% Cambio ► * . I 260 per cento Lire 1800 per Dollari 100 NETTO AGENZIA BIÀMONTE indiana, Penna. » * i 1 Salandra Continua da pagina I io non potevo, al cospetto del paese è dell'Estero, contraddire all'on. Tede sco rivelando la dolorosa verità. Ma non volli, nonostante ripetute insi stenze, confermare le sue dichiara zioni; riuscii ad impedire in Senato una discussione sulle condizioni del l'esercito. Ora si può, senza danno pel Paese, rompere un silenzio che si gnificherebbe acquiescenza e ristabi lire 1& precisa e documentabile realtà del fatti. . i i Indiana Baking Co. Indiana, Penna. * . i ; ■ ! Auto Tire Retread Co. 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Prevede va la discesa di un milione ,di Au stro—Tedeschi contro di noi, l'occu pazione di Verona, la ritirata dietro il Po, la conquista di Milano, la rivo luzione in Paese. L'on. Giolitti si mostrò consapevo le delle migliori proposte Austro-te desche, - delle quali in quei giorni si parlava, ma al Governo non erano state comunicate. Mi disse di averle vedute in mano allo stesso autorevo le deputato suo amico, che aveva combinato il nostro colloquio. Alla mia osservazione che le nuove con cessioni non avevano valore se non fossero state comunicate al Governo, l'on. Giolitti consenti; e soggiunse che avrebbe provveduto a farcele a vere, accennando a servirsi come in termediario di un senatore calabrese amico suo e mio, che era intimo di casa Minghetti e quindi di casa Bu low. Difatti le proposte vennero l'in domani mattina (11 maggio) in dop pia copia, all'on. Sonnino e a me, fir mate da Bulow e da Macchio, e ac compagnate da una a firma del solo Bulow. Esse comprendevano come é noto —la cessione del Tirolo, in quanto di naziolita italiana, V.ella riva occidentale dell'lsonzo, m quan to d ; nazionalità italiana con Gradi sca; di Vallona col disinteressamento completo dell'Austria in Albania. Trieste sarebbe stata città libera con l'autonomia municipale, con l'Univer sità italiana e col porto franco. Sa rebbero stati esaminati con benevo lenza i voti che l'ltalia avrebbe for mulati per Gorizia e per le isole. La Germania sarebbe state garante del ia leale esecuzione dell'accordo fra l'ltalia e l'Austria. L'on. Gilolitti riteneva che queste proposte avrebbero dovuto essere ac cettate e servire di base a negoziati • l'l tei iori. Il Ministero avrebbe potu to, secondo lui, rimanere al .SUQ. po sto, «3 isim P e gnandosi. dagli obblighi assunti col patto di Londra, median te un voto della Camera che egli si profferiva di concordare e di •"'arèn tire. Tale, fu, in fedele riassunto,/ la de cisiva conversazione che io ebbi con l'on. Giolitti. Non credo che egli vo glia smentirne alcuna parte. Se la smentisse resterebbe l'affermazione ' sua di contro alla mia. 11 paese b-fi ccherebbe a chi dei due prestar fede E' superfluo ripetere le ragioni per le quali il Ministero da me presiedu i to non reputo ut.le al Paese né digni toso il seguire la linea di condotta (consigliata dall'on. Gioiitti. Le esposi il 2 giugno in Campidoglio in un discorso che ricordo soltanto per la grande diffusione che ebbe in lta ! lia e fuori. Le accettarono il Paese e almeno —la gran dissima maggioranza della Camera e il Senato unanime. Le previsioni dell'on. Gioiitti si ve rificarono, anzi furono superate, co me quelle di tu.ti gli uomini di Go verno e di guerra, in quanto alia àu le ta o al costo della guerra. Ma gl'i taliani non vollero che si verifieasse [ ro i suoi foschi presagi in quanto al I valore e alla resistenza dell'esercito e del Paese. Che se essi parvero av ; verarsi in un giorno nefasto — del i quale il ricordo dovrebbe essere can -1 celiato piuttosto che continuamente I rievocato e ravvisato con delittuosa [ compiacenza—consideri l'uomo che ebbe l'onore di reggere per lunghi an ni le sorti d'ltalia se il contegno di allora e di poi, suo e dei suoi segua ci, non abbia, in qualche sia pure non decisiva misura, contribuito a deter- I minare quella depressione morale che fu poi eroicamente riscattata. Certo e che fra i soldati sediziosi vi fu chi gli fece la sanguinosa ingiuria di gri dare evviva al suo nome, come i gior nali del nemico gli avevano più vol te fatta l'ingiuria non meno sangu nosa di attendersi da un suo ritorno al potere una Italia che invocasse la pace senza onore. IL PATTO I>l LONDRA Nel discorso di Dronero era natu rale che si raccogliessero e si acuisse ro tutte le critiche, giuste ed ingiu ste, fondate e infondate, che nel cor so di quattro anni si sono venute da più parti accumulando contro gli ac cordi per effetto dei quali l'ltalia en trò in guerra a fianco delle potenze dell'lntesa. Essi furono, a volta a volta, qualificati di ricatto imperiali stico e di supina negligenza dei di vini e degli interessi italiani. Non ho mai in mia vita declinato le responsabilità che mi competono. 1 Assumo pertanto quella del patto in ternazionale che non poteva essere stipulato se non col mio assenso. Ma ne parlo per mio conto personale con nsvoluta franchezza; poiché non é più tempo di reticenze. Qualunque trattato o legge o pia no di guerra o atto di governo si e s - mini dopo quattro anni, i più ricchi di complicati ed impreveduti eventi che'la storia ricordi, apparirà infette di errori ed omissioni molteplici." Gli suoi autori potranno senza ver g. gna confessare che lavrebbero di versafiiente voluto, e forse, effettua to. Non io quindi negherò che erro ri od omissini vi siano negli accordi nell'aprile 1915. Ma giustizia vuole . -.conosca, che, a non dire altro, per essi fu assicurato all'ltalia, dep • quindici secoli dacché lo aveva con infinito danno perduto, il nonfine del- I lo Alpi; che per essi ci fu riconosciu to il predominio che Venezia ebbe sul mare che fu suo; un predominio del quale non si discutono ormai se non la misura a i limiti. Non a chi si sa rebbe accontentato del vescovato di Trento e del confine dell'lsonzo spet ita il diritto d'invenire contro i patti ; per effetto dei quali l'ltalia riacqui sta i termini che ebbe l'ltalia romana e si asside, sicura di sé, fra le poten ze cui spetta il governo del mondo; né ohi rinunciava a Trieste può rim piangere Fiume. ì Io non mi dolgo amarmente e intendo farne pubblica confessione — se non della clausola per la quale il | "porto di Fiume' fu compreso nelle t' - • Questa vignetta rappresenta la Leonardo da Vinci", che nell'A crosto 1916 affondo nell'Adriatico per una avvenuta esplosione. ILI VOLETE ESSERE RICCHI? | La chiave che apre la porta alla ricchezza e' quolla dei Risparmio. 1 Perciò' il modo più sicuro di conservare il i vostro denaro e* quello «li depositarlo al 4 per cento alla . FARMERS BANK ! INDIANA, PA. t'diz;ui:e »,i moneto in qualsiasi parte del mondo Servizio inappuntabile zone assegnate come sbocchi neces sari alle finitime popolazione slave. Essa si spiega quando si ricordi che pertinace ed efficace tutore di quelle popolazioni fu, durante le trattative che precedettero l'accordo, l'lmpero Russo, che non prevedeva né deside rava una lugoslavia unita, ma voleva assicurati gl'interessi della Serbia, del Montenegro, della Croazia; quan do Si ricordi che la completa dissolu zione della Monarchia Austro-Unga rica non era, allora, considerata fra i poss'bili fini di guerra; né le deside ravano i nostri potenti alleati di oc cidente disposti, secondo loro con cetti di politica tradizionale, fin nel 1917, fin nel 1918, a salvarla e re staurarla, perché si redimesse dalla soggezione germanica. E' vanto e in estimabile guadagno nostro di aver reso, con la nostra schiacciante defi nitiva vittoria, impossibile tale sal vazione. Ma allora non sarebbe sta ta concepibile una monarchia austro ungarica sopravvivente a cui, perduta Trieste, non fosse lasciato un ade guato sbocco nell'Adriatico. Queste sono spiegazioni, non giu stificazioni. Nel condurre le laborio se trattative avremmo dovuto avere più profonda sensazione della fervida eroica italianità della cittA del Quarnero. Avremmo, forse potu to, per essa, consentire maggiori sa crifici altrove. Ne ciò riconosco tar divamente oggi soltanto che la que stione di Fiume investe cosi potente mente l'anima nazionale. Quando, in gennaio, fui invitato a far parte della Delegazione Italiana alla Con ferenza di Parigi, io dichiarai —l'one- revole Orlando me ne può far fede — non avrei concepito né sottoscrit to un trattato che non garentisse " urne all'ltalia. Cosi oggi vorrei poter dare utilmente questo residuo di vita affinché siano compiuti i voti più legittimi e più ardenti di quanti hanno cuore di italiano. LA RITARDATA DICHIARAZIONE DI GUERRA ALLA GERMANIA Nessuna confessione invece, nessun pentimento per quanto si attiene alla ritardata dichiarazione di guerra al la Germania. Un ex-presidente del Consiglio pur di colpire un avversario, non si trat tiene dal dichiarare fedifraga verso gli alleati la condotta politica del pi'oprio paese durante il primo anno di guerra, mentre ancora sono in di scussione gravissime vitali questioni circa l'esecuzione dei patti, ai quali egli ci accusa di aver prima contrav venuto. Gli é che l'odio, più che l'a more, é cieco. Non per me, ma per la reputazione quel'tempo si credette perduta to talmente, ma T?he fortunatamente fu rimessa a galla. La corazzata un modello di struttura del no stro crenio. del mio paese, devo dare dura recisa risposta. L'accusa é temeraria e in fondata. Non é vero—come nel di scorso di Dronero e affermato— che l'ltalia si tosse obbligata ad entrare contemporaneamente in guerra con tro tutti i nemici dell'lntesa. L'ltalia non mancò mai ai suoi im pegni. Li mantenne anzi con scru polosa e perigliosa lealtà. Secondo la lettera e lo spirito dell'accordo e delle conseguenti convenzioni mili tari l'intervento dell'ltalia era sub ordinato alla efficace collaborazione offensiva della Russia; la quale, pel le vicende della guerra, era, nel mag gio 1915, dopo la dislatta di (iorlice, venuta; a mancare. Tuttavia l'ltalia entrò in guerra. E ben fece, perché iì suo intervento, come gli avversari hanno riconosciuto, mutò le sorti del mondo. Ma gravi ragioni politiche e militari, che furono sempre aperta mente manifestate agli alleati, ci trattennero dal dichiarare allora la guerra alla Germania. Che anche questa guerra fosse inevitabile con veniva si persuadesse il paese, edu calo nella paurosa venerazione del l'oltrepotenza tedesca, mantenuto con ogni mezzo in tale stato d'animo da quegli stessi ohe ora ci rimprove rano la ìmstra prudenza. Conveniva, prima di tirarci addosso un altro ne mico, progredire sensibilmente nel l'opera d'ingrandimento del nostro esercito e di riforniméhto del mate riale bellico. Tale opera noi, al pari dei nostri alleati, dovemmo condurre a guerra dichiarata. E certo il ro vescio del maggio 1916 nel Trentino avrebbe potuto avere ben altre più gravi conseguenze se forze tedesche si fossero aggiunte a quelle della Mo narchia Austro- Ungarica. Arrestata l'invasione con la coope razione delha rinnovata offensiva ru.v sa non si doveva più oltre indugiare nelle dichiarazione di guerra alia Germania. Decisa e preparata negli ultimi del mio ministero, essa fu formalmente compiuta dal Mini stero Boselli. Ma di averla ritardata io non mi pento, mi vanto corno di un importante servigio reso al mio Paese, il quale—giova ripeterlo a vergogna di chi osa affermarlo—fe difrago verso gli alleati non fu mai. ELETTORI DEL COLLEGIO DI LU CERÀ Questa lettera, che voleva essere una breve affettuosa espressione di indelebile riconoscenza, ai é tramuta la in un lunga incresciosa diatriba, che darà forse origine ad altre ama re polemiche. Non per mia colpa. Fatto segno, in questo critico mo « mento della vita nazionale, ad una aggressione lungamente premeditata, io dovevo a me stesso, dovevo a Voi la dimostrazione che Voi non confor taste della Vostra costante adesione un delinquente o un folle; che il Vo stro rappresentante, fallibile uomo « onte tutti, impari quando nessuno fu pari alla immensa grandiosità degli eventi, dette pere alla Patria tutta la sua energia mentale, tutto il suo cuo re, tutta l'anima sua; e non invano. Ripeto innanzi a Voi con serena ài torà diritta coscienza quello che di»- si in Campidoglio: "La nostra guerra é santa." E / santa é la vittoria che l'ha coronata; e sacrilegio contro la Patria e contro i nostri morti é chi tenta di attenuarla, di svigorirla, di negarla. In un momento di intasa commo zione, al cospetto ideila redenta fib rina istriana, io dissi che. sentivo il mio compito esaurito, chiuso il ciclo della mia attività politica M'investi va,-come m'investe e mi turba, una profonda nostal della mia casa quie ta, dei miei libri troppo a lungo ne gletti. Io non ho ambizioni da sod disfare, ;tio»n segnaci • da appagare,' non vendette 1 da esercitare. Ma mi avvedo che il dover mio non é del tutto còmpitito II mio nome é anco ra una bandiera. E poiché vi é chi tenta lacerarla e trascinarla nel fan- Ko, non m'é dato di ripiegarla.' Deb-* bo ancora sorreggerla e agitarla per < consegnarla immacolata ai giovani che sapranno intorno ad essa guidare la Patria a sempre più alti destini. ANTONIO SA LANDRA.