE CALUNNIA DEL GIORNALE "IL PAESE" La profezia da noi fatta, quando leggemmo i primi numeri del giornale nittiano "Il Paese" risponde oggi ai fatti. Infatti noi dicemmo che il popolare deputato ed ex-capo del Governo, dopo la sua caduta morale, ideò il giornale per lottare, per scolparsi, per accusare e per aiutare l'ltalia a ben morire. Oggi leggiamo in un articolo l'annunzio strano della insurre zione preparata dal Duca d'Aosta per cacciare fuori della Patria il Re tre volte grande e patriota. Tale annunzio *é frutto della più sporca insidia, perché mai il Duca Di Aosta, cugino ed ammi ratore del Re, soldato e duce di guerra, avrebbe soltanto pensato di diventare inferiore alla sua fama e di apparire funesto tradi tore. Evidenteménte Nitti ha voluto essere terribiimente a vergo gnosamente originale. Siamo sicuri pero che il popolo d'ltalia ha dato alla sua ridicola originalità la considerazione corrisponden te. 11 grande ed ineffabile sognatore ha voluto servirsi del nome di terzi per spronare gli accoliti alla propaganda della morte. E gli ha voluto fare un tentativo per accertarsi se ancora una parte del popolo italiano pensa e crede alla rivoluzione. L'onorevole Siciliani, simpatica figura parlamentare, ha chie sto al Governo una riparazione a tanto riprovevole atto, che é sta to vivamente commentato su tutti i giornali d'ltalia. Il Governo felicemente rimetterà in vigore la censura ed il preventivo sequestro della Stampa doppia ed insidiosa. Intanto é bene notare che il Re rimane nello stesso concetto di bontà e di fedeltà per il suo popolo, che lo vide in guerra, che con lui divise i disagi della trincea e dell'accampamento e da lui ebbe la più generosa prova di affetto. TRA GLI STATI UNITI ED IL MESSICO WASHINGTON—II sotto-segretario di Stato Fletcher ha scritto al Rappresentante di Texas, Hudspeth, quanto segue: "Pri ma che gli Stati Uniti riconoscano il Messico, é necessario che i titoli di tutte le proprietà degli Americani nel Messico e tutti i Toro diritti siano considerati e riconosciuti a norma di legge. Ciò é .importante, perché, se riconosciamo il Messico, non lo ricono sciamo per un giorno, per un mese, o per un anno, ma probabil mente per molti anni. Pertanto non dobbiamo affidarci alle pro messo, ma dobbiamo concludere e firmare un trattato col capo del Governo stesso." Il Rappresentante Hudspeth, riferendosi alla recente dispo sizione della Suprema Corte messicana, ha risposto in questi ter mini. "La decisione della Corte Suprema stabilisce e conferma una sola questione ,cioé quella riguardante il ri c onoscimento del con tratto stipulato dalla Texas Oil Co. Non vi sono precedenti che possano provocare altre controversie nella suddetta decisione stessa. Il Sig. Obregon ed il suo governo devono dichiarare sul la carta che tutti i titoli degli Americani saranno pienamente ri conosciuti anche dagli Stati Uniti che hanno confiscato il terreno di essi. Il Governo di Obregon ha fatto notare che non ha al c una autorità sugli Stati. Tale atto però é una trovata di astuzia. L'autorità ci é e dovrà, esplicarsi sugli Stati per controUarne le a zioni che chiedono i diritti americani." LA GERMANIA RATIFICA IL TRATTATO COMMERCIALE CON LA FRANCIA | BERLINO —Si assicura in forma ufficiale che il Governo di Germania ha ratificato il cosi chiamato trattato Weisbaden, che mire ad un apliamento di relazioni commerciali fra la Germania ela Francia. Detto trattato fu concluso indipendentemente dal le influenza degli Alleati da Walter Rathenan, primo ministro del la ricostruzione, e da M. Launeheur, ministro per le terre liberate francesi. Tale fatto fa pensare che. le due nazioni non possono essere commercialmente indipendente l'tina dall'altra e che la corrispon denza di affari fra loro accenna ad essere sempre più consistente e ragguardevole. LA CONVENZIONE DEI POMPIERI DELLA PENNSYLVANIA WILKES-BARRE, PA. —E' cominciata nel "Ireni Tempie'' la 42-ma convenzione dei Pompieri dello Stato della Pennsylva nia. Essa promette la più grande raccolta di pompieri, mai veri ficatesi nello Stato. Vi sarà anche l'aiuto delle donne, che vesten do la stessa carica hanno indetto la loro convenzione contempo raneamente nella sala della Legione Americana. Frank Hoch reiter. Capo del locale reparto di Pompieri, Presidente dell'asso ciazione dei Pompieri dello Stato, ha delegato Ambrose Sarricks, capo del locale comitato esecutivo, per aprire la prima seduta. Il sindaco Daniel L. Hart ha indirizzato alla convenzione un cordiale saluto; la risposta é stata fatta dal Giudice Eugene Bon niwell di Philadelphia, capo del comitato esecutivo statale. Ora lori ufficiali per la prima seduta sono stati: il Dr. Samuel B. Mc- Corinick, cancelliere della Università di Pittsburgh; Charles S. Graelow, di Philadelphia, presidente per lo stato della P». P. 0. E. e l'Onorevole John S. Fisher, d'lndiana, Commissario delle Banche Statali e John Lenlon, capo del reparto dei Pompieri di New York RIPRESA DI LAVORO NEW CASTLE, PA.—Le fornaci No. 2 e No. 3 della Came lie Steel Co., rimaste inattive per molti mesi, hanno ripreso la lo «. attività. £t>iio stati richiamati al lavoro circa 2000 operai. IL PA TRIOTA NIXON AVENUE GIORNALE SETTIMANALE INDIPENDENTE "THE PATRIOT" SI RITORNA il TEMPI NORMALI? La guerra ha abituato gli animi alla indifferenza ed ha acceso il senso del "me ne infischio," caratteristica dei preeminenti politici e dei capi di Governo. Infatti dal giorno in cui si rappre sentò la grandiosa comedia di Versailles abbiamo assistito ad una serie infinita di colpi di scena, finiti sempre con un convegno - più o meno divertente con un banchetto di rito. E cosi a tavola, fra • * un bicchiere e l'altro, oppure m una artistica sala fra una chiac chiera e l'altra i Rappresentanti delle Nazioni del mondo intero hanno trattato più o meno disinteressatamente gli affari dei loro rispettivi Gabinetti e gli interessi capitali dei loro rispettivi Paesi. Non c'é male. La questione del diritto é stata sempre cosi .... importante da servire come punto di differimento e di scusa per illudere il prossimo dipendente e sperante. Epperò ogni tan to si é stabilito un Congresso, una conferenza, un Convegno (ca rissimo gioco di termini?) per ingrossare la somma delle spese e per migliorare i bisogni della borsa privata. Ogni contrasto oggi fé tanta l'abitudine. . . !), pur essendo magari di facile e pratico accomodamento, é la causa sufficiente e legale per un movimento del detto genere. Ciò é provato dalla Conferenza per la disoccu pazione, chiusa pochi giorni fa in Washington con la deliberazione del "non luogo a procedere." Centinaia di persone si riunirono per rispondere all'Appello di Harding e per discutere con lui l'arduo problema della disoccu pazione. E', dopo una lunghissima ed insignificante chiacchie rata di "business" il buon Presidente da ottimo figlio della Finan za, ha concluso un bel niente. Roba da chiodi! direbbero a Roma. Sopportare delle ragguardevoli spese, spendere del tempo per fa re una apprezzabilissima buffonata? Ciò é addirittura il punto più alto della favola politica e sociale moderna. Ma gli illustri convenuti alla storica Conferenza non si sono limitati a dimostrarsi tre volte buoni, ma hanno voluto anche far vedere al popolo, facendosi f feto Taf are in gTuppo ed esporre sul la tela dei cinematografi, che Wò tutto hanno tentato e nulla han no potuto. Questa é una pillola che pochi possono digerire? Il solo Presidente potrebbe por fine alla crisi, obbligando i Finanzieri al ripristino delle industrie, all'impiego dei loro capi tali investiti. Ma su ciò non vogliamo fermarci per fare la mini ma considerazione, perché parleremo semplicemente al muro, E continuiamo lo svolgimento del tema. Vi saranno altre Confe renze di carattere insignificante? La risposta é chiara. Un'altra conferenza é già, indetta. Essa sarà più dispendiosa ed avrà un posto di prim ordine nella storia del mondo, perché sarà basata su una grande novità,: il disarmo. L'esperienza ci ha reso scettici e ci fa credere che il risultato sarà un'altra buffonata. Infatti i primi commenti sulla vigilia della attesa data provano che vi é un gravissimo contrasto fra le tendenze delle Nazioni chiamate a Congresso e dalle varie pretese da esse affacciate in forma piuttosto ufficiosa. Qualcuno spera che con detta Conferenza, se anche non si avrà, alcun beneficio positivo e generale si otterrà almeno la soluzione della crisi. La speranza é bella e giustificabile dal punto di vista che fa cilmente si raggiungeranno accordi internazionali sulla questione dei cambi e sugli interessi commerciali ed industriali. Essa però, se viene messa in relazione con le circostanze del fatto odierno rimane un semplice assurdo. Il lavoro vi. sarà, la crisi finirà so lamente quando gli operai federati o non federati si accontente ranno dei salarii voluti dei padroni. Questa è la sola verità che troviamo, analizzando la situazio ne. NICOLA CARLO. Verso una nuova .v a 7 £ oi So'.s $t i • i 4? formidabile guerra? - • - Pare che la pace sognata dal mondo intero si stia avviando versfl un solo principio oscuro ed irraggiungibile, che ha la bar riera di sola utopia. L'austria é scomparsa, la Francia é molto scossarla Germania é vinta, l'lnghilterra ha vinto, l'America ha guadagnato. l'ltalia ha avuto il merito della gloria; ed il Giappo ne? Ecco il punto nero, il busillis. Il Giappone, nazione oggi di primo ordine, il cui popolo rude é abituato alla forza ed alla te nazia dell'intento, ha levato la sua voce per chiedere all'America la riparazione attesa per lunghissimi anni ed ha dimostrato al mondo che nulla ha ottenuto o guadagnato con la sua interessan tissima collaborazione per il trionfo degli alleati. E l'atteggiamento della nazione intransigente assunto é mi naccioso, molto minaccioso. Tale nostra affermazione non pare strana a chi ha letto le dichiarazioni dell'ufficiale giapponese a Washington e del generale giapponese in Italia. I due uomini e speni in materia militare ed anche un pochino esponenti della propria Patria hanno confermato l'attendibilità di una nuova guerra fra gli Stati Uniti ed il Giappone. Di fronte a simili circostanze che hanno caratterizzato un evento maturatò e da attuarsi ogni speranza sulle determinazioni favorevoli al disarmo da trattarsi a Washington tracolla. E ri mane la ti't menda certezza che g ,! °rre turberanno ancora il mondo e che la Conferenza di Washington sai*;', una mera illusione, un semplice tentativo per fare quattro chiacchiere. INDIANA, PENN A, j LA SCUOLA E LA DONNA ITALIANA 111 questa terra di lavoro e di esilio volontario non e difficile incontrare una donna italiana, che sappia parlare un pò d Italiano sufficiente per t'arsi capire. Ciò naturalmente non rende alcun merito né fa onore al nome d'ltalia, che sola può vantare le mi gliori energie /li braccio e di cervello. La intelligenza del popolo nostro infatti é ammiratissima nei fatti. La. nostra donna in A merica non dovrebbe dimenticare che l'ltalia ha dato una lingua che gli stranieri difficilmente possono imparare per le grandi diffi coltà che sono nella ricchezza e nella squisita varietà della espres sione. Anzi ella dovrebbe assolutamente imparare la sua lingua, se non la sa, per parlare e per insegnarci ai figli. Certo qui diffi cilmente é da tutti comprendere che significa essere figli della più grande civiltà storica ed intellettuale. Se vi é un vuoto nella società italo-americana é stato causato dalla donna, che sola e più di ogni altro in famiglia può e deve im porre il diritto ed il dovere di razza.. E' vergognoso per la donna e quindi per tutti trovarsi di fronte ad altri immigrati stranieri i quali anzitutto e sopra tutto imparano e preferiscono la loro lin gua. .Abbiamo voluto fare tanto appunto, in fretta, sperando °he qualcuno ci segua per rinnovarci e per farci meglio considerare da chi ci ospita e dalla gente in Patria, la quale si attende da noi la migliore prova di concordia e di patriottismo. • L'ITALIA NELLA SUA IMPORTANZA ECONOMICA La guerra é stata per l'ltalia la prova del fuoco. Nessuna nazione credeva che il nostro popolo avesse saputo far fronte al l'enorme vuoto creato da cinque lunghissimi anni di sacrifizi e di sofferenze. Noi abbiamo vissuto ore di tremenda angoscia, ab biamo visto crollare quasi il patrimonio reale del:a nostre indu strie e del nostro Paese, ma non ci siamo avviliti. Stretti ad un dovere, ad un patto di vittoria, assegnatoci dal Governo, abbia mo combattuto; e siamo oggi su di una via di risorse e di speran ze lusinghiere. Eppure i nostri partiti hanno rotto più volte le file del nostro esercito civile, hanno messo a nudo le spalle della Patria ! U Tale prova di resistenza e di capacita, ci assegna un posto pri vilegiato nell'apprezzamento delle nazioni europee e negli Stati Leniti di oltre oceano. Epperó non dobbiamo mostrare neppure una piccola scissura di freddezza. Dobbiamo vincere ancora. Ela meta da raggiungere oggi é vicina; ma é difficile e dura. La toccheremo, la conquisteremo, se sapremo imporci il dovere, che dominava sulle linee di Ino -a <• di battaglie, nei fossi della rovina e della morte. Cosi tutto l 'oro perduto tornerà presto ed intero all'ltalia. IL MOSTO SI PUÒ' FARE IN CASA, NON IL VINO Le autorità governative addette allTfficio Proibizionista con statano che fra il popolo molta gente non ha»ancora bene compr» so il regolamento relativo all'uso dell'uva. Parecchi italiani credono che la legge permetta la fabbricazio ne nei domicili di duecento galloni di vino e anche in quantità su periore qualora per tale quantità si sia di sposti a pagare una tassa al "Collector of Internai Re venne." E' un errore. La legge proibizionista non riconosce il vino (piale bevanda legale. Come la birra, i liquori e ogni altro liquido contenente più di mezzo grado di alcool, il vino é una bevanda proibita. In pratica le autorità potranno chiudere un occhio e magari due, ina é bene si sappia che la legge non permette la fabbricazione del vi no per proprio uso e consumo.. La legge soltanto permette —ecco il fatto che certa buona gen te fraintende —che si usi l'uva per fabbricare il mosto. Mosto non vino. In proposito, le autorità incaricate di fare osservare la legge di proibizione hanno emesso il seguente comunicato : "'Numerose domande sono pervenute all'Ufficio Proibizionista di Washington per sapere se vera é la notizia che le autorità per mettano si fabbrichi, in seguito a regolare permesso, duecento galloni di vino. A. queste domande il Commissario Haines ri sponde : "Si può soltanto fabbricare nei domicili Jel mosto "non-in toxicating".ossia non übbriacante. Il vino non si può labbri care. Coloro che intendono fabbricarsi duecento galloni di mo sto d'uva non debbono pagare la tassa ma debbono solo registrarsi presso l'Ufficio del"Collector of Internai Revenue,' L'esenzione dalla tassa é stata c ausa di confusione. Alcuni hanno creduto che tale esenzione significasse permesso di fabbricare il vino, arguen do che ciò fosse implicitamente stabilito dall esenzione stessa. La verità, é invece che l'esenzione dalla tassa si riferisce soltanto ai duecento galloni di "non-intoxicating fruit juices" ossia di mosto di frutta non übbricante." ARTISTI INVITATI DAL RE DI DANIMARCA PARIGI—II Re di Danimarca ha invitato Poi -ria ' - Mary Pickford e (.Taflie Chaj 1 in. non a. : ti e . a* loro visita é stata gradita nel palazzi r.!-\ I . - -i sono aricontenti. SABATO 8 OTTOBRE 19 2 1 5 Soldi la Copia